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DIFENDERE LA VERA FEDE

DOCUMENTO PREPARATORIO III ASSEMBLEA GENERALE STRAORDINARIA SINODO DEI VESCOVI SULLA FAMIGLIA

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    Caterina63
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    00 05/11/2013 18:22

    PRESENTAZIONE DOCUMENTO PREPARATORIO III ASSEMBLEA GENERALE STRAORDINARIA SINODO DEI VESCOVI DEDICATA ALLE SFIDE PASTORALI SULLA FAMIGLIA

    Città del Vaticano, 5 novembre 2013 (VIS). Questa mattina, nella Sala Stampa della Santa Sede, il Cardinale Péter Erdö, Arcivescovo di Esztergom-Budapest (Ungheria), Relatore Generale della III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, il Vescovo Lorenzo Baldisseri, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, e l'Arcivescovo Bruno Forte, di Chieti-Vasto (Italia), Segretario Speciale della III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, sono intervenuti alla Conferenza Stampa di presentazione del documento preparatorio della III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, sul tema: "Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell'evangelizzazione", in programma in Vaticano, dal 5 al 19 ottobre 2014.

    Il Vescovo Baldisseri ha spiegato che "la tematica di questo Sinodo (...) s’inserisce in un itinerario di lavoro in due tappe: la prima, è proprio l’Assemblea Generale Straordinaria del 2014, volta a precisare lo 'status quaestionis' e a raccogliere testimonianze e proposte dei Vescovi per annunciare e vivere credibilmente il Vangelo per la famiglia; la seconda, è l’Assemblea Generale Ordinaria prevista per il 2015, al fine di cercare linee operative per la pastorale della persona umana e della famiglia".

    "Il processo di preparazione di ogni Assemblea sinodale inizia con una consultazione tra i diversi Organismi che vengono interpellati sul tema in questione. In questo caso, però, tale processo si sviluppa con modalità particolari, sia perché la metodologia sinodale è al presente in un momento di generale revisione, sia perché si tratta di un’Assemblea Straordinaria".

    "Per quanto riguarda il rinnovamento metodologico, l’idea è quella di rendere l’Istituzione sinodale un vero ed efficace strumento di comunione attraverso il quale si esprima e si realizzi la collegialità auspicata dal Concilio Vaticano II. Infatti, a questo scopo, è volontà del Santo Padre potenziare anche l’attività della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi perché essa possa adempire adeguatamente la sua missione di promuovere la collegialità episcopale, 'cum Petro e sub Petro', nel governo della Chiesa universale. Ciò comporterà non solo cambiamenti strutturali e di natura metodologica del processo sinodale, ma anche l’adeguamento funzionale della Segreteria Generale, compresa pure la ricostituzione dello spazio fisico della sua Sede".

    "Per quanto riguarda il carattere straordinario della prossima assemblea sinodale è da precisare che secondo l’Ordo Synodi Episcoporum (cf. Art. 4, 2º), questa tipologia di sinodi risponde alla necessità di trattare una materia che, 'pur riguardando il bene della Chiesa universale, esige una rapida definizione'. È evidente che la crisi sociale e spirituale del mondo attuale incide sulla vita familiare e crea una vera urgenza pastorale, la quale giustifica la convocazione di un’Assemblea Generale Straordinaria"

    Il Cardinale Erd? ha affermato che nel documento preparatorio "La famiglia appare come una realtà che discende dalla volontà del Creatore e costituisce una realtà sociale. Non è quindi una mera invenzione della società umana tanto meno di qualche potere puramente umano, ma piuttosto una realtà naturale, che è stata elevata da Cristo Signore nel contesto della grazia divina. Il documento, come anche la Chiesa stessa, collega strettamente la problematica della famiglia con quella del matrimonio".

    Il Cardinale Erd? ha passato in rassegna tutte le questioni esaminate nel testo, dalla preparazione al matrimonio, all'evangelizzazione degli sposi e delle loro famiglie, alle unioni di fatto senza riconoscimento religioso né civile, alla situazione dei divorziati cattolici risposati, alle unioni di persone dello stesso sesso, ai procedimenti di nullità del matrimonio. "L'intero questionario - ha affermato il Cardinale Erdö - viene collocato in un contesto più elevato: oltre ai problemi esistenti apre l’orizzonte verso il riconoscimento del fatto che la famiglia è un vero dono del Creatore all’umanità".

    Infine l'Arcivescovo Forte ha ricordato che la prospettiva nella quale possono essere affrontate le sfide della vita familiare oggi, può essere definita dalle parole che il Beato Giovanni XXIII annotava nel suo diario nel clima di preparazione al Concilio (1962) : "Tutto riguardare in luce di ministero pastorale, cioè: anime da salvare e da edificare". "Non si tratta - ha detto - di dibattere questioni dottrinali, peraltro esplicitate dal Magistero anche recente (...) L'invito che ne deriva per tutta la Chiesa è a mettersi in ascolto dei problemi e delle attese che vivono oggi tante famiglie, manifestando ad esse vicinanza e proponendo loro in maniera credibile la misericordia di Dio e la bellezza del rispondere alla Sua chiamata".




    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
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    00 05/11/2013 18:30


    DOCUMENTO PREPARATORIO DEL SINODO DEI VESCOVI

    Città del Vaticano, 5 novembre 2013 (VIS). Pubblichiamo di seguito il Documento preparatorio della III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, dal titolo: "Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell'evangelizzazione".

    I - Il Sinodo: famiglia ed evangelizzazione

    La missione di predicare il Vangelo a ogni creatura è stata affidata direttamente dal Signore ai suoi discepoli e di essa la Chiesa è portatrice nella storia. Nel tempo che stiamo vivendo l’evidente crisi sociale e spirituale diventa una sfida pastorale, che interpella la missione evangelizzatrice della Chiesa per la famiglia, nucleo vitale della società e della comunità ecclesiale.

    Proporre il Vangelo sulla famiglia in questo contesto risulta quanto mai urgente e necessario. L’importanza del tema emerge dal fatto che il Santo Padre ha deciso di stabilire per il Sinodo dei Vescovi un itinerario di lavoro in due tappe: la prima, l’Assemblea Generale Straordinaria del 2014, volto a precisare lo “status quaestionis” e a raccogliere testimonianze e proposte dei Vescovi per annunciare e vivere credibilmente il Vangelo per la famiglia; la seconda, l’Assemblea Generale Ordinaria del 2015, per cercare linee operative per la pastorale della persona umana e della famiglia.

    Si profilano oggi problematiche inedite fino a pochi anni fa, dalla diffusione delle coppie di fatto, che non accedono al matrimonio e a volte ne escludono l’idea, alle unioni fra persone dello stesso sesso, cui non di rado è consentita l’adozione di figli. Fra le numerose nuove situazioni che richiedono l’attenzione e l’impegno pastorale della Chiesa basterà ricordare: matrimoni misti o inter-religiosi; famiglia monoparentale; poligamia; matrimoni combinati con la conseguente problematica della dote, a volte intesa come prezzo di acquisto della donna; sistema delle caste; cultura del non-impegno e della presupposta instabilità del vincolo; forme di femminismo ostile alla Chiesa; fenomeni migratori e riformulazione dell’idea stessa di famiglia; pluralismo relativista nella concezione del matrimonio; influenza dei media sulla cultura popolare nella comprensione delle nozze e della vita familiare; tendenze di pensiero sottese a proposte legislative che svalutano la permanenza e la fedeltà del patto matrimoniale; diffondersi del fenomeno delle madri surrogate (utero in affitto); nuove interpretazioni dei diritti umani. Ma soprattutto in ambito più strettamente ecclesiale, indebolimento o abbandono della fede nella sacramentalità del matrimonio e nel potere terapeutico della penitenza sacramentale.

    Da tutto questo si comprende quanto urgente sia che l’attenzione dell’episcopato mondiale “cum et sub Petro” si rivolga a queste sfide. Se ad esempio si pensa al solo fatto che nell’attuale contesto molti ragazzi e giovani, nati da matrimoni irregolari, potranno non vedere mai i loro genitori accostarsi ai sacramenti, si comprende quanto urgenti siano le sfide poste all’evangelizzazione dalla situazione attuale, peraltro diffusa in ogni parte del “villaggio globale”.
    Questa realtà ha una singolare rispondenza nella vasta accoglienza che sta avendo ai nostri giorni l’insegnamento sulla misericordia divina e sulla tenerezza nei confronti delle persone ferite, nelle periferie geografiche ed esistenziali: le attese che ne conseguono circa le scelte pastorali riguardo alla famiglia sono amplissime. Una riflessione del Sinodo dei Vescovi su questi temi appare perciò tanto necessaria e urgente, quanto doverosa come espressione di carità dei Pastori nei confronti di quanti sono a loro affidati e dell’intera famiglia umana.

    II - La Chiesa e il vangelo sulla famiglia

    La buona novella dell’amore divino va proclamata a quanti vivono questa fondamentale esperienza umana personale, di coppia e di comunione aperta al dono dei figli, che è la comunità familiare. La dottrina della fede sul matrimonio va presentata in modo comunicativo ed efficace, perché essa sia in grado di raggiungere i cuori e di trasformarli secondo la volontà di Dio manifestata in Cristo Gesù.

    Circa il richiamo delle fonti bibliche su matrimonio e famiglia, in questa sede si riportano solo i riferimenti essenziali. Così pure per i documenti del Magistero sembra opportuno limitarsi ai documenti del Magistero universale della Chiesa, integrandoli con alcuni testi del Pontificio Consiglio della Famiglia e rimandando ai Vescovi partecipanti al Sinodo il compito di dar voce ai documenti dei loro rispettivi organismi episcopali.

    In ogni tempo e nelle più diverse culture non è mai mancato né l’insegnamento chiaro dei pastori né la testimonianza concreta dei credenti, uomini e donne, che in circostanze molto differenti hanno vissuto il Vangelo sulla famiglia come un dono incommensurabile per la vita loro e dei loro figli. L’impegno per il prossimo Sinodo Straordinario è mosso e sostenuto dal desiderio di comunicare a tutti, con incisività maggiore, questo messaggio, sperando così che «il tesoro della rivelazione, affidato alla Chiesa, riempia sempre più il cuore degli uomini» (DV 26).

    Il progetto di Dio Creatore e Redentore

    La bellezza del messaggio biblico sulla famiglia ha la sua radice nella creazione dell’uomo e della donna fatti entrambi a immagine e somiglianza di Dio (cf. Gen 1,24-31; 2, 4b-25). Legati da un vincolo sacramentale indissolubile, gli sposi vivono la bellezza dell’amore, della paternità, della maternità e della dignità suprema di partecipare così alla opera creatrice di Dio.

    Nel dono del frutto della loro unione assumono la responsabilità della crescita e dell’educazione di altre persone per il futuro del genere umano. Attraverso la procreazione l’uomo e la donna compiono nella fede la vocazione all’essere collaboratori di Dio nella custodia del creato e nella crescita della famiglia umana.

    Il Beato Giovanni Paolo II ha commentato quest’aspetto nella Familiaris Consortio: «Dio ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza (cf. Gen 1,26s): chiamandolo all’esistenza per amore, l’ha chiamato nello stesso tempo all’amore. Dio è amore (1Gv 4,8) e vive in se stesso un mistero di comunione personale d’amore. Creandola a sua immagine e continuamente conservandola nell’essere, Dio iscrive nell’umanità dell’uomo e della donna la vocazione, e quindi la capacità e la responsabilità dell’amore e della comunione (cf. Gaudium et Spes, 12). L’amore è, pertanto, la fondamentale e nativa vocazione di ogni essere umano» (FC, n. 11).

    Questo progetto di Dio creatore, che il peccato originale ha sconvolto (cf. Gn 3, 1-24), si è manifestato nella storia attraverso le vicende del popolo eletto fino alla pienezza dei tempi, allorché, con l’incarnazione il Figlio di Dio non solo confermò la volontà divina di salvezza, ma con la redenzione offrì la grazia di obbedire a questa medesima volontà.

    Il Figlio di Dio, Verbo fatto carne (cf. Gv 1,14) nel grembo della Vergine Madre è vissuto e cresciuto nella famiglia di Nazaret, e ha partecipato alle nozze di Cana di cui ha arricchito la festa con il primo dei suoi “segni” (cf. Gv 2,1-11). Egli ha accettato con gioia l’accoglienza familiare dei suoi primi discepoli (cf. Mc 1,29-31; 2,13-17) e ha consolato il lutto della famiglia dei suoi amici a Betania (cf. Lc 10,38-42; Gv 11,1-44).

    Gesù Cristo ha ristabilito la bellezza del matrimonio riproponendo il progetto unitario di Dio, che era stato abbandonato per la durezza del cuore umano persino all’interno della tradizione del popolo di Israele (cf. Mt 5,31-32; 19.3-12; Mc 10,1-12; Lc 16,18). Tornando all’origine Gesù ha insegnato l’unità e la fedeltà degli sposi, rifiutando il ripudio e l’adulterio.

    Proprio attraverso la straordinaria bellezza dell’amore umano – già celebrata con accenti ispirati nel Cantico dei Cantici, e del legame sponsale richiesto e difeso da Profeti come Osea (cf. Os 1,2-3,3) e Malachia (cf. Ml 2,13-16) –, Gesù ha affermato l’originaria dignità dell’amore dell’uomo e della donna.

    L’insegnamento della Chiesa sulla famiglia

    Anche nella comunità cristiana primitiva la famiglia apparve come la «Chiesa domestica» (cf. CCC,1655): Nei cosiddetti “codici familiari” delle Lettere apostoliche neotestamentarie, la grande famiglia del mondo antico è identificata come il luogo della solidarietà più profonda tra mogli e mariti, tra genitori e figli, tra ricchi e poveri (cf. Ef 5,21-6,9; Col 3,18-4,1; 1Tm 2,8-15; Tt 2,1-10; 1Pt 2,13-3,7; cf. inoltre anche la Lettera a Filemone). In particolare, la Lettera agli Efesini ha individuato nell’amore nuziale tra l’uomo e la donna «il mistero grande», che rende presente nel mondo l’amore di Cristo e della Chiesa (cf. Ef 5,31-32).

    Nel corso dei secoli, soprattutto nell’epoca moderna fino ai nostri giorni, la Chiesa non ha fatto mancare un suo costante e crescente insegnamento sulla famiglia e sul matrimonio che la fonda. Una delle espressioni più alte è stata proposta dal Concilio Ecumenico Vaticano II, nella Costituzione pastorale Gaudium et Spes, che trattando alcuni dei problemi più urgenti dedica un intero capitolo alla promozione della dignità del matrimonio e della famiglia, come appare nella descrizione del suo valore per la costituzione della società: «la famiglia, nella quale le diverse generazioni si incontrano e si aiutano vicendevolmente a raggiungere una saggezza umana piu? completa e ad armonizzare i diritti della persona con le altre esigenze della vita sociale, è veramente il fondamento della società» (GS 52). Di speciale intensità è l’appello a una spiritualità cristocentrica per gli sposi credenti: «i coniugi stessi, creati ad immagine del Dio vivente e muniti di un’autentica dignita? personale, siano uniti da un uguale mutuo affetto, dallo stesso modo di sentire, da comune santita?, così che, seguendo Cristo principio di vita nelle gioie e nei sacrifici della loro vocazione, attraverso il loro amore fedele possano diventare testimoni di quel mistero di amore che il Signore ha rivelato al mondo con la sua morte e la sua risurrezione» (GS 52).

    Anche i Successori di Pietro dopo il Concilio Vaticano II hanno arricchito con il loro Magistero la dottrina sul matrimonio e sulla famiglia, in particolare Paolo VI con la Enciclica Humanae vitae, che offre specifici insegnamenti di principio e di prassi. Successivamente il Papa Giovanni Paolo II nella Esortazione Apostolica Familiaris consortio volle insistere nel proporre il disegno divino circa la verità originaria dell’amore sponsale e della famiglia: «Il “luogo” unico, che rende possibile questa donazione secondo l’intera sua verità, è il matrimonio, ossia il patto di amore coniugale o scelta cosciente e libera, con la quale l’uomo e la donna accolgono l’intima comunità di vita e d’amore, voluta da Dio stesso (cfr. Gaudium et Spes, 48), che solo in questa luce manifesta il suo vero significato. L’istituzione matrimoniale non è una indebita ingerenza della società o dell’autorità, né l’imposizione estrinseca di una forma, ma esigenza interiore del patto d’amore coniugale che pubblicamente si afferma come unico ed esclusivo perché sia vissuta così la piena fedeltà al disegno di Dio Creatore. Questa fedeltà, lungi dal mortificare la libertà della persona, la pone al sicuro da ogni soggettivismo e relativismo, la fa partecipe della Sapienza creatrice» (FC 11).

    Il Catechismo della Chiesa Cattolica raccoglie questi dati fondamentali: «L’alleanza matrimoniale, mediante la quale un uomo e una donna costituiscono fra loro un’intima comunione di vita e di amore, è stata fondata e dotata di sue proprie leggi dal Creatore. Per sua natura è ordinata al bene dei coniugi così come alla generazione e all’educazione della prole. Tra battezzati essa è stata elevata da Cristo Signore alla dignità di sacramento [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 48; Codice di Diritto Canonico, 1055, 1]» (CCC 1660).

    La dottrina esposta nel Catechismo tocca sia i principi teologici sia i comportamenti morali, trattati sotto due titoli distinti: Il sacramento del matrimonio (nn. 1601-1658) e Il sesto comandamento (nn. 2331-2391). L’attenta lettura di queste parti del Catechismo procura una comprensione aggiornata della dottrina della fede a sostegno dell’azione della Chiesa davanti alle sfide odierne. La sua pastorale trova ispirazione nella verità del matrimonio visto nel disegno di Dio che ha creato maschio e femmina e nella pienezza del tempo ha rivelato in Gesù anche la pienezza dell’amore sponsale elevato a sacramento. Il matrimonio cristiano fondato sul consenso è anche dotato di propri effetti quali sono i beni e i compiti degli sposi, tuttavia non è sottratto al regime del peccato (cfr. Gen 3,1-24) che può procurare ferite profonde e anche offese alla dignità stessa del sacramento.

    La recente Enciclica di Papa Francesco, Lumen Fidei, parla della famiglia nel suo legame con la fede che rivela «quanto possono essere saldi i vincoli tra gli uomini quando Dio si rende presente in mezzo ad essi» (LF 50). «Il primo ambito in cui la fede illumina la città degli uomini si trova nella famiglia. Penso anzitutto all’unione stabile dell’uomo e della donna nel matrimonio. Essa nasce dal loro amore, segno e presenza dell’amore di Dio, dal riconoscimento e dall’accettazione della bontà della differenza sessuale, per cui i coniugi possono unirsi in una sola carne (cf. Gn 2,24) e sono capaci di generare una nuova vita, manifestazione della bontà del Creatore, della sua saggezza e del suo disegno di amore. Fondati su quest’amore, uomo e donna possono promettersi l’amore mutuo con un gesto che coinvolge tutta la vita e che ricorda tanti tratti della fede. Promettere un amore che sia per sempre è possibile quando si scopre un disegno più grande dei propri progetti, che ci sostiene e ci permette di donare l’intero futuro alla persona amata» (LF 52). «La fede non è un rifugio per gente senza coraggio, ma la dilatazione della vita. Essa fa scoprire una grande chiamata, la vocazione all’amore, e assicura che quest’amore è affidabile, che vale la pena di consegnarsi ad esso, perché il suo fondamento si trova nella fedeltà di Dio, più forte di ogni nostra fragilità» (LF 53).

    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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    Caterina63
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    00 05/11/2013 18:36

      III - Questionario


    Le seguenti domande permettono alle Chiese particolari di partecipare attivamente alla preparazione del Sinodo Straordinario, che ha lo scopo di annunciare il Vangelo nelle sfide pastorali di oggi circa la famiglia.


    1 - Sulla diffusione della Sacra Scrittura e del Magistero della Chiesa riguardante la famiglia


    a) Qual è la reale conoscenza degli insegnamenti della Bibbia, della “Gaudium et spes”, della “Familiaris consortio” e di altri documenti del Magistero postconcilare sul valore della famiglia secondo la Chiesa Cattolica? Come i nostri fedeli vengono formati alla vita familiare secondo l’insegnamento della Chiesa?


    b) Dove l’insegnamento della Chiesa è conosciuto, è integralmente accettato? Si verificano difficoltà nel metterlo in pratica? Quali?


    c) Come l’insegnamento della Chiesa viene diffuso nel contesto dei programmi pastorali a livello nazionale, diocesano e parrocchiale? Quale catechesi si fa sulla famiglia?


    d) In quale misura – e in particolari su quali aspetti – tale insegnamento è realmente conosciuto, accettato, rifiutato e/o criticato in ambienti extra ecclesiali? Quali sono i fattori culturali che ostacolano la piena ricezione dell’insegnamento della Chiesa sulla famiglia?


    2 - Sul matrimonio secondo la legge naturale


    a) Quale posto occupa il concetto di legge naturale nella cultura civile, sia a livello istituzionale, educativo e accademico, sia a livello popolare? Quali visioni dell’antropologia sono sottese a questo dibattito sul fondamento naturale della famiglia?


    b) Il concetto di legge naturale in relazione all’unione tra l’uomo e la donna è comunemente accettato in quanto tale da parte dei battezzati in generale?


    c) Come viene contestata nella prassi e nella teoria la legge naturale sull’unione tra l’uomo e la donna in vista della formazione di una famiglia? Come viene proposta e approfondita negli organismi civili ed ecclesiali?


    d) Se richiedono la celebrazione del matrimonio battezzati non praticanti o che si dichiarino non credenti, come affrontare le sfide pastorali che ne conseguono?


    3 - La pastorale della famiglia nel contesto dell’evangelizzazione


    a) Quali sono le esperienze nate negli ultimi decenni in ordine alla preparazione al matrimonio? Come si è cercato di stimolare il compito di evangelizzazione degli sposi e della famiglia? Come promuovere la coscienza della famiglia come “Chiesa domestica”?


    b) Si è riusciti a proporre stili di preghiera in famiglia che riescano a resistere alla complessità della vita e della cultura attuale?


    c) Nell’attuale situazione di crisi tra le generazioni, come le famiglie cristiane hanno saputo realizzare la propria vocazione di trasmissione della fede?


    d) In che modo le Chiese locali e i movimenti di spiritualità familiare hanno saputo creare percorsi esemplari?


    e) Qual è l’apporto specifico che coppie e famiglie sono riuscite a dare in ordine alla diffusione di una visione integrale della coppia e della famiglia cristiana credibile oggi?


    f) Quale attenzione pastorale la Chiesa ha mostrato per sostenere il cammino delle coppie in formazione e delle coppie in crisi?


    4 - Sulla pastorale per far fronte ad alcune situazioni matrimoniali difficili


    a) La convivenza ad experimentum è una realtà pastorale rilevante nella Chiesa particolare? In quale percentuale si potrebbe stimare numericamente?


    b) Esistono unioni libere di fatto, senza riconoscimento né religioso né civile? Vi sono dati statistici affidabili?


    c) I separati e i divorziati risposati sono una realtà pastorale rilevante nella Chiesa particolare? In quale percentuale si potrebbe stimare numericamente? Come si fa fronte a questa realtà attraverso programmi pastorali adatti?


    d) In tutti questi casi: come vivono i battezzati la loro irregolarità? Ne sono consapevoli? Manifestano semplicemente indifferenza? Si sentono emarginati e vivono con sofferenza l’impossibilità di ricevere i sacramenti?


    e) Quali sono le richieste che le persone divorziate e risposate rivolgono alla Chiesa a proposito dei sacramenti dell’Eucaristia e della Riconciliazione? Tra le persone che si trovano in queste situazioni, quante chiedono questi sacramenti?


    f) Lo snellimento della prassi canonica in ordine al riconoscimento della dichiarazione di nullità del vincolo matrimoniale potrebbe offrire un reale contributo positivo alla soluzione delle problematiche delle persone coinvolte? Se sì, in quali forme?


    g) Esiste una pastorale per venire incontro a questi casi? Come si svolge tale attività pastorale? Esistono programmi al riguardo a livello nazionale e diocesano? Come viene annunciata a separati e divorziati risposati la misericordia di Dio e come viene messo in atto il sostegno della Chiesa al loro cammino di fede?


    5 - Sulle unioni di persone della stesso sesso


    a) Esiste nel vostro paese una legge civile di riconoscimento delle unioni di persone dello stesso sesso equiparate in qualche modo al matrimonio?


    b) Quale è l’atteggiamento delle Chiese particolari e locali sia di fronte allo Stato civile promotore di unioni civili tra persone dello stesso sesso, sia di fronte alle persone coinvolte in questo tipo di unione?


    c) Quale attenzione pastorale è possibile avere nei confronti delle persone che hanno scelto di vivere secondo questo tipo di unioni?


    d) Nel caso di unioni di persone dello stesso sesso che abbiano adottato bambini come comportarsi pastoralmente in vista della trasmissione della fede?


    6 - Sull’educazione dei figli in seno alle situazioni di matrimoni irregolari


    a) Qual è in questi casi la proporzione stimata di bambini e adolescenti in relazione ai bambini nati e cresciuti in famiglie regolarmente costituite?


    b) Con quale atteggiamento i genitori si rivolgono alla Chiesa? Che cosa chiedono? Solo i sacramenti o anche la catechesi e l’insegnamento in generale della religione?


    c) Come le Chiese particolari vanno incontro alla necessità dei genitori di questi bambini di offrire un’educazione cristiana ai propri figli?


    d) Come si svolge la pratica sacramentale in questi casi: la preparazione, l’amministrazione del sacramento e l’accompagnamento?


    7 - Sull’apertura degli sposi alla vita


    a) Qual è la reale conoscenza che i cristiani hanno della dottrina della Humanae vitae sulla paternità responsabile? Quale coscienza si ha della valutazione morale dei differenti metodi di regolazione delle nascite? Quali approfondimenti potrebbero essere suggeriti in materia dal punto di vista pastorale?


    b) È accettata tale dottrina morale? Quali sono gli aspetti più problematici che rendono difficoltosa l’accettazione nella grande maggioranza delle coppie?


    c) Quali metodi naturali vengono promossi da parte delle Chiese particolari per aiutare i coniugi a mettere in pratica la dottrina dell’Humanae vitae?


    d) Qual è l’esperienza riguardo a questo tema nella prassi del sacramento della penitenza e nella partecipazione all’eucaristia?


    e) Quali contrasti si evidenziano tra la dottrina della Chiesa e l’educazione civile al riguardo?


    f) Come promuovere una mentalità maggiormente aperta alla natalità? Come favorire la crescita delle nascite?


    8 - Sul rapporto tra la famiglia e persona


    a) Gesù Cristo rivela il mistero e la vocazione dell’uomo: la famiglia è un luogo privilegiato perché questo avvenga?


    b) Quali situazioni critiche della famiglia nel mondo odierno possono diventare un ostacolo all’incontro della persona con Cristo?


    c) In quale misura le crisi di fede che le persone possono attraversare incidono nella vita familiare?


    9 - Altre sfide e proposte


    Ci sono altre sfide e proposte riguardo ai temi trattati in questo questionario, avvertite come urgenti o utili da parte dei destinatari?


       seguiranno i vari aggiornamenti....


    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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    00 06/11/2013 11:38

    Sinodo sulla famiglia, il documento tradito
    di Massimo Introvigne

    06-11-2013
    Matrimonio



    «Le sfide pastorali della famiglia nel contesto dell’evangelizzazione». Questo è il titolo del documento preparatorio della III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, che si svolgerà in Vaticano dal 5 al 19 ottobre 2014. Il documento è stato già presentato da molta stampa facendo riferimento quasi esclusivamente al questionario finale, di carattere fattuale, il quale chiede ai vescovi quale sia la situazione nei loro Paesi su una serie di materie, tra cui il riconoscimento giuridico delle unioni e delle adozioni omosessuali, quasi che queste domande preludessero a chissà quali cambiamenti nella dottrina. Le ricostruzioni giornalistiche scadono nella vera e propria mistificazione quando, citando il questionario, si omette completamente di informare sul contenuto specificamente dottrinale del documento, che non solo non è assente ma è chiaro e non si presta a equivoci di sorta.

    Certamente il documento rileva nella sua introduzione la «vasta accoglienza che sta avendo ai nostri giorni l’insegnamento sulla misericordia divina e sulla tenerezza nei confronti delle persone ferite, nelle periferie geografiche ed esistenziali: le attese che ne conseguono circa le scelte pastorali riguardo alla famiglia sono amplissime». Dopo questa introduzione – che fa riferimento al tema dell’accoglienza premurosa e cordiale di tutti, senz’altro caro a Papa Francesco – il testo prosegue proponendo alcuni punti fermi sulla dottrina della Chiesa in tema di matrimonio e famiglia: una dottrina che non è da inventare e che si radica – si afferma – nell’insegnamento stesso di Gesù Cristo. E «nel corso dei secoli, soprattutto nell’epoca moderna fino ai nostri giorni, la Chiesa non ha fatto mancare un suo costante e crescente insegnamento sulla famiglia e sul matrimonio che la fonda». Il documento cita il Concilio Ecumenico Vaticano II il quale, nella Costituzione pastorale «Gaudium et Spes», ribadisce che la famiglia «è veramente il fondamento della società» e auspica che i coniugi «attraverso il loro amore fedele possano diventare testimoni di quel mistero di amore che il Signore ha rivelato al mondo con la sua morte e la sua risurrezione». 

    Ma i punti fermi non si fermano al Concilio. Il documento sottolinea il ruolo del venerabile «Paolo VI [1897-1978, che] con la Enciclica “Humanae vitae”, offre specifici insegnamenti di principio e di prassi».  Si noterà la scelta della parola «insegnamenti»: non si tratta dunque di meri suggerimenti o opinioni.
    Segue il richiamo all’esortazione apostolica «Familiaris consortio» del beato Giovanni Paolo II (1920-2005), un Papa che «volle insistere nel proporre il disegno divino circa la verità originaria dell’amore sponsale e della famiglia» e circa il matrimonio indissolubile. Ed è offerta questa citazione dalla «Familiaris consortio»: «L’istituzione matrimoniale non è una indebita ingerenza della società o dell’autorità, né l’imposizione estrinseca di una forma, ma esigenza interiore del patto d’amore coniugale che pubblicamente si afferma come unico ed esclusivo perché sia vissuta così la piena fedeltà al disegno di Dio Creatore. Questa fedeltà, lungi dal mortificare la libertà della persona, la pone al sicuro da ogni soggettivismo e relativismo, la fa partecipe della Sapienza creatrice». 

    Il documento prosegue spiegando che il luogo dove sono «raccolti» i precedenti «dati fondamentali» del Magistero è il «Catechismo della Chiesa Cattolica», di cui si cita anzitutto questo insegnamento: «L’alleanza matrimoniale, mediante la quale un uomo e una donna costituiscono fra loro un’intima comunione di vita e di amore, è stata fondata e dotata di sue proprie leggi dal Creatore. Per sua natura è ordinata al bene dei coniugi così come alla generazione e all’educazione della prole. Tra battezzati essa è stata elevata da Cristo Signore alla dignità di sacramento». Ricorda poi il documento sinodale che «la dottrina esposta nel Catechismo tocca sia i principi teologici sia i comportamenti morali, trattati sotto due titoli distinti: “Il sacramento del matrimonio” (nn. 1601-1658) e “Il sesto comandamento” (nn. 2331-2391)». Il lettore de «La nuova Bussola quotidiana» sa, perché lo legge spesso sulla nostra testata, che nella parte «Il sesto comandamento» si trova tra l’altro esposta la dottrina della Chiesa sull’omosessualità.

    Orbene, il documento per il Sinodo afferma in modo del tutto chiaro che «l’attenta lettura di queste parti del Catechismo procura una comprensione aggiornata della dottrina della fede a sostegno dell’azione della Chiesa davanti alle sfide odierne. La sua pastorale trova ispirazione nella verità del matrimonio visto nel disegno di Dio che ha creato maschio e femmina e nella pienezza del tempo ha rivelato in Gesù anche la pienezza dell’amore sponsale elevato a sacramento». 

    Certo, oggi a causa del peccato vediamo – afferma il testo – «ferite profonde e anche offese alla dignità stessa del Sacramento».
    Come testo più recente del Magistero, il Sinodo è invitato a tenere presente l’enciclica di Papa Francesco «Lumen fidei», dove si legge: «Il primo ambito in cui la fede illumina la città degli uomini si trova nella famiglia. Penso anzitutto all’unione stabile dell’uomo e della donna nel matrimonio. Essa nasce dal loro amore, segno e presenza dell’amore di Dio, dal riconoscimento e  dall’accettazione della bontà della differenza sessuale, per cui i coniugi possono unirsi in una sola  carne (cf. Gn 2,24) e sono capaci di generare una nuova vita, manifestazione della bontà del Creatore, della sua saggezza e del suo disegno di amore. Fondati su quest’amore, uomo e donna possono promettersi l’amore mutuo con un gesto che coinvolge tutta la vita e che ricorda tanti tratti della fede. Promettere un amore che sia per sempre è possibile quando si scopre un disegno più grande dei propri progetti, che ci sostiene e ci permette di donare l’intero futuro alla persona amata».

    Dunque, tutto è chiaro. Oggi esistono delle «sfide» e anche delle vere e proprie «offese alla dignità» del matrimonio. Di fronte a queste sfide, la Chiesa di Papa Francesco ribadisce che la «comprensione aggiornata della dottrina della fede» si trova nel Catechismo. Papa Francesco, come già Benedetto XVI, lo ha ripetuto più volte: volete sapere che cosa insegna la Chiesa su questo o quel punto? Non guardate altrove, leggete il Catechismo.

    Certo, il questionario rivelerà e il Sinodo constaterà che oggi tante persone sono fragili e ferite, e attendono con trepidazione l’annuncio del Vangelo della misericordia e dell’accoglienza. Che è lo stesso Vangelo della verità, della fede, di un amore esigente e affidabile. Il documento del Sinodo cita ancora la «Lumen fidei»: «La fede non è un rifugio per gente senza coraggio, ma la dilatazione della vita. Essa fa scoprire una grande chiamata, la vocazione all’amore, e assicura che quest’amore è affidabile, che vale la pena di consegnarsi ad esso, perché il suo fondamento si trova nella fedeltà di Dio, più forte di ogni nostra fragilità».






