(24 gennaio 2015)
Un anno fa, sul tema dell’omogenitorialità, era intervenuta la Società Italiana di Pediatria, tramite il suo presidente Giovanni Corsello, affermando: «Ciò che risulta rischioso e inutile è un dibattito teso a promuovere situazioni simili come assolutamente fisiologiche. Non si può infatti negare, sulla base di evidenze scientifiche e ragionamenti clinici, che una famiglia costituita da due genitori dello stesso genere può costituire un fattore di rischio di disagio durante l’infanzia e l’adolescenza, quando il confronto con i coetanei e le relative ricadute psicologiche, diventano elemento decisivo sul piano relazionale. Non si possono considerare legittimi i diritti di una coppia di genitori senza contemporaneamente valutare contestualmente e nella loro interezza e globalità i diritti dei figli».
Lo ha fatto in modo più approfondito anche un’altra associazione di pediatri, la Società Italiana Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS), intervenendo nell’ultimo numero della sua rivista, risalente a qualche mese fa. L’articolo è intitolato“Minori affidati ad omosessuali: il punto della ricerca” ed è un approfondimento molto utile -certamente inspirato dalle pubblicazioni apparse su questo sito (chi ci segue da tempo lo potrà certamente verificare) e dal nostro apposito dossier-, da parte di una autorevole fonte, esperta di salute dei bambini. La sintesi scandisce ottimi argomenti contro l’affidamento dei bambini a coppie prive di complementarietà sessuale, giustificati dai risultati scientifici e sociologici. Risultati spessoosteggiati e, in diversi casi, anche censurati dai media e dall’associazionismo omosessuale.
Gli autori citano la corrente delle associazioni scientifiche “favorevoli” alle adozioni gay, influenzate dalla posizione dell’American Psychological Association (APA). Si ricorda, tuttavia, la scarsa obiettività dell’APA su tale questione e le molte critiche ricevute dai precedenti presidenti per “correttezza politica” e scarsità di risultati nella letteratura scientifica su cui basare questo favorevole giudizio. Senza contare che i pochi studi che parlano di “nessuna differenza” tra i bambini cresciuti con coppie aperte alla differenza sessuale e coppie prive di tale apertura, sono stati confutati dalla ricerca di Loren Marks della Louisiana State University, la quale ha rilevato in essi mancanza di campionamento omogeneo, di gruppi di confronto, di inadeguatezza del gruppo di confronto, di presenza di dati contraddittori, mostrano portata limitata degli esiti dei bambini studiati, scarsità di dati sul lungo termine e mancanza di potenza statistica. La conclusione del prof. Loren Marks è che «le forti affermazioni dell’APA non sono empiricamente giustificate».
Nell’articolo della SIPPS vengono citati gli studi più recenti, compreso quello di Mark Regnerus che per settimane ha scatenato le ire degli attivisti Lgbt. La Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale ha concluso così: «Se la ricerca è solo all’inizio e deve, pertanto, continuare ad analizzare la realtà dei minori cresciuti con genitori omosessuali la storia umana è plurimillenaria e vede il minore crescere armoniosamente con la figura materna e paterna che lo generano o, in loro assenza, con due figure genitoriali (maschile e femminile) complementari. Pertanto, la comunità professionale e scientifica, nonché la stessa società, hanno il dovere di rimanere saldamente ancorate alla verità antropologica sull’uomo, alla sua storia, alle risultanze delle ricerche scientifiche non svincolate da un paradigma etico che dà senso all’agire umano».
Se pensiamo che per qualcuno affermare che «i bambini devono avere come riferimento una mamma e un papà» sono «idee bigotte» e «nessuno studio serio ha mai dimostrato che i bambini necessitino di questo requisito per crescere sani e felici», e che tali amenità sono piuttosto diffuse, ecco che risultano ancora più importanti le prese di posizione della SIPPS, così come quelle di tanti altri ricercatori.
Come ha spiegato Papa Francesco, «occorre ribadire il diritto dei bambini a crescere in una famiglia, con un papà e una mamma capaci di creare un ambiente idoneo al suo sviluppo e alla sua maturazione affettiva. Continuando a maturare nella relazione, nel confronto con ciò che è la mascolinità e la femminilità di un padre e di una madre, e così preparando la maturità affettiva». (Fonte UCCR)
“Il matrimonio è il fondamento di una società giusta e stabile. Eppure, nel nostro tempo questa istituzione è stata gravemente indebolita dalla rivoluzione sessuale e dai danni che questa ha causato al matrimonio e alla famiglia: diffusione del divorzio, drammatico aumento delle nascite fuori dal matrimonio, l’accettazione del sesso prematrimoniale e delle convivenze, e una mentalità contraccettiva che insiste sul fatto che il sesso ha un rapporto arbitrario con la procreazione”.
E’ l’analisi che si trova in un manifesto pubblicato dalla rivista First Thing e promosso dal gruppo Evangelicals and Catholics togheter, sottoscritto da numerosi e importanti personalità, tra cui George Weigel, Russel Reno, Juan Diego Brunetta OP, Ryan Anderson, Francis J. Beckwith, Robert P. George, l’arcivescovo anglicano Foley Beach, il vescovo cattolico di Ottawa mons. Prendergast e molti altri.
Il titolo della dichiarazione è chiaro: “I due saranno una carne sola: il recupero del matrimonio”, con l’obiettivo di “chiarire e recuperare la verità” sul tema. Si dicono tutti d’accordo sul fatto che il matrimonio è un unione stabile, basata sulla complementarità di maschio e femmina. “Troppi si sono accomodati allo spirito del nostro tempo”, dicono, ma “non ci può essere alcun compromesso sul matrimonio”.
Dopo aver ribadito l’importanza fondamentale della mascolinità e della femminilità si pone l’accento sul fatto che “i nostri atti sessuali hanno dimensioni spirituali e morali” e non possono essere “ridotti” ad un mero fatto “fisico e biologico”. Quindi, “l’unione sessuale deve essere affrontata con rispetto, riconoscendo il potenziale intrinseco per una nuova vita”.
“Insieme confessiamo, scrivono i firmatari, che il matrimonio è stato originariamente ordinato da Dio per essere indissolubile”.
Chiara è anche la posizione contro il riconoscimento civile di unioni tra persone dello stesso sesso. Così facendo, a loro giudizio, si effettua una vera e propria “alchimia, non solo per l’istituzione, ma sulla stessa natura umana”.
“Invece di accettare il dono di Dio, cerchiamo di dominare (e anche modificare) la natura, di costruire le nostre verità morali. Il risultato è un ingannevole pseudo-libertà che degrada la nostra umanità”. Lo Stato che legifera e riconosce le unioni civili e ancor più arriva ad approvare le teorie del gender fino a cancellare la parola padre e madre compie una vera e propria “rivoluzione”. Al punto che “la famiglia diventa una creazione dello Stato, e dove la famiglie è una creazione dello Stato i bambini diventano, in importanti aspetti giuridici, di proprietà dello Stato”. Così, scrivono, si dimentica una verità fondamentale, e cioè che “i bambini sono un dono, non un diritto”.
Inoltre viene respinta con forza anche l’idea che “la realizzazione umana richiede la soddisfazione del desiderio sessuale”, un’idea che “è diffusa e influenza persino le nostre chiese in molti modi”. A questo proposito si dice che “la presenza di uomini e donne che vivono nel celibato” offrono un servizio speciale “alla Chiesa e al mondo”.