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Per Ferragosto ricordiamo che è la Festa di Maria Assunta in Cielo

Ultimo Aggiornamento: 15/08/2015 15:10
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13/08/2010 20:48
 
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La festa dell'Assunzione

Maria e il dialogo ecumenico


di Riccardo Burigana

"Vi sono intenzioni particolari per più insistente preghiera? (...) Anzitutto la Chiesa:  la grande famiglia dei cristiani, il Corpo mistico di Cristo, la famiglia stessa di Maria".

Queste parole di Paolo VI, pronunciate nell'omelia per la festa dell'Assunzione, il 15 agosto 1964, sono significative per comprendere il ruolo della riflessione mariana nel dialogo ecumenico, mostrando anche quali e quanti passi siano stati compiuti nella direzione della costruzione dell'unità visibile della Chiesa alla luce di una rinnovata attenzione nei confronti della figura di Maria.
 
Le parole di Paolo VI si collocano in pieno svolgimento del concilio Vaticano ii, che non aveva ancora del tutto definito l'orientamento ecclesiologico e di conseguenza ecumenico. La costituzione Lumen gentium - che si conclude con un capitolo su Maria, per lungo tempo pensato autonomo rispetto alla successiva costituzione; i decreti Orientalium Ecclesiarum sulle Chiese orientali cattoliche; Unitatis redintegratio sui principi cattolici dell'ecumenismo verranno promulgati solo il 21 novembre.

Nell'agosto 1964 viene pubblicata la prima enciclica di Papa Montini, l'Ecclesiam suam. Paolo VI ha già alle spalle, accanto a tante parole e a tanti gesti ecumenici, il "pellegrinaggio ecumenico a Gerusalemme", realizzato a gennaio, con l'incontro con il patriarca ecumenico di Costantinopoli Atenagora, che aveva segnato una svolta nel dialogo, con la sempre più attiva ricerca di ciò che già univa i cristiani, senza dimenticare le questioni che allora li separavano.

Nel patrimonio in comune, soprattutto tra cattolici e ortodossi, un posto privilegiato era occupato da Maria e dalle tradizioni liturgiche e spirituali a essa legate. Tra le quattro feste mariane la Dormizione, secondo la dizione dei libri liturgici bizantini, era quella più antica, radicata e diffusa tra le comunità cristiane, tanto che anche la proclamazione del dogma dell'Assunzione nel 1950 da parte di Pio XII, dopo un'informale consultazione con l'episcopato cattolico, non aveva in alcun modo ridotto l'importanza di questa festa. La celebrazione del concilio Vaticano ii e il pontificato di Paolo VI aprivano una nuova stagione nel dialogo ecumenico, nella quale la figura di Maria è stata sottoposta a un'intensa rilettura, con il recupero del patrimonio di tradizioni comuni del i millennio, dalla patristica alla liturgia, alla cosiddetta letteratura apocrifa.

La nuova stagione si è ulteriormente arricchita di studi, dialoghi, incontri locali e internazionali, sotto il pontificato di Giovanni Paolo II, anche per la sua costante attenzione al mondo orientale, con la ripetuta invocazione, secondo il dettato conciliare, a tener conto dei "due polmoni della Chiesa". Si sono così avuti dialoghi della Chiesa cattolica con le Chiese ortodosse, la Comunione anglicana e i luterani degli Stati Uniti. E, contemporaneamente, della Chiesa ortodossa con le Chiese orientali ortodosse e la Comunione Anglicana, mentre il Consiglio ecumenico delle Chiese ha tenuto una posizione defilata.

Di questa stagione, proprio per la sua valenza ecumenica a 360 gradi, è stato importante il lavoro del Gruppo di Dombes, che ha portato alla pubblicazione del documento Maria nel disegno di Dio e nella comunione dei santi (1998) nel quale appare evidente quanto la figura di Maria possa essere fondamentale per il dialogo ecumenico, una volta recuperata la sua dimensione biblica, tenendo anche conto delle tradizioni su di essa, molte delle quali così profondamente diffuse tra i credenti.
 
Nei primi cinque anni del pontificato di Benedetto XVI la riflessione ecumenica su Maria è proseguita, tanto che si sono venute moltiplicando le pubblicazioni, tra le quali si deve segnalare il volume Mariologia ecumenica del padre servita Giancarlo Bruni. Egli ha organizzato il suo studio in cinque parti:  gli approcci confessionali alla figura di Maria, i dialoghi ecumenici ufficiali internazionali e nazionali, gli incontri non-ufficiali - soprattutto il Gruppo di Dombes - il contributo dell'ecumenismo italiano, e le possibili prospettive ecumeniche della riflessione su Maria.
 
