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19 Marzo Festa di San Giuseppe, Sposo Casto di Maria Santissima e Custode della Santa Chiesa

Ultimo Aggiornamento: 19/03/2015 16:46
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Festa di S. Giuseppe: Card. Bagnasco assisterà a S. Messa tridentina a Genova



.
SABATO 19 MARZO 2011
Festività di San Giuseppe
ore 16:00
.
Santa Messa
secondo la forma Straordinaria del Rito Romano
.
presso L'Abbazia di Santo Stefano
piazza di Santo Stefano
(sopra via XX Settembre)
GENOVA
.
assisterà al Sacro Rito
S.Em.za Rev.ma
il Cardinale Arcivescovo
Angelo Bagnasco


[Modificato da Caterina63 17/03/2011 16:24]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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DECRETO DI S. S. IL PAPA PIO IX
proclamante S. Giuseppe
PATRONO DELLA CHIESA CATTOLICA


All'Urbe e all'Orbe.

Nella stessa maniera che Dio aveva costituito quel Giuseppe, procreato dal patriarca Giacobbe, soprintendente a tutta la terra d'Egitto, per serbare i frumenti al popolo, così, imminendo la pienezza dei tempi, essendo per mandare sulla terra il suo Figlio Unigenito Salvatore del mondo, scelse un altro Giuseppe, di cui quello era figura, e lo fece Signore e Principe della casa e possessione sua e lo elesse Custode dei precipui suoi tesori.

Di fatto, egli ebbe in sua sposa l'Immacolata Vergine Maria, dalla quale nacque di Spirito Santo il Signor Nostro Gesù Cristo che presso gli uomini degnossi di essere riputato figlio di Giuseppe, e gli fu soggetto. E Quegli, che tanti re e profeti bramarono vedere, Giuseppe non solo Lo vide, ma con Lui ha dimorato e con paterno affetto L'ha abbracciato e baciato; e per di più ha nutrito accuratissimamente Colui che il popolo fedele avrebbe mangiato come pane disceso dal cielo, per conseguire la vita eterna. Per questa sublime dignità, che Dio conferì a questo fedelissimo suo Servo, la Chiesa ebbe sempre in sommo onore e lodi il Beatissimo Giuseppe, dopo la Vergine Madre di Dio, sua sposa, e il suo intervento implorò nei momenti difficili.

Ora, poiché in questi tempi tristissimi la stessa Chiesa, da ogni parte attaccata da nemici, è talmente oppressa dai più gravi mali, che uomini empi pensarono avere finalmente le porte dell'inferno prevalso contro di lei, perciò i Venerabili Eccellentissimi Vescovi dell'universo Orbe Cattolico inoltrarono al Sommo Pontefice le loro suppliche e quelle dei fedeli alla loro cura commessi chiedendo che si degnasse di costituire San Giuseppe Patrono della Chiesa Cattolica. Avendo poi nel Sacro Ecumenico Concilio Vaticano più insistentemente rinnovato le loro domande e i loro voti, il Santissimo Signor Nostro Pio Papa IX, costernato per la recentissima e luttuosa condizione di cose, per affidare Sè e i fedeli tutti al potentissimo patrocinio del Santo Patriarca Giuseppe, volle soddisfare i voti degli Eccellentissimi Vescovi e solennemente lo dichiarò Patrono della Chiesa Cattolica, ingiungendo che la sua festa, cadente nel 19 di marzo, per l'avanti fosse celebrata con rito doppio di prima classe, senza ottava pero, a motivo della Quaresima.

Egli stesso inoltre ha disposto che tale dichiarazione, a mezzo del presente Decreto della Sacra Congregazione dei Riti *), fosse resa di pubblica ragione in questo giorno sacro all'Immacolata Vergine Madre di Dio e Sposa del castissimo Giuseppe.

Non ostante qualsivoglia cosa in contrario.

Il dì 8 dicembre 1870.

Card. PATRIZI
Prefetto della S. C. dei RR.
Vescovo di Ostia e Velletri.


DOMENICO BARTOLINI
Segretario della S. C. dei RR.

**************************************************************

*) Quando si pensi in quali tragiche circostanze fu pubblicato questo Decreto, all'indomani cioè della presa di Roma, si comprenderà facilmente, non solo l'importanza di questa proclamazione ma altresì perché essa sia stata promulgata a mezzo di un Decreto della S. Congr. dei Riti. anziché con Bolla o Lettera Papale, per evitare cioè al Pontefice l'umiliazione e l'onta della revisione e controllo del Governo italiano, a cui allora si pretendeva venissero sottoposti gli Atti Pontifici.






**********************************************************


Dai "Discorsi" di san Bernardino da Siena, sacerdote
(Disc. 2 su san Giuseppe; Opera 7,16.27-30)
Il fedele nutrizio e custode

Regola generale di tutte le grazie singolari partecipate a una creatura ragionevole è che quando la condiscendenza divina sceglie qualcuno per una grazia singolare o per uno stato sublime, concede alla persona così scelta tutti i carismi che le sono necessari per il suo ufficio. Naturalmente essi portano anche onore al prescelto. Ecco quanto si è avverato soprattutto nel grande san Giuseppe, padre putativo del Signore Gesù Cristo e vero sposo della regina del mondo e signora degli angeli. Egli fu scelto dall'eterno Padre come fedele nutrizio e custode dei suoi principali tesori, il Figlio suo e la sua sposa, e assolse questo incarico con la più grande assiduità. Perciò il Signore gli dice: Servo buono e fedele, entra nella gioia del tuo Signore (cfr. Mt 25,21).

Se poni san Giuseppe dinanzi a tutta la Chiesa di Cristo, egli è l'uomo eletto e singolare, per mezzo del quale e sotto il quale Cristo fu introdotto nel mondo in modo ordinato e onesto. Se dunque tutta la santa Chiesa è debitrice alla Vergine Madre, perché fu stimata degna di ricevere Cristo per mezzo di lei, così in verità dopo di lei deve a Giuseppe una speciale riconoscenza e riverenza.
Infatti egli segna la conclusione dell'Antico Testamento e in lui i grandi patriarchi e i profeti conseguono il frutto promesso. Invero egli solo poté godere della presenza fisica di colui che la divina condiscendenza aveva loro promesso.

Certamente Cristo non gli ha negato in cielo quella familiarità, quella riverenza e quell'altissima dignità che gli ha mostrato mentre viveva fra gli uomini, come figlio a suo padre, ma anzi l'ha portata al massimo della perfezione.
Perciò non senza motivo il Signore soggiunge: "Entra nella gioia del tuo Signore". Sebbene sia la gioia della beatitudine eterna che entra nel cuore dell'uomo, il Signore ha preferito dire: "Entra nella gioia", per insinuare misticamente che quella gioia non solo è dentro di lui, ma lo circonda ed assorbe da ogni parte e lo sommerge come un abisso infinito.
Ricòrdati dunque di noi, o beato Giuseppe, ed intercedi presso il tuo Figlio putativo con la tua potente preghiera; ma rendici anche propizia la beatissimo Vergine tua sposa, che è Madre di colui che con il Padre e lo Spirito Santo vive e regna nei secoli infiniti. Amen.


****************************************************




La Preghiera ufficiale della Chiesa

A te, o beato Giuseppe


A te, o beato Giuseppe,
stretti dalla sofferenza,
ricorriamo,
e fiduciosi invochiamo
la tua protezione,
insieme a quella della tua
santissima Sposa.
Per quel sacro
vincolo di carità
che ti strinse
all’Immacolata Vergine
Madre di Dio,
e per l’amore paterno
che portasti al fanciullo Gesù,
riguarda,
Te ne preghiamo,
con occhio clemente,
la cara eredità
che Gesù acquistò
col Suo Sangue
e con il tuo potere ed aiuto
assistici nei nostri bisogni.

Proteggi, o custode
della Divina famiglia,
l’ eletta prole del tuo Gesù;
allontana da noi
o amatissimo padre,
gli errori ed i vizi
che corrompono il mondo,
assistici propizio dal cielo
in questa lotta con il male,
o nostro forte difensore;
e come salvasti dalla morte
il bambino Gesù,
così ora difendi la Santa Chiesa
da ogni insidia e
da ogni avversità,
e sostieni ciascuno di noi
affinchè con il tuo esempio
ed il tuo aiuto
possiamo onestamente vivere
devotamente morire
ed ottenere l’eterna betitudine
in cielo.

Amen.




E' prevista l'indulgenza parziale al fedele che devotamente recita questa Preghiera


  AUGURI DI BUON ONOMASTICO SANTO PADRE!


[Modificato da Caterina63 03/03/2015 12:27]
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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17/03/2010 18:31
 
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Il Sommo Pontefice metterà sotto la Custodia e Protezione di san Giuseppe la Lettera alla Chiesa d'Irlanda (ma che vale per tutti) per affrontare la grave crisi dei casi di pedofilia, lo ha annunciato lui stesso all'Udienza di stamani:

Il Papa firmerà il 19 marzo la sua lettera ai fedeli di Irlanda, nella quale affronterà la difficile situazione creatasi nella Chiesa di quel Paese per i casi di pedofilia avvenuti in passato all’interno di strutture ecclesiastiche.

E’ stato lo stesso Benedetto XVI ad annunciarlo oggi, rivolgendosi ai fedeli di lingua inglese presenti tra le 11mila persone che hanno preso parte all’udienza generale. “Come sapete – ha detto loro - negli ultimi mesi, la Chiesa in Irlanda è stata messa a dura prova dalla crisi degli abusi sui minori. Come segno della mia profonda preoccupazione ho scritto una lettera pastorale per affrontare questa situazione dolorosa. La firmerò nella solennità di San Giuseppe, custode della Sacra Famiglia e patrono della Chiesa universale, e la invierò subito dopo. Chiedo che la leggiate voi stessi, con cuore aperto e in uno spirito di fede. La mia speranza è che possa aiutare nel processo di pentimento, di guarigione e rinnovamento”.


                      Pope Benedict XVI (L) blesses faithful next to his personal secretary Georg Gaenswein during his weekly general audience on March 17, 2010 at St Peter's square at The Vatican. Pope Benedict XVI said the same day he was set to sign a pastoral letter to Ireland's Roman Catholics about the paedophile priest scandal that has rocked their country.
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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17/03/2010 21:03
 
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Tre giorni di preghiera sulla passione di Cristo e della Chiesa sotto la protezione di san Giuseppe


Dal 19 al 21 marzo presso la Pontificia Università Lateranense


ROMA, mercoledì, 17 marzo 2010 (ZENIT.org).- Inizierà questo venerdì, 19 marzo, alle 10.30 presso la Pontificia Università Lateranense (PUL) di Roma la seconda edizione di "In Memoriam Martyrum", iniziativa di tre giorni dedicata alla passione di Cristo e della Chiesa promossa dall'Opera di diritto pontificio "Aiuto alla Chiesa che Soffre" (ACS).

Visto che ci si trova nell'Anno Sacerdotale, l'edizione di quest'anno è dedicata in modo particolare alla memoria dei sacerdoti martiri.

"Quella per il ministero sacerdotale è un'attenzione che ACS ha da sempre, fin dalla fondazione dell'Opera avvenuta nel 1947", ha affermato il direttore del Segretariato Italiano, Massimo Ilardo.

"Focalizzando su questo la tre giorni 2010, vogliamo sostenere, incoraggiare, consolare i sacerdoti che tuttora, nelle molte zone del mondo dove la Chiesa è perseguitata, rimangono fedeli al Vangelo, senza sottrarsi a rischi che potrebbero richiedere loro anche il sacrificio della vita per Cristo", ha sottolineato.

A questo tema sarà dedicata la Mostra-filmato sulla figura di 12 sacerdoti martiri che verrà proiettato alla PUL nelle mattinate del 19 e del 20 marzo.

Il programma include anche la Via Crucis, che si terrà nella basilica di San Crisogono venerdì 19, e una Veglia di preghiera per i missionari martiri, organizzata dalla Diocesi di Roma nella Basilica di San Lorenzo fuori le Mura la sera di domenica 21 marzo.

Alla Veglia parteciperà anche ACS, rappresentata da monsignor Joseph Coutts, Vescovo di Faisalabad (Pakistan).

Il presule pakistano sarà tra gli ospiti della Conferenza "Il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani", che si svolgerà alla PUL alle 16.00 di sabato.

L'incontro sarà aperto da monsignor Rino Fisichella, rettore dell'Università, e vi parteciparanno monsignor Philip Najim, Procuratore per la Chiesa caldea presso la Santa Sede, e Jesús Colina, direttore dell'Agenzia ZENIT. Modererà monsignor Sante Babolin, presidente della Sezione italiana di "Aiuto alla Chiesa che Soffre".

Alle 16.00 di domenica verrà invece proiettato nell'Aula Paolo VI dell'Università il film "Jerzy Popieluszko", dedicato a questo sacerdote polacco.

Verrà introdotto dall'intervento del professor don Tone Presern, assistente ecclesiastico della Sezione italiana di ACS e docente della facoltà di Scienze della Comunicazione Sociale dell'Università Pontificia Salesiana.

Don Popieluszko venne ucciso nel 1984 dai Servizi segreti dopo essere stato rapito vicino la città di Toruń alla fine di un servizio pastorale nel quale aveva ribadito la propria opposizione al regime che allora governava la Polonia.