    [Modificato da Caterina63 06/11/2013 14:42]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    00 21/11/2013 09:02

    Roma, Convegno sul "gender". Mons. Melina: serve una "grammatica dell'amore"



    Si è tenuto alla Pontificia Facoltà Teologica San Bonaventura–Seraphicum a Roma un convegno su “La questione gender tra natura e cultura”. Tanti gli argomenti affrontati e gli scenari aperti. "Il senso della differenza sessuale – ha detto mons. Livio Melina, preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia - emerge grazie all’esperienza amorosa, un’esperienza di limite e comunione tra le persone. Accettare la differenza sessuale significa accettare l’orizzonte dell’amore come spazio di definizione della propria identità”. Debora Donnini ha intervistato lo stesso mons. Melina:RealAudioMP3 

    R. – La Chiesa si pone all’interno del dramma culturale, “dramma” nel senso greco originario, cioè di questo “scontro” di libertà alla ricerca di un senso. Si pone in ascolto, prima di tutto, delle dinamiche che portano alla comprensione della vita umana e di un aspetto così decisivo della vita umana, com’è quello della sessualità, cercando di accostarsi e di ascoltare le problematiche, ma anche di portare la luce che le viene dalla Rivelazione. Questa luce che le viene dalla Rivelazione e che, nel contatto e nel dialogo con l’esperienza umana, si approfondisce sempre di più e offre un’interpretazione della sessualità umana, che avviene all’interno della dinamica dell’amore: la scoperta che la sessualità umana è rapporto tra persone e non semplicemente limitata allo scambio dei corpi, ma attraverso i corpi diventa anche incontro di persone e poi anche possibilità di generare la vita. Ecco, questi elementi del mistero della sessualità umana, che la connotano come possibilità di una comunione delle persone, offrono all’uomo di oggi quella che potremmo chiamare una “grammatica dell’amore”, cioè un insieme di significati e di norme, attraverso le quali l’uomo può realizzare la verità della sua vocazione all’amore.

    D. – Lei parlava dell’importanza della differenza sessuale. In che senso?

    R. – Che la differenza sessuale è il segno di una più profonda differenza ontologica. L’uomo è creatura e come creatura riceve nel suo corpo un dono, che essendo il dono di un corpo sessuato lo rimanda costitutivamente ad un altro, che deve incontrare nella capacità di riconoscerlo persona, e quindi di accettarlo come dono e farsi a sua volta dono. E in questa dinamica del dono, la differenza sessuale diventa anche il luogo dove l’uomo è capace di riconoscere la sua chiamata ad una trascendenza ulteriore, espressa per un verso nel fatto che la sessualità non può mai essere il luogo di una perfetta fusione o di una perfetta soddisfazione delle proprie attese: c’è sempre un limite umano anche nell’incontro sessuale. E, per altro verso, proprio questo limite apre ad un compimento che solo l’Altro, con la a maiuscola, solo il trascendente può dare. Nell’intrecciarsi di queste attese, di questi desideri, di questa promessa, che è l’anima e nello stesso tempo anche il dramma della sessualità umana, l’uomo e la donna sono chiamati insieme ad essere compagni l’uno per l’altro di un cammino verso Dio. Ed è in questa luce di Dio che anche la sessualità umana può realizzarsi veramente. 

    D. – Tra l’altro, questo, in una realtà indissolubile...

    R. – Quella che io ho chiamato “grammatica dell’amore” comporta che la differenza sia apertura all’altro, che sia dono di sé all’altro e accoglienza dell’altro in me. Questo dono e quest’accoglienza, essendo dono e accoglienza di persone, hanno l’esigenza di una irrevocabilità, di una indissolubilità. L’unità dei due non è un’unità occasionale, non è un’unità semplicemente utilitaristica, è un’unità di una comunione di persone che, nella luce di Dio, diventa veramente irrevocabile. E poi l’apertura alla vita. Questi tre elementi – la differenza sessuale, l’unità dei due e l’apertura alla vita – formano quello che abbiamo chiamato, all’interno della riflessione del nostro istituto, il mistero nuziale.



    Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2013/11/20/roma,_convegno_sul_gender._mons._melina:_serve_una_grammatica/it1-748377 
    del sito Radio Vaticana 




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    00 05/01/2014 16:22
    [SM=g1740758] Cari Amici, all'Angelus del 29.12.2013 in occasione della Festa della Santa Famiglia di Nazareth, il santo Padre ha recitato una Preghiera per tutte le Famiglie del mondo, con particolare sollecitazione alle Famiglie che si dicono Cristiane....

    Cominciamo bene questo Anno Nuovo e facciamo nostra questa Preghiera.
    it.gloria.tv/?media=551574

    Gesù, Maria e Giuseppe,
    in voi contempliamo
    lo splendore dell’amore vero,
    a voi con fiducia ci rivolgiamo.

    Santa Famiglia di Nazareth,
    rendi anche le nostre famiglie
    luoghi di comunione e cenacoli di preghiera,
    autentiche scuole del Vangelo
    e piccole Chiese domestiche.

    Santa Famiglia di Nazareth,
    mai più nelle famiglie si faccia esperienza
    di violenza, chiusura e divisione:
    chiunque è stato ferito o scandalizzato
    conosca presto consolazione e guarigione.

    Santa Famiglia di Nazareth,
    il prossimo Sinodo dei Vescovi
    possa ridestare in tutti la consapevolezza
    del carattere sacro e inviolabile della famiglia,
    la sua bellezza nel progetto di Dio.

    Gesù, Maria e Giuseppe,
    ascoltate, esaudite la nostra supplica.
    Amen.



    Movimento Domenicano del Rosario
    www.sulrosario.org
    info@sulrosario.org




    [SM=g1740717]



    [SM=g1740758] Fidanzati, famiglia e morale dominante
    La rivoluzione della misericordia


    di Lucetta Scaraffia

    Papa Francesco ha annunciato che il tema di discussione del prossimo concistoro sarà la famiglia mentre poco prima, nel giorno di san Valentino, riceverà i fidanzati. È un'altra conferma del suo interesse verso la famiglia, fortemente in crisi nel mondo moderno e di cui continua a sottolineare il ruolo centrale, anche per la trasmissione della fede. Ma la famiglia è pure l'istituzione più segnata dalla secolarizzazione, quella in cui le modalità di comportamento più diffuse sono le più distanti dalla morale cattolica.

    Lo provano ancora una volta gli articoli pubblicati su riviste francesi e tedesche che hanno sondato i loro lettori sui temi del questionario in preparazione del sinodo, che avrà come tema proprio la famiglia. Le risposte sembrano confermare la distanza fra la morale cattolica e il comune sentire in tema di rapporti sessuali e relazioni affettive. E, come al solito, la pressione va nel senso di chiedere un avvicinamento della Chiesa alla morale dominante, considerata ormai immutabile anche se effetto essa stessa di un recente mutamento: la rivoluzione sessuale che ne ha determinato le caratteristiche principali, infatti, si è affermata negli ultimi cinquant'anni.

    Il confronto con i fidanzati senza dubbio sarà decisivo, da questo punto di vista. Coloro che aspettano in castità di iniziare con il matrimonio cristiano la loro vita sessuale non esistono quasi più: in stragrande maggioranza, le coppie che seguono i corsi di preparazione al matrimonio, infatti, sono conviventi e spesso hanno già dei figli. La pressione mediatica chiede al Papa della misericordia di benedire questa svolta e di accettare il capovolgimento della morale sessuale cattolica.

    Sono molti a non accorgersi che Papa Francesco sta certo mostrando la misericordia di Dio nei confronti di tutte le situazioni nuove e controverse nate da questa rivoluzione morale, ma a partire proprio dalle situazioni di sofferenza che essa ha creato. La comunione per i divorziati risposati, il battesimo dei figli delle coppie non sposate in chiesa o di quelle omosessuali e il loro futuro sono nel cuore del Papa, come situazioni su cui è necessario riflettere ed esercitare con la maggiore generosità possibile appunto la misericordia, ma ciò non significa certo un cedimento più generale alla morale dominante, del genere "fate come volete".

    Gli interventi di Papa Francesco e il suo volto misericordioso in realtà mettono in luce gli effetti dolorosi della rivoluzione sessuale, la sofferenza creata da un'utopia che prometteva la felicità per tutti garantita dalla libertà sessuale. E in questo modo suggeriscono, con pacata discrezione, di fare un bilancio sincero e coraggioso di quanto è veramente successo, al di là delle ideologie ancora dominanti. Solo a partire dalla constatazione dei tanti fallimenti di questa utopia, cioè solo medicando le ferite che essa ha inferto nelle vite umane, si può aprire infatti la possibilità di una nuova attenzione nei confronti della morale cattolica, in genere ormai archiviata come residuo inutile del passato.

    L'immagine dell'ospedale da campo nel quale la Chiesa di oggi si trova a operare, cara a Francesco, rivela quindi un'altra possibilità di sviluppo inedita e creativa. Poi sarà necessario un passo successivo: trovare parole convincenti, un linguaggio nuovo, per spiegare il messaggio della Chiesa su questi argomenti e la ricchezza di una visione che non è solo divieti e regole. Ma piuttosto una diversa interpretazione della sessualità, che arricchisce la vita degli esseri umani e può renderla più armoniosa e serena. Senza nascondersi che per questo sarà necessaria una profonda rivoluzione culturale.

    (L'Osservatore Romano 18 gennaio 2014)


    [SM=g1740750] [SM=g1740752]

    [Modificato da Caterina63 18/01/2014 11:12]
    Fraternamente CaterinaLD

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    00 20/02/2014 19:58

    CONCISTORO STRAORDINARIO

    PAROLE DEL SANTO PADRE FRANCESCO

    Aula Nuova del Sinodo
    Giovedì, 20 febbraio 2014

     

    Carissimi Fratelli,

    vi saluto cordialmente e ringrazio con voi il Signore che ci dona queste giornate di incontro e di lavoro comune. Diamo il benvenuto in particolare ai Confratelli che sabato saranno creati Cardinali e li accompagniamo con la preghiera e l’affetto fraterno. Ringrazio il Cardinale Sodano per le sue parole.

    In questi giorni rifletteremo in particolare sulla famiglia, che è la cellula fondamentale della società umana. Fin dal principio il Creatore ha posto la sua benedizione sull’uomo e sulla donna affinché fossero fecondi e si moltiplicassero sulla terra; e così la famiglia rappresenta nel mondo come il riflesso di Dio, Uno e Trino.

    La nostra riflessione avrà sempre presente la bellezza della famiglia e del matrimonio, la grandezza di questa realtà umana così semplice e insieme così ricca, fatta di gioie e speranze, di fatiche e sofferenze, come tutta la vita. Cercheremo di approfondire la teologia della famiglia e la pastorale che dobbiamo attuare nelle condizioni attuali.

    Facciamolo con profondità e senza cadere nella “casistica”, perché farebbe inevitabilmente abbassare il livello del nostro lavoro.

    La famiglia oggi è disprezzata, è maltrattata, e quello che ci è chiesto è di riconoscere quanto è bello, vero e buono formare una famiglia, essere famiglia oggi; quanto è indispensabile questo per la vita del mondo, per il futuro dell’umanità. Ci viene chiesto di mettere in evidenza il luminoso piano di Dio sulla famiglia e aiutare i coniugi a viverlo con gioia nella loro esistenza, accompagnandoli in tante difficoltà, con una pastorale intelligente, coraggiosa e piena d'amore.

     

    Grazie a tutti, e buona giornata!







    La relazione del card. Kasper al Concistoro al centro del briefing di padre Lombardi



    Sull’inizio dei lavori del Concistoro straordinario, il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha tenuto un briefing per i giornalisti. Lo ha seguito Paolo Ondarza:RealAudioMP3 

    Padre Lombardi ha innanzitutto invitato i giornalisti a meditare sulle brevi parole con cui il Papa ha aperti i lavori del Concistoro: 

    "... perché sono state lungamente pensate dal Papa, enunciate in un modo preciso e dicono una impostazione, un orientamento, un’attesa del Papa per il lavoro di questi giorni".
    Il Papa – ha ribadito padre Lombardi – invita ad una riflessione profonda che non si perda nella casistica delle singole situazioni con la consapevolezza che la famiglia è oggi in una condizione difficile. Al Concistoro non partecipa mons. Loris Francesco Capovilla, segretario personale di Giovanni XXIII, che – ha riferito il direttore della Sala Stampa vaticana – è stato salutato da un lungo applauso. Circa 150 i presenti in aula questa mattina. Solo due gli interventi seguiti all’articolata relazione, di circa due ore, del cardinale Kasper, “fatta ad uso dei padri” e che dunque “non sarà pubblicata”: 

    "Io l’ho trovata di una grande sintonia con quello che il Papa dice nelle sue parole introduttive. I fedeli, in situazioni spesso divenute difficili, hanno bisogno di tempo e di accompagnatori pazienti sul loro cammino". 
    Una prospettiva molto ampia, teologicamente fondata, quella del testo del porporato tedesco, che si colloca come un ouverture nel cammino verso il prossimo Sinodo, ha detto padre Lombardi;

    al centro non c’è una messa in discussione della dottrina della Chiesa ma una riflessione nuova a partire dal Vangelo sulla famiglia nell’ordine della creazione e della redenzione, con uno sguardo attento anche ai problemi della pastorale di oggi. La famiglia è indicata come via privilegiata della nuova evangelizzazione, Chiesa domestica, banco di prova della nuova pastorale, via del futuro. Nel testo non si accenna specificamente alle unioni tra persone omosessuali. Spazio invece ai temi della validità del matrimonio e dei divorziati risposati:

    "Si tratta di tenere insieme il binomio inscindibile della fedeltà alle parole di Gesù e della misericordia, della comprensione della misericordia di Dio, nella vita delle persone e quindi nell’azione pastorale della Chiesa".

    I lavori del Concistoro proseguono anche nel pomeriggio. Nuovo appuntamento di padre Lombardi con i giornalisti domani alle 13.00.




    Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2014/02/20/la_relazione_del_card._kasper_al_concistoro_al_centro_del_briefing_di/it1-774945 
    del sito Radio Vaticana 




     

      Concistoro secondo giorno 21.2.2014

    P. Lombardi: appello del Papa e dei cardinali per la pace nel mondo



    Seconda giornata del Concistoro straordinario con Papa Francesco dedicato alla famiglia, alla vigilia del Concistoro per la creazione dei nuovi cardinali. Il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha tenuto un briefing per i giornalisti. Ce ne parla Alessandro Gisotti:RealAudioMP3 

    Famiglia ma non solo. Padre Federico Lombardi, dopo aver reso noto che erano presenti in aula circa 150 cardinali, ha letto una sua dichiarazione approvata dal Papa personalmente, come dichiarazione formale del Concistoro, su alcuni problemi del mondo di oggi.

    Il testo sottolinea la grande preoccupazione del Santo Padre e del Collegio Cardinalizio per i cristiani che, “in diverse parti del mondo, sono sempre più frequentemente vittime di atti di intolleranza o di persecuzione”.
    Parimenti, il pensiero del Concistoro è andato anche alle nazioni come Ucraina, Sud Sudan, Nigeria e Centrafrica “lacerate da conflitti interni”.
    Allo stesso modo, ha affermato padre Lombardi, “preoccupa molto il persistere del conflitto in Siria, che sembra ancora lontano dal trovare una soluzione pacifica duratura”: 

    “Purtroppo, si è avuto modo di notare che molti dei conflitti in corso vengono descritti come di natura religiosa, non di rado contrapponendo surrettiziamente cristiani e musulmani, mentre si tratta di conflitti che hanno primariamente radici di natura etnica, politica o economica. Da parte sua, la Chiesa cattolica, nel condannare ogni violenza perpetrata in nome dell’appartenenza religiosa, non mancherà di continuare il proprio impegno per la pace e la riconciliazione, attraverso il dialogo interreligioso e le molteplici opere di carità che quotidianamente forniscono aiuto e conforto ai sofferenti ovunque nel mondo”.

    Ritornando al Concistoro, il Papa ha annunciato stamani il nome dei tre presidenti del prossimo Sinodo della Famiglia: si tratta del cardinale Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi;
    il cardinale Tagle, arcivescovo di Manila; e il cardinale Damasceno Assis, arcivescovo di Aparecida.

    Con questi tre autorevoli cardinali di tre continenti, ha commentato padre Lombardi, l’equipe che guida il Sinodo è completa. Finora, ha aggiunto, si è arrivati ad un numero di 43 interventi e altri se ne aggiungeranno nel pomeriggio. Tante le tematiche affrontate a partire dall’antropologia cristiana e il rapporto con il contesto della cultura secolarizzata che porta avanti visioni della famiglia e della sessualità molto diverse. Non c’è stato “un clima tanto di lamentale”, ha rilevato padre Lombardi, ma piuttosto “di realismo nel vedere la difficoltà della situazione, della visione cristiana in una cultura che certamente prevalentemente va in altre direzioni”.
    Al riguardo, ha proseguito, è stato fatto riferimento più di una volta “la teologia del corpo di Giovanni Paolo II”. Una serie di interventi, ha proseguito, ha riguardato anche i temi della pastorale della famiglia e in particolare la situazione dei divorziati risposati e dell’ammissione ai Sacramenti:


    “In questo c’è stata una serie di interventi molto interessante, molto ampia e molto serena. Quindi è stato un approfondimento - credo - di cui tutti i partecipanti sono stati molto, molto contenti, in cui non c’è stato in alcun modo una decisione o un pronunciamento su un orientamento particolare, ma questo grande impegno di riuscire a coniugare nel modo migliore il tema della fedeltà alla Parola di Cristo e il tema della misericordia nella vita della Chiesa con grande sensibilità e attenzione a tutti i vari aspetti da tener presenti”.

    Su questo tema, ha detto padre Lombardi, si è avuta un’impressione molto positiva nell’assemblea, senza tensioni ma con un “clima di discernimento, di saggezza, di ricerca insieme della via migliore” per la Chiesa. Padre Lombardi ha quindi ribadito che “non c’è da aspettarsi da questo Concistoro una conclusione o un orientamento unitario”, sul tema ma “una incoraggiante introduzione al cammino del Sinodo”.





     

    [Modificato da Caterina63 21/02/2014 14:43]
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    00 26/02/2014 00:10

    LETTERA DI PAPA FRANCESCO
    A
    LLE FAMIGLIE

     

    Care famiglie,

    mi presento alla soglia della vostra casa per parlarvi di un evento che, come è noto, si svolgerà nel prossimo mese di ottobre in Vaticano. Si tratta dell’Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei Vescovi, convocata per discutere sul tema “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”. Oggi, infatti, la Chiesa è chiamata ad annunciare il Vangelo affrontando anche le nuove urgenze pastorali che riguardano la famiglia.

    Questo importante appuntamento coinvolge tutto il Popolo di Dio, Vescovi, sacerdoti, persone consacrate e fedeli laici delle Chiese particolari del mondo intero, che partecipano attivamente alla sua preparazione con suggerimenti concreti e con l’apporto indispensabile della preghiera.

    Il sostegno della preghiera è quanto mai necessario e significativo specialmente da parte vostra, care famiglie. Infatti, questa Assemblea sinodale è dedicata in modo speciale a voi, alla vostra vocazione e missione nella Chiesa e nella società, ai problemi del matrimonio, della vita familiare, dell’educazione dei figli, e al ruolo delle famiglie nella missione della Chiesa. Pertanto vi chiedo di pregare intensamente lo Spirito Santo, affinché illumini i Padri sinodali e li guidi nel loro impegnativo compito.


    Come sapete, questa Assemblea sinodale straordinaria sarà seguita un anno dopo da quella ordinaria, che porterà avanti lo stesso tema della famiglia. E, in tale contesto, nel settembre 2015 si terrà anche l’Incontro Mondiale delle Famiglie a Philadelphia. Preghiamo dunque tutti insieme perché, attraverso questi eventi, la Chiesa compia un vero cammino di discernimento e adotti i mezzi pastorali adeguati per aiutare le famiglie ad affrontare le sfide attuali con la luce e la forza che vengono dal Vangelo.

    Vi scrivo questa lettera nel giorno in cui si celebra la festa della Presentazione di Gesù al tempio. L’evangelista Luca narra che la Madonna e san Giuseppe, secondo la Legge di Mosè, portarono il Bambino al tempio per offrirlo al Signore, e che due anziani, Simeone e Anna, mossi dallo Spirito Santo, andarono loro incontro e riconobbero in Gesù il Messia (cfr Lc 2,22-38). Simeone lo prese tra le braccia e ringraziò Dio perché finalmente aveva “visto” la salvezza; Anna, malgrado l’età avanzata, trovò nuovo vigore e si mise a parlare a tutti del Bambino. È un’immagine bella: due giovani genitori e due persone anziane, radunati da Gesù. Davvero Gesù fa incontrare e unisce le generazioni! Egli è la fonte inesauribile di quell’amore che vince ogni chiusura, ogni solitudine, ogni tristezza. Nel vostro cammino familiare, voi condividete tanti momenti belli: i pasti, il riposo, il lavoro in casa, il divertimento, la preghiera, i viaggi e i pellegrinaggi, le azioni di solidarietà… Tuttavia, se manca l’amore manca la gioia, e l’amore autentico ce lo dona Gesù: ci offre la sua Parola, che illumina la nostra strada; ci dà il Pane di vita, che sostiene la fatica quotidiana del nostro cammino.

    Care famiglie, la vostra preghiera per il Sinodo dei Vescovi sarà un tesoro prezioso che arricchirà la Chiesa. Vi ringrazio, e vi chiedo di pregare anche per me, perché possa servire il Popolo di Dio nella verità e nella carità. La protezione della Beata Vergine Maria e di san Giuseppe accompagni sempre tutti voi e vi aiuti a camminare uniti nell’amore e nel servizio reciproco. Di cuore invoco su ogni famiglia la benedizione del Signore.

    Dal Vaticano, 2 Febbraio 2014
    Festa della Presentazione del Signore

    FRANCESCO








    La Chiesa è per la indissolubilità del matrimonio. Vie nuove sì, ma non contro la parola di Gesù. Il problema è il divorzio. Molti cattolici non seguono il magistero? È deprecabile

    IACOPO SCARAMUZZI
    CITTÀ DEL VATICANO

    “Noi vogliamo favorire il matrimonio e la famiglia poiché è la cellula originale di tutte le società e della Chiesa. Sappiamo come è la situazione, c’è una ideologia contro la famiglia e contro il matrimonio, chiaramente ci sono e ci sono sempre state difficoltà personali e individuali nei matrimoni, ma qui si tratta del matrimonio come istituzione divina. Non vogliamo solo difendere il matrimonio e la famiglia, ma anche aiutare lo sviluppo della famiglia nella nostra società. Chiaramente Gesù Cristo ha istituito il matrimonio come sacramento, con gli elementi della indissolubilità, della bipolarità dei due sessi, anche fondamentale, e anche di altri doni della famiglia. Questo sarà il cammino della Chiesa, che non vuole e non può ridurre il valore del matrimonio e della famiglia.
    Al contrario, vogliamo sviluppare e avere una nuova conoscenza di questo valore fondamentale per i coniugi ma anche per bambini. Si parla poco dei bambini, si deve parlare di più dei bambini, che sono il futuro dell’umanità”.
    Gerhard Ludwig Mueller, prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, creato cardinale da Papa Francesco al concistoro di sabato scorso, presenta a Roma il suo libro “Povera per i poveri” (Libreria editrice vaticana), un volume che presenta la prefazione di Papa Jorge Mario Bergoglio.

    A presentare il volume sono presenti anche il cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa e coordinatore del consiglio dei cardinali che coadiuva il Papa nella riforma della Curia e nel governo della Chiesa, il cosiddetto “C8”, e il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi. A margine dell’evento, il neoporporato risponde ad alcune domande dei giornalisti sul tema della pastorale famigliare, al centro delle riflessioni del prossimo sinodo straordinario che si svolgerà ad ottobre nonché del recente concistoro straordinario dei cardinali che si è svolto a Roma nelle scorse settimane ed è stato introdotto da un altro teologo tedesco, il cardinale Walter Kasper, che ha prospettato l’ipotesi che si possa giungere a concedere, dopo un periodo di penitenza, la comunione ai divorziati risposati.

    Si può arrivare a concedere la comunione ai divorziati risposati? 

    “Il divorzio – risponde Mueller – non è un cammino per la Chiesa, la Chiesa è per l'indissolubilità del matrimonio. Io ho scritto molto, anche la congregazione per la Dottrina della fede ha fatto tanti documenti, il Concilio vaticano II ha detto molto sul matrimonio e la dottrina della Chiesa è molto chiara”.

    Lei esclude dunque che si arrivi a riammettere i divorziati risposati alla comunione? 

    “Non si tratta della mia opinione. Abbiamo la dottrina della Chiesa che è espressa anche nel catechismo, nel concilio di Trento, nel concilio vaticano, in altre dichiarazioni della nostra congregazione. La pastorale non può avere un altro concetto rispetto alla dottrina, la dottrina e la pastorale sono la stessa cosa. Gesù Cristo come pastore e Gesù Cristo come maestro con la sua parola non sono persone diverse”.

     

    Il Papa ha parlato di una pastorale famigliare intelligente, creativa e piena d’amore: ci possono essere strade nuove?

    “Strade nuove sì, ma non contro la volontà di Gesù. La misericordia di Dio non è contro la giustizia di Dio. Il matrimonio è un sacramento che fonda il legame indissolubile tra i due coniugi. Nuove strade e nuovi cammini devono approfondire il sapere (della dottrina, ndr.). Tanti non lo conoscono e pensano che il matrimonio sia solo una festa che si celebra nella chiesa, ma i coniugi si danno la parola di vivere insieme integralmente, nel corpo, nel sesso, nell’anima, nella fede, nella grazia di Dio. Dobbiamo aiutare anche quelle persone che sono in una situazione molto difficile, ma se il matrimonio è indissolubile non possiamo sciogliere il matrimonio. Non c’è una soluzione  poiché il dogma della Chiesa non è una qualsiasi teoria fatta da alcuni teologi, ma è la dottrina della Chiesa, niente altro che la parola di Gesù Cristo, che è molto chiara. Io non posso cambiare la dottrina della Chiesa”.

     

    Eppure il questionario inviato dalla segreteria del sinodo alle diocesi di tutto il mondo ha fatto emergere che molti cattolici di diversi paesi non seguono il magistero della Chiesa in materia di contraccezione, matrimonio…

    “E’ lamentabile (deprecabile,ndr) che non conoscano la dottrina della Chiesa. Ma non possiamo ridurre la rivelazione e la parola di Gesù Cristo perché tanti cattolici non conoscono la realtà. Ci sono tanti che non partecipano alla messa domenicale perché non sanno che valore ha per la loro vita. Non possiamo dire, come conseguenza, che la messa è meno importante! Sarebbe paradossale se la Chiesa dicesse: poiché non tutti conoscono la verità, la verità non è obbligatoria per il futuro”.


    Su questi temi ci può essere una spaccatura tra cardinali?

    “No, la dottrina della Chiesa è molto chiara. Dobbiamo cercare come sviluppare la pastorale per il matrimonio, ma non solo per i divorziati risposati, per coloro che vivono nel matrimonio. Non possiamo focalizzarci sempre su questa unica domanda, se possono ricevere la comunione o no. I problemi e le ferite sono il divorzio, i bambini che non hanno più i loro genitori e devono vivere con altri che non sono i propri genitori: questi sono i problemi”.




     



    [Modificato da Caterina63 26/02/2014 00:18]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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    00 03/03/2014 21:51


    COMUNIONE AI DIVORZIATI RISPOSATI? QUANDO GIOVANNI PAOLO II SPIEGÒ IL «NO» IRREMOVIBILE DELLA CHIESA




    Dall'Esortazione Apostolica «Familiaris Consortio» (22 novembre 1981) 

    L'esperienza quotidiana mostra, purtroppo, che chi ha fatto ricorso al divorzio ha per lo più in vista il passaggio ad una nuova unione, ovviamente non col rito religioso cattolico. Poiché si tratta di una piaga che va, al pari delle altre, intaccando sempre più largamente anche gli ambienti cattolici, il problema dev'essere affrontato con premura indilazionabile. I Padri Sinodali l'hanno espressamente studiato. La Chiesa, infatti, istituita per condurre a salvezza tutti gli uomini e soprattutto i battezzati, non può abbandonare a se stessi coloro che - già congiunti col vincolo matrimoniale sacramentale - hanno cercato di passare a nuove nozze. Perciò si sforzerà, senza stancarsi, di mettere a loro disposizione i suoi mezzi di salvezza.

    Sappiano i pastori che, per amore della verità, sono obbligati a ben discernere le situazioni. C'è infatti differenza tra quanti sinceramente si sono sforzati di salvare il primo matrimonio e sono stati abbandonati del tutto ingiustamente, e quanti per loro grave colpa hanno distrutto un matrimonio canonicamente valido. Ci sono infine coloro che hanno contratto una seconda unione in vista dell'educazione dei figli, e talvolta sono soggettivamente certi in coscienza che il precedente matrimonio, irreparabilmente distrutto, non era mai stato valido.

    Insieme col Sinodo, esorto caldamente i pastori e l'intera comunità dei fedeli affinché aiutino i divorziati procurando con sollecita carità che non si considerino separati dalla Chiesa, potendo e anzi dovendo, in quanto battezzati, partecipare alla sua vita. Siano esortati ad ascoltare la Parola di Dio, a frequentare il sacrificio della Messa, a perseverare nella preghiera, a dare incremento alle opere di carità e alle iniziative della comunità in favore della giustizia, a educare i figli nella fede cristiana, a coltivare lo spirito e le opere di penitenza per implorare così, di giorno in giorno, la grazia di Dio. La Chiesa preghi per loro, li incoraggi, si dimostri madre misericordiosa e così li sostenga nella fede e nella speranza.

    La Chiesa, tuttavia, ribadisce la sua prassi, fondata sulla Sacra Scrittura, di non ammettere alla comunione eucaristica i divorziati risposati. Sono essi a non poter esservi ammessi, dal momento che il loro stato e la loro condizione di vita contraddicono oggettivamente a quell'unione di amore tra Cristo e la Chiesa, significata e attuata dall'Eucaristia. C'è inoltre un altro peculiare motivo pastorale: se si ammettessero queste persone all'Eucaristia, i fedeli rimarrebbero indotti in errore e confusione circa la dottrina della Chiesa sull'indissolubilità del matrimonio.

    La riconciliazione nel sacramento della penitenza - che aprirebbe la strada al sacramento eucaristico - può essere accordata solo a quelli che, pentiti di aver violato il segno dell'Alleanza e della fedeltà a Cristo, sono sinceramente disposti ad una forma di vita non più in contraddizione con l'indissolubilità del matrimonio. Ciò comporta, in concreto, che quando l'uomo e la donna, per seri motivi - quali, ad esempio, l'educazione dei figli - non possono soddisfare l'obbligo della separazione, «assumono l'impegno di vivere in piena continenza, cioè di astenersi dagli atti propri dei coniugi».

    Dal discorso alla Rota Romana (28 gennaio 2002) 

    Il matrimonio «è» indissolubile: questa proprietà esprime una dimensione del suo stesso essere oggettivo, non è un mero fatto soggettivo. Di conseguenza, il bene dell'indissolubilità è il bene dello stesso matrimonio; e l'incomprensione dell'indole indissolubile costituisce l'incomprensione del matrimonio nella sua essenza. Ne consegue che il «peso» dell'indissolubilità ed i limiti che essa comporta per la libertà umana non sono altro che il rovescio, per così dire, della medaglia nei confronti del bene e delle potenzialità insite nell'istituto matrimoniale come tale. In questa prospettiva, non ha senso parlare di «imposizione» da parte della legge umana, poiché questa deve riflettere e tutelare la legge naturale e divina, che è sempre verità liberatrice (cfr Gv 8, 32).

    Questa verità sull'indissolubilità del matrimonio, come tutto il messaggio cristiano, è destinata agli uomini e alle donne di ogni tempo e luogo. Affinché ciò si realizzi, è necessario che tale verità sia testimoniata dalla Chiesa e, in particolare, dalle singole famiglie come "chiese domestiche", nelle quali marito e moglie si riconoscono mutuamente vincolati per sempre, con un legame che esige un amore sempre rinnovato, generoso e pronto al sacrificio.

    Non ci si può arrendere alla mentalità divorzistica: lo impedisce la fiducia nei doni naturali e soprannaturali di Dio all'uomo. L'attività pastorale deve sostenere e promuovere l'indissolubilità. Gli aspetti dottrinali vanno trasmessi, chiariti e difesi, ma ancor più importanti sono le azioni coerenti.





    A quanto pare, i nostri vescovi sono i primi a fregarsene di ciò che insegna la Chiesa. Come il blog Cantuale Antonianum fa notare, già il primo sinodo di Benedetto XVI sull'Eucarestia si espresse sulla Comunione ai divorziati-risposati: no, fu la risposta.
    D'accordo fare un altro sinodo sulla famiglia, perché oggi abbiamo le nozze e le adozioni gay, ma è assurdo discutere su una questione già risolta.
    Così si dà solo l'impressione, molto fondata, che si voglia, per prima cosa, cancellare il pontificato e il magistero benedettino, e in secondo luogo che i primi a non credere all'immutabile dottrina evangelica siano proprio i successori degli apostoli, visto che sono i primi a rimettere sempre tutto in discussione.
    Come i farisei, per mezzo delle loro tradizioni, trasgredivano ai comandamenti divini, così oggi i vescovi, per mezzo della "pastorale misericordiosa" caso per caso, eclissano il deposito della fede. Non ci fa una bella figura neppure Bergoglio... ma vabbè...


    http://www.cantualeantonianum.com/2014/03/una-pratica-pastorale-fondata-su.html?spref=fb


     e a fare queste riflessioni, badiamo bene, non è un "tradizionalista" o uno contro Papa Francesco eh!... trattasi dell'ottimo frate francescale del sito Cantuale Antonianum.... una persona equilibrata e sempre molto ponderata.... ma leggiamo l'articolo integralmente:


    Dopo aver letto la relazione "segreta" del Card. Kasper al recente Concistoro, preludio di future assise sinodali che molti preannunciano "infuocate", e dopo aver ascoltato le più disparate interpretazioni, vien quasi da chiedersi: "Ma il Card. Kasper dov'era quando fecero il Sinodo sull'Eucaristia del 2005? E con lui tanti vescovi, magari già all'epoca elevati alla porpora?"... Kasper al Sinodo dei Vescovi del 2005 c'era. Faceva pure parte del Consiglio post-Sinodale, quello che aiuta il Papa a preparare la successiva Esortazione apostolica, documento che raccoglie e rilancia alla Chiesa intera quando elaborato dai Padri nel Sinodo.
    Possiamo supporre che il cardinale tedesco abbia già fatto presenti le stesse opinioni, espresse pochi giorni fa a Papa e cardinali, anche ai confratelli nell'episcopato riuniti nel 2005. Con tutta l'evidenza dei risultati di quel Sinodo, i vescovi non avevano né accettato né approvato le opinioni di Kasper. E lui stesso, con onestà, dice che si tratta di "novità", di "tradizioni più recenti" (cioè né bibliche, né apostoliche) che possono - a suo parere - esser messe accanto alle soluzioni tradizionali, senza scalzarle. Ma è davvero così semplice?

