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Lutero, Agostino, gli ebrei


L’autorità del vescovo di Ippona è un essenziale punto di riferimento per comprendere il destino e le vicende degli ebrei in seno alla cristianità. Finché essa è unanimemente riconosciuta, come accade nel primo millennio, intatta permane la consapevolezza del mistero significato dal popolo ebraico, consapevolezza che limita le tentazioni di emarginazione e distoglie da velleità di conversioni forzate


di Massimo Borghesi da 30giorni febbraio 2001


1. Riforma ed antiebraismo


Nel 1543, tre anni primadella sua morte, Lutero pubblica un saggio, Von den Juden und ihren Lügen, che esce ora in traduzione italiana, con il titolo Degli ebrei e delle loro menzogne1.


Il libello, dal cui contenuto le comunità protestanti attuali hanno preso risolutamente le distanze (ma non hanno mai fatto un mea culpa pubblicamente), è di una violenza senza pari.

«Esseri tanto disperati, cattivi, velenosi e diabolici fino al midollo sono questi ebrei, i quali in questi millequattrocento anni sono stati la nostra piaga, pestilenza, e ogni sventura, e continuano ad esserlo»2.
Essi sono «velenose, aspre, vendicative, perfide serpi, assassini e figli del demonio, che pungono e nuocciono in segreto, non potendolo fare apertamente»3.


Di fronte a loro l’unica terapia possibile è un’«aspra misericordia» (scharfe Barmherzigkeit)4, una durezza impietosa che si traduce, verso la fine del libello, in «senza alcuna misericordia»5. Le misure drastiche che il riformatore richiede alle autorità civili e religiose per ripulire la Germania dalla “piaga” giudaica prevedono una serie di punti.
«In primo luogo bisogna dare fuoco alle loro sinagoghe o scuole; e ciò che non vuole bruciare deve essere ricoperto di terra e sepolto, in modo che nessuno possa mai più vederne un sasso o un resto»6. In secondo luogo «bisogna allo stesso modo distruggere e smantellare anche le loro case, perché essi vi praticano le stesse cose che fanno nelle loro sinagoghe. Perciò li si metta sotto una tettoia o una stalla, come gli zingari»7.
In terzo luogo «bisogna portare via a loro tutti i libri di preghiere e i testi talmudici nei quali vengono insegnate siffatte idolatrie, menzogne, maledizioni e bestemmie»8.
In quarto luogo «bisogna proibire ai loro rabbini – pena la morte – di continuare a insegnare»9.
In quinto luogo «bisogna abolire completamente per gli ebrei il salvacondotto per le strade, perché essi non hanno niente da fare in campagna, visto che non sono né signori, né funzionari, né mercanti, o simili. Essi devono rimanere a casa»10.
In sesto luogo «bisogna proibire loro l’usura, confiscare tutto ciò che possiedono in contante e in gioielli d’argento e d’oro, e tenerlo da parte in custodia»11.
In settimo luogo «a ebrei ed ebree giovani e forti, si diano in mano trebbia, ascia, zappa, vanga, conocchia, fuso, in modo che si guadagnino il loro pane col sudore della fronte»12.

A queste misure Lutero aggiunge il divieto di pronunciare il nome di Dio in presenza di cristiani. «Le boccaccie degli ebrei non devono, da noi cristiani, essere considerate degne di nominare il nome di Dio in nostra presenza: chiunque lo senta da un ebreo, lo segnali all’autorità, oppure gli getti addosso sterco di porco, se lo vede, e lo cacci via. E su questo punto nessuno sia misericordioso e benevolo»13. Lutero insiste a più riprese sul fatto che non si deve usare misericordia verso gli ebrei. Questi esseri «velenosi e diabolici» devono essere evitati: «Fate sì che non abbiano alcuna protezione né difesa, alcun salvacondotto, né vita in comune con noi»14. Lo scopo, com’è evidente, è di render loro la vita impossibile onde persuaderli ad andarsene.
Per Lutero il rimedio effettivo è quello praticato dalla «saggezza comune di altre nazioni, come la Francia, la Spagna, la Boemia»15, cioè la loro definitiva cacciata dal Paese. «Io penso questo: se noi vogliamo rimanere immuni dall’empietà degli ebrei e non esserne partecipi, allora dobbiamo separarci e loro devono essere cacciati dalla nostra terra, che si ricordino della loro patria»16. Essi devono essere cacciati come «cani rabbiosi»17. «Io» scrive Lutero «ho fatto il mio dovere: qualcun altro, ora, veda di fare il suo! Io non ho colpa»18.

Un’autoassoluzione, questa, che ha un suono cupo. Lutero, come padre spirituale della Germania moderna, ha una responsabilità gravissima nel processo di odio sviluppato verso la componente ebraica. Le pagine «sinistre»19 del suo pamphlet, le sue parole «indifendibili»20, giustificano la chiamata di correo che ne fu fatta al processo di Norimberga dal nazista Julius Streicher per il quale il dottor Martin Lutero «oggi, sarebbe sicuramente al mio posto sul banco degli accusati»21] Accusa questa che trova conferma in William Shirer, uno dei più insigni storici del nazismo22, così come, indirettamente, nel fatto che «oggi gli scritti polemici di Lutero contro gli ebrei non sono presenti in nessuna delle edizioni in tedesco contemporaneo»23 .
In verità – posto che vi fosse bisogno di altri elementi per giudicare male Lutero – queste pagine sono vergognose.




[SM=g1740771]  continua....
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)