È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!

A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

La coscienza morale e il senso della misericordia nella vita e nelle azioni dell'Uomo

Ultimo Aggiornamento: 21/06/2016 16:12
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 39.989
Sesso: Femminile
02/10/2009 00:45
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota


Ecco che alla pressante domanda se esistano due morali una prettamente del fedele laico ed un'altra del laico non credente, possiamo dire serenamente di “no”!
Quand’anche ci fosse nel laico in generale un rifiuto all’adesione al Cristo, la morale che dovrà seguire resterà sempre la medesima: nel momento in cui il laico non credente intendesse rinunciare a questa unica morale, finirebbe per inseguire una morale innaturale, ideologica, illusoria, devastante per se stesso e per gli altri.
Infatti o la morale esiste ed è unica e che deve applicarsi nelle diverse vocazioni dell’uomo e della sua propria vita, o questa morale “non esiste” e di conseguenza se non esistesse occorrerebbe inventarla….

Tuttavia è l’intelligenza stessa dell’uomo e della sua ragione che fa comprendere come la norma sul piano teorico deve essere la stessa di quell’unica morale che conduce l’uomo verso il “suo Bene” giacchè la teoria e la pratica di questa è definibile nella comune razionalità fra credenti e non credenti!
La questione si complica, infatti, quando le norme che compongono la morale vengono dissociate dal fine ultimo dell’Uomo nella sua dignità umana (la quale inizia dal suo concepimento e termina con la sua morte naturale) e quando vengono colte esclusivamente nell’esperienza personale escludendo, di fatto, la comunità sociale in cui si vive….è l’esempio iniziale che abbiamo fatto sull’aborto!

A questo punto possiamo parlare ora della COSCIENZA….

Come per la morale abbiamo visto che non può esistere una doppia morale, tanto meno una doppia vita parallela, idem quando parliamo della coscienza; essa non può dividersi in “coscienza del cattolico-coscienza laica”

Innanzi tutto si faccia attenzione alla differenza ideologica che è stata creata tra il termine “laico” e il “laicismo”…. Tutti gli “ismi” sono sbagliati, passano presto di moda, come un temporale d’estate lasciando tuttavia dietro di se anche enormi devastazioni quando questi temporali assumono la forza dei tifoni e degli uragani….

Ma qual è questa differenza?

In sostanza, il “laico laicista” pone la “sua” morale personale al centro della propria realtà interiore, privandola tuttavia del suo “principio motorio” che è Dio=Bene, quel Bene che in fin dei conti egli ricerca nel modo sbagliato e nei posti sbagliati non trovandolo, ma spesse volte illudendosi di averlo trovato!

Il “fedele laico” invece, ponendo anch’egli la morale all’interno della sua sfera personale e nell’esperienza della propria vita, finisce necessariamente per confrontarsi e configurarsi a questo “principio motorio” trovando il vero Bene.

Nel primo caso, il laico laicista, finisce per assumere così una coscienza INDIVIDUALISTA ED EGOISTA dove l’appagamento supremo rimane quell’illusoria soddisfazione di ogni istinto…pur affermando di non avere alcun interesse verso Dio, di fatto se lo crea uno nel materialismo, nel danaro, nell'ideologia e, come abbiamo visto sopra, anche il pacifismo (che è ideologia) sfocia in un appagamento moralistico, in tal modo si ha una coscienza non morale ma moralista con tutto il danno che comporta a se stessi ma anche alla società....

Nel secondo caso invece, del fedele laico (se coerente fino in fondo naturalmente), egli assumerà un atteggiamento altruista non dettato dalle proprie voglie, non fine a se stesso, ma sempre proiettato verso un BENE più grande e a vantaggio del vero Bene di ogni suo Prossimo.

Nel primo caso si perde la propria identità, nel secondo caso si assume una identità che alla fine di tutto non è una ideologia, questa identità assunta è una Persona: Gesù Cristo, il Dio con noi il quale per altro, vive anche in molti che inconsciamente sono ignari di questa realtà e che per questo è necessaria l'evangelizzazione, ossia, informare il Prossimo della BUONA NOVELLA, il Vangelo!

