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La Musica Sacra nel Culto Cattolico (Il canto gregoriano, gli Inni)

Ultimo Aggiornamento: 25/08/2012 16:27
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09/09/2010 00:01
 
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Il Papa al termine del "Requiem" di Wolfgang Amadeus Mozart

La morte amica sincera e carissima


"Un'alta espressione di fede propriamente cristiana":  con queste parole Benedetto XVI ha definito la Messa da Requiem in re minore k 626 di Wolfgang Amadeus Mozart, eseguita dall'orchestra di Padova e del Veneto, e dal coro Accademia della Voce di Torino, nella serata di martedì 7 settembre, nel cortile del Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo.

Cari amici,
ringrazio vivamente l'Orchestra di Padova e del Veneto e il Coro "Accademia della voce" di Torino, diretti dal maestro Claudio Desderi, e i quattro solisti, per averci offerto questo momento di gioia interiore e di riflessione spirituale con un'intensa esecuzione del Requiem di Wolfgang Amadeus Mozart.

Con loro ringrazio Mons. Marcelo Sánchez Sorondo, Segretario della Pontificia Accademia delle Scienze, per le parole che mi ha rivolto, come pure i vari Enti che hanno contribuito all'organizzazione di questo evento. Sappiamo bene che il giovanissimo Mozart, nei suoi viaggi in Italia con il padre, soggiornò in varie Regioni, tra le quali anche il Piemonte e il Veneto, ma soprattutto sappiamo che fece tesoro della vivace attività musicale italiana, caratterizzata da compositori quali Hasse, Sammartini, Padre Martini, Piccinni, Jommelli, Paisiello, Cimarosa, per citarne alcuni.

Permettetemi, però, di dire ancora una volta che c'è un affetto particolare che mi lega, potrei dire da sempre, a questo sommo musicista. Ogni volta che ascolto la sua musica non posso non riandare con la memoria alla mia chiesa parrocchiale, quando, da ragazzo, nei giorni di festa, risuonava una sua "Messa":  nel cuore percepivo che un raggio della bellezza del Cielo mi aveva raggiunto, e questa sensazione la provo ogni volta, anche oggi, ascoltando questa grande meditazione, drammatica e serena, sulla morte.

In Mozart ogni cosa è in perfetta armonia, ogni nota, ogni frase musicale è così e non potrebbe essere altrimenti; anche gli opposti sono riconciliati e la mozart'sche Heiterkeit, la "serenità mozartiana" avvolge tutto, in ogni momento. È un dono questo della Grazia di Dio, ma è anche il frutto della viva fede di Mozart, che - specie nella sua musica sacra - riesce a far trasparire la luminosa risposta dell'Amore divino, che dona speranza, anche quando la vita umana è lacerata dalla sofferenza e dalla morte.

Nell'ultima lettera scritta al padre morente, datata 4 aprile 1787, così egli scrive parlando proprio della tappa finale della vita sulla terra:  "... da qualche anno sono entrato in tanta familiarità con quest'amica sincera e carissima dell'uomo, (la morte), che la sua immagine non solo non ha per me più nulla di terrificante, ma mi appare addirittura molto tranquillizzante e consolante! E ringrazio il mio Dio di avermi concesso la fortuna di avere l'opportunità di riconoscere in essa la chiave della nostra felicità.
Non vado mai a letto senza pensare che l'indomani forse non ci sarò più. Eppure nessuno fra tutti coloro che mi conoscono potrà dire che in compagnia io sia triste o di cattivo umore. E di questa fortuna ringrazio ogni giorno il mio Creatore e l'auguro di tutto cuore ad ognuno dei miei simili".

È uno scritto che manifesta una fede profonda e semplice, che emerge anche nella grande preghiera del Requiem, e ci conduce, allo stesso tempo, ad amare intensamente le vicende della vita terrena come doni di Dio e ad elevarci al di sopra di esse, guardando serenamente alla morte come alla "chiave" per varcare la porta verso la felicità eterna.

Il Requiem di Mozart è un'alta espressione di fede, che ben conosce la tragicità dell'esistenza umana e che non tace sui suoi aspetti drammatici, e perciò è un'espressione di fede propriamente cristiana, consapevole che tutta la vita dell'uomo è illuminata dall'amore di Dio. Grazie ancora a tutti.


(©L'Osservatore Romano - 9 settembre 2010)

                                   Pope Benedict XVI claps as he listens to a concert by the Pontifical Academy of Sciences in the courtyard of his summer residence of Castelgandolfo, south of Rome, September 7, 2010.




Quella lettera del 4 aprile 1787


Pubblichiamo il testo integrale della lettera - citata dal Papa - scritta il 4 aprile 1787 da Wolfgang Amadeus Mozart al padre gravemente ammalato.
 
Ricevo in questo momento una notizia che mi abbatte molto - tanto più che stando all'ultima sua lettera potevo supporre che lei, grazie a Dio, fosse in buona salute - ma ora sento che lei è molto malato!
Non ho certo bisogno di dirle quanto arda dal desiderio di ricevere da lei stesso una notizia consolante; lo spero veramente - nonostante abbia fatto l'abitudine a immaginarmi il peggio in ogni cosa. Dato che la morte, a ben guardare, è la vera meta della nostra vita, già da un paio di anni sono entrato in tanta familiarità con quest'amica sincera e carissima dell'uomo, che la sua immagine non solo non ha per me più nulla di terrificante, ma mi pare addirittura molto tranquillizzante e consolante! E ringrazio il mio Dio di avermi concesso la fortuna - lei mi capisce - di avere l'opportunità di riconoscere in essa la chiave della nostra felicità.
Non vado mai a letto senza pensare che, per quanto io sia giovane, il giorno dopo potrei non esserci più. Eppure di tutte le persone che mi conoscono nessuno potrà dire che in compagnia io sia triste o di cattivo umore. E di questa fortuna ringrazio tutti ogni giorno il mio Creatore e l'auguro di cuore a ognuno dei miei simili. Nella lettera affidata alla Storace le avevo già esposto i miei punti di vista in materia in occasione del triste decesso del mio ottimo, carissimo amico conte von Hatzield - aveva 31 anni, come me - non compiango lui bensì me, profondamente, e anche tutti quelli che lo conoscevano bene come me. Spero e mi auguro che lei stia già meglio mentre io scrivo questa lettera; se però invece pensa di non migliorare, allora la prego di non tenermelo nascosto, ma di scrivere o farmi scrivere la pura verità, così che io possa essere il più presto possibile tra le sue braccia; la scongiuro per tutto quanto ci è sacro. Però spero di ricevere presto da lei una lettera rassicurante, e con questa piacevole speranza insieme a mia moglie e Carl le bacio mille volte le mani e sono sempre il suo ubbidientissimo figlio.


[Modificato da Caterina63 09/09/2010 00:02]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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