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TESTO UFFICIALE: GUIDA PER I CATECHISTI

Ultimo Aggiornamento: 20/06/2010 18:00
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14/04/2010 23:32
 
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Nella parrocchia

67. Desidero ora richiamare il contesto concreto, in cui operano abitualmente tutti questi catechisti, ritornando ancora in forma più sintetica sui «luoghi» della catechesi, alcuni dei quali sono già stati menzionati nel capitolo VI: parrocchia, famiglia, scuola, movimento.

Se è vero che si può catechizzare in qualsiasi luogo, tengo tuttavia a sottolineare - conformemente al desiderio di moltissimi vescovi - che la comunità parrocchiale deve restare l'animatrice della catechesi ed il suo luogo privilegiato. Certamente in molti paesi, la parrocchia è stata come scossa dal fenomeno dell'urbanizzazione. Alcuni hanno forse accettato con eccessiva facilità che essa fosse giudicata sorpassata, se non addirittura destinata a sparire, a tutto vantaggio di piccole comunità più adatte e più efficaci. Lo si voglia o no, la parrocchia resta un punto capitale di riferimento per il popolo cristiano, ed anche per i non praticanti. Il realismo ed il buon senso, perciò, consigliano di continuare nella strada che tende a restituire alla parrocchia, dove sia necessario, strutture più adeguate e, soprattutto, un nuovo slancio grazie al crescente inserimento in essa di membri qualificati, responsabili e generosi. Detto questo, e tenuto conto della necessaria diversità dei luoghi di catechesi, nella parrocchia stessa, nelle famiglie che accolgono fanciulli o adolescenti, nell'insegnamento religioso presso le scuole statali, nelle istituzioni scolastiche cattoliche, nei movimenti di apostolato che riservano speciali tempi alla catechesi, nei centri aperti a tutti i giovani, nei fine-settimana dedicati alla formazione spirituale ecc., è sommamente importante che tutti questi canali catechetici convergano veramente verso la stessa confessione di fede, verso una stessa appartenenza alla chiesa, verso impegni nella società che siano vissuti nello stesso spirito evangelico: «...un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, un solo Dio e Padre». E' per questo che ogni parrocchia importante ed ogni raggruppamento di parrocchie più piccole hanno il grave dovere di formare dei responsabili completamente dediti all'animazione catechetica - sacerdoti, religiosi, religiose e laici -, di prevedere l'attrezzatura necessaria per ogni aspetto della catechesi, di moltiplicare e di adattare i luoghi di catechesi nella misura possibile ed utile, di vigilare sulla qualità della formazione religiosa e sull'integrazione dei diversi gruppi nel corpo ecclesiale.

In breve, senza stabilire monopoli nè rigide uniformità, la parrocchia resta - come ho detto - il luogo privilegiato della catechesi. Essa deve ritrovare la propria vocazione, che è quella di essere una casa di famiglia, fraterna ed accogliente, dove i battezzati e i cresimati prendono coscienza di essere popolo di Dio. Lì il pane della buona dottrina ed il pane dell'eucaristia sono ad essi spezzati in abbondanza nel contesto di un medesimo atto di culto; di lì essi sono rinviati quotidianamente alla loro missione apostolica, in tutti i cantieri della vita del mondo.

Nella famiglia

68. L'azione catechetica della famiglia ha un carattere particolare e, in un certo senso, insostituibile, giustamente sottolineato dalla chiesa e, segnatamente, dal concilio Vaticano II. Questa educazione alla fede da parte dei genitori - educazione che deve iniziare dalla più giovane età dei figli - si esplica già quando i membri di una famiglia si aiutano vicendevolmente a crescere nella fede grazie alla loro testimonianza cristiana, spesso silenziosa, ma perseverante nel ritmo di una vita quotidiana vissuta secondo il vangelo. Essa è più incisiva quando, in coincidenza con gli avvenimenti familiari - quali la recezione dei sacramenti, la celebrazione di grandi feste liturgiche, la nascita di un bambino, una circostanza luttuosa - ci si preoccupa di esplicitare in seno alla famiglia il contenuto cristiano o religioso di tali avvenimenti. Occorre, però, andare più lontano: i genitori cristiani si sforzeranno di seguire e di riprendere nel contesto familiare la formazione più metodica ricevuta altrove. Il fatto che la verità sulle principali questioni della fede e della vita cristiana siano così riprese in un ambiente familiare, impregnato di amore e di rispetto, permetterà sovente di dare ai figli un'impronta decisiva e tale da durare per la vita. I genitori stessi traggono vantaggio dallo sforzo che ciò comporta, perchè in tale dialogo catechetico ognuno riceve e dona.

