00 30/01/2015 21:37




SANTA MESSA PER I RELIGIOSI E LE RELIGIOSE
NELLA FESTA DELLA PRESENTAZIONE DEL SIGNORE

GIORNATA DELLA VITA CONSACRATA

OMELIA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI

Basilica Vaticana
Giovedì, 2 febbraio 2006

 

Cari fratelli e sorelle!

L'odierna festa della Presentazione al tempio di Gesù, a quaranta giorni dalla sua nascita, pone davanti ai nostri occhi un momento particolare della vita della santa Famiglia: secondo la legge mosaica, il piccolo Gesù viene portato da Maria e Giuseppe nel tempio di Gerusalemme per essere offerto al Signore (cfr Lc 2, 22). Simeone ed Anna, ispirati da Dio, riconoscono in quel Bambino il Messia tanto atteso e profetizzano su di Lui. Siamo in presenza di un mistero, semplice e solenne al tempo stesso, nel quale la santa Chiesa celebra Cristo, il Consacrato del Padre, primogenito della nuova umanità.

La suggestiva processione dei ceri all'inizio della nostra celebrazione ci ha fatto rivivere il maestoso ingresso, cantato nel Salmo responsoriale, di Colui che è "il re della gloria", "il Signore potente in battaglia" (Sal 23, 7.8). Ma chi è il Dio potente che entra nel tempio? È un Bambino; è il Bambino Gesù, tra le braccia di sua madre, la Vergine Maria. La santa Famiglia compie quanto prescriveva la Legge: la purificazione della madre, l'offerta del primogenito a Dio e il suo riscatto mediante un sacrificio. Nella prima Lettura la Liturgia parla dell'oracolo del profeta Malachia: "Subito entrerà nel suo tempio il Signore" (Mal 3, 1). Queste parole comunicano tutta l'intensità del desiderio che ha animato l'attesa da parte del popolo ebreo nel corso dei secoli. Entra finalmente nella sua casa "l'angelo dell'alleanza" e si sottomette alla Legge: viene a Gerusalemme per entrare in atteggiamento di obbedienza nella casa di Dio.

Il significato di questo gesto acquista una prospettiva più ampia nel brano della Lettera agli Ebrei, proclamato oggi come seconda Lettura. Qui ci viene presentato Cristo, il mediatore che unisce Dio e l'uomo abolendo le distanze, eliminando ogni divisione e abbattendo ogni muro di separazione. Cristo viene come nuovo "sommo sacerdote misericordioso e fedele nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo" (Eb 2, 17). Notiamo così che la mediazione con Dio non si attua più nella santità-separazione del sacerdozio antico, ma nella solidarietà liberante con gli uomini. Egli inizia, ancora Bambino, a camminare sulla via dell'obbedienza, che percorrerà fino in fondo. Lo pone ben in luce la Lettera agli Ebrei quando dice: "Nei giorni della sua vita terrena offrì preghiere e suppliche... a colui che poteva liberarlo da morte ... Pur essendo Figlio, imparò l'obbedienza dalle cose che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono" (cfr Eb 5, 7-9).

La prima persona che si associa a Cristo sulla via dell'obbedienza, della fede provata e del dolore condiviso è sua madre Maria. Il testo evangelico ce la mostra nell'atto di offrire il Figlio: un'offerta incondizionata che la coinvolge in prima persona: Maria è Madre di Colui che è "gloria del suo popolo Israele" e "luce per illuminare le genti", ma anche "segno di contraddizione" (cfr Lc 2, 32.34). E lei stessa, nella sua anima immacolata, dovrà essere trafitta dalla spada del dolore, mostrando così che il suo ruolo nella storia della salvezza non si esaurisce nel mistero dell'Incarnazione, ma si completa nell'amorosa e dolorosa partecipazione alla morte e alla risurrezione del Figlio suo. Portando il Figlio a Gerusalemme, la Vergine Madre lo offre a Dio come vero Agnello che toglie i peccati del mondo; lo porge a Simeone e ad Anna quale annuncio di redenzione; lo presenta a tutti come luce per un cammino sicuro sulla via della verità e dell'amore.

