Come parlare di una realtà senza neanche volerla chiamare con il nome con cui essa si autodefinisce?
La Pace di Cristo!
Carissima Caterina, quando dici certe cose vorrei davvero incontrarti e parlarti faccia a faccia, perchè mi rendo conto che ognuno di questi messaggi, quando chiarisce un punto tende poi a renderne dubbio un altro... Io credo che la tua formazione pastorale e, come dire, magisteriale, non riesce a valutare quanto stiamo parlando nella giusta ottica, ma prima di parlare di questo devo rivolgermi a due altre persone: Raptor ed Iyvan.
Caro Iyvan, grazie, perchè sembri in questo forum l'unico che riesce a non travisare quanto dico, e mi rendo conto che è difficile, dato la complessità dell'argomento. Quindi ancora grazie, mi fai capire che riesco a parlare italiano e non a scrivere solo per me stesso.
Per Raptor; mi dispiace, ma io non mettevo la consensualità alla base del concetto di Reato. Reato, nell'attuale accezione giuridica è un atto che lede i diritti di un individuo o della società in materie importanti recando un danno consistente e perdurante o cronico. In questa accezzione è chiaro che rientra la pedofilia, laddove un minore non può mai dirsi conseziente, perchè, lo sappiamo, il nostro diritto non gli riconosce la possibilità di esercitare i suoi diritti giuridici, ed inoltre un atto sessuale in tenera età può causare gravi disturbi psichici e comportamentali nel cammino di crescita.
Così lo spaccio di droghe; è chiaramente un reato perchè finalizzato ad attività per delinquere, perchè le droghe sono veleni e dunque recano danno, a volte cronico o mortale, a chi ne fa uso.
Idem eutanasia, perchè vuol dire uccidere una vita.
Idem ancora l'aborto che, continuo a sottolineare, seppur è depenalizzato, resta nel nostro ordinamento comunque un reato.
Ma l'omosessualità, come puoi ben capire non rientra nei canoni suddetti: non lede il diritto degli individui che la praticano (inquanto sono consezienti a praticarla), non reca un danno considerevole e perdurante o cronico... come potresti farla entrare nell'accezione di reato?
La differenza tra il concetto giuridico di reato e quello religioso di peccato è che uno può avere risvolti solo nella sfera dell'aldiqua. L'altro tocca l'aldilà.
E' per questo che ritengo che uno stato, che deve e del resto può solo guardare al bene terreno dei suoi concittadini (e questo è chiaro anche per la Chiesa sin dai tempi di Bonifacio VIII) non può considerare reato tutto ciò che per la Chiesa è peccato... altrimenti dovrebbe essere un reato, restando nella sfera sessuale, anche il masturbarsi, avere un rapporto che non sia strettamente genitale tra i coniugi... ma comprendi l'assurdità di ciò, vero?
Ma ora voglio ritornare alla mia cara Caterina.
Quando citavo Ratzinger mi riferivo ad un principio generale da lui indicato ai politici cattolici, e cioè quello, laddove non si possa far passare l'orientamento morale cattolico, di scegliere il minor male. La considerazione poi che per gli stati sia un minor male il riconoscimento della coppia omosessuale è tutta mia, e non avevo certo intenzione di metterla in bocca al nostro caro bacchettone del sant'Uffizio.
Per quanto riguarda la bibbia e gli omosessuali... ritorno a quello che ti dicevo prima; mi dispiace che la tua preparazione biblica sia strettamente pastorale e non anche scientifica.
Se infatti includesse questa sfera, per primo non potresti parlare di situazione omosessuale nella bibbia inquanto di "situazione omosessuale" come profonda attrazione affettiva e sessuale esclusiva o quasi verso persone dello stesso sesso è un'acquisizione del nostro secolo, della psicologia e della sociologia del '900.
Prima di allora si riteneva, e abbiamo un sacco di testi patristici e giuridici a confermarlo, che chi praticava atti omosessuali fossero eterosessuali che avessero abbandonato le loro naturali inclinazioni per seguire la loro perversione...
Dunque, quando Paolo e l'antico testamento condannano l'Omosessualità non dobbiamo pensare a coloro che oggi si definiscono "Gay", ma a eterosessuali che vanno a letto anche con persone del loro stesso sesso, così per gioco e senza legami affettivi.
