III.
LA CATECHESI NELL'ATTIVITA' PASTORALE E MISSIONARIA DELLA CHIESA
La catechesi: una tappa dell'evangelizzazione
18. La catechesi non può essere dissociata dall'insieme delle iniziative pastorali e missionarie della chiesa. Essa ha nondimeno una sua specificità circa la quale la IV assemblea generale del sinodo dei vescovi, sia nella sua fase preparatoria che durante il suo svolgimento, si è spesso interrogata. Tale problema preoccupa anche l'opinione pubblica, nella chiesa e al di fuori.
Non è qui il luogo di dare una definizione rigorosa e formale della catechesi, essendo stata sufficientemente illustrata nel Direttorio generale della catechesi. Spetta agli specialisti arricchirne sempre di più il concetto e le articolazioni.
Di fronte alle incertezze della pratica, ricordiamo semplicemente alcuni punti essenziali - del resto, già stabilmente fissati nei documenti della chiesa - per un'esatta comprensione della catechesi, senza i quali si rischierebbe di non afferrarne tutto il significato e la portata.
In linea generale, si può qui ritenere che la catechesi è un'educazione della fede dei fanciulli, dei giovani e degli adulti, la quale comprende in special modo un insegnamento della dottrina cristiana, generalmente dato in modo organico e sistematico, al fine di iniziarli alla pienezza della vita cristiana. A questo titolo, senza confondersi formalmente con essi, la catechesi si articola in un certo numero di elementi della missione pastorale della chiesa, che hanno un aspetto catechetico, preparano la catechesi o ne derivano: primo annuncio del vangelo, o predicazione missionaria mediante il kèrigma per suscitare la fede; apologetica o ricerca delle ragioni per credere; esperienza di vita cristiana; celebrazione dei sacramenti; integrazione nella comunità apostolica e missionaria.
Ricordiamo, prima di tutto, che tra catechesi ed evangelizzazione non c'è nè separazione o opposizione, e nemmeno un'identità pura e semplice, ma esistono stretti rapporti d'integrazione e di reciproca complementarietà.
L'esortazione apostolica Evangelii nuntiandi, dell'8 dicembre 1975, circa l'evangelizzazione nel mondo moderno, sottolineava giustamente che l'evangelizzazione - il cui scopo è di recare la buona novella a tutta l'umanità, perchè ne viva - è una realtà ricca, complessa e dinamica, fatta di elementi, o - se si preferisce - di momenti essenziali e differenti tra di loro, che occorre comprendere nel loro insieme, nell'unità di un unico movimento. La catechesi è appunto uno di questi momenti - e quanto importante! - di tutto il processo di evangelizzazione.
Catechesi e primo annuncio del vangelo
19. La specificità della catechesi, distinta dal primo annuncio del vangelo, che ha suscitato la conversione, tende al duplice obiettivo di far maturare la fede iniziale e di educare il vero discepolo di Cristo mediante una conoscenza più approfondita e più sistematica della persona e del messaggio del nostro signore Gesù Cristo.
Ma nella pratica catechetica, questo ordine esemplare deve tener conto del fatto che spesso la prima evangelizzazione non c'è stata. Un certo numero di bambini, battezzati nella prima infanzia, vengono alla catechesi parrocchiale senza aver ricevuto nessun'altra iniziazione alla fede, e senza aver ancora nessun attaccamento esplicito e personale con Gesù Cristo, ma avendo soltanto la capacità di credere, infusa nel loro cuore dal battesimo e dalla presenza dello Spirito santo; e i pregiudizi dell'ambiente familiare poco cristiano o dello spirito positivista dell'educazione creano subito un certo numero di riserve. E bisogna aggiungere altri bambini non battezzati, per i quali i genitori non accettano che tardivamente l'educazione religiosa: per certe ragioni pratiche, la loro tappa catecumenale si svolgerà spesso, in gran parte, nel corso della catechesi ordinaria. Inoltre, molti pre-adolescenti e adolescenti, battezzati e partecipi sia di una catechesi sistematica, sia dei sacramenti, rimangono ancora per lungo tempo esitanti nell'impegnare la loro vita per Gesù Cristo, quando addirittura non cercano di evitare una formazione religiosa in nome della loro libertà. Infine, gli adulti medesimi non sono al riparo dalle tentazioni del dubbio e dell'abbandono della fede, in conseguenza dell'ambiente incredulo. Ciò vuol dire che la «catechesi» deve spesso sforzarsi non soltanto di nutrire e di insegnare la fede, ma di suscitarla incessantemente con l'aiuto della grazia, di aprire i cuori, di convertire, di preparare un'adesione globale a Gesù Cristo per coloro che sono ancora alle soglie della fede. Questa preoccupazione ispira in parte il tono, il linguaggio, il metodo della catechesi.
