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Novembre: Festa liturgica di Tutti i Santi e dei Nostri cari Defunti

Ultimo Aggiornamento: 23/10/2011 16:10
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06/11/2009 22:45
 
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«Noi possiamo soccorrere e anche liberare le Anime dal­le pene del Purgatorio con preghiere, indulgenze, elemosime ed altre opere buone e sopra tutto con la S. Messa» (Cate­chismo di S. PIO X).


Vi ricordiamo di consultare :

Meditiamo:



Quante volte facciamo i commossi e i generosi di fronte ad episodi di sofferenze umane e poi, con imperdonabile leggerezza, non ci curiamo di chi terribilmente soffre nel Purgatorio! C'è sovente, purtroppo tanta premura di entrare in pos­sesso dell'eredità dei Defunti, ma altrettanta negligenza nel dimenticare le loro sofferenze.

Se è dovere di carità soccorrere chiunque si trova nella necessità, è chiaro che al primo posto vanno messe le Anime del Purgatorio; tanto più che abbiamo sempre la possibilità di farlo. La precedenza va data a quelle cui siamo legati da doveri particolari di giustizia e di carità: i nostri familiari, gli ami­ci, le persone che ci hanno fatto del bene, sia spirituale che materiale. Siamo anche particolarmente obbligati verso quelle Ani­me che possono trovarsi in Purgatorio per colpa nostra, per­ché scandalizzate da cattivi esempi, oppure non aiutate mentre erano in vita.
Molto efficace è il suffragio inviato a quanti ci hanno fatto soffrire: questa carità torna utilissima sia a chi la fa, sia a chi la riceve. E infatti molto virtuoso amare i nostri ne­mici, come vuole il Vangelo: Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori (Mt. 5, 45). Perdonate e vi sarò perdonato. Date e vi sarò dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarò versata in grembo, perché con la misura con cui mi­surate, sarò misurato a voi in cambio» (Lc. 6, 37.3.

Leggiamo, a proposito, nella vita di S. Margherita Maria: «Due anime del Purgatorio per le quali la santa pregava, le furono mostrate entro le prigioni della divina Giustizia, dove l'una soffriva incomparabilmente più dell'altra. La prima si lamentava di se stessa per le mancanze com­messe contro la carità che deve regnare nelle Comunità reli­giose. Queste colpe le avevano attirato, tra le altre punizio­ni, quella di non prendere parte alcuna ai suffragi che la Co­munità offriva a Dio per le proprie Religiose. In quei terribili patimenti che ella offriva, non riceveva altro sollievo che quello delle preghiere di tre o quattro Reli­giose verso le quali ella aveva avuto in vita minor stima e mi­nor carità».

Una categoria di Anime che deve ancora sollecitare par­ticolarmente la nostra carità fraterna sono quelle più abban­donate, quelle alle quali nessuno pensa.
Se consideriamo che ogni giorno scendono nel Purgato­rio decine e decine di migliaia di Anime, è facile comprendere che per tante di esse non c'è chi fa una preghiera. E’ vero che a tutte vengono applicati i suffragi universali della Chie­sa; tuttavia, queste povere Anime si trovano in una situazio­ne meno fortunata rispetto a quelle che hanno qualcuno che si ricorda di loro. Grande carità, perciò, è l'aiutarle. Queste Anime, va pure ricordato, sono anche molto sen­sibili al nostro aiuto e lo ricambiano sempre con grazie pre­ziose.

Come tutto può essere grazia per noi, così tutto può di­venire grazia per chi soffre nel Purgatorio. E però da notare che l'efficacia di tutte queste opere buone dipende essenzialmente dallo stato di grazia di chi le compie. «il tralcio che non è unito alla vite, dice Gesù, non può dare frutto» (cf. Gv 15,4).
E S. Paolo: «Se anche distribuis­si tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per essere brucia­to, se non ho la carità, niente mi giova» (1 Cor 13,3).