Dice san Tommaso d’Aquino che solo Dio è giudice della Coscienza e la coscienza non è isolata nella drammaticità delle sue scelte, ma sempre è connessa al suo fondamento!
Una coscienza, per esempio, consapevole della condizione umana segnata dall’eredità di Adamo (la quale può essere rifiutata, ma non per questo diventa una nozione falsa!), ma redenta da Cristo, non lascia mai nella solitudine etica la coscienza del credente e finisce sempre per rendere inquieta la coscienza del non credente.
A ragione diceva sant’Agostino: e il nostro cuore è inquieto fino a quando non riposa in Te, mio Signore!

L’umiltà, il riconoscimento dei propri limiti, l’abbandono all’esigenza di un Amore Misericordioso, la stessa ricerca e fiducia nel per-dono stemperano il dramma di certe scelte morali, o quando le interpretazioni si fanno conflittuali è qui che il fedele si configura nettamente e il cattolico sa quanto sia saggio fare ricorso alla coscienza e al dovere di seguirla nonostante questo (attraverso anche scelte che vanno contro la mentalità del mondo) potrà costargli l’amicizia di qualcuno, l’affetto dei propri cari, o l’impopolarità…fino anche a subire dure persecuzioni!

Al contrario, la coscienza del laicista, vive paradossalmente una libertà illusoria giacchè la sua scelta elimina dalla coscienza ogni riferimento all’etica ed alla morale, di fatto questa scelta è più…sbrigativa… indubbiamente all’inizio più facile e più comoda come scelta e tuttavia devastante nel tempo per se stesso e per gli altri quando appunto inizieranno a maturare i suoi frutti….Esso infatti non vive alcun dramma nelle sue scelte e non ha così la necessità di confrontarsi con gli altri, soprattutto se questi “altri” pongono Dio al centro di ogni confronto e non l’uomo (o una idea di vita) quale “sostituto” di Dio.

E’ per questo infatti che da sempre, una morale rigorosamente laicista, finisce per sostituire il “senso sacro dell’esistenza” con i MITI, con le ideologie, con i surrogati….

Ecco alcuni esempi:
- ricerca esclusiva, priorità del proprio benessere a discapito del prossimo;
- calcolare la propria vita in funzione delle personali necessità e passioni a prescindere dalle regole sociali che le animano;
- allontanare costantemente ogni valore che si fonde sulla
sofferenza dell’uomo, sulla malattia, sulla morte….
- primato della propria autonomia sulla solidarietà la quale diventa appannaggio ideologico e partitico anziché essere ciò che realmente è: Misericordia di Dio!

Per comprendere meglio quest’ultimo aspetto possiamo analizzarlo così:quando un fedele laico compie un atto di solidarietà, non assimila a sé stesso l’atto compiuto, ma lo svolge in nome di Gesù Cristo è così il Cristo stesso che attraverso il fedele è l’Autore di quell’atto che definiamo “provvidenza-provvidenziale”….Il laico laicista al contrario, rivendica a sé stesso (o al partito) l’atto di solidarietà negando una Provvidenza Divina che si attiva per mezzo della collaborazione fra l’uomo e Dio.

Ora se è pur vero che ogni atto compiuto in favore di un soggetto debole è sempre frutto dell’Amore di Dio verso il quale il non credente che lo compie non conoscendo la provenienza non ha colpe….è palese che la Carità esercitata nel primo caso, in nome di Cristo, diventa un mezzo efficace e più completo che porta al debole soccorso non soltanto un bene materiale, ma soprattutto un BENE più grande che è l’Amore di Dio verso di lui….ossia si evangelizza questa Misericordia che fa conoscere all’altro che egli è Amato per ciò che è!
Ricordava il Beato Giovanni XXIII come l’amore degli uomini per il Prossimo senza il Cristo diventasse un amore “disumano” giacchè Lui, Gesù Cristo, è la perfezione della nostra vera umanità….

scrive il Papa Benedetto XVI nella Enciclica Spe Salvi:

