00 04/04/2014 20:49
  ricordiamo che le omelie passate le trovate qui: Omelie del Papa nella Messa delle 7 del mattino a Santa Marta (2)






Il Papa: chi ha potere cerca di silenziare i profeti, ma lo Spirito non si può ingabbiare



Quando si annuncia il Vangelo si va incontro alle persecuzioni. E’ quanto affermato da Papa Francesco nella Messa di stamani 4 aprile 2014 a Casa Santa Marta. Il Pontefice ha ribadito che oggi ci sono più martiri che nei primi tempi della Chiesa ed ha esortato i fedeli a non avere paura di incomprensioni e persecuzioni. Il servizio diAlessandro GisottiRealAudioMP3 

Il cuore degli empi che si allontanano da Dio vogliono impadronirsi della religione. Papa Francesco ha sviluppato la sua omelia partendo dal brano del Libro della Sapienza, nella prima Lettura. Quindi, ha osservato che i nemici di Gesù gli tendono delle insidie, lavorano “di calunnie, gli tolgono la fama”. E’ come se preparassero “il brodo per distruggere il Giusto”. E questo perché si oppone alle loro azioni, “rimprovera le colpe contro le leggi”, gli “rinfaccia le trasgressioni contro l’educazione ricevuta”. In tutta la storia della salvezza, ha poi osservato, “i profeti sono stati perseguitati” e Gesù stesso lo dice ai farisei. Sempre “nella storia della salvezza, nel tempo di Israele, anche nella Chiesa – ha ribadito – i profeti sono stati perseguitati”. Perseguitati perché i profeti dicono: “Voi avete sbagliato strada! Tornate alla strada di Dio!”. E questo, ha constatato, “alle persone che hanno il potere di quella strada sbagliata non fa piacere”. 

“Il Vangelo di oggi è chiaro, no? Gesù si nascondeva, in questi ultimi giorni, perché ancora non era arrivata la sua ora; ma Lui conosceva quale sarebbe stato il suo fine, come sarebbe stato il suo fine. E Gesù è perseguitato dall’inizio: ricordiamo quando all’inizio della sua predicazione torna al suo paese, va alla sinagoga e predica; subito, dopo una grande ammirazione, incominciano: Ma questo noi sappiamo di dove è. Questo è uno di noi. Ma con che autorità viene a insegnarci? Dove ha studiato?’. Lo squalificano! E’ lo stesso discorso, no? ‘Ma costui sappiamo di dove è! Il Cristo, invece, quando verrà nessuno saprà di dove sia!’. Squalificare il Signore, squalificare il profeta per togliere l’autorità!” 

Lo squalificano, ha aggiunto, “perché Gesù usciva e faceva uscire da quell’ambiente religioso chiuso, da quella gabbia”. Il profeta, ha ribadito, “lotta contro le persone che ingabbiano lo Spirito Santo. E per questo è perseguitato: sempre!” I profeti, è stata la sua riflessione, “sono tutti perseguitati o non compresi, lasciati da parte. Non gli danno posto!” Questa situazione, ha aggiunto, non è finita “con la morte e resurrezione di Gesù: è continuato nella Chiesa! Perseguitati da fuori e perseguitati da dentro!”. Quando noi leggiamo la vita dei Santi, ha detto Papa Francesco, “quante incomprensioni, quante persecuzioni hanno subito i Santi”, “perché erano profeti”:

“Anche tanti pensatori nella Chiesa sono stati perseguitati. Io penso ad uno, adesso, in questo momento, non tanto lontano da noi, un uomo di buona volontà, un profeta davvero, che con i suoi libri rimproverava la Chiesa di allontanarsi dalla strada del Signore. Subito è stato chiamato, i suoi libri sono andati all’indice, gli hanno tolto le cattedre e quest’uomo così finisce la sua vita: non tanto tempo fa. E’ passato il tempo ed oggi è beato! Ma come ieri era un eretico e oggi è un beato? E’ che ieri quelli che avevano il potere volevano silenziarlo, perché non piaceva quello che diceva. Oggi la Chiesa, che grazie a Dio sa pentirsi, dice: ‘No, quest’uomo è buono!’. Di più, è sulla strada della santità: è un beato!