E' necessario, perciò, che chi desidera compiere opere di misericordia per i Defunti, sia unito a Cristo con l'amore. Dalla intensità di questo amore (il quale ha per fondamento l'osservanza dei dieci Comandamenti: Gv 15,10) dipende il merito delle nostre opere buone e quindi l'efficacia dei suf­fragi per i nostri Morti.

Voler essere migliori, per poter salvare i peccatori e libe­rare le Anime del Purgatorio: è un proposito santo, gradito a Dio. E quanta riconoscenza e quanta gloria troveremo in Cielo!

«Il Santo Sacrificio, afferma il Concilio di Trento, è of­ferto per i vivi e per i morti; le Anime del Purgatorio si pos­sono aiutare con i suffragi dei vivi e specialmente con il San­to Sacrificio della Messa».

A Roma, durante la celebrazione della S. Messa, nella Chiesa di S. Paolo alle Tre Fontane, S. Bernardo vide una scala lunghissima che saliva fino al Cielo. Per essa salivano e scendevano tantissimi Angeli, portando dal Purgatorio al Paradiso le Anime liberate dal S. Sacrificio di Gesù, rinno­vato dai Sacerdoti sugli altari di tutta la terra.
La S. Messa è infatti il Sacrificio di Gesù ed ha perciò un infinito valore espiatorio. Gesù Immolato è la vera vittima di «espiazione per i nostri peccati» (1 Gv 2,2); e il suo San­gue viene sparso «in remissione dei peccati» (Mt 26,2.
Che cosa detiene le Anime nel Purgatorio, se non i pec­cati commessi in vita? Per tre volte, prima della Comunio­ne, il Sacerdote insieme ai fedeli ripete questa ardente invo­cazione: Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi! Recitiamo sempre questa preghiera col deside­rio di liberare dal peccato le nostre Anime e quelle che sof­frono nel fuoco purificatore.

Il S. Curato d'Ars, nei suoi «Catechismi», così parlava della S. Messa: «Tutte le opere buone riunite insieme non equivalgono al S. Sacrificio della Messa, perché esse sono opera degli uo­mini, mentre la S. Messa è l'opera di Dio. Anche il martirio è niente in confronto, perché è il sacrificio che l'uomo fa a Dio della propria vita: la Messa invece è il sacrificio che Dio fa all'uomo del suo Corpo e del suo Sangue.

«Un santo Sacerdote pregava per un suo amico. Dio gli aveva fatto conoscere che egli era in Purgatorio. Pensò che non poteva fare niente di meglio che offrire per lui il Santo Sacrificio della Messa. «Quando fu al momento della consacrazione, prese l'ostia fra le mani e disse: Padre Santo ed eterno, facciamo un cambio: Voi tenete l'anima del mio amico in Purgatorio e io tengo il Corpo del vostro Figlio nelle mie mani: -liberate il mio amico e io Vi offro vostro Figlio con tutti i meriti del­la sua passione e morte. «Nel momento della elevazione dell'Ostia, vide l'anima del suo amico, tutta splendente di gloria, che saliva al Cie­lo».
Per partecipare alla S. Messa nel modo più efficace per noi e per le anime del Purgatorio, è richiesto di fare devota­mente la Comunione: «O anime cristiane e devote, esclama S. Bonaventura, volete dare delle vere prove d'amore ai vostri Defunti? Vole­te inviare loro validi aiuti e la stessa chiave del Cielo? Fate sovente per loro la S Comunione!».

Dice S. Francesco di Sales: «Anime fedeli che piangete inconsolabili la perdita dei vostri Cari, io non vi proibisco le lacrime! Sì, piangete pure la loro morte, ma addolcite le vo­stre lacrime con il balsamo soave della preghiera, la quale, più di tutte le dimostrazioni esteriori, torna utile a voi e alle Anime che la morte vi ha rapito».

