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Liberté, Égalité, Fraternité: vera libertà? un mito da confutare

Ultimo Aggiornamento: 17/07/2016 16:22
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Sesso: Femminile
18/12/2009 23:30
 
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Amici.....con una scorrevole e piacevole ricostruzione dei fatti storici....ci sono centinaia di fatti che NON SI CONOSCONO E CHE NON VENGONO INSEGNATI, ma che esistono... giustamente la storia NON LA SI PUO' cancellare, ma la storia della Chiesa NON è fatta solo di Crociate ed Inquisizione, quella storia la conoscono TUTTI e la conoscono fin anche nei TERMINI PIU' DISTORTI....si inseriscono FONTI DI PARTE, senza voler approfondire altre fonti.....

Così come nella e della Rivoluzione Francese, si ineggia al celebre motto: LIBERTA', FRATERNITA' E UGUGLIANZA.......questo motto venne negato a MIGLIAIA DI CATTOLICI che furono invece perseguitati e UCCISI al grido di quello slogan....di 10mila del Clero Francese, durante l'ondata contro la Chiesa, non si hanno più notizia, ma la propaganda anti-cattolica ha sempre insegnato che abbandonarono la Chiesa VOLONTARIAMENTE....in verità furono sepolti IN FOSSE COMUNI.....vennero chiusi i Monasteri, le monache furono OBBLIGATE  a fare ritorno a casa propria, chi si ribellava veniva condotto alla ghigliottina....

e mentre si massacravano i CATTOLICI si gridava: per i NON cattolici:
Liberté, Égalité, Fraternité

Ma chi vuoi che, da anti-cattolico, vada ad insegnare questi fatti?

leggiamo e meditiamo....E DIVULGHIAMO

" Papa san Pio V (quello della Battaglia di Lepanto), quando era ancora un semplice frate domenicano, aveva legato amicizia con un Ebreo onesto e molto facoltoso dal nome di ELIA CIRCASSO, il quale divenne Rabbino della Sinagoga di Roma. I due erano diventati amici e si rispettavano, pur vivendo ognuno la propria fede. Elia in un contesto del tutto sereno, decise di ricevere il Battesimo, ma esprimeva il desiderio di restare nella Sinagoga, e lo voleva proprio attraverso il frate che prima di diventare Papa con il nome di Pio V si chiamava Michele Ghilsieri.

Ma Elia si prestava titubante nei confronti della sua comunità dell'Urbe, e diplomaticamente promise che: < Ebbene, quando ti faranno Papa, mi battezzerai tu in privato, così senza dover chiedere il permesso a nessuno! > pensando che un frate così semplice ed umile quale era, mai sarebbe diventato Papa.... Ghigno

Ma la Provvidenza, i cui Disegni non sempre ci appaiono chiari, provvide diversamente e l'umile frate divenne Papa Pio V. Ma dalla scherzosa battuta, Elia si sentì invece indubbiamente legato.

Il vecchio Elia andò a rendergli omaggio dopo la sua elezione ed in nome della vecchia amicizia che li teneva legati. Papa Pio V lo tirò in disparte e gli disse: < Sai ho pensato di darti il mio nome, Michele, che essendo poi lo stesso nome dell'Arcangelo protettore del tuo popolo, ci terrà ancora uniti in amicizia, ti va? >

Elia fu pieno di commozione ed accettò. E il Battesimo avvenne in S.Pietro per mano dello stesso Pio V. Elia portò anche i suoi figli i quali furono battezzati e poichè non tutti avevano un cognome all'epoca, e su richiesta dello stesso Elia, papa Pio V gli dette il suo cognome, GHILSIERI. "


(Quinto Centenario della nascita di s.Pio V Antonio (Fr.Michele) Ghilsieri, domenicano in Bosco Marengo (Al) 1504-2004 " A cominciare dalle storielle poco conosciute" - Bollettino Dominicus -marzo-aprile 2004 Redazione: Fr.G.Barzaghi C.C.P. 16056244 -L.go Bellotti 1 Bergamo)


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Questa storia ci riporta alla mente un altra legata ad un altro Rabbino di Roma amico di Pio XII....