    La trattazione del Presidente Emerito del Pontificio Consiglio per l'Unità dei Cristiani inizia e prosegue in maniera dotta e biblica per i primi 4 capitoletti. Finché si arriva al quinto punto. Qui assistiamo ad una sfilza di domande retoriche che sembrano essere messe lì al solo fine di affermare: "non sono io che dico certe cose, siete voi a dirle!".
    Viene anche ricordato fugacemente il numero 29 di Sacramentum Caritatis, il documento post-sinodale del 2007, ma Kasper non si sofferma a citarlo per esteso e a trarne le conseguenze. Quel numero, tra l'altro, afferma con estrema chiarezza che il Sinodo dei Vescovi ha già dato una sua autorevole risposta al problema della comunione a chi, dopo un divorzio, passa a nuove nozze civili:
    Il Sinodo dei Vescovi ha confermato la prassi della Chiesa, fondata sulla Sacra Scrittura (cfr Mc 10,2-12), di non ammettere ai Sacramenti i divorziati risposati, perché il loro stato e la loro condizione di vita oggettivamente contraddicono quell'unione di amore tra Cristo e la Chiesa che è significata ed attuata nell'Eucaristia.
    Ricapitoliamo: un Sinodo dei Vescovi ha già risposto, ed evidentemente ha già discusso, su questo preciso e spinoso punto "di prassi", di pratica pastorale (per usare la terminologia di Kasper). E ha discusso non nel medioevo o nel XIX secolo, ma nemmeno 10 anni fa. Qualcuno potrebbe essere però tentato di mettere in dubbio che quanto i vescovi del Sinodo avevano deciso nel 2005 e proposto al Papa sia stato solamente ratificato da Benedetto XVI nel 2007. Papa Ratzinger, forse, ha piegato secondo le sue personali visioni teologiche le proposte dei Vescovi o li ha convinti con la sua autorità.... In realtà Ratzinger ci aveva sorpresi in precedenza, perché nel 1998 già aveva esposto i suoi personali crucci teologici sulla questione dell'ammissione alla comunione dei battezzati che dopo un divorzio si risposano. E i suoi dubbi di teologo mostravano punti di contatto con quanto continua a sostenere il cardinal Kasper (vedi qui). Inoltre, Ratzinger, da Papa, per non nascondere nulla aveva voluto pure la pubblicazione integrale delle proposte dei Padri sinodali, in tempi assolutamente non sospetti: due anni prima del suo documento! Tutto alla luce del sole, come si suol dire.
    Che cosa avevano proposto, dunque, i Vescovi riuniti nel Sinodo a questo proposito? Leggiamo:
    Proposizione 40 I divorziati risposati e l’Eucaristia
    In continuità con i numerosi pronunciamenti del Magistero della Chiesa e condividendo la sofferta preoccupazione espressa da molti Padri, il Sinodo dei Vescovi ribadisce l’importanza di un atteggiamento e di un’azione pastorale di attenzione e di accoglienza verso i fedeli divorziati e risposati.
    Secondo la Tradizione della Chiesa cattolica, essi non possono esser ammessi alla Santa Comunione, trovandosi in condizione di oggettivo contrasto con la Parola del Signore che ha riportato il matrimonio al valore originario dell’indissolubilità (cf. CCC 1640), testimoniato dal suo dono sponsale sulla croce e partecipato ai battezzati attraverso la grazia del sacramento. I divorziati risposati tuttavia appartengono alla Chiesa, che li accoglie e li segue con speciale attenzione perché coltivino uno stile cristiano di vita attraverso la partecipazione alla Santa Messa, pur senza ricevere la Santa Comunione, l’ascolto della Parola di Dio, l’Adorazione Eucaristica, la preghiera, la partecipazione alla vita comunitaria, il dialogo confidente con un sacerdote o un maestro di vita spirituale, la dedizione alla carità vissuta, le opere di penitenza, l’impegno educativo verso i figli. Se poi non viene riconosciuta la nullità del vincolo matrimoniale e si danno condizioni oggettive che di fatto rendono la convivenza irreversibile, la Chiesa li incoraggia a impegnarsi a vivere la loro relazione secondo le esigenze della legge di Dio, trasformandola in un’amicizia leale e solidale; così potranno riaccostarsi alla mensa eucaristica, con le attenzioni previste dalla provata prassi ecclesiale, ma si eviti di benedire queste relazioni perché tra i fedeli non sorgano confusioni circa il valore del matrimonio.
    Nello stesso tempo il Sinodo auspica che sia fatto ogni possibile sforzo sia per assicurare il carattere pastorale, la presenza e la corretta e sollecita attività dei tribunali ecclesiastici per le cause di nullità matrimoniale (cf. Dignitas connubii), sia per approfondire ulteriormente gli elementi essenziali per la validità del matrimonio, anche tenendo conto dei problemi emergenti dal contesto di profonda trasformazione antropologica del nostro tempo, dal quale gli stessi fedeli rischiano di esser condizionati specialmente in mancanza di una solida formazione cristiana.
    Il Sinodo ritiene che, in ogni caso, grande attenzione debba esse assicurata alla formazione dei nubendi e alla previa verifica della loro effettiva condivisione delle convinzioni e degli impegni irrinunciabili per la validità del sacramento del matrimonio, e chiede ai Vescovi e ai parroci il coraggio di un serio discernimento per evitare che impulsi emotivi o ragioni superficiali conducano i nubendi all’assunzione di una grande responsabilità per se stessi, per la Chiesa e per la società, che non sapranno poi onorare.
    Ma allora perché non vengono più citati questi testi recenti e si insiste che solo un'ennesima riunione del Sinodo, a pochi anni dall'XI assemblea, darà "finalmente" il permesso di cambiare la "prassi" anche senza toccare la "dottrina"? Possibile che lo Spirito Santo - che tutti tirano continuamente in ballo - non abbia agito e suggerito queste cose nel 2005-2007? E il cardinal Scola, che era stato tanto preciso e chiaro a quel tempo (vedi qui), come mai oggi non fa sentire la sua voce?

    Ancora: se quella attuale è una "prassi fondata sulla Scrittura e sulla Tradizione" è davvero possibile che sia "senza misericordia" o sbagliata o anche solo "fuori del tempo"? Oppure dev'essere intesa come una prassi medicinale, necessaria per chi ne ha bisogno per la guarigione e la conversione, che comprende scelte forti e coraggiose (non solo un cammino interiore) e insieme per tutelare e difendere il bene dell'indissolubilità del matrimonio, tanto bersagliato e attaccato?
    Io mi chiedo e vi chiedo: se appena 7 anni dopo quanto scriveva Benedetto XVI, sulla scorta del consiglio dei vescovi della Chiesa Cattolica, non è più nemmeno ricordato, sottolineato, e tenuto in conto, come è possibile credere che ciò che un Papa oggi dice domani varrà ancora?

    Leggete e giudicate voi se la prassi pastorale odierna, descritta dal documento pontificio, sia così cattiva e senza cuore o anacronistica come viene dipinta da chi rischia forte nel contrapporre (e non conciliare) la verità e la carità, oppure sia un coraggioso richiamo a chi si è "sposato nel Signore" a non calpestare il sacramento che rende il marito e la moglie "una sola carne".
    Sacramentum Caritatis 29: Eucaristia e indissolubilità del matrimonio 
    Se l'Eucaristia esprime l'irreversibilità dell'amore di Dio in Cristo per la sua Chiesa, si comprende perché essa implichi, in relazione al sacramento del Matrimonio, quella indissolubilità alla quale ogni vero amore non può che anelare.(91) Più che giustificata quindi l'attenzione pastorale che il Sinodo ha riservato alle situazioni dolorose in cui si trovano non pochi fedeli che, dopo aver celebrato il sacramento del Matrimonio, hanno divorziato e contratto nuove nozze. Si tratta di un problema pastorale spinoso e complesso, una vera piaga dell'odierno contesto sociale che intacca in misura crescente gli stessi ambienti cattolici. I Pastori, per amore della verità, sono obbligati a discernere bene le diverse situazioni, per aiutare spiritualmente nei modi adeguati i fedeli coinvolti.(92) Il Sinodo dei Vescovi ha confermato la prassi della Chiesa, fondata sulla Sacra Scrittura (cfr Mc 10,2-12), di non ammettere ai Sacramenti i divorziati risposati, perché il loro stato e la loro condizione di vita oggettivamente contraddicono quell'unione di amore tra Cristo e la Chiesa che è significata ed attuata nell'Eucaristia. I divorziati risposati, tuttavia, nonostante la loro situazione, continuano ad appartenere alla Chiesa, che li segue con speciale attenzione, nel desiderio che coltivino, per quanto possibile, uno stile cristiano di vita attraverso la partecipazione alla santa Messa, pur senza ricevere la Comunione, l'ascolto della Parola di Dio, l'Adorazione eucaristica, la preghiera, la partecipazione alla vita comunitaria, il dialogo confidente con un sacerdote o un maestro di vita spirituale, la dedizione alla carità vissuta, le opere di penitenza, l'impegno educativo verso i figli.
    Là dove sorgono legittimamente dei dubbi sulla validità del Matrimonio sacramentale contratto, si deve intraprendere quanto è necessario per verificarne la fondatezza. Bisogna poi assicurare, nel pieno rispetto del diritto canonico,(93) la presenza sul territorio dei tribunali ecclesiastici, il loro carattere pastorale, la loro corretta e pronta attività.(94) Occorre che in ogni Diocesi ci sia un numero sufficiente di persone preparate per il sollecito funzionamento dei tribunali ecclesiastici. Ricordo che «è un obbligo grave quello di rendere l'operato istituzionale della Chiesa nei tribunali sempre più vicino ai fedeli».(95) È necessario, tuttavia, evitare di intendere la preoccupazione pastorale come se fosse in contrapposizione col diritto. Si deve piuttosto partire dal presupposto che fondamentale punto d'incontro tra diritto e pastorale è l'amore per la verità: questa infatti non è mai astratta, ma «si integra nell'itinerario umano e cristiano di ogni fedele».(96) Infine, là dove non viene riconosciuta la nullità del vincolo matrimoniale e si danno condizioni oggettive che di fatto rendono la convivenza irreversibile, la Chiesa incoraggia questi fedeli a impegnarsi a vivere la loro relazione secondo le esigenze della legge di Dio, come amici, come fratello e sorella; così potranno riaccostarsi alla mensa eucaristica, con le attenzioni previste dalla provata prassi ecclesiale. Tale cammino, perché sia possibile e porti frutti, deve essere sostenuto dall'aiuto dei pastori e da adeguate iniziative ecclesiali, evitando, in ogni caso, di benedire queste relazioni, perché tra i fedeli non sorgano confusioni circa il valore del Matrimonio.(97)
    Data la complessità del contesto culturale in cui vive la Chiesa in molti Paesi, il Sinodo ha, poi, raccomandato di avere la massima cura pastorale nella formazione dei nubendi e nella previa verifica delle loro convinzioni circa gli impegni irrinunciabili per la validità del sacramento del Matrimonio. Un serio discernimento a questo riguardo potrà evitare che impulsi emotivi o ragioni superficiali inducano i due giovani ad assumere responsabilità che non sapranno poi onorare.(98) Troppo grande è il bene che la Chiesa e l'intera società s'attendono dal matrimonio e dalla famiglia su di esso fondata per non impegnarsi a fondo in questo specifico ambito pastorale. Matrimonio e famiglia sono istituzioni che devono essere promosse e difese da ogni possibile equivoco sulla loro verità, perché ogni danno arrecato ad esse è di fatto una ferita che si arreca alla convivenza umana come tale.
    (91) Cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 1640.
    (92) Cfr Giovanni Paolo II, Esort. ap. postsinodale Familiaris consortio (22 novembre 1981), 84:AAS 74 (1982), 184-186; Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica circa la recezione della comunione eucaristica da parte di fedeli divorziati risposati Annus Internationalis Familiae (14 settembre 1994): AAS 86 (1994), 974-979.
    (93) Cfr Pontificio Consiglio per i Testi legislativi, Istruzione sulle norme da osservarsi nei tribunali ecclesiastici nelle cause matrimoniali Dignitas connubii (25 gennaio 2005), Città del Vaticano, 2005.
    (94) Cfr Propositio 40.
    (95) Benedetto XVI, Discorso al Tribunale della Rota Romana in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario (28 gennaio 2006): AAS 98 (2006), 138.
    (96) Cfr Propositio 40.
    (97) Cfr ibidem.
    (98) Cfr ibidem.


    Testo preso da: Una pratica pastorale fondata su Scrittura e Tradizione. L'oblio di decisioni Sinodali scomode ma evangeliche http://www.cantualeantonianum.com/2014/03/una-pratica-pastorale-fondata-su.html#ixzz2vB4oFtsu 
    http://www.cantualeantonianum.com 






    [Modificato da Caterina63 06/03/2014 11:32]
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    00 15/03/2014 10:27

      I vescovi irlandesi: la famiglia, dono di Dio che la Chiesa protegge e custodisce




    “La famiglia, dono di Dio basato sull’amore tra un uomo e una donna ed aperto alla vita, è un dono che la Chiesa cerca di proteggere e custodire”: è quanto scrivono i vescovi irlandesi in una dichiarazione pubblicata in vista del Sinodo straordinario sulla famiglia, che si terrà ad ottobre in Vaticano.

    “Sostenere il matrimonio e la famiglia è il fulcro della dottrina della Chiesa – si legge nel testo – Il matrimonio è un sacramento, un segno dell’amore di Dio che rispecchia l’amore di Cristo per la Chiesa”.

    Quindi, i presuli sottolineano che “come cellula fondamentale della società, la famiglia è essenziale per la formazione dei membri della società stessa”, perché è “un luogo in cui la generosità, la tenerezza, il perdono, la stabilità, la cura, l’accettazione e la verità possono essere insegnati ed imparati”. Tanto più che “i genitori sono i primi ed i migliori insegnanti dei loro figli riguardo alla fede”.

    I vescovi di Dublino, poi, si soffermano sul questionario preparatorio al Sinodo, le cui risposte sono già state inviate a Roma, alla segreteria generale dell’Assise: pur senza entrare nel dettaglio dei risultati, i presuli evidenziano che essi “identificano le grandissime sfide che la famiglia in Irlanda si trova oggi ad affrontare, comprese le ristrettezze economiche, la disoccupazione, l’emigrazione, le violenze domestiche, gli abusi, le infedeltà”.

    Altre risposte, inoltre, “esprimono particolare preoccupazione per il supporto limitato che lo Stato dà al matrimonio e alla famiglia”. Il questionario fa rilevare anche alcune difficoltà che i credenti hanno riguardo alla dottrina della Chiesa su “i rapporti al di fuori del matrimonio, la convivenza di coppie non sposate, i divorziati risposati, la pianificazione familiare, la procreazione assistita, l’omosessualità”. In questi ambiti, evidenziano i vescovi, “gli insegnamenti della Chiesa sono visti come non realistici, non compassionevoli, inadatti a migliorare la vita”, facendo sentire alcuni fedeli “colpevoli ed esclusi”. In quest’ottica, la Conferenza episcopale riconosce “la propria responsabilità nel presentare ai fedeli la dottrina della Chiesa su matrimonio e famiglia in un modo positivo e coinvolgente, pur mostrando compassione e misericordia nei confronti di coloro che hanno difficoltà ad accettare e a vivere tale dottrina”.
    Infine, i vescovi annunciano, per il 14 giugno, una conferenza speciale su matrimonio e famiglia organizzata dal Consiglio episcopale responsabile del settore. (A cura di Isabella Piro)




    Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2014/03/14/i_vescovi_irlandesi:_la_famiglia,_dono_di_dio_che_la_chiesa_protegge/it1-781333 
    del sito Radio Vaticana 





     

      Da Bologna con amore: fermatevi

    Perorazione del cardinal Caffarra dopo il concistoro e il rapporto Kasper.
    "Non toccate il matrimonio di Cristo. Non si giudica caso per caso, non si benedice il divorzio. L’ipocrisia non è misericordiosa...."

    Due settimane dopo il concistoro sulla famiglia, il cardinale arcivescovo di Bologna, Carlo Caffarra, affronta con il Foglio i temi all’ordine del giorno del Sinodo straordinario del prossimo ottobre e di quello ordinario del 2015: matrimonio, famiglia, dottrina dell’Humanae Vitae, penitenza. 

    di Matteo Matzuzzi   –  @matteomatzuzzi






    [Modificato da Caterina63 15/03/2014 11:18]
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    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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    Caterina63
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    00 11/04/2014 20:13
      Papa Francesco: "occorre ribadire il diritto dei bambini a crescere in una famiglia, con un papà e una mamma capaci di creare un ambiente idoneo al suo sviluppo e alla sua maturazione affettiva.
    E a questo proposito vorrei manifestare il mio rifiuto per ogni tipo di sperimentazione educativa con i bambini.
    Con i bambini e i giovani non si può sperimentare.
    Non sono cavie da laboratorio! Gli orrori della manipolazione educativa che abbiamo vissuto nelle grandi dittature genocide del secolo XX non sono spariti; conservano la loro attualità sotto vesti diverse e proposte che, con pretesa di modernità, spingono i bambini e i giovani a camminare sulla strada dittatoriale del "pensiero unico".
    Mi diceva, poco più di una settimana fa, un grande educatore: "A volte, non si sa se con questi progetti - riferendosi a progetti concreti di educazione - si mandi un bambino a scuola o in un campo di rieducazione".

    Chiaro e preciso a 360 gradi
     

     

      due interventi (taciuti dai Media) fondamentali ed ufficiali, del Santo Padre Francesco in difesa della vita e in difesa dell'autentica antropologia umana, in difesa di bambini aventi diritto ad avere un padre e una madre....


    DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
    AL MOVIMENTO PER LA VITA ITALIANO

    Sala Clementina
    Venerdì, 11 aprile 2014


     

    Cari fratelli e sorelle,

    quando sono entrato ho pensato di aver sbagliato porta, di essere entrato in un Kindergarten ...Mi scuso!

    Do il mio cordiale benvenuto a ciascuno di voi. Saluto l’Onorevole Carlo Casini e lo ringrazio per le sue parole, ma soprattutto gli esprimo riconoscenza per tutto il lavoro che ha fatto in tanti anni nel Movimento per la Vita. Gli auguro che quando il Signore lo chiamerà siano i bambini ad aprigli la porta lassù! Saluto i Presidenti dei Centri di Aiuto alla Vita e i responsabili dei vari servizi, in particolare del “Progetto Gemma”, che in questi 20 anni ha permesso, attraverso una particolare forma di solidarietà concreta, la nascita di tanti bambini che altrimenti non avrebbero visto la luce. Grazie per la testimonianza che date promuovendo e difendendo la vita umana fin dal suo concepimento! Noi lo sappiamo, la vita umana è sacra e inviolabile. Ogni diritto civile poggia sul riconoscimento del primo e fondamentale diritto, quello alla vita, che non è subordinato ad alcuna condizione, né qualitativa né economica né tantomeno ideologica. «Così come il comandamento “non uccidere” pone un limite chiaro per assicurare il valore della vita umana, oggi dobbiamo dire “no a un’economia dell’esclusione e della inequità”. Questa economia uccide … Si considera l’essere umano in se stesso come un bene di consumo, che si può usare e poi gettare. Abbiamo dato inizio alla cultura dello “scarto” che, addirittura, viene promossa» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 53). E così viene scartata anche la vita.

    Uno dei rischi più gravi ai quali è esposta questa nostra epoca, è il divorzio tra economia e morale, tra le possibilità offerte da un mercato provvisto di ogni novità tecnologica e le norme etiche elementari della natura umana, sempre più trascurata. Occorre pertanto ribadire la più ferma opposizione ad ogni diretto attentato alla vita, specialmente innocente e indifesa, e il nascituro nel seno materno è l’innocente per antonomasia. Ricordiamo le parole del Concilio Vaticano II: «La vita, una volta concepita, deve essere protetta con la massima cura; l’aborto e l’infanticidio sono delitti abominevoli» (Cost. Gaudium et spes, 51). Io ricordo una volta, tanto tempo fa, che avevo una conferenza con i medici. Dopo la conferenza ho salutato i medici - questo è accaduto tanto tempo fa. Salutavo i medici, parlavo con loro, e uno mi ha chiamato in disparte. Aveva un pacchetto e mi ha detto: “Padre, io voglio lasciare questo a lei. Questi sono gli strumenti che io ho usato per fare abortire. Ho incontrato il Signore, mi sono pentito, e adesso lotto per la vita”. Mi ha consegnato tutti questi strumenti. Pregate per quest’uomo bravo!

    A chi è cristiano compete sempre questa testimonianza evangelica: proteggere la vita con coraggio e amore in tutte le sue fasi. Vi incoraggio a farlo sempre con lo stile della vicinanza, della prossimità: che ogni donna si senta considerata come persona, ascoltata, accolta, accompagnata.

    Abbiamo parlato dei bambini: ce ne sono tanti! Ma io vorrei anche parlare dei nonni, l’altra parte della vita! Perché noi dobbiamo aver cura anche dei nonni, perché i bambini e i nonni sono la speranza di un popolo. I bambini, i giovani perché lo porteranno avanti, porteranno avanti questo popolo; e i nonni perché hanno la saggezza della storia, sono la memoria di un popolo. Custodire la vita in un tempo dove i bambini e i nonni entrano in questa cultura dello scarto e vengono pensati come materiale scartabile. No! I bambini e i nonni sono la speranza di un popolo!

    Cari fratelli e sorelle, il Signore sostenga l’azione che svolgete come Centri di Aiuto alla Vita e come Movimento per la Vita, in particolare il progetto “Uno di noi”. Vi affido alla celeste intercessione della Vergine Madre Maria e di cuore benedico voi e le vostre famiglie, i vostri bambini, i vostri nonni, e pregate per me che ne ho bisogno!

    Quando si parla di vita viene subito il ricordo alla madre. Rivolgiamoci alla nostra Madre perché ci custodisca tutti. Ave Maria

    Benedizione

    Un’ultima cosa. Per me quando i bambini piangono, quando i bambini si lamentano, quando gridano, è una musica bellissima. Ma alcuni bambini piangono di fame. Per favore dategli da mangiare qui tranquillamente!


     


    DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
    ALLA DELEGAZIONE DELL'UFFICIO INTERNAZIONALE 
    CATTOLICO DELL'INFANZIA (BICE)

    Venerdì, 11 aprile 2014

     

    Vi ringrazio di questo incontro. Apprezzo il vostro impegno in favore dei bambini: è una espressione concreta e attuale della predilezione che il Signore Gesù ha per loro. A me piace dire che in una società ben costituita, i privilegi devono essere solo per i bambini e per gli anziani. Perché il futuro di un popolo è in mano loro! I bambini, perché certamente avranno la forza di portare avanti la storia, e gli anziani perché portano in sé la saggezza di un popolo e devono trasmettere questa saggezza.

    Possiamo dire che il BICE è nato dalla maternità della Chiesa. Infatti prese origine dall’intervento del Papa Pio XII in difesa dell’infanzia all’indomani della II guerra mondiale. Da allora questa organizzazione si è sempre impegnata a promuovere la tutela dei diritti dei minori, contribuendo anche alla Convenzione dell’ONU del 1989. E in questo suo lavoro collabora costantemente con gli uffici della Santa Sede a New York, a Strasburgo e soprattutto a Ginevra.  

    Lei con delicatezza ha parlato del buon trattamento. La ringrazio per questa espressione delicata. Ma mi sento chiamato a farmi carico di tutto il male che alcuni sacerdoti – abbastanza, abbastanza in numero, ma non in proporzione alla totalità - a farmene carico e a chiedere perdono per il danno che hanno compiuto, per gli abusi sessuali sui bambini. La Chiesa è cosciente di questo danno. E’ un danno personale e morale loro, ma di uomini di Chiesa. E noi non vogliamo compiere un passo indietro in quello che si riferisce al trattamento di questo problema e alle sanzioni che devono essere comminate. Al contrario, credo che dobbiamo essere molto forti. Con i bambini non si scherza! 

    Ai nostri giorni, è importante portare avanti i progetti contro il lavoro-schiavo, contro il reclutamento di bambini-soldato e ogni tipo di violenza sui minori.

    In positivo, occorre ribadire il diritto dei bambini a crescere in una famiglia, con un papà e una mamma capaci di creare un ambiente idoneo al suo sviluppo e alla sua maturazione affettiva. Continuando a maturare nella relazione, nel confronto con ciò che è la mascolinità e la femminilità di un padre e di una madre, e così preparando la maturità affettiva.  

    Ciò comporta al tempo stesso sostenere il diritto dei genitori all’educazione morale e religiosa dei propri figli. E a questo proposito vorrei manifestare il mio rifiuto per ogni tipo di sperimentazione educativa con i bambini. Con i bambini e i giovani non si può sperimentare. Non sono cavie da laboratorio! Gli orrori della manipolazione educativa che abbiamo vissuto nelle grandi dittature genocide del secolo XX non sono spariti; conservano la loro attualità sotto vesti diverse e proposte che, con pretesa di modernità, spingono i bambini e i giovani a camminare sulla strada dittatoriale del “pensiero unico”. Mi diceva, poco più di una settimana fa, un grande educatore: “A volte, non si sa se con questi progetti - riferendosi a progetti concreti di educazione - si mandi un bambino a scuola o in un campo di rieducazione”.  

    Lavorare per i diritti umani presuppone di tenere sempre viva la formazione antropologica, essere ben preparati sulla realtà della persona umana, e saper rispondere ai problemi e alle sfide posti dalle culture contemporanee e dalla mentalità diffusa attraverso i mass media. Ovviamente non si tratta di rifugiarci in ambienti protetti nasconderci, che al giorno d’oggi sono incapaci di dare vita, che sono legati a culture che già sono passate… No, questo no, non va bene. Ma affrontare con i valori positivi della persona umana le nuove sfide che ci pone la cultura nuova. Per voi, si tratta di offrire ai vostri dirigenti e operatori una formazione permanente sull’antropologia del bambino, perché è lì che i diritti e i doveri hanno il loro fondamento. Da essa dipende l’impostazione dei progetti educativi, che ovviamente devono continuare a progredire, maturare e adeguarsi ai segni dei tempi, rispettando sempre l’identità umana e la libertà di coscienza.   

    Grazie ancora. Vi auguro un buon lavoro.

    Mi viene in mente il logo che la Commissione della protezione dell’infanzia e dell’adolescenza aveva a Buenos Aires, e che Norberto conosce molto bene. Il logo della Sacra Famiglia sopra un asinello che scappa in Egitto per difendere il Bambino. A volte per difendere, è necessario scappare; a volte è necessario fermarsi per proteggere; a volte è necessario combattere. Però sempre bisogna avere tenerezza.

    Grazie per quello che fate!

       


    [Modificato da Caterina63 12/04/2014 08:19]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    00 26/06/2014 16:05
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      Sinodo dei Vescovi 
    Instrumentum Laboris - «Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell'evangelizzazione» (26 giugno 2014)
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    Instrumentum Sinodo famiglia: serve pastorale sensibile per situazioni irregolari

    2014-06-26 Radio Vaticana

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    La famiglia di fronte al Vangelo, alle difficoltà ed alla trasmissione della vita e della fede: sono i tre ambiti in cui si sviluppa l’Instrumentum Laboris, il documento di lavoro del Sinodo straordinario sulla famiglia, in programma in Vaticano dal 5 al 19 ottobre prossimi. Presentato oggi in conferenza stampa, l’Instrumentum Laboris sintetizza le risposte delle Chiese locali al questionario su matrimonio e famiglia, proposto nel novembre scorso dal Documento preparatorio al Sinodo. Il servizio di Isabella Piro:

     

    Famiglia, cellula fondamentale della società. Ma famiglia in crisi. Ruota su questi due assi il documento di lavoro del prossimo Sinodo. Un ritratto analitico delle principali sfide e difficoltà che i nuclei familiari devono affrontare oggi, con una riflessione costante sull’aiuto offerto dalla Chiesa, già in atto, o da attuare. Disgregata, scoraggiata, confusa, poco preparata: la famiglia di oggi viene presentata così. Ma non mancano segnali positivi di speranza, soprattutto fra i giovani e là dove l’approccio della Chiesa non è visto come “esclusivo”, bensì “inclusivo” nei riguardi di chi vive situazioni irregolari.

    L’Instrumentum Laboris è suddiviso in tre parti. La prima, dedicata alla comunicazione del Vangelo della famiglia, si concentra su due aspetti: la difficoltà di comprendere il valore della “legge naturale”, posta alla base della dimensione sponsale tra uomo e donna, e la privatizzazione della famiglia. Il primo aspetto apre il rischio della teoria del gender, mina l’idea del “per sempre” per l’unione coniugale, porta ad accettare la poligamia o il ripudio del coniuge, favorisce divorzio, convivenza e contraccezione. La privatizzazione della famiglia, invece, ne azzera il ruolo di cellula fondamentale della società. Per questo, si richiede che i nuclei familiari siano tutelati dallo Stato e recuperino il loro ruolo di soggetti sociali in tutti i contesti. Vera “Chiesa domestica”, la famiglia deve avere legame costante anche con la parrocchia, “famiglia di famiglie”.

    La seconda parte dell’Instrumentum si concentra, invece, sulle situazioni critiche che la famiglia deve affrontare oggi: la debolezza della figura paterna, la frammentazione dovuta a divorzi e separazioni, la tratta dei minori, le droghe, l’alcolismo, la ludopatia, la dipendenza da social network che impedisce il dialogo e ruba il tempo alle relazioni interpersonali. Il documento sinodale mette in evidenza anche l’incidenza del lavoro sulla vita familiare: orari estenuanti, precarietà, lunghi spostamenti, assenza del riposo domenicale ostacolano la possibilità di stare in famiglia. Altri fattori di criticità sono le migrazioni, la povertà, il consumismo, le guerre, l’approccio alla malattia, soprattutto all’Aids, e la diversità di culto tra i coniugi da cui deriva la difficoltà di educare i figli.

    Ma l’Instrumentum non nasconde le “contro-testimonianze nella Chiesa” come gli scandali sessuali, la pedofilia, l’incoerenza di quei presbiteri con uno stile di vita “vistosamente agiato”. Tutto questo – spiega il documento sinodale – porta ad una “rilevante perdita di credibilità morale” da parte della Chiesa.

    Ancora: il documento dedica un’ampia parte alle “situazioni di irregolarità canonica”, poiché le risposte pervenute si concentrano soprattutto sui divorziati risposati. In generale, si mette in risalto il numero consistente di chi vive con “noncuranza” tale condizione e non richiede, quindi, di potersi accostare ai Sacramenti.  Tanti, invece, si sentono emarginati, avvertono il divieto di accedere ai Sacramenti come una punizione ed aprono la via ad una “mentalità rivendicativa” nei confronti dei Sacramenti stessi. Alcune Conferenze episcopali chiedono quindi nuovi strumenti per aprire la possibilità di esercitare “misericordia, clemenza ed indulgenza” nei confronti delle nuove unioni. Altre soluzioni – come il guardare alle Chiese ortodosse che, in determinate circostanze, ammettono le seconde nozze – non eliminano il problema dei divorzi.  

    Quanto alla proposta di semplificare le cause matrimoniali – ad esempio, riconsiderando se sia davvero necessaria la doppia sentenza conforme quando non c’è richiesta d’appello - il documento sinodale invita alla prudenza, per evitare ingiustizie ed errori e per non alimentare l’idea di un “divorzio cattolico”. Al contrario, si suggerisce una preparazione adeguata di persone qualificate per seguire tali casi. Ad ogni modo - si legge nel testo - snellire il processo canonico è utile solo se si affronta la pastorale familiare in modo integrale.

    L’Instrumentum evidenzia, in sostanza, che per le situazioni difficili la Chiesa non debba assumere un atteggiamento di giudice che condanna, ma quello di una madre che sempre accoglie i suoi figli, sottolineando che “il non poter accedere ai Sacramenti non significa essere esclusi dalla vita cristiana e dal rapporto con Dio”. In quest’ottica, massima accoglienza e disponibilità viene richiesta ai parroci nel caso in cui non praticanti e non credenti chiedano il matrimonio, poiché ciò può essere un’occasione propizia per evangelizzare la coppia. Imprescindibile rimane, inoltre, la necessità che la Chiesa accompagni i coniugi anche dopo le nozze.

    Circa le unioni omosessuali, tutte le Conferenze episcopali si dicono contrarie all’introduzione di una legislazione che permetta tali unioni, ridefinendo il matrimonio tra uomo e donna e consentendo l’adozione di bambini. Viene comunque richiesto un atteggiamento rispettoso e non giudicante nei confronti di queste persone.

    Nella terza parte, dedicata alla responsabilità educativa, l’Instrumentum constata come la dottrina della Chiesa sull’apertura alla vita da parte degli sposi sia poco conosciuta e quindi considerata un’ingerenza nella coppia. Di qui, ad esempio, la confusione che si crea tra i contraccettivi  ed i metodi naturali di regolazione della fertilità: erroneamente ritenuti inefficaci, essi andrebbero, invece, spiegati, anche in collaborazione con centri universitari appositi. Necessario, inoltre, dare più spazio a tale tematica nella formazione dei presbiteri, poiché spesso i sacerdoti risultano impreparati sull’argomento. Spiegazioni da parte della Chiesa che siano chiare e che vadano oltre la condanna generica, vengono richieste anche per affrontare l’ideologia del gender, “sempre più pervasiva”, e la profilassi contro l’Aids, così da rispondere ad alcune “riduzioni caricaturali” dei media e per evitare di racchiudere il problema in una mera questione “tecnica”.

    Riguardo, infine, alla trasmissione della fede all’interno della famiglia - soprattutto quando genitori in situazione irregolare chiedono i Sacramenti per i propri figli – l’approccio più richiesto è l’accoglienza senza pregiudizio, perché “molte volte sono i figli ad evangelizzare i genitori” ed affinché i ragazzi comprendano che “irregolari sono le situazioni, non le persone”.

    “Appare sempre più necessaria – si legge nel documento – una pastorale sensibile, guidata dal rispetto di queste situazioni irregolari, capace di offrire un fattivo sostegno all’educazione dei figli”. L’Instrumentum Laboris si conclude, quindi, con la Preghiera scritta da Papa Francesco e recitata all’Angelus del 29 dicembre 2013, nella Festa della Santa Famiglia di Nazareth.