[Modificato da Caterina63 17/03/2010 21:04]
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18/03/2010 19:35
 
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Per la festa di san Giuseppe





Nella festa di san Giuseppe, onomastico del Papa, come ogni anno "L'Osservatore Romano", sicuro di interpretare tutti i suoi lettori, si unisce a quanti - e sono tantissimi, nella Chiesa cattolica e al di fuori dei suoi confini visibili - sono vicini con affetto e simpatia a Benedetto XVI, e a chi prega per lui l'unico Signore, come al giornale quotidianamente siamo soliti fare all'Angelus con le parole semplici e solenni dell'Oremus pro pontifice nostro.

Non è un caso che il nome di battesimo del Papa sia quello dell'uomo giusto e umile che custodì la piccola famiglia vissuta nel villaggio di Nazaret, del santo caro alla devozione cristiana che Pio IX volle proclamare patrono della Chiesa universale. Come ogni nome, anche quello di Benedetto XVI racchiude in sé un disegno provvidenziale, che esprime il senso di una testimonianza e di un servizio insostituibili alla Chiesa e alla famiglia umana.
 

g. m. v.







Un concerto con musiche di Haydn per l'onomastico del Papa

Sette adagi
per sette parole



In occasione della solennità di san Giuseppe, il 19 marzo nella Sala Clementina in Vaticano si tiene un concerto che vede in programma Le sette ultime parole di Cristo sulla croce di Joseph Haydn nella versione curata da José Peris Lacasa ed eseguita dal quartetto d'archi Henschel e dal mezzosoprano Susann Kelling.

L'opera musicale Le sette ultime parole di Cristo sulla croce, di Joseph Haydn, è una delle più rappresentative del secolo dei Lumi.

Più di duecento anni ci separano da quell'epoca e, nonostante questo, il suo messaggio spirituale e il suo potenziale espressivo conservano tutta la loro attualità e il loro potere di suggestione. La meravigliosa luce che emana da ciascuna di queste pagine si è mantenuta intatta grazie al genio creativo, alla ricchezza interiore e alla capacità di simbolismo poetico/musicale del maestro di Esterházy.

Sette movimenti lenti - otto se contiamo l'Introduzione - realizzati con una tale varietà di soluzioni nell'invenzione musicale, nei ritmi, nella dinamica, nelle tonalità, nella scelta dei temi, e in un quadro sonoro ed espressivo eccezionale, che si perde totalmente coscienza della successione di brani di aspetto e dimensione molto simili.

Ma soprattutto va segnalato il fattore essenziale che dà un valore assolutamente speciale a questo ciclo:  il clima espressivo è sempre di un'intensità e di un fervore immensamente emozionanti. Haydn così lo intendeva, quando egli stesso ci espose la sua idea:  "Ogni sonata, o ogni testo, è espresso con i soli mezzi della musica strumentale, in modo tale che esso susciterà necessariamente l'impressione più profonda nell'anima dell'ascoltatore, anche il meno avvertito". (Lettera dell'8 aprile 1787 al suo editore londinese William Forster).

Nel momento in cui ricevette questo speciale incarico, all'inizio del 1786, Haydn era già un maestro famoso, conosciuto in tutto il mondo musicale, ma subito si sentì affascinato dalla particolare difficoltà del progetto. Nella sua autobiografia, il canonico Maximilian Stadlér (1748-1833) ci spiega che si trovava in casa di Haydn quando ne arrivò la richiesta:  "Domandò anche a me che cosa ne pensassi. Risposi che la cosa migliore mi sembrava, per cominciare, l'adattare alle parole una melodia appropriata, e ripeterla poi con i soli strumenti. È quello che fece, ma ignoro se ne avesse anche lui avuto l'intenzione".


Nel 1801, al momento della pubblicazione da parte di Breitkopf & Härtel della versione vocale dell'opera, fu pubblicato un testo esplicativo e abbastanza plausibile, redatto da Georg August Griesinger (1769-1845), prossimo biografo di Haydn, nel quale ci vengono descritti il contesto e le circostanze di questa creazione, secondo le precise parole dell'autore:  "Circa quindici anni fa, un canonico di Cadice mi ha chiesto di comporre una musica strumentale sulle Sette Ultime Parole di Cristo in Croce. C'era allora l'usanza, nella cattedrale di Cadice, di eseguire ogni anno, durante la Quaresima, un oratorio il cui effetto era singolarmente rinforzato dalle circostanze seguenti. Muri, finestre e pilastri della chiesa erano rivestiti di tela nera; solo una grande lampada appesa al centro rompeva questa sacra oscurità.

A mezzogiorno si chiudevano tutte le porte, e allora cominciava la musica. Dopo un preludio appropriato, il vescovo saliva in cattedra, pronunciava una delle sette Parole e la commentava. Quindi discendeva dalla cattedra e si prosternava davanti all'altare. Questo intervallo di tempo era riempito dalla musica. Il vescovo saliva in cattedra e ne discendeva una seconda, una terza volta, e così via, e ogni volta l'orchestra interveniva alla fine del sermone. Io ho dovuto tenere conto, nella mia opera, di questa situazione. Il compito, che consisteva nel produrre una successione di sette Adagi, ciascuno della durata di circa dieci minuti, che mantenessero in raccoglimento gli ascoltatori, non era dei più facili".

Ci si è posto un dilemma fondamentale:  possiamo oggi cogliere pienamente il messaggio che Haydn ci vuole trasmettere con la sua musica, ignorando il contesto della sua gestazione e della sua funzione originaria? In altre parole:  come adattare a questo secolo ventunesimo un rituale così particolare, senza tradire il suo senso profondo e senza cadere in una riduzione estetica di un'opera eminentemente spirituale? Più di duecento anni sono passati dalla sua creazione, due secoli tra i più intensi e drammatici di tutta la storia dell'uomo.

Due secoli cruciali, che sono stati testimoni della dura lotta dell'uomo per una lenta e difficile conquista d'ideali di giustizia e libertà, tolleranza e solidarietà. Due secoli che, nonostante questo e l'enorme progresso scientifico e tecnologico, sono anche stati, e sono ancora oggi, testimoni di terribili atti di crudeltà e fanatismo, di barbarie e disumanità. Diceva Miguel de Cervantes, per bocca di Don Chisciotte, che "dove c'è musica non ci può essere del male". Ma possiamo, dopo Auschwitz, credere ancora nella capacità della musica e della bellezza di farci più sensibili e più umani? Certamente no, se riusciamo a cogliere e apprezzare soltanto la sua dimensione estetica. Senza dubbio sì, se siamo capaci di percepire pienamente anche la sua dimensione spirituale.







(©L'Osservatore Romano - 19 marzo 2010)




[Modificato da Caterina63 18/03/2010 19:39]
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20/03/2010 11:29
 
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Alle ore 18 di oggi 19.3.2010, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, ha avuto luogo un Concerto in onore del Santo Padre Benedetto XVI in occasione della Sua festa onomastica.

"Le sette ultime parole di Cristo sulla Croce", nuova versione della Passione di Joseph Haydn "alla maniera di Haydn", del compositore della Corte reale spagnola José Peris Lacasa, è stata eseguita dal quartetto d’archi Henschel Quartett e dal mezzosoprano Susanne Kelling.

[SM=g1740717]

Al termine dell’esecuzione musicale, il Papa ha rivolto agli artisti e a tutti i presenti il discorso che riportiamo di seguito:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Cari amici,

al termine di un ascolto così intenso e spiritualmente profondo, la cosa migliore sarebbe conservare il silenzio e prolungare la meditazione. Tuttavia, sono molto lieto di rivolgervi un saluto e ringraziare ciascuno di voi per la vostra presenza nel giorno della mia festa onomastica, in modo particolare quanti mi hanno offerto questo graditissimo dono. Esprimo la mia cordiale riconoscenza al Cardinale Tarcisio Bertone, mio Segretario di Stato, per le belle parole che mi ha indirizzato. Saluto con affetto gli altri Cardinali, il Cardinale Decano Sodano Presuli e Prelati presenti. Un grazie speciale va poi ai musicisti, a partire dal Maestro José Peris Lacasa, compositore strettamente legato alla Casa Reale Spagnola. A lui va il merito di aver elaborato una versione de Le sette ultime parole del nostro Redentore in croce di Franz Joseph Haydn che riprende quella per quartetto d’archi e quella in forma di oratorio, scritte dallo stesso Haydn. Mi congratulo poi con il Quartetto Henschel per la pregevole esecuzione, e con la Signora Susanne Kelling, che ha messo la sua voce straordinaria al servizio delle parole sante del Signore Gesù.

La scelta di quest’opera è stata davvero felice. Infatti, se da una parte, la sua bellezza austera è degna della solennità di san Giuseppe – di cui lo stesso insigne compositore portava il nome – dall’altra il suo contenuto è quanto mai adatto al tempo quaresimale, anzi, ci predispone a vivere il Mistero centrale della fede cristiana. Le sette ultime parole del nostro Redentore in croce è, infatti, un esempio tra i più sublimi, in campo musicale, di come si possano sposare l’arte e la fede. L’invenzione del musicista è tutta ispirata e quasi "diretta" dai testi evangelici, che culminano nelle parole pronunciate da Gesù crocifisso, prima di rendere l’ultimo respiro. Ma, oltre che dal testo, il compositore era vincolato anche da precise condizioni poste dai committenti, dettate dal particolare tipo di celebrazione in cui la musica sarebbe stata eseguita. Ed è proprio a partire da tali vincoli così stringenti che il genio creativo ha potuto manifestarsi in tutta la sua eccellenza: dovendo immaginare sette sonate di carattere drammatico e meditativo, Haydn punta sull’intensità, come scrisse egli stesso in una lettera del tempo dove dice: "Ogni sonata, o ogni testo, è espresso con i soli mezzi della musica strumentale, in modo tale che esso susciterà necessariamente l’impressione più profonda nell’anima dell’ascoltatore, anche il meno avvertito" (Lettera a W. Forster, 8 aprile 1787).

Vi è, in questo, qualcosa di simile al lavoro dello scultore, che deve costantemente misurarsi con la materia su cui opera – pensiamo al marmo della "Pietà" di Michelangelo –, e tuttavia riesce a far parlare quella materia, a far emergere una sintesi singolare e irripetibile di pensiero e di emozione, un’espressione artistica assolutamente originale ma che, al tempo stesso, è totalmente al servizio di quel preciso contenuto di fede, è come dominata da quell’avvenimento che rappresenta – nel nostro caso dalle sette parole e dal loro contesto.

C’è qui nascosta una legge universale dell’espressione artistica: il saper comunicare una bellezza, che è anche un bene e una verità, attraverso un mezzo sensibile – un dipinto, una musica, una scultura, un testo scritto, una danza, eccetera. A ben vedere, è la stessa legge che ha seguito Dio per comunicare a noi se stesso e il suo amore: si è incarnato nella nostra carne umana e ha realizzato il massimo capolavoro dell’intera creazione: "l’unico mediatore tra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù" – come scrive san Paolo (1Tm 2,5). Più è "dura" la materia, più sono stretti i vincoli dell’espressione, e maggiormente risalta il genio dell’artista. Così sulla "dura" croce Dio ha pronunciato in Cristo la Parola d’amore più bella e più vera, che è Gesù nel suo donarsi pieno e definitivo: è Lui l’ultima Parola di Dio, in senso non cronologico, ma qualitativo. E’ la Parola universale, assoluta, ma è stata pronunciata in quell’uomo concreto, in quel tempo e in quel luogo, in quell’"ora" – dice il Vangelo di Giovanni. Questo vincolarsi alla storia, alla carne, è segno per eccellenza di fedeltà, di un amore talmente libero da non avere paura di legarsi per sempre, di esprimere l’infinito nel finito, il tutto nel frammento. Questa legge, che è la legge dell’amore, è anche la legge dell’arte nelle sue espressioni più alte.

Cari amici, forse mi sono spinto un po’ oltre con questa riflessione, ma la colpa – o piuttosto forse il merito! – è di Franz Joseph Haydn. Ringraziamo il Signore per questi grandi geni artistici, che hanno saputo e voluto misurarsi con la sua Parola – Gesù Cristo – e con le sue parole – le sacre Scritture. Rinnovo il mio grazie a quanti hanno ideato e preparato questo omaggio: il Signore ricompensi ciascuno con larghezza.

Sehr herzlich danke ich nochmals allen, die diesen Abend ermöglicht haben. Mein besonderer Dank gilt dem Henschel Quartett und dem Mezzosopran Frau Susanne Kelling, die uns mit ihrer ausdrucksvollen Darbietung die Worte des Erlösers am Kreuz in musikalischer Form näher gebracht haben. Vielen lieben Dank!

Saludo muy cordialmente al Maestro José Peris Lacasa, autor de una lograda reelaboración de las Siete últimas Palabras de Cristo en Cruz, de Haydn, y que hoy hemos tenido el gusto de escuchar. Saludo también a los que han venido de España para esta ocasión. Muchas gracias

A tutti rinnovo un saluto cordiale con l’augurio di seguire Gesù da vicino, come la Vergine Maria, per vivere in profondità la Settimana Santa, e celebrare in verità la Pasqua ormai vicina. Con questa intenzione, imparto a voi e ai vostri cari la mia Benedizione.

[00378-01.01]
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INAUGURAZIONE DELLA FONTANA DI SAN GIUSEPPE NEI GIARDINI VATICANI


Questa mattina, nel Piazzale del Governatorato, il Santo Padre Benedetto XVI ha inaugurato la Fontana intitolata a San Giuseppe. Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa rivolge ai presenti prima di benedire la nuova fontana:



Signori Cardinali,
Venerati Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,
Illustri Signori e Signore!