La catechesi familiare, pertanto, precede, accompagna ed arricchisce ogni altra forma di catechesi. Inoltre, laddove una legislazione antireligiosa pretende persino di impedire l'educazione alla fede, laddove una diffusa miscredenza o un invadente secolarismo rendono praticamente impossibile una vera crescita religiosa, «questa che si potrebbe chiamare chiesa domestica» resta l'unico ambiente, in cui fanciulli e giovani possono ricevere un'autentica catechesi. Così i genitori cristiani non si sforzeranno mai abbastanza per prepararsi ad un tale ministero di catechisti dei loro figli e per esercitarlo con uno zelo instancabile. Ed occorre, parimenti, incoraggiare le persone o le istituzioni che, mediante contatti individuali, mediante incontri o riunioni ed ogni genere di strumenti pedagogici, aiutano questi genitori a svolgere il loro compito: essi rendono un inestimabile servizio alla catechesi.

Nella scuola

69. A fianco della famiglia ed in collegamento con essa, la scuola offre alla catechesi possibilità non trascurabili. Nei paesi, purtroppo sempre più rari, nei quali è possibile dare un'educazione alla fede all'interno del contesto scolastico, è dovere per la chiesa il farlo nel modo migliore possibile. Ciò si riferisce innanzitutto - com'è evidente - alla scuola cattolica: meriterebbe questa ancora un tale nome se, pur brillando per un livello d'insegnamento assai elevato nelle materie profane, le si potesse rimproverare, con fondati motivi, una negligenza, o una deviazione nell'impartire l'educazione propriamente religiosa? Nè si dica che questa sarebbe sempre data implicitamente o, in maniera indiretta! Il carattere proprio e la ragione profonda della scuola cattolica, per cui appunto i genitori cattolici dovrebbero preferirla, consistono precisamente nella qualità dell'insegnamento religioso integrato nell'educazione degli alunni. Se le istituzioni cattoliche devono rispettare la libertà di coscienza, e cioè evitare di pesare sulla coscienza dall'esterno mediante pressioni fisiche o morali, specialmente per quanto riguarda gli atti religiosi degli adolescenti, essi tuttavia hanno il grave dovere di proporre una formazione religiosa che si adatti alle situazioni, spesso assai diverse, degli allievi, ed altresì di far loro comprendere che la chiamata di Dio a servirlo in spirito e verità, secondo i comandamenti di Dio e i precetti della chiesa, senza costringere l'uomo, non lo obbliga di meno in coscienza.

Ma io penso, altresì, alla scuola non confessionale ed alla scuola pubblica. Esprimo il vivissimo auspicio che, rispondendo ad un ben chiaro diritto della persona umana e delle famiglie e nel rispetto della libertà religiosa di tutti, sia possibile a tutti gli alunni cattolici di progredire nella loro formazione spirituale col contributo di un insegnamento religioso che dipende dalla chiesa, ma che, a seconda dei paesi, può essere offerto dalla scuola, o nel quadro della scuola, o ancora nel quadro di un'intesa con i pubblici poteri circa gli orari scolastici, se la catechesi ha luogo soltanto in parrocchia o in altro centro pastorale. In effetti, anche dove esistono difficoltà oggettive, ad esempio quando gli alunni sono di religioni diverse, bisogna disporre gli orari scolastici in modo da consentire ai cattolici di approfondire la loro fede e la loro esperienza religiosa, sotto la guida di educatori qualificati, sacerdoti o laici.

Certo, molti elementi vitali, oltre la scuola, contribuiscono ad influenzare la mentalità dei giovani: svaghi, ambiente sociale, ambiente di lavoro. Ma coloro che compiono gli studi ne restano necessariamente influenzati, sono iniziati a valori culturali o morali nel clima dell'istituto d'insegnamento, sono messi a confronto con molteplici idee ricevute a scuola: è necessario che la catechesi tenga largamente conto di questa scolarizzazione per raggiungere realmente gli altri elementi del sapere e dell'educazione, in modo che il vangelo sia assorbito nella mentalità degli alunni sul terreno della loro formazione e l'armonizzazione della loro cultura sia fatta alla luce della fede. Io incoraggio, perciò, i sacerdoti, i religiosi, le religiose ed i laici, che si impegnano a sostenere la fede di questi alunni. E' questa, del resto, l'occasione per riaffermare qui la mia ferma convinzione che il rispetto manifestato alla fede cattolica dei giovani sino al punto di facilitarne l'educazione, il radicamento, il consolidamento, la libera espressione e la pratica, farebbe certamente onore a qualsiasi governo, quale che sia il sistema sul quale esso si basa, o l'ideologia a cui s'ispira.