Fine specifico della catechesi
20. Il fine specifico della catechesi, nondimeno, rimane quello di sviluppare, con l'aiuto di Dio, una fede ancora germinale, di promuovere in pienezza e di nutrire quotidianamente la vita cristiana dei fedeli di tutte le età. Si tratta, infatti, di far crescere, a livello di conoscenza e nella vita, il seme della fede deposto dallo Spirito santo col primo annuncio ed efficacemente trasmesso col battesimo.
La catechesi tende, dunque, a sviluppare la comprensione del mistero di Cristo alla luce della Parola, perchè l'uomo tutto intero ne sia impregnato. Trasformato dall'azione della grazia in nuova creatura, il cristiano si pone così alla sequela di Cristo e, nella chiesa, impara sempre meglio a pensare come lui, a giudicare come lui, ad agire in conformità con i suoi comandamenti, a sperare secondo il suo invito.
Più precisamente, lo scopo della catechesi, nel quadro generale dell'evangelizzazione, è di essere la fase dell'insegnamento e della maturazione, cioè il tempo in cui il cristiano, avendo accettato mediante la fede la persona di Gesù Cristo come il solo Signore ed avendogli dato un'adesione globale mediante una sincera conversione del cuore, si sforza di conoscere meglio questo Gesù, al quale si è abbandonato: conoscere il suo «mistero», il regno di Dio che egli annuncia, le esigenze e le promesse contenute nel suo messaggio evangelico, le vie che egli ha tracciato per chiunque lo voglia seguire.
Se è vero, dunque, che essere cristiano significa dire di sì il Gesù Cristo, occorre ricordare che questo «sì» ha due livelli: esso consiste nell'abbandonarsi alla parola di Dio appoggiandosi ad essa, ma significa ancora, in una seconda istanza, sforzarsi di conoscere sempre meglio il senso profondo di questa Parola.
Necessità di una catechesi sistematica
21. Nel suo discorso di chiusura della IV assemblea generale del sinodo, il pontefice Paolo VI si rallegrava nel «constatare che era stata sottolineata da tutti l'assoluta necessità di una catechesi ben ordinata e coerente, poichè un tale approfondimento dello stesso mistero cristiano distingue fondamentalmente la catechesi da tutte le altre forme di annuncio della parola di Dio».
Di fronte alle difficoltà pratiche debbono essere sottolineate, tra le altre, alcune caratteristiche di tale insegnamento:
- esso deve essere un insegnamento sistematico, non improvvisato, secondo un programma che gli consenta di giungere ad uno scopo preciso;
- un insegnamento che insista sull'essenziale, senza pretendere di affrontare tutte le questioni disputate, nè di trasformarsi in ricerca teologica o in esegesi scientifica;
- un insegnamento, tuttavia, sufficientemente completo, che non si fermi al primo annuncio del mistero cristiano, quale noi abbiamo nel kèrigma;
- un'iniziazione cristiana integrale, aperta a tutte le componenti della vita cristiana.
Senza dimenticare l'interesse che hanno le molteplici occasioni di catechesi in relazione con la vita personale, familiare, sociale, o ecclesiale - occasioni che bisogna saper cogliere e sulle quali ritornerò al cap. VI - io insisto sulla necessità di un insegnamento cristiano organico e sistematico, perchè da diverse parti si tende a minimizzarne l'importanza.
Catechesi ed esperienza vitale
22. E' vano contrapporre l'ortoprassi all'ortodossia: il cristianesimo è inseparabilmente l'una e l'altra cosa. Le convinzioni ferme e ponderate spingono all'azione coraggiosa e retta: lo sforzo per educare i fedeli a vivere oggi come discepoli del Cristo esige e facilita una scoperta approfondita del mistero del Cristo nella storia della salvezza.