Chi era Eugenio Zolli? Rabbino capo di Roma dalla fine del 1938, sei anni dopo - nel primo autunno dopo la liberazione di Roma dall'occupazione tedesca - si convertì al cattolicesimo, e il 13 febbraio 1945 fu battezzato con il nome di Eugenio, quello del papa allora regnante (Pio XII, Eugenio Pacelli).

L'episodio fu clamoroso: esecrata dagli ebrei, la figura di Zolli divenne in qualche modo un simbolo controverso e polemico, certamente non per sua volontà, anche per gli eventi tragici che avevano colpito la comunità ebraica romana. Polemiche rinfocolate dall'autobiografia di Zolli, che uscì nel 1954 negli Stati Uniti, in un periodo in cui numerose erano le conversioni di protestanti ed ebrei alla Chiesa cattolica.

Qui l'anno prima era stato invitato per una serie di conferenze bibliche, con evidenti intenzioni apologetiche. In questo contesto uscì, con l'autorevole prefazione del delegato apostolico a Washington Amleto Giovanni Cicognani, il suo lungo e sofferto racconto autobiografico, intitolato Before the dawn, mai pubblicato in Italia, e che esattamente mezzo secolo dopo, con lo stesso titolo (Prima dell'alba, San Paolo, 284 pagine, 16 euro), è finalmente da oggi in libreria.

L'interesse per la controversa figura del rabbino convertito si è ogni tanto riacceso, soprattutto per strumentali polemiche. Generalmente rimosso in ambito ebraico, Zolli quasi scomparve anche tra i cattolici dopo gli anni del concilio Vaticano II e durante la stagione del dialogo con l'ebraismo, evidentemente perché la complessa figura del convertito imbarazzava. Ma proprio il recente intensificarsi delle relazioni tra cattolici ed ebrei ha posto le premesse per un interesse nuovo nei confronti di Israel Zoller (questo il suo nome originario). Sintomatico fu così tre anni fa il successo in Francia di un libretto, appassionato quanto modesto, di un'ebrea divenuta cattolica: tradotto nel 2002 in italiano, con un titolo per la verità infelice (Judith Cabaud, Il rabbino che si arrese a Cristo, San Paolo), il racconto della vita di Zolli ha venduto moltissimo nonostante il silenzio della grande stampa.

Solo ora però, grazie a questo bellissimo libro, la figura del rabbino divenuto cattolico - al di là di ingiuste polemiche da parte ebraica e di devote enfasi da parte cristiana - si delinea nella sua affascinante (e dolorosa) complessità per essere restituita alla storia. Fin dal recupero del testo originale italiano, finora inedito, e che è stato curato molto bene sul dattiloscritto originale da Alberto Latorre, con due brevi scritti del nipote di Zolli, Enrico de Bernart, che si sofferma soprattutto su due punti scottanti del racconto: il comportamento del nonno durante i tragici mesi dell'occupazione nazista e il rapporto del rabbino divenuto cattolico con Pio XII.

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Non andrebbero ignorate, da noi che ci diciamo CATTOLICI, queste "coincidenze" ossia:
l'amicizia spesso nata tra un Pontefice ed un Rabbino....fino al CONGIUNGIMENTO DELLA FEDE NEL MEDESIMO MESSIA....
e questo accadeva prima del Concilio, periodo al quale si attribuiscono alla Chiesa enormi mostruosità, occultando la LUCE
....


