00 10/02/2015 10:30
   analisi interessante.....

Si può parlare di una Chiesa conciliare? Sì, ma solo nel senso di una tendenza antagonista che combatte la Chiesa dall’interno

 
La mia sintesi è tutta nel titolo, nel riprendere la seguente articolata analisi di Don Jean-Michel Gleize  [qui]

Se ne è parlato e se ne parla ancora. Con entusiasmo o indignazione. Alcuni vi scorgono i vantaggi di una definizione reale, altri gli inconvenienti di un’esagerazione non meno reale. Tutti credono di poter addurre valide ragioni o per consacrare o per condannare l’uso di questa espressione. Gli argomenti dell’una e dell’altra parte procedono in senso opposto.
 
Noi, seguendo un metodo già sperimentato, esporremo anzitutto tali argomenti (I), poi risaliremo ai princìpi e, in base ad essi, cercheremo di vedere come stanno veramente le cose (II). Infine, distingueremo ciò che c’è di vero e ciò che c’è di falso nei diversi argomenti addotti, la cui opposizione, il più delle volte, è soltanto apparente.

I. PRO O CONTRO: L’ESPRESSIONE «CHIESA CONCILIARE» PUÒ ESSERE LEGITTIMAMENTE UTILIZZATA?

         1. Primo argomento: mons. Benelli ha utilizzato l’espressione Chiesa conciliare per designare la Chiesa dopo il Concilio Vaticano II[1]. Quindi non solo si può, ma si deve parlare di una Chiesa conciliare.

         2. Secondo argomento: nella «Dichiarazione del 1974», che rappresenta la magna charta della Fraternità, mons. Lefebvre contrappone chiaramente la Roma cattolica di sempre alla Roma modernista[2]. Vi sono dunque due Rome ed anche due Chiese, la Chiesa cattolica e la Chiesa conciliare. Di conseguenza, si può parlare di una Chiesa conciliare.
 
        3. Terzo argomento: mons. Lefebvre, constatando i fatti, afferma che le riforme del Concilio Vaticano II hanno avuto come risultato «una Chiesa nuova, una Chiesa liberale, una Chiesa riformata, simile alla chiesa riformata di Lutero»[3]. E aggiunge che «noi stiamo con duemila anni di Chiesa e non con dodici anni di una nuova Chiesa, una Chiesa conciliare»[4]. Da ciò si ricava la medesima conclusione dell’argomento precedente.

       4. Quarto argomento: in una conferenza tenuta ad Ecône nel settembre del 1988[5], mons. Lefebvre distingue tra la Chiesa ufficiale e la Chiesa cattolica visibile nelle sue note. La prima è il frutto del Concilio, la seconda è la vera Chiesa. Vi sono dunque due Chiese, la Chiesa cattolica visibile e la Chiesa ufficiale conciliare. Motivo in più per parlare di una Chiesa conciliare.
 
         5. Se si risponde che mons. Lefebvre, quando parla di Chiesa ufficiale, non si riferisce ad una Chiesa propriamente detta ma ad una corrente ostile all’interno della Chiesa, si obietta – come quinto argomento – che nella stessa conferenza mons. Lefebvre precisa il suo pensiero, dicendo che bisogna lasciare questa Chiesa ufficiale proprio come si lascia una Chiesa propriamente detta: «Uscire, quindi, dalla Chiesa ufficiale? In una certa misura, sì, certamente. Tutto il libro di Madiran, L’Hérésie du XXe siècle, è la storia dell’eresia dei vescovi. Bisogna dunque sottrarsi a questi vescovi, se non si vuole perdere la propria anima. Anzi, non basta, perché l’eresia si è insediata a Roma. Se i vescovi sono eretici (pur senza usare questa parola in senso stretto e in tutte le sue implicazioni canoniche), lo si deve in parte all’influenza di Roma». L’espressione Chiesa conciliare si impone per designare questa Chiesa ufficiale.

        6. Se si risponde che mons. Lefebvre vuole semplicemente dire che occorre proteggersi dalla contaminazione che imperversa nella Chiesa, si obietta – come sesto argomento – che  mons. Lefebvre distingue comunque la Chiesa conciliare ufficiale dalla vera Chiesa visibile. La Chiesa conciliare ufficiale può essere considerata visibile sotto un certo aspetto, esattamente come lo è la cosiddetta «chiesa» anglicana, diffusa su tutto il territorio inglese. Ma la Chiesa cattolica non è una società visibile come le altre. Per essa, la visibilità consiste nelle sue note, che ne attestano l’origine divina e il carattere soprannaturale. La Chiesa ufficiale conciliare è visibile né più né meno che qualunque altra società e non presenta affatto le note della vera Chiesa Pertanto si può parlare di una Chiesa conciliare, anzi, la si deve considerare un’altra Chiesa, distinta dalla Chiesa cattolica.

     7. Settimo argomento: in un’intervista concessa alla rivista Fideliter, un anno dopo le consacrazioni episcopali, mons. Lefebvre risponde ai suoi contestatori in questi termini: «Di quale Chiesa si parla? Se si tratta della Chiesa conciliare, si vorrebbe che noi, dopo aver lottato contro di essa per vent’anni perché vogliamo la Chiesa cattolica, rientrassimo in questa Chiesa conciliare allo scopo, per così dire, di renderla cattolica. È un’illusione completa. […] Evidentemente noi siamo contro la Chiesa conciliare che di fatto è scismatica, anche se essi non lo accettano. Di fatto è una Chiesa virtualmente scomunicata, perché è una Chiesa modernista»[6]. Nello spirito di mons. Lefebvre vi sono dunque due Chiese antagoniste, la Chiesa cattolica e la Chiesa conciliare. Pertanto l’uso dell’espressione Chiesa conciliare è legittimo.

        8. Ottavo argomento: nell’ultima intervista esclusiva accordata alla rivista Fideliter prima di morire, mons. Lefebvre si è espresso in questi termini: «Non bisogna farsi illusioni. I princìpi che attualmente guidano la Chiesa conciliare sono sempre più apertamente contrari alla dottrina cattolica […]. Essi [Dom Gérard e la Fraternità San Pietro] dicono che non hanno ceduto nulla. Falso. Hanno ceduto la possibilità di contrastare Roma. Non possono più dire nulla. Devono tacere, accontentandosi dei favori che sono stati loro concessi. Non possono più denunciare gli errori della Chiesa conciliare»[7]. Secondo mons. Lefebvre vi è dunque una Chiesa conciliare, la cui testa è a Roma e i cui princìpi sono contrari alla dottrina cattolica. Pertanto questa Chiesa conciliare è un’altra Chiesa, distinta dalla Chiesa cattolica. Se ne conclude che l’uso dell’espressione Chiesa conciliare risulta costantemente legittimato da mons. Lefebvre, fino al termine della sua vita.

       9. Nono argomento: se il capo di una società governa perseguendo un bene diverso da quello della società cui è preposto, per ciò stesso cessa di esserne il capo e diventa capo di un’altra società. Ora, dopo il Vaticano II, i capi della Chiesa governano perseguendo gli ideali massonici e liberali, che non possono corrispondere al bene comune della Chiesa. Dunque questi capi si trovano alla testa di un’altra Chiesa, la Chiesa conciliare, distinta come tale dalla Chiesa cattolica. Di conseguenza, si può parlare di una Chiesa conciliare.



  continua.........



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)