Le parole che in quest'incontro affiorano sulle labbra del vecchio Simeone - "I miei occhi han visto la tua salvezza" (Lc 2, 30) - trovano eco nell'animo della profetessa Anna. Queste persone giuste e pie, avvolte dalla luce di Cristo, possono contemplare nel Bambino Gesù "il conforto d'Israele" (Lc 2, 25). La loro attesa si trasforma così in luce che rischiara la storia. Simeone è portatore di un'antica speranza e lo Spirito del Signore parla al suo cuore: per questo può contemplare colui che molti profeti e re avevano desiderato vedere, Cristo, luce che illumina le genti. In quel Bambino riconosce il Salvatore, ma intuisce nello Spirito che intorno a Lui si giocheranno i destini dell'umanità, e che dovrà soffrire molto da parte di quanti lo rifiuteranno; ne proclama l'identità e la missione di Messia con le parole che formano uno degli inni della Chiesa nascente, dal quale si sprigiona tutta l'esultanza comunitaria ed escatologica dell'attesa salvifica realizzata. L'entusiasmo è così grande che vivere e morire sono la stessa cosa, e la "luce" e la "gloria" diventano una rivelazione universale. Anna è "profetessa", donna saggia e pia che interpreta il senso profondo degli eventi storici e del messaggio di Dio in essi celato. Per questo può "lodare Dio" e parlare "del Bambino a tutti coloro che aspettavano la redenzione di Gerusalemme" (Lc 2, 38). La lunga vedovanza dedita al culto nel tempio, la fedeltà ai digiuni settimanali, la partecipazione all'attesa di quanti anelavano il riscatto d'Israele si concludono nell'incontro con il Bambino Gesù.

Cari fratelli e sorelle, in questa festa della Presentazione del Signore la Chiesa celebra la Giornata della Vita Consacrata. Si tratta di un'opportuna occasione per lodare il Signore e ringraziarlo del dono inestimabile che la vita consacrata nelle sue differenti forme rappresenta; è al tempo stesso uno stimolo a promuovere in tutto il popolo di Dio la conoscenza e la stima per chi è totalmente consacrato a Dio. Come, infatti, la vita di Gesù, nella sua obbedienza e dedizione al Padre, è parabola vivente del "Dio con noi", così la concreta dedizione delle persone consacrate a Dio e ai fratelli diventa segno eloquente della presenza del Regno di Dio per il mondo di oggi. Il vostro modo di vivere e di operare è in grado di manifestare senza attenuazioni la piena appartenenza all'unico Signore; la vostra completa consegna nelle mani di Cristo e della Chiesa è un annuncio forte e chiaro della presenza di Dio in un linguaggio comprensibile ai nostri contemporanei. È questo il primo servizio che la vita consacrata rende alla Chiesa e al mondo. All'interno del Popolo di Dio essi sono come sentinelle che scorgono e annunciano la vita nuova già presente nella nostra storia.

Mi rivolgo ora in modo speciale a voi, cari fratelli e sorelle che avete abbracciato la vocazione di speciale consacrazione, per salutarvi con affetto e ringraziarvi di cuore per la vostra presenza. Un saluto speciale rivolgo a Mons. Franc Rodé, Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, e ai suoi collaboratori, che concelebrano con me in questa Santa Messa. Il Signore rinnovi ogni giorno in voi e in tutte le persone consacrate la risposta gioiosa al suo amore gratuito e fedele. Cari fratelli e sorelle, come ceri accesi, irradiate sempre e in ogni luogo l'amore di Cristo, luce del mondo. Maria Santissima, la Donna consacrata, vi aiuti a vivere appieno questa vostra speciale vocazione e missione nella Chiesa per la salvezza del mondo.

Amen!





 





FESTA DELLA PRESENTAZIONE DEL SIGNORE
XI GIORNATA DELLA VITA CONSACRATA

DISCORSO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI

Basilica Vaticana
Venerdì, 2 febbraio 2007

 

Cari fratelli e sorelle,

vi incontro volentieri al termine della Celebrazione eucaristica, che vi ha riuniti in questa Basilica anche quest’anno, in un’occasione tanto significativa per voi che, appartenendo a Congregazioni, Istituti, Società di vita apostolica e Nuove Forme di vita consacrata, costituite una componente particolarmente significativa del Corpo mistico di Cristo. L’odierna liturgia ricorda la Presentazione del Signore al Tempio, festa scelta dal mio venerato predecessore, Giovanni Paolo II, come "Giornata della Vita Consacrata". Con vivo piacere rivolgo a ciascuno di voi, qui presenti, il mio cordiale saluto, a cominciare dal Signor Cardinale Franc Rodé, Prefetto del vostro Dicastero, al quale sono grato per le cordiali parole che mi ha indirizzato a vostro nome. Saluto poi il Segretario e tutti i membri della Congregazione, che dedica la sua attenzione a un settore vitale della Chiesa. L’odierna ricorrenza è quanto mai opportuna per chiedere insieme al Signore il dono di una sempre più consistente ed incisiva presenza dei religiosi, delle religiose e delle persone consacrate nella Chiesa in cammino sulle strade del mondo.