E' altrettanto vano sostenere l'abbandono di uno studio serio e sistematico del messaggio di Cristo in nome di un metodo che privilegia l'esperienza vitale. «Nessuno può raggiungere la verità integrale con una semplice esperienza privata, cioè senza una spiegazione adeguata del messaggio di Cristo, che è via, verità e vita» (Gv 14,6).
Non si contrapporrà, parimenti, una catechesi che parta dalla vita ad una catechesi tradizionale, dottrinale e sistematica. La catechesi autentica è sempre iniziazione ordinata e sistematica alla rivelazione che Dio ha fatto di se stesso all'uomo in Cristo Gesù, rivelazione custodita nella memoria profonda della chiesa e nelle sacre scritture, e costantemente comunicata, mediante una trasmissione vivente ed attiva, da una generazione all'altra. Ma una tale rivelazione non è isolata dalla vita, nè a questa è giustapposta artificialmente. Essa riguarda il senso ultimo dell'esistenza che essa stessa illumina completamente, per ispirarla o per esaminarla alla luce del Vangelo.
E' per questo che possiamo applicare ai catechisti ciò che il concilio Vaticano II ha affermato in maniera particolare dei sacerdoti: educatori - dell'uomo e della vita dell'uomo - nella fede.
Catechesi e sacramenti
23. La catechesi è intrinsecamente collegata con tutta l'azione liturgica e sacramentale, perchè è nei sacramenti e, soprattutto, nell'eucaristia che Gesù Cristo agisce in pienezza per la trasformazione degli uomini.
Nella chiesa primitiva, catecumenato e iniziazione ai sacramenti del battesimo e dell'eucaristia si identificavano. Benchè la chiesa abbia cambiato la sua prassi in questo settore negli antichi paesi cristiani, il catecumenato non è mai stato abolito; esso, anzi, conosce un risveglio ed è largamente praticato nelle giovani chiese missionarie, in ogni caso, la catechesi conserva sempre un riferimento ai sacramenti. Da una parte, una forma eminente di catechesi è quella che prepara ai sacramenti, ed ogni catechesi conduce necessariamente ai sacramenti della fede. D'altra parte, un'autentica pratica dei sacramenti ha necessariamente un aspetto catechetico. In altri termini, la vita sacramentale si impoverisce e diviene ben presto un ritualismo vuoto, se non è fondata su una seria conoscenza del significato dei sacramenti. E la catechesi diventa intellettualistica, se non prende vita nella pratica sacramentale.
La catechesi e comunità ecclesiale
24. La catechesi, infine, ha uno stretto legame con l'azione responsabile della chiesa e dei cristiani nel mondo. Chiunque ha aderito a Gesù Cristo e si sforza di consolidare questa fede per mezzo della catechesi ha bisogno di viverla nella comunione con coloro che hanno fatto lo stesso cammino. La catechesi rischia di divenire sterile, se una comunità di fede e di vita cristiana non accoglie il catecumeno ad un certo grado della sua catechesi. E' per questo che la comunità ecclesiale, a tutti i livelli è doppiamente responsabile in rapporto alla catechesi: essa ha la responsabilità di provvedere alla formazione dei suoi membri, ma ha anche quella di accoglierli in un ambiente, in cui potranno vivere nel modo più pieno ciò che hanno appreso.
La catechesi è parimenti aperta al dinamismo missionario. Se essa è fatta bene, i cristiani sentiranno la preoccupazione di render testimonianza della loro fede, di trasmetterla ai loro figlioli, di farla conoscere agli altri, di servire in tutte le maniere la comunità umana.
Necessità della catechesi in senso lato per la maturazione e la forza della fede
25. Così, dunque, grazie alla catechesi, il kèrygma evangelico - primo annuncio pieno di calore, che un giorno ha sconvolto l'uomo portandolo alla decisione di donarsi a Gesù Cristo per mezzo della fede - viene a poco a poco approfondito, sviluppato nei suoi corollari impliciti, spiegato da un discorso che fa appello anche alla ragione, orientato verso la pratica cristiana nella chiesa e nel mondo. Tutto questo non è meno evangelico del kèrygma, checchè ne dicano alcuni secondo i quali la catechesi giungerebbe necessariamente a razionalizzare, ad inaridire e, in definitiva, a spegnere tutto quel che di vivo, di spontaneo e di vibrante vi è nel kèrygma. Le verità che sono approfondite nella catechesi sono le stesse che hanno toccato il cuore dell'uomo, quando egli le ha ascoltate per la prima volta. Il fatto di conoscerle meglio, lungi dall'attenuarle o dall'inaridirle, deve renderle ancor più provocatorie e decisive per la vita.