”La fede conferisce alla vita una nuova base, un nuovo fondamento sul quale l'uomo può poggiare e con ciò il fondamento abituale, l'affidabilità del reddito materiale, appunto, si relativizza. Si crea una nuova libertà di fronte a questo fondamento della vita che solo apparentemente è in grado di sostentare, anche se il suo significato normale non è con ciò certamente negato. Questa nuova libertà, la consapevolezza della nuova « sostanza » che ci è stata donata, si è rivelata non solo nel martirio, in cui le persone si sono opposte allo strapotere dell'ideologia e dei suoi organi politici, e, mediante la loro morte, hanno rinnovato il mondo.
Essa si è mostrata soprattutto nelle grandi rinunce a partire dai monaci dell'antichità fino a Francesco d'Assisi e alle persone del nostro tempo che, nei moderni Istituti e Movimenti religiosi, per amore di Cristo hanno lasciato tutto per portare agli uomini la fede e l'amore di Cristo, per aiutare le persone sofferenti nel corpo e nell'anima. Lì la nuova « sostanza » si è comprovata realmente come « sostanza », dalla speranza di queste persone toccate da Cristo è scaturita speranza per altri che vivevano nel buio e senza speranza.
Lì si è dimostrato che questa nuova vita possiede veramente « sostanza » ed è una « sostanza » che suscita vita per gli altri. Per noi che guardiamo queste figure, questo loro agire e vivere è di fatto una « prova » che le cose future, la promessa di Cristo non è soltanto una realtà attesa, ma una vera presenza: Egli è veramente il « filosofo » e il « pastore » che ci indica che cosa è e dove sta la vita”.

***************

La libertà dell'Uomo e la Speranza, verso la quale PER NATURA TENDE, ci suggerisce il Papa, è il nucleo centrale per cui l'uomo vive...
Un uomo senza Speranza è una Persona che NON vive, e la speranza è quella realtà che rende l'Uomo LIBERO NELLA RICERCA.....ricerca interiore ed esteriore a dare risposta alle domande che lo animano.....

Diventa dunque deleterio imporre una carità privata del suo fondamento che è Cristo, diventa pietismo…

A ragione scrive così Benedetto XVI nella sua Enciclica Deus Caritas est:

“ La vera novità del Nuovo Testamento non sta in nuove idee, ma nella figura stessa di Cristo, che dà carne e sangue ai concetti — un realismo inaudito.(…)

15. È a partire da questo principio che devono essere comprese anche le grandi parabole di Gesù. Il ricco epulone (cfr Lc 16, 19-31) implora dal luogo della dannazione che i suoi fratelli vengano informati su ciò che succede a colui che ha disinvoltamente ignorato il povero in necessità. Gesù raccoglie per così dire tale grido di aiuto e se ne fa eco per metterci in guardia, per riportarci sulla retta via. La parabola del buon Samaritano (cfr Lc 10, 25-37) conduce soprattutto a due importanti chiarificazioni. Mentre il concetto di « prossimo » era riferito, fino ad allora, essenzialmente ai connazionali e agli stranieri che si erano stanziati nella terra d'Israele e quindi alla comunità solidale di un paese e di un popolo, adesso questo limite viene abolito. Chiunque ha bisogno di me e io posso aiutarlo, è il mio prossimo. Il concetto di prossimo viene universalizzato e rimane tuttavia concreto. Nonostante la sua estensione a tutti gli uomini, non si riduce all'espressione di un amore generico ed astratto, in se stesso poco impegnativo, ma richiede il mio impegno pratico qui ed ora. Rimane compito della Chiesa interpretare sempre di nuovo questo collegamento tra lontananza e vicinanza in vista della vita pratica dei suoi membri.

Infine, occorre qui rammentare, in modo particolare, la grande parabola del Giudizio finale (cfr Mt 25, 31-46), in cui l'amore diviene il criterio per la decisione definitiva sul valore o il disvalore di una vita umana. Gesù si identifica con i bisognosi: affamati, assetati, forestieri, nudi, malati, carcerati. « Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me » (Mt 25, 40). Amore di Dio e amore del prossimo si fondono insieme: nel più piccolo incontriamo Gesù stesso e in Gesù incontriamo Dio.(…)La preghiera come mezzo per attingere sempre di nuovo forza da Cristo, diventa qui un'urgenza del tutto concreta.