E’ per me motivo di gioia inaugurare questa fontana nei Giardini Vaticani, in un contesto naturale di singolare bellezza. E’ un’opera che va ad incrementare il patrimonio artistico di questo incantevole spazio verde della Città del Vaticano, ricco di testimonianze storico-artistiche di varie epoche. Infatti, non solo i prati, i fiori, le piante, gli alberi, ma anche le torri, le casine, i tempietti, le fontane, le statue e le altre costruzioni fanno di questi Giardini un unicum affascinante. Essi sono stati per i miei Predecessori, e sono anche per me uno spazio vitale, un luogo che volentieri frequento per trascorrere un po’ di tempo in preghiera e in serena distensione.

Nel rivolgere a ciascuno di voi il mio cordiale saluto, desidero manifestare viva riconoscenza per questo dono, che mi avete offerto, dedicandolo a san Giuseppe. Grazie per questo delicato e cortese pensiero! E’ stata un'impresa impegnativa, che ha visto la collaborazione di molti. Ringrazio anzitutto il Signor Cardinale Giovanni Lajolo anche per le parole che mi ha rivolto e per l'interessante presentazione dei lavori svolti. Con lui ringrazio l’Arcivescovo Mons. Carlo Maria Viganò e il Vescovo Mons. Giorgio Corbellini, rispettivamente Segretario Generale e Vice-Segretario Generale del Governatorato. Esprimo vivo apprezzamento alla Direzione dei Servizi Tecnici, al progettista e allo scultore, ai consulenti e alle maestranze, con un pensiero speciale per i Coniugi Hintze e per il Signor Castrignano, di Londra, che hanno generosamente finanziato l'opera, come pure per le Suore del Monastero di San Giuseppe in Kyoto. Una parola di gratitudine alla Provincia di Trento, ai Comuni e alle Ditte trentine, per il loro contributo.

Questa fontana è intitolata a san Giuseppe, figura cara e vicina al cuore del Popolo di Dio e al mio cuore. I sei pannelli di bronzo che la impreziosiscono, evocano altrettanti momenti della sua vita. Desidero brevemente soffermarmi su questi. Il primo pannello rappresenta lo sposalizio tra Giuseppe e Maria; è un episodio che riveste grande importanza. Giuseppe era della stirpe reale di Davide e, in virtù del suo matrimonio con Maria, conferirà al Figlio della Vergine – al Figlio di Dio – il titolo legale di "figlio di Davide", adempiendo così le profezie. Lo sposalizio di Giuseppe e Maria è, perciò, un evento umano, ma determinante nella storia di salvezza dell’umanità, nella realizzazione delle promesse di Dio; ha perciò anche una connotazione soprannaturale, che i due protagonisti accettano con umiltà e fiducia.

Ben presto per Giuseppe arriva il momento della prova, una prova impegnativa per la sua fede. Promesso sposo di Maria, prima di andare a vivere con lei, ne scopre la misteriosa maternità e rimane turbato. L’evangelista Matteo sottolinea che, essendo giusto, non voleva ripudiarla, pertanto decise di licenziarla in segreto (cfr Mt 1,19). Ma in sogno – come è raffigurato nel secondo pannello - l’angelo gli fece comprendere che ciò che avveniva in Maria era opera dello Spirito Santo; e Giuseppe, fidandosi di Dio, acconsente e coopera al piano della salvezza. Certo, l’intervento divino nella sua vita non poteva non turbare il suo cuore. Affidarsi a Dio non significa vedere tutto chiaro secondo i nostri criteri, non significa realizzare ciò che noi abbiamo progettato; affidarsi a Dio vuol dire svuotarsi di sé, rinunciare a se stessi, perché solo chi accetta di perdersi per Dio può essere "giusto" come san Giuseppe, può conformare, cioè, la propria volontà a quella di Dio e così realizzarsi.

Il Vangelo, come sappiamo, non ha conservato alcuna parola di Giuseppe, il quale svolge la sua attività nel silenzio. E’ lo stile che lo caratterizza in tutta l’esistenza, sia prima di trovarsi di fronte al mistero dell’azione di Dio nella sua sposa, sia quando - consapevole di questo mistero – è accanto a Maria nella Natività - rappresentata nella terza formella. In quella santa notte, a Betlemme, con Maria e il Bambino, c’è Giuseppe, al quale il Padre Celeste ha affidato la cura quotidiana del suo Figlio sulla terra, una cura svolta nell’umiltà e nel silenzio.

Il quarto pannello riproduce la scena drammatica della Fuga in Egitto per sottrarsi alla violenza omicida di Erode. Giuseppe è costretto a lasciare la sua terra con la sua famiglia, in fretta: è un altro momento misterioso nella sua vita; un’altra prova in cui gli è richiesta piena fedeltà al disegno di Dio.

Poi, nei Vangeli, Giuseppe appare solo in un altro episodio, quando si reca a Gerusalemme e vive l’angoscia di smarrire il figlio Gesù. San Luca descrive l’affannosa ricerca e la meraviglia di ritrovarlo nel Tempio – come appare nella quinta formella -, ma ancor più lo stupore di sentire le misteriose parole: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?" (Lc 2,49). E’ questa duplice domanda del Figlio di Dio che ci aiuta a capire il mistero della paternità di Giuseppe. Ricordando ai propri genitori il primato di Colui che chiama "Padre mio", Gesù afferma il primato della volontà di Dio su ogni altra volontà, e rivela a Giuseppe la verità profonda del suo ruolo: anch’egli è chiamato ad essere discepolo di Gesù, dedicando l'esistenza al servizio del Figlio di Dio e della Vergine Madre, in obbedienza al Padre Celeste.

Il sesto pannello rappresenta il lavoro di Giuseppe nell’officina di Nazaret. Accanto a lui ha lavorato Gesù. Il Figlio di Dio è nascosto agli uomini e solo Maria e Giuseppe custodiscono il suo mistero e lo vivono ogni giorno: il Verbo incarnato cresce come uomo all’ombra dei suoi genitori, ma, nello stesso tempo, questi rimangono, a loro volta, nascosti in Cristo, nel suo mistero, vivendo la loro vocazione.

Cari fratelli e sorelle, questa bella fontana dedicata a san Giuseppe costituisce un simbolico richiamo ai valori della semplicità e dell’umiltà nel compiere quotidianamente la volontà di Dio, valori che hanno contraddistinto la vita silenziosa, ma preziosa del Custode del Redentore. Alla sua intercessione affido le attese della Chiesa e del mondo. Insieme alla Vergine Maria, sua sposa, egli guidi sempre il mio e il vostro cammino, affinché possiamo essere strumenti gioiosi di pace e di salvezza.

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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Giuseppe di Nazareth, un esempio da imitare


di don Marcello Stanzione*

ROMA, mercoledì, 17 marzo 2010 (ZENIT.org).- Il mese di marzo è considerato dalla devozione cattolica come il mese consacrato a san Giuseppe. Proprio in questi giorni è uscito nelle librerie per i tipi dell’editrice Segno di Udine il libro di Alfonso Giusti: “Giuseppe, l’uomo che Dio chiamò papà”.

San Giuseppe, essendo stato scelto da Dio per essere la sua immagine verso il suo Figlio unigenito, non è stato stabilito per nessuna funzione pubblica nella Chiesa di Dio, ma solamente per esprimere la sua purezza e la sua santità incomparabile che lo separa da ogni creatura visibile; da ciò deriva che egli è il patrono delle Anime nascoste e sconosciute.

Altra è la funzione di San Pietro sulla Chiesa; altre sono le operazioni di San Giuseppe. San Pietro è stabilito esteriormente per la gerarchia e la dottrina, ed influisce sui prelati e sui ministri della Chiesa. San Giuseppe, al contrario, che è un Santo nascosto e senza funzioni esteriori, è stabilito per comunicare interiormente la vita insigne che riceve dal Padre e che scorre poi da Gesù su di noi.

L’influenza di San Giuseppe è una partecipazione di quella di Dio Padre in suo Figlio, nel mentre che quella di San Pietro e degli altri Santi è una partecipazione della grazia di Gesù Cristo che scorre sugli uomini e si distribuisce in variegata misura nei suoi membri.

Quella di San Giuseppe è una partecipazione della fonte senza regola e senza misura che si effonde da Dio Padre in suo Figlio; e Dio Padre che ci ama dello stesso amore con cui egli ama questo unico Figlio, ci dona da attingere, da gustare, da assaporare in San Giuseppe la grazia e l’amore con cui egli ama questo stesso Figlio.

Negli altri Santi, è una particella ed una misura che Egli ci comunica; qui è senza limiti e senza misura, a causa di quello che è San Giuseppe, e per quello che Dio Padre pone in lui come nella sua immagine universale. Questo Santo è il patrono delle Anime insigni elevate alla purezza ed alla santità di Dio, quanto di quelle che sono intimamente unite a Gesù e alle quali comunica la sua tenerezza per questo amabile Salvatore, come di quelle che sono applicate a Dio Padre, di cui San Giuseppe è raffigurazione.

E’ un Santo nascosto che Dio ha voluto tenere segreto durante la sua vita e di cui si è riservato a lui solo le occupazioni interiori senza condividerle con le cure esterne della Chiesa, un Santo che Dio ha manifestato in fondo ai cuori e di cui Lui stesso ha impresso la venerazione all’interno delle anime.

E come San Giuseppe si è dedicato a Dio solo durante la sua vita, Dio ha riservato a se stesso di manifestarlo e di imprimerne la stima, il culto e la venerazione.

Come immagine del Padreterno in cui giunge ogni preghiera e che è lo scopo ed il termine di tutta la nostra religione, San Giuseppe deve essere il tabernacolo universale della Chiesa ; è per questo che l’anima unita interiormente a Gesù e che entra nelle sue vie, nei suoi sentimenti, le sue inclinazioni e le sue disposizioni, quest’anima, finché sarà sulla terra, sarà piena di amore, di rispetto, di tenerezza per San Giuseppe ad imitazione di Gesù vivente sulla terra; poiché tali erano le inclinazioni e le disposizioni di Gesù Cristo: egli doveva amare con tenerezza Dio Padre in San Giuseppe, ed adorarlo sotto questa immagine vivente in cui egli abitava realmente.

Spetta a noi seguire questa condotta ed andare così a ricercare nostro Padre in questo Santo.

E’ in lui che noi dobbiamo andare a vedere, a contemplare, ad adorare tutte le perfezioni divine il cui assemblaggio ci renderà perfetti come nostro Padre celeste è perfetto. Noi impariamo da questo Santo che ci si può accostare a Dio Padre ed essere perfetto sulla terra come Egli lo è in cielo. E poiché in Dio Padre, San Giuseppe è fonte di ogni bene e di ogni misericordia, si dice di questo Santo che non gli si chieda nulla che non lo si ottenga.

Tocca ai sacerdoti soprattutto, nei quali Dio risiede nella sua pienezza e nella sua fecondità pura e vergine, comportarsi sul modello del grande San Giuseppe nei confronti dei figli che essi generano a Dio.

Questo grande Santo conduceva e dirigeva il Bambino Gesù nello spirito di suo Padre, la sua dolcezza, la sua sapienza, la sua prudenza: così dobbiamo fare per tutti i membri di Gesù Cristo che ci sono affidati e che sono altri “Cristi”, in modo che li trattiamo con la stessa riverenza che San Giuseppe aveva per il Bambino Gesù. Siamo dei superiori di Dio nei loro confronti, ma inferiori nelle persone, come San Giuseppe, che si vedeva infinitamente al di sotto di Gesù, benché ne fosse la guida e che fosse stabilito su di lui, in Nome e per conto del Padreterno.

Anche per questo abbiamo scelto San Giuseppe per uno dei Patroni della Milizia, come il Santo che Nostro Signore ha incaricato in cielo delle cure apposite dei sacerdoti come, secondo me, lo faceva per farci conoscere la sua bontà. La Santissima Vergine ci dona questo grande Santo per patrono, assicurandoci che egli lo era delle anime nascoste, ed aggiungendo di lui queste parole: Io non ho niente di più caro in cielo e sulla terra dopo mio Figlio.

Portando un giorno Nostro Signore ad un ammalato, io ripetevo interiormente queste parole che mi erano messe nello spirito : Dux Justi fuisti: esse mi facevano ricordare che San Giuseppe, essendo stato la guida del Giusto che è Nostro Signore, io dovevo rappresentarlo portando il Figlio di Dio negli stessi sentimenti coi quali egli lo aveva spesso portato durante la sua vita...

I nostri Lettori sanno che noi diffondiamo il retto culto cattolico ai Santi Angeli di Dio ed in modo particolare a San Michele Arcangelo ed a Maria SS.ma, Regina degli Angeli.

Essi sapranno anche che San Michele Arcangelo è considerato patrono e protettore della Chiesa Universale. San Michele è tale in quanto difende la Chiesa da Satana e da tutti i suoi accoliti e gli eserciti infernali.

E San Giuseppe è il patrono della Chiesa Universale. La sua missione è quella di ottenere immensi favori divini per Essa, poiché la sua intercessione presso Gesù e presso la Regina degli Angeli è più potente di chiunque altro, perché nessuno più di lui è mai stato tanto loro vicino.

San Giuseppe, in buona sostanza è il più grande santo tra tutti i santi e gli Angeli, e noi possiamo essere e sentirci orgogliosi di lui e chiamarlo, come fanno ed hanno fatto tanti santi, nostro padre e signore, per cui auguro a questo nuovo lavoro su San Giuseppe, del nostro Segretario Generale Alfonso Giusti, una più ampia diffusione per il bene della vita comune e spirituale di quanti ad esso si avvicineranno, cercando di imitare le virtù del più grande Santo della Storia della Salvezza, ad maiorem Dei gloriam.

