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GIORNATA PRO-ORANTIBUS: AIUTIAMO I MONASTERI

Ultimo Aggiornamento: 19/11/2010 17:55
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Il 21 novembre Giornata mondiale di preghiera e di sostegno per le claustrali

Donne libere dietro le grate dei monasteri


Se una giovane bussa per entrare

 

di Anna Maria Cànopi
Abbadessa del monastero Mater Ecclesiae

Una vera vocazione monastica si presenta come esigenza di radicalità nel dono di sé, e quindi con i caratteri dell'umiltà e della carità, vissuti in una spiccata tensione escatologica. Chi è chiamato alla vita monastica sente urgere dentro di sé il perdersi totalmente per il Signore a vantaggio dei fratelli, nella prospettiva della salvezza eterna ed universale. La consapevolezza del dono incommensurabile che è la vocazione diventa risposta colma di gratitudine e di gratuità, senza calcoli, senza ricerca di sé, ma pura ricerca di Dio, nulla anteponendo all'amore di Cristo (Regola Benedettina, 4, 21) fino a poter dire con l'Apostolo:  "Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno" (Filippesi, 1, 20). Egli è il punto di riferimento assoluto, il modello cui conformarsi.

In genere, sono più lineari e splendenti di luce interiore le vocazioni che affondano le loro radici nella fanciullezza e nella casta adolescenza. Ci sono persone nelle quali si rende subito evidente che Dio ha posto su di loro la sua mano, il suo sigillo, fin dal grembo materno. In esse la vocazione, assecondata, cresce di pari passo con l'età:  sboccia, fiorisce, fruttifica secondo una mirabile legge soprannaturale di inesprimibile bellezza. Tali vocazioni, ai nostri giorni, sono piuttosto rare, ma non assenti. E veramente ne bastano anche poche per effondere un respiro di primavera, un profumo di innocenza nella Chiesa e nel mondo.

Purtroppo, nella nostra società si verifica sempre più su vasta scala - fin dall'adolescenza - il drammatico problema della perdita del senso del pudore e della moralità. È una realtà dolorosa; tuttavia, si può constatare che il Signore sa trarre il bene anche dal male, anche dalla "gioventù bruciata". Vi sono, infatti, molte persone che sono prese dal Signore come di peso - si potrebbe dire allo "stato grezzo" - e rese gradualmente consapevoli della loro vocazione e idonee a viverla. Vi sono pure persone, giovani o non più giovani, che vengono dal Signore semplicemente affidate e caricate sulle spalle di una comunità, perché siano amorevolmente portate e così salvate. Questo può sembrare strano e sconcertante, ma, in realtà, proprio così si manifesta l'assoluta libertà e gratuità di Dio nel distribuire i suoi doni. Non per merito, ma per misericordia.

Nel discernimento della vocazione occorre perciò anzitutto individuare i segni della volontà di Dio su chi bussa al monastero con il desiderio di esservi accolto. Di solito chi è veramente chiamato alla vita monastica si sente sempre più fuori posto nel mondo e prova un'attrattiva segreta e irresistibile verso i luoghi del silenzio e della preghiera, spinto dal desiderio di dare la propria vita a Dio per tutti, di tutti facendosi carico con un amore senza frontiere. Segno di non autenticità nella ricerca vocazionale, o almeno di non chiara consapevolezza, è l'eccessiva preoccupazione di sé, il desiderio ansioso di "realizzarsi", di "riuscire", di "trovarsi bene", di non perdere la propria personalità, di mantenere i contatti con i parenti e gli amici.

Naturalmente, al suo sbocciare, nessuna vocazione è matura, ma ci devono almeno essere dei presupposti che garantiscano un serio cammino di maturazione. L'attrazione verso la quiete del monastero, verso la preghiera e il raccoglimento, pur essendo un segno altamente positivo, non è ancora criterio sufficiente per decidere dell'autenticità di una vocazione. Occorrono insieme altri elementi irrinunciabili, quali lo spirito di fede, che si dimostra in pratica in una buona disposizione all'ascolto, all'umiltà, all'obbedienza, alla condivisione, alla comunione fraterna, al servizio e al sacrificio. Il tempo del noviziato serve proprio a far sì che le "buone disposizioni" possano radicarsi e diventare "mentalità nuova".

È un vero travaglio di nascita che necessita di essere sostenuto da una intensa vita di preghiera, da un reale distacco dal mondo e da se stessi (conversione dall'io a Dio), da una totale e fiduciosa consegna di sé a Dio per mezzo dell'abate/abbadessa e del maestro/a dei novizi, con una sincera apertura d'animo per una continua verifica. Non meno importante per la crescita e il buon sviluppo della vocazione è il pieno inserimento nella comunità monastica, fino a sentirsene membro vivo, provandone stima e affetto e sapendone accettare i limiti senza scandalizzarsi, senza presumere di giudicare e senza pretendere più di quel che essa può dare.

In tal modo si evitano le incomprensioni, le intolleranze e le scontentezze che ostacolano il cammino, e cresce, invece, un amore veramente oblativo. I momenti di crisi, soprattutto agli inizi, sono inevitabili, anzi, necessari e salutari, se però vissuti senza isolarsi e senza cedere all'impazienza e allo sconforto. È proprio segno di grazia divina mantenersi in una profonda pace interiore anche nei momenti di difficoltà e di tentazione. Ci sono persone particolarmente vulnerabili, persino segnate da una componente depressiva, che, integrando questi aspetti con l'impegno ascetico e l'umile consegna di sé, riescono a fare un bel cammino monastico, giungendo non raramente a un alto livello di santità e di esperienza mistica.

Il cammino della santità è davvero possibile a tutti, se lo si intende come una continua conversione, un lasciarsi trasformare dall'azione dello Spirito Santo. Non sarà allora superfluo sottolineare che occorre imparare ad accettare le malattie, le debolezze, le difficoltà nostre e altrui come situazioni "normali" della vita, anzi, come realtà che fanno parte integrante della vocazione:  non la disturbano, non la impediscono, anzi, ci rivestono di virtù e possono persino diventare un vero e proprio punto-forza per sorprendenti progressi spirituali.



(©L'Osservatore Romano - 20 novembre 2010)



 vi invitiamo anche a sfogliare questi link:

Comunità, Monasteri ed Ordini Religiosi

http://vocazione-religiosa.blogspot.com/








Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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