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Donna, ecco tuo figlio. - Maria e i suoi "figli"

Ultimo Aggiornamento: 11/10/2009 22:03
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11/10/2009 22:00
 
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Maria e i suoi "figli"
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Da: Soprannome MSN7978Pergamena  (Messaggio originale)Inviato: 11/03/2005 9.29
Sposto qui l'argomento tratto dal forum: Verginità di Maria?
Da: <NOBR>Soprannome MSNLeonardo5479</NOBR>Inviato: 11/03/2005 8.52

Stefano ha scritto:

Il Catechismo della tua chiesa al paragrafo 500 e 501 fa un errore grossolano, non lo capisci?

Ecco i due paragrafi "incriminati":

500 A ciò si obietta talvolta che la Scrittura parla di fratelli e di sorelle di Gesù [Cf Mc 3,31-35; 500 Mc 6,3; 1Cor 9,5; Gal 1,19 ]. La Chiesa ha sempre ritenuto che tali passi non indichino altri figli della Vergine Maria: infatti Giacomo e Giuseppe, "fratelli di Gesù" ( Mt 13,55 ) sono i figli di una Maria discepola di Cristo, [Cf Mt 27,56 ] la quale è designata in modo significativo come "l'altra Maria" ( Mt 28,1 ). Si tratta di parenti prossimi di Gesù, secondo un'espressione non inusitata nell'Antico Testamento [Cf Gen 13,8; Gen 14,16; Gen 29,15; ecc...].

501 Gesù è l'unico Figlio di Maria. Ma la maternità spirituale di Maria [Cf Gv 19,26-27; Ap 12,17 ] si estende a tutti gli uomini che egli è venuto a salvare: "Ella ha dato alla luce un Figlio, che Dio ha fatto "il primogenito di una moltitudine di fratelli" ( Rm 8,29 ), cioè dei fedeli, e alla cui nascita e formazione ella coopera con amore di madre" [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 63].

Poi porta come prova due testi:

Sono un estraneo per i miei fratelli,
un forestiero per i figli di mia madre
(Sal 69,8)
neppure i suoi fratelli credevano in lui
(Gv 7,5)

Partiamo dal Salmo 69. Perchè selezionare solo un versetto? Vediamo cosa dice dopo questo salmo e leggiamo i versetti dal 24 in poi:

La loro tavola sia per essi un laccio,

una insidia i loro banchetti.

Si offuschino i loro occhi, non vedano;

sfibra per sempre i loro fianchi.

Riversa su di loro il tuo sdegno,

li raggiunga la tua ira ardente.

La loro casa sia desolata,

senza abitanti la loro tenda;

perché inseguono colui che hai percosso,

aggiungono dolore a chi tu hai ferito.

Imputa loro colpa su colpa

e non ottengano la tua giustizia.

Siano cancellati dal libro dei viventi

e tra i giusti non siano iscritti.

Gesù invece sulla croce pregò il Padre di non imputare quel peccato ai suoi aguzzini mentre il versetto 28 dice testualmente: imputa loro colpa su colpa e prima ancora: riversa su di loro il tuo sdegno. Mentre Gesù in croce pregava per i suoi nemici, il salmista lo maledice.

Quindi è evidente che il salmo ( che può essere letto in chiave messianica) non parla letteralmente di Gesù Cristo.

Veniamo a Gv 7, 5. Si è detto molto sul termine "fratelli, cugini, parenti" ma c'è un particolare che forse è sfuggito. Nel versetto precedente si dice che i suoi "fratelli" dicono a Gesà "parti di qui e va nella Giudea"

Se questi "fratelli" fossero stati effettivamente fratelli uterini, sarebbero stati ovviamente fratelli minori di Gesù.

Noi sappiamo che nelle culture più antiche e soprattutto in quelle dei paesi orientali, il fratello maggiore poteva dare consigli ai fratelli minori ma i fratelli minori non potevano consigliare i maggiori. Era una forma di rispetto molto radicata.

Il brano di Giovanni, quindi, si giustifica solo se i "fratelli" erano più vecchi di Gesù e questo conferma indirettamenmte che possano essere stati dei cugini o dei mebri del suo stesso clan.

