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[SM=g1740758] LA FEDE E L’ERESIA

 

Non è un cristiano colui che teme morire per la Verità

(San Cipriano)

        

           Prefazione

         

         Introduzione

 

           I  La Fede

 

1. L’oggetto della Fede

2. La luce della Fede

3. La credibilità della Fede

4. Il ruolo della volontà nel credere

5. L’immutabilità della Fede

6. L’infallibilità dei dogmi della Fede

       

          II   L’Eresia

 

7.  L’eresia

8.  Martin Lutero

9.  Il modernismo

10.L’ecumenismo

      

          III   Valutazione

 

11. Il bene della Fede

12. Il male dell’Eresia

 

Prefazione

 

    Il sommo Pontefice Benedetto XVI ha dichiarato un anno della Fede che ha iniziato ottobre 2012. Viste l’ignoranza e la confusione quasi universali in materia di Fede, bisogna ammettere che i tempi ci sono ormai maturi.

    Come viene concepita la Fede cattolica di solito? Come un sistema di varie credenze che hanno vari oggetti; sono opinioni di ordine naturale, non-verificabili e mutabili; opinioni che ci aiutano a comportarci in modo giusto. Come tale la Fede è messa sullo stesso livello delle altre religioni; l’uomo pretende il diritto di scegliere la religione che a lui sembra giusta, e rinunzia ad imporre la propria Fede o religione sugli altri.

    Questa concezione, diffusa oggigiorno anche tra cattolici, si oppone all’insegnamento costante della Chiesa cattolica. La Chiesa insegna che la Fede è un insieme di dottrine unite dal loro oggetto che è Dio: Dio come è di per Sè Stesso. Queste dottrine non sono opinioni di ordine naturale, non-verificabili e mutabili: bensì costituiscono una conoscenza sovrannaturale e certa (e perciò evidente) di Verità immutabili; non semplicemente ci aiutano a comportarci in modo giusto, ma piuttosto sono necessari a questo fine e poi per raggiungere il cielo. Perciò occorre l’evangelizzazione per insegnare la Fede, e, data l’occasione, il martirio per difenderla.

       Per tutti questi motivi la Fede cattolica non può essere messa sullo stesso livello delle altre religioni. L’uomo non ha il diritto di scegliere la religione come si sente, ma piuttosto il dovere di scegliere quella che è vera. A questo fine deve adoperare la sua intelligenza e la sua volontà in modo adeguato, e così facendo raggiungerà la Fede cattolica.

      Vediamo qua due visioni distinte della natura della Fede: una visione falsa e una visione giusta.

      Come si può caratterizzare la visione falsa? Fa parte di quel soggettivismo radicale che informa lo spirito moderno, che rende difficile il capire ragionamenti logici e persino lo stesso concetto della Verità oggettiva. La sua causa immediata sembra essere il falso Ecumenismo (cfr. capitolo 10); la sua causa mediata (che, più generalmente, è anche la causa del soggettivismo moderno) l’allontanamento dell’uomo moderno dall’ordine oggettivo (cfr. capitolo 5). Questo allontanamento, a sua volta, sembra derivare dalla filosofia moderna e dal Protestantesimo; ed ultimamente dall’impeto della volontà creata di emanciparsi da Dio. 

    La visione giusta della Fede, invece, ci fornisce una materia ampia e ricca di riflessione, di cui non si può trattare adeguatamente in modo breve: per questo ci limiteremo nel libretto istante a presentare in modo semplice e conciso alcuni aspetti della Fede che riteniamo di particolare importanza o rilevanza attuali.

 

 

 

Introduzione

   

   La Fede è una virtù teologale, assieme alla Speranza e la Carità. Nelle parole del Catechismo Maggiore di san Pio X (859-860): ‘La Fede, la Speranza, e la Carità si chiamano virtù teologali, perché hanno Dio per oggetto immediato e principale, e ci sono infuse da Lui. Le virtù teologali hanno Dio per oggetto immediato, perché con la Fede noi crediamo in Dio, e crediamo tutto ciò che Egli ha rivelato; con la Speranza speriamo di possedere Dio; con la Carità amiamo Dio e in Lui amiamo noi stessi e il prossimo’.

                                               

    Guardando adesso la Fede in particolare, cominciamo con alcune definizioni e chiarificazioni, e poi esponiamo la struttura di questo piccolo libretto.

                                            

                                                                  

   Definizioni

   

   Innanzitutto distinguiamo tra la virtù (o habitus) della Fede e l’atto della Fede. La virtù della Fede è quello stato d’anima che acquista un infante tramite il battesimo o che possiede una persona di cui diciamo che ‘ha la Fede’. L’atto della Fede, invece, è quell’atto esplicito di assenso alle verità della Fede che pone un adulto quando raggiunge la Fede o che può porre una persona che già possiede la Fede.

  

    La virtù della Fede

  

    Primo presentiamo due definizioni della virtù della Fede: quella di san Paolo e quella del Concilio Vaticano I. La prima definizione, secondo san Tommaso (Summa II II q.4, a.1), è la base di tutte altre che si possono dare della Fede; mentre la seconda definizione, essendo dogmatica, ne possiede la più grande autorità.

     La definizione di san Paolo (Ebr. XI 1) è: ‘La Fede è sostanza delle cose che si sperano e convinzione delle cose che non si vedono.*

     La definizione del Concilio Vaticano I è: ‘La Fede è una virtù sovrannaturale per mezzo della quale, con l'aiuto e sotto l'ispirazione della divina grazia, crediamo essere veri i misteri rivelati da Dio. Questo non per l’intrinseca verità delle cose intelligibili alla luce naturale della ragione, ma per l'autorità del Dio rivelante che non può né ingannarsi né ingannare+’(Sess. 3, Const. de fide cath. c.3).

                                                                  

   L’atto della Fede

  

   Presentiamo la definizione dell’atto della Fede di san Tommaso (Summa II II q.2, a.9): L’atto della Fede è ‘l’atto dell’intelletto che assente alla Verità divina, sotto l’impero della volontà che viene mossa da Dio mediante la Grazia×’.

 



* Est fides sperandarum substantia rerum, argumentum non apparentium.

+ Fides est virtus supernaturalis, qua, Deo aspirante et adiuvante gratia, ab eo revelata vera esse credimus, non propter intrinsecam rerum veritatem naturali rationis lumine perspectam, Sed propter auctoritatem ipsius Dei revelantis, qui nec falli nec fallere potest.

× actus intellectus assentientis veritati divinae ex imperio voluntatis a Deo motae per gratiam.

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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)