Nella concezione or ora esposta, la catechesi mantiene l'ottica tutta pastorale, sotto la quale il sinodo ha voluto considerarla. Questo senso largo della catechesi non contraddice, ma comprende, oltrepassandolo, il senso più stretto, una volta impiegato comunemente nelle esposizioni didattiche: il semplice insegnamento delle formule, che esprimono la fede.
In definitiva, la catechesi è necessaria tanto per la maturazione della fede dei cristiani, quanto per la loro testimonianza nel mondo: essa vuole portare i cristiani «all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo»; essa vuole, altresì, renderli pronti a dar ragione della loro speranza dinanzi a tutti coloro che ad essi ne chiedono conto.
IV.
TUTTA LA BUONA NOVELLA ATTINTA ALLA FONTE
Il contenuto del messaggio
26. Essendo la catechesi un momento o un aspetto dell'evangelizzazione, il suo contenuto non potrà essere altro che quello dell'evangelizzazione nella sua interezza: il medesimo messaggio - la buona novella della salvezza - una volta, cento volte ascoltato ed accolto nel cuore, viene incessantemente approfondito nella catechesi mediante la riflessione e lo studio sistematico; mediante una presa di coscienza, sempre più impegnativa, delle sue ripercussioni nella vita personale di ciascuno; mediante il suo insegnamento nell'insieme organico ed armonioso che è l'esistenza cristiana nella società e nel mondo.
La fonte
27. La catechesi attingerà sempre il suo contenuto alla fonte viva della parola di Dio, trasmessa nella tradizione e nella Scrittura, giacchè «la sacra tradizione e la sacra scrittura costituiscono l'unico deposito inviolabile della parola di Dio, affidato alla chiesa», come ha ricordato il concilio Vaticano II, il quale ha auspicato che «il ministero della parola, cioè la predicazione pastorale, la catechesi e ogni tipo d'istruzione cristiana... abbia nella stessa parola della Scrittura il suo salutare nutrimento e il suo santo rigoglio».
Parlare della tradizione e della Scrittura come di fonte della catechesi vuol dire sottolineare che quest'ultima deve imbeversi e permearsi del pensiero, dello spirito e degli atteggiamenti biblici ed evangelici mediante un contatto assiduo con i testi medesimi; ma vuol dire, altresì, ricordare che la catechesi sarà tanto più ricca ed efficace, quanto più leggerà i testi con l'intelligenza ed il cuore della chiesa, e quanto più s'ispirerà alla riflessione ed alla vita bimillenaria della chiesa stessa.
L'insegnamento, la liturgia e la vita della chiesa scaturiscono da questa fonte e ad essa riportano sotto la guida dei pastori e, segnatamente, del magistero dottrinale che il Signore ha loro affidato.
Il Credo, espressione dottrinale privilegiata
28. Un'espressione privilegiata dell'eredità vivente, che essi hanno ricevuto in custodia, si trova nel «Credo» o, più concretamente, nei «simboli», che, in certi momenti cruciali, han riproposto in sintesi felici la fede della chiesa. Nel corso dei secoli, un elemento importante della catechesi era precisamente questa «trasmissione del simbolo» (o di un riassunto della fede), seguita dalla trasmissione del «Padre nostro». Questo rito espressivo è stato reintrodotto ai nostri giorni nell'iniziazione dei catecumeni. Non bisognerebbe trovare per esso un'adeguata e più ampia utilizzazione, per dare rilievo a quella tappa tra tutte importante nella quale un nuovo discepolo di Gesù sceglie, con piena lucidità e coraggio, il contenuto di ciò che d'ora in avanti egli approfondirà seriamente?
Il mio predecessore Paolo VI ha voluto riunire nel Credo del popolo di Dio, proclamato in occasione del XIX centenario del martirio degli apostoli Pietro e Paolo, gli elementi essenziali della fede cattolica, soprattutto quelli che offrivano una più grande difficoltà, oppure che rischiavano di essere misconosciuti. E', questo, un riferimento sicuro per il contenuto della catechesi.
