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2012 Cinquantesimo del Concilio Vaticano II: a che punto siamo?

Ultimo Aggiornamento: 11/06/2013 09:45
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30/12/2011 22:13
 
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Interessante risposta di padre Giovanni Cavalcoli O.P. su Riscossa Cristiana:
www.riscossacristiana.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1240:xxxxx&catid=61:vita-della-chiesa&It...


Cari Amici,

ho letto l’articolo “Punti fermi” del 31 ottobre scorso. La firma “Dominicus” in una trattazione così sensibile al tema della verità in teologia e nella nostra santissima fede cattolica, con citazioni di autori tomisti, come è il vostro solito, mi ha fatto subito pensare alla mia missione di Figlio di San Domenico, che voi già conoscete e che avete citato altre volte nel vostro Periodico, per cui colgo l’occasione per ringraziarvi nuovamente, da Domenicano docente emerito di teologia a Bologna, che vi segue da molti anni, sin da quanto lavorò, negli anni ’80, in Segreteria di Stato, dove pure arrivava il vostro interessante Bollettino.

Da tempo c’è tra noi una franca discussione su temi importantissimi di attualità ecclesiale, in particolare come interpretare e che valore dare ad alcuni insegnamenti dottrinali del Concilio Vaticano II, i quali presentano una novità rispetto dalla Tradizione e al precedente Magistero della Chiesa, novità la quale fa pensare ad una “rottura” o ad una “contraddizione”, come a dire che il Concilio si sia sbagliato o insegni il falso, in riferimento alla verità immutabile ed irreformabile della dottrina precedente, la quale o è di fede definita (dogma) o comunque, anche se non definita come di fede, è comunque materia di fede. La prima, come sapete bene voi che conoscete l’ermeneutica tradizionale, è de fide credenda o fede divino-teologale, la seconda è de fide tenenda o di fede ecclesiastica.

So bene che voi insistete con molti argomenti tratti dalla Tradizione, dalla Scrittura, dal Magistero precedente e dai teologi, in particolare l’Aquinate, e più recentemente citando le opere di Mons.Gherardini, eminente e dottissimo teologo del quale mi onoro di essere amico, insistete, dicevo, nel sostenere la tesi della “rottura” o della “contraddizione”, cioè mi par di capire, anche se noto in voi un certo pudore o ritrosia nel dirlo, che secondo voi il Concilio contiene delle eresie e quindi con esso i Papi e la Chiesa stessa docente hanno abbandonato il sentiero della verità di fede precedentemente definita, ci stanno guidando per sentieri fuorvianti, hanno tradito la Tradizione ingannandoci con vuote e non dimostrate assicurazioni di “continuità” adducendo il pretesto del “progresso” o “sviluppo” dottrinale che fa piacere ai modernisti, e questo si può capire perché il Concilio stesso ha ceduto al modernismo(1).

Nel contempo però voi vi considerate e volete essere cattolici romani, riconoscendo l’autorità del Papa come Successore di Pietro e Vicario di Cristo, interprete infallibile in ultima istanza della dottrina di Cristo, Maestro al quale si deve obbedienza in materia di fede; riconoscete l’autorità dei Concili ecumenici, nonché la divinità della Chiesa “colonna e fondamento della verità” e luce delle genti.

Ora io mi domando come mettete assieme queste due convinzioni: “il Concilio sbaglia però noi crediamo all’indefettibilità della Chiesa e vogliamo essere cattolici”, anzi è nel nome del nostro essere cattolici fedeli alla Tradizione e al Vangelo che noi diciamo che il Concilio sbaglia in fatto di dogma e di dottrina della fede.

Voi sostenete che con la scusa di una malintesa “pastoralità” il Concilio e i Papi susseguenti in realtà hanno manipolato la dottrina, hanno deviato dalla verità, hanno mutato ciò che non bisognava mutare, vogliono propinarci novità dottrinali che smentiscono ciò che la Chiesa ha sempre, dovunque ed universalmente insegnato in materia di fede.