La Pace

Leo



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Consiglia Elimina    Messaggio 2 di 26 nella discussione 
Da: Soprannome MSNLeonardo5479Inviato: 11/03/2005 9.51
Allora sposto anche qua un altro mio intervento precedente in risposta a Stefano che aveva citato l'introduzione alla Lettera di Giacomo della Bibbia di Gerusalemme:
Quando le chiese accettano la canonicità di questa lettera, identificano comunemente il suo autore con quel Giacomo «fratello del Signore» (Mt 13,55p; cf. 12,46+) il cui ruolo cosi distinto nella prima comunità di Gerusalemme (At12,17+; 15,13-21; 21,18-26; 1Cor 15, 7; Gal1,19; 2,9.12), fu coronato dal martirio per mano dei giudei verso l'anno 62 (Giuseppe Flavio, Egesippo). Evidentemente questo personaggio è distinto dall' apostolo Giacomo, figlio di Zebedeo (Mt10,2p), che Erode fece perire nel 44 (At12,2); ma si potrebbe pensare di identificarlo con l'altro apostolo che aveva questo nome, il figliodiAlfeo (Mt10,3p). Già gli antichi esitavano su questa identificazione e i moderni ne discutono ancora, pur propendendo per la negativa. L'espressione di Paolo in Gal 1 ,19 è stata interpretata nei due sensi.
Del resto, il vero problema si situa altrove e in modo più profondo. Consiste nella attribuzione stessa della lettera a Giacomo, «fratello del Signore». Questa attribuzione, infatti, non è senza difficoltà. Se realmente fosse stata scritta da questa personalità di primo piano, non si comprenderebbe la difficoltà che essa incontrò per
imporsi alla chiesa come scrittura canonica. Inoltre, è stata scritta direttamente in greco, con un'eleganza, una ricchezza di vocabolario, un senso della retorica (diatribe) che sorprenderebbero molto in un galileo; forse Giacomo avrebbe potuto farsi aiutare da un discepolo dotato di una discreta cultura ellenica, ma è una congettura impossibile a dimostrarsi. Infine e soprattutto la lettera presenta un'affinità molto rilevante con scritti la cui composizione si situa verso la fine del I sec. o all'inizio del II sec., sèecalmente la prima lettera di Clemente Romano e il Pastore d'Erma
( Bibbia di Gerusalemme pag.2584-2585)
Cosa significa questa introduzione? Semplicemente che questo Giacomo potrebbe essere quel Giacomo citato in Mt 13,55 ma che gli studisi dubitano di questa paternità. La cosa più probabile è che questa lettera sia stata scritta in ambienti giudeo-cristiani del I-II sec. dopo Cristo e solo sucecssivamente attribuita a Giacomo.
Questa prassi era abbastanza comune in ambito ellenistico. Anche alcune lettere di Paolo non sono state in realtà scritte da lui ma da suoi discepoli.
Quindi nell'introduzione alla Lettera di Giacomo della Bibbia di Gerusalemme non si parla affatto di un "terzo" Giacomo fratello carnale di Gesù. Si mette in dubbio che sia stata veramente scritta da uno che si chiamava Giacomo. Infatti si dice: Del resto, il vero problema si situa altrove e in modo più profondo. Consiste nella attribuzione stessa della lettera a Giacomo, «fratello del Signore».
Quindi, se pretendiamo di usare questa introduzione per sostenere che Gesù aveva dei fratelli, mi pare che l'ipotesi affondi miseramente.
La Pace
Leo

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Consiglia Elimina    Messaggio 3 di 26 nella discussione 
Da: Soprannome MSNAgabo_26Inviato: 11/03/2005 10.58
Tu fai giustamente notare che i fratelli minori non potevano dare consigli al primogenito, in condizioni ordinarie per rispetto,
ma dato che nel nostro caso essi pensavano che fosse impazzito è possibile che non gli abbiano dato quel rispetto che meritava dato che non credevano che egli fosse Colui che egli diceva di essere.
Riguardo al Salmo 69 penso che dovresti riflettere sul fatto che il versetto 9 subito dopo il versetto 8 da me analizzato è applicato a Gesù sia dall'Apostolo Giovanni (Gv 2,17) che dall'Apostolo Paolo (Rom 15,3) Riguardo al peccato che il protagonista del Salmo fa ricadere sui suoi nemici e che Gesù invece ha perdonato, ti invito ad una riflessione.
Ci sono due venute del Messia: la prima come Agnello immolato, come Servo sofferente, la seconda come Leone della tribù di Giuda, come Re della Terra che dominerà le nazioni con verga di ferro (Sal 2,8-9 Ap 12,5) Quando Gesù tornerà distruggerà totalmente tutti i nemici del popolo di Dio, almeno è quello che dice Apocalisse 19,11-21 vedi anche Matteo 25,41.