 Faccio notare la grandissima sensibilità di san Pio V

< Sai ho pensato di darti il mio nome, Michele, che essendo poi lo stesso nome dell'Arcangelo protettore del tuo popolo, ci terrà ancora uniti in amicizia, ti va? >

Che brutto questo oscurantismo papista del Medioevo...eh!


dall'O.R. uscito un anno fa, traggo questo passo:

Un gruppo di ebrei di Roma presentò al Papa i propri auguri per le feste natalizie del 1938 con queste parole:  "Nella imminenza del Santo Natale, Beatissimo Padre, vogliate renderVi interprete di tutti i cuori che soffrono e di tutte le anime che trepidano, indirizzando a tutti, popoli e reggitori, l'autorevole parola di una Vostra Enciclica per ricordare l'amore, la carità, la fratellanza cristiana, il disarmo spirituale nell'angelicato saluto natalizio:  Gloria a Dio nel più altro dei Cieli, pace in terra agli uomini di buona volontà. E questo saluto, questa invocazione, questa preghiera sia la migliore strenna natalizia del 1938 per la Umanità tutta che in Voi si affida, Padre Santo. Prostrati ai Vostri piedi, questi voti umiliano i Figli Vostri d'Israele" (ibid., f. 72).

(©L'Osservatore Romano - 20 dicembre 2008)

faccio osservare le seguenti espressioni:

- Nella imminenza del Santo Natale, Beatissimo Padre, vogliate renderVi interprete di tutti i cuori che soffrono e di tutte le anime che trepidano

- per la Umanità tutta che in Voi si affida, Padre Santo

- Prostrati ai Vostri piedi, questi voti umiliano i Figli Vostri d'Israele


Mi appare di intuire che c'era più rispetto per il Pontefice in passato di quanto non lo sia oggi DOVE SIAMO TUTTI AMICI...se il concetto di AMICIZIA significa offuscamento DEI RUOLI e compromessi e compiacenze, ne facciamo a meno....Cristo infatti NON AVEVA AMICI...è LUI che dice: "VI HO CHIAMATO AMICI!" una amicizia SENZA Cristo è una amicizia destinata a fallire....




     

una data da ricordare:


I PRIMI FRUTTI DELLA LIBERTE', EGALITE' E FRATERNITE'....

la ghigliottina solo perchè erano Monache di Gesù Cristo!

17 Luglio - Beate Teresa di Sant'Agostino e compagne Carmelitane di Compiegne Vergini e martiri

"Avete udito che ci condannano per l’affetto che portiamo alla nostra santa Religione. Siano rese grazie a Colui che ci ha precedute sulla via della Croce! Che felicità e che consolazione poter morire per il nostro Dio!”.
Erano le sei di sera, quando, condannate a morte, perchè non vollero abiurare alla fede, con le mani legate dietro la schiena, salirono su due carrette per essere condotte alla ghigliottina. In mezzo alla folla che si assiepava ai margini delle vie, lungo il loro ultimo viaggio, cantarono Compieta, come in monastero al tramonto di ogni giornata. Tra lo stupore e il silenzio, la gente allibita e muta, sentì innalzarsi con voce dolcissima l’inno Te lucis ante terminum, quindi il salmo Miserere, il Te Deum, la Salve Regina, come se quelle andassero a una festa lungamente attesa.
Ai piedi del palco, la Priora chiese di morire per ultima, per assistere le sue “figlie” come una vera madre, come in un “atto di comunità”. Nelle sue mani, le monache, una per una, rinnovarono i voti e baciarono una immagine della Madonna che erano riuscite a portare fin là. A quel punto, Madre Teresa intonò il Veni Creator, mentre la più giovane, che aveva avuto tanta paura, saliva per prima al patibolo.
Mentre continuava a cantare l’inno allo Spirito di Cristo e il canto si faceva sempre più flebile, le loro teste cadevano una per una sotto la lama. Ultima salì la Priora… Sulla piazza, nel caldo sole di luglio, tra l’odore del sangue, era sceso un silenzio solenne mai visto, come se il Ciclo davvero visibilmente si fosse squarciato. Uno dei commissari di polizia, vedendole morire, disse loro: “II popolo non ha bisogno di serve!”. La monaca più fiera, rispose:
"Ma ha bisogno di martiri, e questo è un servizio che noi ci possiamo assumere”. E un’altra tra le più giovani: “Noi cadiamo soltanto in Dio”.




[Modificato da Caterina63 17/07/2016 16:22]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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