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IMITARE I SANTI che ora sono con Dio e pregano per noi

Ultimo Aggiornamento: 12/03/2011 18:12
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27/09/2009 18:18
 
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Consiglia  Messaggio 1 di 8 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°Teofilo  (Messaggio originale)Inviato: 30/06/2003 21.31

Eb 13,7

Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno predicato la parola di Dio e contemplando l'esito della loro maniera di vivere, imitatene la fede.



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Consiglia  Messaggio 2 di 8 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 30/06/2003 21.32

In questo versetto il redattore della lettera raccomanda agli ebrei "RICORDATEVI".

Come per dire, fatene memoria; metteteli nella vostra attenta considerazione; non dimenticateli. Siccome dice "contemplando l'esito della loro maniera di vivere (secondo altri traduttori "della loro fine") si trattava molto probabilmente di capi che erano giunti al martirio. Essi vengono dunque additati come motivo di RICORDO innanzitutto, e poi si aggiunge, IMITATENE LA FEDE.

Al RICORDO viene aggiunta l'IMITAZIONE.

Prima di proclamare che certi uomini o donne hanno vissuto una vita santa, e che quindi sono degni di essere imitati, la chiesa ne accerta le virtù solide ed eroiche, soprattutto tenendo presente la virtù della carità, che deve essere stata duratura ed esemplare fino alla morte.

Inoltre, non ritiene ancora sufficiente il proprio giudizio se il Signore non vorrà avvalorare la considerazione di quel candidato ad essere proclamato beato o santo per mezzo di qualche manifestazione soprannaturale accertata ed inconfutabile.

IMITATARE LA FEDE DEI SANTI è molto importante, perchè ogni epoca presenta delle nuove sfide ai cristiani, ed è importante conoscere IN CHE MODO questi uomini HANNO SAPUTO AFFRONTARE tali sfide con sapienza e virtù cristiana esemplare.

La parola venerazione fonde insieme questi concetti e non è assolutamente da confondere con il termine ADORAZIONE con cui si presenta il proprio culto a Dio solo, come dice il Catechismo:

2628 L' adorazione è la disposizione fondamentale dell'uomo che si riconosce creatura davanti al suo Creatore. Essa esalta la grandezza del Signore che ci ha creati [Cf Sal 95,1-6 ] e l'onnipotenza del Salvatore che ci libera dal male. E' la prosternazione dello spirito davanti al "Re della gloria"( Sal 24,9; 2628 Sal 24,10) e il silenzio rispettoso al cospetto del Dio "sempre più grande di noi"

[Cf Sant'Agostino, Enarratio in Psalmos, 62, 16]. L'adorazione del Dio tre volte santo e sommamente amabile ci colma di umiltà e dà sicurezza alle nostre suppliche.


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Consiglia  Messaggio 3 di 8 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 30/06/2003 21.33

Agostino dirà in un'omelia: "miei cari, venerate i martiri, lodateli, amateli, celebrateli, suonateli; ma è al Dio dei martiri che dovete rendere culto" (sermone 273,9). E specificherà meglio: "occorre dunque onorare i Santi sotto forma di imitazione, ma non adorateli sotto forma di religione" (La vera religione,55).

Questa venerazione può essere meglio compresa se si pensa che in essa era presente anche un elemento derivante dalla tradizione ebraica del culto delle tombe dei Santi. i cristiani ripeteranno quel culto verso le tombe dei martiri.

Se alcune volte, sembra che tale venerazione sia eccessiva, occorre che i pastori veglino sul gregge affinchè da una verità, che è quella espressa nel versetto di Eb.13,7, si passi ad una forma erronea di fede. Ma dobbiamo avere la pazienza di non mostrare tanto eccessivo zelo quanto altri ne hanno nel mostrare una forma di eccessivo affetto . Non dobbiamo dimenticare che anche un morboso ed errato attaccamento al Testo della Scrittura può produrre pericolosi fondamentalismi religiosi. Sempre, nel cammino della verità, vi sono pericoli, ed occorre una guida.

