00 15/04/2015 13:51
 Cara catechista,

recentemente ho letto in un social network diversi commenti critici sulla bolla d’indizione del Giubileo straordinario del prossimo anno. In particolare viene criticata questa frase: «Non è l’osservanza della legge che salva, ma la fede in Gesù Cristo, che con la sua morte e resurrezione porta la salvezza con la misericordia che giustifica». Papa Francesco citava e spiegava San Paolo, eppure qualche commentatore ha storto il naso. Uno, in particolare, ha scritto: “Nell’anno della misericordia moriremo filo-luterani”. Tu che ne pensi?

E vorrei farti un'altra domanda: il Papa ha detto che invierà dei sacerdoti "missionari della misericordia" con autorità papale di rimettere quei peccati che solo la Santa Sede può rimettere e quindi sollecita i vescovi per accoglierli. La mia domanda è questa: ma i sacerdoti non sono già ministri della misericordia? e i vescovi, nelle loro diocesi, non hanno già l'autorità di rimettere peccati particolari? cosa intende dire il Papa? In definitiva poi, non sono tutti i Giubilei misericordia del Signore? ha un senso chiamarlo della misericordia?

Emilio L.

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Caro Emilio, ringraziandoti per la domanda, ciò che "penso io" è irrilevante quando, per onestà nei confronti di chi ha scritto il testo, rilevante è il contesto integrale del testo (vedi qui) e le intenzioni dello stesso.

Perciò quella frase deve tenere conto anche di altre parti del discorso del Papa quando, per esempio, dice subito dopo la frase da te segnalata e chiaramente:

"Dio va oltre la giustizia con la misericordia e il perdono. Ciò non significa svalutare la giustizia o renderla superflua, al contrario. Chi sbaglia dovrà scontare la pena. Solo che questo non è il fine, ma l’inizio della conversione, perché si sperimenta la tenerezza del perdono. Dio non rifiuta la giustizia."

La chiave di lettura della frase è legata a quel cambiamento che la dottrina cristiana porta nell'immediato degli eventi nei confronti della legge ebraica, la legge di Mosè che i farisei usavano spietatamente, schiacciando ed opprimendo il popolo, basti ricordare la scena dell'adultera e l'atteggiamento innovativo di Gesù.

In sostanza ci troviamo davanti alla stessa situazione riportata in Atti 15 quando, nel cosiddetto concilio di Gerusalemme o sinodo di Gerusalemme, gli Apostoli risolvono il dilemma della circoncisione.

Come ben sappiamo in un primo periodo convivono, non senza problema teologici, il giudaismo-cristiano. Uno di questi problemi era la legge mosaica la quale imponeva la circoncisione ai pagani che si convertivano al Cristo, gli Apostoli sostengono così che non è più necessaria e che il Battesimo sostituisce la circoncisione.

In tal senso è "la fede in Cristo", quel rivestirsi di Cristo mediante il Battesimo che salva, non la circoncisione. Ci troviamo di fronte al primo e autentico, fondamentale, compimento della Legge in Cristo e tipico di tutte le catechesi di Paolo: in Cristo siamo liberati dalle leggi nel senso che chi appartiene al Cristo - naturalmente pienamente e con tutto ciò che questo comporta - non ne ha più bisogno perchè "vive di Cristo". In tale contesto si inserirà, infatti, la Confessione per la rimessione dei peccati e non più, per esempio, i tribunali fatti dai farisei che usavano la legge per schiacciare e sottomettere la gente.

E' vero che la frase - praticamente simile - la troviamo in Lutero laddove sviluppa i tre Sola e dunque la sola fede in Cristo e che le opere non salvano, ma il testo della Bolla papale non sta affermando questo, anzi.

Lutero usa le parole di Paolo diversamente e agisce diversamente: usa la "fede in Cristo che salva" di San Paolo per negare - delle opere - quelle virtù che portano la Chiesa a concedere le famose indulgenze.

Qui il testo dice esattamente il contrario anche quando il Papa specifica:

"Non sarà inutile in questo contesto richiamare al rapporto tra giustizia e misericordia. Non sono due aspetti in contrasto tra di loro, ma due dimensioni di un’unica realtà che si sviluppa progressivamente fino a raggiungere il suo apice nella pienezza dell’amore."