-----------

* Don Marcello Stanzione è il Presidente dell'Associazione Milizia di San Michele Arcangelo.

Fraternamente CaterinaLD

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[SM=g1740717] Auguri di buon Onomastico al santo Padre Benedetto XVI, Joseph

Movimento Domenicano del Rosario
www.sulrosario.org
info@sulrosario.org

L'Inno, San Joseph è del Coro Don Bellani
difenderelafede.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd...
dal CD Inni e Canti


www.gloria.tv/?media=138731

Te Joseph Celebrent

Te Joseph Celebrent agmina caelitum:
te cuncti resonent christiadum chori,
qui clarus meritis, iunctus est inclytae
casto foedere Virgini.

Almo cum tumidam germine coniugem
admirans, dubio tangeris anxius,
afflatu superi Flaminis Angelus
conceptum Puerum docet.

Tu natum Dominum stringis, ad esteras
Aegypti profugum tu sequeris plagas:
amissum Solymis quaeris et invenis,
miscens gaudia fletibus.

Post mortem reliquos sors pia consecrat,
palmamque emeritos gloria suscipt:
tu vivens, Superis par, frueris Deo,
mira sorte beatior.

Nobis, summa Trias, parce precantibus,
da Joseph meritis sidera scandere;
ut tandem liceat nos tibi perpetim
gratum promere canticum.

Amen





[SM=g1740738]




[SM=g1740733] Messaggio del Presidente Napolitano per l'onomastico di Papa Benedetto XVI

C o m u n i c a t o

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inviato a Sua Santità Papa Benedetto XVI, il seguente messaggio:
"Desidero farLe pervenire i più sentiti voti augurali, miei personali e del popolo italiano, nella ricorrenza del suo onomastico.
La festa di San Giuseppe rappresenta anche un'occasione per celebrare la famiglia italiana, cellula fondante della nostra società e fulcro della crescita dello Stato unitario.
La prego di accogliere, Santità, l'augurio più sincero di benessere e di serenità personale".

Roma, 19 marzo 2011

Sito Ufficiale Presidenza Repubblica



[SM=g1740750] [SM=g1740752]



[Modificato da Caterina63 19/03/2011 11:39]
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18/03/2012 19:13
 
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[SM=g1740733] DALLE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS , 18.03.2012


Cari amici, domani celebreremo la festa solenne di san Giuseppe . Ringrazio di cuore tutti coloro che avranno per me un ricordo nella preghiera, nel giorno del mio onomastico. In particolare, vi chiedo di pregare per il viaggio apostolico in Messico e Cuba, che compirò a partire da venerdì prossimo. Affidiamolo all’intercessione della Beata Vergine Maria, tanto amata e venerata in questi due Paesi che mi accingo a visitare.

La Chiesa festeggia San Giuseppe. Il Papa: rinunciò al suo progetto per servire quello di Dio (R.V.)

La Chiesa festeggia San Giuseppe. Il Papa: rinunciò al suo progetto per servire quello di Dio

La Chiesa è oggi in festa per il Santo per eccellenza, Giuseppe, il padre putativo di Gesù. Innumerevoli sono i messaggi d’auguri di personaggi pubblici, come di semplici fedeli, giunti in queste ore a Benedetto XVI per il suo onomastico. Ma quale valore ha la figura di un Santo la cui discrezione e la cui umiltà appaiono quasi una provocazione per l’epoca attuale, tutta protesa alla massima visibilità garantita dalle reti sociali? Alessandro De Carolis offre una risposta attraverso il Magistero dedicato dal Papa allo sposo di Maria:

Amare la propria famiglia senza dire cose memorabili. Fare del bene ai propri amici senza farsi pubblicità. In una parola: esserci sempre senza apparire mai. Visto dall’esterno, decisamente un uomo “sbagliato”, San Giuseppe, per l’era dell’homo ipermediaticus. Un anti-personaggio, uno fuori dalla “rete” – quella per cui si "è" se si è “amici di” e “condivisi su” – e dunque uno che non conta. Visto dall’interno, il profilo “invisibile” di San Giuseppe è invece all’origine di un network fittissimo, che vanta ininterrottamente “amici” da duemila anni, che si aggiungono solo e non si cancellano: ovvero le migliaia di istituti, associazioni, gruppi che a lui – il Santo schivo, l’artigiano dell'umiltà – hanno voluto intitolare e affidare la propria opera. Lui fu il compagno fedele e amorevole della sua sposa – quello che ogni sposa vorrebbe accanto. Lui fu il padre affettuoso di un ragazzo figlio di una Paternità tanto più grande da poter essere servita con gioia, invece che subita con malanimo. Un aspetto sottolineato due anni fa da Benedetto XVI:

“Sant’Ambrogio commenta che ‘in Giuseppe ci fu l’amabilità e la figura del giusto, per rendere più degna la sua qualità di testimone’ (...) Pur avendo provato turbamento, Giuseppe agisce ‘come gli aveva ordinato l’angelo del Signore’, certo di compiere la cosa giusta”. (Angelus, 19 dicembre 2010)

Giuseppe di Nazaret è l’uomo che ha educato e cresciuto Dio. È l’esempio che il Dio incarnato ha avuto davanti per anni per capire cosa volesse dire essere un uomo, che usa per il bene il talento dell’intelligenza e rafforza ogni giorno il dono della fede:

“Così, nel ritmo delle giornate trascorse a Nazaret, tra la semplice casa e il laboratorio di Giuseppe, Gesù ha imparato ad alternare preghiera e lavoro, e ad offrire a Dio anche la fatica per guadagnare il pane necessario alla famiglia”. (Udienza generale, 28 dicembre 2010)

Ecco perché, commentò un paio d’anni fa il Papa, è nel silenzio pieno di azione e anima di San Giuseppe che si coglie da sempre un profilo dalla modernità inarrivabile. In lui, affermò…

“…si profila l’uomo nuovo, che guarda con fiducia e coraggio al futuro, non segue il proprio progetto, ma si affida totalmente all’infinita misericordia di Colui che avvera le profezie e apre il tempo della salvezza”. (Angelus, 19 dicembre 2010)

Ieri all’Angelus, come in altre occasioni, Benedetto XVI ha ringraziato in anticipo chi oggi vorrà dedicargli una preghiera nel giorno dell’onomastico. Da parte sua, il Papa non ha mai smesso di cercare la sua protezione. La protezione umile di un operaio per l’“umile operaio” che da sette anni regge la Vigna del Signore, come ha ripeté spontaneamente un anno fa al termine degli esercizi spirituali della Quaresima:

“Ci affidiamo, in questo momento, alla sua custodia; preghiamo perché ci aiuti nel nostro umile servizio; andiamo avanti con coraggio sotto questa protezione. (19 marzo 2011, discorso in chiusura degli Esercizi spirituali)


[SM=g1740757]

[Modificato da Caterina63 19/03/2012 16:18]
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14/03/2013 16:44
 
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Martedì 19 marzo, alle 9:30, solennità di San Giuseppe, Patrono della Chiesa Universale, la Piazza San Pietro sarà lo scenario della celebrazione della Messa per l'inizio del Ministero petrino del Papa Francesco.
Padre Lombardi ha annunciato che non sono necessari i biglietti e tutti coloro che lo desiderano possono assistere.






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RICORDIAMO CHE OGGI E' ANCHE L'ONOMASTICO DELL'AMATO BENEDETTO XVI E CHE E' ANCORA VIVO!!!!!!!!

La figura di San Giuseppe nei testi di Benedetto XVI. Un omaggio a Joseph Ratzinger

 
In occasione della Festività di San Giuseppe e in omaggio a Benedetto XVI, nato Joseph, ho pensato di raccogliere questi testi che il Santo Padre ha dedicato allo Sposo della Vergine Maria.
Clicca sui link per gli interventi integrali.
Joseph-Benedetto, buon onomastico con qualche ora di anticipo...
Raffaella

"La grandezza di San Giuseppe, al pari di quella di Maria, risalta ancor più perché la sua missione si è svolta nell'umiltà e nel nascondimento della casa di Nazaret. Del resto, Dio stesso, nella Persona del suo Figlio incarnato, ha scelto questa via e questo stile - l'umiltà e il nascondimento - nella sua esistenza terrena" (Benedetto XVI, Angelus 19 marzo 2006)


"Cari amici, domani celebreremo la festa solenne di san Giuseppe. Ringrazio di cuore tutti coloro che avranno per me un ricordo nella preghiera, nel giorno del mio onomastico. In particolare, vi chiedo di pregare per il viaggio apostolico in Messico e Cuba, che compirò a partire da venerdì prossimo. Affidiamolo all’intercessione della Beata Vergine Maria, tanto amata e venerata in questi due Paesi che mi accingo a visitare" (Benedetto XVI, Angelus 18 marzo 2012)


"Il silenzio di Giuseppe, uomo giusto (cfr Mt 1,19), e l’esempio di Maria, che custodiva ogni cosa nel suo cuore (cfr Lc 2,51), ci facciano entrare nel mistero pieno di fede e di umanità della Santa Famiglia. Auguro a tutte le famiglie cristiane di vivere alla presenza di Dio con lo stesso amore e con la stessa gioia della famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe" (Benedetto XVI, Angelus 30 dicembre 2012)


"Alla folla e ai suoi discepoli, Gesù dichiara: "Uno solo è il Padre vostro" (Mt 23,9). In effetti, non vi è altra paternità che quella di Dio Padre, l’unico Creatore "del mondo visibile ed invisibile". E’ stato dato però all’uomo, creato ad immagine di Dio, di partecipare all’unica paternità di Dio (cfr Ef 3,15). San Giuseppe manifesta ciò in maniera sorprendente, lui che è padre senza aver esercitato una paternità carnale. Non è il padre biologico di Gesù, del quale Dio solo è il Padre, e tuttavia egli esercita una paternità piena e intera. Essere padre è innanzitutto essere servitore della vita e della crescita. San Giuseppe ha dato prova, in questo senso, di una grande dedizione. Per Cristo ha conosciuto la persecuzione, l’esilio e la povertà che ne deriva. Ha dovuto stabilirsi in luogo diverso dal suo villaggio. La sua sola ricompensa fu quella di essere con Cristo. Questa disponibilità spiega le parole di san Paolo: "Servite il Signore che è Cristo!" (Col 3,24).Si tratta di non essere un servitore mediocre, ma di essere un servitore "fedele e saggio"" (Benedetto XVI, Primi Vespri della festa di San Giuseppe, 18 marzo 2009)


"San Giuseppe viene presentato come “uomo giusto” (Mt 1,19), fedele alla legge di Dio, disponibile a compiere la sua volontà. Per questo entra nel mistero dell’Incarnazione dopo che un angelo del Signore, apparsogli in sogno, gli annuncia: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati” (Mt 1,20-21). Abbandonato il pensiero di ripudiare in segreto Maria, egli la prende con sé, perché ora i suoi occhi vedono in lei l’opera di Dio" (Benedetto XVI, Angelus 19 dicembre 2010)


"Lasciamoci "contagiare" dal silenzio di san Giuseppe! Ne abbiamo tanto bisogno, in un mondo spesso troppo rumoroso, che non favorisce il raccoglimento e l’ascolto della voce di Dio. In questo tempo di preparazione al Natale coltiviamo il raccoglimento interiore, per accogliere e custodire Gesù nella nostra vita" (Benedetto XVI, Angelus 18 dicembre 2005)


"San Giuseppe era giusto, era immerso nella Parola di Dio, scritta, trasmessa nella saggezza del suo popolo, e proprio in questo modo era preparato e chiamato a conoscere il Verbo Incarnato - il Verbo venuto tra noi come uomo -, e predestinato a custodire, a proteggere questo Verbo Incarnato; questa rimane la sua missione per sempre: custodire la Santa Chiesa e il Nostro Signore" (Benedetto XVI, Discorso 19 marzo 2011)


"Giuseppe è, nella storia, l’uomo che ha dato a Dio la più grande prova di fiducia, anche davanti ad un annuncio così stupefacente" (Benedetto XVI, omelia 19 marzo 2009)



[SM=g1740738]

[Modificato da Caterina63 18/03/2013 22:46]
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SANTA MESSA
IMPOSIZIONE DEL PALLIO
E CONSEGNA DELL’ANELLO DEL PESCATORE
PER L’INIZIO DEL MINISTERO PETRINO
DEL VESCOVO DI ROMA

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Piazza San Pietro
Martedì, 19 marzo 2013
Solennità di San Giuseppe

[Video]
Galleria fotografica

 

Cari fratelli e sorelle!

Ringrazio il Signore di poter celebrare questa Santa Messa di inizio del ministero petrino nella solennità di San Giuseppe, sposo della Vergine Maria e patrono della Chiesa universale: è una coincidenza molto ricca di significato, ed è anche l’onomastico del mio venerato Predecessore: gli siamo vicini con la preghiera, piena di affetto e di riconoscenza.

Con affetto saluto i Fratelli Cardinali e Vescovi, i sacerdoti, i diaconi, i religiosi e le religiose e tutti i fedeli laici. Ringrazio per la loro presenza i Rappresentanti delle altre Chiese e Comunità ecclesiali, come pure i rappresentanti della comunità ebraica e di altre comunità religiose. Rivolgo il mio cordiale saluto ai Capi di Stato e di Governo, alle Delegazioni ufficiali di tanti Paesi del mondo e al Corpo Diplomatico.