Vi sono fedeli che come dice Paolo "hanno ancora bisogno di latte", e perciò, da quegli affetti, correttamente guidati, potrà scaturire un conseguente maggiore affetto per Dio, che ha suscitato quella santità, e che il fedele arriva prima o poi a comprendere, appena sarà in grado di nutrirsi di cibo solido.

Solo a quel punto i credenti potranno considerare i santi come fratelli che ci hanno preceduto nella via dell'unione con Dio a cui siamo tutti chiamati, e che finchè siamo nel cammino dobbiamo appunto IMITARE.

Da questo impariamo anche a dare la nostra fiducia a coloro che ci guidano.

Aiutiamoli, se ne siamo capaci, con i nostri suggerimenti amorevoli, sapendo che tutti, anche chi è preposto alla casa del Signore, può sbagliare a volte, nell'amministrazione.

A tal proposito è pertinente la citazione di Eb 13,17 dove si raccomanda:

"Lasciatevi persuadere dai vostri capi e siate sottomessi: essi infatti vegliano per le vostre anime, dovendone rendere conto. Possano fare ciò con gioia e non gemendo: questo sarebbe svantaggioso per voi."

Questa raccomandazione dell'apostolo ci faccia essere più docili nei confronti dei nostri pastori.

La Chiesa, dà molta importanza alla intercessione dei Santi e la propone ai fedeli.

I Padri già affermavano, con Girolamo: "Se gli Apostoli e i martiri hanno potuto pregare per gli altri quando erano ancora nei loro corpi, quanto più ora che sono incoronati, vittoriosi, trionfanti" (contro Vigilanzio, 6).

La preghiera di quanti sono morti in Cristo, non è quindi una ipotesi arricchita.

La preghiera sulla terra trova continuità nella preghiera del cielo, nella liturgia celeste che la nube festiva celebra con Dio.

Così nei graffiti di S. Sebastiano in Roma, in data 9 Agosto 260, i cristiani testimoniano la loro fede nell'intercessione dei Santi. "Paolo e Pietro pregate per Nativo nell'eternità".

Così sono nate le invocazioni dei santi, che hanno trovato nella chiesa cattolica la formula litanica "prega per noi".

Tuttavia la preghiera dei Santi e della Madre del Signore, non può essere una istanza straordinaria sollecitata da noi, come se l'intercessione di Cristo facesse difetto. I Santi li raggiungiamo solo in Cristo, mediatore in senso assoluto: solo in Cristo, capo del corpo formato da tutti i Santi del cielo e della terra.


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Consiglia  Messaggio 4 di 8 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 30/06/2003 21.34

Spesso ci si pone questa domanda:

 dove vanno a finire dopo la morte terrena queste anime fatte sante dalla Chiesa cattolica, e, non ho ancora capito come fanno ad intercedere presso Dio per noi comuni mortali.

Cercando nella Scrittura troviamo:

FILIP.1,21 PER ME VIVERE E’CRISTO E MORIRE UN GUADAGNO. SONO ALLE STRETTE TRA DUE COSE: IL DESIDERIO DI ESSERE SCIOLTO DAL CORPO…

2 COR. 5,1-10 QUANDO SARA’DISFATTO QUESTO CORPO,,,RICEVEREMO DA DIO UNA DIMORA ETERNA NEI CIELI. QUANTI SIAMO IN QUESTO CORPO SOSPIRIAMO…

Paolo non vede l'ora di essere sciolto dal corpo per avede da Dio la dimora nei cieli.

EFES.4,8 (GESU’) ASCENDENDO IN ALTO CONDUSSE CON SE’ UNA FOLLA DI PRIGIONIERI.

EB.12,23 VOI VI SIETE ACCOSTATI ALLA GERUSALEMME CELESTE… E AGLI SPIRITI DEI GIUSTI GIUNTI ALLA PERFEZIONE…

Questo testo indica, secondo i commentatori cattolici, che noi viventi ci siamo avvicinati spiritualmente, in comunione con loro, a tutti quelli che abitano la Gerusalemme celeste, tra cui troviamo anche gli spiriti dei giusti.