Il Concilio, voi dite, ci propone una falso concetto di Chiesa, che non è più quello vero precedentemente insegnato. Non è più la “Chiesa di sempre”. Ha falsificato il concetto di Rivelazione. La Messa che ci propone è una Messa mezzo protestante, non è più la “Messa di sempre”. Ci propone una collegialità conciliarista, un ecumenismo che sa di indifferentismo, una “libertà religiosa” che sa di relativismo. Il Concilio è inquinato dagli errori dell’illuminismo, della Rivoluzione Francese, dell’antropocentrismo, del naturalismo, del liberalismo, del panteismo, del protestantesimo, insomma da tutti gli errori della modernità. Ma tutte queste dottrine sono o false o eretiche. Dunque il Magistero conciliare ci insegna delle eresie. Allora la Chiesa non è più lumen gentium e non è più colonna e sostegno della verità?

Ma - voi dite - noi crediamo nell’indefettibilità della Chiesa in quanto soggetto docente, ma non in rapporto all’oggetto insegnato ossia la dottrina. Ma questa è la stessa distinzione dell’eretico Küng, con la differenza, che mentre per lui, storicista com’è, il Magistero è fallibile perché non esiste una verità immutabile, per voi che credete ad una verità immutabile, il Magistero è fallibile perché può allontanarsi da questa verità.

Osservo che non ha senso questa distinzione tra soggetto e oggetto quando si tratta di insegnare verità di fede o connesse alla fede o che riprendono o spiegano o sviluppano verità precedentemente definite o insegnate dalla Scrittura o dalla Tradizione. Qui l’oggetto, ossia l’insegnamento dottrinale è regola del soggetto: il soggetto è indefettibile perché insegna infallibilmente la verità. Nell’oggetto la Chiesa non può sbagliare, altrimenti dovremmo dire che Cristo l’ha ingannata quando le ha promesso di assisterla sino alla fine dei secoli e di condurla alla pienezza della verità.

Voi insistete sul fatto che il Concilio non ha voluto definire nuovi dogmi per negare l’infallibilità delle sue dottrine, ossia, come lasciate intendere ma non avete il coraggio di dirlo apertamente, per concludere che le dottrine del Concilio sono false, sbagliate, eretiche. Questa mancanza di coraggio, “coraggio” che in realtà sarebbe uno scandalo degno di protestanti, o modernisti, è quello che in qualche modo vi salva. Ma ciò non impedisce di lasciar intravedere la vostra falsa convinzione. Non vi rendete conto infatti che nel vostro ragionare qualcosa non va? Il Magistero della Chiesa in fatto di fede è infallibile o è fallibile? Dovete scegliere.

E’ qui che si vede se siete veramente cattolici oppure criptoprotestanti o, nonostante la vostra intenzione contraria, criptomodernisti. Ma almeno i modernisti sono coerenti: essi per principio hanno una gnoseologia relativista ed evoluzionista. Ma come fate, voi tomisti che vi dichiarate per l’esistenza di una verità immutabile e certa e tutto sommato vedete la Chiesa come maestra della verità, come fate poi a finire con protestanti e i modernisti col dire che la Chiesa in fatto di dottrina della fede può sbagliare?

Il Magistero non è infallibile soltanto quando proclama o definisce un dogma, ma anche quando semplicemente insegna una verità di fede o prossima alla fede senza dichiarare di voler definire. Basta che si tratti di materia di fede, come è il caso delle nuove dottrine conciliari. E’ questo l’insegnamento che risulta dall’Istruzione Ad tuendam fidem, che voi certamente conoscete. Del resto, quando voi negate l’infallibilità, certo con ciò non identificate sic et simpliciter il fallibile con l’attualmente falso. Eppure non escludete il poter sbagliare, non negate che in futuro ciò cheoggi è insegnato diventi falso o si mostri falso.