Abbiamo ascoltato nel Vangelo che «Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’Angelo del Signore e prese con sé la sua sposa» (Mt 1,24). In queste parole è già racchiusa la missione che Dio affida a Giuseppe, quella di essere custos, custode. Custode di chi? Di Maria e di Gesù; ma è una custodia che si estende poi alla Chiesa, come ha sottolineato  il beato Giovanni Paolo II: «San Giuseppe, come ebbe amorevole cura di Maria e si dedicò con gioioso impegno all’educazione di Gesù Cristo, così custodisce e protegge il suo mistico corpo, la Chiesa, di cui la Vergine Santa è figura e modello» (Esort. ap. Redemptoris Custos, 1).

Come esercita Giuseppe questa custodia? Con discrezione, con umiltà, nel silenzio, ma con una presenza costante e una fedeltà totale, anche quando non comprende. Dal matrimonio con Maria fino all’episodio di Gesù dodicenne nel Tempio di Gerusalemme, accompagna con premura e tutto l'amore ogni momento. E’ accanto a Maria sua sposa nei momenti sereni e in quelli difficili della vita, nel viaggio a Betlemme per il censimento e nelle ore trepidanti e gioiose del parto; nel momento drammatico della fuga in Egitto e nella ricerca affannosa del figlio al Tempio; e poi nella quotidianità della casa di Nazaret, nel laboratorio dove ha insegnato il mestiere a Gesù.

Come vive Giuseppe la sua vocazione di custode di Maria, di Gesù, della Chiesa? Nella costante attenzione a Dio, aperto ai suoi segni, disponibile al suo progetto, non tanto al proprio; ed è quello che Dio chiede a Davide, come abbiamo ascoltato nella prima Lettura: Dio non desidera una casa costruita dall’uomo, ma desidera la fedeltà alla sua Parola, al suo disegno; ed è Dio stesso che costruisce la casa, ma di pietre vive segnate dal suo Spirito. E Giuseppe è “custode”, perché sa ascoltare Dio, si lascia guidare dalla sua volontà, e proprio per questo è ancora più sensibile alle persone che gli sono affidate, sa leggere con realismo gli avvenimenti, è attento a ciò che lo circonda, e sa prendere le decisioni più sagge. In lui cari amici, vediamo come si risponde alla vocazione di Dio, con disponibilità, con prontezza, ma vediamo anche qual è il centro della vocazione cristiana: Cristo! Custodiamo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il creato!

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La vocazione del custodire, però, non riguarda solamente noi cristiani, ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti. E’ il custodire l’intero creato, la bellezza del creato, come ci viene detto nel Libro della Genesi e come ci ha mostrato san Francesco d’Assisi: è l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo. E’ il custodire la gente, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore. E’ l’aver cura l’uno dell’altro nella famiglia: i coniugi si custodiscono reciprocamente, poi come genitori si prendono cura dei figli, e col tempo anche i figli diventano custodi dei genitori. E’ il vivere con sincerità le amicizie, che sono un reciproco custodirsi nella confidenza, nel rispetto e nel bene. In fondo, tutto è affidato alla custodia dell’uomo, ed è una responsabilità che ci riguarda tutti. Siate custodi dei doni di Dio!

E quando l’uomo viene meno a questa responsabilità di custodire, quando non ci prendiamo cura del creato e dei fratelli, allora trova spazio la distruzione e il cuore inaridisce. In ogni epoca della storia, purtroppo, ci sono degli “Erode” che tramano disegni di morte, distruggono e deturpano il volto dell’uomo e della donna.

Vorrei chiedere, per favore, a tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità in ambito economico, politico o sociale, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà: siamo “custodi” della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell’altro, dell’ambiente; non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo! Ma per “custodire” dobbiamo anche avere cura di noi stessi! Ricordiamo che l’odio, l’invidia, la superbia sporcano la vita! Custodire vuol dire allora vigilare sui nostri sentimenti, sul nostro cuore, perché è proprio da lì che escono le intenzioni buone e cattive: quelle che costruiscono e quelle che distruggono! Non dobbiamo avere paura della bontà, anzi neanche della tenerezza!

E qui aggiungo, allora, un’ulteriore annotazione: il prendersi cura, il custodire chiede bontà, chiede di essere vissuto con tenerezza. Nei Vangeli, san Giuseppe appare come un uomo forte, coraggioso, lavoratore, ma nel suo animo emerge una grande tenerezza, che non è la virtù del debole, anzi, al contrario, denota fortezza d’animo e capacità di attenzione, di compassione, di vera apertura all’altro, capacità di amore. Non dobbiamo avere timore della bontà, della tenerezza!

Oggi, insieme con la festa di san Giuseppe, celebriamo l’inizio del ministero del nuovo Vescovo di Roma, Successore di Pietro, che comporta anche un potere. Certo, Gesù Cristo ha dato un potere a Pietro, ma di quale potere si tratta? Alla triplice domanda di Gesù a Pietro sull’amore, segue il triplice invito: pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle. Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio e che anche il Papa per esercitare il potere deve entrare sempre più in quel servizio che ha il suo vertice luminoso sulla Croce; deve guardare al servizio umile, concreto, ricco di fede, di san Giuseppe e come lui aprire le braccia per custodire tutto il Popolo di Dio e accogliere con affetto e tenerezza l’intera umanità, specie i più poveri, i più deboli, i più piccoli, quelli che Matteo descrive nel giudizio finale sulla carità: chi ha fame, sete, chi è straniero, nudo, malato, in carcere (cfr Mt 25,31-46). Solo chi serve con amore sa custodire!

Nella seconda Lettura, san Paolo parla di Abramo, il quale «credette, saldo nella speranza contro ogni speranza» (Rm 4,18). Saldo nella speranza, contro ogni speranza! Anche oggi davanti a tanti tratti di cielo grigio, abbiamo bisogno di vedere la luce della speranza e di dare noi stessi la speranza. Custodire il creato, ogni uomo ed ogni donna, con uno sguardo di tenerezza e amore, è aprire l’orizzonte della speranza, è aprire uno squarcio di luce in mezzo a tante nubi, è portare il calore della speranza! E per il credente, per noi cristiani, come Abramo, come san Giuseppe, la speranza che portiamo ha l’orizzonte di Dio che ci è stato aperto in Cristo, è fondata sulla roccia che è Dio.

Custodire Gesù con Maria, custodire l’intera creazione, custodire ogni persona, specie la più povera, custodire noi stessi: ecco un servizio che il Vescovo di Roma è chiamato a compiere, ma a cui tutti siamo chiamati per far risplendere la stella della speranza: Custodiamo con amore ciò che Dio ci ha donato!

Chiedo l’intercessione della Vergine Maria, di san Giuseppe, dei santi Pietro e Paolo, di san Francesco, affinché lo Spirito Santo accompagni il mio ministero, e a voi tutti dico: pregate per me! Amen.


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[Modificato da Caterina63 19/03/2013 12:08]
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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[SM=g1740733] Primo Maggio san Giuseppe lavoratore tradizione magistero

Non sono molti a conoscere l'origine di questa Festa, altri la confondono con la politica e con le varie ideologie, dalla Messa si è passati poi alle masse.... Cerchiamo di capire, brevemente, come ce la insegna la Chiesa dalla quale, questa Festa, ha avuto origine.
www.gloria.tv/?media=436052

Movimento Domenicano del Rosario
www.sulrosario.org
info@sulrosario.org



[SM=g1740717]

[SM=g1740738]

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[SM=g1740758] Attenzione:

san Giuseppe entra nelle preghiere eucaristiche  [SM=g1740721]

In questi tempi di grave crisi della Chiesa Cattolica, talvolta siamo portati ad un certo scoraggiamento. Nostro Signore, però, non abbandona né la Chiesa né noi e la notizia di oggi ci riempie i cuori di gioia.

Infatti, tramite il decreto Paternas vices (prot. N. 215/11/L) della Congregazione per il Culto Divino e la disciplina dei Sacramenti – a firma del card. Prefetto, Antonio Canizares Llovera e datato 1° maggio 2013 – il Sommo Pontefice Francesco – portando a termine un percorso iniziato già sotto il venerato predecessore Benedetto XVI – ha ordinato che il nome di san Giuseppe dovrà comparire nella III edizione tipica del Messale Romano (quella che è in vigore nell’originale latino dal 2002 e che è in corso di traduzione in italiano) non solo nella Preghiera Eucaristica I (Canone Romano)(questo succede già dal 1962, dopo il provvedimento del beato Giovanni XXIII), ma anche nella II, III e IV.

La seconda preghiera apparirà così: “et cum beata Dei Genetrice Virgine Maria, beato Ioseph, eius Sponso, beatis Apostolis”.
La terza così: “cum beatissima Virgine, Dei Genetrice, Maria, cum beato Ioseph, eius Sponso, cum beatis Apostolis”.
La quarta così: “cum Beata Virgine, Dei Genetrice, Maria, cum beato Ioseph, eius Sponso, cum Apostolis”.


Attendendo la traduzione ufficiale in italiano che probabilmente verrà fornita dalla Congregazione medesima, provvediamo a fornire una nostra modesta traduzione non ufficiale.

Per la seconda preghiera eucaristica: “insieme con la beata Maria, Vergine e Madre di Dio, con San Giuseppe, suo sposo, con gli apostoli”.
Per la terza: “con la beata Maria, Vergine e Madre di Dio, con san Giuseppe, suo sposo, con i tuoi santi apostoli”.
Per la quarta: “con la beata Maria Vergine e Madre di Dio, con san Giuseppe, suo sposo, con gli apostoli”.

Dunque, tra qualche tempo in tutte le chiese – sperando ovviamente che alcuni reverendi sacerdoti non facciano di testa loro, disattendendo le indicazioni di Roma, magari in nome dell’ “ecumenismo” o di una “fede adulta” – dell’orbe cattolico risuonerà, nel momento più alto di tutta la celebrazione, il carissimo nome di san Giuseppe, padre putativo di Nostro Signore Gesù Cristo, patrono della Chiesa universale, terrore dei demoni, conforto dei moribondi.

Già sin d’ora il beatissimo sposo della santissima Vergine si degni di intercedere per tutta la Chiesa universale – ma crediamo non abbia mai smesso di farlo, in questi anni – affinché copiose grazie discendano su tutto il Corpo mistico del Signore Nostro Gesù Cristo.
Interceda pure il beato Giovanni XXIII, che supponiamo dal cielo si stia rallegrando di questo provvedimento del suo successore.
E, concludendo, un ringraziamento dal profondo del cuore per questo provvedimento al regnante Pontefice Francesco e pure al Papa emerito Benedetto XVI.

Via: http://wdtprs.com/blog/2013/06/action-item-st-josephs-name-now-in-eucharistic-prayers-ii-iii-iv/

sanGiuseppe



[SM=g1740733]

  [SM=g1740758]  IL DRECRETO UFFICIALE:

Lo scorso 1° maggio la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti ha emesso un Decreto con il quale ha disposto che, come già avviene nel Canone Romano, anche nelle Preghiere eucaristiche II, III e IV della terza edizione tipica del Messale Romano, dopo la Beata Vergine Maria, si faccia menzione del nome di San Giuseppe, Suo Sposo.

 Pubblichiamo di seguito il testo del Decreto in lingua latina e nelle varie traduzioni, nonché le formule che spettano al nome di San Giuseppe nelle suddette Preghiere eucaristiche, in latino e nelle traduzioni nelle lingue occidentali di maggiore diffusione:
•TESTO DEL DECRETO IN LINGUA LATINA


 DECRETUM

Paternas vices erga Iesum exercens, in oeconomia salutis super Familiam Domini constitutus munus gratiae Sanctus Ioseph Nazarenus luculenter adimplevit et, humanae salutis mysteriorum primordiis summopere adhaerens, benignae humilitatis est exemplar, quam christiana fides sublimes ad fines provehit, et documentum communium humanarum simpliciumque virtutum, quae necesse sunt, ut homines boni sint verique Christi sectatores. Per eas vir Iustus ille, amantissimam gerens Dei Genetricis curam laetantique studio Iesu Christi sese institutioni devovens, pretiosissimorum Dei Patris thesaurorum custos factus est et tamquam mystici illius corporis, quae est Ecclesia, subsidium assiduo populi Dei cultu per saecula prosecutus est.

In Catholica Ecclesia christifideles iugem erga Sanctum Ioseph praebere consueverunt devotionem ac sollemnioribus ritibus assiduoque cultu castissimi Deiparae Sponsi memoriam adhuc utpote caelestis universae Ecclesiae Patroni adeo percoluerunt, ut iam Beatus Ioannes Pp. XXIII tempore Sacrosancti Oecumenici Concilii Vaticani Secundi nomen eius vetustissimo Canoni Romano addi decerneret. Quae honestissima placita pluribus ex locis perscripta Summus Pontifex Benedictus XVI persolvenda suscepit atque benigne approbavit ac Summus Pontifex Franciscus nuperrime confirmavit, prae oculis habentes plenam illam communionem Sanctorum, qui iam nobiscum viatores in mundo ad Christum nos adducunt eique coniungunt.

Exinde, attentis expositis, haec Congregatio de Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum, vigore facultatum a Summo Pontifice Francisco tributarum, perlibenter decrevit, ut nomen Sancti Ioseph Beatae Mariae Virginis Sponsi Precibus eucharisticis II, III et IV, quae in editione typica tertia Missalis Romani sunt, posthac adiciatur, post nomen Beatae Virginis Mariae additis verbis, uti sequitur: in Prece eucharistica II: « ut cum beáta Dei Genetríce Vírgine María, beáto Ioseph, eius Sponso, beátis Apóstolis »; in Prece eucharistica III: « cum beatíssima Vírgine, Dei Genetríce, María, cum beáto Ioseph, eius Sponso, cum beátis Apóstolis »; in Prece eucharistica IV: « cum beáta Vírgine, Dei Genetríce, María, cum beáto Ioseph, eius Sponso, cum Apóstolis ».