    Di seguito, un’ampia sintesi non ufficiale dell’Instrumentum Laboris, preparata presso la Radio Vaticana:

    Premessa. L’Instrumentum Laboris racchiude e sintetizza le risposte al questionario sui temi del matrimonio e della famiglia, contenuto del Documento preparatorio al Sinodo, reso noto a novembre 2013. Da ricordare che il Sinodo del prossimo ottobre, dedicato al tema “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”, sarà un Sinodo “straordinario”, legato all’urgenza della questione da trattare. Il suo compito primario sarà quello di valutare ed approfondire i dati presentati dalle Chiese particolari. Le linee pastorali, invece, saranno al centro del Sinodo generale ordinario che si terrà nell’ottobre 2015, sul tema: “Gesù Cristo rivela il mistero e la vocazione della famiglia”.

    La prima parte dell’Instrumentum - “Comunicare il Vangelo della famiglia oggi” – innanzitutto ribadisce il “dato biblico” della famiglia, basata sul matrimonio tra uomo e donna, creati ad immagine e somiglianza di Dio e collaboratori del Signore nell’accogliere e trasmettere la vita. Quindi, dopo aver ricordato i tanti documenti della Chiesa dedicati al tema della famiglia – tra cui l’Enciclica Humanae Vitae di Paolo VI – l’Instrumentum ne rileva la scarsa conoscenza tra i fedeli, anche a causa di sacerdoti poco preparati che non sanno affrontare nel modo giusto l’argomento matrimonio-famiglia, in particolare riguardo alla sfera della sessualità e della procreazione. L’insegnamento della Chiesa in proposito viene accettato dai fedeli parzialmente: in generale, si dice sì alla difesa della dignità della vita umana, mentre si fa resistenza alla dottrina sul controllo delle nascite, sul divorzio o sulle relazioni prematrimoniali. Il tutto è dovuto anche al contesto sociale contemporaneo, in cui prevalgono l’individualismo, il materialismo, la “cultura dello scarto”. Di qui, l’esigenza di trovare nuovi modi, nuovi linguaggi per trasmettere gli insegnamenti della Chiesa nel settore, formando in modo adeguato gli operatori pastorali.

    Una riflessione specifica viene poi dedicata alla difficoltà di comprendere il significato ed il valore della “legge naturale”, posta alla base della dimensione sponsale tra uomo e donna. Per molti, “naturale” è sinonimo di “spontaneo”, il che comporta che i diritti umani vengano intesi come l’autodeterminazione del singolo soggetto che punta alla realizzazione dei propri desideri. E questo apre alla teoria del gender, mina l’idea del “per sempre” per l’unione coniugale, porta ad accettare la poligamia o il ripudio del coniuge. Non riconoscendo una legge naturale, le coppie di oggi praticano il divorzio, la convivenza, la contraccezione, anche perché – soprattutto in Europa ed America settentrionale – i figli sono visti come un ostacolo al benessere personale.

    Un’altra grande sfida indicata dall’Instrumentum è la privatizzazione della famiglia, non più intesa come elemento attivo della società e cellula fondamentale di essa. Per questo, si richiede che i nuclei familiari siano tutelati dallo Stato e recuperino il loro ruolo di soggetti sociali nei diversi contesti: lavoro, educazione, sanità, difesa della vita. Guardando, poi, al modello della Santa Famiglia di Nazareth, il documento sinodale ribadisce l’importanza dei genitori come primi educatori della fede, sottolinea la distinzione dei ruoli tra padre e madre, ma anche la loro reciprocità ed il loro coinvolgimento nella crescita dei figli e dell’economia domestica. Vera “Chiesa domestica”, la famiglia va costruita ogni giorno “con pazienza, comprensione ed amore” per permettere lo sviluppo integrale dell’individuo. Due, in particolare, gli elementi raccomandati dal documento: il legame costante tra famiglia e parrocchia, “famiglia di famiglie”, e una formazione continua - teologica, ma anche umana ed esistenziale - per i nuclei familiari in crisi, soprattutto là dove si registra la violenza domestica. “Risanare le ferite subite e sradicare le cause che le hanno determinate”, si legge nell’Istrumentum, perché abuso, violenza e abbandono non permettono alcuna crescita.

    La seconda parte dell’Instrumentum – “La pastorale della famiglie di fronte alle nuove sfide” – dopo aver ricordato l’importanza della preparazione al matrimonio, della promozione della pietà popolare a sostegno della famiglia e di una spiritualità familiare autenticamente missionaria e non troppo autoreferenziale, entra nel vivo delle sfide pastorali contemporanee. Tante le situazioni critiche che la famiglia deve affrontare oggi: la debolezza della figura paterna, la frammentazione dovuta a divorzi e separazioni, le violenze e gli abusi su donne e bambini (“un dato davvero inquietante che interroga tutta la società e la pastorale familiare della Chiesa”), la tratta dei minori, le droghe, l’alcolismo, la ludopatia, la dipendenza da social network che impedisce il dialogo in famiglia e ruba il tempo libero alle relazioni interpersonali.

    Il documento sinodale mette in evidenza anche l’incidenza del lavoro sulla vita familiare: orari estenuanti, precarietà, flessibilità che comporta lunghi spostamenti, l’assenza del riposo domenicale ostacolano la possibilità di stare insieme, in famiglia. Dalla Chiesa, quindi, ci si aspetta “concreto sostegno” per impieghi dignitosi, salari giusti, una politica fiscale a favore della famiglia. Altri fattori di criticità sono le migrazioni, per le quali si insiste sulla necessità di facilitare il ricongiungimento familiare; la povertà; il consumismo; le guerre; la diversità di culto tra i coniugi da cui deriva la difficoltà di educare i figli; l’approccio alla malattia, soprattutto all’Aids. Ma l’Instrumentum non nasconde la “contro-testimonianza nella Chiesa” come gli scandali sessuali, la pedofilia, l’incoerenza di quei presbiteri con uno stile di vita “vistosamente agiato” o che assumono atteggiamenti di esclusione nei confronti di divorziati o genitori single. Tutto questo – spiega il documento sinodale – porta ad una “rilevante perdita di credibilità morale” da parte della Chiesa.

    L’Instrumentum affronta, poi, le situazioni pastorali difficili e sottolinea come la convivenza e le unioni di fatto spesso siano dovute ad una scarsa formazione sul matrimonio, alla percezione dell’amore solo come “un fatto privato”, alla paura dell’impegno coniugale inteso come perdita della libertà individuale. Non mancano ragioni sociali, tra cui la disoccupazione giovanile, la mancanza di un’abitazione e di politiche familiari adeguate. Educazione all’affettività e presenza amorevole della Chiesa sono, quindi, tra le proposte avanzate nell’Instrumentum per aiutare soprattutto i giovani ad intendere l’amore come tensione ad un progetto di vita in comune con un’altra persona, e non come visione romantica di un sentimento.

    Ancora: il documento dedica un’ampia parte alla “situazioni di irregolarità canonica”, poiché le risposte pervenute si concentrano soprattutto sui divorziati risposati. In generale, si mette in risalto il numero consistente di chi vive con “noncuranza” tale condizione e non richiede, quindi, di potersi accostare all’Eucaristia o alla riconciliazione. Altre volte, invece, tanti si sentono emarginati, si domandano perché altri peccati vengono perdonati e questo no, avvertono il divieto di accedere ai sacramenti come una punizione e, di conseguenza, aprono la via ad una “mentalità rivendicativa” nei confronti dei sacramenti stessi. In certi casi, alcune Conferenze episcopali chiedono nuovi strumenti per aprire la possibilità di esercitare “misericordia, clemenza ed indulgenza” nei confronti delle nuove unioni. Altre soluzioni – come il singolo sacerdote che accondiscende ad una singola richiesta di accesso ai sacramenti, o il guardare alle Chiese ortodosse che, in determinate circostanze, ammettono le seconde nozze – non fanno sentire i fedeli riammessi pubblicamente nella vita della Chiesa e non eliminano i divorzi. 

    Quanto alla proposta di semplificare le cause matrimoniali – ad esempio, riconsiderando se sia davvero necessaria la doppia sentenza conforme quando non c’è richiesta d’appello - il documento sinodale invita alla prudenza, per evitare ingiustizie ed errori e per non alimentare l’idea di un “divorzio cattolico”. Al contrario, si suggerisce una preparazione adeguata di persone qualificate per seguire tali casi e l’incremento ad esempio, del numero di tribunali preposti. In ogni caso, emerge chiaramente l’idea che snellire il processo canonico è utile solo se si affronta la pastorale familiare in modo integrale.

    In sostanza, l’Instrumentum evidenzia che per le situazioni difficili la Chiesa non deve assumere un atteggiamento di giudice che condanna, ma quello di una madre che sempre accoglie i suoi figli, sottolineando che “il non poter accedere ai sacramenti non significa essere esclusi dalla vita cristiana e dal rapporto con Dio”. In quest’ottica, massima accoglienza e disponibilità viene richiesta ai parroci nel caso in cui non praticanti e non credenti chiedano il matrimonio, poiché ciò può essere un’occasione propizia per evangelizzare la coppia. Imprescindibile rimane, inoltre, la necessità che la Chiesa accompagni le coppie anche dopo le nozze, con incontri mirati.

    Circa le unioni tra persone dello stesso sesso, inoltre, si mette in luce che tutte le Conferenze episcopali dicono no all’introduzione di una legislazione che permetta tale unione “ridefinendo” il matrimonio tra uomo e donna. Viene comunque richiesto un atteggiamento rispettoso e non giudicante nei confronti di queste persone, mentre si evidenzia la mancanza di programmi pastorali al riguardo, poiché si tratta di fenomeni recenti. Allo stesso tempo, le risposte riportate nell’Istrumentum si pronunciano contro una legislazione che permetta l’adozione di bambini da parte di persone in unione omosessuale, perché si vede messo a rischio il bene integrale del minore, che ha bisogno di una madre ed un padre. Tuttavia, se tali persone chiedono il battesimo per il bambino, esso deve essere accolto con “la stessa cura, tenerezza e sollecitudine” che si ha nei confronti degli altri minori.

    La terza parte del documento – “L’apertura alla vita e la responsabilità educativa” – innanzitutto constata come la dottrina della Chiesa sull’apertura alla vita da parte degli sposi sia poco conosciuta nella sua dimensione positiva e quindi considerata un’ingerenza nella coppia e una limitazione all’autonomia della coscienza. Di qui, la confusione che si crea tra i contraccettivi  ed i metodi naturali di regolazione della fertilità: erroneamente ritenuti inefficaci, essi invece – spiega il documento sinodale – rispettano l’ecologia umana e la dignità della relazione sessuale fra i coniugi. Relativamente alla profilassi contro l’Aids, si richiede alla Chiesa di spiegare meglio la sua posizione, anche per rispondere ad alcune “riduzioni caricaturali” dei media e per evitare di racchiudere il problema in una mera questione “tecnica”, quando invece si tratta di “drammi che segnano profondamente la vita di innumerevoli persone”.

    Risposte fondate, che vadano oltre la condanna generica, vengono richieste anche per affrontare l’ideologia del gender, “sempre più pervasiva”, mentre si sottolinea l’importanza di spiegare i metodi di regolazione naturale della fertilità in collaborazione con centri universitari appositi e dando più spazio a tale tematica nella formazione dei presbiteri, poiché spesso i sacerdoti risultano impreparati sull’argomento. In generale, comunque, il suggerimento è quello di promuovere una mentalità aperta alla vita anche grazie all’impegno civile dei cristiani nel favorire leggi e strutture che sostengano la vita nascente.

    Riguardo, infine, alla trasmissione della fede all’interno della famiglia, l’Instrumentum sottolinea la cautela, dovuta all’insicurezza, con la quale oggi i genitori spingono i figli alla pratica religiosa, e richiama l’importanza di sostenere le scuole cattoliche, che sempre più suppliscono alla famiglia e devono quindi creare “un’atmosfera accogliente, capace di mostrare il vero volto di Dio”.  Quanto alla trasmissione della fede in contesti difficili – come ad esempio quello in cui genitori in situazione irregolare chiedono i sacramenti per i propri figli – l’approccio più richiesto è l’accoglienza senza pregiudizio, perché “molte volte sono i figli ad evangelizzare i genitori” ed affinché i ragazzi comprendano che “irregolari sono le situazioni, non le persone”. “Appare sempre più necessaria – si legge nel documento – una pastorale sensibile, guidata dal rispetto di queste situazioni irregolari, capace di offrire un fattivo sostegno all’educazione dei figli”. In quest’ottica, va rivalutato il ruolo del padrino e della madrina nel cammino di fede di bambini e ragazzi, mentre un accompagnamento pastorale specifico viene richiesto per i matrimoni misti e con disparità di culto. L’Instrumentum Laboris si conclude, quindi, con la Preghiera scritta da Papa Francesco e recitata all’Angelus del 29 dicembre 2013, nella Festa della Santa Famiglia di Nazareth.





    [Modificato da Caterina63 26/06/2014 16:06]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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    Caterina63
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    00 26/06/2014 16:28

      Alle ore 11.30 di questa mattina 26.6.2014, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, ha luogo la conferenza stampa di presentazione dell’Instrumentum laboris della III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, dal tema "Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione", che si svolgerà dal 5 al 19 ottobre 2014.

    Intervengono alla conferenza l’Em.mo Card. Lorenzo Baldisseri, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi; l’Em.mo Card. Péter ErdÅ‘, Arcivescovo di Esztergom-Budapest (Ungheria), Relatore Generale della III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi; l’Em.mo Card. André Vingt-Trois, Arcivescovo di Paris (Francia), Presidente Delegato; S.E. Mons. Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti-Vasto (Italia), Segretario Speciale e i coniugi Prof. Francesco Miano e Prof.ssa Pina De Simone, con una loro testimonianza.
    Pubblichiamo di seguito gli interventi del Card. Lorenzo Baldisseri, del Card. Péter ErdÅ‘ e di S.E. Mons. Bruno Forte:

    Intervento del Cardinale Lorenzo Baldisseri

     

    In seguito alla convocazione della III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, avvenuta l’8 ottobre 2103, sul tema:Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione, la Segreteria Generale del Sinodo, nel trascorso di questi otto mesi, ha attivato il processo di preparazione che oggi giunge ad un momento importante. Si tratta della pubblicazione dell’Instrumentum laboris, che è il risultato dell’inchiesta promossa dal Documento Preparatorio, che includeva un questionario costituito da 39 domande. Com’è noto, il questionario ha ricevuto una positiva accoglienza e un ampio riscontro, sia nel popolo di Dio che nell’opinione pubblica in genere.

    Nel corso di questo procedimento, da un lato, si è rilevato un grande interesse da parte della gente, dall’altro, agli operatori è stato richiesto un notevole impegno, che ha coinvolto la Segreteria Generale, il Consiglio di Segreteria e numerosi esperti e consultori, attraverso incontri, studi e collaborazioni. Si sono avute tre riunioni del Consiglio di Segreteria; due riunioni Interdicasteriali; la diffusione della Preghiera del Papa per il Sinodo sulla famiglia, avvenuta contemporaneamente nelle tre Basiliche dedicate alla Sacra Famiglia (Nazaret, Loreto e Barcellona); gli interventi del Segretario Generale in numerose occasioni, come celebrazioni, conferenze e simposi.

    L’Instrumentum laboris, già distribuito ai Membri di diritto dell’Assemblea sinodale, viene adesso reso pubblico quale risultato delle risposte ed osservazioni agli otto gruppi di domande del questionario, che ha interessato tutte le componenti ecclesiali ed ha avuto ripercussioni stimolanti anche in altri ambienti.

    Il testo si compone di tre parti, coerenti con le tematiche del Documento Preparatorio.

    La prima parte, dedicata al Vangelo della famiglia, tratta del disegno di Dio, della conoscenza biblica, magisteriale e della loro ricezione, della legge naturale e della vocazione della persona in Cristo. Il riscontro della scarsa conoscenza dell’insegnamento della Chiesa domanda agli operatori pastorali una maggiore preparazione e l’impegno a favorirne la comprensione da parte dei fedeli, che vivono in contesti culturali e sociali diversi. Le difficoltà che insorgono a proposito della legge naturale possono venir superate mediante un più attento riferimento al mondo biblico, ai suoi linguaggi e forme narrative e alla «proposta di tematizzare e approfondire il concetto, di ispirazione biblica, di "ordine della creazione", come possibilità di rileggere in modo esistenzialmente più significativo la "legge naturale"» (n. 30). Inoltre, il ruolo della famiglia, «cellula fondamentale della società, il luogo dove si impara a convivere nella differenza e ad appartenere ad altri» (EG 66), è spazio privilegiato dei valori come la fratellanza, l’amore, il rispetto e la solidarietà tra le generazioni, ove si promuove la dignità delle persone, superando l’individualismo e contribuendo al bene comune della società.

    La bellezza della vita familiare, mentre da una parte attinge alla vita trinitaria, come dalla propria sorgente, dall’altra, si specchia nella esistenza umile e laboriosa della Santa Famiglia di Nazaret; nella differenza e nella reciprocità si costruisce uno stile di vita comune, nella relazione di coppia e con i figli. Oggi appare quanto mai urgente l’accompagnamento del nuovo desiderio di famiglia che si accende nelle giovani generazioni.

     

    La seconda parte affronta le sfide pastorali inerenti alla famiglia, quali la crisi della fede, le situazioni critiche interne, le pressioni esterne ed altre problematiche. Alla responsabilità dei pastori compete la preparazione al matrimonio, oggi sempre più necessaria, perché i nubendi maturino la loro scelta come personale adesione di fede al Signore, per edificare la loro famiglia su solide basi. Alcune situazioni familiari risentono di difficoltà di relazione all’interno della coppia e altre dalle condizioni esterne provocate da fattori economici, sociali e culturali che influiscono in modo negativo sulla famiglia (guerre, povertà, abusi, violenze, separazioni, migrazioni, poligamia, etc.).

    Sono poi considerate in maniera particolare le situazioni pastorali difficili, che riguardano le convivenze e le unioni di fatto, i separati, i divorziati, i divorziati risposati e i loro eventuali figli, le ragazze madri, coloro che si trovano in condizione di irregolarità canonica e quelli che richiedono il matrimonio senza essere credenti o praticanti. «Nell’ambito di quelle che possono definirsi situazioni matrimoniali difficili, si celano storie di grande sofferenza, come pure testimonianze di sincero amore» (n. 80). Urge permettere alle persone ferite di guarire e di riconciliarsi, ritrovando nuova fiducia e serenità. Di conseguenza, serve una pastorale capace di offrire la misericordia che Dio concede a tutti senza misura. Si tratta dunque di «proporre, non imporre; accompagnare, non spingere; invitare, non espellere; inquietare, mai disilludere» (n. 109).

    Il fenomeno delle convivenze e delle unioni di fatto, in crescente diffusione, è motivato da diversificate ragioni, tra cui quelle sociali, economiche e culturali. La Chiesa sente il dovere di accompagnare queste coppie nella fiducia di poter sostenere una responsabilità, come quella del matrimonio, che non è troppo grande per loro.

    Inoltre, la questione dei divorziati risposati, che vivono con sofferenza la loro condizione di irregolari nella Chiesa, offre una conoscenza reale della loro situazione dalla quale la Chiesa si sente interpellata a trovare soluzioni compatibili con il suo insegnamento, che conducano ad una vita serena e riconciliata. A questo proposito appare rilevante l’esigenza di semplificare e snellire i procedimenti giudiziali di nullità matrimoniale.

    Altra frequente situazione è quella di coloro che domandano il matrimonio senza una fede esplicita, per diverse ragioni, ai quali la pastorale ecclesiale deve maggiore attenzione, provvedendo a rendere qualitativamente migliori i corsi di formazione al matrimonio e a continuare a seguire i giovani sposi anche dopo le nozze.

    Circa le unioni tra persone dello stesso sesso si distinguono i contesti in cui la legislazione civile è più o meno favorevole; si evidenzia la cura pastorale delle Chiese particolari verso queste situazioni, comprese le questioni relative ad eventuali figli presenti in esse.

     

    La terza parte presenta dapprima le tematiche relative all’apertura alla vita, quali la conoscenza e le difficoltà nella ricezione del Magistero, i suggerimenti pastorali, la prassi sacramentale e la promozione di una mentalità aperta alla vita.

    Appare comunemente condivisa la percezione poco conosciuta del contenuto dell’enciclica Humanae vitae; in realtà, si fa notare la necessità di presentare il positivo quadro di fondo che la sostiene, che consiste nella paternità e maternità responsabili, alla luce del quale ci si orienti a scegliere il metodo più adeguato per la regolazione delle nascite, in accordo con la tollerabilità fisica e la reale praticabilità.

    Quanto alla responsabilità educativa dei genitori, emerge la difficoltà nel trasmettere la fede ai figli, che si concretizza nell’iniziazione cristiana; si tratta, infine, dell’educazione cristiana in situazioni familiari difficili, i cui riflessi sui figli si estendono anche alla sfera della fede e alle modalità della celebrazione dei sacramenti.

    I temi che non sono compresi nel documento - alcuni dei quali sono stati segnalati dalle risposte al n. 9 (varia) del questionario - saranno trattati nell’Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo del 2015 (4-25 Ottobre), che sarà la terza tappa del cammino di riflessione sulla famiglia, che è iniziato con il Concistoro del 20 febbraio 2014. Il tema dell’Assemblea Generale Ordinaria del 2015: "Gesù Cristo rivela il mistero e la vocazione della famiglia".

    Il documento è consegnato ai Membri di diritto dell’Assemblea sinodale affinché durante il tempo che ci separa dalla celebrazione dell’Assemblea Generale possa essere studiato e valutato dalle rispettive Conferenze Episcopali, per giungere alla presentazione dell’intervento che ciascun Presidente offrirà all’Assemblea, quale apporto specifico ai lavori sinodali. Questo tempo di riflessione è necessario in quanto le Conferenze Episcopali hanno a loro disposizione una panoramica generale delle tematiche che può essere confrontata con le realtà del proprio Paese, così da evidenziare i punti focali su cui avanzare delle proposte pastorali.

    L’Instrumentum laboris fornisce una visione della realtà familiare nel contesto attuale, che rappresenta l’inizio di una profonda riflessione il cui sviluppo si realizzerà nelle due tappe previste dalla Assemblea Generale Straordinaria (2014) e da quella Ordinaria (2015), strettamente collegate dal tema della famiglia nella luce del Vangelo di Cristo. I risultati della prima Assemblea Straordinaria saranno utilizzati per la preparazione dell’Instrumentum laboris della successiva Assemblea Ordinaria, solo dopo la quale verrà pubblicato un Documento finale, sottoposto alle decisioni del Santo Padre.

    Data l’importanza dell’evento sinodale, in seguito alla Preghiera del Papa per il Sinodo sulla famiglia, lanciata in occasione della Festa della Santa Famiglia, è in programma una Giornata di preghiera per il Sinodo, la domenica 28 settembre, e la adorazione eucaristica quotidiana, durante i lavori sinodali, nella Cappella della Salus Populi Romani della Basilica di Santa Maria Maggiore in Roma. I fedeli sono invitati fin da ora a pregare perché lo Spirito Santo illumini e guidi i Padri sinodali, ed in particolare i monaci e le monache di vita contemplativa.

    [01063-01.01] [Testo originale: Italiano]

     

    Intervento del Cardinale Péter ErdÅ‘

     

     

    1. Seguendo l’indicazione del Santo Padre circa il tema del Sinodo, il presente documento porta il titolo Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione. Sebbene le domande indirizzate agli episcopati del mondo in preparazione al sinodo abbiano cercato di identificare più i problemi legati al lavoro pastorale svolto nei confronti delle famiglie, dalle risposte emergono anche preziosi elementi sulla famiglia come soggetto attivo dell’evangelizzazione. I numeri 139-144 dell’Instrumentum dedicati alla sfida educativa e in modo speciale il numero 161, rispecchiano però l’esperienza e l’apprezzamento delle Chiese locali verso le coppie di sposi che aiutano nell’opera di evangelizzazione o persino nell’accompagnamento di coppie in situazioni d’irregolarità matrimoniale.

    2. L’insieme del documento comunque sembra offrire una panoramica della situazione della pastorale delle famiglie a partire da due prospettive.

    La prima parte si muove a livello della conoscenza e dell’apprezzamento: vale a dire a livello della consapevolezza circa l’insegnamento di Cristo e della Chiesa sul matrimonio, e sulla vera realtà della famiglia secondo il disegno di Dio. Viene fornito un breve riassunto della dottrina cattolica sulla famiglia ai numeri 8-14. Si presenta poi il livello di conoscenza dell’insegnamento della Sacra Scrittura e del Magistero sul matrimonio e sulla famiglia (numeri 15-19). Sembra incoraggiante notare come "l’insegnamento della Bibbia soprattutto dei vangeli e le lettere paoline è oggi più conosciuto" (16). Questo sembra rispecchiare il fatto che le verità più essenziali in questa materia, in fondo sono comunque conosciute e percepite largamente dal popolo di Dio. Meno dettagliata appare invece la conoscenza dei documenti del Magistero. Oltre alla dimensione conoscitiva, il documento preparatorio con le sue domande all’episcopato indagava pure l’accoglienza, l’identificazione con queste verità e l’accettazione "dell’ideale famigliare" da parte dei credenti. Anche se tra i credenti, soprattutto quelli più praticanti e consapevoli delle implicazioni della loro fede, esiste un’accettazione convinta, vi sono tuttavia altri, che rimangono critici o resistenti riguardo a certi aspetti del magistero ecclesiale (22-23). Riguardo alla comprensione della fede, l’Instrumentum laboris tratta del vangelo della famiglia e della legge naturale, dei problemi legati ai loro rispettivi linguaggi e della connessione tra famiglia e vocazione della persona in Cristo. La visione cristiana della famiglia quindi è strettamente collegata con l’antropologia cristiana e con il rapporto personale con Cristo stesso.

    3. La seconda parte del documento si muove su un altro livello. Essa si occupa del comportamento reale della gente, e quindi affronta l’aspetto del lavoro pastorale. È in questa parte che sono presentate le cosiddette situazioni critiche.

    In base alle risposte pervenute, l’elemento marcante a livello sociologico sembra essere il rifiuto più o meno generale delle istituzioni. Da molte regioni del mondo sono giunte risposte secondo le quali la gente si sposa sempre di meno, anche solamente civilmente. Tale fenomeno s’inserisce nel contesto dell’individualismo e del soggettivismo pratico che ormai sembra aver raggiunto larghi ceti delle popolazioni. Le convivenze non istituzionalizzate molto spesso non hanno il carattere di preparazione al matrimonio o prova del matrimonio, ma rappresentano una forma di vita durevole (88-89). La verità della persona umana, il ruolo della comunità nello sviluppo della persona sono però valori apprezzati anche da molti che non sono né cattolici né cristiani. Dopo questa impressione generale, il documento presenta diverse situazioni particolari e difficili, e numerose pressioni esterne a cui devono far fronte le famiglie come il lavoro dipendente dei due genitori (o il lavoro precario), il fenomeno migratorio, la povertà, il consumismo, le guerre e altre circostanze ancora. Mentre in alcuni paesi, si parla di una "sofferenza causata dal non ricevere i sacramenti" da parte di divorziati risposati civilmente (98), in diversi altri paesi alla questione "che cosa chiedono i divorziati risposati alla Chiesa?" la risposta più frequente è che essi non chiedono nulla, perché o non sanno che non possono partecipare ai sacramenti o si sono mostrati indifferenti sia prima che dopo il matrimonio civile invalido dal punto di vista ecclesiale.

    4. Esiste un’esperienza speciale che riguarda persone, che pur essendo state cattoliche battezzate, non si erano mai occupate realmente della loro fede e che soltanto dopo un matrimonio canonico, un successivo divorzio e un altro matrimonio civile cominciano ad arrivare alla fede personale, grazie alla testimonianza di amici, di famiglie cattoliche credenti ecc. Ora queste persone scoprono alla luce della loro fede ‘ritrovata’ che la loro attuale condizione matrimoniale presenta dei problemi nella loro vita ecclesiale. Il loro approccio non è rivendicativo, ma somiglia molto a quello di quanti procedono sul cammino della conversione. Tale cammino può essere pieno di gioie e dolori, ma può e deve essere aiutato dalla comunità dei fedeli.

    [01066-01.01]

     

    Intervento di S.E. Mons. Bruno Forte

     

     

    L’Instrumentum laboris che presentiamo è frutto della recezione attenta e fedele delle risposte al questionario inviato nello scorso Novembre alle Conferenze Episcopali di tutto il mondo. Ciò che lo caratterizza in maniera rilevante è l’aderenza alla realtà in tutta la sua varietà e complessità e, di conseguenza, il rigore e l’onestà nel non chiudere gli occhi di fronte ad alcun problema, per quanto inquietante o scomodo esso possa sembrare. I tre grandi ambiti su cui esso propone di sviluppare il dibattito sono quelli richiamati nelle tre parti di cui si compone: il Vangelo della famiglia da proporre nelle circostanze attuali; la pastorale familiare da approfondire di fronte alle nuove sfide; la relazione generativa ed educativa dei genitori nei confronti dei figli.

    Il primo ambito di temi teologico-pastorali riguarda "il Vangelo della famiglia da proporre nelle circostanze attuali": esso esprime l’intenzione prioritaria che ha spinto il Santo Padre Francesco a scegliere come oggetto d’indagine e di riflessione per la prossima Assemblea Sinodale la famiglia e l’azione pastorale riguardo ad essa. Se da una parte risulta con piena evidenza una situazione di crisi dell’istituto familiare, dall’altra un desiderio di famiglia è altrettanto chiaramente rilevabile, proprio nelle nuove generazioni. Aspetti dellacrisi sono quelli connessi alle profonde trasformazioni culturali avvenute un po’ dovunque negli ultimi decenni, con l’abbandono di convinzioni ampiamente condivise in passato come quelle di una "legge naturale", fondamento dell’ordinata convivenza umana e delle sue forme, in particolare della famiglia, con una "relativizzazione del concetto di natura, che si riflette anche sul concetto di durata stabile in rapporto all’unione sponsale" (n. 24), con la crescita rilevante del numero "di casi di famiglie allargate, soprattutto per la presenza di figli avuti da diversi partners" (n. 28), con la sempre più diffusa "autoreferenzialità della gestione dei propri desideri ed aspirazioni" (n. 29) e la conseguente "privatizzazione" della realtà familiare (cf. n. 33). Non di meno, è innegabile il dato importante che emerge dalle risposte, e cioè che "anche di fronte a situazioni assai difficili, molte persone, soprattutto giovani, percepiscono il valore del legame stabile e duraturo, un vero e proprio desiderio di matrimonio e famiglia, in cui realizzare un amore fedele e indissolubile, che offra serenità per la crescita umana e spirituale" (n. 45). Il desiderio di famiglia è "un vero segno dei tempi, che domanda di essere colto come occasione pastorale" (ib.). Di fronte a questa situazione si avverte in maniera unanime e universale nella Chiesa l’urgenza di "proporre una visione aperta della famiglia, sorgente di capitale sociale, vale a dire, di virtù essenziali per la vita comune" (n. 33), che ne sottolinei "l’importanza per uno sviluppo integrale", mostrando come essa risulti "fondamentale per la maturazione di quei processi affettivi e cognitivi che sono decisivi per la strutturazione della persona", e al tempo stesso "sorgente da cui attingere la consapevolezza di essere figli di Dio, chiamati per vocazione all’amore" (n. 43). Il valore umanizzante e socializzante della famiglia si unisce al ruolo decisivo che essa ha per la crescita della persona nella vita di fede e nell’appartenenza attiva alla comunione ecclesiale (cf. quanto il testo afferma in continuità col Magistero della Chiesa, in particolare con gli interventi pontifici degli ultimi decenni: nn. 11ss).

    Il secondo ambito di temi teologico-pastorali si riferisce alla "pastorale familiare da approfondire di fronte alle nuove sfide": è il campo sul quale i Padri Sinodali dovranno portare in modo particolare la ricchezza del loro apporto, alla luce del vissuto delle Chiese locali. Ilcarattere eminentemente pastorale che Papa Francesco intende dare alla prossima Assemblea Sinodale si profila qui in tutta la sua evidenza: non è in discussione la dottrina della Chiesa, più volte ribadita anche negli ultimi anni dai vari interventi magisteriali. La riflessione richiesta è sulle applicazioni pastorali, sul modo di proporre la dottrina (ad esempio a livello di linguaggio: cf. n. 30), di accompagnarne la recezione e la pratica, di mostrarne in maniera chiara le potenzialità umanizzanti a fronte di una diffusa non conoscenza o incomprensione (cf. n. 17-19). Si sottolinea, inoltre, come l’agire pastorale della Chiesa nei confronti delle persone in situazioni familiari difficili o irregolari debba riflettere lo sguardo di misericordia con cui il Padre celeste guarda e ama ciascuno dei suoi figli: "La Chiesa è chiamata ad essere sempre la casa aperta del Padre. […] la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa" (Evangelii gaudium 47). Di conseguenza, verso chi vive realtà che comportano grande sofferenza "la vera urgenza pastorale è quella di permettere a queste persone di curare le ferite, di guarire e di riprendere a camminare insieme a tutta la comunità ecclesiale" (n. 80). Tutto questo non ha nulla a che vedere con lo slogan banalizzante di "divorzio cattolico", di cui alcuni hanno parlato in rapporto a quanto il Sinodo potrà proporre: la medicina della misericordia non è mai finalizzata a favorire i naufragi, ma sempre e solo a salvare la barca sul mare in tempesta e a dare ai naufraghi l’accoglienza, la cura e il sostegno necessari. Se non si comprende questa fondamentale intenzione, si equivocherà irrimediabilmente quanto il Sinodo potrà dire sulla situazione dei separati, dei divorziati, dei divorziati risposati, delle convivenze, delle unioni di fatto, o delle unioni fra persone dello stesso sesso. Tutti temi su cui si chiede la riflessione e il contributo dei Padri Sinodali e - specialmente nella fase intermedia fra l’Assemblea Straordinaria dell’Ottobre 2014 e quella Ordinaria dell’Ottobre 2015 - di tutte le componenti del popolo di Dio in ogni Chiesa locale.

