Ve ne sarebbero anche altre di offese che si possono purtroppo fare alla Bibbia:
quella di togliere alcune parti importanti del canone,
quella di scegliere nel canone rimasto, solo alcune parti come il NT scartando il VT.
Oppure quella di scegliere solo alcuni brani della Bibbia come misura delle proprie conclusioni che il più delle volte cozzano con le conclusioni deducibili da altri brani.
O ancora quella di considerare solo letterale quello che invece ha anche un senso spirituale o viceversa considerare solo allegorico quello che ha anche un significato storico e reale.
Oppure quello di non ammettere che il linguaggio usato è rapportato alle concezioni del tempo in cui furono scritti i vari libri.
Ma la lista si potrebbe allungare di molto.
Il rischio di fare errori di valutazione riguardo alla Bibbia si può allontanare appunto leggendola con umiltà, armandosi di tanta pazienza, chiedendo l’aiuto allo Spirito Santo di illuminarci riguardo alla Parola che "cresce insieme con chi legge" ma anche di servirsi, come è stato già detto di quel prezioso tesoro di conoscenza che costituisce il deposito della fede la quale si è andato costituendo nel tempo, con tutto quello che lo Spirito si è degnato di comunicare ai tanti santi credenti delle epoche che ci hanno preceduto.
Tanto per restare nell’esempio proposto nel topic, abbiamo una chiara evidenza che quei "giorni" secondo Dio, non sono la stessa cosa dei "giorni" computati dall’uomo.
Noi riusciamo a concepire solo giorni di 24 ore, determinati dal ciclo solare. Il "giorno di Dio" ha certamente un altro parametro visto che si svolgeva prima ancora che il sistema solare venisse all’esistenza.
E allora in questo caso dovremmo parlare di ere, di cui è impossibile stabilire la lunghezza in anni solari non avendo nella Bibbia una indicazione circa la lunghezza dei "giorni" computati da Dio.
Quando la Bibbia dice che un giorno è come mille anni, non è detto che si tratti di mille anni "solari" ma semplicemente che si tratta di una imprecisata moltitudine di anni e quindi permane l’impossibilità di calcolare realmente il tempo di Dio.
Una analoga considerazione potremmo fare riguardo alla creazione delle singole specie vegetali o animali e dell’uomo.
Quell’atto della creazione di Adamo può non essere avvenuto in un attimo ma nel lungo corso di quel "sesto giorno". Rimanendo sempre ancorati fermamente alla Scrittura per non farcela a "nostra immagine", possiamo anche ammettere pur senza affermarlo con certezza, che l’uomo abbia avuto una lenta formazione, partendo dagli elementi della terra, come ci attesta la Genesi fino ad arrivare allo stadio finale in cui l’uomo ha raggiunto la consapevolezza di poter decidere liberamente con l’uso della propria ragione.
Quello però che maggiormente è importante resta il fatto che l’uomo non si è fatto né da solo, né per caso.
Ma è invece una creatura fatta da Dio.
E’ questo che invece la teoria della evoluzione non si preoccupa di ammettere, ma si preoccupa piuttosto di offuscare se non addirittura di negare.
Dal punto di vista della fede non è determinante sapere quanto tempo Dio abbia realmente voluto dedicare alla creazione e come abbia impostato un eventuale sviluppo di essa. Quello che importa è appunto il fatto che la creazione è un atto di Dio, una atto dell’amore di Dio e non di una evoluzione cieca in cui gli elementi si sono per puro caso aggregati formando le cose che vediamo.
Quindi la Genesi, come di qualunque altro libro della Bibbia, non può essere scartata né completamente né parzialmente. Deve essere solo compresa, facendo ricorso a tutte le conoscenze passate e presenti e alla luce della fede della Chiesa che ci permette di non andare fuori strada, e di cogliere in profondità il messaggio essenziale che a noi è richiesto di fare nostro e di approfondire ancora di più per quanto ci è dato.
Con affetto