Circa textus lingua latina exaratos, adhibeantur hae formulae, quae nunc typicae declarantur. De translationibus in linguas populares occidentales maioris diffusionis ipsa Congregatio mox providebit; illae vero in aliis linguis apparandae ad normam iuris a Conferentia Episcoporum conficiantur, Apostolicae Sedi per hoc Dicasterium recognoscendae.

Contrariis quibuslibet minime obstantibus.

Ex aedibus Congregationis de Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum, die 1 mensis Maii anno 2013, sancti Ioseph opificis.

Antonius Card. Cañizares Llovera
 Praefectus

 + Arturus Roche
 Archiepiscopus a Secretis


TRADUZIONE IN LINGUA ITALIANA


 DECRETO

Mediante la cura paterna di Gesù, San Giuseppe di Nazareth, posto a capo della Famiglia del Signore, adempì copiosamente la missione ricevuta dalla grazia nell’economia della salvezza e, aderendo pienamente agli inizi dei misteri dell’umana salvezza, è divenuto modello esemplare di quella generosa umiltà che il cristianesimo solleva a grandi destini e testimone di quelle virtù comuni, umane e semplici, necessarie perché gli uomini siano onesti e autentici seguaci di Cristo. Per mezzo di esse quel Giusto, che si è preso amorevole cura della Madre di Dio e si è dedicato con gioioso impegno all’educazione di Gesù Cristo, è divenuto il custode dei più preziosi tesori di Dio Padre ed è stato incessantemente venerato nei secoli dal popolo di Dio quale sostegno di quel corpo mistico che è la Chiesa.

Nella Chiesa cattolica i fedeli hanno sempre manifestato ininterrotta devozione per San Giuseppe e ne hanno onorato solennemente e costantemente la memoria di Sposo castissimo della Madre di Dio e Patrono celeste di tutta la Chiesa, al punto che già il Beato Giovanni XXIII, durante il Sacrosanto Concilio Ecumenico Vaticano II, decretò che ne fosse aggiunto il nome nell’antichissimo Canone Romano. Il Sommo Pontefice Benedetto XVI ha voluto accogliere e benevolmente approvare i devotissimi auspici giunti per iscritto da molteplici luoghi, che ora il Sommo Pontefice Francesco ha confermato, considerando la pienezza della comunione dei Santi che, un tempo pellegrini insieme a noi nel mondo, ci conducono a Cristo e a lui ci uniscono.

Pertanto, tenuto conto di ciò, questa Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, in virtù delle facoltà concesse dal Sommo Pontefice Francesco, di buon grado decreta che il nome di San Giuseppe, Sposo della Beata Vergine Maria, sia d’ora in avanti aggiunto nelle Preghiere eucaristiche II, III e IV della terza edizione tipica del Messale Romano, apposto dopo il nome della Beata Vergine Maria come segue: nella Preghiera eucaristica II: « ut cum beáta Dei Genetríce Vírgine María, beáto Ioseph, eius Sponso, beátis Apóstolis »; nella Preghiera eucaristica III: « cum beatíssima Vírgine, Dei Genetríce, María, cum beáto Ioseph, eius Sponso, cum beátis Apóstolis »; nella Preghiera eucaristica IV: « cum beáta Vírgine, Dei Genetríce, María, cum beáto Ioseph, eius Sponso, cum Apóstolis ».

Quanto ai testi redatti in lingua latina, si utilizzino le formule che da ora sono dichiarate tipiche. La Congregazione stessa si occuperà in seguito di provvedere alle traduzioni nelle lingue occidentali di maggior diffusione; quelle da redigere nelle altre lingue dovranno essere preparate, a norma del diritto, dalla relativa Conferenza dei Vescovi e confermate dalla Sede Apostolica tramite questo Dicastero.

Nonostante qualsiasi cosa in contrario.

Dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, 1 maggio 2013, S. Giuseppe artigiano.

Antonio Card. Cañizares Llovera
 Prefetto

  + Arthur Roche
 Arcivescovo Segretario

[SM=g1740722]

 San Giuseppe? Che ci aiuti
a seguire i suoi passi


    di Antonio, cardinale,Cañizares Llovera

    È stato reso pubblico il decreto della Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti in virtù del quale il nome di san Giuseppe viene aggiunto nelle preghiere eucaristiche ii, iii e iv, apposto dopo quello di Maria, Vergine e Madre di Dio. Già dal pontificato di Giovanni XXIII il suo nome era stato aggiunto nella prima preghiera, il cosiddetto "Canone romano". Ci rallegriamo di questa scelta che in tanti aspettavamo.

    San Giuseppe, è senza alcun dubbio una figura vicina e cara al cuore del popolo di Dio, una figura che invita a cantare incessantemente la misericordia del Padre, perché il Signore ha compiuto in lui grandi opere e ha mostrato la sua infinita misericordia verso gli uomini. Non possiamo dimenticare che la figura di san Giuseppe, pur restando alquanto nascosta e nel silenzio, riveste un'importanza fondamentale nella storia della salvezza. A lui Dio affidò la custodia dei suoi tesori più preziosi: il suo Figlio unigenito, fattosi carne, e la sua Madre santa, sempre Vergine. A lui obbedì Gesù Cristo, autore della nostra salvezza; in lui abbiamo il grande intercessore presso il Figlio di Dio, nostro redentore, che nacque dalla Vergine Maria, sua sposa; in lui abbiamo l'esempio dell'uomo fedele e credente e del servo prudente.

    Sono pochissime le allusioni a san Giuseppe nei Vangeli, e solo in Matteo e in Luca; tuttavia, con grande sobrietà, ci offrono i tratti che delineano questa singolare figura, nella quale Dio ha trovato una docilità totale per portare a termine le sue promesse. Giuseppe, sposato con Maria, era della casa di Davide. Così unì Gesù alla discendenza davidica, di modo che, compiendo le promesse fatte sul Messia, il Figlio della Vergine Maria, per opera dello Spirito Santo, potesse veramente chiamarsi "figlio di Davide". Davide non vedrà il suo successore promesso, "il cui trono durerà per sempre", perché questo successore annunciato, velatamente nella profezia di Natan, è Gesù.

    Davide confida in Dio. Allo stesso modo, Giuseppe confida in Dio quando ascolta il messaggero, l'angelo, che gli dice: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo". E Giuseppe "fece come gli aveva ordinato l'angelo".
    Matteo dice che Giuseppe, "poiché era un uomo giusto", obbedì al mandato. Dire che era giusto significa dire tutto di Giuseppe; non significa solo che era un uomo buono e comprensivo; vuole indicare anche e semplicemente il vigore e la solidità di tutta la sua persona che si caratterizzano nella sua identità più profonda, fino a definirlo per il suo vivere della fede, come "il giusto vive della fede", il suo confidare pienamente nel Signore, e quindi il suo essere interamente benedetto da Dio, come l'albero che cresce accanto alle acque del fiume. Il giusto è colui che cammina nella legge del Signore e ascolta le sue richieste, colui che vive nella totale comunione con il volere divino e realizza la sua verità, colui che resta fermo nell'incrollabile fedeltà di Dio, e prende parte alla sua consistenza, che è quella di Dio stesso.

    Per l'uomo giusto, come viene ritenuto e giudicato Giuseppe, giunge il momento della prova, una dura prova per la sua fede e per la sua fedeltà. Promesso di Maria, prima di andare a vivere con lei scopre la sua misteriosa maternità e ne resta turbato. L'evangelista Matteo sottolinea proprio che, essendo giusto, non voleva ripudiarla e decise quindi di licenziarla in segreto. Ma, di notte, in sogno, l'angelo gli fece capire che era opera dello Spirito Santo; e Giuseppe, fidandosi di Dio, e rinunciando a se stesso e al suo giudizio, al suo modo di vedere le cose e al suo progetto, accetta e collabora con il piano di salvezza: lascia che Dio sia Dio, senza imporgli alcuno stampo o criterio umano preesistente, prestabilito dall'uomo.

    Certo l'intervento divino nella sua vita non poteva non turbarne il cuore, sommerso nell'oscurità della notte, e della mancanza di luce in quel momento. Confidare in Dio non significa infatti vedere tutto chiaro secondo i nostri criteri, non significa realizzare ciò che abbiamo programmato; confidare in Dio vuol dire espropriare se stessi, ossia svuotarsi di se stessi, rinunciare a se stessi, perché solo chi accetta di perdersi per Dio può essere "giusto", con la giustizia o la verità di Dio, come san Giuseppe; ovvero può conformare la propria volontà e il proprio volere a Dio, al suo disegno, e così vivere e camminare nella verità e nella luce. Nella storia Giuseppe è l'uomo che ha dato la più grande prova di fedeltà e di fiducia a Dio, persino dinanzi a un annuncio così sorprendente. In lui vediamo la fede del nostro padre Abramo, padre dei credenti.

In Giuseppe troviamo un autentico erede della stessa fede di Abramo; fede in Dio che guida gli eventi della storia secondo il suo misterioso disegno salvifico. In realtà, come dice la Lettera agli Ebrei parlando di Abramo, anche Giuseppe "credette contro ogni speranza". Ebbe totale fiducia in Dio. La sua fede è come quella della sua sposa Maria, che dice: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". In questa fede, e proprio grazie a essa, vediamo quanto Giuseppe sia unito alla sua sposa per compiere la volontà di Dio, per fare quello che Dio vuole, per ascoltare e obbedire alla Parola di Dio, a ciò che Dio ordina, e realizzare così il disegno divino: beato "perché ha ascoltato la parola di Dio", l'ha accolta, le ha obbedito, senza nessuna certezza umana, fidandosi solamente di quello che il messaggero gli ha trasmesso. Come lo stesso Gesù, fattosi uomo nel grembo di Maria, per opera dello Spirito Santo: "un corpo mi hai preparato (...). Ecco io vengo (...). Per fare, o Dio, la tua volontà".


    Questa grandezza di Giuseppe, che è la grandezza della fede, come quella di Maria, emerge ancora di più perché ha compiuto la sua missione in modo umile e nascosto nella casa di Nazareth. Del resto, Dio stesso, nella persona del suo Figlio incarnato, ha scelto questo cammino e questo stile - quelli dell'umiltà e del nascondimento - nella sua esistenza terrena. Giuseppe, come lo descriveva il beato Giovanni Paolo ii, è l'uomo del silenzio, del "silenzio di Nazareth". È lo stile che lo caratterizza in tutta la sua esistenza: come nella notte in cui è nato Gesù, come quando ascolta l'anziano Simeone, o quando Gesù viene ritrovato nel tempio e ricorda ai sui genitori che deve occuparsi delle cose del Padre suo, perché solo Dio è nostro Padre e "ogni paternità viene da Dio".

    Possiamo considerare san Giuseppe benedetto e beato, perché fu il primo a cui venne confidato direttamente il mistero dell'incarnazione, il compimento delle promesse di Dio, del Dio con noi, l'Emmanuele. E come Maria, mantenne questo segreto nascosto ai secoli e rivelato nella pienezza dei tempi. Lo serbò nel cuore e lo custodì; perché il "segreto" era il Figlio di Maria, al quale avrebbe dato il nome di Gesù, il "Salvatore" di tutti gli uomini, messia e Signore.

    A Giuseppe il Padre celeste affidò la cura quotidiana di suo figlio, sulla terra, una cura realizzata nell'ubbidienza, nell'umiltà e nel silenzio. A lui spettarono l'onore e la gloria di allevare Gesù, ossia di nutrirlo e d'istruirlo, di guidarlo lungo i cammini della vita perché imparasse a essere uomo, perché imparasse a lavorare come uomo, ad amare come uomo con cuore di uomo, perché s'inserisse in una storia e in una tradizione concreta, quella del Popolo di Dio eletto e amato, per educarlo come uomo e per educarlo anche nella preghiera di quel popolo a pregare come uomo.

    Quanto è meraviglioso il fatto che il Figlio di Dio si sia sottomesso così a Giuseppe e abbia imparato a obbedire e a camminare nella vita dell'uomo accanto a Giuseppe! Come riflette bene tutto ciò quel meraviglioso dipinto di El Greco, esposto nella sacrestia della cattedrale di Toledo, a detta degli esperti uno dei quadri più belli del pittore, toledano di adozione: Gesù, bambino, pieno di gioia guidato da Giuseppe, che l'osserva attentamente con uno sguardo di tenerezza e di fede incomparabili, che cammina con lui, che lo tiene con la mano, con lo sguardo rivolto a Gesù e all'orizzonte, o meglio al cielo, ripercorrendo il cammino della propria vita.

    Come non rendere grazie a Dio per questa meraviglia che Egli ha compiuto tra gli uomini: Giuseppe, il giusto, sposo della Vergine Maria, il falegname di Nazareth, del quale Gesù era ritenuto il figlio, per disprezzarlo per la sua umile condizione, ma così grande agli occhi di Dio da affidargli la custodia di suo Figlio e di sua Madre, Dio che continua oggi ad affidargli la protezione e il sostegno della Chiesa, di cui Maria è immagine e madre?

    Come non fare menzione del suo nome, accanto a quello della sua sposa, la Vergine Madre di Dio, Maria, nelle preghiere eucaristiche, se occupa un posto così importante nella storia della salvezza, nella pienezza di questa storia, nell'opera redentrice di Gesù, il Salvatore, nato da Maria Vergine per opera dello Spirito Santo? Come non tenerlo presente ogni volta che celebriamo il memoriale del mistero pasquale, nell'Eucaristia, che fa la Chiesa, essendo così legato a ciò che è la Chiesa, e la custodisce, come suo protettore universale?