Apoc.6,11 Allora venne data a ciascuno di essi una veste candida e fu detto loro di pazientare ancora un poco.

Un autorevole commento di Wikenhauser al brano citato dove si dice che le anime dei martiri si trovano sotto l'altare (e che secondo la tua interpretazione indica la terra), dice testualmente: "come risposta alla loro invocazione, i martiri, ricevono un abito candido, cioè il dono della vita eterna, il segno dell'appartenenza al cielo.

La Scrittura dunque ci fa conoscere che i giusti, dopo la morte sono presso Dio. A noi basta sapere questo , dal momento che è impossibile fare una descrizione del luogo.

Paolo infatti parlando del terzo cielo, dove fu rapito riferisce in 2 Cor.12,2...Conosco un uomo in Cristo che, quattordici anni fa - se con il corpo o fuori del corpo non lo so, lo sa Dio - fu rapito fino al terzo cielo. 3E so che quest'uomo - se con il corpo o senza corpo non lo so, lo sa Dio - 4fu rapito in paradiso e udì parole indicibili che non è lecito ad alcuno pronunziare.


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Consiglia  Messaggio 5 di 8 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 30/06/2003 21.36

Cerchiamo di indagare ora sulla preghiera dei giusti:

Apocalisse 8

1Quando l'Agnello aprì il settimo sigillo, si fece silenzio in cielo per circa mezz'ora. 2Vidi che ai sette angeli ritti davanti a Dio furono date sette trombe.

3Poi venne un altro angelo e si fermò all'altare, reggendo un incensiere d'oro. Gli furono dati molti profumi perché li offrisse insieme con le preghiere di tutti i santi bruciandoli sull'altare d'oro, posto davanti al trono. 4E dalla mano dell'angelo il fumo degli aromi salì davanti a Dio, insieme con le preghiere dei santi. 5Poi l'angelo prese l'incensiere, lo riempì del fuoco preso dall'altare e lo gettò sulla terra: ne seguirono scoppi di tuono, clamori, fulmini e scosse di terremoto.

Le preghiere dei santi, tanto di quelli che sono sulla terra, quanto di quelli che non sono più in vita, sono ben accetti a Dio.

Giac.5,16 ...pregate gli uni per gli altri per essere guariti. Molto vale la preghiera del giusto fatta con insistenza.

Nella vita presente non esitiamo molte volte a raccomandare a qualcuno: prega per me! Perchè non possiamo farlo anche con i giusti che vivono sicuramente presso Dio e ai quali noi ci siamo "accostati" secondo Eb.12.33?

Vediamo quale considerazione avevano certi uomini:

Atti 5,14 Intanto andava aumentando il numero degli uomini e delle donne che credevano nel Signore 15fino al punto che portavano gli ammalati nelle piazze, ponendoli su lettucci e giacigli, perché, quando Pietro passava, anche solo la sua ombra coprisse qualcuno di loro.

Atti 19,11 Dio intanto operava prodigi non comuni per opera di Paolo, 12al punto che si mettevano sopra i malati fazzoletti o grembiuli che erano stati a contatto con lui e le malattie cessavano e gli spiriti cattivi fuggivano.
Appare molto strano nella Scrittura che la venerazione e la considerazione per gli apostoli raggiunga il punto da ritenere che anche qualcosa della loro persona, sia utile per essere risanati.

Secondo il comune modo di vedere da parte dei non cattolici, sarebbe stato necessario che gli apostoli avessero dovuto sconsigliare, anzi proibire queste manifestazioni assimilabili a pratiche superstiziose intorno alla loro persona ed addirittura a degli oggetti appartenenti ad essi.

MA NON LO HANNO FATTO !!! CI SI DEVE CHIEDERE: COME MAI?