E ancora dice: "È mio vivo desiderio che il popolo cristiano rifletta durante il Giubileo sulle opere di misericordia corporale e spirituale. (...) La predicazione di Gesù ci presenta queste opere di misericordia perché possiamo capire se viviamo o no come suoi discepoli. Riscopriamo le opere di misericordia corporale: dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, assistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti. E non dimentichiamo le opere di misericordia spirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti."

   Basterebbe perciò vivere coerentemente il giubileo all'interno delle quattordici opere per non morire protestanti o pagani o atei e guadagnarsi davvero il premio promesso dal Signore.

Ma da soli, da noi stessi, è impossibile mettere in pratica tutte queste opere: abbiamo bisogno di Gesù Cristo (ossia tutti e sette i Sacramenti, mentre Lutero li ha aboliti), abbiamo bisogno di fare tutto in suo Nome "in Cristo, per Cristo e con Cristo", questa è la nuova legge.

La conferma di ciò ci viene dai racconti della vita delle prime comunità cristiane fondate da San Paolo, quando egli descrive i problemi, ma anche la "nuova legge dell'amore" che diventa da subito quella che sostituirà la legge di Mosè che i farisei usavano pesantemente. La legge in sè, quella di Dio che troviamo nei Dieci Comandamenti, non viene annullata, come dice Gesù stesso, ma portata a compimento, questo è il "nuovo" che Gesù racchiude poi nelle Beatitudini o come nei due comandamenti principali: amare Dio sopra ogni cosa e amare il prossimo come amiamo noi stessi.

Non c'è più, per esempio, la lapidazione, per chi sbaglia c'è quella "parola-predicazione" degli Apostoli che spinge i fedeli alla conversione, alla penitenza.

Non è perdonismo e basta citare il caso di Anania con Pietro, o il caso dell'incestuoso il quale viene allontanato da Paolo dalla comunità, e la comunità viene rimproverata per aver fatto finta di non vedere sui fatti o peggio, rimproverata perchè approvavano col tacito consenso, il comportamento peccaminoso dell'incestuoso.

Così come il testo della Bolla riporta anche il caso del Figliol prodigo quale richiamo alla conversione.

Il giudizio su ciò che è bene o male si fonda ora sull'amore al Cristo e del Cristo: chi tradisce questo Amore è già nel peccato. Possiamo fare anche opere di bene ma se non si è coerenti con la vita nuova in Cristo - con tutto ciò che questo comporta compreso quel vivere i Dieci Comandamenti integralmente - quelle opere sono morte, non servono, non salvano.

Possiamo dire, piuttosto, che questo Anno giubilare straordinario è squisitamente Cattolico in tutti i sensi e che racchiude in sè le profezie e le Promesse di molti Santi fra i quali quella del Sacro Cuore di Gesù con Santa Margherita Maria Alacoque nella seconda metà del 1600 e quella della Divina Misericordia di Santa Suor Faustina Kowalska alla quale Gesù dice: « Scrivi questo: prima di venire come Giudice giusto, vengo come Re di Misericordia.... ». O Sangue e Acqua, che scaturisti dal Cuore di Gesù, come sorgente di Misericordia per noi, confido in Te.” (Diario S. Kowalska – 1928 – Q.I, n.83)

e ancora:

«… Figlia Mia, scrivi sulla Mia Misericordia per le anime sofferenti. (..) prima che io venga come Giudice giusto, spalanco la porta della Mia Misericordia. Chi non vuole passare attraverso la porta della Misericordia, deve passare attraverso la porta della Mia giustizia». ( Diario S. Kowalska – 18.3.1936 – Q.II, nn.625,626).

Nella Bolla papale c'è chiaro il riferimento alla conversione-confessione, non basta dunque dire come Lutero "credo in Gesù", così come non è sufficiente per un cattolico andare alla Messa la domenica e dimenticare le quattordici opere di misericordia, corporali e spirituali, a cominciare da una perfetta contrizione del cuore e da una confessione sincera dalla quale scaturisce l'abbondanza della Misericordia.