Gesù, in una apparizione a S. Gertrude, le disse: «Io provo un grandissimo piacere per le preghiere a Me rivolte a favore dei Defunti; soprattutto quando sono fatte con devo­zione. Esse ridiscendono ad ogni istante sulle Anime del Purgatorio, come una rugiada benefica che mitiga e addol­cisce le loro pene ed abbrevia il tempo della loro prigionia».

Qualunque preghiera, qualsiasi pratica devota, comuni­taria o individuale, può essere offerta alle Anime purganti, dovunque essa venga fatta: in casa, in chiesa, per via, sul la­voro...; purché fatta col cuore.

Tra le preghiere più utili a suffragare i nostri Morti, sono da ricordare: - Il Salmo 129 (Dal profondo a te grido, o Signore). - L 'eterno riposo. - La Coroncina dei Defunti. - il S. Rosario.

Un'anima liberata dal Purgatorio disse a S. Domenico, il grande apostolo del Rosario: «In nome delle Anime purganti, io vi scongiuro di predicare in tutto il mondo la devozione al S. Rosario. La SS.ma Vergine e gli Angeli godono di questa preghiera e le Anime liberate pre­gano in Cielo per i loro liberatori».

- La Via Crucis e i Cinque Pater-Ave-Gloria alle S. Piaghe del Signore: «Ogni sguardo d'amore a Gesù Croci­fisso è da Lui corrisposto con tenerezza paterna e tanto lo commuove che lo dispone a concedere quanto gli si doman­da per i vivi e per i morti» (S. Gertrude).
Nella sua autobiografia, S. Teresa d'Avila scrive: «Nel giorno dei Morti, essendomi riti­rata nella mia cella per recitare l'Ufficio dei Defunti, mi sen­tii fortemente ostacolata dal Maligno che voleva impedirme­lo. Lo misi in fuga con l'acqua santa e potei fare in pace la mia preghiera, finita la quale, vidi salire dal Purgatorio al Cielo parecchie anime, liberate da quel suffragio».

E’ bene pregare per i Defunti specialmente in queste cir­costanze: passando vicino ai Cimiteri (oh, se potessimo ve­dere quante Anime sono lì in attesa d'un suffragio!); quan­do incontriamo un accompagnamento funebre e quando vi partecipiamo; quando sentiamo notizie di incidenti, disastri o morti di persone conosciute o no. Niente ci costa la recita di un'Ave Maria o di una giacu­latoria, oppure l'offerta di quanto stiamo facendo. E invece carità preziosa che dà gioia a chi la fa e sempre ritorna in be­nedizioni da parte di chi la riceve.

Il cristiano, il quale confessa i propri peccati con le dovute disposizioni o fa un atto di pentimento perfetto (dolore di aver offeso Dio) con il pro­posito di confessarsi al più presto, ottiene il perdono della colpa commessa e della pena eterna, dovuta al peccato mortale; non sempre però ottiene il perdono della pena temporale che dovrà scontare in questa vita (con preghiere, penitenze, elemosine, pellegrinaggi ecc.), oppure nel Pur­gatorio. L'Indulgenza è la remissione della pena temporale do­vuta per i peccati; viene concessa dalla Chiesa, la quale, come ministra della Redenzione, autoritativamente dispen­sa ed applica il tesoro dei meriti di Cristo e dei Santi.
L'indulgenza è parziale o plenaria, secondo che libera in parte o in tutto dalla pena tèmporale. Le indulgenze, sia parziali che plenarie, possono sem­pre essere applicate ai Defunti. L'indulgenza parziale si acquista anche più volte al giorno, con qualsiasi preghiera, sacrificio od opera buona. L'indulgenza plenaria, invece, si acquista una sola volta al giorno e richiede che sia compiuta l'opera prescritta e si adempia a tre condizioni: Confessione sacramentale, Co­munione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice. Richiede inoltre che sia escluso ogni at­taccamento al peccato, anche veniale. Se manca la piena disposizione o non sono poste le tre condizioni, l'indulgen­za è solo parziale. La Confessione sacramentale, per chi non ha commesso colpe gravi, è sufficiente che sia stata fatta entro i venti giorni.