    Il terzo ambito di temi teologico-pastorali riguarda "la relazione generativa ed educativa dei genitori nei confronti dei figli": esso comprende la problematica della denatalità, il valore della vita e la cosiddetta "sfida educativa". "In alcune zone del mondo, la mentalità contraccettiva e la diffusione di un modello antropologico individualistico determinano un forte calo demografico, le cui conseguenze sociali e umane non vengono tenute adeguatamente in considerazione. Le politiche di denatalità cambiano la qualità del rapporto tra i coniugi e la relazione tra le generazioni. "Pertanto, nell’ambito della responsabilità pastorale della Chiesa s’impone una riflessione su come poter sostenere una mentalità maggiormente aperta alla vita" (n. 130). Su questa sfida si gioca il futuro stesso dell’umanità, e l’impegno della comunità cristiana in questo campo assume più che mai la rilevanza di un servizio fondamentale alla causa dell’uomo e del suo destino. L’Instrumentum laboris invita in proposito a riscoprire il messaggio della Humanae vitae, l’Enciclica di Paolo VI tanto contestata, quanto incompresa o poco conosciuta: essa, afferma il testo, "ha avuto un significato profetico nel ribadire l’unione inscindibile tra l’amore coniugale e la trasmissione della vita" (n. 122). La Chiesa è chiamata ad annunciare la fecondità dell’amore, la profondità e la ricchezza della generazione dei figli, che rende l’uomo collaboratore dell’amore creatore di Dio. Il valore della vita viene affermato dalla comunità cristiana tanto a sostegno del valore sacro della sua trasmissione, quanto nell’impegno educativo, che porta la persona ad apprezzarne fino in fondo il senso e la bellezza: "L’educazione consiste in una introduzione ampia e profonda nella realtà globale e in particolare nella vita sociale, ed è responsabilità primaria dei genitori, che lo Stato deve rispettare, custodire e promuovere" (n. 132). L’impegno a favore della vita è inscindibile da quello educativo, quasi due aspetti dell’unico dovere radicale di accogliere e comunicare il dono d’esistere che il Creatore fa alla creatura. Nel rispondere alla sfida educativa l’Instrumentum recepisce in particolare una istanza decisiva, registrabile dovunque la Chiesa opera al servizio del Vangelo: quella dell’accoglienza. "Il rispetto, l’apertura benevola e l’ascolto dei bisogni umani e spirituali si dimostrano attitudini fondamentali per creare un ambiente favorevole e adatto alla comunicazione del messaggio evangelico" (n. 146).

    In conclusione, si può osservare come l’immagine di Chiesa che risulta dall’Instrumentum e che il Sinodo sulla famiglia è chiamato a mostrare nel vivo delle scelte pastorali da compiere, sia quella della Madre impegnata a generare, accompagnare e sostenere tutti i figli di Dio, nessuno escluso, facendosi volto per ciascuno di essi dell’infinita misericordia del cuore divino. Una Chiesa non auto-referenziale, ma "in uscita", al servizio di tutto l’uomo in ogni uomo, per la salvezza di ogni creatura e proprio così protesa a celebrare la gloria di Dio: "Nell’impegno pastorale per la famiglia si vede all’opera una interessante reciprocità tra la responsabilità dei pastori e i diversi carismi e ministeri nella comunità ecclesiale. Le esperienze più positive si hanno proprio quando avviene questa sinergia. Contemplando l’impegno di tanti fratelli e sorelle per la pastorale della famiglia, si possono immaginare forme nuove di presenza effettiva della Chiesa, che ha il coraggio di ‘uscire’ da sé perché animata dallo Spirito" (n. 50). È questa Chiesa "in uscita" che il Sinodo vorrebbe mostrare in azione e sostenere nel suo impegno di amore al servizio della famiglia e di quanti vivono ferite connesse alla prova o al fallimento dell’unione familiare.





    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
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    00 09/07/2014 11:39

      Pastorale familiare: l'impegno della diocesi di Palermo per i divorziati

    Accompagnamento pastorale per separati e divorziati non risposati

    04/07/2014

    Si chiama “Santa Maria di Cana” ed è un percorso di accompagnamento pastorale per separati e divorziati non risposati né conviventi. Lo propone l’arcidiocesi di Palermo e a curarlo è l’Ufficio della pastorale familiare che, in questi anni, ha sviluppato un cammino volto alla riedificazione personale, al perdono e alla riscoperta degli impegni del Sacramento del Matrimonio.
    Al microfono a Radio Vaticana di Tiziana Campisi, Maria Pia Campanella, referente del gruppo Santa Maria di Cana e autrice del volume “Il dono di sé”, manuale di accompagnamento spirituale per separati o divorziati, descrive questo cammino pastorale:

    R. - Innanzitutto, il percorso prevede di accogliere la persona separata che resta sola perché molto disorientata e - ovviamente - molto ferita. Si tratta di un’accoglienza fraterna fatta da persone che vivono la stessa situazione.

    D. - L’arcidiocesi di Palermo offre percorsi anche per i separati risposati. Ci può spiegare come distinguere meglio le diverse situazioni di fronte alle quali la Chiesa si trova oggi?

    R. - Da poco tempo è iniziato il cammino per i divorziati e per i risposati. Praticamente, sia i documenti della Chiesa che il Direttorio della pastorale famigliare, hanno distinto le due situazioni in difficili e irregolari. La situazione difficile è vissuta dalla persona separata o anche divorziata che però vive da sola e non ha altre unioni. La situazione irregolare invece riguarda i divorziati che si risposano con il matrimonio civile, i ragazzi che convivono senza sposarsi e le coppie che non si sono mai sposate in Chiesa ma solo civilmente.

    D. - Come si articola il cammino dei separati o divorziati soli?

    R. - È un incontro di preghiera che prima di tutto ricostruisce l’identità di figlio di Dio. Se io non mi sento amato da Dio Padre, non saprò neanche proseguire sulla strada del perdono; questa è la seconda tappa.   La terza tappa consiste nel far riemergere l’identità nuziale: se abbiamo fallito il progetto umano, rimane il progetto nuziale di Dio.

    D. - Lei è referente del gruppo che nell’arcidiocesi di Palermo segue il percorso "Santa Maria di Cana". È una divorziata non risposata ed ha partecipato ad incontri con alcune diocesi e con persone che fanno il suo stesso cammino. Cosa può dirci di queste esperienze?

    R. - Io cercavo aiuto nelle parrocchie, ho cominciato ad interessarmi nella parrocchia, poi in diocesi e ancora in tutta l’Italia. Ho partecipato a convegni ed ho cercato di leggere i documenti della Chiesa. Anche nelle altre diocesi ho trovato una lacuna su questo aspetto: per il separato che resta solo non c’era ancora qualcosa di definito, di valido. Devo dire che la cosa importante è lo scambio. Alla fine ho preso l’esempio dell’associazione francese "Communion de Notre-Dame de l’Alliance" che ha fatto un percorso proprio per le persone separate sole. Ogni anno prevedono un incontro internazionale con il rinnovo del sì al coniuge.

    D. - Lei ha scritto il libro "Il dono di sé", presentato da mons. Salvatore di Cristina come il primo manuale di accompagnamento che affronta la tematica dei separati non risposati…

    R. - Vorrei dire che questo è il primo libro - almeno allo stato attuale non mi risulta ce ne siano altri - scritto da una persona che vive la situazione.

    D. - Il volume contiene anche un formulario per il rinnovo delle promesse matrimoniali…

    R. - Ogni anno facciamo un ciclo di incontri bimensile che si conclude con un ritiro, dove nel corso della Messa, chi vuole - non si è obbligati - fa un rinnovo degli impegni del matrimonio. Questo rito è stato scritto da padre Pietro Sorci, docente ordinario di Liturgia a Palermo alla facoltà teologica. Lui ci ha consegnato questo rito che poi noi abbiamo passato ad altri. Questa nostra fedeltà a Dio la offriamo sì per la nostra famiglia, per il coniuge, ma anche per la Chiesa, per le famiglie unite, affinché possano restare tali, e per i sacerdoti, affinché non tradiscano la propria vocazione. Quindi, si tratta di quella famosa comunione dei santi che ci ricorda che siamo tutti chiamati alla comunione con il vincolo del Battesimo.

    D. - C’è un esempio noto di separato non risposato che voi state prendendo a modello: è il servo di Dio Francesco Paolo Gravino Principe di Palagonia …

    R. - Guarda caso è proprio di Palermo! Ci rivolgiamo a quest’uomo che dopo dieci anni di vita coniugale si è dovuto separare perché la moglie aveva una relazione con un altro principe. Ovviamente ha sofferto molto. Volle essere terziario francescano e dedicò il resto della sua vita ai mendicanti che venivano presi dalla strada per essere ricoverati in apposite strutture di accoglienza. Anticipando la Dottrina Sociale della Chiesa, a queste persone veniva anche data la dignità di un lavoro. Questo principe per noi è un esempio e ogni tanto siamo andati a pregare sulla sua tomba.




    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
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    00 08/09/2014 16:36

      28 SETTEMBRE: GIORNATA DI PREGHIERA PER LA III ASSEMBLEA GENERALE STRAORDINARIA DEL SINODO DEI VESCOVI


    Città del Vaticano, 6 settembre 2014 (VIS). La Segreteria del Sinodo dei Vescovi ha reso noto in un Comunicato che la giornata di domenica 28 settembre, sarà dedicata alla preghiera per la III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, in programma dal 5 al 19 ottobre, sul tema: "Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell'evangelizzazione".


    Si invitano le Chiese particolari, le comunità parrocchiali, gli Istituti di vita consacrata, le associazioni e i movimenti a pregare nelle Celebrazioni Eucaristiche e in altri momenti celebrativi, nei giorni precedenti e durante i lavori sinodali.


    A Roma, ogni giorno si pregherà nella Cappella della Salus Populi Romani della Basilica di Santa Maria Maggiore. I fedeli possono unirsi nella loro preghiera personale a questa intenzione, soprattutto nelle famiglie. Viene raccomandata ai fedeli la recita del Santo Rosario per i lavori sinodali.


    Nei prossimi giorni verrà pubblicato in diverse lingue un breve Sussidio a cura della Segreteria del Sinodo dei Vescovi, con la Preghiera alla Santa Famiglia per il Sinodo, composta da Papa Francesco, e alcune intenzioni indicative per le preghiere dei fedeli.






     


    PARTECIPANTI III ASSEMBLEA GENERALE STRAORDINARIA SINODO DEI VESCOVI

    Città del Vaticano, 9 settembre 2014 (VIS). Di seguito pubblichiamo l'elenco dei partecipanti alla III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, sul tema: "Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell?evangelizzazione".

    A. ELENCO DEI PADRI SINODALI SECONDO IL TITOLO DI PARTECIPAZIONE

    I. Presidente: Francesco, Sommo Pontefice.

    II. Segretario Generale: Cardinale Lorenzo Baldisseri.

    III. Presidenti Delegati: Cardinale André Vingt-Trois, Arcivescovo di Parigi (Francia); Cardinale Luis Antonio G. Tagle, Arcivescovo di Manila (Filippine); Cardinale Raymundo Damasceno Assis, Arcivescovo di Aparecida, Presidente della Conferenza Episcopale (Brasile).

    IV. Relatore Generale: Cardinale Péter Erd?, Arcivescovo di Esztergom-Budapest, Presidente della Conferenza Episcopale (Ungheria), Presidente del Consilium Conferentiarum Episcoporum Europae (C.C.E.E.)

    V. Segretario Speciale: Arcivescovo Bruno Forte, di Chieti-Vasto (Italia).

    VI. Commissione per il Messaggio

    Presidente: Cardinale Gianfranco Ravasi,, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura (Città del Vaticano); Vice Presidente: Arcivescovo Victor Manuel Fernández, Rettore della Pontificia Università Cattolica Argentina (Argentina).

    VII. Dalle Chiese Orientali Cattoliche

    Sinodo della Chiesa Copta Cattolica: Sua Beatitudine Ibrahim Isaac Sidrak, Patriarca di Alessandria dei Copti, Capo del Sinodo della Chiesa Copta Cattolica.

    Sinodo della Chiesa Greco-Melkita Cattolica: Sua Beatitudine Grégoire III Laham, B.S., Patriarca di Antiochia dei Greco-Melkiti, Capo del Sinodo della Chiesa Greco-Melkita Cattolica.

    Sinodo della Chiesa Sira Cattolica: Sua Beatitudine Ignace Youssif III Younan, Patriarca di Antiochia dei Siri, Capo del Sinodo della Chiesa Sira Cattolica.

    Sinodo della Chiesa Maronita: Sua Beatitudine Cardinale Béchara Boutros RAÏ, O.M.M., Patriarca di Antiochia dei Maroniti, Capo del Sinodo della Chiesa Maronita.

    Sinodo della Chiesa Caldea: Sua Beatitudine Louis Raphël I Sako, Patriarca di Babilonia dei Caldei, Capo del Sinodo della Chiesa Caldea.

    Sinodo della Chiesa Armena Cattolica: Sua Beatitudine Nerses Bedros XIX Tarmouni, Patriarca di Cilicia degli Armeni, Capo del Sinodo della Chiesa Armena Cattolica.

    Sinodo della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina: Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, Arcivescovo Maggiore di Kyiv-Haly?, Capo del Sinodo della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina.

    Sinodo della Chiesa Siro-Malabarese: Sua Beatitudine Cardinale George Alencherry, Arcivescovo Maggiore di Ernakulam-Angamaly dei Siro-Malabaresi, Presidente del Sinodo della Chiesa Siro-Malabarese.

    Sinodo della Chiesa Siro-Malankarese: Sua Beatitudine Cardinale Baselios Cleemis Thottunkal, Arcivescovo Maggiore di Trivandrum dei Siro-Malankaresi, Presidente del Sinodo della Chiesa Siro-Malankarese, Presidente della Catholic Bishops' Conference of India (C.B.C.I.).

    Sinodo della Chiesa Romena: Sua Beatitudine Cardinale Lucian Mure?an, Arcivescovo Maggiore di F?g?ras ?i Alba Iulia dei Romeni, Capo del Sinodo della Chiesa Romena.

    Consiglio della Chiesa Etiopica: Arcivescovo Berhaneyesus Demerew Souraphiel, C.M., di Addis Abeba, Presidente del Consiglio della Chiesa Etiopica, Presidente della Conferenza Episcopale di Etiopia ed Eritrea.

    Consiglio della Chiesa Rutena, Stati Uniti d'America: Arcivescovo William Charles Skurla, Metropolita di Pittsburg dei Bizantini, Presidente del Consiglio della Chiesa Rutena.

    Consiglio della Chiesa Slovacca: Arcivescovo Ján Babjak, S.I., Metropolita di Pre?ov per i cattolici di rito bizantino, Presidente del Consiglio della Chiesa Slovacca.

    VIII. Presidenti delle Conferenze Episcopali

    AFRICA

    Africa settentrionale (C.E.R.N.A.): Arcivescovo Vincent Landel, S.C.I. di Béth., di Rabat (Marocco).

    Angola e São Tomé: Arcivescovo Gabriel Mbilingi, C.S.SP., di Lubango (Angola), Presidente del Symposium des Conférences Episcopales d'Afrique et de Madagascar (S.C.E.A.M.).

    Benin: Vescovo Eugéne Cyrille Houndékon, di Abomey, Vice Presidente della Conferenza Episcopale.

    Botswana, Sud Africa e Swaziland: Arcivescovo Stephen Brislin, di Cape Town, Kaapstad (Sud Africa).

    Burkina Faso e Niger: Arcivescovo Paul Yembuado Ouédraogo, di Bobo-Dioulasso (Burkina Faso).

    Burundi: Vescovo Gervais Banshimiyubusa, di Ngozi.

    Camerun: Arcivescovo Samuel Kleda, di Douala.

    Ciad: Vescovo Jean-Claude Bouchard, O.M.I., di Pala.

    Congo (Repubblica del): Vescovo Louis Portella Mbuyu, di Kinkala.

    Congo (Repubblica Democratica del): Vescovo Nicolas Djomo Iola, di Tshumbe.

    Costa d'Avorio: Arcivescovo Alexis Touabli Youlo, Arcivescovo di Agboville.

    Etiopia ed Eritrea: Arcivescovo Berhaneyesus Demerew Souraphiel, C.M., di Addis Abeba, Presidente del Consiglio della Chiesa Etiopica.

    Gabon: Vescovo Mathieu Madega Lebouakehan, di Mouila.

    Gambia e Sierra Leone: Vescovo Patrick Daniel Koroma, di Kenema (Sierra Leone).

    Ghana: Vescovo Joseph Osei-Bonsu, di Konongo-Mampong.

    Guinea: Vescovo Emmanuel Félémou, di Kankan.

    Guinea Equatoriale: Vescovo Juan Matogo Oyana, C.M.F., di Bata, Vice Presidente della Conferenza Episcopale.

    Kenya: Cardinale John Njue, Arcivescovo di Nairobi.

    Lesotho: Arcivescovo Gerard Tlali Lerotholi, O.M.I., di Maseru.

    Liberia: Vescovo Anthony Fallah Borwah, di Gbarnga, Vice Presidente della Conferenza Episcopale.

    Madagascar: Arcivescovo Désiré Tsarahazana, di Toamasina.

    Malawi: Vescovo Joseph Mukasa Zuza, di Mzuzu.

    Mali: Vescovo Jean-Baptiste Tiama, di Sikasso.

    Mozambico: Vescovo Lúcio Andrice Muandula, di Xai-Xai.

    Namibia: Arcivescovo Liborius Ndumbukuti Nashenda, O.M.I., di Windhoek.

    Nigeria: Arcivescovo Ignatius Ayau Kaigama, di Jos.

    Oceano Indiano (C.E.D.O.I.): Vescovo Maurice Piat, C.S.SP., di Port-Louis (Seychelles).

    Repubblica Centroafricana: Arcivescovo Dieudonné Nzapalainga, C.S.SP., di Bangui.

    Rwanda: Vescovo Smaragde Mbonyintege, di Kabgayi.

    Senegal, Mauritania, Capo Verde e Guinea-Bissau: Vescovo Benjamin Ndiaye, di Kaolack (Senegal).

    Sudan: Cardinale Gabriel Zubeir Wako, Arcivescovo di Khartoum.

    Tanzania: Vescovo Tarcisius Ngalalekumtwa, di Iringa.

    Togo: Vescovo Benoît Comlan M. Alowonou, di Kpalimé.

    Uganda: Arcivescovo John Baptist Odama, di Gulu.

    Zambia: Arcivescovo Ignatius Chama, di Kasama, Amministratore Apostolico «sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis» di Mpika.

    Zimbabwe: Vescovo Michael Dixon Bhasera, di Masvingo.

    AMERICA

    Antille: Arcivescovo Patrick Christopher Pinder, di Nassau (Trinidad e Tobago).

    Argentina: Arcivescovo José María Arancedo, di Santa Fe da la Vera Cruz.

    Bolivia: Vescovo Oscar Omar Aparicio Céspedes, Ordinario Militare di Bolivia.

    Brasile: Cardinale Raymundo Damasceno Assis, Arcivescovo di Aparecida.

    Canada: Arcivescovo Paul-André Durocher, di Gatineau.

    Cile: Cardinale Ricardo Ezzati Andrello, S.D.B., Arcivescovo di Santiago de Chile.

    Colombia: Arcivescovo Luis Augusto Castro Quiroga, I.M.C., di Tunja.

    Costa Rica: Vescovo Oscar Gerardo Fernández Guillén, di Puntarenas.

    Cuba: Arcivescovo Dionisio Guillermo García Ibáñez, di Santiago de Cuba.

    Ecuador: Arcivescovo Fausto Gabriel Trávez Trávez, O.F.M., di Quito.

    El Salvador: Arcivescovo José Luis Escobar Alas, di San Salvador.

    Guatemala: Vescovo Rodolfo Valenzuela Núñez, di Vera Paz.

    Haiti: Cardinale Chibly Langlois, Vescovo di Les Cayes.

    Honduras: Cardinale Oscar A. Rodríguez Maradiaga, S.D.B., di Tegucigalpa.

    Messico: Cardinale Francisco Robles Ortega, Arcivescovo di Guadalajara.

    Nicaragua: Vescovo Sócrates René Sándigo Jirón, di Juigalpa.

    Panamá: Arcivescovo José Domingo Ulloa Mendieta, O.S.A., di Panamá.

    Paraguay: Vescovo Catalino Claudio Giménez Medina, dei Padri di Schönstatt, di Caacupé.

    Perú: Arcivescovo Salvador Piñeiro García-Calderón, di Ayacucho.

    Porto Rico: Arcivescovo Roberto Octavio González Nieves, O.F.M., di San Juan de Puerto Rico.

    Repubblica Dominicana: Vescovo Gregorio Nicanor Peña Rodríguez, di Nuestra Señora de la Altagracia en Higüey.

    Stati Uniti d'America: Arcivescovo Joseph Edward Kurtz, di Louisville.

    Uruguay: Vescovo Rodolfo Pedro Wirz Kraemer, di Maldonado-Punta del Este.

    Venezuela: Arcivescovo Diego R. Padrón Sánchez, di Cumaná.

    ASIA

    Bangladesh: Arcivescovo Patrick D'Rozario, C.S.C., di Dhaka.

    Cina: Arcivescovo John Hung Shan-chuan, S.V.D., di Taipei.

    Corea: Vescovo Peter Kang U-il, di Cheju.

    Filippine: Arcivescovo Socrates B. Villegas, di Lingayen-Dagupan.

    Giappone: Arcivescovo Peter Takeo Okada, di T?ky?.

    India (C.C.B.I.): Cardinale Oswald Gracias, Arcivescovo di Bombay, Presidente della Federation of Asian Bischops' Conferences (F.A.B.C.).

    Indonesia: Ignatius Suharyo Hardjoatmodjo, di Jakarta.

    Iran: Arcivescovo Thomas Meram, di Urmy?, Urmia, Rezayeh dei Caldei, Vice Presidente della Conferenza Episcopale.

    Kazakhstan: Arcivescovo Tomash Peta, di Maria Santissima di Astana.

    Laos e Cambogia: Vescovo Louis-Marie Ling Mangkhanekhoun, Vicario Apostolico di Paksé (Laos).

    Malaysia - Singapore - Brunei: Arcivescovo John Ha Tiong Hock, di Kuching (Malaysia).

    Myanmar: Vescovo Felix Lian Khen Thang, di Kalay.

    Paesi Arabi: Sua Beatitudine Fouad Twal, Patriarca di Gerusalemme dei Latini.

    Pakistan: Arcivescovo Joseph Coutts, di Karachi.

    Sri Lanka: Cardinale Albert Malcom Ranjith Patabendige Don, Arcivescovo di Colombo.

    Thailandia: Arcivescovo Louis Chamniern Santisukniran, di Thare and Nonseng.

    Timor Orientale: Vescovo Basílio Do Nascimento, di Baucau.

    Viêt Nam: Arcivescovo Paul Bùi V?n Doc, Coadiutore di Thành-Phô Hô Chí Minh.

    EUROPA

    Albania: Arcivescovo Angelo Massafra, O.F.M., di Shkodrë-Pult.

    Austria: Cardinale Christoph Schönborn, O.P., Arcivescovo di Wien.

    Belgio: Arcivescovo André Léonard, di Mechelen-Brussel.

    Bielorussia: Arcivescovo Tadeusz Kondrusiewicz, di Minsk-Mohilev, Vice Presidente della Conferenza Episcopale.

    Bosnia ed Erzegovina: Vescovo Franjo Komarica, di Banja Luka.

    Bulgaria: Vescovo Christo Proykov, Esarca Apostolico di Sofia per i cattolici di rito bizantino-slavo residenti in Bulgaria.

    Conferenza Episcopale Internazionale dei SS. Cirillo e Metodio: Arcivescovo Zef Gashi, S.D.B., di Bar (Serbia).

    Croazia: Cardinale Josip Bozani?, Arcivescovo di Zagreb, Vice Presidente della Conferenza Episcopale.

    Federazione Russa: Arcivescovo Paolo Pezzi, F.S.C.B., di Madre di Dio a Mosca.

    Francia: Arcivescovo Georges Pontier, di Marseille.

    Germania: Cardinale Reinhard Marx, Arcivescovo di München und Freising.

    Gran Bretagna: Inghilterra e Galles: Cardinale Vincent Gerard Nichols, Arcivescovo di Westminster (Inghilterra); Scozia: Arcivescovo Philip Tartaglia, di Glasgow.

    Grecia: Vescovo Franghískos Papamanólis, O.F.M. Cap., di Syros e Milos e di Santorini.

    Irlanda: Arcivescovo Diarmuid Martin, di Dublin, Vice Presidente della Conferenza Episcopale.

    Italia: Cardinale Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova.

    Lettonia: Arcivescovo Zbig?ev Stankevi?s, di Riga, Vice Presidente della Conferenza Episcopale.

    Lituania: Vescovo Rimantas Norvila, di Vilkavi?kis, Vice Presidente della Conferenza Episcopale.

    Malta: Vescovo Mario Grech, di Gozo.

    Paesi Bassi: Cardinale Willem Jacobus Eijk, Arcivescovo di Utrecht.

    Polonia: Arcivescovo Stanis?aw G?decki, di Pozna?.

    Portogallo: Arcivescovo Manuel José Macário do Nascimento Clemente, Patriarca di Lisboa.

    Repubblica Ceca: Arcivescovo Jan Graubner, di Olomouc, Vice Presidente della Conferenza Episcopale.

    Romania: Arcivescovo Ioan Robu, di Bucure?ti, Bucarest.

    Scandinavia: Vescovo Anders Arborelius, O.C.D., di Stockholm (Svezia).

    Slovacchia: Arcivescovo Stanislav Zvolenský, di Bratislava.

    Slovenia: Vescovo Andrej Glavan, di Novo Mesto.

    Spagna: Arcivescovo Ricardo Blázquez Pérez, di Valladolid.

    Svizzera: Vescovo Markus Büchel, di Sankt Gallen.

    Turchia: Arcivescovo Franceschini, O.F.M. Cap., di Izmir.

    Ucraina: Arcivescovo Mieczys?aw Mokrzycki, di Lviv dei Latini.

    Ungheria: Cardinale Péter Erd?, Arcivescovo di Esztergom-Budapest, Presidente del Consilium Conferentiarum Episcoporum Europae (C.C.E.E.).

    OCEANIA

    Australia: Arcivescovo Denis James Hart, di Melbourne.

    Nuova Zelanda: Arcivescovo John Atcherley Dew, di Wellington, Presidente della Federation of Catholic Bishops' Conferences of Oceania (F.C.B.C.O).

    Pacifico: Vescovo Soane Patita Paini Mafi, di Tonga (Isole Fiji).

    Papua Nuova Guinea e Isole Salomone: Vescovo Arnold Orowae, di Wabag (Papua Nuova Guinea).

    IX. ELETTI DALL'UNIONE DEI SUPERIORI GENERALI

    Padre Adolfo Nicolás Pachón, S.I., Preposito Generale della Compagnia di Gesù.

    Padre Mauro Jöhri, O.F.M. Cap., Ministro Generale dell'Ordine Francescano Frati Minori Cappuccini.

    Padre Mario Aldegani, C.S.I., Superiore Generale della Congregazione di S. Giuseppe (Giuseppini del Murialdo).

    X. CAPI DICASTERO DELLA CURIA ROMANA

    Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato.

    Cardinale Gerhard Ludwig Müller, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

    Cardinale Leonardo Sadri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali.

    Cardinale Angelo Amato, S.D.B., Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.

    Cardinale Marc Ouellet, P.S.S., Prefetto della Congregazione per i Vescovi.

    Cardinale Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli

    Cardinale Beniamino Stella, Prefetto della Congregazione per il Clero.

    Cardinale João Braz de AVIZ, Prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica.

    Cardinale Zenon Grocholewski, Prefetto della Congregazione per l'Educazione Cattolica.

    Cardinale Mauro Piacenza, Penitenziere Maggiore.

    Cardinale Raymond Leo Burke, Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica.

    Cardinale Stanis?aw Ry?ko, Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici.

    Cardinale Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani.

    Arcivescovo Vincenzo Paglia, Arcivescovo-Vescovo emerito di Terni-Narni-Amelia, Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia.

    Cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace.

    Cardinale Robert Sarah, Presidente del Pontificio Consiglio "Cor Unum".

    Cardinale Antonio Maria Vegliò, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti.

    Arcivescovo Zygmunt Zimowski, Arcivescovo-Vescovo emerito di Radom, Presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari.

    Cardinale Francesco Coccopalmerio, Presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi.

    Cardinale Jean-Louis Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso.

    Cardinale Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura.

    Arcivescovo Claudio Maria Celli, Presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali.

    Arcivescovo Salvatore Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione.

    Cardinale Domenico Calcagno, Presidente dell'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica.

    Cardinale Giuseppe Versaldi, Presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede.

    XI. MEMBRI DEL CONSIGLIO ORDINARIO

    Cardinale Timothy Michael Dolan, Arcivescovo di New York (Stati Uniti d'America).

    Cardinale Péter Erd?, Arcivescovo di Esztergom-Budapest (Ungheria), Presidente del Consilium Conferentiarum Episcoporum Europae (C.C.E.E.).

    Arcivescovo Bruno Forte, di Chieti-Vasto (Italia).

    Cardinale Oswald Gracias, Arcivescovo di Bombay, Presidente della Federation of Asian Bischops' Conferences (F.A.B.C.) (India).

    Cardinale Laurent Monsengwo Pasinya, Arcivescovo di Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo).

    Cardinale Wilfrid Fox Napier, O.F.M., Arcivescovo di Durban (Sud Africa).

    Cardinale George Pell, Prefetto della Segreteria per l'Economia (Città del Vaticano).

    Cardinale Odilo Pedro Scherer, Arcivescovo di São Paulo (Brasile).

    Cardinale Christoph Schönborn, O.P., Arcivescovo di Wien (Austria).

    Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, Arcivescovo Maggiore di Kyiv-Haly?, Capo del Sinodo della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina (Ucraina).

    Vescovo Santiago Jaime Silva Retamales, Ausiliare di Valparaíso (Cile), Segretario Generale del Consiglio Episcopale Latinoamericano (C.E.L.AM.)

    Cardinale Luis Antonio G. Tagle, Arcivescovo di Manila (Filippine).

    Cardinale Donald William Wuerl, Arcivescovo di Washington (Stati Uniti d'America).

    Cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace (Città del Vaticano).

    Arcivescovo Salvatore Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione (Città del Vaticano).

    XII. MEMBRI DI NOMINA PONTIFICIA

    Cardinale Angelo Sodano, Decano del Collegio Cardinalizio (Città del Vaticano).

    Cardinale Godfried Danneels, Arcivescovo emerito di Mechelen-Brussel (Belgio).

    Cardinale Walter Kasper, Presidente emerito del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani (Città del Vaticano).

    Cardinale Angelo Scola, Arcivescovo di Milano (Italia).

    Cardinale Carlo Caffarra, Arcivescovo di Bologna (Italia).

    Cardinale Lluís Martínez Sistach, Arcivescovo di Barcelona (Spagna).

    Cardinale André Vingt-Trois, Arcivescovo di Paris (Francia).

    Cardinale John Tong Hon, Vescovo di Hong Kong (Xianggang) (Cina).

    Cardinale Orani João Tempesta, O. Cist., Arcivescovo di São Sebastião do Rio de Janeiro (Brasile).

    Cardinale Andrew Yeom Soo-jung, Arcivescovo di Seoul (Corea).

    Cardinale Philippe Nakellentuba Ouédraogo, Arcivescovo di Ouagadougou (Burkina Faso)

    Cardinale Fernando Sebastián Aguilar, C.M.F., Arcivescovo emerito di Pamplona y Tudela (Spagna).

    Cardinale Elio Sgreccia, Presidente emerito della Pontificia Accademia per la Vita (Italia).

    Cardinale Giuseppe Bertello, Presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano (Città del Vaticano).

    Arcivescovo Giovanni Tonucci, di Loreto (Italia).

    Arcivescovo Edoardo Menichelli, di Ancona-Osimo (Italia).

    Arcivescovo Carlos Aguiar Retes, di Tlalnepantla (Messico), Presidente del Consiglio Episcopale Latinoamericano (C.E.L.AM.).

    Arcivescovo Anil Joseph Thomas Couto, di Delhi (India).

    Arcivescovo Victor Manuel Fernández, Rettore della Pontificia Università Cattolica Argentina (Argentina).

    Vescovo Alonso Gerardo Garza Treviño, di Piedras Negras (Messico).

    Vescovo Edgard Amine Madi, di Nossa Senhora do Líbano em São Paulo dei Maroniti (Brasile).

    Vescovo Enrico Solmi, di Parma, Presidente della Commissione per la Vita e la Famiglia della Conferenza Episcopale Italiana (Italia).

    Vescovo Pio Vito Pinto, Decano del Tribunale della Rota Romana (Città del Vaticano).

    Padre François-Xavier Dumortier, S.I., Rettore Magnifico della Pontificia Università Gregoriana di Roma (Italia).

    Padre Antonio Spadaro, S.I., Direttore della rivista "La Civiltà Cattolica" (Italia).

    Padre Manuel Jesús Arroba Conde, C.M.F., Professore di Diritto Canonico processuale presso la Pontificia Università Lateranense di Roma (Italia).

    XIII. SOTTO-SEGRETARIO DEL SINODO DEI VESCOVI

    - Vescovo Fabio Fabene (Città del Vaticano).

    B. ELENCO DEGLI ALTRI PARTECIPANTI SECONDO IL TITOLO DI PARTECIPAZIONE

    I. COLLABORATORI DEL SEGRETARIO SPECIALE

    Monsignore Tony Aanatrella, Psicoanalista, Specialista in Psichiatria Sociale, Consultore del Pontificio Consiglio per la Famiglia; Consultore del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute (Francia).

    Reverendo Gérard Berliet, Professore di Sacra Scrittura presso il Seminario Provinciale di Lione, Responsabile della Pastorale dei fedeli divorziati-risposati della Diocesi di Dijon (Francia).

    Padre Bruno Esposito, O.P., Professore Ordinario di Diritto Canonico presso la Pontificia Università S. Tommaso d'Aquino (Italia).

    Reverendo Alfonso Fernández Benito, Professore di Teologia Moral y de Sacramento del Matrimonio presso l'Istituto Superiore di Studi Teologici "San Ildefonso", Direttore dell'Istituto di Scienze Religiose Santa Maria di Toledo (Spagna).

    Padre Arul Raj Gali, C.S.C., Direttore Nazionale del "Holy Cross Family Ministries in India" (India).

    Dottor Jeffrey Goh, Professore di Teologia Sistematica al Seminario Arcidiocesano di Kuching, Malaysia; Giudice del Tribunale Ecclesiastico dell'Archidiocesi di Kuching, Malaysia (Malaysia).

    Reverendo Maurizio Gronchi, Professore Ordinario di Teologia dogmatica presso la Pontificia Università Urbaniana a Roma; Consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede (Italia).

