00 08/10/2013 19:32
 
papa




(card. Ratzinger così disse nel 1978
in occasione della morte e per la commemorazione di Paolo VI)




FELTRI

Posted: August 9th, 2013 | Author: |

L’ultimo di luglio mandai questa “risposta” a un articolo di Feltri sul «Giornale». Ma la condanna di Berlusconi ne impedì la pubblicazione per mancanza di spazio.

IL PAPA DE NOANTRI

Caro Vittorio,
hai fatto bene, il 31 u.s., a elogiare lo stile semplice e alla mano del nuovo papa. In effetti, la tua simpatia è condivisa da un sacco di gente del Terzo Millennio.
Tuttavia, la tua tirata sui «papi di prima» mi ricorda quella canzone di Luigi Tenco che faceva: «Signor curato, hai detto che la chiesa è la casa dei poveri, però l’hai rivestita di tende d’oro e marmi colorati; come fa il povero a sentirsi come a casa sua?».

Nella sua demagogia marxistico-sessantottina il cantautore suicida avrebbe voluto che il povero trovasse pure in chiesa lo squallore di casa sua, così da dover tenere il muso sempre chino nel brago senza mai portarlo alzare al cielo, a quello splendore che attende nell’Altra Vita gli sfortunati di Questa e di cui lo sfarzo delle chiese era figura (segno, promessa, speranza). Ma tu, pur non credente come ti dichiari, sei indenne dal qualunquismo materialista Anni Settanta, perciò lo sai bene che la Regina d’Inghilterra si presenta, tutt’oggi, al Parlamento con la corona (e che corona!) in testa, lo scettro, lo strascico e i paggi. E gli inglesi, che non sono certo baluba, sanno perfettamente distinguere tra l’ottantenne Elizabeth Windsor e il Capo del Commonwealth nonché della Chiesa d’Inghilterra.
Tu dirai che stiamo parlando di un regno millenario che è stato anche l’impero più vasto della storia. Sarebbe facile rispondere che la Chiesa Cattolica è bi-millenaria, e che il suo Capo è anche Pontefice, cioè ha ereditato la carica suprema che fu dell’Imperatore Romano, il che ci porta indietro di un ulteriore millennio. Ma se non ti piacciono i re e le monarchie, va a vedere nella capitale americana (una repubblica che ha solo due secoli) l’enorme affresco non a caso intitolato «Apoteosi di George Washington», opera dell’italiano Brumidi e ricoprente la volta del Capitol (i.e. Campidoglio, perché gli americani ci invidiarono fin da subito Roma e la sua storia), in cui il primo presidente statunitense (che non era neppure nobile, però vestiva come un sovrano europeo e portava una dentiera fatta coi denti di schiavi negri) è raffigurato mentre sale nell’Empireo circondato da tutte le divinità dell’Olimpo.

Tu trovi ridicole le scarpe rosse dei papi prima dell’attuale e dici che se ti presentassi in redazione con calzature del genere tutti sghignazzerebbero. Tuttavia, io stesso ho visto in redazione seri giornalisti con gli occhiali rosso magenta, alla Mughini, e pantaloni dello stesso colore, alla Lerner. Perché dovrebbero ridere solo per un paio di scarpe? Eppure dovresti saperlo che l’abito del papa ha colori simbolici: il bianco della «veste della follia», con cui Erode rivestì Cristo, il rosso della porpora di cui Gesù fu coperto (colore del sangue ma anche regale, perché Cristo è il Re dei Re).
I preti vestono di nero per distinguersi come persone consacrate e i cardinali di rosso per indicare la disposizione al martirio. Dirai che sono cose superate, cose da Medioevo, cose dei tempi in cui l’abito faceva il monaco e costituiva una «card» di presentazione (gli aderenti a una corporazione dovevano portarne l’abito, come si vede nei ritratti di Dante, che faceva lo speziale).
Tuttavia, ancora oggi i militari e i poliziotti vestono un abito speciale, e così i magistrati. Perfino i commessi di McDonald’s ne hanno uno, e nessuno ci trova nulla di strano. I segni e i simboli sono importanti, come non si stanca di ripetere nei suoi romanzi-bestseller planetari Dan Brown, anche se la gente non li capisce più (ma basterebbe spiegarglieli).