Chi prega non spreca il suo tempo, anche se la situazione ha tutte le caratteristiche dell'emergenza e sembra spingere unicamente all'azione. La pietà non indebolisce la lotta contro la povertà o addirittura contro la miseria del prossimo. La beata Teresa di Calcutta è un esempio molto evidente del fatto che il tempo dedicato a Dio nella preghiera non solo non nuoce all'efficacia ed all'operosità dell'amore verso il prossimo, ma ne è in realtà l'inesauribile sorgente. Nella sua lettera per la Quaresima del 1996 la beata scriveva ai suoi collaboratori laici: « Noi abbiamo bisogno di questo intimo legame con Dio nella nostra vita quotidiana. E come possiamo ottenerlo? Attraverso la preghiera ».

37. È venuto il momento di riaffermare l'importanza della preghiera di fronte all'attivismo e all'incombente secolarismo di molti cristiani impegnati nel lavoro caritativo. Ovviamente, il cristiano che prega non pretende di cambiare i piani di Dio o di correggere quanto Dio ha previsto. Egli cerca piuttosto l'incontro con il Padre di Gesù Cristo, chiedendo che Egli sia presente con il conforto del suo Spirito in lui e nella sua opera. La familiarità col Dio personale e l'abbandono alla sua volontà impediscono il degrado dell'uomo, lo salvano dalla prigionia di dottrine fanatiche e terroristiche. Un atteggiamento autenticamente religioso evita che l'uomo si eriga a giudice di Dio, accusandolo di permettere la miseria senza provar compassione per le sue creature. Ma chi pretende di lottare contro Dio facendo leva sull'interesse dell'uomo, su chi potrà contare quando l'azione umana si dimostrerà impotente? “

*************

E questa cosiddetta "Caritas" non è una pura organizzazione, come altre organizzazioni filantropiche, ma necessaria espressione dell'atto più profondo dell'amore personale con cui Dio ci ha creati, suscitando nel nostro cuore la spinta verso l'amore, riflesso del Dio Amore che ci rende sua immagine.
(Benedetto XVI Udienza del 18.1.2006)

Ecco allora che l’uso “profano-pagano” della vita finisce inesorabilmente per coincidere con una logica che esclude Dio dal percorso dell’Uomo, disumanizzando l’uomo stesso che invece è immagine di Dio a prescindere questo da chi vuole o non vuole credere in Dio….Tale e devastante realtà conduce così la vita dell’uomo verso il relativismo funzionale escludendo per mezzo di una imposizione inaccettabile il “senso del sacro” che è invece una profonda necessità per l’uomo di ogni tempo e il fine ultimo della vita di ogni uomo.


“Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima?” (Mc.8,36)

Questa domanda non interpella esclusivamente i fedeli laici, ma tutti gli uomini, nessuno è escluso! La coscienza del laicista infatti stravolge questa domanda in questo modo:“ Che mi giova vivere una vita di sacrifici e di sofferenza, di umiltà e di valori morali, se tanto io non credo in Dio? Se questo Dio esiste comprenderà allora anche le mie scelte compiute da una coscienza onesta che non ha mai fatto danno al prossimo, che ha compiuto la carità, ma se non esistesse allora avrò avuto il coraggio di fare delle scelte che ritenevo giuste!”
Come possiamo leggere a muovere questa coscienza laicista è un individualismo egoista che ha come principio motorio solo il suo “io e le sue voglie”, nessun bene potrà derivare da una coscienza che agisce per se stesso.

La dignità umana infatti non può essere privata della sua “uguaglianza con Dio” se non attraverso appunto un atto IMPOSITORE da parte di qualcuno.
L’uomo è chiamato così nel tempo che vive per scoprire questa UNICA verità che poi indubbiamente potrà rifiutare o accogliere nel pieno esercizio del proprio libero arbitrio…per questo ogni violazione verso la dignità umana comincia proprio dal suo concepimento e fino alla sua morte naturale e quando il diritto alla vita viene rimosso per mezzo di leggi omicide come è quella sull’aborto, subentra non solo l’offesa all’uomo al quale viene impedito di nascere, ma è una offesa grave al Creatore, a Dio il Sommo Bene (cfr. Christifideles Laici n.37)