Ora ciò contrasta con la missione divina di insegnamento del Vangelo affidata da Cristo alla Chiesa. Dunque negare l’infallibilità del Magistero è contro la fede e quindi è eresia. Nel momento in cui voi accusate, magari velatamente, il Concilio di essere caduto nell’eresia, non vi accorgete di esserci caduti voi stessi.

Se la Chiesa non può che essere infallibile nella dottrina (definita o non definita), può sbagliare nella pastorale. E su questo punto è consentito criticare il Concilio. Per esempio esso ha un atteggiamento troppo ottimista nei confronti del mondo moderno ed è troppo vago ed indulgente nel condannare e confutare gli errori. Il suo linguaggio manca di forma giuridica, è a volte impreciso ed equivoco e si presta ad interpretazioni moderniste. Ma il modernismo è un’eresia e quindi non ha senso accusare il Concilio di eresia. Bisogna interpretarlo in linea con la Tradizione.

Tali errori o imprudenze, poi, invece di esser stato corretti nel postconcilio, sono stati ulteriormente peggiorati, sino a giungere alla situazione attuale nella quale circolano liberamente eresie di ogni genere senza che intervenga nessuno. Io ho bensì scritto un libro per trattare di questo grave problema pastorale, che mi permetto di segnalarvi: La questione dell’eresia oggi, Edizioni Vivere In, Monopoli (BA), 2008.

Voi dite che oggi la situazione è disastrosa, il modernismo è imperante, l’eresia dilaga, gli ortodossi sono emarginati, i pastori non intervengono o addirittura vanno fuori strada e quindi danno scandalo. Tutto ciò è vero, ma voi cosa fate per rimediare questa situazione? Certo la fede nell’indefettibilità della Chiesa va bene, ma la Chiesa è indefettibile innanzitutto nell’insegnare la verità.

La fiducia in Maria Ss.ma va benissimo, ma Maria, Madre della Verità e del Fondatore della Chiesa, desidera da voi che accogliate docilmente e fiduciosamente non solo il Magistero preconciliare ma anche quello postconciliare, sforzandovi di vedere la continuità e vedendo in esso una migliore conoscenza della Parola di Dio.

Per rimediare a questa situazione la strada è precisamente la retta interpretazione e l’applicazione del Concilio, come vanno dicendo i Pontefici da cinquant’anni. Il problema è che Roma stenta ad intervenire per correggere le deviazioni perché non ha l’appoggio dell’episcopato.

Il modernismo è effettivamente diffuso e trova il suo massimo esponente in Karl Rahner(2). Ma il modernismo può essere sconfitto non col tornare indietro, ma con un sano richiamo alla Tradizione e proprio applicando il Concilio che ci insegna una sana modernità. Siamo infatti cristiani del sec.XXI e non del ‘800 o del ‘500 o del medioevo.

Chiediamo semmai al Santo Padre che ci spieghi, ci chiarisca, o ci interpreti in modo definitivo, inequivocabile e preciso i punti controversi, dove hanno buon gioco i modernisti, ma facciamolo con fiducia non partendo dalla falsa convinzione che in realtà la continuità non c’è.

E’ vero che la continuità va dimostrata, ma è assolutamente indimostrabile che la continuità non c’è. Se ci pare che non ci sia la continuità non è perché essa oggettivamente non c’è, ma è perché siamo noi, soggettivamente, che non capiamo. Altrimenti, lo ripeto ancora una volta, dovremmo concludere che Cristo ci ha ingannati. Vogliamo giungere a questa conclusione? Vogliamo noi correggere la Chiesa che è uscita dalla verità? Ma allora chi è infallibile? La Chiesa o lo siamo noi?

Un fraterno saluto

P.Giovanni Cavalcoli,OP




Santo Natale 2011




NOTE

1) Come saprete io, col Papa, sono sostenitore della continuità e credo di poterla dimostrare nel mio recente libro Progresso nella continuità. La questione del Concilio Vaticano II e del postconcilio, Edizioni Fede&Cultura, Verona 2011.