Elementi da non dimenticare
29. Lo stesso sommo pontefice ha ricordato, nel III capitolo dell'esortazione apostolica Evangelii nuntiandi, «il contenuto essenziale, la sostanza viva» dell'evangelizzazione. E' necessario, per la catechesi stessa, tenere presente ciascuno di questi elementi, come pure la sintesi vivente, nella quale essi sono stati integrati.
Qui, dunque, mi limiterò ad alcuni semplici richiami. Ciascuno vede, per esempio, quanto interessi far conoscere al fanciullo, all'adolescente, a colui che progredisce nella fede, «ciò che di Dio si può conoscere»; di poter, in un certo senso, dir loro: «quello che voi adorate senza conoscere, io ve lo annunzio»; di esporre ad essi brevemente il mistero del Verbo di Dio fatto uomo e che opera la salvezza dell'uomo mediante la sua pasqua, cioè mediante la sua morte e la sua risurrezione, ma anche mediante la sua predicazione, mediante i segni che egli ha compiuto, mediante i sacramenti della sua permanente presenza in mezzo a noi. I padri del sinodo sono stati ben ispirati, quando hanno chiesto che ci si guardi dal ridurre Cristo alla sola umanità ed il suo messaggio ad una dimensione puramente terrena, ma che lo si riconosca come il Figlio di Dio, il mediatore che ci dà libero accesso presso il Padre, nello Spirito.
E' importante dispiegare agli occhi dell'intelligenza e agli occhi del cuore, sotto la luce della fede, questo sacramento della sua presenza, che è il mistero della chiesa, assemblea di uomini peccatori, ma nello stesso tempo santificati e che costituiscono la famiglia di Dio riunita dal Signore, sotto la guida di coloro che «lo Spirito santo ha posto come vescovi a pascere la chiesa di Dio».
E' importante spiegare che la storia degli uomini, con i suoi contrassegni di grazia e di peccato, di grandezza e di miseria, è assunta da Dio nel suo figlio Gesù Cristo e «offre già qualche abbozzo del secolo futuro».
E' importante, infine, rivelare senza esitazione di sorta le esigenze, di materiale rinunzia, ma anche di gioia, di quella che l'apostolo Paolo amava definire «vita nuova», «nuova creazione», «essere o esistere in Cristo», «vita eterna in Cristo Gesù», che non è altro che la vita nel mondo, ma una vita secondo le beatitudini ed una vita chiamata a proiettarsi e a trasfigurarsi nell'aldilà.
Di qui l'importanza, nella catechesi, delle esigenze morali personali corrispondenti al vangelo, degli atteggiamenti cristiani di fronte alla vita e di fronte al mondo, siano essi eroici o molto semplici: noi li chiamiamo virtù cristiane, o virtù evangeliche. Di qui anche la preoccupazione che la catechesi avrà di non omettere, ma di chiarire, invece, come conviene - nel suo sforzo di educazione alla fede - alcune realtà, quali l'azione dell'uomo per la sua liberazione integrale, la ricerca di una società più solidale e fraterna, le lotte per la giustizia e per la costruzione della pace.
Non si dovrebbe pensare, d'altronde, che questa dimensione della catechesi sia del tutto nuova. Fin dall'epoca patristica, sant'Ambrogio e san Giovanni Crisostomo, per non citare che essi, avevano messo in luce le conseguenze sociali delle esigenze del vangelo e, in età molto più vicina a noi, il Catechismo di san Pio X citava esplicitamente tra i peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio il fatto di opprimere i poveri, come quello di defraudare gli operai del loro giusto salario. Specialmente dopo la Rerum novarum, la preoccupazione sociale è attivamente presente nell'insegnamento catechetico dei papi e del vescovi. Molti dei padri sinodali hanno domandato, con giustificata insistenza, che il ricco patrimonio dell'insegnamento sociale della chiesa trovasse il suo posto, in forma appropriata, nella formazione catechetica comune dei fedeli.
Integrità del contenuto
30. A proposito del contenuto della catechesi, tre punti importanti meritano ai nostri giorni una particolare attenzione.
