00 07/08/2013 00:26

LETTERA ENCICLICA
AD CATHOLICI SACERDOTII

AI VENERABILI FRATELLI PATRIARCHI,
PRIMATI, ARCIVESCOVI, VESCOVI
E AGLI ALTRI ORDINARI LOCALI
CHE HANNO PACE E COMUNIONE
CON LA SEDE APOSTOLICA:

SUL SACERDOZIO CATTOLICO.
PIO PP. XI
VENERABILI FRATELLI

SALUTE E APOSTOLICA BENEDIZIONE.


http://santantonioabate.altervista.org/Immagini/Immagini%20Papi/Pio%20XI%20foto.jpg

 

Sin da quando, per arcano disegno della divina Provvidenza, Ci vedemmo sollevati a questo supremo vertice del sacerdozio cattolico, non abbiamo mai cessato di rivolgere le nostre cure più sollecite e più affettuose a quelli tra gli innumerevoli figli che Dio Ci ha dati, i quali, insigniti del carattere sacerdotale, hanno la missione di essere " il sale della terra e la luce del mondo " [1], e in modo ancora più speciale ai dilettissimi giovani che si vanno educando all'ombra del santuario e si preparano a questa nobilissima missione.

Negli stessi primi mesi del Nostro Pontificato, prima ancora di rivolgere la Nostra solenne parola a tutto l'orbe cattolico, Ci demmo premura, con la Lettera Apostolica Officiorum omnium del 11 agosto 1922 indirizzata al diletto Figlio nostro, Prefetto della Sacra Congregazione dei Seminari e delle Università degli Studi, di tracciare le direttive, a cui deve ispirarsi la formazione sacerdotale dei giovani leviti. Ed ogni qualvolta la pastorale sollecitudine Ci muove a considerare più in particolare gli interessi e i bisogni della Chiesa, la Nostra attenzione prima di ogni altra cosa si dirige ai sacerdoti e ai chierici, che formano sempre l'oggetto principale delle Nostre cure.

Di questo Nostro speciale interessamento per il sacerdozio sono prova eloquente i numerosi Seminari che abbiamo o eretti dove ancora non erano, o forniti, non senza grande dispendio, di nuove sedi ampie e decorose, o meglio provveduti di mezzi e di persone onde possano più degnamente raggiungere l'alto loro scopo.

Se poi in occasione del Nostro giubileo sacerdotale abbiamo consentito che ne fosse solennemente festeggiata la fausta ricorrenza e con paterno compiacimento abbiamo secondato le manifestazioni di filiale affetto che Ci venivano da tutte le parti del mondo, ciò fu perché, più che come un ossequio alla Nostra persona, consideravamo quella celebrazione come una doverosa esaltazione della dignità e del carattere sacerdotale.

E anche la riforma degli studi nelle Facoltà ecclesiastiche, da Noi decretata con la Costituzione apostolica Deus scientiarum Dominus del 24 maggio 1931, fu da Noi voluta col precipuo intento di accrescere ed elevare sempre più la cultura e la dottrina dei sacerdoti.

Ma è questo un argomento di tanta e così universale importanza, che ci sembra opportuno di trattarne più di proposito in questa Nostra Lettera enciclica, affinché non solamente quelli che già posseggono il dono inestimabile della fede, ma anche quanti con rettitudine e sincerità di cuore vanno in cerca della verità, riconoscano la sublimità del sacerdozio cattolico e la sua provvidenziale missione nel mondo, e soprattutto la riconoscano e la apprezzino quelli che ad essa sono chiamati: argomento particolarmente opportuno alla fine di quest'anno che a Lourdes, ai candidi raggi dell'Immacolata e fra i fervori dell'ininterrotto triduo eucaristico, ha visto il sacerdozio cattolico, di ogni lingua e di ogni rito, circonfuso di luce divina nello splendido tramonto del Giubileo della Redenzione dall'Urbe esteso all'Orbe cattolico; di quella Redenzione, della quale i Nostri cari e venerati sacerdoti sono i ministri, mai tanto operosi e benefici quanto in questo Anno Santo straordinario, in cui, come dicemmo nella Costituzione apostolica Quod nuper, si è pure celebrato il XIX centenario della Istituzione del Sacerdozio.

E con ciò, mentre questa armonicamente s'innesta alle Nostre precedenti Encicliche, con cui abbiamo voluto proiettare la luce della dottrina cattolica sui più gravi problemi che travagliano la vita moderna, sentiamo pure di dare a quegli stessi Nostri solenni ammaestramenti un opportuno complemento. Difatti il sacerdote è, per vocazione e mandato divino, il precipuo apostolo e l'indefesso promotore dell'educazione cristiana della gioventù; il sacerdote in nome di Dio benedice il matrimonio cristiano e ne difende la santità ed indissolubilità contro gli attentati e le deviazioni suggerite dalla cupidigia e dalla sensualità; il sacerdote porta il più valido contributo alla soluzione o almeno alla mitigazione dei conflitti sociali, predicando la fratellanza cristiana, a tutti ricordando i mutui doveri della giustizia e della carità evangelica, pacificando gli animi inaspriti dal disagio morale ed economico, additando ai ricchi e ai poveri gli unici beni a cui tutti possono e devono aspirare; il sacerdote finalmente è il più efficace banditore di quella crociata di espiazione e di penitenza, a cui abbiamo invitato tutti i buoni per riparare le bestemmie, le turpitudini e i delitti, che disonorano l'umanità nell'ora che volge, un'ora che come poche altre nella storia ha tanto bisogno della misericordia divina e de' suoi perdoni. E i nemici della Chiesa ben sanno l'importanza vitale del sacerdozio, contro cui appunto, come abbiamo già lamentato per il Nostro diletto Messico, dirigono prima di tutto i loro colpi, per toglierlo di mezzo e sgombrarsi la via alla sempre desiderata e mai ottenuta distruzione della Chiesa stessa.