Anche nel V.T. troviamo alcuni spunti di questa convinzione circa il potere accordato da Dio a taluni uomini per mezzo della loro preghiera di intercessione:

leggiamo questo brano significativo di
GEREMIA 42,1

Tutti i capi delle bande armate e Giovanni figlio

di Kareca, e Azaria figlio di Osaia e tutto il popolo, dai piccoli

ai grandi, si presentarono 2al profeta Geremia e gli dissero: Ti

sia gradita la nostra supplica! Prega per noi il Signore tuo Dio,

in favore di tutto questo residuo di popolazione, perchè‚ noi siamo

rimasti in pochi dopo essere stati molti, come vedi con i tuoi

occhi. 3Il Signore tuo Dio ci indichi la via per la quale dobbiamo

andare e che cosa dobbiamo fare. 4Il profeta Geremia rispose loro:

Comprendo! Ecco, pregherò il Signore vostro Dio secondo le vostre

parole...

Si pensi ancora ad esempio alla supplica di Abramo per scongiurare la fine di Sodoma, si pensi a Mose che intercedeva per il suo popolo infedele


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Consiglia  Messaggio 6 di 8 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 30/06/2003 21.36

Vediamo cosa si pensava di questo argomento da parte dei cristiani dei primi secoli, ce lo riferisce Agostino nel suo libro 22 della Città di Dio:

8. 10. V’era l’anziano Fiorenzo della nostra Ippona, uomo devoto e povero che si sostentava col mestiere di rammendatore. Aveva perduto il ferraiuolo e non aveva denaro per ricomprarlo. Nella cappella dei Venti Martiri, la cui devozione è molto diffusa nel nostro popolo 37 <http://www.augustinus.it/cdd/cdd_22_note.htm>, pregò a voce alta per avere roba da indossare. L’udirono alcuni ragazzi che per caso si trovavano là a deriderlo, e mentre si allontanava, lo seguivano prendendolo in giro come se dai martiri avesse chiesto cinquanta spiccioli per comprarsi un vestito. Ma egli camminando in silenzio vide un grosso pesce fuori dell’acqua che guizzava sulla spiaggia e col benevolo aiuto di quei ragazzi lo catturò e, denunziando quel che era avvenuto, lo vendette per trecento spiccioli a un cuoco, di nome Cattoso, buon cristiano, per la cottura adatta a conservare. Contava di acquistare con quel denaro la lana affinché la moglie, secondo la propria abilità, eseguisse per lui qualche capo da indossare. Ma il cuoco, spaccando il pesce, trovò nello stomaco un anello d’oro e subito, mosso da compassione e intimorito da un senso religioso, lo restituì all’uomo dicendo: "Ecco come i Venti Martiri ti hanno fatto avere un vestito".

Per intercessione di santo Stefano guarigione di una cieca...
8. 11. Dal vescovo Preietto veniva portata alle Acque Tibilitane una reliquia del gloriosissimo martire Stefano in mezzo a una grande folla che accompagnava e veniva incontro. In quell’occasione una cieca pregò di essere guidata al vescovo, offrì i fiori che portava, li riprese, li avvicinò agli occhi e istantaneamente vide. Nello sbalordimento dei presenti procedeva a passo di danza, percorrendo la via senza più chiedere la guida.

... del vescovo Lucillo da fistola.
8. 12. La reliquia è stata riposta nella cittadella di Siniti che è vicina alla colonia d’Ippona. Lucillo, vescovo della medesima località, la portava in processione in mezzo al popolo che precedeva e seguiva. Una fistola, che lo affliggeva da molto tempo e che attendeva l’intervento di un medico, suo grande amico, all’improvviso fu guarita nel trasporto di quel sacro peso; difatti in seguito non la riscontrò più nel suo corpo.