L'antico testamento conosceva infatti i prostituti sacri dei templi di Baal che non erano omosessuali ma facevano sesso omosessuale per soldi.
Paolo conosce la situazione del mondo greco, dove i nobili prendevano in casa fanciulli imberbi per far sesso con loro (per la loro situaizione quasi femminile essendo impuberi) e quella degli "effemminati" che gli eserciti si portavano dietro per giochi volgari, anche con risvolti sessuali.
Sono queste situazioni scandalose che la Scrittura ha di fronte e di cui parla, cara Caterina, ed io sono pronto a dare ragione alla Scrittura che tali situazioni sono e restano peccaminose senz'altro.
Ma la Scrittura non conosceva gli omosessuali, ma solo atti omosessuali compiuti da etero.
E comunque, ricordo una cosa, che i passi che alludono all'omosessualità, sono solo 6 in tutta la scrittura, di cui 5 riferentisi a quella maschile (perchè era quella a fare scandalo in una società patriarcale) e solo 1, in Paolo, che condanna anche quella femminile.
Poi Caterina, omosessualità e sodomia non per forza coincidono... so che sono argomenti un po' scabrosi, ma hai mai sentito parlare di reciproca masturbazione e rapporti orali? Ci sono coppie che si soddisfano così... e sai, la scrittura esplicitamente condanna solo la sodomia e non questi altri atti. Mai la parola masturbazione appare nella scrittura, sebbene il greco possedesse almeno cinque parole differenti per esprimerne il concetto, che del resto non mancava neanche all'ebraico.
Con quanto detto non voglio trarre conclusioni pro o contro l'omosessualità... voglio solo che i criteri di scientificità nello studio della Sacra Scrittura siano rispettati e che non si confonda Interpretazione e Testo in quanto è la prima a dipendere dal secondo e non il contrario, e cioè è il Magistero che va letto alla luce della Rivelazione e non la Rivelazione alla luce del Magistero.
(Nota bene, visto che quest'inciso starà già facendo ribollire il sangue di molti cattolici pensandolo vicino alla Riforma, vorrei solo far notare che è invece un principio ermeneutico espresso dai Padri Conciliari del Vaticano II e che l'attuale pontefice ha ripreso più volte nei suoi discorsi)
Cara Caterina, non ti verrò a dire che Cristo è morto perchè gli omosessuali possano essere riconosciuti come coppia, ma che lo ha fatto per il suo amore e per la sete di giustizia. Forse sul come mettere in pratica amore e giustizia abbiamo qualche divergenza, e me ne rendo benissimamente conto.
Tra Diritto naturale e Norma morale, cara Caterina, esiste uno iato (anche se tale distanza non è contrapposizione!) inquanto il primo richiede il minimo necessario, la seconda il massimo sforzo.
Ma uno Stato ai suoi cittadini può solo richiedere il primo, sarà la fede, nel cuore di chi crede, a richiedere il secondo.
Concludo con la provocazione con cui ho iniziato. Il problema dell'omosessualità non è solo quello di coloro che lo vivono male e cercano di uscirne fuori, come tu dici con infelice espressione (e che devono, uscire dal tunnel della droga o uscir fuori da un coma?).
Molti omosessuali oggi si rileggono sotto il nome di gay e non possiamo far finta di niente. Esiste oggi un movimento che non vuole sentirsi ghettizzato o vivere in modo nascosto questo problema, se così si può dire, ma vuole viverlo con serenità e facendo sapere al mondo che è omosessuale e vive bene anche così, e cioè che è gay!
Per quanto riguarda l'orgoglio, pensi che un cristiano possa essere orgoglioso solo della Croce. E' naturale che lo sia in primis; ma io sono orgoglioso anche di essere italiano, e sono orgoglioso della mia Città, della mia famiglia, delle mie amicizie, immagino che tu sia orgogliosa di tua figlia, di tuo marito, io sono anche orgoglioso di quando riesco a non combinare danni. Perchè un cristiano non può essere orgoglioso di essere gay, e cioè di esser riuscito ad accettare la realtà di essere omosessuale e non vivere più questa situazione come un marchio di infamità? Io cara Caterina, conosco alcuni ragazzi Gay che sono ferventi cristiani e vivono in castità ma che collaborano con il Coordimanemto dei Cristiani Gay in in Italia, e ti posso assicurare che per loro dire gay non è un insulto.
Cristo è Risorto!
Ireneo