Nei movimenti

70. Occorre, infine, incoraggiare le associazioni, i movimenti ed i gruppi di fedeli, siano essi destinati alla pratica della pietà, all'apostolato diretto, alla carità ed all'assistenza, alla presenza cristiana nelle realtà temporali. Tutti quanti raggiungeranno meglio i loro specifici scopi e serviranno meglio la chiesa se, nella loro organizzazione interna e nel loro metodo d'azione, sapranno dare un posto importante ad una seria formazione religiosa dei loro membri. In questo senso, ogni associazione di fedeli in seno alla chiesa ha il dovere di essere, per definizione, educatrice della fede.

Appare in tal modo più chiara la parte attribuita ai laici nella catechesi odierna, sempre sotto la direzione pastorale dei loro vescovi, come del resto hanno sottolineato a più riprese le «Proposizioni» formulate dal sinodo.

Gli Istituti di formazione

71. Un tale contributo dei laici, del quale noi dobbiamo essere riconoscenti al Signore, costituisce nello stesso tempo una sfida per la nostra responsabilità di pastori. Questi catechisti laici, infatti, debbono essere accuratamente formati a quel che è, se non un ministero formalmente istituito, per lo meno una funzione di grandissimo rilievo nella chiesa. Ora una tale formazione ci sollecita ad organizzare dei centri ed istituti appropriati, che siano assiduamente seguiti dai vescovi. E', questo, un settore nel quale si rivela feconda e fruttuosa una collaborazione diocesana, interdiocesana, anzi nazionale. Ed è qui, parimenti, che l'aiuto materiale, offerto dalle chiese più favorite alle loro sorelle più povere, avrà modo di manifestare la sua massima efficacia: che cosa di meglio può offrire una chiesa ad un'altra chiesa, se non aiutare a crescere da se stessa come chiesa?

A tutti coloro che lavorano generosamente al servizio del vangelo ed ai quali ho qui espresso il mio vivo incoraggiamento, io vorrei rammentare una consegna che era cara al mio venerato predecessore Paolo VI: «In quanto evangelizzatori, noi dobbiamo offrire (...) l'immagine (...) di persone mature nella fede, capaci di ritrovarsi insieme al di sopra delle tensioni concrete, grazie alla ricerca comune, sincera e disinteressata della verità. Sì, la sorte dell'evangelizzazione è certamente legata alla testimonianza di unità data dalla chiesa. E' questo un motivo di responsabilità, ma anche di conforto»

CONCLUSIONE

Lo Spirito santo, maestro interiore

72. Al termine di questa esortazione apostolica, lo sguardo del cuore si volge verso colui che è il principio ispiratore di tutta l'opera catechetica, e di coloro che la compiono: lo Spirito del Padre e del Figlio, lo Spirito santo.

Nel descrivere la missione che tale Spirito avrebbe avuto nella chiesa, Cristo adopera queste parole significative: «Egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto». Ed aggiunge: «Quando... verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera..., vi annunzierà le cose future».

Lo Spirito è, dunque, promesso alla chiesa ed a ciascun fedele come un Maestro interiore che, nel segreto della coscienza e del cuore, fa comprendere ciò che s'è bensì udito, ma che non si è in grado di afferrare. «Lo Spirito santo istruisce fin d'ora i fedeli - diceva a questo proposito sant'Agostino - nella misura in cui ciascuno è capace di intendere le cose spirituali, e accende nel loro cuore un desiderio di conoscere tanto più vivo quanto più ognuno progredisce nella carità, grazie alla quale ama le cose che già conosce e desidera conoscere quelle che ignora».

Missione dello Spirito è, inoltre, quella di trasformare i discepoli in testimoni di Cristo: «Egli mi renderà testimonianza e anche voi mi renderete testimonianza».