Diceva l’allora card. Ratzinger:
Meno visibili, ma non per questo meno inquietanti, sono le possibilità di automanipolazione che l'uomo ha acquisito. Egli ha scandagliato i recessi dell'essere, ha decifrato le componenti dell'essere umano, e ora è in grado, per così dire, di "costruire" da sé l'uomo, che così non viene più al mondo come dono del Creatore, ma come prodotto del nostro agire, prodotto che, pertanto, può anche essere selezionato secondo le esigenze da noi stessi fissate.
Così, su quest'uomo non brilla più lo splendore del suo essere immagine di Dio, che è ciò che gli conferisce la sua dignità e la sua inviolabilità, ma soltanto il potere delle capacità umane. Egli non è più altro che immagine dell'uomo – ma, di quale uomo?
(crad. J. Ratzinger “Conferenza su – l’Europa nella crisi delle culture – per la consegna del premio “ S. Benedetto” Subiaco 1-4-2005)


Egli non è più altro che immagine dell'uomo – ma, di quale uomo?

Se la coscienza laicista spinge l’uomo a creare sé stesso secondo le personali scelte e prerogative umane, viene messa in pericolo l’identità dell’Uomo, questa sua immagine di Dio che vediamo nelle molteplici DIVERSITA’ anche allora nell’ammalato, nel sofferente, nel carcerato, nell’indigente, nelle persone “normali” che vivono dignitosamente e si sono costruiti dignitosamente un posto nella società…Di conseguenza la coscienza laicista è eretica ossia, applica una netta separazione dal vero significato di che cosa è la coscienza e la morale che da essa proviene, comune a tutti gli uomini!

Sempre nella Crhistifideles Laici Giovanni Paolo II traccia comunque anche quei pericoli che coinvolgono oggi i fedeli laici, la sua denuncia è forte, dice:

“ Le difficoltà riguardano due tentazioni alle quali il LAICATO non ha saputo sottrarsi dopo il Concilio:
1) la tentazione di impegnarsi nei servizi e nei compiti ecclesiali a tal punto da aver preteso di sostituirsi al sacerdote, al vescovo, al papa…. Disimpegnandosi però nelle sue specifiche realtà nel mondo professionale, coniugale, politico, culturale…;
2) e la tentazione di legittimare l’indebita separazione tra la fede e la vita, tra la fede e la ragione….”


Indubbiamente queste parole ci rimandano al contesto che stiamo vivendo dei così detti “cattolici adulti” quei cattolici che indebitamente credono di poter far a meno della Chiesa ma che alla fine per mandare avanti una loro coscienza fatta di disobbedienze, finiscono per vivere una vita laicista: divorziano, abortiscono, compiono atti illeciti, sul posto di lavoro non adoperano l’etica e la morale cristiana, sostengono ideologie avverse al cristianesimo, infondono nel mondo l’oscurità escludendo Cristo e la Chiesa dai loro DOVERI, alimentano continuamente la confusione, e spesso diffondono le proprio opinioni suicide spacciandole per interpretazioni dottrinali, spesso sono causa essi stessi di astio e collera dei non cattolici verso la Chiesa, verso i Comandamenti perchè quando si offusca la Verità, si alimenta immediatamente la menzogna la quale reca inimicizia….


E’ necessario infatti non dimenticare che l’uomo ha innanzi tutto dei DOVERI da applicare per se stesso e per la Società, prima ancora di pretendere i diritti!

Viviamo in un mondo in cui il concetto DEL DOVERE è stato superato dalla cultura del DIRITTO, ribaltando la situazione si è andato rafforzando quel relativismo che porta l’uomo AD ESIGERE OGNI DIRITTO a discapito di ogni legge naturale, di ogni etica e di ogni morale che formano quei doveri senza i quali nessuna società può esistere….