    Dottor Rodrigo Guerra López, Direttore Generale del Centro di Ricerca Sociale Avanzata [CISAV] (Messico).

    Dottoressa Jocelyne Khoueiry, Membro della Commissione Episcopale per la Famiglia e la Vita dell'APECL (Libano).

    Dottoressa Helen Kyung Soo Kwon, Membro del Comitato Esecutivo del "Helen Kim Scholarship Foundation at Ewha Womans University" (Corea).

    Padre Sabatino Majorano, C.SS.R., Professore di Teologia morale sistematica presso l'Accademia Alfonsiana (Italia).

    Signor Christopher Laurence Meney, Direttore del Centro per la vita, il matrimonio e la famiglia, Arcidiocesi cattolica di Sydney (Australia).

    Signori Miano - De Simone, Professoressa Giuseppina De Simone in Miano, Professore straordinario di Filosofia presso la Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale di Napoli (Italia);

    Professor Francesco Miano, Professore Ordinario di Filosofia Morale presso l'Università degli studi di Roma "Tor Vergata", già Presidente dell'Azione Cattolica Italiana (Italia).

    Professoressa Carmen Peña García, Direttrice del Especialista en Causas Matrimoniales, Professoressa nella Facoltà di Diritto Canonico presso l'Università Pontificia di Comillas, Difensore del Vincolo e Promotore di Giustizia del Tribunale Metropolitano di Madrid (Spagna).

    Padre George Henri Ruyssen, S.I., Professore della Facoltà di Diritto Canonico Orientale presso il Pontificio Istituto Orientale di Roma (Belgio).

    II. AUDITORI E AUDITRICI

    Signori As Zamberline: Signor Arturo e Signora Hermelinda As Zamberline, Responsabili del "Équipe Notre-Dame" per la super regione del Brasile (Brasile).

    Signori Azzo - Habeeb: Signor Riyadh Albeer Naoom Azzo e Signora Sanaa Namir Ibrahim Habeeb, Testimoni di vita familiare cristiana in ambiente islamico (Iraq).

    Signori Botolo Kisanga Sosawe: Signor León Botolo e Signora Marie Valentine Kisanga Sosawe, Fondatori della Communauté Famille Chrétienne (Repubblica Democratica del Congo).

    Professoressa Zelmira María Bottini de Rey, Direttrice dell'Istituto Coppia e Famiglia della Pontificia Università Cattolica Argentina; Presidentessa della Rete Latinoamericana degli Istituti della Famiglia delle Università Cattoliche (Argentina).

    Signori Campos, Signor George Campos, Direttore di Couples for Chirst (Filippine); Signora Cynthia Campos, Membro di Couples for Chirst (Filippine).

    Signor Inácio Amândio Chaúque, Formatore delle giovani coppie (Mozambico).

    Signora Joan Clements, Direttore del Comitato Direttivo del World Organisation Ovulation Method Billings (WOOMB) (Australia).

    Signori Conway: Signor Stephen e Signora Sandra Conway, Responsabili regionali per l?Africa di Retrouvailles (Sud Africa).

    Dottoressa Ute Eberl, Responsabile della pastorale matrimoniale e familiare a Berlino (Germania).

    Signori Jesen Acuña - Escudero: Signora Pilar Escudero de Jensen, Membro della Vicaria Generale della Pastorale dell'Arcidiocesi di Santiago de Chile; Membro del Pontificio Consiglio per i Laici; Membro dell?Istituto delle Famiglie di Schönstatt (Cile); Signor Luis Jensen Acuña, Membro del Centro di Bioetica della Pontificia Università Cattolica ddel Cile; Presidente della "Fundación Médico Cultural Porta Vitae"; Membro dell?Istituto delle Famiglie di Schönstatt (Cile).

    Signori Gatsinga - Tumuhayimpundu: Dottor Jean Dieudonné Gatsinga e Signora Emerthe Gatsinga Tumuhayimpundu, Responsabili delle giovani famiglie nel movimento dei Focolari per Rwanda, Burundi, Kenya e Uganda (Rwanda).

    Signori Heinzen: Signor Jeffrey Heinzen, Direttore del Natural Family Planning nella diocesi di La Crosse (Stati Uniti d'America); Signora Alice Heinzen, Membro del Natural Family Planning Advisory Board della Conferenza Episcopale (Stati Uniti d'America).

    Dottoressa Ilva Myriam Hoyos Castañeda, Procuratrice Delegata per la Difesa dei Diritti dell'Infanzia, dell'Adolescenza e della Famiglia (Colombia).

    Signori Khoury: Signor Sélim e Signora Rita Khoury, Responsabili dell'Ufficio della Pastorale familiare nella Curia Patriarcale d'Antiochia dei Maroniti (Libano).

    Signora María Lacalle Noriega, Direttrice del Centro di Studi della Famiglia (Inst. Investigaciones económicas y sociales Francisco de Vitoria); Segretaria Generale della Sociedad Española de bioética y biojurídica (Spagna).

    Reverendo Cajetan Menezes, Direttore dell'Apostolato per la famiglia a Bombay (India).

    Signori Petracca Ciavarella - Miglionico: Signor Giuseppe Petracca Ciavarella e Signora Lucia Miglionico in Petracca Ciavarella, Medici, Membri della Consulta Nazionale di pastorale familiare (Italia).

    Suor Margaret Muldoon, Già Superiora Generale delle Suore della Santa Famiglia di Bordeaux (Irlanda).

    Signor Francisco Padilla, Responsabile del movimento Couples for Christ Foundation for family and life (Filippine).

    Signor Algirdas Petronis, Vice-Presidente della Federazione Internazionale delle Famiglie Cattoliche, Direttore del Centro della Famiglia dell'Arcidiocesi di Vilnius (Lituania).

    Signori Pirola: Signor Romano e Signora Mavis Pirola, Direttori del Australian Catholic Marriage and Family Council (Australia).

    Signori Roussy: Signor Olivier e Signora Xristilla Roussy, Responsabili del ramo apostolico di Amour et Vérité (Francia).

    Signori Schultz: Signor Steve e Signora Claudia Schultz, Membri dell?International Catholic Engaged Encounter (Stati Uniti d'America).

    Signora Michèle Taupin, Presidente del Movimento Espérance et Vie (Francia).

    Signora Jeannette Touré, Presidente Nazionale dell'Associazione Donne Cattoliche in Costa d'Avorio [AFEC] (Costa d'Avorio).

    C. ELENCO DEI DELEGATI FRATERNI

    Patriarcato Ecumenico: Sua Eminenza Athenagoras, Metropolita di Belgio (Belgio).

    Patriarcato di Mosca: Sua Eminenza Hilarion, Presidente del Department of External Church Relations of the Patriarchate of Moscow (Federazione Russa).

    Chiesa Copta Ortodossa Sua Eminenza Metropolita Bishoy, Metropolita di Damietta, Kafr Elsheikh e Elbarari (Egitto).

    Patriarcato Siro Ortodosso di Antiochia: Sua Eminenza Mar Yostinos, Arcivescovo di Zhale e Bekau (Libano).

    Comunione Anglicana: Sua Grazia Paul Butler, Vescovo di Durham, Inghilterra (Gran Bretagna).

    Federazione Mondiale Luterana: Dottor Ndanganeni Petrus Phaswaha, Vescovo Presidente della Chiesa Evangelica Luterana in Sud Africa (Sud Africa).

    Comunione Mondiale delle Chiese Riformate: Reverendo Dottor Benebo Fubara-Manuel, Presidente della Nigeria Communion of Reformed Churches (Nigeria).

    Alleanza Mondiale Battista: Dottoressa Valérie Duval-Poujol, Professore di Esegesi Biblica presso l'Istituto Cattolico di Parigi (Francia).






    [Modificato da Caterina63 09/09/2014 18:32]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
    Post: 39.989
    Sesso: Femminile
    00 16/09/2014 12:57



    CHIESA – Il Card. Collins: sui divorziati risposati «la dottrina della Chiesa è immutabile»



    Il Cardinale e Arcivescovo dell’Ontario (Canada), Thomas Collins (nella foto), in un’intervista rilasciata a Randon Vogt, direttore del Word on Fire Catholic Ministries, ha spiegato come le numerose ragioni, per le quali i divorziati risposati non possono ricevere la Comunione, al di là delle loro disposizioni personali, si riassumano sostanzialmente in una: la «chiave di tutto – ha precisato – non sta nell’aver commesso un peccato; la misericordia del Signore è sovrabbondante, specie attraverso il Sacramento della Riconciliazione. Ma, in caso di divorzio e di seconde nozze, il problema sta nella decisione consapevole di persistere in una situazione duratura di lontananza dal mandato di Gesù». Sua Eminenza ricorda come né la Chiesa, né il Papa, possano cambiare la dottrina rivelata da Dio.


    Per questo non possono ricevere l’Eucarestia: «Dobbiamo trovare strade migliori – ha proseguito – per aiutare chi si trovi in tale stato, offrendo piuttosto una cura amorevole ed efficace, ma senza porre in pericolo la santità del matrimonio, poiché questo avrebbe pesanti ripercussioni su tutto, specialmente in un mondo in cui la stabilità coniugale è già tragicamente compromessa». 

    Assecondare queste persone significherebbe dar loro «un sollievo soltanto temporaneo al prezzo però di sofferenze a lungo termine.L’indebolirsi dell’istituto nuziale finisce infatti per colpire i bambini, coloro cioè che maggiormente ne hanno a patire con dolore».  

    Il Card. Collins ha ricordato come «vi fosse un’aspettativa diffusa che la Chiesa mutasse le proprie posizioni anche negli anni che precedettero l’enciclica di Paolo VI Humanae Vitae, enciclica con cui si riaffermò invece l’immutabile insegnamento, secondo cui la contraccezione non è in accordo con la volontà di Dio. Questo tipo di aspettativa si basava sull’idea che la dottrina cristiana fosse come la politica di un governo, che muta a seconda delle circostanze o del parere della maggioranza.Molti restarono sconvolti e semplicemente decisero di ignorare tale istruzione. Questa è anche la situazione, in cui ci troviamo oggi». 

    Il fatto è che «la dottrina cristiana si basa sulla legge naturale, che è stata scritta nei nostri cuori da Dio, nonché sulla Parola di Dio rivelata. Noi scopriamo la volontà del Signore, non la plasmiamo a nostro piacimento: le Scritture e la fede viva della Chiesa ci aiutano a compierLa».


     


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    Appunti per il Sinodo: il metodo della “via stretta”

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    Divorzio, ricchezza, eucarestia: Gesù si mostra sempre intransigente con chi lo segue indicando «la via stretta», l’unica che rispetta la verità dell’uomo. La tentazione di annacquare i Suoi insegnamenti c’è sempre stata tra i cristiani, ma la Chiesa Cattolica Romana, davanti al bivio, ha sempre scelto la “via stretta”. Così con Enrico VIII, così con la “Humanae Vitae”. La misericordia non è permissivismo, suppone la coscienza del peccato, non la sua giustificazione.

    di Padre Enrico Cattaneo OP

    Gesù indica agli sposi la via della santità.

    «Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!» (Mt 7,13-14). Gesù nei suoi insegnamenti indica sempre “la via stretta”, al punto che spesso suscita lo stupore dei suoi stessi discepoli.

    Interrogato, ad esempio, sulla questione del divorzio, ammesso dalla legge giudaica, Gesù indica la via stretta dell’indissolubilità del matrimonio, senza eccezioni (Mt 19,3-9). Il suo insegnamento è così chiaro e così netto che i suoi discepoli obiettano con un ragionamento tutto umano (e maschilista): «Se è questa la condizione dell’uomo rispetto alla donna [cioè se l’uomo non può cambiare donna quando gli conviene], allora non conviene sposarsi!» (Mt 19,10).

    Anche rispetto alle ricchezze Gesù indica la via stretta: «Chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo» (Lc 14,33). E parlando più in generale afferma solennemente: «In verità vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli» (Mt 19,23-24). Il che significa che è praticamente impossibile. Anche qui i discepoli cercano di addolcire l’insegnamento, considerato troppo esigente: «A queste parole i discepoli rimasero costernati e chiesero: “Chi si potrà dunque salvare?”. E Gesù, fissando su di loro lo sguardo, disse: “Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile”» (Mt 19,25-26). Cioè se un ricco si converte a Dio, allora lascia l’idolo delle ricchezze e potrà salvarsi.

    Parimenti, a proposito dell’eucaristia, Gesù usa un linguaggio giudicato troppo duro e difficile da accettare. Aveva detto infatti: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita» (Gv 6,53). E come reagirono «molti dei suoi discepoli»? Obiettando: «Questo linguaggio è duro, chi può intenderlo?» (Gv 6,60). Anche qui Gesù prende la “via stretta”, al punto che «da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui» (Gv 6,66).

    Gesù, secondo i nostri ragionamenti umani, avrebbe potuto dire: “Scusate, avete capito male; io intendevo parlare in modo simbolico…”. Invece rincara la dose, e dice ai Dodici: «Forse volete andarvene anche voi?». Ed è allora che Pietro, a nome di tutti, fa la sua professione di fede: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio» (Gv 6,67-69).

    In definitiva, Gesù non ha reso i comandamenti più larghi, ma più esigenti, come dimostra tutto il “discorso della montagna” (Mt 5-7). Nell’indicare come devono essere affrontate le situazioni di conflitto, egli mostra senza mezzi termini la via più stretta: «Avete inteso che fu detto: ‘Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico’; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori» (Mt 5,43-44). Se poi andiamo alle condizioni che Gesù pone a chi vuole seguirlo, ci accorgiamo che non solo egli indica una via stretta, ma per di più “in salita”: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua» (Mt 16,24).

    La tentazione di “annacquare” gli insegnamenti di Gesù è sempre stata presente tra i cristiani lungo i secoli, ora su un punto, ora su un altro, a secondo delle pressioni della mentalità del “mondo”. Bisogna onestamente riconoscere che solo la Chiesa Cattolica Romana (e qui ci vuole questo aggettivo!), quando si è trovata di fronte a un bivio, ha sempre scelto la via stretta. Solo essa, ad esempio, ha mantenuto l’impegno della continenza e del celibato per i ministri ordinati (vescovi, presbiteri e diaconi), nonostante le reali difficoltà e le numerose defezioni rappresentate dai preti che vivevano in concubinato.

    Con il re d’Inghilterra Enrico VIII sarebbe stato più facile trovare un compromesso circa la validità del suo primo matrimonio, ma sarebbe stato negare la verità del Vangelo, e così il papa Paolo III prese la via stretta, anche se ciò comportò che l’Inghilterra si staccasse da Roma, dando origine alla Comunione Anglicana. Messo di fronte al bivio se dichiarare moralmente lecita la contraccezione oppure no, Paolo VI nel 1968 con la Humanae vitae scelse la via stretta, nonostante che ci fosse un’enorme pressione fuori e dentro la Chiesa perché quella pratica fosse dichiarata lecita.

    Gli esempi si potrebbero moltiplicare. Eppure Gesù ha detto che il suo “giogo è dolce”, e il suo “carico è leggero”, e seguendo lui le anime si sarebbero trovate appagate (cf. Mt 11,28-30). Nessuno infatti conosce la natura umana più del suo Creatore, così come – per usare un paragone oggi comprensibile a tutti – nessuno conosce meglio un programma per computer del suo programmatore. Il Logos creatore aveva messo nel programma dell’umanità il raggiungimento dell’eterna felicità, ma l’uomo, creato libero, ha preferito dare ascolto ai messaggi di un programmatore Antagonista, rimanendo così infettato dai suoi virus. Per liberare l’uomo da questi virus mortiferi, è dovuto intervenire il Programmatore in persona, che è Gesù. Perciò i suoi insegnamenti, per quanto esigenti, sono “vie che portano alla vita”, trasmessi da uno che “conosce che cosa c’è nell’uomo” (Gv 2,25), uno che è divina Sapienza, infinita Sapienza, eterna Sapienza.

    Solo così si capisce perché Gesù sia stato talmente intransigente sulla questione del divorzio, richiamando ciò che Dio aveva stabilito all’inizio, cioè nel programma originario. In quella intransigenza, infatti, è racchiusa tutta una precisa visione dell’uomo che concerne la sua sessualità, la vera parità dei sessi, il mistero dell’unione sponsale, la stabilità della famiglia, il bene dei figli, e di conseguenza anche il bene di tutta la società. L’indissolubilità del matrimonio non è dunque una questione peregrina, che Gesù ha posto così per capriccio, un giorno nel quale si era svegliato un po’ storto, ma è una questione sulla quale si fonda o cade tutta la società umana.

    Ma, qualcuno potrebbe dirmi, lei non tiene conto dei problemi concreti della gente? Delle coppie che scoppiano? Delle convivenze divenute impossibili? Degli amori falliti? Pensa forse che sia un divertimento divorziare, per rifarsi una vita?

    Rispondo dicendo che è vero, ci sono situazioni difficili, a volte molto ingarbugliate, con dei nodi che sembra impossibile sciogliere. Ma per questo c’è la pastorale, l’arte di curare le anime, cominciando anzitutto con il togliere i virus (che sono i sette vizi capitali). Se i modelli sociali si spostano sempre di più su forme esasperate di individualismo, la fede invece fa scoprire la bellezza del vivere “in comunione”, cominciando dalla famiglia e dalla comunità parrocchiale, anche se è la “via stretta” della croce.

    Ma è possibile andare così contro-corrente? Qui vale il detto di Gesù: “Per gli uomini è impossibile, ma per Dio tutto è possibile”. Ciò significa che non si può essere veri uomini senza l’adesione al vero Dio. Non è allargando le maglie della morale che si fa del bene alle persone in difficoltà. Il fatto è che oggi si tende a confondere la misericordia, che è uno degli attributi più belli di Dio, con il permissivismo. Gesù ha detto all’adultera: “Va’ e d’ora in poi non peccare più” (Gv 8,11), ma ha condannato l’adulterio. La misericordia suppone la coscienza del peccato, non la sua giustificazione. Se non c’è più il peccato non c’è più neppure il perdono. Il peccato è un brutto tiranno, che cerca di nascondersi dietro false promesse. È un padrone che ti paga, anzi promette di pagarti bene, ma, come dice san Paolo, il suo salario è la morte (Rm 6,23). Per questo noi pastori non possiamo tacere, se amiamo veramente le persone che Dio ci ha affidate.

    © La Nuova Bussola Quotidiana (17 settembre 2014)




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    Martino: «Il Sinodo non può tradire la dottrina»

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    Veterano delle battaglie sulla famiglia alle Nazioni Unite, il cardinale Martino collega idealmente il prossimo Sinodo della famiglia alla Conferenza del Cairo, di 20 anni fa. «Oggi come allora c’è un attacco alla famiglia, il Sinodo riaffermerà ciò che la Chiesa ha sempre proclamato». «Giovanni Paolo II bloccò il mio trasferimento dall’Onu, eravamo nel pieno della battaglia contro chi voleva il diritto all’aborto». «Con Francesco cambia lo stile ma la fedeltà alla dottrina è la stessa».

    di Riccardo Cascioli

    Card_MartinoProtodiacono«Al Sinodo ci saranno sicuramente espressioni e interventi che non collimeranno con la dottrina della Chiesa, ma alla fine non potrà che essere riaffermato ciò che la Chiesa ha sempre detto sulla famiglia».

    Il cardinale Renato Raffaele Martino, un “veterano” delle battaglie alle Nazioni Unite sulla famiglia, è tranquillo sull’esito del Sinodo straordinario che inizierà il prossimo 5 ottobre. Tranquillo e sicuro perché – dice – «la Chiesa non può cambiare ciò che ha sempre proclamato».

    Il cardinale Martino, 82 anni, è stato recentemente nominato protodiacono – colui che annunzia il nuovo Papa -, dopo una vita passata a diffondere e difendere la dottrina sociale della Chiesa. È stato infatti nunzio apostolico alle Nazioni Unite per ben 16 anni, dal 1986 al 2002, guidando la delegazione vaticana a tutte le Conferenze internazionali dell’Onu negli anni ’90, e poi è stato presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. Per il suo ruolo ha girato tutto il mondo («Ho visitato 195 paesi sui 205 esistenti, non c’è cardinale che abbia fatto di più») ricevendo anche 34 onorificenze e 14 lauree honoris causa («14 come le operazioni chirurgiche che ho dovuto affrontare», dice ridendo). Negli anni passati alle Nazioni Unite ha dovuto ergersi a paladino per la difesa della famiglia e del diritto alla vita, oggetto di un attacco senza precedenti, che peraltro prosegue tutt’ora. E sicuramente la battaglia più grande, lo scontro più terribile lo ha vissuto al Cairo, alla Conferenza internazionale su popolazione e sviluppo che si chiudeva proprio in questi giorni venti anni fa. Allora il tema dominante era la sovrappopolazione e quindi Stati Uniti e Unione Europea spingevano per imporre qualsiasi mezzo per il controllo delle nascite, soprattutto rivendicavano il diritto all’aborto.

    Cardinal Martino, l’opposizione decisa della Santa Sede diede vita a uno scontro furioso che per giorni occupò le prime pagine dei giornali di tutto il mondo.

    Solo io, aiutato dai delegati africani e latinoamericani, proponevo che l’aborto non fosse preso in considerazione come metodo di pianificazione familiare. Grazie a questo intervento nel Programma di Azione uscito dal Cairo si legge al paragrafo 8.25: «In nessun caso l’aborto può essere invocato come metodo di pianificazione familiare». Fu una vittoria strepitosa che gli europei, favorevoli all’aborto, non hanno mai digerito. Cosa importante, quella formulazione non è mai più stata revocata in nessun documento delle Nazioni Unite, malgrado ci provino in continuazione. Il primo tentativo di cancellare quel divieto fu a Pechino pochi mesi dopo, nel 1995, alla Conferenza dedicata alla donna. Tutti i paesi che erano stati sconfitti al Cairo si unirono a Pechino e tentarono ogni cosa per togliere questa affermazione, e invece non ci riuscirono.

    Gli Stati Uniti – allora c’era l’amministrazione Clinton – erano particolarmente determinati a ottenere il diritto all’aborto. La battaglia fu senza esclusione di colpi, lei fu trattato duramente dal capo-delegazione statunitense, l’allora sottosegretario al Dipartimento di Stato Timothy Wirth. Cosa avvenne?

    Fui convocato da Wirth, mi chiese seccamente «Perché hai fatto questo?». Io gli risposi che noi difendiamo la dignità dell’uomo, di ogni uomo. Allora replicò: «Tu sei solo Osservatore, non puoi fare questo», riferendosi anche al fatto che intorno alla Santa Sede si era coagulata una coalizione di paesi africani e latino-americani. Allora io gli ho ricordato che alle Nazioni Unite è vero che la Santa Sede è Osservatore ma quando si convocano queste conferenze la Santa Sede partecipa a eguale titolo di stato come tutti gli altri e quindi può intervenire come crede opportuno. Il colloquio finì lì.

    Al Cairo fu respinto anche il tentativo di ridefinire il concetto di famiglia, lo si voleva sostituire con “famiglie”, aprendo all’identità di genere. Alla fine rimase al singolare.

    Un’altra vittoria importante, anche su questo punto lottammo sempre con questa grande coalizione di paesi africani e latino-americani.

    Perché questi paesi vi seguirono?

    Perché erano le vittime designate di queste politiche di imperialismo contraccettivo, ma anche perché corrispondeva alle politiche vigenti in tutti questi paesi.

    Nelle formulazioni avete sicuramente ottenuto qualche importante successo, ma non si può negare che dopo la Conferenza del Cairo i fondi a disposizione per politiche di controllo delle nascite nei paesi poveri si sono più che moltiplicate.

    Ah sì, questo è vero purtroppo, perché i Paesi ricchi non hanno cessato di intervenire e di propagandare queste politiche.

    Prima della Conferenza del Cairo Giovanni Paolo II è intervenuto molte volte proprio per evitare che passassero certe posizioni anti-famiglia e anti-vita. Scrisse anche a tutti i capi di governo, ma soprattutto per settimane all’Angelus fece una vera e propria catechesi su famiglia, vita, diritto naturale. Un diritto naturale che sembra dimenticato, anche nella Chiesa.

    Giovanni Paolo II era informatissimo su tutto quel che succedeva all’Onu. Ogni volta che venivo a Roma lui mi invitava a pranzo in Vaticano e durante tutto il tempo che eravamo insieme si informava precisamente su tutto quello di cui si discuteva all’Onu e dei lavori preparatori delle varie Conferenze internazionali. C’era una grande consonanza fra ciò che lui diceva e ciò che io facevo a New York. Ecco perché nel 1992 si oppose al mio trasferimento dall’Onu.

    Come andò?

    La segreteria di Stato mi aveva proposto per la nunziatura in Brasile, ma Giovanni Paolo II bloccò tutto. Disse: “Martino resta alle Nazioni Unite”. Ci sono rimasto altri dieci anni. Lui era al corrente di tutto, nel 1992 già si iniziava a preparare la Conferenza del Cairo, io stavo lavorando per questo, e quella dichiarazione sull’aborto era in fieri, e quindi il Papa disse “No. Resta”. Nel 2002 mi chiamò di nuovo e mi disse “Adesso basta all’Onu, vieni a Roma a fare il presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e pace”. E così fu. E poi nel 2003 mi fece cardinale.

    A Giustizia e Pace lei fu l’artefice della pubblicazione del Compendio di dottrina sociale della Chiesa.

    Il Papa Giovanni Paolo II aveva ricevuto dai vescovi latinoamericani già nel 1998 la richiesta di un documento sulla dottrina sociale. Quando andai nel 2002 al Pontificio Consiglio Giustizia e Pace il Papa mi raccomandò di portare a termine questo Compendio. In quel momento c’era una bozza, ma non era finita; sull’ambiente ad esempio c’era solo un paragrafetto, io ne ho fatto un capitolo intero, il decimo. Ci misi due anni, poi nell’ottobre del 2004 fu pubblicato il Compendio. Subito dopo la conferenza di presentazione in Sala Stampa, andai a pranzo da Giovanni Paolo II con il libro in mano. Il papa disse una sola parola: “Finalmente”. Poi durante il pranzo non faceva altro che scorrere l’indice e quindi andare al paragrafo di riferimento. Il maggiordomo ogni tanto gli toglieva il libro di mano per mettergli davanti il piatto. Lui mangiava qualcosa, poi spostava il piatto e riprendeva il libro. Alla fine del pranzo quest’altra bella frase: “Ma è davvero un bel libro”. Sono cose che mi sono rimaste impresse.

    Giovanni Paolo II insisteva moltissimo su famiglia e vita, aveva la coscienza chiarissima che su questi punti si giocava il futuro dell’umanità. Per questo li spiegava con il diritto naturale. Oggi sembra che questa pagina sia dimenticata…

    Forse non se ne discute alla stessa maniera, ma questi restano i princìpi fondamentali che segue la Chiesa.

    Con diverse modalità e con altri argomenti, ma l’attacco alla famiglia continua. Come può rispondere la Chiesa? Non ci sono conferenze internazionali…

    Credo che il Sinodo sarà un’occasione per rilanciare la sfida, metterà in chiaro la dottrina tradizionale della Chiesa sulla famiglia. La discussione farà sì che ci saranno anche espressioni e interventi che non collimeranno con la dottrina della Chiesa, ma alla fine non potrà che essere riaffermato ciò che la Chiesa ha sempre detto sulla famiglia.

    C’è chi sostiene apertamente che la dottrina è una cosa ma la pastorale è un’altra.

    La pastorale deve tener conto di tutte le situazioni specifiche che si trovano nei vari paesi e nei diversi ambienti, ma la Chiesa non potrà cambiare ciò che ha sempre proclamato.

    Lei conosce bene anche papa Francesco.

    Lo conosco da quando era arcivescovo in Argentina, l’ho incontrato a Buenos Aires durante i miei viaggi, e poi anche a Roma dopo l’elezione a Papa.

    Trova delle somiglianze con Giovanni Paolo II?

    Ogni papa è a sé, ha le proprie caratteristiche. Però aldilà dell’aspetto esteriore, io credo che Francesco somigli molto a Giovanni Paolo II, nella fedeltà alla dottrina della Chiesa. Anche per Francesco la famiglia è una cosa fondamentale. Del resto un Papa non può fare cose nuove, mai sentite. È solo lo stile che cambia, ma la dottrina è quella che è e il Papa la deve proclamare.

    © La Nuova Bussola Quotidiana (16 settembre 2014)





     

    [Modificato da Caterina63 17/09/2014 16:53]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
    Post: 39.989
    Sesso: Femminile
    00 18/09/2014 18:48

    Grandi manovre per il Sinodo Anche il Corriere vuole "guidare" il Papa

    di Matteo Matzuzzi e Stefano Fontana18-09-2014

    Sinodo dei vescovi

    S'infiamma il dibattito intorno al tema più discusso del prossimo Sinodo straordinario sulla Famiglia (5-19 ottobre): la comunione ai divorziati risposati. L'apertura del cardinale Kasper contestata in un libro scritto anche dal prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, a cui si aggiungono la rivista teologica Communio e il cardinale Pell.
    Sull'altro fronte l'episcopato tedesco fa quadrato attorno al cardinale Kasper. E in Italia si inserisce il Corriere della Sera che, con un commento di Alberto Melloni, arruola il Papa tra i progressisti e accusa i cardinali fedeli alla dottrina della Chiesa, di compiere manovre per boicottare papa Francesco.

     - I VESCOVI TEDESCHI FANNO QUADRATO ATTORNO A KASPER
        di Matteo Matzuzzi
    In vista del Sinodo si delineano le posizioni sull'argomento più discusso: la comunione ai divorziati risposati. Anche il cardinale Pell contro orientamenti pastorali che cambierebbero la dottrina, ma i vescovi tedeschi annunciano un documento pro-Kasper a favore dell'accesso alla comunione.

     - MELLONI ARRUOLA IL PAPA COME LEADER DEI PROGRESSISTI
       di Stefano Fontana
    A corredo di due pagine del Corriere dedicate all'argomento, il capo della Scuola di Bologna attacca i cardinali che si oppongono alle posizioni di Kasper sulla comunione ai divorziati risposati, accusandoli di manovre contro il Papa, che invece aveva incoraggiato un ampio dibattito.








     18/09/2014
    Comunione ai risposati, Scola dice no: «Ma snellire i processi di nullità»

    L’Arcivescovo di Milano: «Il problema non è il peccato ma la condizione di vita di chi ha stabilito un nuovo vincolo»



    ANGELO SCOLA*
    MILANO
    Nell’ambito del dibattito sul prossimo Sinodo sulla famiglia convocato da papa Francesco, pubblichiamo in esclusiva un articolo a firma dell’arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola. Nella forma integrale apparirà sul prossimo numero (16/2014) della testata bolognese Il Regno, quindicinale edito dal Centro editoriale dehoniano di Bologna.

    Spesso la Chiesa viene accusata di insensibilità e incomprensione di fronte al fenomeno dei divorziati risposati senza ponderare attentamente il motivo di questa posizione, che essa riconosce fondata nella divina rivelazione.
    Infatti non si tratta di un arbitrio del magistero ecclesiale, ma della consapevolezza della natura singolare della differenza sessuale e dell’inscindibilità del legame tra eucaristia e matrimonio.

    Eucaristia, singolarità della differenza sessuale, riconciliazione e divorziati risposati: le ragioni del magistero.
    In questa prospettiva vanno richiamati due elementi che è necessario continuare ad approfondire. Certamente nell’eucaristia, a determinate condizioni, è presente un aspetto di perdono, tuttavia essa non è un sacramento di guarigione. La grazia del mistero eucaristico attua l’unità della Chiesa come sposa e corpo di Cristo e questo esige in chi riceve la comunione sacramentale l’oggettiva possibilità di lasciarsi incorporare perfettamente a lui.

    Alla luce di questo intrinseco rapporto si deve dire che ciò che impedisce l’accesso alla riconciliazione sacramentale e all’eucaristia non è un singolo peccato, sempre perdonabile quando la persona si pente e chiede a Dio perdono. Ciò che rende impossibile l’accesso a questi sacramenti è invece lo «stato» (condizione di vita) in cui coloro che hanno stabilito un nuovo vincolo vengono a trovarsi. Una condizione che domanda di essere cambiata per poter corrispondere a quanto si attua nei due sacramenti.

    Nello stesso tempo è importante evidenziare molto meglio come il non accesso ai sacramenti della riconciliazione e dell’eucaristia di coloro che hanno stabilito un nuovo vincolo non sia da ritenersi una «punizione» rispetto alla propria condizione, ma l’indicazione di un cammino possibile, con l’aiuto della grazia di Dio e dell’immanenza nella comunità ecclesiale. Per questa ragione, ogni comunità ecclesiale è chiamata a porre in essere tutte le forme adeguate per la loro effettiva partecipazione alla vita della Chiesa, nel rispetto della loro concreta situazione e per il bene di tutti i fedeli.

    Senza negare il dolore e la ferita, la non accessibilità al sacramento dell’eucaristia invita a un percorso verso una comunione piena che avverrà nei tempi e nei modi decisi alla luce della volontà di Dio.

    Nel quadro di una antropologia adeguata poi è decisivo considerare attentamente l’esperienza comune: ogni uomo è situato come «singolo» entro la differenza sessuale, che non può mai essere superata. Misconoscere l’insuperabilità della differenza sessuale significa confondere il concetto di differenza con quello di diversità. Ciò avviene spesso nella cultura contemporanea che al binomio «identità-differenza» sostituisce il binomio «uguaglianza-diversità».

    La diversità mette in campo la relazione all’altro («inter-personale»). Al contrario, ciò che sperimentiamo nella differenza indica una dimensione insuperabile interna all’io («intra-personale»). È qualche cosa che riguarda l’identità costitutiva di ogni singolo.

    Le cause di nullità matrimoniale
    Occorre inoltre prendere in attenta considerazione la condizione di quanti ritengono in coscienza che il loro matrimonio non sia stato valido.

    La singolarità della differenza sessuale e la intrinseca relazione tra matrimonio ed eucaristia, impongono una riflessione attenta sulle problematiche legate alla dichiarazione di nullità del matrimonio. Quando se ne presenti il bisogno e venga richiesto dai coniugi, diventa essenziale verificare rigorosamente se il matrimonio sia stato valido e pertanto sia indissolubile. Sappiamo bene quanto sia difficile per le persone coinvolte tornare sul proprio passato, segnato da sofferenze profonde. Anche a questo livello emerge l’importanza di concepire in modo unitario la dottrina e la disciplina canonistica.