Santo Stefano e la risurrezione del sacerdote Eucario...
8. 13. Eucario è un sacerdote proveniente dalla Spagna e risiede a Calama. Da tempo era afflitto da calcolosi; fu guarito mediante la reliquia del martire Stefano che il vescovo Possidio trasportò dove abitava. Il medesimo sacerdote fu colpito da un male molto grave e giaceva come morto sicché gli stavano già legando i pollici. Egli risuscitò per l’intercessione del martire suddetto quando gli fu riportata a casa, dal luogo ove era la reliquia del santo, la tunica e posta sopra il suo corpo disteso.

.....

Se infatti volessi soltanto riferire, per non parlare degli altri, i miracoli delle guarigioni che per l’intercessione di questo martire, cioè del glorioso Stefano, sono avvenuti nella colonia di Calama e nella nostra, ci sarebbe da compilare moltissimi libri. Tuttavia non potranno essere messi insieme tutti, ma soltanto quelli sui quali sono state consegnate le redazioni per essere lette nelle adunanze. Abbiamo desiderato che questo avvenisse quando abbiamo notato che segni, eguali agli antichi, della potenza di Dio sono in gran numero anche ai nostri tempi e che non debbono andare perduti per la conoscenza di molti.

I miracoli testimonianza della vita eterna.
9. Che cosa dimostrano i miracoli se non la fede con cui si annunzia che Cristo è risorto nella carne ed è salito al cielo con la carne? I martiri stessi furono martiri di questa fede, cioè testimoni di questa fede. Offrendo la testimonianza di questa fede sopportarono con coraggio un mondo assai nemico e crudele e lo vinsero non con la resistenza ma con la morte. Per questa fede sono morti coloro che dal Signore possono ottenere miracoli poiché sono stati uccisi per il suo nome. Per questa fede si rivelò la loro ammirevole sopportazione del male, affinché con i miracoli seguisse il grande dominio sul male. Se infatti la risurrezione della carne per l’eternità o non ha preceduto in Cristo o non avverrà come è preannunziata da Cristo o come è stata preannunziata dai Profeti, dai quali il Cristo è stato preannunziato, non si spiegherebbe perché abbiano tanto potere i morti che sono stati uccisi per quella fede con cui si annunzia la futura risurrezione. Infatti Dio da se stesso può compiere i miracoli nell’ammirabile modo con cui nell’eternità opera le realtà nel tempo, ovvero li compie mediante i suoi ministri; e quelli che compie mediante i suoi ministri può compierli mediante le anime dei martiri, come mediante uomini ancora in vita, ovvero mediante gli angeli, ai quali ordina fuori del tempo, fuori dello spazio, fuori del divenire, sicché i miracoli, che si dicono compiuti mediante i martiri, sono compiuti perché essi pregano e intercedono, non perché li operano. Però tanto gli uni in un modo come gli altri in un altro, che in nessun modo si possono comprendere dai mortali, dimostrano quella fede, in cui si annunzia la risurrezione della carne nell’eternità.


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Consiglia  Messaggio 7 di 8 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 30/06/2003 21.37