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Consiglia Elimina    Messaggio 4 di 26 nella discussione 
Da: Soprannome MSNAgabo_26Inviato: 11/03/2005 11.22
CCC 500 La Chiesa ha sempre ritenuto che tali passi non indichino altri figli della Vergine Maria: infatti Giacomo e Giuseppe, "fratelli di Gesù" (Mt 13,55) sono i figli di una Maria discepola di Cristo, [Cf Mt 27,56] la quale è designata in modo significativo come "l'altra Maria" (Mt 28,1).
Come vedi, qui sopra al #500 del CCC, Giacomo e Giuseppe di Mt 13,55 (vedi anche Mr 6,3) sono identificati con gli stessi Giacomo e Giuseppe di Mt 27,56 (vedi anche Mr 15,40).
Quindi per il Magistero Cattolico (CCC Universale del 1992) Giacomo il minore (Marco 15,40) e Giacomo fratello (nel senso di cugino) di Gesù sono la stessa identica persona.
Da quanto dici immagino che tu sia d'accordo con questa identificazione fatta dal Magistero. giusto?
Noi evangelici invece vediamo in Giacomo il minore Apostolo e in Giacomo fratello di Gesù due persone differenti.
Questo perchè i fratelli di Gesù prima della risurrezione non credevano in Lui (Gv 7,5) e pensavano che Egli fosse pazzo.(Mr 3,21)
Se fosse vero quello che dici tu tutte le opere di studiosi cattolici dovrebbero confermare la sana ortodossia del magistero, ma è davvero così?
Possiedo alcune Bibbie cattoliche ed ho verificato:
Bibbia di Gerusalemme, Edizioni Dehoniane Bologna, Bologna 1991; Imprimatur Mons.Marco Cè vic.gen. Pagina 2584
- Evidentemente questo personaggio è distinto dall' apostolo Giacomo, figlio di Zebedeo (Mt10,2p), che Erode fece perire nel 44 (At12,2); ma si potrebbe pensare di identificarlo con l'altro apostolo che aveva questo nome, il figliodi Alfeo (Mt10,3p). Già gli antichi esitavano su questa identificazione e i moderni ne discutono ancora, pur propendendo per la negativa. L'espressione di Paolo in Gal 1 ,19 è stata interpretata nei due sensi.
Bibbia di Gerusalemme, Edizioni Dehoniane Bologna, Bologna 1991; Imprimatur Mons.Marco Cè vic.gen. Pagina 2324
- Nota ad Atti 1,13 Giacomo di Alfeo...Giuda di Giacomo: BJ specifica supponendo che si tratti di "figlio" (di Alfeo, di Giacomo)
L'apostolo Giuda è distinto da Giuda fratello di Gesù (cf.Mt 13,55; Mr 6,3) e fratello di Giacomo (Gd 1). Così sembra non è affatto necessario identificare l'apostolo Giacomo, figlio di Alfeo con Giacomo fratello del Signore (At 12,17; 15,13, ecc...)
L'identificazione che BdJ ritiene non necessaria è invece proprio quella fatta dal CCC #500! questo implicitamente ci dice che è assolutamente possibile che Giacomo e Giuseppe di Mr 6,3 siano due persone diverse da Giacomo e Giuseppe di Mr 15,40.
Bibbia di Gerusalemme, Edizioni Dehoniane Bologna, Bologna 1991; Imprimatur Mons.Marco Cè vic.gen. Pagina 2500
- Nota a Galati 1,19 solo Giacomo: altri traducono: "se non Giacomo...", supponendo che questo Giacomo faccia parte dei Dodici e si identifichi con il figlio di Alfeo (Mt 10,3p) oppure prendendo "apostolo" in senso lato (cf.Rom 1,1+)
Come vediamo la lettura eavngelica del brano è ritenuta assolutamente possibile dalla Bibbia di Gerusalemme.
Il commento a Galati 1,19 di pagina 2500 ritiene assolutamente possibile che il Giacomo vescovo della Chiesa di Gerusalemme non fosse uno dei 12 Apostoli (ovvero Giacomo il minore apostolo) ma fosse diventato Apostolo dopo la risurrezione di Gesù, come avvenne nel caso di San Paolo. Infatti viene citato Romani 1,1 dove Paolo si autodefinisce Apostolo anche senza essere stato uno dei 12.
Infatti già prima abbiamo visto a pagina 2584 che "L'espressione di Paolo in Gal 1 ,19 è stata interpretata nei due sensi"
Quello che taglia davvero la testa al toro e conferma in pieno la lettura evangelica e sconferma quella della tradizione cattolica, l'ho trovata proprio in una altra Bibbia Cattolica che ho preso a fascicoli anni fa da Famiglia Cristiana, che è un giornale cattolicissimo.
La Bibbia per la Famiglia, a cura di Gianfranco Ravasi, Edizioni San Paolo, Milano 1999, Volume II del NT pagina 291
La tradizione antica ha identificato l'apostolo Giacomo, figlio di Alfeo, con Giacomo "fratello del Signore" (nel senso di "parente", "cugino"), attribuendo a lui la paternità dello scritto; oggi si pensa che siano due persone diverse.
Come mai Famiglia Cristiana fornisce una Bibbia dove le note a margine confermano quello che crediamo noi evangelici e dicono invece che il CCC al #500 è in errore? misteri della fede cattolica....

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Da: Soprannome MSNChisolm3Inviato: 11/03/2005 11.52
Ho trovato su questo errori grossolani in alcune Bibbie cattoliche...
Felice giornata, mio esegetico amico.
La frasetta sopra riportata proviene dal suo messagio (n. 92) relativo alla discussione sulla Verginità di Maria.
Quindi, desumo, che lei sia un accurato biblista, uno studioso in grado di reperire grossolani errori nelle nostre imperfette bibbie.
Ora, però, sembra servirsene (dico delle nostre imperfette bibbie) per avvalorare le sue tesi:
Come vediamo la lettura eavngelica del brano è ritenuta assolutamente possibile dalla Bibbia di Gerusalemme...
E questo stralcio, lo prelevo dal suo ultimo messaggio.
Insomma, mi faccia capire, se le nostre bibbie contengono grossolani errori, lei come fa a fondare su di esse la sua fiducia esegetica?
Le sembra logico affidare la sua fede a strumenti imperfetti?
Non so, lo chiedo per lei...
Cordialmente,
Chisolm
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