“Tutte le persone che lo Spirito Santo sceglie per dire la verità al Popolo di Dio – ha soggiunto – soffrono persecuzioni”. E Gesù “è proprio il modello, l’icona”. Il Signore ha preso su di Lui “tutte le persecuzioni del suo Popolo”. E ancora oggi, ha rilevato con amarezza, “i cristiani sono perseguitati”. “Oso dire – ha aggiunto – che forse ci sono tanti o più martiri adesso che nei primi tempi”, “perché a questa società mondana, a questa società un po’ tranquilla, che non vuole i problemi, dicono la verità, annunziano Gesù Cristo”:

“Ma c’è la pena di morte o il carcere per avere il Vangelo a casa, per insegnare il Catechismo, oggi, in alcune parti! Mi diceva un cattolico di questi Paesi che loro non possono pregare insieme. E’ vietato! Soltanto si può pregare soli e nascosti. Ma loro vogliono celebrare l’Eucaristia e come fanno? Fanno una festa di compleanno, fanno finta di celebrare il compleanno e lì fanno l’Eucaristia, prima della festa. E- è successo! - quando vedono che arrivano i poliziotti, subito nascondono tutto e ‘Felicità, felicità. Tanti auguri!’ e continuano con la festa. Poi, quando se ne vanno, finiscono l’Eucaristia. Così devono fare, perché è vietato pregare insieme. Oggi!”.

E questa storia di persecuzioni, ha rimarcato, “è il cammino del Signore, è il cammino di quelli che seguono il Signore”. Ma, ha aggiunto, “finisce, alla fine, sempre come il Signore: con una Resurrezione, ma passando per la Croce!” Francesco ha, quindi, rivolto il pensiero a padre Matteo Ricci, evangelizzatore della Cina, che “non è stato compreso, non è stato capito. Ma lui ha obbedito come Gesù!” Sempre, ha detto ancora, “ci saranno le persecuzioni, le incomprensioni! Ma Gesù è il Signore e questa è la sfida e la Croce della nostra fede!”. Che il Signore, ha concluso il Papa, “ci dia la grazia di andare per la sua strada e se accade anche con la croce delle persecuzioni”.






Il Papa: il cristianesimo non è per essere educati, la Croce non è un ornamento



“Non esiste un cristianesimo senza Croce”. E’ quanto affermato da Papa Francesco nella Messa di stamani 8 aprile a Casa Santa Marta. Il Pontefice ha sottolineato che “non c’è possibilità di uscire da soli dal nostro peccato” e ha ribadito che la Croce non è un ornamento da mettere sull’altare, ma il mistero dell’amore di Dio. Il servizio di Alessandro Gisotti:RealAudioMP3 

In cammino nel deserto, il popolo mormorava contro Dio e contro Mosè. Ma quando il Signore mandò dei serpenti, il popolo ammise il suo peccato e chiese un segno di salvezza. Papa Francesco ha preso spunto dalla Prima lettura, tratta dal Libro dei Numeri, per riflettere sulla morte nel peccato. E subito ha notato che Gesù, nel Vangelo odierno, mette in guardia i farisei dicendo loro: “Morirete nel vostro peccato”:

“Non c’è possibilità di uscire da soli dal nostro peccato. Non c’è possibilità. Questi dottori della legge, queste persone che insegnavano la legge, non avevano un’idea chiara su questo. Credevano, sì, nel perdono di Dio, ma si sentivano forti, sufficienti, sapevano tutto. E alla fine avevano fatto della religione, dell’adorazione a Dio, una cultura con i valori, le riflessioni, certi comandamenti di condotta per essere educati, e pensavano, sì, che il Signore può perdonare, lo sapevano, ma (era) troppo lontano tutto questo”. 

Il Signore nel deserto, ha poi rammentato, comanda a Mosè di fare un serpente e metterlo su un’asta e chi sarà morso dai serpenti e lo guarderà resterà in vita. Ma cos’è il serpente, si è chiesto il Papa? “Il serpente è il segno del peccato”, come già vediamo nel Libro della Genesi quando “è stato il serpente a sedurre Eva, a proporle il peccato”. E Dio, ha proseguito, manda a innalzare il “peccato come bandiera di vittoria”. Questo, ha detto Francesco, “non si capisce bene se non capiamo quello che Gesù ci dice nel Vangelo”. Gesù dice ai Giudei: “Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, adesso conoscerete che io sono”. Nel deserto, ha detto, è stato dunque innalzato il peccato, “ma è un peccato che cerca salvezza, perché guarisce lì”. A essere innalzato, ha sottolineato, è il Figlio dell’uomo, il vero Salvatore, Gesù Cristo: 