L'opera prescritta per acquistare l'indulgenza plenaria, può essere: - la recita di una corona del Rosario (cinque misteri), oppure - l'esercizio della Via Crucis (il venerdì o nei giorni di Quaresima). Si aggiunge il Padre nostro e l'Ave Maria, secondo le intenzioni del Sommo Pontefice. L'Indulgenza della Porziuncola si acquista il 2 agosto, visitando la Chiesa parrocchiale e recitando il Padre nostro e il Credo, secondo le intenzioni del Sommo Pontefice. Nella Commemorazione dei Defunti (2 novembre) si ac­quista l'indulgenza plenaria (una sola volta) visitando una chiesa e recitando il Padre nostro e il Credo, secondo le in­tenzioni del Sommo Pontefice. Dal 1° all'8 novembre, si acquista l'indulgenza plenaria con la visita al Cimitero, pregando per i Defunti (qualun­que preghiera) e aggiungendo il Padre nostro e il Credo, per il Papa.

Le SS. Messe Gregoriane.

Si tratta della celebra­zione ininterrotta di trenta SS. Messe a suffragio di un'Anima del Purgatorio. La pia pratica è nata così. Un monaco del Convento di S. Gregorio Magno aveva accettato, senza il consenso del superiore, tre scudi d'oro da un suo beneficato: mancanza gravissima contro il voto di povertà, professato dai mona­ci, per la quale era incorso nella pena di scomunica. Essendo il monaco deceduto poco tempo dopo, S. Gre­gorio, per dare una lezione esemplare a tutta la Comunità monastica, non solo continuò a lasciarlo nella scomunica, ma lo fece seppellire fuori del Cimitero comune, gettando nella sua fossa i tre scudi d'oro. Qualche tempo dopo, preso da compassione, il Santo chiamò l'economo del monastero e gli disse: «Il nostro confratello è tormentato dalle pene del Purgatorio: inco­mincia subito per lui la celebrazione di trenta SS. Messe, senza interromperla». Il monaco ubbidì; ma, per le troppe occupazioni, non pensò a contare i giorni. Una notte, gli apparve il monaco defunto e gli disse che se ne andava al Cielo, libero dalle sue pene. Si contò allora il numero delle SS. Messe celebrate in suo suffragio e si trovò che erano precisamente trenta. D'allora invalse l'uso di far celebrare trenta SS. Messe per i Defunti, dette appunto Gregoriane dal nome di S. Gregorio: uso che è tuttora in vigore nei monasteri bene­dettini e trappisti e che Dio con molte rivelazioni ha fatto conoscere essergli molto gradito (Dialoghi, IV, 10).

Si può qui rispondere ad una critica facile a sentirsi: «Vedi, si dice, basta avere del denaro e te la cavi anche nell'altra vita. Certa gente fa di qua ciò che vuole e poi, con la celebrazione di Messe, si compra anche il Paradiso». Sentite cosa risponde un'Anima del Purgatorio: «Delle preghiere della terra, in Purgatorio si riceve solo quel tanto che Dio vuole che ciascun'anima riceva secondo le disposi­zioni meritate. E’ un nuovo dolore aggiunto agli altri per queste povere Anime: il vedere cioè che le preghiere che si fanno per la loro liberazione, vengono applicate a chi ne è più degno. «Il sollievo di ciascun'anima dalle pene è proporziona­to al suo merito. Le une ricevono di più, le altre di meno. «La Madre I. non ha avuto alcun beneficio dalle SS. Messe fatte celebrare in suo suffragio. Le religiose non hanno alcun diritto di disporre dei loro beni: ciò è contro la Povertà».

(Manoscritto del Purgatorio)




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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