Per questo san Pio X dietro al letto «da papa» nell’appartamento vaticano si fece approntare un pagliericcio, nel quale effettivamente dormiva. Un altro papa santo, Pio V, sotto le vesti pontificali portava il rozzo saio domenicano, che non tolse mai (potrei moltiplicare gli esempi, ma mi manca lo spazio).
Però in giro si faceva portare sulla sedia gestatoria, quel palanchino che tu trovi ridicolo. Reggere il quale era un onore riservato solo ai gentiluomini più nobili di Roma, che non erano certo dei poveracci costretti alla faticata. Perfino il «predecessore d’immagine» di papa Francesco, il beato Giovanni XXIII, lo usava, con tanto di flabelli piumati attorno.
Ed era il «papa buono», uno che «parla come mangia», adorato dalle folle per la sua bonomia. Tuttavia, il popolo sapeva bene che su quella sedia sopraelevata non c’era Giuseppe Roncalli, bensì il Vicario di Cristo, Cristo Re, Re dei Cieli, sì, ma anche dell’umanità pellegrina sulla terra. Così come la gente, anche la più umile, sa bene che l’immaginetta che sta baciando è solo «figura» della Madonna, dei Santi, di Gesù. Un papa «vecchio stile», come Pio XII, non esitò a sporcarsi di sangue tra le macerie dei bombardamenti di San Lorenzo, e il popolo romano non a caso si rivolse a lui, il più ieratico dei papi, quando tutti gli altri erano scappati. Certo, un papa «d’immagine» è quel che serve ai nostri tempi, e Francesco sembra averlo capito. Tuttavia, compito primario del Vicario di Cristo è convertire la gente, non essere simpatico a tutti i costi. A te sta simpatico, bene. Ma non mi pare che ti abbia convertito.
Comunque, la Grazia usa vie misteriose, e chissà che, tramite il «papa simpaticone», non si infili anche nel tuo cuore. 


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SCALFARI

Posted: August 8th, 2013 | Author: |

Sollecitato da un lettore, ho scritto questo Antidoto:
DOMANDE DI UN PAPA AL PAPA

Ogni sistema dogmatico abbisogna, gli piaccia o no, di un papa e di un vaticano. In Italia, sul versante laicista, questi ruoli sono ricoperti da Eugenio Scalfari e dal quotidiano-partito «Repubblica». Per lungo tempo il pontefice del pensiero «laico, democratico e antifascista», secondo la triade dell’autorevolezza (ormai) antica & accettata, è stato Norberto Bobbio.
Scomparso lui, il Mantello di Elia è ricaduto tutto sulle sole spalle di Scalfari. Se ne è andato, nell’altra sponda, anche il referente preferito del laicismo nostrano, il cardinale Martini. Così, al papa laico non è rimasto che confrontarsi direttamente non con un antipapa ma col papa-papa, Francesco, che Scalfari, come tutti, trova simpatico. In un articolo su repubblica.it del 7 agosto 2013 il Nostro esprime, appunto, tutta la sua simpatia per papa Francesco, spiegandone le ragioni. Francesco non fa politica e dice che Dio non giudica ma perdona. Come scappò detto all’attrice Pamela Villoresi, sempre invitata a «Porta a porta» quando si parla di religione (in questi casi il salotto di Vespa ha sempre i soliti ospiti).

Interrogata sulle ragioni, secondo lei, del plauso universale che circondava la figura di Madre Teresa, esclamò: «Ma perché questo è il cristianesimo che ci piace!».
Cioè, un cristianesimo che si occupa dei poveri e sta zitto.
Infatti, ecco Scalfari su Bergoglio: «Di politica non si occupa, non l’ha mai fatto né in Argentina da vescovo né dal Vaticano da papa. Criticò Videla sistematicamente, ma non per l’orribile dittatura da lui instaurata ma perché non provvedeva ad aiutare i poveri, i deboli, i bisognosi. Alla fine il governo, per liberarsi di quella voce fastidiosa, mise a sua disposizione una struttura assistenziale fino a quel momento inerte e lui abbandonò la sua diocesi ad un vicario e cominciò a battere tutto il paese come un missionario, ma non per convertire bensì per aiutare, educare, infondere speranza e carità».