“Il cristianesimo non è una dottrina filosofica, non è un programma di vita per sopravvivere, per essere educati, per fare la pace. Queste sono conseguenze. Il cristianesimo è una persona, una persona innalzata sulla Croce, una persona che annientò se stessa per salvarci; si è fatta peccato. E così come nel deserto è stato innalzato il peccato, qui è stato innalzato Dio, fatto uomo e fatto peccato per noi. E tutti i nostri peccati erano lì. Non si capisce il cristianesimo senza capire questa umiliazione profonda del Figlio di Dio, che umiliò se stesso facendosi servo fino alla morte e morte di Croce, per servire”. 

E per questo l’Apostolo Paolo, ha proseguito, “quando parla di che cosa si gloria lui - anche possiamo dire di che cosa ci gloriamo noi” - dice: “Dei nostri peccati”. Noi, ha osservato il Papa, “non abbiamo altre cose di cui gloriarci, questa è la nostra miseria”. Ma, ha aggiunto, “da parte della misericordia di Dio, noi ci gloriamo in Cristo crocifisso”. E per questo, ha rimarcato, “non esiste un cristianesimo senza Croce e non esiste una Croce senza Gesù Cristo”. Il cuore della salvezza di Dio, ha detto ancora, “è il suo Figlio, che prese su di Lui tutti i nostri peccati, le nostre superbie, le nostre sicurezze, le nostre vanità, le nostre voglie di diventare come Dio”. Per questo, ha ammonito, “un cristiano che non sa gloriarsi in Cristo crocifisso non ha capito cosa significa essere cristiano”. Le nostre piaghe, ha soggiunto, “quelle che lascia il peccato in noi, soltanto si guariscono con le piaghe del Signore, con le piaghe di Dio fatto uomo, umiliato, annientato”. “Questo – ha affermato Papa Francesco – è il mistero della Croce”: 

“Non è un ornamento, che noi dobbiamo mettere sempre nelle chiese, sull’altare, lì. Non è un simbolo che ci distingue dagli altri. La Croce è il mistero, il mistero dell’amore di Dio, che umilia se stesso, si fa ‘niente’, si fa peccato. Dove è il tuo peccato? ‘Ma non so, ne ho tanti qui’. No, il tuo peccato è lì, nella Croce. Vai a cercarlo lì, nelle piaghe del Signore, e il tuo peccato sarà guarito, le tue piaghe saranno guarite, il tuo peccato sarà perdonato. Il perdono che ci dà Dio non è cancellare un conto che noi abbiamo con Lui: il perdono che ci dà Dio sono le piaghe del suo Figlio sulla Croce, innalzato sulla Croce. Che Lui ci attiri verso di Lui e che noi ci lasciamo guarire”.





Papa Francesco: la dittatura del pensiero unico uccide la libertà dei popoli e delle coscienze



“Anche oggi c’è la dittatura del pensiero unico” che uccide “la libertà dei popoli, la libertà della gente, la libertà delle coscienze”: occorre “vigilare e pregare”. E’ quanto ha detto il Papa nella Messa presieduta a Santa Marta in questo giovedì 10 aprile - di Quaresima che precede la Domenica delle Palme. Il servizio di Sergio Centofanti:RealAudioMP3 

Dio promette ad Abramo che diventerà padre di una moltitudine di nazioni, ma lui e la sua discendenza dovranno osservare l’alleanza con il Signore. L’omelia di Papa Francesco prende lo spunto dalla prima lettura del giorno per spiegare la chiusura dei farisei al messaggio di Gesù: il loro sbaglio – rileva - è stato quello di “staccare i comandamenti dal cuore di Dio”. Pensavano che tutto si risolvesse nell’osservare i comandamenti, ma questi – ha sottolineato il Papa – “non sono una legge fredda”, perché nascono da un rapporto di amore e sono “delle indicazioni” che ci aiutano a non sbagliare nel nostro cammino per incontrare Gesù. Così, i farisei chiudono il cuore e la mente “ad ogni novità”, non capiscono “la strada della speranza”. “E’ il dramma del cuore chiuso, il dramma della mente chiusa – afferma il Papa - e quando il cuore è chiuso, questo cuore chiude la mente, e quando cuore e mente sono chiusi non c’è posto per Dio”, ma soltanto per ciò che noi crediamo si debba fare. Invece, “i comandamenti portano una promessa e i profeti svegliano questa promessa”. Quanti hanno cuore e mente chiusi non riescono ad accogliere il “messaggio di novità” portato da Gesù, che “è quello che era stato promesso dalla fedeltà di Dio e dai profeti. Ma loro non capiscono”: 