Che questo inserimento del nome di san Giuseppe ci aiuti tutti a seguire i suoi passi, la sua fede, la sua fedeltà e la sua prontezza nel compimento silenzioso della missione che la Chiesa affida a ognuno di noi, per servire Gesù, nel quale è la salvezza del mondo intero, e servirlo come lui, suo grande servo e servitore, lo ha servito: con tutto il suo essere, con tutto il suo cuore.




(L'Osservatore Romano 20 giugno 2013)
[Modificato da Caterina63 19/06/2013 22:31]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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11/03/2014 18:54
 
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  10/11-18/19 marzo, novena a San Giuseppe.

O S. Giuseppe, mio protettore ed avvocato, a Voi ricorro, affinché
m'otteniate la grazia, per la quale mi vedete gemere e supplicare davanti a
Voi. E' vero, purtroppo è vero,
che i presenti dispiaceri e le amarezze che soffro sono forse il giusto
castigo dei
miei peccati. Riconoscendomi colpevole, dovrò per questo perdere la speranza
di essere aiutato dal Signore? "Ah! No!" - mi risponde la vostra grande
devota
Santa Teresa - "No certo, o poveri peccatori. Rivolgetevi in qualunque
bisogno, per grave che sia, alla efficace intercessione del Patriarca S.
Giuseppe; andate con vera fede da Lui e resterete certamente esauditi nelle
vostre domande". Con tanta fiducia, mi presento, quindi, davanti a Voi  e
imploro misericordia e pietà. Deh!, per quanto puoi, o San Giuseppe prestami
soccorso nelle mie tribolazioni. Supplite alla mia mancanza e, potente come
siete, fa che, ottenuta per la vostra pia intercessione la grazia che
imploro,
possa ritornare al tuo altare per rendervi l'omaggio della mia riconoscenza.
Pater - Ave -  3 Gloria

Non dimenticate, o misericordioso S. Giuseppe, che nessuna persona al mondo,
per grande peccatrice che, fosse, è ricorsa a voi, rimanendo delusa nella
fede e nella speranza in voi riposte. Quante grazie e favori avete ottenuto
agli afflitti! Ammalati, oppressi, calunniati, traditi, abbandonati,
ricorrendo alla tua protezione sono stati esauditi. Deh! non permettete, o
gran Santo che io abbia ad essere il solo, fra tanti, a rimanere privo dei
vostro conforto. Mostratevi buono e generoso anche verso di me, ed io,
ringraziandovi, esalterò in voi la bontà e la misericordia del Signore.
Pater - Ave -3 Gloria

O eccelso Capo della Sacra Famiglia, io vi venero profondamente e di cuore
v'invoco. Agli afflitti, che ti hanno pregato prima di me, avete concesso
conforto e pace, grazie e favori. Degnatevi quindi di consolare anche l'animo
mio addolorato, che non trova riposo in mezzo alle ingiustizie da cui è
oppresso. Voi, o sapientissimo Santo, vedete in Dio tutti i miei bisogni prima
ancora che io li esponga con la mia preghiera. Voi dunque sapete benissimo
quanto mi è necessaria la grazia che domando. Nessun cuore umano mi può
consolare; da voi spero d'essere confortato, date, o glorioso Santo. Se mi
concedete la grazia che con tanta insistenza io domando, prometto di
diffondere la devozione verso di voi, di aiutare e sostenere le opere che,
nel tvostro Nome, sorgono a sollievo di tanti infelici e dei poveri morenti. O.
S. Giuseppe, consolatore degli afflitti, abbiate pietà dei mio dolore!
Pater - Ave -3 Gloria

Sancte Joseph, ora pro nobis


Sacro Manto di SAN GIUSEPPE

IL SACRO MANTO IN ONORE
DI SAN GIUSEPPE

PREMESSA
Si consiglia di recitare queste orazioni per trenta giorni consecutivi, in
memoria dei trent'anni di vita vissuti da San Giuseppe in compagnia di Gesù
Cristo, Figlio di Dio. Sono senza numero le grazie che si ottengono da Dio,
ricorrendo a San Giuseppe. Santa Teresa d'Avila (1515-1582) ha detto: «Chi
vuol credere, faccia la prova, affinché si persuada». Per propiziarci più
facilmente l'aiuto di San Giuseppe, è bene accompagnare queste preghiere con
la promessa di un'offerta per il culto del Santo. È bene avere anche un pio
pensiero per le Anime dei Purgatorio e accostarsi ai Santi Sacramenti in
spirito di penitenza e di propiziazione. Con la stessa premura con la quale
noi asciughiamo le lacrime del povero che ha bisogno di aiuto, possiamo
sperare che San Giuseppe asciugherà le nostre lacrime. Sarà così che il
Manto dei suo Patrocinio si stenderà pietoso sopra di noi e ci sarà di
valida difesa contro tutti i pericoli, perché possiamo giungere tutti, con
la grazia dei Signore, al porto della salvezza eterna. San Giuseppe ci
sorrida propizio e ci benedica sempre.
San Giuseppe, conforto dei tribolati, pregate per noi!

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

Gesù, Giuseppe e Maria, Vi dono il cuore e l''anima mia;
Gesù, Giuseppe e Maria, assistetemi nell'ultima agonia;
Gesù, Giuseppe e Maria, fate che l'ultimo mio cibo sia la Santa Eucaristia;
Gesù, Giuseppe e Maria, spiri in pace con Voi l'anima mia.

3 Gloria alla Santissima Trinità per ringraziare d'aver innalzato San
Giuseppe a una dignità del tutto eccezionale.

OFFERTA

- Eccomi, o gran Patriarca, prostrato devotamente innanzi a Voi. Vi presento
questo Manto prezioso e nello stesso tempo Vi offro il proposito della mia
devozione fedele e sincera. Tutto quello che potrò fare in Vostro onore,
durante la mia vita, io intendo eseguirlo, per mostrarVi l'amore che Vi
porto. Aiutatemi, San Giuseppe! Assistetemi ora e in tutta la mia vita, ma
soprattutto assistetemi nell'ora della mia morte, come Voi foste assistito
da Gesù e da Maria, perché Vi possa un giorno onorare nella patria celeste
per tutta l'eternità. Amen.

- O glorioso Patriarca San Giuseppe, prostrato innanzi a Voi, Vi presento
con devozione i miei omaggi e incomincio a offrirVi questa preziosa raccolta
di preghiere, a ricordo delle innumerevoli virtù che adornano la Vostra
santa persona. In Voi ebbe compimento il sogno misterioso dell'antico
Giuseppe, il quale fu una Vostra anticipata figura: non solamente, infatti,
Vi circondò con i suoi fulgidissimi raggi il Sole divino, ma Vi rischiarò
pure della sua dolce luce la mistica Luna, Maria.
Deh!, glorioso Patriarca, se l'esempio di Giacobbe, che andò di persona a
rallegrarsi con il figlio suo prediletto, esaltato sopra il trono
dell'Egitto, servì a trascinarvi anche i figli suoi, non varrà l'esempio di
Gesù e di Maria, che Vi onorarono di tutta la loro stima e di tutta la loro
fiducia, a trarre me pure, per intessere in Vostro onore questo Manto
prezioso?
Deh!, o gran Santo, fate che il Signore rivolga sopra di me uno sguardo di
benevolenza. E come l'antico Giuseppe non scacciò i colpevoli fratelli, anzi
li accolse pieno d'amore, li protesse e li salvò dalla fame e dalla morte,
così Voi, o glorioso Patriarca, mediante la Vostra intercessione, fate che
il Signore non voglia mai abbandonarmi in questa valle di esilio. Ottenetemi
inoltre la grazia di conservarmi sempre nel numero dei Vostri servi devoti,
che vivono sereni sotto il Manto del Vostro patrocinio. Questo patrocinio io
desidero averlo per ogni giorno della mia vita e nel momento dell'ultimo mio
respiro. Amen.

ORAZIONE

- Salve, o glorioso San Giuseppe, depositario dei tesori incomparabili dei
Cielo e padre putativo di Colui che nutre tutte le creature. Dopo Maria
SS.ma, Voi siete il Santo più degno del nostro amore e meritevole della
nostra venerazione. Fra tutti i Santi, Voi solo aveste l'onore di allevare,
guidare, nutrire e abbracciare il Messia, che tanti Profeti e re avevano
desiderato di vedere. San Giuseppe, salvate l'anima mia e ottenetemi dalla
misericordia divina la grazia che umilmente imploro (chiedere la grazie che
si desidera). E anche per le Anime benedette del Purgatorio ottenete un
grande sollievo nelle loro pene.
Tre Gloria Patri.
- O potente San Giuseppe, Voi foste dichiarato patrono universale della
Chiesa, e io v'invoco fra tutti i Santi, quale fortissimo protettore dei
miseri e benedico mille volte il Vostro cuore, pronto sempre a soccorrere
ogni sorta di bisogni. A Voi, o caro San Giuseppe, fanno ricorso la vedova,
l'orfano, l'abbandonato, l'afflitto, ogni sorta di sventurati; non c'è
dolore, angustia o disgrazia che Voi non abbiate pietosamente soccorso.
Degnatevi, quindi, di usare a mio favore i mezzi che Dio ha messo nelle
Vostre mani, affinché io possa conseguire la grazia che Vi domando. E voi,
Anime sante del Purgatorio, supplicate San Giuseppe per me.

Tre Gloria Patri.

- A tante migliaia di persone che Vi hanno pregato prima di me avete donato
conforto e pace, grazie e favori. L'animo mio, mesto e addolorato, non trova
riposo in mezzo alle angustie dalle quali è oppresso. Voi, o caro Santo,
conoscete tutti i miei bisogni, prima ancora che li esponga con la
preghiera. Voi sapete quanto mi è necessaria la grazia che Vi domando. Mi
prostro al Vostro cospetto e sospiro, o caro San Giuseppe, sotto il grave
peso che mi opprime. Nessun cuore umano mi è aperto, al quale possa
confidare le mie pene; e, se pur dovessi trovare compassione presso qualche
anima caritatevole, essa tuttavia non mi potrebbe aiutare. A Voi pertanto
ricorro e spero che non mi vorrete respingere, poiché Santa Teresa ha detto
e ha lasciato scritto nelle sue memorie: «Qualunque grazia si domanda a San
Giuseppe verrà certamente concessa». Oh! San Giuseppe, consolatore degli
afflitti, abbiate pietà dei mio dolore e pietà delle Anime sante del
Purgatorio, che tanto sperano dalle nostre orazioni.

Tre Gloria Patri.

- O eccelso Santo,
Per la Vostra perfettissima obbedienza a Dio, abbiate pietà di me.
Per la Vostra santa vita piena di meriti, esauditemi.
Per il Vostro carissimo Nome, aiutatemi.
Per il Vostro clementissimo cuore, usatemi grazia.
Per le Vostre sante lacrime, confortatemi.
Per i Vostri sette dolori, abbiate compassione di me.
Per le Vostre sette allegrezze, consolate il mio cuore.
Da ogni male dell'anima e del corpo, liberatemi.
Da ogni pericolo e disgrazia, scampatemi.

Soccorretemi con la Vostra santa protezione e impetratemi, nella Vostra
misericordia e potenza, quello che mi è necessario e soprattutto la grazia
di cui ho particolare bisogno. Alle Anime care del Purgatorio ottenete la
pronta liberazione dalle loro pene.

Tre Gloria Patri.

- O glorioso San Giuseppe, innumerevoli sono le grazi e i favori, che Voi
ottenete per poveri afflitti. Ammalati di ogni genere, oppressi, calunniati,
traditi, abbandonati, privati d'ogni umano conforto, miseri bisognosi di
pane o di appoggio, imploranndo la Vostra regale protezione e vengono
esauditi nelle loro domande. Deh! non permettete, o San Giuseppe carissimo,
che io abbia ad essere la sola, fra tante persone beneficate, che resti
priva della grazia che Vi ho domandato. MostrateVi anche verso di me potente
e generoso, e io, ringraziandoVi, esclamerò: «Viva in eterno il glorioso
Patriarca San Giuseppe, mio grande protettore e particolare liberatore delle
Anime sante del Purgatorio».

Tre Gloria Patri.

- O Eterno divin Padre, per i meriti di Gesù e di Maria, degnateVi
accordarmi la grazia che imploro. A nome di Gesù e di Maria, mi prostro
riverente alla Vostra divina presenza e Vi prego devotamente perché vogliate
accettare la mia ferma decisione di perseverare nella schiera di coloro che
vivono sotto il patrocinio di San Giuseppe. Benedite quindi il prezioso
Manto, che io oggi dedico a lui quale pegno della mia devozione.

Tre Gloria Patri.