    Tra le questioni da approfondire va menzionata la relazione tra fede e sacramento del matrimonio, sulla quale Benedetto XVI è tornato più volte. In effetti la rilevanza della fede in ordine alla validità del sacramento del matrimonio è uno dei temi che la condizione culturale attuale, soprattutto in Occidente, costringe a valutare con molta cura. Oggi, almeno in determinati contesti, non si può dare per scontato che i coniugi con la celebrazione delle nozze intendano «fare quello che intende fare la Chiesa». Una mancanza di fede potrebbe oggi condurre a escludere i beni stessi del matrimonio. Se è vero che non è possibile giudicare ultimamente la fede di una persona, non si può però negare la necessità di un «minimum fidei» senza il quale il sacramento del matrimonio non è valido.

    Come emerge anche nell’Instrumentum laboris, è auspicabile che a proposito dei processi di nullità si tenti qualche via che non solo ne snellisca i tempi – nel pieno rispetto di tutti i passaggi necessari – ma renda più evidente l’intima natura pastorale di tali processi. In tal senso la prossima Assemblea straordinaria potrebbe suggerire al Papa di valorizzare di più il ministero del vescovo. In concreto, potrebbe suggerire di verificare la praticabilità dell’ipotesi, indubbiamente complessa, di dar vita a un procedimento canonico di carattere non giudiziale e avente come referente ultimo non un giudice (o un collegio di giudici), ma il vescovo o un suo delegato. Intendo un procedimento normato dalla legge della Chiesa, con modalità formali di acquisizione delle prove e di valutazione delle stesse.

    A titolo puramente esemplificativo si potrebbe esplorare il ricorso ai seguenti elementi: la presenza in ogni diocesi (o in un insieme di piccole diocesi) di un servizio di ascolto delle situazioni di fedeli che hanno dubbi circa la validità del loro matrimonio. Da qui potrebbe prendere avvio un procedimento di valutazione della validità del vincolo, rigoroso nella raccolta di elementi di prova, condotto da un apposito incaricato, da trasmettere al vescovo, con il parere dello stesso incaricato, del difensore del vincolo e di una persona che assiste il richiedente. Il vescovo sarebbe chiamato a decidere in merito alla nullità. Contro tale decisione sarebbe sempre possibile l’appello (da parte di uno o dell’altro coniuge) alla Santa Sede. Questa ipotesi non vuole essere un escamotage per affrontare la delicata situazione dei divorziati risposati, intende piuttosto rendere più evidente il nesso tra dottrina, pastorale e disciplina canonica.

    *Cardinale Arcivescovo di Milano




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    Il cardinale scelto da Francesco frena:
    «I divorziati? Questione minore»

    Pell, capo delle finanze vaticane: «La Chiesa non capitoli. Dare una scialuppa ai naufraghi del divorzio. Ma per dirigerli verso gli scogli o verso un porto sicuro?»

    di M.Antonietta Calabrò

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    Il cardinale prefetto australiano George Pell (Ansa)Il cardinale prefetto australiano George Pell (Ansa)
     

    «Secondo alcuni il compito primario della Chiesa è fornire una scialuppa di salvataggio ai naufraghi del divorzio... Ma dove devono dirigersi queste scialuppe di salvataggio? Verso gli scogli, verso le paludi o verso un porto sicuro, che si può raggiungere soltanto con difficoltà?». 

    Zattere sì, ma che assicurino la salvezza.

    Dopo i cardinali Gerhard Ludwig Müller, Raymond Leo Burke, Walter Brandmüller, Carlo Caffarra, Velasio De Paolis e Angelo Scola, anche Pell si schiera contro quelle soluzioni pragmatiche e misericordiose («zattere» appunto), secondo la prassi della chiesa ortodossa, che un altro cardinale, Walter Kasper, vorrebbe che fossero lanciate verso i cattolici divorziati risposati al prossimo Sinodo di ottobre sulla famiglia.
    Stiamo parlando di George Pell, cioè un componente del cosiddetto C9, il Consiglio dei cardinali scelti da Francesco per aiutarlo nel governo della Chiesa, e prefetto della segreteria per l’Economia, cioè il nuovo «zar» delle finanze vaticane (dove ha messo sottosopra lo Ior). Quindi si tratta di un uomo di fiducia del Pontefice e non di un esponente della vecchia guardia della Curia.

    Anche questa volta la posizione dell’ex arcivescovo di Sydney è affidata a un testo, la prefazione di un libro di due studiosi (Juan José Pérez-Soba e Stephan M. Kampowski, Il vangelo della famiglia nel dibattito sinodale, edito Cantagalli) che già nel sottotitolo si pone «oltre la proposta del Cardinal Kasper».

    Secondo Pell, «la tradizione cristiana e cattolica del matrimonio monogamico indissolubile» va difesa con un dibattito rigoroso ed informato, innanzitutto circoscrivendo il fenomeno alla sua reale portata». Per il porporato australiano, la questione dei divorziati risposati è infatti del tutto «secondaria», non fosse altro per l’esiguità del numero delle persone coinvolte («purtroppo il numero dei cattolici divorziati e risposati che ritengono di dover essere ammessi alla Comunione è molto ridotto»). Essa quindi finisce per impegnare un dibattito interno alla Chiesa convogliandovi energie che forse potrebbero essere meglio impiegate. Afferma infatti Pell, con il suo stile diretto e per niente felpato e curiale: «Le comunità sane non investono gran parte delle loro energie in questioni secondarie».

    Allora perché tutto questo dibattito? 

    Secondo il porporato australiano la questione è ormai diventata «un simbolo», «una posta in palio nello scontro fra ciò che resta del cristianesimo in Europa e un neopaganesimo aggressivo». E aggiunge: «Tutti gli avversari del cristianesimo vorrebbero che la Chiesa capitolasse su questo punto».

    Poi arriva al punto centrale: «...è fuor di dubbio che la crisi del matrimonio rispecchi la crisi della fede e della pratica religiosa», ma - si chiede Pell - « quale è la gallina e qual è l’uovo?». Mentre «la misericordia è diversa da gran parte delle forme di tolleranza», che pure «è uno degli aspetti più encomiabili delle nostre società pluralistiche». «Una barriera insormontabile, per chi invoca una nuova disciplina dottrinale e pastorale per l’accesso alla Santa Comunione» è, inoltre, una tradizione ininterrotta: cioè «la quasi completa unanimità su questo punto di cui la storia cattolica dà prova da duemila anni».
    Una tale «severità» - afferma infine il cardinale - «era la norma» anche nei primi secoli del Cristianesimo, cioè «in un’epoca in cui la Chiesa accresceva il numero dei suoi seguaci malgrado le persecuzioni». Come dimostra uno studio per la prima volta tradotto in italiano del gesuita Henri Crouzel (Divorziati «risposati», la prassi della Chiesa primitiva ).

    Pell si lancia infine in un parallelismo tra calo delle nascite e decremento della fede. «Oltre all’intuizione, ormai confermata, che una fede infiacchita significhi meno figli, penso sia altamente probabile che la decisione di non avere figli, o di averne pochissimi, produca essa stessa un grave indebolimento della fede. L’un fenomeno influisce sull’altro». Da uomo pratico, il porporato teme in ogni caso che tutto questo dibattito possa portare a una «delusione ostile» dell’opinione pubblica. In «modo pacato e calmo», bisogna subito «parlar chiaro», evitando che si ripeta quanto avvenne con l’enciclica Humanae vitae quando ci si renderà conto che «un cambiamento sostanziale della dottrina e della pastorale è impossibile».

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    [Modificato da Caterina63 20/09/2014 12:29]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
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    Sesso: Femminile
    00 20/09/2014 16:35

    CITTA' DEL VATICANO - Fra i cinque cardinali firmatari del libro "Permanere nella verità di Cristo" dove si dichiara inammissibile la proposta del cardinale Walter Kasper di aprire in certi casi alla comunione ai divorziati risposati, c'è Velasio De Paolis, canonista, e presidente emerito della Prefettura per gli affari economici della Santa Sede.

    Eminenza, il vostro libro esce in Italia per Cantagalli il primo ottobre, dunque quattro giorni prima dell'apertura del Sinodo nel quale il Papa auspica un confronto franco sui temi della famiglia. Perché questa operazione?

    "Non c'è stata nessuna operazione. Semplicemente abbiamo voluto contribuire al confronto esprimendo il nostro parere".

    Non potevate prima lasciar lavorare il Sinodo?

    "La casa editrice ha chiesto la disponibilità a che degli interventi precedentemente scritti e pronunciati venissero pubblicati e, per quel che mi riguarda, ho acconsentito senza che vi sia nulla di più del desiderio di offrire un contributo al dialogo successivo. Ho letto che c'è chi addirittura ipotizza un'operazione voluta, un complotto. Non c'è nessun complotto. Solo la volontà di esprimere una posizione. Il mio testo poi, l'ho scritto e reso pubblico già mesi fa".

    La sua posizione circa la possibilità di concedere l'eucaristia ai divorziati risposati non ammette aperture. Perché?

    "In gioco c'è la legge divina, l'indissolubilità del matrimonio. Una legge proclamata solennemente da Gesù e confermata più volte dalla Chiesa, al punto che la norma che afferma che il matrimonio rato e consumato tra battezzati non può essere sciolto da nessuna autorità umana ma viene sciolto solo dalla morte, è dottrina di fede della Chiesa".

    Ma se il Sinodo decidesse di arrivare a una nuova soluzione pastorale lei cosa farebbe?

    "Io obbedirei alla decisione presa. Non avrei nessun problema al riguardo. Però, nello stesso tempo, voglio avere la libertà di dire come la penso senza essere accusato di essere complottista".

    Ieri Francesco ha tenuto un discorso importante. Incontrando in Vaticano i partecipanti al meeting internazionale "Il progetto pastorale di Evangelii gaudium" organizzato dal Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, ha detto: "La Chiesa mi sembra un ospedale da campo, tanta gente ferita che chiede a noi vicinanza. Chiedono a noi quello che chiedevano a Gesù: vicinanza, prossimità, e con questo atteggiamento degli scribi, dei dottori della legge e dei farisei mai, mai faremo una testimonianza di vicinanza"

    "Ha ragione. Occorre prossimità e anche misericordia. Ma il mio no all'eucaristia ai divorziati risposati nasce dalla volontà di dare un contributo come canonista. Se dobbiamo parlarne è utile sapere ciò che la Chiesa fino a oggi ha sostenuto. Fra l'altro, fu già Benedetto XVI a chiedere di lavorare in merito. E già tempo fa espressi una mia opinione ma allora nessuno disse nulla".

    Pensa che il Sinodo arriverà su questo tema a nuove soluzioni?

    "Non sono un profeta. In coscienza mi auguro che la dottrina non venga stravolta. Vedremo comunque cosa succederà nel confronto fraterno e sereno".

    A onor del vero Kasper chiede un cambiamento della prassi, non della dottrina.

    "Ma la prassi è fondata sulla dottrina. Non si può cambiare una prassi se questo cambiamento contraddice la dottrina. Spesso ci si appella alla pastoralità in opposizione alla dottrina, che sarebbe astratta e poco aderente alla vita concreta. È una visione errata della pastorale, dal momento che una pastorale in contrasto con la verità creduta e vissuta dalla Chiesa si trasformerebbe facilmente in arbitrarietà nociva alla stessa vita cristiana. Francesco chiede confronto e, anche pubblicamente, mi sono sentito di offrire il mio pensiero".

    Il Sinodo ha una procedura nuova. Cosa pensa?

    "È una buona modalità seppure implica un grosso impegno per far sì che tutto avvenga senza confusione ma con rigore. Senz'altro tutto procederà nel modo migliore. Tutti noi dobbiamo aiutare in questo senso". 




     





    LO RIPETIAMO PER TUTTI   Non è possibile che il Sinodo possa ignorare questa AFFERMAZIONE DOTTRINALE, PONTIFICIA E MAGISTERIALE della Chiesa..... se ciò accadesse, sarebbe lo scisma... chi seguirà il cardinale Kasper farà lo scisma... 

    ECCO L'INSEGNAMENTO UFFICIALE DELLA CHIESA:

    "Una questione particolarmente dolorosa, come sappiamo, è quella dei divorziati risposati. La Chiesa, che non può opporsi alla volontà di Cristo, conserva con fedeltà il principio dell’indissolubilità del matrimonio, pur circondando del più grande affetto gli uomini e le donne che, per ragioni diverse, non giungono a rispettarlo. Non si possono dunque ammettere le iniziative che mirano a benedire le unioni illegittime. L’Esortazione apostolica Familiaris consortio ha indicato il cammino aperto da un pensiero rispettoso della verità e della carità..."

    (Benedetto XVI alla Conferenza Episcopale Francese)



     


    GRAVI PRESSIONI, INVECE, INCOMBONO SUL SINODO E SULLA CHIESA..... SE VINCESSE QUESTA LINEA SARA' LO SCISMA....

    C'è chi lavora per un Sinodo gay-friendly
    LABUSSOLAQUOTIDIANA - di Tommaso Scandroglio30-09-2014

    Croce arcobaleno

    Venerdì 3 ottobre a Roma, in vista del prossimo Sinodo per la famiglia, avrà luogo la conferenza internazionale “Le strade dell’Amore, per una pastorale con le persone omosessuali e transessuali". L’obiettivo che persegue questo meeting è quello di elaborare «un documento di contributi e proposte al Sinodo per la nuova pastorale che sarà elaborata a partire dal Sinodo». Un pressing psicologico sui padri sinodali dunque. 

    Nell’Appello che spiega il contenuto e le finalità di questa conferenza possiamo leggere: «I cristiani omosessuali italiani stanno effettuando una rivoluzione copernicana: passare dalla condizione di attesa, quella in cui si rimane ai margini, nascosti, sperando che qualcosa accada, che qualcuno faccia qualcosa per cambiare la tua condizione di sofferenza, a quella di abbracciare una visione della speranza che si fa azione, che ti porta a non volerti nascondere più, ad assumere consapevolezza che la propria esistenza è bella, degna e piena come quelle di ogni altra persona e che, quindi, può diventare spunto, materia per interrogare le comunità tutte perché dal Sinodo stesso esca una nuova pastorale, elaborata anche ‘con’ le persone omosessuali e transessuali».  

    L’Appello poi prosegue citando ovviamente la famigerata frase del Papa di ritorno dal Brasile: «La domanda che si è rivolto spontaneamente papa Francesco ‘chi sono io per giudicare un gay?’ è stata un balsamo per molte persone, ed ha in sé la forza progettuale per poter diventare ora un cambiamento concreto, perché la sospensione di giudizio di per sé non è sufficiente. Deve evolvere in crescita delle comunità cristiane nella loro capacità concreta di accogliere, incoraggiare, rispettare le persone omosessuali e transessuali nel loro desiderio di una vita piena, come tutte le persone che ancora oggi si trovano emarginate ed escluse». 

    Questi due stralci hanno un contenuto obliquo perché dicono e non dicono. Da una parte è proprio della pastorale insegnata dal Magistero l’atteggiamento del cristiano, richiamato anche in questo documento, volto ad accogliere le persone omosessuali e a rispettarne la dignità. Su altro fronte però pare che «la sospensione del giudizio» non debba riguardare unicamente la responsabilità soggettiva – che in ultima istanza riguarda solo Dio (ma in parte anche gli uomini: vedi confessione) – bensì proprio le condotte e la condizione omosessuale sulle quali invece il Magistero ha già da tempo espresso un giudizio e un giudizio di condanna. Pare quindi che il documento di questa conferenza inviti il Sinodo ad accogliere non solo la persona omosessuale, ma anche la sua omosessualità.

    I relatori della conferenza saranno: Geoffrey Robinson, vescovo emerito dell’arcidiocesi cattolica di Sidney - Australia; James Alison, teologo e sacerdote cattolico inglese; Antonietta Potente, teologa e suora domenicana; Letizia Tommasone, pastora e teologa Valdese e Joseanne Peregrin, Presidente della Christian Life Community di Malta. 

    Invece tra i partecipanti segnaliamo la presenza della delegazione de la Pastorale de la Diversidad sessuale CVX de Chile (PADIS+), una iniziativa nata all'interno della Comunità ignaziana di Vita Cristiana (CVX) di Santiago del Cile. In un comunicato rivolto ai padri sinodali questa delegazione ci informa che «in accordo col Magistero e la dottrina cattolica, la Chiesa ci propone di vivere la nostra sessualità nella castità, e di riconoscere e accettare che tutti e tutte ci sentiamo chiamati a scegliere una vita celibe, a causa di una condizione innata che avvertiamo come immutabile, ma che per noi non è una scelta. Le nostre vocazioni e chiamate sono molteplici e varie. Non tutti siamo chiamati alla stessa meta. La castità necessita del nostro consenso e della nostra libertà. Così come è formulato, l’insegnamento della Chiesa riguardo a questi temi non offre nessuna alternativa oltre a questa, escludendo altri percorsi e strade di possibile vocazione personale e comunitaria».  In breve: la castità va bene solo se accettata, altrimenti è una forzatura e dunque non sarebbe una scelta ma una imposizione. L’ultima parola sulla condizione omosessuale non tocca a Santa Romana Chiesa, depositaria non della Verità ma unicamente di meri consigli pratici, bensì solo alla persona omosessuale. 

    Castità no dunque ed invece sì alla “famiglia” omo: «La famiglia sembra un orizzonte possibile, che molti e molte già vivono nelle loro relazioni di coppia o insieme a quelli che considerano essere la loro famiglia». Tradotto: se una realtà è già esistente significa che è buona. Se molti omosessuali vivono assieme ed hanno figli questa è già famiglia e le alte sfere della gerarchia cattolica non possono che registrare e benedire questo fenomeno.

    In merito poi all’incompatibilità tra vita religiosa e condizione omosessuale il comunicato così si esprime: «Abbiamo l’impressione che l’invisibilità della sessualità nella vita religiosa, la segretezza di fronte all’omosessualità presente in essa e la lassitudine che abbiamo visto e sentito, ci sfida a voler ancora collaborare affinché molte persone non debbano sperimentare l’incompatibilità della propria omosessualità con la vita religiosa». L’omosessualità non sarebbe un inciampo ad una vita votata completamente a Cristo ma anzi una condizione che facilita un’esistenza incardinata sulla povertà, sull’obbedienza e soprattutto sulla castità.

    Tra le molte riflessioni che si potrebbero fare, forse la più immediata è la seguente: appare molto curiosa l’espressione “cristiani omosessuali” usata in questi documenti. Come se i cristiani fossero eterosessuali e omosessuali. Se accettiamo questo distinguo allora dovremmo accettare un’infinità di altre categorie: i cristiani adulteri e quelli fedeli, quelli ladri e gli onesti, etc. Ed invece omosessualità, infedeltà e furto sono incompatibili con l’aggettivo “cristiano”. L’idea che soggiace in questi elaborati è infine quella solita: l’omosessualità è una condizione o caratteristica naturale della persona, dunque di segno positivo, come essere intelligenti o coraggiosi. Se quindi l’omosessualità è una qualità buona del credente deve essere favorita ed incoraggiata perché utile nel cammino di fede. 

    Il salto è evidente: si chiede al Sinodo non più di tollerare l’omosessualità – perché si tollera solo ciò che è male – ma di promuoverla perché uno dei volti eticamente accettabili dell’uomo. E se l’uomo è fatto ad immagine e somiglianza di Dio, tra poco ci sarà qualche teologo che si spingerà a dire che anche Dio è omosessuale. Fanta-teologia? Vedremo.




    IL MONACO ORTODOSSO: «CATTOLICI, SU DIVORZIATI E RISPOSATI STATE ALLA LARGA DALLA PRATICA ORTODOSSA»

     
     
    Questa è la testimonianza lasciata sul blog di padre John Zhulsdorf da un suo lettore speciale:
     
    «Sono un monaco della Chiesa ortodossa, sulla via della conversione al cattolicesimo. Ho deciso percorrere questa strada per numerosi motivi, quasi tutti di tipo dottrinale. Benché la mia presa di consapevolezza della verità del cattolicesimo sia stata un processo graduale, ci sono state comunque cose che subito mi hanno fatto capire che il cattolicesimo era da prendere sul serio.
     
    Avendo letto i Padri della Chiesa e ciò che hanno scritto su come discernere una vocazione matrimoniale da una alla vita religiosa, mi era chiaro che gli stessi Padri avevano una idea ben definita del matrimonio e della sessualità; questa lucidità li spingeva a raccomandare la vita celibataria a tutti coloro che potevano abbracciarla e a insistere sul fatto che se un cristiano voleva tenere un piede nel mondo, la sua sessualità doveva essere indirizzata esclusivamente al matrimonio e a un matrimonio con un fine preciso: l’educazione della prole, dono di Dio, in una unità che è alla base della società e riflette l’indissolubile legame tra Cristo e la Chiesa.

    Nella loro visione del matrimonio e della sessualità, due cose erano certe e ineludibili: la prima, la contraccezione è inconcepibile in un matrimonio cristiano, dal momento che è un bene in sé, benché inferiore a quello della vita religiosa, il cui senso è la generazione e l’educazione dei figli nella fede. La seconda cosa, il matrimonio è di necessità permanente, deve durare fintanto che gli sposi vivono, sia per i doveri e gli obblighi dettati dalla legge naturale, sia per il suo carattere sacramentale. Gli ortodossi possono provare a vantarsi della loro maggiore fedeltà alla tradizione apostolica in certi usi e costumi (antichi calendari, digiuni, periodi in cui pregare in piedi o inginocchiati, ecc.), ma ad un certo punto ho capito che si sono allontanati dalla dottrina cristiana originaria sul matrimonio e la sessualità.

    È una questione di dottrina, non solo di prassi, il che dovrebbe far riflettere molti ortodossi come ha fatto riflettere me.
    Mi sono detto: “Se il cattolicesimo è falso e l’ortodossia è vera, come mai il cattolicesimo insegna ancora la verità su matrimonio e contraccezione mentre noi l’abbiamo abbandonata?”. Le disquisizioni dottrinali sul Filioque e l’infallibilità papale possono andare avanti all’infinito; non così per il cristallino insegnamento patristico e apostolico (cioè scritturistico), secondo cui il matrimonio è per sempre ed esclude la contraccezione (cosa che non può essere messa in dubbio da persone intellettualmente oneste).
    Penso quindi che sarebbe una tragedia se anche solo il cattolicesimo flirtasse con l’idea ortodossa di “oikonomia”, quando la sua fedeltà dottrinale è stata per me una prova chiara della sua rivendicazione di essere la vera Chiesa.

    Da uno che è stato nella Chiesa ortodossa, lasciate che vi dica una cosa: di questo concetto di “oikonomia” si è abusato per giustificare qualsiasi violazione della disciplina canonica.

    E’qualcosa che il cattolicesimo dovrebbe evitare a tutti i costi. Il termine “oikonomia” significa “buona gestione della casa”. Ciò vuol dire che della “oikonomia” può far parte sia la severità quanto l’essere indulgenti. Il modo appropriato di fare “economia” si trova nella parola latina “dispensatio” – così fu tradotta la parola greca – ovvero soppesare, dosare, compensare. L’idea è che con una “dispensa” si può cercare di ottenere lo stesso bene che si dovrebbe ottenere con la legge, valutando tutte la variabili di una determinata circostanza. Non si tratta di abrogare la legge, ma di raggiungere lo scopo della legge con altri mezzi.
    Alle volte questo può risultare in un allentamento della disciplina, quando le circostanze indicano che l’applicazione dura e pura della legge può causare un danno. Ovviamente però, questo cercare di raggiungere il bene, lo stesso bene che si deve raggiungere con la legge, scegliendo un approccio differente dopo un’adeguata valutazione di tutti i fattori in campo, non può arrivare a violare la verità o a corrompere la morale, dal momento che ciò non è lo scopo della legge! Sarebbe il suo contrario.
     
    Cattolici! Ascoltate un ex monaco ortodosso: fuggite questa “economia” spuria che si fa gioco dell’autentico significato del termine! La teologia degli ortodossi è diventata così distorta che giudicano sempre invalidi i sacramenti non-ortodossi, ma ammettono la possibilità che possano diventare validi “per oikonomia”.

    Ma come può un principio che dovrebbe permettere giudizi prudenti nell’applicazione del diritto canonico, rendere dei sacramenti validi o invalidi retroattivamente? Dove sta il “bene” in un tale confuso concetto di “oikonomia”?
    Ho conosciuto un prete ortodosso, sposato, psichiatra. Ha avuto una relazione con una delle sue pazienti, cosa che anche il mondo secolare giudica un crimine, meritevole della radiazione dalla professione.
    Tuttavia il suo vescovo gli ha permesso di divorziare dalla moglie, di “risposarsi” con la sua paziente e di tornare al servizio sacerdotale: tutto in nome della “oikonomia”. Ma io dico: misericordia un cavolo!

    Qual è stata la misericordia per la moglie del prete? E per i suoi figli? E per la comunità che avrebbe fatto volentieri a meno di avere come parroco un bugiardo, fornicatore e adultero? E per le altre donne che possono diventare sue vittime, ora che costui sa che non ci sono conseguenze per le sue azioni?
    A tutto ciò porta inevitabilmente una tale idea di “oikonomia”, riguardo alla quale dico: anathema sit! Gli ortodossi dovrebbero vergognarsi di tollerare una tale ipocrisia e un tale tradimento della fede. I cattolici dovrebbero essere orgogliosi di non avere nulla del genere. È una delle ragioni per cui ho preso il cattolicesimo seriamente in considerazione e sono arrivato a credere che rappresenti la vera fede.
     
     
    Pater Augustinus»






    [Modificato da Caterina63 02/10/2014 12:18]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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    Caterina63
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    00 03/10/2014 14:28

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      Sinodo Famiglia. Briefing del card. Baldisseri, testo dell'intervento

    </header>

    2014-10-03 Radio Vaticana

    Presso la Sala Stampa della Santa Sede il cardinale Lorenzo Baldisseri, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, sta tenendo un Briefing sulla III Assemblea Generale straordinaria del Sinodo dei Vescovi: “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione” che si svolgerà in Vaticano da 5 al 19 ottobre. 

    Pubblichiamo di seguito l’intervento del porporato:

    Domenica prossima, con la solenne celebrazione eucaristica presieduta dal Santo Padre Francesco, si apre la III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”.

    Fin dall’inizio del suo pontificato, Papa Francesco ha indicato con tre verbi - camminare, edificare e confessare - una linea di azione pastorale nella quale s’inserisce l’istituzione sinodale, che ha come scopo di aiutare i Vescovi a camminare - cum Petro e sub Petro - in una Chiesa sempre più aperta e missionaria per le strade del mondo. Infatti, la parola “sinodo”, dal greco “syn-odos”, significa “camminare insieme”.

    L’Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, proprio in quanto Straordinaria, è convocata per affrontare un argomento particolarmente urgente, con direttive adeguate al momento attuale, per il bene di tutta la Chiesa. Tale Assemblea differisce da quella Ordinaria e da quella Speciale anche per il numero ridotto dei partecipanti e per la breve durata. Inoltre, in questo caso, per volontà del Sommo Pontefice, l’Assemblea Straordinaria rappresenta il primo momento di un percorso che si concluderà con l’Assemblea Ordinaria prevista per il 2015. In questo itinerario sinodale è da includere anche il Concistoro dei Cardinali del 20-21 febbraio scorso, in cui è stata presentata la tematica che adesso l’Assemblea si appresta ad affrontare.

    All’evento sinodale si aggiunge la grata notizia della beatificazione di Papa Paolo VI, che avrà luogo domenica 19 ottobre prossimo alla conclusione del Sinodo. E tale beatificazione, nel contesto sinodale, costituisce un importante segno di collegialità, perché questo grande Pontefice del Ventesimo secolo non solo ha guidato e concluso il Concilio Vaticano II, ma ha anche istituito il Sinodo dei Vescovi, accompagnandone i primi passi. Infatti, nel prossimo anno 2015 celebreremo con gioia il 50º anniversario sia della chiusura del Concilio Vaticano II sia l’istituzione del Sinodo dei Vescovi.

    Composizione dell’Assemblea Straordinaria

    Secondo l’Ordo Synodi Episcoporum (Art. 5 § 2), all’Assemblea Generale Straordinaria prendono parte, come Membri ex officio, i Capi delle Chiese Orientali Cattoliche sui iuris, i Presidenti delle Conferenze Episcopali (nazionali o di più nazioni) e tre Religiosi eletti dall’Unione dei Superiori Generali. Inoltre, il Santo Padre nomina anche alcuni Membri, secondo le medesime norme sinodali (Art. 5 § 4).

    I Padri sinodali che parteciperanno a questa Assemblea saranno in totale 191, suddivisi nelle tre seguenti categorie: 162 ex officio, 3 ex electione e 26 ex nominatione pontificia. La provenienza dei Padri dai cinque continenti è così ripartita: 42 dall’Africa, 38 dall’America, 29 dall’Asia, 78 dall’Europa e 4 dall’Oceania.

    Appartengono ai Membri ex officio: i Capi dei 13 Sinodi dei Vescovi delle Chiese Orientali Cattoliche sui iuris, i Presidenti delle 114 Conferenze Episcopali, i Capi di 25 Dicasteri della Curia Romana. Per disposizione del Santo Padre, tra i Membri ex officio, si aggiungono i Presuli che fanno parte del XIII Consiglio Ordinario, che hanno il compito di preparare l’Assemblea Straordinaria. Sono Membri ex electione i 3 Religiosi eletti dall’Unione dei Superiori Generali. E infine, anche 26 Membri di nomina pontificia, provenienti da diverse parti del mondo, prendono parte all’Assemblea sinodale.

    Tra i 191 Padri sinodali si contano: 61 Cardinali, 1 Patriarca Cardinale, 7 Patriarchi, 1 Arcivescovo Maggiore, 67 Arcivescovi (tra cui 2 Metropoliti, 3 titolari e 2 emeriti), 47 Vescovi (tra cui, 1 titolare, 2 Vicari Apostolici, 1 Esarca Apostolico e 1 emerito), 1 Vescovo Ausiliare, 1 sacerdote Prelato e 6 Religiosi.

    Inoltre, prenderanno parte a questa Assemblea sinodale altri invitati (cf. Art. 7 dell’Ordo Synodi) provenienti da diverse culture e nazioni: 16 Esperti o collaboratori del Segretario Speciale, 38 Uditori e Uditrici, 8 Delegati Fraterni. Degno di nota è il fatto che, a motivo di un’Assemblea che tratterà della famiglia, si è voluto dare particolare rilievo alle coppie di sposi, genitori e capi famiglie, complessivamente quindi a 12 coppie; anche tra gli Esperti sarà presente una coppia di sposi. Infine, siamo ben lieti di accogliere i Delegati fraterni che, come rappresentanti di altre Chiese e comunità ecclesiali, certamente condividono con la Chiesa cattolica la sollecitudine per l’evangelizzazione e la cura pastorale delle famiglie nel mondo odierno. Le coppie sono quindi 12, più una, 13, perché tra gli esperti vi è una coppia di sposi.

    Prospettive e novità

    Tra le novità riguardanti l’ormai imminente Assise emerge la volontà del Papa di intraprendere un cammino sinodale innovativo e originale, che si articola in due momenti: l’attuale Assemblea Straordinaria, sul tema: “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”, e quella Ordinaria del prossimo anno, che avrà come oggetto: “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”.

    Nello spirito sinodale della comunione fraterna si è già svolta la fase preparatoria di questa Assemblea, nella quale ha risuonato la voce di tutto il Popolo di Dio: Vescovi, presbiteri, diaconi, persone di vita consacrata e fedeli laici. Attraverso il Questionario allegato al Documento Preparatorio si sono espresse non solo le Conferenze Episcopali e altri aventi diritto, ma anche molti sacerdoti, religiosi e laici, sia individualmente che come appartenenti ad associazioni, gruppi e movimenti. Con le proprie osservazioni, essi hanno manifestato il loro pensiero sulle questioni più rilevanti in rapporto alla famiglia nell’attuale contesto. Il Questionario ha così consentito di far emergere molteplici aspetti della realtà presente nelle Chiese particolari, nelle parrocchie, nelle associazioni e nei diversi ambienti della pastorale familiare.

    L’alto numero delle risposte è dovuto, da una parte, all’argomento del Sinodo, che riguarda la vita delle comunità, delle famiglie e delle persone, e che rispecchia anche la sollecitudine pastorale che i Vescovi hanno sempre avuto nei confronti della famiglia. D’altra parte, l’ampiezza del materiale pervenuto è senz’altro indice di quella franchezza e libertà con cui è stata condotta la consultazione. Tale ampia libertà di espressione caratterizzerà anche l’Assise sinodale, che certamente si svolgerà in un clima di rispetto per ogni posizione, di carità vicendevole e con autentico senso costruttivo.

    Tutti siamo consapevoli che la comunione fraterna cresce nella libertà, per la quale si arricchisce il dibattito e si possono individuare le scelte pastorali più adatte alla famiglia nel contesto odierno. Infatti, è importante esprimersi chiaramente e con coraggio. Manifestare il proprio pensiero rivela la qualità dell’uomo, rendendolo responsabile davanti a Dio e agli uomini.

    Nel clima di un confronto sereno e leale, i partecipanti saranno chiamati a non far prevalere il proprio punto di vista come esclusivo, ma a cercare insieme la verità. Non si può dimenticare che la Verità è in primo luogo la persona stessa di Cristo, Figlio di Dio e Figlio dell’uomo, e non un concetto astratto, frutto di speculazione filosofica o teologica.  

    Gesù Cristo, il primo evangelizzatore, ha camminato tra la gente, si è rivelato con parole e segni, annunciando il Regno di Dio cominciando dai poveri e dai più deboli, spendendo la sua vita per amore di tutti fino al compimento pasquale.

    Altri elementi nuovi toccano l’organizzazione dei lavori, e dunque riguardano la metodologia interna dell’Assemblea. In primo luogo, la Relatio ante disceptationem presenterà qualche elemento di novità. Infatti, la Segreteria Generale ha chiesto ai Padri sinodali di trasmettere in anticipo il proprio contributo, segnalando l’argomento su cui intendono intervenire in Aula, rispettando l’ordine tematico. Nella stesura della Relatio ante disceptationem è stato tenuto conto di tali testi, utili al fine di poter organizzare con ordine l’agenda tematica. In questo modo, la suddetta Relatio diventa un testo di riferimento su cui lavorare durante gli interventi in Aula.

    In secondo luogo, durante il dibattito in Aula, che avrà luogo nella prima settimana, a partire dalla 2ª Congregazione generale, si seguirà l’ordine tematico stabilito secondo l’Instrumentum laboris.