“E’ un pensiero chiuso che non è aperto al dialogo, alla possibilità che ci sia un’altra cosa, alla possibilità che Dio ci parli, ci dica com’è il suo cammino, come ha fatto con i profeti. Questa gente non aveva ascoltato i profeti e non ascoltava Gesù. E’ qualcosa di più che una semplice testardaggine. No, è di più: è l’idolatria del proprio pensiero. ‘Io la penso così, questo deve essere così e niente di più’. Questa gente aveva un pensiero unico e volevano imporre questo pensiero al popolo di Dio, per questo Gesù li rimprovera: ‘Voi caricate sulle spalle del popolo tanti comandamenti e voi non li toccate con un dito’”. 

Gesù “rimprovera la loro incoerenza”. “La teologia di questa gente – osserva il Papa - diviene schiava di questo schema, di questo schema di pensiero: il pensiero unico”:

“Non c’è possibilità di dialogo, non c’è possibilità di aprirsi alle novità che Dio porta con i profeti. Hanno ucciso i profeti, questa gente; chiudono la porta alla promessa di Dio. E quando nella storia dell’umanità viene questo fenomeno del pensiero unico, quante disgrazie. Il secolo scorso abbiamo visto tutti noi le dittature del pensiero unico, che hanno finito per uccidere tanta gente, ma nel momento in cui loro si sentivano padroni non si poteva pensare altrimenti. Si pensa così”.

Ma “anche oggi – ha proseguito il Papa - c’è l’idolatria del pensiero unico”: 

“Oggi si deve pensare così e se tu non pensi così, non sei moderno, non sei aperto o peggio. Tante volte dicono alcuni governanti: ‘Ma, io chiedo un aiuto, un aiuto finanziario per questo’, ‘Ma se tu vuoi questo aiuto, devi pensare così e devi fare questa legge, quell’altra, quell’altra...’ Anche oggi c’è la dittatura del pensiero unico e questa dittatura è la stessa di questa gente: prende le pietre per lapidare la libertà dei popoli, la libertà della gente, la libertà delle coscienze, il rapporto della gente con Dio. Ed oggi Gesù è crocifisso un’altra volta”.

L’esortazione del Signore “di fronte a questa dittatura – conclude il Papa - è lo stesso sempre: vigilare e pregare; non essere sciocchi, non comprare” cose “che non servono ed essere umili e pregare, perché il Signore sempre ci dia la libertà del cuore aperto, per ricevere la sua Parola che è promessa e gioia e alleanza! E con questa alleanza andare avanti”.









 giornata forte questa dell'11 aprile di Papa Francesco che l'ha iniziata ricordando l'esistenza e l'opera del Demonio.... per poi fare due incontri ufficiali in difesa della vita e contro l'operazione Gender....


Il Papa: il diavolo c’è anche nel XXI secolo, impariamo dal Vangelo come combatterlo



Impariamo dal Vangelo a lottare contro le tentazioni del demonio. E’ quanto affermato da Papa Francesco nella Messa mattutina 11 aprile a Casa Santa Marta. Il Pontefice ha sottolineato che tutti siamo tentati, perché il diavolo non vuole la nostra santità. Ed ha ribadito che la vita cristiana è proprio una lotta contro il male. Il servizio di Alessandro Gisotti:RealAudioMP3 

“La vita di Gesù è stata una lotta. Lui è venuto a vincere il male, a vincere il principe di questo mondo, a vincere il demonio”. Papa Francesco ha esordito così nella sua omelia, tutta dedicata alla lotta contro il demonio. Una lotta, ha detto, che deve affrontare ogni cristiano. Il demonio, ha sottolineato, “ha tentato Gesù tante volte, e Gesù ha sentito nella sua vita le tentazioni” come “anche le persecuzioni”. Ed ha avvertito che noi cristiani, “che vogliamo seguire Gesù”, “dobbiamo conoscere bene questa verità”: 