Possiamo dire che, se ben fatto, questo Anno sarà proprio l'Anno della vera Riconciliazione, della Confessione dei peccati, un ritornare a Dio Padre come il figliol prodigo della parabola.

Caro Emilio, il testo della Bolla papale è una fonte di profonda ispirazione e di profonda dottrina, non farti confondere da idee bizzarre ed interpretazioni soggettive alimentate, forse, da pregiudizi verso il Papa. Leggiamo integralmente il testo e ci accorgeremo che riporta ciò che il Vangelo ci chiede.

 

Infine chiedi:

E vorrei farti un'altra domanda: il Papa ha detto che invierà dei sacerdoti "missionari della misericordia" con autorità papale di rimettere quei peccati che solo la Santa Sede può rimettere e quindi sollecita i vescovi per accoglierli. La mia domanda è questa: ma i sacerdoti non sono già ministri della misericordia? e i vescovi, nelle loro diocesi, non hanno già l'autorità di rimettere peccati particolari? cosa intende dire il Papa?

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ecco, queste domande, caro Emilio, sono un pò più tecniche e particolari che anche io necessito di ulteriori informazioni e chiarimenti perchè, senza alcun dubbio, tutti i sacerdoti che sono appunto già "mandati" ad esercitare il ministero della misericordia che sono i Sacramenti - specialmente la Confessione e l'Eucaristia come il Viatico ai malati - hanno questa autorità petrina e dal proprio Vescovo.

Potremo riprendere questo argomento in un altro articolo più avanti, qui possiamo specificare però che ci sono dei peccati così gravi che soltanto il Vescovo può rimettere ed altri che possono essere rimessi solo dalla Santa Sede, ossia, è il Papa che può rimetterli anche per mezzo di sacerdoti da lui strettamente inviati.

Riporto quanto segue:

La definizione «peccati riservati alla Sede Apostolica», spiega il vescovo Giuseppe Sciacca, segretario aggiunto della Segnatura «in realtà è un'espressione che si trovava nel vecchio Codice di Diritto Canonico del 1917 e che sta a indicare alcune censure che possono essere tolte soltanto dalla Santa Sede. Si tratta di casi molto gravi, per i quali scatta la scomunica latae sententiae, cioè automatica, e la cui assoluzione è riservata alla Sede Apostolica».

Il primo di questi casi è contemplato nel canone 1367 del nuovo Codice di Diritto Canonico e riguarda «Chi profana le specie consacrate, oppure le asporta o le conserva a scopo sacrilego», e così «incorre nella scomunica latae sententiae riservata alla Sede Apostolica».

Il secondo caso lo si ritrova poco più avanti, al paragrafo 1 del canone 1370, e riguarda «Chi usa violenza fisica contro il Romano Pontefice».

C'è poi la scomunica riservata alla Sede Apostolica per il sacerdote che assolve il «complice nel peccato contro il sesto comandamento», cioè che assolve in confessione la persona con la quale ha avuto rapporti sessuali (canoni 977 e 1378, paragrafo 1).

Un altro caso grave riguarda il vescovo che «senza mandato pontificio» consacra un altro vescovo: entrambi, consacrante e consacrato «incorrono nella scomunica late sententiae riservata alla Sede Apostolica» (canone 1382).

Ancora, ricade in questa categoria il sacerdote che viola il «sigillo sacramentale», cioè il segreto confessionale (canone 1388, paragrafo 1). A questo elenco si è aggiunto, grazie a un decreto della Congregazione per la dottrina della fede del 2007, il vescovo che tenta di ordinare una donna sacerdote.

Questi sono casi limite gravissimi, la cui remissione è affidata solo alla Santa Sede, ma c'è anche un altro che i preti non possono assolvere e per il quale è necessario ricorrere al vescovo o un penitenziere maggiore o a sacerdoti ai quali il vescovo ha dato questa facoltà. Come si legge nel Codice canonico, è l'aborto:

un peccato che prevede la scomunica latae sententiae sia per la madre, sia per il medico, per l'infermiere e per coloro che hanno eventualmente convinto la donna ad abortire. La scomunica, ha scritto Giovanni Paolo II nell'enciclica «Evangelium vitae» colpisce «tutti coloro che commettono questo delitto conoscendo la pena, inclusi anche quei complici senza la cui opera esso non sarebbe stato realizzato: con tale reiterata sanzione, la Chiesa addita questo delitto come uno dei più gravi e pericolosi, spingendo così chi lo commette a ritrovare sollecitamente la strada della conversione. Nella Chiesa, infatti, la pena della scomunica è finalizzata a rendere pienamente consapevoli della gravità di un certo peccato e a favorire quindi un’adeguata conversione e penitenza».