Relativo il culto dei martiri.
10. A questo punto i pagani diranno che anche i loro dèi hanno compiuto alcuni fatti ammirevoli. Bene, ciò significa che cominciano a confrontare i loro dèi con gli uomini morti di noi cristiani. Ovvero vorranno dire forse che anche essi hanno dèi desunti da uomini morti, come Ercole e Romolo, e molti altri che suppongono accolti nel numero degli dèi? Ma per noi i martiri non sono dèi perché riconosciamo un unico Dio nostro e dei martiri. E tuttavia i miracoli, che si dicono compiuti nei loro templi, in nessun modo si devono confrontare con i miracoli che si compiono nei luoghi consacrati ai nostri martiri. E se alcuni sembrano simili, come i maghi del faraone sono stati superati da Mosè 44 <http://www.augustinus.it/cdd/cdd_22_note.htm>, così i loro dèi sono superati dai nostri martiri. Quelli li compirono i demoni con la presunzione di un’infame superbia con cui vollero essere i loro dèi; compiono invece questi miracoli i martiri, o meglio Dio mediante la loro intercessione e preghiera, affinché se ne avvantaggi la fede, con cui crediamo che essi non sono i nostri dèi, ma che hanno in comune con noi un solo Dio. Poi i pagani a simili dèi hanno costruito templi, eretto altari, istituito sacerdoti e offerto sacrifici. Noi invece ai nostri martiri fabbrichiamo non templi come a dèi, ma monumenti sepolcrali come ad uomini, la cui anima vive presso Dio e in essi non erigiamo altari per offrirvi sacrifici ai martiri, ma all’unico Dio dei martiri e nostro. E durante il sacrificio sono nominati secondo il proprio ruolo e ordine, come uomini di Dio che hanno vinto il mondo nel rendere testimonianza, ma non a loro è rivolta la preghiera del sacerdote che offre il sacrificio. E sebbene offra nel luogo a loro consacrato, offre il sacrificio a Dio, non a loro perché è sacerdote di Dio, non loro. E il sacrificio stesso è il corpo di Cristo che non si offre a loro, perché lo sono anche essi. A quali operatori di miracoli si deve dunque preferibilmente credere? A quelli che vogliono essere considerati dèi da coloro per cui li compiono, ovvero a quelli che compiono tutto ciò che di miracoloso compiono, affinché si creda in Dio che è anche il Cristo? A coloro i quali hanno voluto che perfino i propri delitti fossero oggetto di culto, ovvero a quelli i quali vogliono che neanche le loro opere lodevoli siano oggetto di culto, ma il tutto, per cui meritano veramente la lode, si volga a gloria di colui in cui meritano la lode? Difatti nel Signore meritano lode le loro anime 45 <http://www.augustinus.it/cdd/cdd_22_note.htm>. Crediamo dunque a coloro e che annunziano delle verità e che compiono dei miracoli. Per annunziare le verità hanno sofferto la morte e per questo possono compiere miracoli. Fra quelle verità la principale è che Cristo è risorto dalla morte e per primo ha mostrato nella sua carne l’immortalità della risurrezione e ha promesso che essa si realizzerà in noi o al principio di un mondo nuovo o alla fine di questo.


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Consiglia  Messaggio 8 di 8 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 30/06/2003 21.43

Nella parabola del ricco epulone e di Lazzaro, Gesù racconta che il ricco, tra le fiamme, rivolge ad Abramo due preghiere:

le due preghiere vengono rivolte non a Dio ma ad Abramo.

Nella prima chiede di mandare Lazzaro a dargli ristoro; nella seconda, il ricco PREGA ABRAMO A FAVORE DEI SUOI FRATELLI ANCORA VIVI SULLA TERRA.

Luca 16,27 E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre, 28perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento. 29Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. 30E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno. 31Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi".

Abramo rifiuta di accogliere queste due preghiere che vengono rivolte a lui dagli inferi, tuttavia possiamo dedurre ad ulteriore testimonianza biblica di quanto abbiamo già esposto sopra che già nella mentalità ebraica, era ammessa la possibilità di rivolgere ai santi patrirchi delle preghiere, nonchè il fatto che Gesù menziona espressamente nella parabola, che certe preghiere dei trapassati, fossero anche nei tormenti, potevano venire rivolte a favore dei viventi sulla terra, a prescindere dal fatto che venissero esaudite o meno.

Noto ancora un'ultimo particolare già accennato altrove, giusto a titolo di parentesi: Abramo nega che Lazzaro possa tornare tra i viventi a convertire i fratelli del richiedente tormentato. Per un eccesso della sua misericordia, troviamo nel vangelo che Gesù fece risorgere Lazzaro, seppur non a tempo indefinito, quasi a sottolineare che perfino a questo arrivava il suo amore pur di salvarci, dando un segno di incredibile potenza, che al ricco epulone sembrava essere stato negato. Si può azzardare di dire che alla fine anche la sua preghiera fu esaudita da Dio.

Certo, si tratta di una parabola è vero. Ma sono convinto che se Gesù introduceva tali particolari, vi è motivo di pensare che si trattava di cose possibili e riscontrabili nel mondo spirituale.

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