Il primo riguarda l'integrità del contenuto. Affinchè l'offerta della propria fede sia perfetta, colui che diventa discepolo di Cristo ha il diritto di ricevere la «parola della fede» non mutilata, non falsificata, non diminuita, ma completa ed integrale, in tutto il suo rigore e in tutto il suo vigore. Tradire in qualche cosa l'integrità del messaggio significa svuotare pericolosamente la catechesi stessa e compromettere i frutti che il Cristo e la comunità ecclesiale hanno il diritto di aspettarsi. Non è certamente un caso, se il mandato finale di Gesù nel vangelo di Matteo porta l'impronta di una certa totalità: «Mi è stato dato ogni potere... Ammaestrate tutte le nazioni..., insegnando loro ad osservare tutto... Io sono con voi tutti i giorni». Per questo, quando un uomo, intuendo «la sublimità della conoscenza di Gesù Cristo», incontrato nella fede, porta in sè il desiderio, forse oscuro, di conoscerlo di più e meglio mediante una predicazione e un insegnamento «secondo la verità che è in Gesù», nessun pretesto è valido per rifiutargli una parte qualsiasi di questa conoscenza. Che cosa sarebbe una catechesi che non desse tutto il loro posto alla creazione dell'uomo ed al suo peccato, al disegno di redenzione del nostro Dio ed alla sua lunga e amorosa preparazione e attuazione, all'incarnazione del Figlio di Dio, a Maria - l'Immacolata, la Madre di Dio sempre vergine, elevata in corpo ed anima alla gloria celeste - ed alla sua funzione nel mistero della salvezza, al mistero di iniquità operante nelle nostre vite ed alla potenza di Dio che ce ne libera, alla necessità della penitenza e dell'ascetica, ai gesti sacramentali e liturgici, alla realtà della presenza eucaristica, alla partecipazione alla vita divina quaggiù sulla terra e nell'aldilà, ecc.? Di conseguenza, nessun catechista autentico potrebbe compiere legittimamente, di suo arbitrio, una selezione nel deposito della fede tra ciò che egli ritiene importante e ciò che ritiene senza importanza, per insegnare quello e rifiutare questo.
Per mezzo di metodi pedagogici adeguati
31. Di qui una seconda osservazione: può darsi che, nella presente situazione della catechesi, ragioni di metodo o di pedagogia suggeriscano di organizzare in un modo piuttosto che in un altro la trasmissione delle ricchezze del contenuto della catechesi. Del resto, l'integrità non dispensa dall'equilibrio nè dal carattere organico e gerarchizzato, grazie ai quali si darà alle verità da insegnare, alle norme da trasmettere, alle vie della vita cristiana da indicare, l'importanza che rispettivamente loro compete. Può anche darsi che un certo linguaggio si riveli preferibile per trasmettere questo contenuto a tale persona o a tal gruppo di persone. Una scelta sarà valida nella misura in cui, lungi dall'essere imposta da teorie o da pregiudizi più o meno soggettivi, o contrassegnati da una determinata ideologia, sarà ispirata dall'umile preoccupazione di cogliere meglio un contenuto che deve rimanere intatto. Il metodo e il linguaggio utilizzati devono rimanere veramente degli strumenti per comunicare la totalità, e non già una parte delle «parole di vita eterna» o delle «vie della vita».
Dimensione ecumenica della catechesi
32. Il grande movimento, certamente ispirato dallo Spirito di Gesù, che, da ormai un certo numero d'anni, spinge 1a chiesa cattolica a cercare con altre chiese o confessioni cristiane la ricomposizione della perfetta unità voluta dal Signore, mi porta a parlare del carattere ecumenico della catechesi. Questo movimento ha assunto pieno rilievo nel concilio Vaticano II e, a partire dal concilio, ha conosciuto nella chiesa una nuova ampiezza, che si è concretata in una serie impressionante di fatti e di iniziative, ormai conosciute da tutti.
La catechesi non può essere estranea a questa dimensione ecumenica, allorchè tutti i fedeli, secondo la propria capacità e posizione nella chiesa, sono chiamati a partecipare al movimento verso l'unità.
La catechesi avrà una dimensione ecumenica, se, senza rinunziare a insegnare che la pienezza delle verità rivelate e dei mezzi di salvezza istituiti da Cristo si trova nella chiesa cattolica, tuttavia lo fa con un sincero rispetto, nelle parole e nei fatti, verso le comunità ecclesiali che non sono in perfetta comunione con questa chiesa.