    E qui ricordo i temi, nell’ordine:

    il disegno di Dio su matrimonio e famiglia (I parte, Cap. 1);
    la conoscenza della S. Scrittura e del Magistero su matrimonio e famiglia (I parte, cap, 2);
    il Vangelo della famiglia e la legge naturale (I parte, cap. 3);
    la famiglia e la vocazione della persona in Cristo (I parte, cap. 4);
    la pastorale delle famiglia e le varie proposte in atto (II parte, cap. 1);
    le sfide pastorali sulla famiglia (II parte, cap. 2); le situazioni pastorali difficili (II parte, cap. 3);
    le sfide pastorali circa l’apertura alla vita (III parte, cap. 1);
    la Chiesa e la famiglia di fronte alle sfida educativa (III parte, cap. 2).

    Ogni Congregazione generale si aprirà con l’annuncio del tema da parte del Presidente Delegato di turno, cui seguirà l’intervento di una coppia di sposi Uditori, che offriranno ai Padri sinodali la loro testimonianza di vita familiare, contribuendo a far conoscere ed arricchire il confronto sull’azione pastorale.

    In terzo luogo, la Relatio post disceptationem, al termine della prima settimana, costituirà la base per il prosieguo dei lavori della seconda settimana nei “circuli minores” – la seconda settimana è dedicata ai “circuli minores” o ai gruppi di studio – che  i Padri prenderanno in esame in vista del Documento finale detto Relatio Synodi. Questo documento, infine, sarà consegnato al Santo Padre.

    E ora, riguardo alla comunicazione. Le novità riguarderanno anche questo il rapporto con i mezzi di comunicazione. Ogni giorno ci sarà un Briefing diretto dalla Sala Stampa, con la collaborazione degli Addetti Stampa e la partecipazione di alcuni Padri sinodali. Il Bollettino della Sala Stampa conterrà le informazioni del giorno. Inoltre, sarà attivo il servizio Twitter per trasmettere in tempo reale la sintesi delle notizie più importanti. Darò poi alcune spiegazioni in più: forse voi avete qualche domanda da fare; dopo, quindi, darò alcune spiegazioni in più circa queste comunicazioni alla stampa e ai mezzi di comunicazione.

    I lavori dei Padri sinodali saranno accompagnati dalla preghiera del popolo di Dio: questo per noi è molto importante. A Roma, nella Cappella della Salus Populi Romani della Basilica di Santa Maria Maggiore, alcuni momenti di preghiera saranno guidati dalla Diocesi di Roma, e ogni sera alle ore 18.00, un Vescovo o un Cardinale – naturalmente, membro del Sinodo – celebrerà la Santa Messa per la famiglia. Significativa sarà la presenza delle reliquie dei beati coniugi Zélie e Louis Martin, e della loro figlia Santa Teresa del Bambino Gesù, e quelle dei beati coniugi Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi. Nel mondo intero, si pregherà nei Santuari, specialmente quelli dedicati alla Sacra Famiglia, nei monasteri, nelle comunità di vita consacrata, nelle diocesi e nelle parrocchie.

    Termino per dirvi la mia gratitudine a tutti quanti per la presenza e l’attenzione che mi avete riservato. Auspico che il sereno lavoro sinodale venga sostenuto dalla vostra competente professionalità, mediante la quale giungerà all’opinione pubblica il contenuto autentico dell’Assemblea sinodale.

    (Da Radio Vaticana)


    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    00 04/10/2014 19:55

    Papa: Chiesa e società rinnovate da ascolto e confronto su famiglia

    VEGLIA DI PREGHIERA IN PREPARAZIONE AL SINODO SULLA FAMIGLIA

    DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO

    Piazza San Pietro
    Sabato, 4 ottobre 2014

    Video

     

    Care famiglie, buonasera!

    scende ormai la sera sulla nostra assemblea. È l’ora in cui si fa volentieri ritorno a casa per ritrovarsi alla stessa mensa, nello spessore degli affetti, del bene compiuto e ricevuto, degli incontri che scaldano il cuore e lo fanno crescere, vino buono che anticipa nei giorni dell’uomo la festa senza tramonto.

    È anche l’ora più pesante per chi si ritrova a tu per tu con la propria solitudine, nel crepuscolo amaro di sogni e di progetti infranti: quante persone trascinano le giornate nel vicolo cieco della rassegnazione, dell’abbandono, se non del rancore; in quante case è venuto meno il vino della gioia e, quindi, il sapore — la sapienza stessa — della vita... Degli uni e degli altri questa sera ci facciamo voce con la nostra preghiera, una preghiera per tutti.

    È significativo come - anche nella cultura individualista che snatura e rende effimeri i legami - in ogni nato di donna rimanga vivo un bisogno essenziale di stabilità, di una porta aperta, di qualcuno con cui intessere e condividere il racconto della vita, di una storia a cui appartenere. La comunione di vita assunta dagli sposi, la loro apertura al dono della vita, la custodia reciproca, l’incontro e la memoria delle generazioni, l’accompagnamento educativo, la trasmissione della fede cristiana ai figli...: con tutto questo la famiglia continua ad essere scuola senza pari di umanità, contributo indispensabile a una società giusta e solidale (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 66-68). E più le sue radici sono profonde, più nella vita è possibile uscire e andare lontano, senza smarrirsi né sentirsi stranieri ad alcuna terra. Quest’orizzonte ci aiuta a cogliere l’importanza dell’Assemblea sinodale che si apre domani.

    Già il convenire in unum attorno al Vescovo di Roma è evento di grazia, nel quale la collegialità episcopale si manifesta in un cammino di discernimento spirituale e pastorale. Per ricercare ciò che oggi il Signore chiede alla Sua Chiesa, dobbiamo prestare orecchio ai battiti di questo tempo e percepire l’«odore» degli uomini d’oggi, fino a restare impregnati delle loro gioie e speranze, delle loro tristezze e angosce (cfr Gaudium et spes, 1). A quel punto sapremo proporre con credibilità la buona notizia sulla famiglia.

    Conosciamo, infatti, come nel Vangelo ci siano una forza e una tenerezza capaci di vincere ciò che crea infelicità e violenza. Si, nel Vangelo c’è la salvezza che colma i bisogni più profondi dell’uomo! Di questa salvezza — opera della misericordia di Dio e sua grazia — come Chiesa siamo segno e strumento, sacramento vivo ed efficace (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 112). Se così non fosse, il nostro edificio resterebbe solo un castello di carte e i pastori si ridurrebbero a chierici di stato, sulle cui labbra il popolo cercherebbe invano la freschezza e il “profumo del Vangelo” (Ibid., 39).

    Emergono così, in questa cornice, i contenuti della nostra preghiera. Dallo Spirito Santo per i padri sinodali chiediamo, innanzitutto, il dono dell’ascolto: ascolto di Dio, fino a sentire con Lui il grido del popolo; ascolto del popolo, fino a respirarvi la volontà a cui Dio ci chiama. Accanto all’ascolto, invochiamo la disponibilità a un confronto sincero, aperto e fraterno, che ci porti a farci carico con responsabilità pastorale degli interrogativi che questo cambiamento d’epoca porta con sé. Lasciamo che si riversino nel nostro cuore, senza mai perdere la pace, ma con la serena fiducia che a suo tempo non mancherà il Signore di ricondurre a unità. La storia della Chiesa - lo sappiamo - non ci racconta forse di tante situazioni analoghe, che i nostri padri hanno saputo superare con ostinata pazienza e creatività?

    Il segreto sta in uno sguardo: ed è il terzo dono che imploriamo con la nostra preghiera. Perché, se davvero intendiamo verificare il nostro passo sul terreno delle sfide contemporanee, la condizione decisiva è mantenere fisso lo sguardo su Gesù Cristo, sostare nella contemplazione e nell’adorazione del suo volto. Se assumeremo il suo modo di pensare, di vivere e di relazionarsi, non faticheremo a tradurre il lavoro sinodale in indicazioni e percorsi per la pastorale della persona e della famiglia. Infatti, ogni volta che torniamo alla fonte dell’esperienza cristiana si aprono strade nuove e possibilità impensate. È quanto lascia intuire l’indicazione evangelica: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela” (Gv 2,5). Sono parole che contengono il testamento spirituale di Maria, “amica sempre attenta perché non venga a mancare il vino nella nostra vita” (Esort. ap. Evangelii gaudium, 286). Facciamole nostre!

    A quel punto le tre cose: il nostro ascolto e il nostro confronto sulla famiglia, amata con lo sguardo di Cristo, diventeranno un’occasione provvidenziale con cui rinnovare - sull’esempio di San Francesco - la Chiesa e la società. Con la gioia del Vangelo ritroveremo il passo di una Chiesa riconciliata e misericordiosa, povera e amica dei poveri; una Chiesa in grado di “vincere con pazienza e amore le afflizioni e le difficoltà che le vengono sia da dentro che da fuori” (Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla ChiesaLumen gentium, 8).

    Possa soffiare il Vento della Pentecoste sui lavori sinodali, sulla Chiesa, sull’umanità intera. Sciolga i nodi che impediscono alle persone di incontrarsi, sani le ferite che sanguinano, tanto, riaccenda la speranza; c’è tanta gente senza speranza!  Ci conceda quella carità creativa che consente di amare come Gesù ha amato. E il nostro annuncio ritroverà la vivacità e il dinamismo dei primi missionari del Vangelo.






    SANTA MESSA PER L'APERTURA DEL 
    SINODO STRAORDINARIO SULLA FAMIGLIA

    OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

    Basilica Vaticana
    Domenica, 5 ottobre 2014


    Video

     

    Oggi il profeta Isaia e il Vangelo utilizzano l’immagine della vigna del Signore. La vigna del Signore è il suo “sogno”, il progetto che Egli coltiva con tutto il suo amore, come un contadino si prende cura del suo vigneto. La vite è una pianta che richiede molta cura!

    Il “sogno” di Dio è il suo popolo: Egli lo ha piantato e lo coltiva con amore paziente e fedele, perché diventi un popolo santo, un popolo che porti tanti buoni frutti di giustizia.

    Ma sia nell’antica profezia, sia nella parabola di Gesù, il sogno di Dio viene frustrato. Isaia dice che la vigna, tanto amata e curata, «ha prodotto acini acerbi» (5,2.4), mentre Dio «si aspettava giustizia ed ecco spargimento di sangue, attendeva rettitudine ed ecco grida di oppressi» (v. 7). Nel Vangelo, invece, sono i contadini a rovinare il progetto del Signore: essi non fanno il loro lavoro, ma pensano ai loro interessi.

    Gesù, con la sua parabola, si rivolge ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo, cioè ai “saggi”, alla classe dirigente. Ad essi in modo particolare Dio ha affidato il suo “sogno”, cioè il suo popolo, perché lo coltivino, ne abbiano cura, lo custodiscano dagli animali selvatici. Questo è il compito dei capi del popolo: coltivare la vigna con libertà, creatività e operosità.

    Dice Gesù che però quei contadini si sono impadroniti della vigna; per la loro cupidigia e superbia vogliono fare di essa quello che vogliono, e così tolgono a Dio la possibilità di realizzare il suo sogno sul popolo che si è scelto.

    La tentazione della cupidigia è sempre presente. La troviamo anche nella grande profezia di Ezechiele sui pastori (cfr cap. 34), commentata da sant’Agostino in un suo celebre Discorso che abbiamo appena riletto nella Liturgia delle Ore. Cupidigia di denaro e di potere. E per saziare questa cupidigia i cattivi pastori caricano sulle spalle della gente pesi insopportabili che loro non muovono neppure con un dito (cfr Mt 23,4).

    Anche noi, nel Sinodo dei Vescovi, siamo chiamati a lavorare per la vigna del Signore. Le Assemblee sinodali non servono per discutere idee belle e originali, o per vedere chi è più intelligente… Servono per coltivare e custodire meglio la vigna del Signore, per cooperare al suo sogno, al suo progetto d’amore sul suo popolo. In questo caso, il Signore ci chiede di prenderci cura della famiglia, che fin dalle origini è parte integrante del suo disegno d’amore per l’umanità.

    Noi siamo tutti peccatori e anche per noi ci può essere la tentazione di “impadronirci” della vigna, a causa della cupidigia che non manca mai in noi esseri umani. Il sogno di Dio si scontra sempre con l’ipocrisia di alcuni suoi servitori. Noi possiamo “frustrare” il sogno di Dio se non ci lasciamo guidare dallo Spirito Santo. Lo Spirito ci dona la saggezza che va oltre la scienza, per lavorare generosamente con vera libertà e umile creatività.

    Fratelli Sinodali, per coltivare e custodire bene la vigna, bisogna che i nostri cuori e le nostre menti siano custoditi in Gesù Cristo dalla «pace di Dio che supera ogni intelligenza», (Fil 4,7). Così i nostri pensieri e i nostri progetti saranno conformi al sogno di Dio: formarsi un popolo santo che gli appartenga e che produca i frutti del Regno di Dio (cfr Mt 21,43).






    ANGELUS

    Piazza San Pietro
    Domenica, 5 ottobre 2014

    Video

     

    Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

    Questa mattina, con la concelebrazione eucaristica nella Basilica di San Pietro, abbiamo inaugurato l’Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi. I Padri sinodali, provenienti da ogni parte del mondo, insieme con me vivranno due intense settimane di ascolto e di confronto, fecondate dalla preghiera, sul tema “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”.

    Oggi la Parola di Dio presenta l’immagine della vigna come simbolo del popolo che il Signore si è scelto. Come una vigna, il popolo richiede tanta cura, richiede un amore paziente e fedele. Così fa Dio con noi, e così siamo chiamati a fare noi Pastori. Anche prendersi cura della famiglia è un modo di lavorare nella vigna del Signore, perché produca i frutti del Regno di Dio (cfr Mt 21,33-43).

    Ma perché la famiglia possa camminare bene, con fiducia e speranza, bisogna che sia nutrita dalla Parola di Dio. Per questo è una felice coincidenza che proprio oggi i nostri fratelli Paolini abbiano voluto fare una grande distribuzione della Bibbia, qui in Piazza e in tanti altri luoghi. Ringraziamo i nostri fratelli Paolini! Lo fanno in occasione del Centenario della loro fondazione, da parte del beato Giacomo Alberione, grande apostolo della comunicazione.
    Allora oggi, mentre si apre il Sinodo per la famiglia, con l’aiuto dei Paolini possiamo dire: una Bibbia in ogni famiglia! “Ma Padre, noi ne abbiamo due, tre…..”. Ma dove le avete nascoste?... La Bibbia non per metterla in uno scaffale, ma per tenerla a portata di mano, per leggerla spesso, ogni giorno, sia individualmente che insieme, marito e moglie, genitori e figli, magari la sera, specialmente la domenica. Così la famiglia cresce, cammina, con la luce e la forza della Parola di Dio!

    Invito tutti a sostenere i lavori del Sinodo con la preghiera, invocando la materna intercessione della Vergine Maria. In questo momento, ci associamo spiritualmente a quanti, nel Santuario di Pompei, elevano la tradizionale «Supplica» alla Madonna del Rosario. Che ottenga la pace, alle famiglie e al mondo intero!

    Angelus Domini… 


    Dopo l'Angelus:

    Cari fratelli e sorelle,

    ieri negli Stati Uniti è stata proclamata beata Suor Maria Teresa Demjanovich, delle Suore della carità di Santa Elisabetta. Rendiamo grazie a Dio per questa fedele discepola di Cristo, che condusse un’intensa vita spirituale.

    Oggi in Italia si celebra la Giornata per l’abbattimento delle barriere architettoniche. Incoraggio quanti si adoperano per garantire pari opportunità di vita per tutti, indipendentemente dalla condizione fisica di ogni individuo. Auspico che le Istituzioni e i singoli cittadini siano sempre più attenti a questo importante obiettivo sociale.

    E ora saluto cordialmente tutti voi, fedeli romani e pellegrini provenienti dall’Italia e da vari Paesi. Saluto in particolare gli studenti giunti dall’Australia e quelli del San Bonaventura Gymnasium Dillingen (Germania), i giovani della Giordania, l’Associazione San Giovanni de Matha e i fedeli della parrocchia di San Paolo in Bergamo.

    Saluto i pellegrini giunti in bicicletta dal milanese nel ricordo di Santa Gianna Beretta Molla, santa madre di famiglia, testimone del Vangelo della vita, e li incoraggio a proseguire le loro iniziative di solidarietà in favore delle persone più fragili.

    Per favore non dimenticatevi: pregate per il Sinodo, pregate la Madonna affinché custodisca questa Assemblea sinodale. A tutti auguro buona domenica. Pregate per me. Buon pranzo e arrivederci!







    [Modificato da Caterina63 05/10/2014 17:49]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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    00 06/10/2014 14:14

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      Nessun papa può dare la Comunione ai divorziati risposati

    </header>

    di Antonio Socci

    C’è molta confusione nella Chiesa per il Sinodo che si apre oggi e discuterà sulla Comunione ai divorziati risposati. Molti credenti sono smarriti di fronte alla via «rivoluzionaria» indicata dal cardinale Kasper, che fu incaricato da papa Francesco di lanciare la novità al Concistoro di febbraio e che dice sempre di parlare a nome di papa Francesco («Io ho parlato con il Santo Padre. Ho concordato tutto con lui»).

    La schiacciante maggioranza dei cardinali è in totale dissenso da lui. Dunque ora cosa accadrà? Davvero il Papa può intraprendere una via che capovolge quanto la Chiesa, in base alle stesse parole di Gesù e ai testi paolini, ha costantemente insegnato per duemila anni? È possibile mettere in discussione i comandamenti, il Vangelo e i sacramenti? Qualcuno crede che i Papi possano farlo e i media alimentano questa aspettativa. In realtà non è affatto così, perché – come ha sempre ripetuto Benedetto XVI – la Chiesa è di Cristo e non dei papi, i quali sono temporanei amministratori e non padroni. Essi sono sottoposti alla legge di Dio e alla Parola di Dio e devono servire il Signore e custodire il depositum fidei loro affidato. Non possono impadronirsene o mutarlo secondo proprie idee personali.

    Quello che tanti – anche fra i credenti – ignorano sono i limiti strettissimi che la Chiesa da sempre ha posto ai papi, mentre riconosceva l’«infallibilità» petrina nei pronunciamenti «ex cathedra» sui temi di fede e di morale. Proprio nella Costituzione dogmatica Pastor Aeternuscon cui al Concilio Vaticano I si definiva l’infallibilità papale, si legge: «Lo Spirito Santo infatti, non è stato promesso ai successori di Pietro per rivelare, con la sua ispirazione, una nuova dottrina, ma per custodire con scrupolo e per far conoscere con fedeltà, con la sua assistenza, la rivelazione trasmessa dagli Apostoli, cioè il deposito della fede».

    Il grande Joseph Ratzinger così spiegava questo principio ignorato dalla gran parte dei credenti: «Il papa non è il signore supremo – dall’epoca di Gregorio Magno ha assunto il titolo di “servo dei servi di Dio” – ma dovrebbe essere – amo dire – il garante dell’ubbidienza, della conformità della Chiesa alla volontà di Dio, escludendo ogni arbitrio da parte sua. Il papa non può dire: La Chiesa sono io, oppure: La tradizione sono io, ma al contrario ha precisi vincoli, incarna l’obbligo della Chiesa a conformarsi alla parola di Dio. Se nella Chiesa sorgono tentazioni a fare diversamente, a scegliere la via più comoda, deve chiedersi se ciò è lecito. Il papa non è dunque un organo che possa dare vita a un’altra Chiesa, ma è un argine contro l’arbitrio».

    Dopo queste chiare spiegazioni Ratzinger aggiungeva:

    «Faccio un esempio: dal Nuovo Testamento sappiamo che il matrimonio sacramentale è indissolubile. Ci sono correnti d’opinione che sostengono che il Papa potrebbe abrogare quest’obbligo. Ma non è così. E nel gennaio del 2000, rivolgendosi ai giudici romani, il papa (Giovanni Paolo II) ha detto che, rispetto alla tendenza a voler vedere revocato il vincolo dell’indissolubilità del matrimonio, egli non può fare tutto ciò che vuole, ma deve anzi accentuare l’obbedienza, deve proseguire anche in questo senso il gesto della lavanda dei piedi».

    Anche il cardinale Caffarra, un’autorità sui temi morali già dal pontificato di Giovanni Paolo II, opponendosi alla proposta di Kasper, ha sottolineato che nemmeno i pontefici possono sciogliere il vincolo del primo matrimonio, quindi la Chiesa non può riconoscere un secondo matrimonio, né di diritto, né di fatto, come prospetta Kasper con l’ammissione all’Eucarestia dei divorziati risposati. Caffarra ha anche voluto ricordare la parole di Giovanni Paolo II in un’allocuzione alla Sacra Rota: «Emerge con chiarezza che la non estensione della potestà del romano Pontefice ai matrimoni rati e consumati, è insegnata dal magistero della Chiesa come dottrina da tenersi definitivamente anche se essa non è stata dichiarata in forma solenne mediante atto definitorio». Il cardinale di Bologna ha spiegato il peso di queste parole di papa Wojtyla: «La formula è tecnica, “dottrina da tenersi definitivamente” vuol dire che su questo non è più ammessa la discussione fra i teologi e il dubbio tra i fedeli». In pratica questa verità non può nemmeno essere messa in discussione fra i credenti. Conseguentemente non è possibile nemmeno mutare la disciplina relativa all’accesso all’Eucaristia.

    Il card. Kasper durante il concistoro straordinario dello scorso febbraio.

    Il card. Kasper durante il concistoro straordinario dello scorso febbraio.

    C’è un libro significativo dello stesso cardinale Kasper, un volume oggi introvabile e dimenticato da tutti che fu pubblicato appena dieci anni fa da Herder e Queriniana e s’intitolavaSacramento dell’unità. Eucaristia e Chiesa. Fu scritto e pubblicato in occasione dell’anno eucaristico indetto da Giovanni Paolo II fra 2004 e 2005. Quel libro di Kasper che tocca vari punti spinosi e contestati e sembra davvero in linea col magistero di sempre della Chiesa e di papa Wojtyla. Per quanto riguarda l’accesso alla comunione sacramentale, Kasper sottolinea che non può essere per tutti: «non possiamo invitare tutti a riceverla». Non vi si può accedere in stato di peccato grave, ma solo quando – tramite la confessione – si è in grazia di Dio per «non mangiare e bere indegnamente il corpo e il sangue del Signore».

    Kasper aggiunge: «L’affermazione che l’unità e la comunione sono possibili soltanto nel segno della croce ne include un’altra, e cioè che l’eucaristia non è possibile senza il sacramento del perdono. La Chiesa antica era pienamente cosciente di questo nesso. Nella Chiesa antica la struttura visibile del sacramento della penitenza consisteva nella riammissione del peccatore alla comunione eucaristica. Communio, excommunicatio e reconciliatio costituivano tutt’uno. Dietrich Bonhoeffer, il teologo luterano giustiziato dai nazisti nel 1945, ha messo giustamente in guardia dalla grazia a buon mercato. “Grazia a buon mercato è sacramento in svendita, è la cena del Signore senza la remissione dei peccati, è l’assoluzione senza confessione personale”. La grazia a buon mercato è per Bonhoeffer la causa della decadenza della Chiesa».

    La «concezione superficiale» dell’eucaristia, spiegava Kasper, «disgiunta dalla croce e dal sacramento della penitenza conduce alla banalizzazione di tali aspetti e alla crisi dell’eucaristia quale quella a cui oggi assistiamo nella vita della Chiesa». Il cardinale tedesco arrivava a scrivere giustamente: «La crisi della concezione dell’eucaristia è il nucleo stesso della crisi della Chiesa odierna».

    Ognuno può facilmente valutare la contraddizione fra questo Kasper dell’altroieri e il Kasper di oggi. Gli «innovatori» del Sinodo, di cui egli è uno dei capifila, ovviamente non hanno il coraggio di mettere in discussione apertamente la dottrina, perché questo significherebbe mettere in soffitta il Vangelo stesso. Essi sostengono che non si tratta di cambiare la dottrina, ma solo la pastorale sull’accesso all’eucaristia.

    Ma nella Chiesa dogma e pastorale non possono assolutamente essere separate. La ragione teologica della loro unione indissolubile l’ha spiegata ancora una volta Joseph Ratzinger: «pastorale e dogma s’intrecciano in modo indissolubile: è la verità di Colui che è a un tempo “Logos” e “pastore”, come ha profondamente compreso la primitiva arte cristiana che raffigurava il Logos come pastore e nel pastore scorgeva il Verbo eterno, che è per l’uomo la vera indicazione della via».

    In sostanza Gesù Buon Pastore è anche il Logos, il Verbo eterno di Dio. Non è possibile separare la misericordia dalla verità.

    Ciò significa che non si può mutare l’accesso all’eucaristia per una categoria particolare di persone come i divorziati risposati (per i quali vale la legge che vale per tutti), ma vuol dire pure che verso di loro la Chiesa – come hanno ripetuto papa Wojtyla e Benedetto XVI – intende manifestare in mille altri modi la sua amorosa accoglienza di madre.

    © LIBERO (6 ottobre 2014)



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    I due sinodi, dentro le mura e fuori

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    latinitas

    Aprendo il sinodo sulla famiglia, Francesco ha chiesto ai padri sinodali di esprimersi con “parresìa”, con franchezza e in libertà, senza il timore che “il papa pensi qualcosa di diverso”.

    Ma questo era proprio ciò che era accaduto nei mesi precedenti, pro e contro le proposte del cardinale Walter Kasper, che si sapevano concordate col papa. Solo che, curiosamente, proprio Kasper e i suoi sostenitori si erano mostrati intolleranti alle critiche, tanto più se da parte di cardinali di primo piano.

    Questa è una delle tante contraddizioni comunicative di questo sinodo. Un’altra è data dal filtro informativo frapposto alla discussione in aula.

    Mentre nei sinodi precedenti due bollettini giornalieri in più lingue riportavano tutti gli interventi in aula, riassunti dai loro stessi autori, questa volta – a dispetto della conclamata trasparenza – sono forniti alla stampa solo i nomi degli intervenuti, mentre delle cose dette c’è solo il giornaliero resoconto orale di padre Federico Lombardi, accuratamente purgato da indicazioni su chi abbia detto che cosa. Anche “L’Osservatore Romano”, che nel riferire i primissimi interventi aveva scritto di ciascuno l’autore e il contenuto, è rientrato precipitosamente all’ordine, ripiegando su generici “pastoni”.

    L’effetto che si è immediatamente prodotto è uno sdoppiamento tra sinodo reale e sinodo virtuale, quest’ultimo costruito dai media con la sistematica enfatizzazione delle cose care allo spirito del tempo. Uno sdoppiamento che era già stato sperimentato con il Concilio Vaticano II, come messo a fuoco magistralmente da Benedetto XVI nell’ultimissimo suo incontro col clero di Roma, a dimissioni già annunciate:

    > La guerra dei due Concili: il vero e il falso

    Un’altra censura imposta quest’anno ai padri sinodali è il divieto di rendere pubblici i testi dei loro interventi, consegnati per iscritto, come richiesto, prima dello scorso 8 settembre. Il divieto è stato comunicato a voce, in apertura del sinodo, dal segretario generale dello stesso, il cardinale Lorenzo Baldisseri. Il motivo addotto è che, una volta consegnati, questi testi diventano di proprietà esclusiva del sinodo. Nei sinodi precedenti non era così. Non solo venivano regolarmente diramate le sintesi di ogni intervento, ma ciascun padre poteva renderne pubblico, se voleva, il testo integrale.

    Ciò non impedisce che ciascun padre sinodale, al di fuori dell’aula, possa dire ciò che vuole a chi crede, come già sta accadendo. La sala stampa della Santa Sede ha addirittura varato un suo blog a questo scopo. Ma, di nuovo, l’effetto è di sdoppiare il sinodo, quello tenuto in aula e quell’altro messo in opera fuori le mura.

    Infine, una novità di questo sinodo è che le relazioni prima e dopo la discussione, come pure il documento finale, non si tengono più in latino, come sempre in passato, ma in italiano, promosso da papa Francesco a lingua ufficiale.

    Dalla gran parte dei padri sinodali, poco ferrati nella lingua di Cicerone, questa novità è stata accolta con sollievo.

    Ma per il destino della lingua latina negli atti ufficiali della Chiesa, come pure nella liturgia, il futuro si fa ancor più cupo.

    I volenterosi che vogliono reagire a questa malasorte si sono dati un appuntamento a Roma il 7 e 8 novembre presso il “Pontificium Institutum Altioris Latinitatis” della Pontificia Università Salesiana.

    Lì converranno da tutto il mondo latinisti di chiarissima fama come Wilfried Stroh, Kurt Smolak, Andrea Sollena, Dirk Sacré, Luigi Miraglia, Antonio Bologna, Özseb Áron Tóth, Gerardo F. Guzmán Ramírez, Mauro Pisini, Miran Sajovic, Daniel Gallagher, Roberto Spataro. Tutti per dissertare, naturalmente in latino, sul rilancio degli studi della latinità.

    Il convegno è promosso nel cinquantesimo anniversario della fondazione del “Pontificium Institutum Altioris Latinitatis” da parte di papa Paolo VI, prossimo beato, grande cultore della latinità e della “humanitas”.

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    NOTA BENE !

    Il blog “Settimo cielo” fa da corredo al sito “www.chiesa”, curato anch’esso da Sandro Magister, che offre a un pubblico internazionale notizie, analisi e documenti sulla Chiesa cattolica, in italiano, inglese, francese e spagnolo.

    Gli ultimi tre servizi di “www.chiesa”:

    4.10.2014
    > Seconde nozze a Venezia per “La Civiltà Cattolica”
    A sostegno delle tesi del cardinale Kasper, la rivista con l’imprimatur papale rispolvera una concessione fatta dal Concilio di Trento ai cattolici delle isole greche sotto dominio veneziano, alcuni dei quali si risposavano con rito ortodosso

    2.10.2014
    > Il vescovo destituito in Paraguay. La parola alla difesa
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    “La Civiltà Cattolica” va a nozze col Concilio di Trento. Ma tra gli storici volano schiaffi

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    venezia

    Luca Pignataro, 41 anni, dottore di ricerca in storia moderna e contemporanea e autore di saggi su “Nuova Storia Contemporanea”, “Nuova Rivista Storica”, “Rivista di Studi bizantini e neoellenici”, “Nova Historica” e altre riviste qualificate, le isole greche le conosce bene.

    La sua tesi di dottorato, poi diventata un doppio volume edito da Solfanelli e premiato dalla Fondazione Giovanni Spadolini-Nuova Antologia, è dedicata proprio al Dodecaneso, le isole dell’Egeo sotto dominio italiano dal 1912 al 1947. E nel luglio scorso ha partecipato a un convegno internazionale per l’anniversario della deportazione degli ebrei di Rodi e Kos, su invito della locale comunità israelitica.

    Per questo aveva frecce al suo arco per reagire all’articolo pubblicato sull’ultimo numero de “La Civiltà Cattolica” dal gesuita Giancarlo Pani, professore di storia della Chiesa all’Università “La Sapienza” di Roma, di cui www.chiesa ha dato ampia notizia:

    > Seconde nozze a Venezia per “La Civiltà Cattolica”

    L’articolo fa leva su una concessione fatta dal Concilio di Trento ai sudditi delle isole greche sotto il dominio di Venezia, riguardo alle seconde nozze, per farne un esempio di “misericordia” e di “ecumenismo” che il corrente sinodo sulla famiglia dovrebbe replicare ed estendere all’intera Chiesa cattolica.

    Ma quanto regge al vaglio storico un articolo così marcatamente “a tesi”, pubblicato alla vigilia del sinodo dalla rivista dei gesuiti di Roma stampata con il controllo e l’autorizzazione previa delle autorità vaticane?

    Ecco che cosa ha scritto Luca Pignataro a padre Pani, l’autore dell’articolo de “La Civiltà Cattolica”:

    *

    STRUMENTALIZZAZIONE DELLA STORIA

    Gli abitanti delle isole greche sotto dominio veneziano erano in parte cattolici di rito latino, in parte ortodossi. Questi ultimi si ritrovavano senza vescovi (o meglio “metropoliti”), perché Venezia non ne permetteva la nomina da parte del patriarca di Costantinopoli, insediando al loro posto vescovi latini.

    Il clero e il popolo, però, rimanevano giocoforza greco-ortodossi. Il potere politico veneziano aveva la necessità di evitare che essi si ribellassero.

    Da ciò la richiesta di cui si parla nell’articolo, richiesta che dunque non ha nulla a che vedere con l’attualità occidentale odierna (dovuta alla massiccia e tutt’altro che “naturale” o “inevitabile” scristianizzazione) e nemmeno con l’”ecumenismo”, bensì era dovuta puramente a motivi politici contingenti.

    Altrimenti tanto varrebbe dire che i vescovi possono essere nominati dal potere politico, dato che nei Paesi ortodossi era ed è consuetudine la commistione fra potere politico ed ecclesiastico e in passato anche nei Paesi cattolici è stato fatto.

    In generale, la strumentalizzazione della Storia a scopi contingenti del presente è una prassi che, benché largamente praticata da chi la Storia la conosce poco, cozza tremendamente sia con la metodologia storiografica sia con il rispetto dovuto all’individualità e alla singolarità dei casi umani e delle persone.

    Non è la prima volta che “La Civiltà Cattolica” denigra coloro che guardano con occhio critico la realtà contemporanea e i suoi miti. Resta da dimostrare che siano gli altri nel torto.

    I “segni dei tempi” erano, per Gesù Cristo, i segni della crisi che preludeva all’avvento del Cristo Salvatore (venuto a “fare nuove tutte le cose” e a liberare il cuore dell’uomo dalla durezza e dal peccato, non a consacrare l’esistente). Si tratta dunque di una espressione con connotazione negativa (i segni dei tempi indicano ciò che non va, non ciò che bisogna seguire), non certo positiva, come invece la si è voluta spacciare negli ultimi cinquant’anni, forse confondendola con le “magnifiche sorti e progressive” a cui troppi “intellettuali” ancora credono.

    Grazie a Dio, dalla Storia si può anche evadere: se n’era accorto anche un non credente come Eugenio Montale. Ma evidentemente a “La Civiltà Cattolica” non l’hanno mai letto né hanno letto tutte le opere di Leopardi, altrimenti non cadrebbero in queste goffe forme di storicismo anacronistico intinto nell’acqua santa.

    *

    POST SCRIPTUM – Su “Il Foglio” del 7 ottobre anche il professor Roberto de Mattei ha reagito criticamente all’articolo de “La Civiltà Cattolica”:

    > Una puntuta risposta al gesuita casuidico





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    [Modificato da Caterina63 08/10/2014 23:30]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)