Naturalmente, Videla era «orribile» perché non era Allende (cioè, non era comunista), e che Bergoglio non avesse intenzione di «convertire» ma fosse un semplice filantropo celibe bizzarramente vestito è una proiezione scalfariana: il cristianesimo come piace a lor signori. D’altra parte, Scalfari non ha nemmeno letto l’enciclica di Bergoglio-Ratzinger («L’enciclica è alquanto innovativa rispetto ad altre sullo stesso tema emesse dai suoi predecessori»), altrimenti non avrebbe sparato la citazione che ho messo tra parentesi. Plaude a Francesco come i liberali plaudivano al Pio IX che concedeva loro l’amnistia: «Non c’è mai stato un papa che abbia inalberato il vessillo della povertà, non c’è mai stato un papa che non abbia gestito il potere, che non abbia difeso, rafforzato, amato il potere, non c’è mai stato un papa che abbia sentito come proprio il pensiero e il comportamento del poverello di Assisi. E non c’è mai stata, se non nei casi di debolezza e di agitazione, una Chiesa orizzontale invece che verticale».

La tirata sul «potere» della Chiesa è vecchia come Lutero, ma non si può pretendere di più da quelli che odiano il potere altrui perché lo vogliono tutto loro.
Ma cos’è questa Chiesa orizzontale che piace a Scalfari? Ma quella del compianto Martini, ovvio: «Il cardinale Martini (vedi caso anch’egli gesuita) voleva accanto al magistero del Papa la struttura orizzontale dei Concili e dei Sinodi dei vescovi, delle Conferenze episcopali». Cioè, quella che Juan Donoso Cortés definiva «l’anarchia nella Chiesa», coi dogmi sottoposti a maggioranze sempre mutevoli, un regime assembleare permanente e rissoso.
Eppure, Scalfari non ha dubbi (che però paiono più che altro sue speranze): «Bergoglio ama anche lui la struttura orizzontale.

La sua missione contiene insomma due scandalose novità: la Chiesa povera di Francesco, la Chiesa orizzontale di Martini. E una terza: un Dio che non giudica ma perdona. Non c’è dannazione, non c’è Inferno». Insomma, il «cristianesimo che ci piace». Ma poi, ecco uno sprazzo di lucidità che contraddice quanto appena detto: «Una Chiesa povera, che bandisca il potere e smantelli gli strumenti di potere, diventerebbe irrilevante. È accaduto con Lutero ed oggi le sette luterane sono migliaia e continuano a moltiplicarsi. Non hanno impedito la laicizzazione anzi ne hanno favorito l’espansione». Certo, che quelle di Lutero siano chiese «povere» e non compromesse col potere (quando invece nacquero come chiese di Stato, e le denominazioni storiche ancora lo sono) è una perla scalfariana, ma da uno di «cultura» illuministica (come lui stesso si qualifica) non si può pretendere di più.

Infatti, in coda di articolo Scalfari schiaffa il trito luogo comune laicista su san Paolo, «vero inventore» del cristianesimo (sottinteso: traditore dell’autentico messaggio di Gesù). Ma poi, da papa a papa, pone a Bergoglio tre domande, due delle quali non avrebbe formulato se avesse letto il catechismo. La terza è da filosofo, quale si picca di essere: «Papa Francesco ha detto durante il suo viaggio in Brasile che anche la nostra specie perirà come tutte le cose che hanno un inizio e una fine. Anch’io penso allo stesso modo, ma penso anche che con la scomparsa della nostra specie scomparirà anche il pensiero capace di pensare Dio e che quindi, quando la nostra specie scomparirà, allora scomparirà anche Dio perché nessuno sarà più in grado di pensarlo». Dio è dunque un pura creazione del pensiero, non «Colui che è». Cascano le braccia…



[Modificato da Caterina63 18/04/2014 10:42]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)