I «Missionari della Misericordia» avranno dunque autorità su tutte queste materie, «perché sia resa evidente l’ampiezza del loro mandato», dovranno verificare anche quanti di loro "conoscevano la pena" (e cioè quanto intenzionale fu il misfatto) e naturalmente quanto davvero sono ora pentiti da guadagnarsi questo gesto misericordioso.

La domanda sarebbe dunque: perchè il Papa non ha chiesto direttamente ai Vescovi, in questo Anno giubilare, di provvedere ad inviare più sacerdoti in grado di soddisfare a queste incombenze? In fondo, nell'Anno giubilare del 2000 Giovanni Paolo II sollecitò i Vescovi i quali, a loro volta, diedero a molti sacerdoti e parroci la facoltà di rimettere, ad esempio, il peccato dell'aborto a quelle anime veramente pentite.

Probabilmente perchè ciò sarebbe stato più difficoltoso essendo, alcuni peccati, rimettibili, come abbiamo visto, solo dalla Santa Sede al cui iter anche i Vescovi sono sottomessi.

La questione potrebbe sembrare a noi irrilevante e pure pignola, ma il Papa non ha fatto altro che applicare la disciplina della Chiesa, agendo in modo del tutto libero da ogni condizionamento umano e assumendo, applicando, la piena potestà da riversare nell'Urbe e nell'Orbe in un Anno speciale, straordinario. E', possiamo dire, una opportunità, un dono che la Chiesa fa a chi è coinvolto o inciampato in questi drammi davanti ai quali, spesso, non si vede alcuna via di uscita. Ecco che il Papa offre ora questa via d'uscita, offre l'occasione per rimettersi in carreggiata.

 

Alle domande:

In definitiva poi, non sono tutti i Giubilei misericordia del Signore? ha un senso chiamarlo della misericordia?

Effettivamente potrebbe sembrare una ripetizione inutile, ogni Anno giubilare ed anche questi ultimi dedicati a temi specifici come l'Anno sacerdotale (2009-2010), l'Anno dell'Eucaristia, l'Anno della vita Consacrata come quello che stiamo vivendo, sono tutti Anni in cui la Misericordia di Dio si rende più attiva dell'ordinario.

Ma qui il termine, che pur sembra giocare sulle parole, esprime qualcosa di molto più profondo: Anno "STRAORDINARIO" della Misericordia. Lo dice il termine stesso: straordinario, non dunque ordinario.

Straordinaria come è anche la follia collettiva alla quale sembra essersi votata l'umanità dall'aborto, all'eutanasia, ai divorzi e alla devastazione della famiglia, non chè alla grave crisi economica per colpa dell'avidità e degli egoismi....

Non è un Anno giubilare come gli altri a scadenze o a ricorrenze, siamo davanti ad un regalo più regalo, davanti ad un dono extra se vogliamo, davanti ad un gesto straordinario appunto in cui questa Misericordia che ha un Volto (Misericordiae Vultus dice il titolo della Bolla), è Persona, è Viva e vuole venirci incontro ma che davanti a tante porte chiuse, sta tentando quasi l'impossibile.

Questo è un Giubileo straordinario della Misericordia, non un normale Giubileo venticinquennale.

Consiglio a tutti di leggere il Diario di Santa Faustina Kowalska nel quale il Signore Gesù le spiega di questa Misericordia e anticipava questo Anno di Grazia.

Sia lodato Gesù Cristo +

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si legga anche:

Bolla papale Misericordiae Vultus 

 Anno Santo Misericordia e Santa Faustina

 Misericordia giustizia e perdono in che senso



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)