Non sono mancati i convegni, come quello tenuto nell'ottobre 2009 a Roma, presso la Pontificia Università Teologica Marianum (Il dogma dell'Assunzione di Maria:  problemi attuali e tentativi di ricomprensione), che è stato il XVIi Simposio internazionale mariologico. Mentre sul piano dei dialoghi ecumenici si è assistito a una certa stasi, che non è dipesa da un momentaneo disinteresse per il tema, quanto da una necessaria sosta dopo il tanto lavoro compiuto per comprendere le diverse posizioni teologiche e liturgiche e per giungere a identificare quanto già unisce i cristiani nella venerazione di Maria.

I dialoghi avevano coinvolto, a vario livello, soprattutto la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa, ma sarebbe fuorviante immaginare che la riflessione sulla dimensione ecumenica di Maria fosse stata circoscritta al dialogo tra Roma e l'Oriente, dal momento che uno dei documenti più significativi è stata la dichiarazione di Seattle, Maria:  grazia e speranza in Cristo, del 2 febbraio 2004, a opera della Commissione internazionale anglicana-cattolica.
 
Pur non avendo alcun valore autoritativo questo testo rappresenta un significativo passaggio per definire un cammino ecumenico, che sappia liberarsi dai condizionamenti che per secoli hanno frenato i cristiani nella condivisione delle proprie peculiari tradizioni. Per questo cattolici e anglicani hanno scritto che la dichiarazione "riflette poderosamente i nostri sforzi di ricercare quanto serbiamo in comune e celebra importanti aspetti del nostro comune patrimonio. Le nostre due tradizioni condividono molte delle feste stesse legate a Maria. La nostra esperienza ci ha fatto capire che è nell'ambito del culto che realizziamo la più profonda convergenza, allorché rendiamo grazie a Dio per la madre del Signore, che è una cosa sola con noi in quella sterminata comunità di amore e di preghiera che chiamiamo comunione dei santi".

Ampio spazio è stato dato alla Maria biblica, con l'intenzione di cogliere non solo le ricchezze della Scrittura sulla figura di Maria ma anche le diverse correnti esegetiche, che hanno determinato, soprattutto a partire dal XVI secolo, una profonda contrapposizione in Occidente.





Storica celebrazione della Dormizione il 15 agosto presieduta dal Patriarca ecumenico Bartolomeo

I cristiani in Turchia e il ritorno
al monastero di Panagìa Sümela


Istanbul, 13. Sarà il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo, a presiedere, domenica 15 agosto, solennità ortodossa della Dormizione di Maria, la divina liturgia che si terrà nel celebre monastero di Panagìa Sümela, nella regione di Trabzon, in Turchia.
Si tratta di un evento storico.

Per la prima volta dopo ottantotto anni, infatti, le autorità turche hanno concesso il permesso di celebrare in quello che è considerato uno dei più importanti centri spirituali dei cristiani ortodossi nel Paese. "Un gesto di buona volontà nei riguardi dei fedeli della Chiesa ortodossa", ha dichiarato il prefetto di Trabzon, Recep Kizilcik, dopo la decisione presa nel giugno scorso dal ministero della Cultura su indicazione del primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan, aperto al dialogo con le minoranze religiose.

Per comprendere la portata dell'avvenimento, basti pensare che la liturgia sarà trasmessa in diretta in Grecia su diverse reti televisive e radiofoniche.

Il monastero di Panagìa Sümela, oggi trasformato in museo, fu fondato nel 386, sotto il regno di Teodosio il Grande, da due monaci che, secondo la tradizione, trovarono in una grotta un'icona della Vergine Maria, la Theotókos ("Madre di Dio" secondo la definizione del concilio di Calcedonia nel 451). L'edificio attuale è datato XIII secolo ed è restato praticamente intatto dopo l'invasione ottomana a metà del XV secolo.

Fino all'inizio del Novecento, il monastero è stato meta di pellegrinaggi da parte dei cristiani dell'Asia minore e della costa orientale del mar Nero. La comunità monastica, come l'attigua popolazione cristiana, ha dovuto lasciare questo luogo nel 1923, dopo la guerra greco-turca e il successivo assetto deciso dal Trattato di Losanna.

               Ucona Panagia Sumela

L'icona della Panagìa Sümela fu trasportata in Grecia nel 1930 e si trova oggi in un nuovo monastero costruito apposta per accoglierla, vicino a Veria, città situata nella Macedonia centrale.



(©L'Osservatore Romano - 14 agosto 2010)

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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