I. La sublime dignità: Alter Christus

Il genere umano sentì sempre il bisogno di avere dei sacerdoti, degli uomini cioè che per missione ufficiale loro affidata fossero i mediatori tra Dio e gli uomini, e a questa mediazione interamente consacrati, ne facessero il compito della loro vita: deputati ad offrire a Dio pubbliche preghiere e sacrifici a nome della società, che pur essa, in quanto tale, ha l'obbligo di rendere a Dio culto pubblico e sociale, di riconoscere in Lui il suo supremo Signore e primo principio, tendere a Lui come ad ultimo fine, ringraziarlo, propiziarlo. Difatti presso i popoli, di cui conosciamo gli usi, purché non costretti dalla violenza ad andar contro le leggi più sacre della natura umana, si trovano dei sacerdoti, quantunque spesso al servizio di false divinità: dovunque si professa una religione, dovunque si ergono altari, là vi è anche un sacerdozio, circondato da speciali mostre di onore e di venerazione.

Ma ai fulgori della rivelazione divina il sacerdote apparisce rivestito di una dignità di gran lunga maggiore, della quale è lontano annuncio la misteriosa, veneranda figura di Melchisedech, sacerdote e re [2] che San Paolo rievoca con riferimento alla persona e al sacerdozio di Gesù Cristo stesso [3].

Il sacerdote, secondo la magnifica definizione che ne dà lo stesso San Paolo, è bensì un uomo " preso di mezzo agli uomini ", ma " costituito a vantaggio degli uomini per i loro rapporti con Dio " [4]: il suo ufficio non ha per oggetto le cose umane e transitorie, per quanto sembrino alte e pregevoli, ma le cose divine ed eterne; cose, che possono essere per ignoranza derise e disprezzate, che possono anche venire osteggiate con malizia e furore diabolico, come una triste esperienza lo ha spesso provato e la prova pur oggi, ma che stanno sempre al primo posto nelle aspirazioni individuali e sociali dell'umanità, la quale sente irresistibilmente di essere fatta per Iddio e di non potersi riposare se non in Lui.

Nella legge mosaica al sacerdozio, istituito per disposizione divino-positiva promulgata da Mosè sotto l'ispirazione di Dio, vengono minutamente assegnati i compiti, le mansioni, i riti determinati. Sembra che Dio nella sua sollecitudine volesse nella mente ancora primitiva del popolo ebreo imprimere una grande idea centrale che, nella storia del popolo eletto, irradiasse la sua luce su tutti gli avvenimenti, le leggi, le dignità, gli uffici: il sacrificio e il sacerdozio; perché, per la fede nel futuro Messia, diventasse fonte di speranza, di gloria, di forza, di liberazione spirituale [5]. Il tempio di Salomone, mirabile per ricchezza e splendore e ancor più mirabile ne' suoi ordinamenti e ne' suoi riti, eretto all'unico vero Dio come tabernacolo della divina Maestà sulla terra, era pure un altissimo poema cantato a quel sacrificio e a quel sacerdozio, che, quantunque ombra e simbolo, racchiudevano tanto mistero da far inchinare riverente il vincitore Alessandro Magno davanti alla ieratica figura del Sommo Sacerdote; e Dio stesso faceva sentire l'ira sua all'empio re Baldassare, perché gozzovigliando aveva profanato i vasi sacri del tempio [6]. Eppure quell'antico sacerdozio non traeva la sua più grande maestà e gloria se non dall'essere una prefigurazione del sacerdozio cristiano, del sacerdozio del nuovo ed eterno Testamento confermato col Sangue del Redentore del mondo, di Gesù Cristo vero Dio e vero uomo!

L'Apostolo delle Genti scultoriamente compendia quanto si può dire intorno alla grandezza, alla dignità e ai compiti del sacerdozio cristiano, con queste parole: " Così ci consideri ognuno come ministri di Cristo e dispensatori dei misteri di Dio " [7]. Il sacerdote è ministro di Gesù Cristo; è dunque strumento nelle mani del divin Redentore per la continuazione dell'opera sua redentrice in tutta la sua mondiale universalità e divina efficacia, per la continuazione di quell'opera mirabile che trasformò il mondo; anzi il sacerdote, come ben a ragione si suol dire, è davvero alter Christus perché continua in qualche modo Gesù Cristo stesso: " Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi " [8], continuando anch'esso come Gesù a dare, secondo il canto angelico, " gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà " [9].






Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)