2) Mi permetto di segnalare la mia critica a rahner contenuta nel libro Karl Rahner. Il Concilio traditio, Edizioni Fede&Cultura, Verona 2009




[SM=g1740771]

Risposta a Padre Cavalcoli, da parte di “Sì si no no”.

Su Riscossa Cristiana è apparsa, nei giorni scorsi, una Lettera Aperta di Padre Giovanni Cavalcoli al periodico antimodernista “Sì sì no no ”. Ricevo da “Sì sì no no”  la risposta a questa lettera e aderisco volentieri alla richiesta di pubblicarla.


Reverendo Padre Giovanni Cavalcoli, rispondiamo volentieri alla sua lettera inviataci per il Santo Natale 2011.

Il Concilio Vaticano II non ha voluto “definire ed obbligare a credere” (cfr. Concilio Vaticano I, DB 1800)[1]  e quindi non ha voluto impegnare l’infallibilità, perciò può essere fallibile. La Chiesa è indefettibile e Dio non permette che nel suo insegnamento dogmatico o infallibilmente assistito vi possano essere errori(2) .

Il soggetto Chiesa è sempre uno, Ella è e sarà sempre “colonna e sostegno di verità”, anche se l’oggetto o dottrina da Lei insegnata può essere molteplice quanto al ‘modo’ e alla ‘materia’. Ora il Concilio Vaticano II è “pastorale” (come hanno detto esplicitamente papa GIOVANNI XXIII e papa PAOLO VI(3), diversamente da certi teologi, i quali non sono la Chiesa docente e che invece lo dogmatizzano). Quindi la dottrina del Vaticano II è diversa quanto al ‘modo’ da quella dei XX Concili precedenti ed in alcuni casi se ne allontana anche quanto alla ‘sostanza’. 

Noi crediamo all’indefettibilità del soggetto Chiesa ed anche all’infallibilità della dottrina insegnata da Essa, ma alle condizioni poste dal Concilio Vaticano I, non a quelle poste dai teologi. Ora la volontà di definire una dottrina come divinamente rivelata e di obbligare i fedeli a crederla di Fede per la salvezza eterna è insegnata infallibilmente dal Concilio Vaticano I (DB, 1800). 

Quando la Chiesa insegna verità di Fede il Soggetto insegnante e l’Oggetto insegnato sono divinamente e infallibilmente assistiti. Su questo non abbiamo mai avuto nessun dubbio. Come lei scrive giustamente nella sua lettera in questione “l’oggetto insegnato di Fede è regola del soggetto Chiesa”. Quindi il Magistero non è un Assoluto e deve trasmettere la dottrina rivelata da Dio, senza cambiarla. La Rivelazione è la regola del Magistero. Mentre lei, Reverendo Padre, tende a fare del Magistero anche non infallibilmente assistito un Assoluto, indipendente dalla Fede. 

Quando, alcune linee dopo, lei scrive che “negare l’infallibilità del Magistero è contro la Fede e quindi eretico”, contraddice quel che ha scritto sopra e che abbiamo appena citato e non completa la definizione del Magistero infallibile. Secondo il Vaticano I la volontà di definire e di obbligare a credere è necessaria per l’assistenza infallibile da parte di Dio al Magistero (DB, 1800). Lei in alcuni casi tende a sostituirsi, in buona fede, al Magistero e scomunica o dichiara eretico a destra e a manca, promulgando nuove definizioni dogmatiche in rottura con quelle della Chiesa. 

Cristo non ha ingannato la Chiesa quando Le ha promesso di assisterla “sino alla fine del mondo”, ma vi sono vari tipi di assistenza e non tutti sono infallibili. 

Alcune dottrine del Concilio Vaticano II ci sembrano erronee, ma la parola ultima autoritativamente spetta alla Chiesa docente, non a noi e nemmeno a lei. 