PIE SUPPLICHE IN RICORDO DELLA VITA NASCOSTA
DI SAN GIUSEPPE CON GESU' E MARIA

San Giuseppe, pregate Gesù che venga nell'anima mia e la santifichi.
San Giuseppe, pregate Gesù che venga nel mio cuore e lo infiammi di carità.
San Giuseppe, pregate Gesù che venga nella mia intelligenza e la illumini.
San Giuseppe, pregate Gesù che venga nella mia volontà e la fortifichi.
San Giuseppe, pregate Gesù che venga nei miei pensieri e li purifichi.
San Giuseppe, pregate Gesù che venga nei miei affetti e li regoli.
San Giuseppe, pregate Gesù che venga nei miei desideri e li diriga.
San Giuseppe, pregate Gesù che venga nelle mie operazioni e le benedica.
San Giuseppe, ottenetemi da Gesù il suo santo amore.
San Giuseppe, ottenetemi da Gesù l'imitazione delle sue virtù.
San Giuseppe, ottenetemi da Gesù la vera umiltà di spirito.
San Giuseppe, ottenetemi da Gesù la mitezza di cuore.
San Giuseppe, ottenetemi da Gesù la pace dell'anima.
San Giuseppe, ottenetemi da Gesù il santo timore di Dio.
San Giuseppe, ottenetemi da Gesù il desiderio della perfezione.
San Giuseppe, ottenetemi da Gesù la dolcezza di carattere.
San Giuseppe, ottenetemi da Gesù un cuore puro e caritatevole.
San Giuseppe, ottenetemi da Gesù la grazia di sopportare con pazienza le
sofferenze della vita.
San Giuseppe, ottenetemi da Gesù la sapienza delle verità eterne.
San Giuseppe, ottenetemi da Gesù la perseveranza nell'operare il bene.
San Giuseppe, ottenetemi da Gesù la fortezza nel sopportare le croci.
San Giuseppe, ottenetemi da Gesù il distacco dai beni di questa terra.
San Giuseppe, ottenetemi da Gesù di camminare per la via stretta del cielo.
San Giuseppe, ottenetemi da Gesù di essere libero da ogni occasione di
peccato.
San Giuseppe, ottenetemi da Gesù un santo desiderio del Paradiso.
San Giuseppe, ottenetemi da Gesù la perseveranza finale.
San Giuseppe, non mi allontanate da Voi.
San Giuseppe, fate che il mio cuore non cessi mai di amarVi e la mia lingua
di lodarVi.
San Giuseppe, per l'amore che portaste a Gesù aiutatemi ad amarlo.
San Giuseppe, degnatevi di accogliermi come Vostro devoto.
San Giuseppe, io mi dono a Voi: accettatemi e soccorretemi.
San Giuseppe, non mi abbandonate nell'ora della morte.
Gesù, Giuseppe e Maria, Vi dono il cuore e l''anima mia;
Gesù, Giuseppe e Maria, assistetemi nell'ultima agonia;
Gesù, Giuseppe e Maria, fate che l'ultimo mio cibo sia la Santa Eucaristia;
Gesù, Giuseppe e Maria, spiri in pace con Voi l'anima mia.

Tre Gloria Patri.

LITANIE DI SAN GIUSEPPE

Signore, pietà. Signore, pietà.
Cristo, pietà. Cristo, pietà.
Signore, pietà. Signore, pietà.
Cristo, ascoltaci. Cristo, ascoltaci.
Cristo, esaudiscici. Cristo, esaudiscici.
Padre celeste, Dio, abbi pietà di noi.
Figlio, Redentore del mondo, abbi pietà di noi.
Dio, Spirito Santo, Dio, abbi pietà di noi.
Santa Trinità, unico Dio, abbi pietà di noi.
Santa Maria, prega per noi.
San Giuseppe, prega per noi.
Illustre figlio di Davide, prega per noi.
Splendore dei Patriarchi, prega per noi.
Sposo della Madre di Dio, prega per noi.
Custode purissimo della Vergine, prega per noi.
Tu che hai nutrito il Figlio di Dio, prega per noi.
Tu che hai difeso Cristo Gesù, prega per noi.
Tu che hai guidato la Sacra Famiglia, prega per noi.
Giuseppe giustissimo, prega per noi.
Giuseppe castissimo, prega per noi.
Giuseppe prudentissimo, prega per noi.
Giuseppe fortissimo, prega per noi.
Giuseppe obbedientissimo, prega per noi.
Giuseppe fedelissimo, prega per noi.
Esempio luminoso di pazienza, prega per noi.
Amante della povertà, prega per noi.
Modello dei lavoratori, prega per noi.
Decoro della vita domestica, prega per noi.
Custode dei vergini, prega per noi.
Sostegno delle famiglie, prega per noi.
Conforto dei miseri, prega per noi.
Speranza dei malati, prega per noi.
Patrono dei morenti, prega per noi.
Terrore dei demoni, prega per noi.
Protettore della Santa Chiesa, prega per noi.

Agnello di Dio, che ti carichi dei peccati del mondo, perdonaci, o S.
Agnello di Dio,  che ti carichi dei peccati del mondo, esaudiscici, o S.
Agnello di Dio, che ti carichi dei peccati del mondo, abbi pietà di noi.

INVOCAZIONI A SAN GIUSEPPE

- RicordateVi, o verginale sposo di Maria Vergine, o caro mio protettore San
Giuseppe, che mai alcuno si udì aver invocato la Vostra protezione e chiesto
il Vostro aiuto senza essere stato consolato. Con questa fiducia, io vengo a
Voi e a Voi fervorosamente mi raccomando. O San Giuseppe, ascoltate la mia
preghiera, accoglietela pietosamente ed esauditela. Amen.

- Glorioso San Giuseppe, sposo di Maria e padre putativo di Gesù, pensate a
me, vegliate su di me. Insegnatemi a lavorare per la mia santificazione e
prendete sotto la Vostra pietosa cura i bisogni urgenti che oggi affido alle
Vostre sollecitudini paterne. Allontanate gli ostacoli e le difficoltà, e
fate che il felice esito di quanto Vi chiedo sia per la maggior gloria del
Signore e per il bene dell'anima mia. E in segno della mia più viva
riconoscenza, Vi prometto di far conoscere le Vostre glorie, mentre con
tutto l'affetto benedico il Signore che Vi volle tanto potente in cielo e
sulla terra.

CHIUSURA DEL SACRO MANTO

O Glorioso San Giuseppe, che da Dio siete stato posto a capo e custode della
più santa tra le famiglie, degnateVi di essermi dal cielo custode dell'anima
mia, che domanda di essere ricevuta sotto il Manto del Vostro patrocinio.
Io, fin da questo momento, Vi eleggo a padre, a protettore, a guida, e pongo
sotto la Vostra speciale custodia l'anima mia, il mio corpo, quanto ho e
quanto sono, la mia vita e la mia morte. Guardatemi come Vostro figlio;
difendetemi da tutti i miei nemici visibili ed invisibili; assistetemi in
tutte le necessità: consolatemi in tutte le amarezze della vita, ma
specialmente nelle agonie della morte. Rivolgete una parola per me a
quell'amabile Redentore, che Bambino portaste sulle Vostre braccia, a quella
Vergine gloriosa, di cui foste dilettissimo sposo. Impetratemi quelle
benedizioni che Voi vedete essere utili al mio vero bene, alla mia eterna
salvezza, e io farò di tutto per non rendermi indegno del Vostro speciale
patrocinio. Amen.

A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione, ricorriamo, e fiduciosi
invochiamo il tuo patrocinio, dopo quello della tua santissima sposa. Per,
quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all'Immacolata Vergine Maria,
Madre di Dio, e per l'amore paterno che portasti al fanciullo Gesù,
riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità che Gesù
Cristo acquistò col suo Sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri
bisogni. Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l'eletta prole
di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, questa peste di errori
e di vizi, che ammorba il mondo; assistici propizio dal cielo in questa
lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un
tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora
difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e
stendi ognora sopra ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo
esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente
morire e conseguire l'eterna beatitudine in cielo. Così sia.
Terrore dell'inferno, Prega per noi.


 
 

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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03/03/2015 12:04
 
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[SM=g1740717] Il 10 marzo inizia la Novena a San Giuseppe (Festa del 19 marzo) e quale occasione migliore di questo tempo per poter meditare sull'autentica devozione al grande Patrono della Chiesa Universale, come indisse il beato Pio IX?

Ecco, noi molto umilmente abbiamo raccolta in video alcuni interventi del santo Padre Francesco che ci spiegano in modo semplice ma diretto, questa devozione e come trarne profitto.

www.gloria.tv/media/PtwXCjSP6Ds

www.youtube.com/watch?v=AludvPLQzXY&feature=youtu.be

Movimento Domenicano del Rosario





[SM=g1740733]
[Modificato da Caterina63 09/03/2015 20:33]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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16/03/2015 09:38
 
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Ave Giuseppe,
uomo giusto, sposo casto della Vergine Maria,
padre davidico del Messia,
Tu sei benedetto fra tutti gli uomini,
e benedetto è il Figlio di Dio che a Te fu affidato, Gesù.
San Giuseppe,
Patrono della Santa Chiesa Cattolica,
proteggi le nostre Famiglie,
custodisci il Papa, i Vescovi e tutti i Sacerdoti,
provvedeteci nell'ora della nostra morte.
Amen


Francesco fa gli auguri di buon onomastico a Benedetto

Papa Francesco con Benedetto XVI 

19/03/2015

Papa Francesco ha telefonato, verso mezzogiorno, a Benedetto XVI per fargli gli auguri nel giorno in cui ricorre il suo onomastico e - a sua volta - ha ricevuto gli auguri del Papa emerito per il secondo anniversario dell'inizio del suo Pontificato, che ricorre proprio oggi. In Vaticano, il 19 marzo, Solennità di San Giuseppe, è un giorno festivo.

Il Papa e S. Giuseppe: solo chi serve con amore sa custodire

Un'icona che ritrae San Giuseppe con il piccolo Gesù - RV

19/03/2015

Il “custode” della Santa Famiglia, Giuseppe, è l’uomo cui Papa Francesco si ispira quotidianamente nel suo ministero di Pastore universale. Un modello di sapienza divina, che chiede a Dio cosa fare quando non comprende, e che nella Casa di Nazareth è a servizio di Gesù e di sua Madre. Nel secondo anniversario dell’inizio del Pontificato, Alessandro De Carolis ricorda alcune delle parole di Francesco sul Patrono che tutta la Chiesa oggi celebra:

Quale uomo si offrirebbe di avere al suo fianco la donna che ama e che ha promesso di sposarlo, ma che poco prima del matrimonio si ritrova incinta di un figlio non suo? Quale uomo messo davanti alla prova di un tradimento così crudo non urlerebbe a caldo rabbia e veleno, e magari a freddo non cercherebbe una qualche rappresaglia per risarcire il proprio orgoglio calpestato? Nemmeno nella più fiction più “liberal” si oserebbe mettere in scena un personaggio del genere, in tempi in cui la figura maschile, mediaticamente narrata, è da anni un cliché balbettante di incertezze, nevrosi e patetica incapacità di sapere cosa debba fare un marito o un padre – e dove perfino questi due ultimi vocaboli si vorrebbero cancellati dal dizionario:

“Giuseppe era un uomo che dava sempre ascolto alla voce di Dio, profondamente sensibile al suo segreto volere, un uomo attento ai messaggi che gli giungevano dal profondo del cuore e dall’alto. Non si è ostinato a perseguire quel suo progetto di vita, non ha permesso che il rancore gli avvelenasse l’animo, ma è stato pronto a mettersi a disposizione della novità che, in modo sconcertante, gli veniva presentata. E’ così, era un uomo buono”. (Angelus, 22 dicembre 2013)

L'uomo che si lascia guidare da Dio
Sì, ha ricordato una volta Papa Francesco, c’è stato un uomo capace di dimostrare, già duemila anni fa, che l’amore umano può essere capace di gesti meravigliosi, se invece di ripiegarsi su di sé si apre a Dio e una magnanimità che solo il cielo può suggerire. Prima di ogni aiuto divino, Giuseppe ha avuto da sé cuore e comprensione per la donna amata, laddove altri solo un irrimediabile disprezzo, e si è offerto di volerle bene e di voler bene al figlio che portava in grembo. E così ha iniziato con loro un’avventura impensata. Non stupisce che Francesco, il Papa della tenerezza, si lasci ispirare da lui, “custode” del Dio Bambino, per imparare a essere un padre fedele e generoso della Chiesa, come ha raccontato il 19 marzo 2013, nel giorno d’inizio del suo Pontificato:

“Giuseppe è ‘custode’, perché sa ascoltare Dio, si lascia guidare dalla sua volontà, e proprio per questo è ancora più sensibile alle persone che gli sono affidate, sa leggere con realismo gli avvenimenti, è attento a ciò che lo circonda, e sa prendere le decisioni più sagge. In lui cari amici, vediamo come si risponde alla vocazione di Dio, con disponibilità, con prontezza, ma vediamo anche qual è il centro della vocazione cristiana: Cristo! Custodiamo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il creato!”. (Omelia, 19 marzo 2013)

L'uomo che accoglie a braccia aperte
Dio spiegò ogni volta in sogno a Giuseppe il da farsi, o gli chiarì ciò che non aveva capito e che tuttavia aveva accettato. Ha girato la rete in pochi attimi la confidenza che Francesco ha fatto due mesi fa alle famiglie filippine incontrate a Manila, quando disse di avere sul suo tavolo “un’immagine di San Giuseppe che dorme”, sotto la quale è solito mettere di tanto in tanto un foglietto con su scritto il problema che lo angustia, perché Giuseppe “lo sogni” e preghi per la sua soluzione. Giuseppe, un artigiano dell’amore discreto, sempre affidabile per Gesù e Maria, con i calli alle mani perché chi ama davvero sa che spesso bisogna piegare in silenzio la schiena:

“Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio e che anche il Papa per esercitare il potere (…) deve guardare al servizio umile, concreto, ricco di fede, di San Giuseppe e come lui aprire le braccia per custodire tutto il Popolo di Dio e accogliere con affetto e tenerezza l’intera umanità, specie i più poveri, i più deboli, i più piccoli (…) Solo chi serve con amore sa custodire!”. (Manila, incontro con le famiglie, 16 gennaio 2015)




   



[Modificato da Caterina63 19/03/2015 16:46]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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