In tale contesto, è cosa di estrema importanza fare una presentazione corretta e leale delle altre chiese e comunità ecclesiali, delle quali lo Spirito di Cristo non rifiuta di servirsi come di mezzi di salvezza; e «tra gli elementi o beni, dal complesso dei quali la stessa chiesa è edificata e vivificata, alcuni, anzi parecchi e segnalati, possono trovarsi fuori dei confini visibili della chiesa cattolica». Tra l'altro, una tale presentazione aiuterà i cattolici, da una parte, ad approfondire la loro fede e, dall'altra, li metterà in condizione di conoscere meglio e di stimare gli altri fratelli cristiani, facilitando così la ricerca in comune del cammino verso la piena unità, nella verità tutta intera. Essa dovrebbe anche aiutare i non cattolici a conoscere meglio e ad apprezzare la chiesa cattolica e la sua convinzione di essere lo «strumento generale della salvezza».
La catechesi avrà una dimensione ecumenica, se, inoltre, essa suscita ed alimenta un vero desiderio dell'unità; e più ancora, se ispira sforzi sinceri - compreso lo sforzo per purificarsi nell'umiltà e nel fervore dello Spirito, al fine di sgomberare gli ostacoli lungo la strada - non in vista di un facile irenismo fatto di omissioni e di concessioni sul piano dottrinale, ma in vista dell'unità perfetta, quando il Signore lo vorrà e secondo le vie che egli vorrà.
La catechesi, infine, sarà ecumenica, se essa si sforza di preparare i fanciulli ed i giovani, come pure gli adulti cattolici, a vivere in contatto con i non-cattolici, vivendo la loro identità cattolica nel rispetto della fede degli altri.
Collaborazione ecumenica nel campo della catechesi
33. In situazioni di pluralità religiosa, i vescovi possono giudicare opportune, o anche necessarie, determinate esperienze di collaborazione nel campo della catechesi tra cattolici ed altri cristiani, ad integrazione della catechesi normale che i cattolici in ogni caso devono ricevere. Tali esperienze trovano il loro fondamento teologico negli elementi che sono comuni a tutti i cristiani. Tuttavia, la comunione di fede tra i cattolici e gli altri cristiani non è completa e perfetta; ci sono anzi, in certi casi, divergenze profonde. Di conseguenza, questa collaborazione ecumenica è per sua stessa natura limitata: essa non deve mai significare una «riduzione» ad un minimum comune. La catechesi, per di più, non consiste soltanto nell'insegnare la dottrina, ma nell'iniziare a tutta la vita cristiana, facendo partecipare pienamente ai sacramenti della chiesa. Di qui la necessità, laddove sia in atto un'esperienza di collaborazione ecumenica nel campo della catechesi, di vigilare a che la formazione dei cattolici sia ben assicurata, nella chiesa cattolica, in materia di dottrina e di vita cristiana.
Non pochi vescovi hanno segnalato, nel corso del sinodo, i casi - sempre più frequenti, dicevano - nei quali l'autorità civile o altre circostanze impongono, nelle scuole di alcuni paesi, un insegnamento della religione cristiana - con i suoi manuali, orari di corso, ecc. - comuni ai cattolici ed ai non-cattolici. E' appena il caso di dire che non si tratta di una vera catechesi. Pure, un tale insegnamento ha anche un'importanza ecumenica, quando presenta con lealtà la dottrina cristiana. Nel caso in cui le circostanze imponessero questo insegnamento, è importante che sia in altro modo assicurata, con tanta maggior cura, una catechesi specificamente cattolica.
Problema dei manuali concernenti le diverse religioni
34. Bisogna aggiungere a questo punto un'altra osservazione, che si pone nella medesima linea, anche se in un'ottica diversa. Si dà il caso che certe scuole di stato mettano a disposizione degli alunni libri nei quali sono presentate, a titolo culturale - storico, morale o letterario - le diverse religioni, ivi compresa la religione cattolica. Una presentazione oggettiva dei fatti storici, delle varie religioni e delle diverse confessioni cristiane può, in questo caso, contribuire ad una migliore comprensione reciproca. Si vigilerà allora nel fare tutto il possibile, perchè la presentazione sia veramente oggettiva, al riparo di sistemi ideologici e politici o di pregiudizi ritenuti scientifici, che ne deformerebbero il senso autentico. Ad ogni modo, questi manuali non possono evidentemente essere considerati come opere catechetiche: perchè siano tali, mancano ad essi la testimonianza di credenti che espongono la fede ad altri credenti e la comprensione dei misteri cristiani e della specificità cattolica, quali si ricavano dall'interno della fede.
Fraternamente CaterinaLD
"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)