Infine lei scrive: “è assolutamente indimostrabile che la continuità non c’è”. Per cortesia ci spieghi - senza negare il principio di non contraddizione - dove sta la continuità tra la Fede cattolica e l’insegnamento del Concilio Vaticano II e del post-concilio nei seguenti quattro punti: 
  1. Gaudium et spes n° 12: «tutte le cose che esistono su questa terra sono ordinate e finalizzate all’uomo come al loro centro e fine», si potrebbe intendere questa pericope in maniera ortodossa, qualora tutte le cose inanimate, vegetali ed animali fossero ordinate all’uomo e questi a Dio, ma Gaudium et spes n° 24 specifica che «L’uomo su questa terra è la sola creatura che Dio ha voluto per se stessa (propter seipsam)». [su questo blog se ne parla qui -ndR]. Questo errore va letto alla luce del pancristismo teilhardiano di Gaudium et spes n° 22  [su questo blog se ne parla qui -ndR] : «per il fatto stesso che il Verbo si è incarnato ha unito a Sé ogni uomo». Si badi bene: ogni uomo non ogni natura umana. 
  2. Durante “l’omelia nella 9a Sessione del Concilio Vaticano II”, il 7 dicembre del 1965, PAPA MONTINI giunse a proclamare: «la religione del Dio che si è fatto uomo s’è incontrata con la religione (perché tale è) dell’uomo che si fa Dio. Cosa è avvenuto? Uno scontro, una lotta, un anatema? Tale poteva essere; ma non è avvenuto. […]. Una simpatia immensa verso ogni uomo e non verso la natura umana, ha pervaso tutto il Concilio. Dategli merito almeno in questo, voi umanisti moderni, che rifiutate le verità, le quali trascendono la natura delle cose terrestri, e riconoscete il nostro nuovo umanesimo: anche noi, più di tutti, abbiamo il culto dell’uomo»(4) . Attenzione! “Tutto il Concilio”, dice Paolo VI, non il solo ‘spirito del Concilio’, non la sola ermeneutica radicale della rottura con la Tradizione cattolica. Ora l’interpretazione ‘autentica’ del Concilio Vaticano II la dà papa Paolo VI e non Tizio, Caio o Sempronio o don Cantone e neppure io. Inoltre Paolo VI chiama a “dar merito” a “tutto il Concilio” di questa “religione dell’uomo che si fa Dio” con le sole sue forze e senza il dono gratuito della grazia santificante gli “umanisti moderni”, cioè gli atei i quali “rifiutano le verità” di Fede soprannaturale, che trascendono l’umana ragione. Ma se “tutto il Concilio”, e non la sua interpretazione azzardata o il suo ‘spirito’, può e deve piacere agli atei o panteisti, non può piacere ai cristiani, che credono alle verità soprannaturali rivelate da Dio e distinguono la creatura dal Creatore. Come si evince da ciò che ha detto Paolo VI è il testo stesso del Concilio che è in rottura con la Fede cattolica e come tale non può essere accettato. Il cuore del “problema dell’ora presente” è propriamente la velleità di conciliare l’inconciliabile: teocentrismo e antropocentrismo, Messa romana e ‘Novus Ordo Missae’, Tradizione divino-apostolica e Vaticano II. 
  3. KAROL WOJTYLA nel 1976 da cardinale, predicando un ritiro spirituale a Paolo VI e ai suoi collaboratori, pubblicato in italiano sotto il titolo Segno di contraddizione. Meditazioni, (Milano, Gribaudi, 1977), inizia la meditazione “Cristo svela pienamente l’uomo all’uomo” (cap. XII, pp. 114-122) con Gaudium et spes n.