“Anche noi siamo tentati, anche noi siamo oggetto dell’attacco del demonio, perché lo spirito del Male non vuole la nostra santità, non vuole la testimonianza cristiana, non vuole che noi siamo discepoli di Gesù. E come fa lo spirito del Male per allontanarci dalla strada di Gesù con la sua tentazione? La tentazione del demonio ha tre caratteristiche e noi dobbiamo conoscerle per non cadere nelle trappole. Come fa il demonio per allontanarci dalla strada di Gesù? La tentazione incomincia lievemente, ma cresce: sempre cresce. Secondo, cresce e contagia un altro, si trasmette ad un altro, cerca di essere comunitaria. E alla fine, per tranquillizzare l’anima, si giustifica. Cresce, contagia e si giustifica”. 

La prima tentazione di Gesù, ha osservato, “quasi sembra una seduzione”: il diavolo dice a Gesù di buttarsi dal Tempio e così, sostiene il tentatore, “tutti diranno: ‘Ecco il Messia!’”. E’ lo stesso che ha fatto con Adamo ed Eva: “E’ la seduzione”. Il diavolo, ha detto il Papa, “quasi parla come se fosse un maestro spirituale”. E “quando viene respinta”, allora “cresce: cresce e torna più forte”. Gesù, ha rammentato il Papa, “lo dice nel Vangelo di Luca: quando il demonio è respinto, gira e cerca alcuni compagni e con questa banda, torna”. Dunque “cresce anche coinvolgendo altri”. Così è “successo con Gesù”, “il demonio coinvolge” i suoi nemici. E quello che “sembrava un filo d’acqua, un piccolo filo d’acqua, tranquillo – ha ammonito Francesco – diviene una marea”. La tentazione “cresce, e contagia. E alla fine, si giustifica”. Il Papa ha ricordato che quando Gesù predica nella Sinagoga, subito i suoi nemici lo sminuiscono, dicendo: “Ma, questo è il figlio di Giuseppe, il falegname, il figlio di Maria! Mai andato all’università! Ma con che autorità parla? Non ha studiato!”. La tentazione, ha detto, “ha coinvolto tutti, contro Gesù”. E il punto più alto, “più forte della giustificazione - ha rilevato il Papa - è quello del sacerdote”, quando dice: “Non sapete che è meglio che un uomo muoia” per salvare “il popolo?”: 

“Abbiamo una tentazione che cresce: cresce e contagia gli altri. Pensiamo ad una chiacchiera, per esempio: io ho un po’ di invidia per quella persona, per l’altra, e prima ho l’invidia dentro, solo, e bisogna condividerla e va da un’altra persona e dice: ‘Ma tu hai visto quella persona?’ … e cerca di crescere e contagia un altro e un altro … Ma questo è il meccanismo delle chiacchiere e tutti noi siamo stati tentati di fare chiacchiere! Forse qualcuno di voi no, se è santo, ma anche io sono stato tentato di chiacchierare! E’ una tentazione quotidiana, quella. Ma incomincia così, soavemente, come il filo d’acqua. Cresce per contagio e alla fine si giustifica”. 

Stiamo attenti, ha detto ancora il Pontefice, “quando, nel nostro cuore, sentiamo qualcosa che finirà per distruggere” le persone. “Stiamo attenti – ha rimarcato – perché se non fermiamo a tempo quel filo d’acqua, quando crescerà e contagerà sarà una marea tale che soltanto ci porterà a giustificarci male, come si sono giustificate queste persone”, affermando che “è meglio che muoia un uomo per il popolo”: 

“Tutti siamo tentati, perché la legge della vita spirituale, la nostra vita cristiana, è una lotta: una lotta. Perché il principe di questo mondo – il diavolo – non vuole la nostra santità, non vuole che noi seguiamo Cristo. Qualcuno di voi, forse, non so, può dire: ‘Ma, Padre, che antico è lei: parlare del diavolo nel secolo XXI!’. Ma, guardate che il diavolo c’è! Il diavolo c’è. Anche nel secolo XXI! E non dobbiamo essere ingenui, eh? Dobbiamo imparare dal Vangelo come si fa la lotta contro di lui”.


 

[Modificato da Caterina63 12/04/2014 08:44]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)