La stessa coscienza così viene nutrita dall’egoismo e dall’individualismo fino a pretendere di uccidere i concepiti se solo si sospetta in essi il germe della malattia, anzi, li si selezionano nei laboratori per pretendere una razza pura….il concetto dell’essere più forte, sano e BELLO sta superando e sostituisce la realtà dei limiti dell’uomo dati dalla sofferenza, dalla malattia, dalla Croce….in questo modo un soggetto malato diventa “socialmente inutile” e per tanto deve essere eliminato! E' anche per questo che si insiste molto sulla piaga dell'aborto dal quale derivano la gran parte dei problemi etici del nostro tempo, come infatti diceva Madre Teresa di Calcutta:

“non può esistere una vera Pace se questa non inizia dal grembo materno…”.

Dice a ragione Benedetto XVI nella Spe Salvi cap. 3

44. La protesta contro Dio in nome della giustizia non serve. Un mondo senza Dio è un mondo senza speranza (cfr Ef 2,12). Solo Dio può creare giustizia. E la fede ci dà la certezza: Egli lo fa. L'immagine del Giudizio finale è in primo luogo non un'immagine terrificante, ma un'immagine di speranza; per noi forse addirittura l'immagine decisiva della speranza. Ma non è forse anche un'immagine di spavento?
Io direi: è un'immagine che chiama in causa la responsabilità. Un'immagine, quindi, di quello spavento di cui sant'Ilario dice che ogni nostra paura ha la sua collocazione nell'amore [35]. Dio è giustizia e crea giustizia. È questa la nostra consolazione e la nostra speranza. Ma nella sua giustizia è insieme anche grazia. Questo lo sappiamo volgendo lo sguardo sul Cristo crocifisso e risorto. Ambedue – giustizia e grazia – devono essere viste nel loro giusto collegamento interiore.
La grazia non esclude la giustizia. Non cambia il torto in diritto.
Non è una spugna che cancella tutto così che quanto s'è fatto sulla terra finisca per avere sempre lo stesso valore.
Contro un tale tipo di cielo e di grazia ha protestato a ragione, per esempio, Dostoëvskij nel suo romanzo « I fratelli Karamazov ». I malvagi alla fine, nel banchetto eterno, non siederanno indistintamente a tavola accanto alle vittime, come se nulla fosse stato.
(…)
Gesù, nella parabola del ricco epulone e del povero Lazzaro (cfr Lc 16,19-31), ha presentato a nostro ammonimento l'immagine di una tale anima devastata dalla spavalderia e dall'opulenza, che ha creato essa stessa una fossa invalicabile tra sé e il povero: la fossa della chiusura entro i piaceri materiali, la fossa della dimenticanza dell'altro, dell'incapacità di amare, che si trasforma ora in una sete ardente e ormai irrimediabile. Dobbiamo qui rilevare che Gesù in questa parabola non parla del destino definitivo dopo il Giudizio universale, ma riprende una concezione che si trova, fra altre, nel giudaismo antico, quella cioè di una condizione intermedia tra morte e risurrezione, uno stato in cui la sentenza ultima manca ancora”.

***

In definitiva non abbiamo altra scelta:
- o seguiamo la ragione e con essa la ricerca del VERO BENE seguendo una coscienza retta e privata delle ideologie del mondo;
- o seguiamo l’irragionevolezza e con essa dunque andiamo alla deriva della nostra identità imponendo sempre di più il suicidio dell’uomo e calpestando la sua dignità….
non esiste la via di mezzo!





Nessun copyright, nessuna censura alle parole del Pontefice, si distribuisca il tutto gratuitamente, se gradito, al solo gesto di coscienza di citarne la provenienza e la fonte, evitando di estrapolarne i contenuti rischiando di far dire al contenuto stesso ciò che non ho detto, specialmente se si dovesse interpretare qualche passo contro il Magistero della Chiesa. Si consideri per tanto che tutta la sostanza del testo non deve essere dissociata dal Magistero della Chiesa, dal quale dipende la corretta interpretazione.

[SM=g1740733] Grazie!

P.S.
il lavoro è stato ricorretto da me togliendo le sottolineature e il neretto per rendere più omogenea l'intera lettura, evitando di accogliere un solo aspetto della lettura, ma bensì accogliendola nell'insieme e nel contesto...


CONTINUA........

[Modificato da Caterina63 02/10/2009 11:02]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 18:42. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com