° 22 [su questo blog se ne parla qui -ndR] e asserisce: «il testo conciliare, applicando a sua volta la categoria del mistero all’uomo, spiega il carattere antropologico o perfino antropocentrico della Rivelazione offerta agli uomini in Cristo. Questa Rivelazione è concentrata sull’uomo […]. Il Figlio di Dio, attraverso la sua Incarnazione, si è unito ad ogni uomo, è diventato - come Uomo - uno di noi. […]. Ecco i punti centrali ai quali si potrebbe ridurre l’insegnamento conciliare sull’uomo e sul suo mistero» (pp. 115-116). In breve questo è il succo concentrato dei testi del Vaticano II: culto dell’uomo, panteismo e antropocentrismo idolatrico. Non lo dico io, ma Karol Wojtyla, alla luce di Paolo VI e del Concilio pastorale da lui ultimato, ossia gli interpreti ‘autentici’ del Vaticano II. Karol Wojtyla parla di uomo e non di natura umana. 
  4. Giovanni Paolo II afferma nella sua prima enciclica (del 1979) ‘Redemptor hominis’ n° 9: «Dio in Lui [Cristo] si avvicina ad ogni uomo dandogli il tre volte Santo Spirito di Verità» ed ancora ‘Redemptor hominis’ n° 11: «La dignità che ogni uomo ha raggiunto in Cristo: è questa la dignità dell’adozione divina». Sempre in ‘Redemptor hominis’ n° 13: «non si tratta dell’uomo astratto, ma reale concreto storico, si tratta di ciascun uomo, perché […] con ognuno Cristo si è unito per sempre […]. l’uomo – senza eccezione alcuna – è stato redento da Cristo, perché, con l’uomo – ciascun uomo senza eccezione alcuna – Cristo è in qualche modo unito, anche quando l’uomo non è di ciò consapevole […] mistero [della redenzione] del quale diventa partecipe ciascuno dei quattro miliardi di uomini viventi sul nostro pianeta, dal momento in cui viene concepito sotto il cuore della madre». Nella sua seconda enciclica (del 1980) “Dives in misericordia” n.° 1 Giovanni Paolo II afferma: «Mentre le varie correnti del pensiero umano nel passato e nel presente sono state e continuano ad essere propense a dividere e persino a contrapporre il teocentrismo con l’antropocentrismo, la Chiesa [conciliare, ndr] […] cerca di congiungerli […] in maniera organica e profonda. E questo è uno dei punti fondamentali, e forse il più importante, del magistero dell’ultimo Concilio». Nella sua terza enciclica (del 1986) Giovanni Paolo II in ‘Dominum et vivificantem’ n° 50 scrive: «Et Verbum caro factum est. Il Verbo si è unito ad ogni carne [creatura], specialmente all’uomo, questa è la portata cosmica della redenzione. Dio è immanente al mondo e lo vivifica dal di dentro. […] l’Incarnazione del Figlio di Dio significa l’assunzione all’unità con Dio, non solo della natura umana ma in essa, in un certo senso, di tutto ciò che è carne: di… tutto il mondo visibile e materiale […]. il Generato prima di ogni creatura, incarnandosi… si unisce, in qualche modo con l’intera realtà dell’uomo […] ed in essa con ogni carne, con tutta la creazione».
Con i migliori auguri di un felice anno nuovo ricco di ogni grazia.
sì sì no no 
______________________
NOTE
1) Cfr. Cipriano Vagaggini, voce “Dogma”, in “Enciclopedia Cattolica”, Città del Vaticano, 1950, vol. IV, col. 1792-1804; Giacinto Ameri, voce “Definizione dogmatica”, in “Enciclopedia Cattolica”, Città del Vaticano, 1950, vol. IV, coll. 1306-1307.
2) Tutto quanto è scritto in questa risposta era stato spiegato con le precise citazioni del Magistero in “sì sì no no”, per non appesantire la risposta rinviamo il lettore alla rilettura dei nostri articoli.
3) Citati da noi in “sì sì no no”.
4) Enchiridion Vaticanum. Documento del Concilio Vaticano II. Testo ufficiale e traduzione italiana, Bologna, Edizioni Dehoniane Bologna, 9a ed., 1971, Discorsi e messaggi, pp. [282-283].


[Modificato da Caterina63 02/01/2012 14:22]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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