Cari fratelli e sorelle, la festa che oggi celebriamo ci ricorda che la vostra testimonianza evangelica, perché sia veramente efficace, deve scaturire da una risposta senza riserve all’iniziativa di Dio che vi ha consacrati a sé con uno speciale atto d’amore. Come gli anziani Simeone e Anna erano desiderosi di vedere il Messia prima della loro morte e parlavano di lui "a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme" (cfr Lc 2,26.38), così anche in questo nostro tempo è diffuso, soprattutto tra i giovani, il bisogno di incontrare Dio. Coloro che sono scelti da Dio per la vita consacrata fanno proprio in modo definitivo questo anelito spirituale. In essi abita infatti una sola attesa: quella del Regno di Dio: che Dio regni nelle nostre volontà, nei nostri cuori, nel mondo. In essi brucia un’unica sete d'amore, che solo l'Eterno può appagare. Con il loro esempio proclamano a un mondo spesso disorientato, ma in realtà sempre più alla ricerca d'un senso, che Dio è il Signore dell'esistenza, che la sua "grazia val più della vita" (Sal 62,4). Scegliendo l’obbedienza, la povertà e la castità per il Regno dei cieli, mostrano che ogni attaccamento ed amore alle cose e alle persone è incapace di saziare definitivamente il cuore; che l’esistenza terrena è un’attesa più o meno lunga dell’incontro "faccia a faccia" con lo Sposo divino, attesa da vivere con cuore sempre vigile per essere pronti a riconoscerlo e ad accoglierlo quando verrà.

Per natura sua, dunque, la vita consacrata costituisce una risposta a Dio totale e definitiva, incondizionata e appassionata (cfr Vita consecrata, 17). E quando si rinuncia a tutto per seguire Cristo, quando gli si dà ciò che si ha di più caro affrontando ogni sacrificio, allora, come è avvenuto per il divin Maestro, anche la persona consacrata che ne segue le orme diventa necessariamente "segno di contraddizione", perché il suo modo di pensare e di vivere è spesso in contrasto con la logica del mondo, come si presenta nei mezzi di comunicazione sociale, quasi sempre. Si sceglie Cristo, anzi ci si lascia "conquistare" da Lui senza riserve. Dinanzi a un simile coraggio, quanta gente assetata di verità resta colpita ed è attratta da chi non esita a dare la vita, la propria vita, per ciò in cui crede. Non è questa la radicale fedeltà evangelica a cui é chiamata, anche in questo nostro tempo, ogni persona consacrata? Rendiamo grazie al Signore perché tanti religiosi e religiose, tante persone consacrate, in ogni angolo della terra, continuano ad offrire una suprema e fedele testimonianza di amore a Dio e ai fratelli, testimonianza che non raramente si tinge del sangue del martirio. Ringraziamo Dio anche perché questi esempi continuano a suscitare nell'animo di molti giovani il desiderio di seguire Cristo per sempre, in modo intimo e totale.

Cari fratelli e sorelle, non dimenticate mai che la vita consacrata è dono divino, e che è in primo luogo il Signore a condurla a buon fine secondo i suoi progetti. Questa certezza che il Signore ci conduce a buon fine, nonostante le nostre debolezze; questa certezza deve esservi di conforto, preservandovi dalla tentazione dello scoraggiamento dinanzi alle inevitabili difficoltà della vita e alle molteplici sfide dell’epoca moderna. In effetti, nei tempi difficili che stiamo vivendo non pochi Istituti possono avvertire una sensazione di smarrimento per le debolezze che ritrovano nel loro interno e per i molti ostacoli che incontrano nel portare a compimento la loro missione. Quel Bambino Gesù, che oggi viene presentato al Tempio, è vivo tra noi oggi e in modo invisibile ci sostiene perché cooperiamo fedelmente con Lui all’opera della salvezza e non ci abbandona.

L’odierna liturgia è particolarmente suggestiva perché contrassegnata dal simbolo della luce. La solenne processione dei ceri, che avete compiuto all’inizio della celebrazione, sta a indicare Cristo, vera luce del mondo, che risplende nella notte della storia e che illumina ogni cercatore di verità. Cari consacrati e consacrate, ardete di questa fiamma e fatela risplendere con la vostra vita, perché dappertutto brilli un frammento del fulgore irradiato da Gesù, splendore di verità. Dedicandovi esclusivamente a Lui (cfr Vita consecrata15), voi testimoniate il fascino della verità di Cristo e la gioia che scaturisce dall’amore per Lui. Nella contemplazione e nell’attività, nella solitudine e nella fraternità, nel servizio ai poveri e agli ultimi, nell'accompagnamento personale e nei moderni areopaghi, siate pronti a proclamare e testimoniare che Dio è Amore, che dolce è amarlo. Maria, la Tota pulchra, vi insegni a trasmettere agli uomini ed alle donne di oggi questo fascino divino, che deve trasparire dalle vostre parole e dalle vostre azioni. Nell’esprimervi il mio grato apprezzamento per il servizio che rendete alla Chiesa, vi assicuro il mio costante ricordo nella preghiera e di cuore tutti vi benedico.




 

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)