Ma c'è di più. Secondo san Paolo, che sintetizza su questo punto una teologia latente in tutto il Nuovo Testamento, è tutto l'«essere cristiano», tutta la vita cristiana, vita nuova di figli di Dio, che è una vita secondo lo Spirito. Soltanto lo Spirito ci consente di dire a Dio: «Abbà, Padre!». Senza lo Spirito noi non possiamo dire: «Gesù è Signore». Dallo Spirito provengono tutti i carismi che edificano la chiesa, comunità di cristiani. E' in questo senso che san Paolo affida ad ogni discepolo di Cristo la consegna: «Siate ricolmi dello Spirito». Sant'Agostino è molto esplicito: «Il fatto che crediamo ed operiamo ci appartiene in ragione della libera scelta della nostra volontà, e tuttavia l'uno e l'altro vien dato dallo Spirito di fede e di carità».

La catechesi, che è crescita nella fede e maturazione della vita cristiana verso la pienezza, è conseguentemente opera dello Spirito santo, opera che egli soltanto può suscitare ed alimentare nella chiesa.

Questa costatazione, nata dalla lettura dei testi or ora citati come anche di altri numerosi passi del nuovo testamento, ci conduce a due convinzioni.

Innanzitutto, è chiaro che la chiesa, quando adempie la missione, che è sua, di far catechesi - come, del resto, ogni cristiano che in tale missione s'impegna nella chiesa ed in nome della chiesa - deve essere pienamente cosciente di agire come strumento vivente e docile dello Spirito santo. Invocare costantemente questo Spirito, essere in comunione con lui, sforzarsi di conoscere le sue autentiche ispirazioni, deve essere l'atteggiamento della chiesa docente e di ogni catechista.

E' necessario, poi, che il desiderio profondo di comprendere meglio l'azione dello Spirito e di abbandonarsi sempre maggiormente a lui - dato che «stiamo vivendo nella chiesa un momento privilegiato dello Spirito», come rilevava il mio predecessore Paolo VI nella sua esortazione apostolica Evangelii nuntiandi - susciti un risveglio catechetico. In effetti, il «rinnovamento nello Spirito» sarà autentico ed avrà una vera fecondità nella chiesa, non tanto nella misura in cui susciterà carismi straordinari, quanto piuttosto nella misura in cui porterà il più grande numero possibile di fedeli, sulle strade della vita quotidiana, allo sforzo umile, paziente, perseverante per conoscere sempre meglio il mistero di Cristo e per testimoniarlo.

Io qui invoco sulla chiesa catechizzante questo Spirito del Padre e del Figlio, e lo supplico di rinnovare in essa il dinamismo catechetico.

Maria, madre e modello del discepolo

73. Che la Vergine della pentecoste ci ottenga tutto questo con la sua intercessione! Per una vocazione singolare, ella vide il Figlio Gesù «crescere in sapienza, età e grazia». Sulle sue ginocchia e poi ascoltandola, nel corso della vita nascosta di Nazaret, questo Figlio, che era l'Unigenito del Padre pieno di grazia e di verità, fu da lei formato alla conoscenza umana delle Scritture e della storia del disegno di Dio sul suo popolo, nell'adorazione del Padre. Ella è stata, d'altra parte, la prima dei suoi discepoli: prima nel tempo, perchè già ritrovandolo nel tempio ella riceve dal figlio adolescente lezioni, che conserva nel cuore; la prima soprattutto, perchè nessuno fu mai «ammaestrato da Dio» ad un grado simile di profondità. Madre e discepola al tempo stesso, diceva di lei sant'Agostino, aggiungendo arditamente che l'esser discepola fu per lei più importante che l'esser madre. Non è senza ragione che nell'aula sinodale fu detto di Maria che è «un catechismo vivente», «madre e modello dei catechisti».

Possa, dunque, la presenza dello Spirito santo, grazie alle preghiere di Maria, concedere alla chiesa uno slancio senza precedenti nell'opera catechetica, che ad essa è essenziale! La chiesa allora adempirà efficacemente, questo tempo di grazia, la missione inalienabile ed universale ricevuta dal suo Maestro: «Andate... e ammaestrate tutte le nazioni».

Con la mia apostolica bendizione.

Dato a Roma, presso san Pietro, 16 ottobre dell'anno 1979, secondo di Pontificato.

GIOVANNI PAOLO II

 

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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