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Qualunque fedele ben saldo nella fede, sensibile al bene delle anime, bene informato del caso, può pronunciare, con prudenza e dopo attento esame, la nota di eresia a carico di un altro fedele; può anche denunciarlo, se crede e se ciò può servire al bene dell’eretico e a quello dei fedeli […]

 

Autore Giovanni Cavalcoli OP
Autore
Giovanni Cavalcoli OP
eresia la questione della eresia oggi
l’opera del teologo domenicano Giovanni Cavalcoli, La questione dell’eresia oggi[vedere QUI]

Un termine delicato ma importante del linguaggio cristiano, da usare con prudenza, nelle dovute circostanze e con cognizione di causa, è quello di “eresia”, la quale consiste in generale nella scelta (àiresis, αἵρεσις) di una proposizione falsa nel campo della dottrina della fede o nella soppressione o negazione o dubbio volontari di qualche verità di fede. Ora, siccome la fede è verità, l’eresia è una proposizione falsa contro la dottrina della fede. L’eretico non accoglie con vera fede (fides qua) tutto quanto (fides quae) la Chiesa, a vari livelli di autorità, ci dà a credere come è contenuto nel deposito della divina Rivelazione, le cui fonti sono la Scrittura e la Tradizione. Egli invece fa una cernita arbitraria; ossia, ritenendosi magari direttamente illuminato da Dio, sceglie soggettivisticamente tra i contenuti della fede solo quelli che gli piacciono o gli fanno comodo o trova conformi alla sua ragione. Il che denota la mancanza di una vera fede, anche se il soggetto accetta gli altri contenuti, perchè chi crede, accoglie con fiducia tutto quello che l’autorità gli rivela.

Viceversa, è precisamente quando si tratta di dati univoci od omogenei alla ragione, che la ragione ha il diritto e il dovere di fare un vaglio in base ai suoi princìpi e al suo metodo e di assumere solo ciò che è conforme a ragione e può essere intuìto o dimostrato dalla ragione. Invece le verità di fede non contrastano con la ragione, ma le sono però superiori, in quanto verità divine, cosicchè, se può esservi armonia tra ragione e fede, dato che l’una e l’altra si fondano in Dio, tale armonia non consente alla ragione di rendersi evidenti quelle verità, che restano certissime, ma per lei misteriose e trascendenti.

giovanna arco
Giovanna d’Arco guidò le armate francesi contro quelle inglesi durante la guerra dei cent’anni. Catturata dai Borgognoni fu venduta agli inglesi che la processarono per eresia. Il 30 maggio 1431 fu arsa viva al rogo. Nel 1456 il Pontefice Callisto III dichiarò nullo quel processo. Nel 1909 fu beatificata dal Santo Pontefice Pio X e canonizzata nel 1920 dal Pontefice Benedetto XV.



Questa incongruenza dell’intelletto dell’eretico con la verità e quindi la sua nozione falsa,
 che peraltro a lui appare vera, può essere cosciente e intenzionale, oppure può essere inconsapevole e involontaria. Nel primo caso si dà una colpa grave, perchè sopprime o falsifica la fede sotto l’angolo di quella proposizione. E poichè ogni verità di fede è necessaria alla salvezza, un’eresia compromette la salvezza, anche se si tratta di una sola proposizione, così come basta un solo peccato mortale per togliere la grazia. Così similmente in un organismo, qualunque corruzione o disfunzione di un organo vitale, anche se gli altri restano sani, provoca la morte del soggetto.

Nel secondo caso il soggetto non sa di essere nell’errore, per cui non ne ha colpa. Supponendo che egli ami la verità, se viene illuminato, facilmente si corregge. Invece l’eretico volontario, siccome è attaccato al suo errore, anche se confutato, persiste nel restargli attaccato in quanto preferisce il suo giudizio a quello della Chiesa, che lo avverte della sua eresia, che egli continua a professare non per amore della verità, ma perchè gli fa comodo o per superbia o per altri interessi estranei all’amore per la verità.
L’eretico non è semplicemente chi nega una verità di fede o un dogma, ma è il cattolico che tradisce la fede passando all’eresia. Per questo, quei soggetti, come per esempio i protestanti, che nascono in un ambiente protestante e ricevono un’educazione protestante, benchè nelle loro dottrine siano contenute oggettivamente delle eresie, non possono propriamente essere denominati “eretici”, ma, secondo l’espressione coniata da San Giovanni XXIII, ed entrata nell’uso, sono “fratelli separati“, Essi, come insegna il Concilio, appartengono alla Chiesa, ma senza essere in piena comunione, per cui la Unitatis Redintegratioauspica che essi un giorno entrino nella Chiesa cattolica [vedere QUI].

eretici donatisti




Sant’Agostino disputa con gli eretici donatisti, dipinto di Carl Van Loo (1753)



L’eresia si oppone alla verità rivelata o di fede,
 sia essa la Parola di Dio, sia il dogma o sia la dottrina della Chiesa. Essa dubita del vero e sospetta il falso; scambia il vero col falso e il falso col vero; l’apparenza con la verità e la verità con l’apparenza; relativizza l’assoluto ed assolutezza il relativo; rende mutevole l’immutabile ed immutabile il mutevole; confonde ciò che è distinto; oppone ciò che è unito; prende la parte per il tutto (“ideologia”) e il tutto per la parte.

Il Nuovo Testamento, pur ritenendo inevitabili le eresie a causa della debolezza e della malizia umana [I Cor 11,19], considera le eresie come “dottrine diaboliche” [I Tm 4,1] e mette in guardia contro gli eretici [Tt 3,10]. L’eretico «rifiuta di volgersi alla verità per dare ascolto alle favole» [II Tm 4,4]. È un “anticristo” che si separa dalla comunità cristiana [I Gv 2,19]. L’eresia è una sapienza “terrena, carnale, diabolica” [Gc 3,15]. San Giovanni è severo contro gli eretici: occorre star lontani da loro: «chi va oltre e non si attiene alla dottrina di Cristo, non ricevetelo in casa e non salutatelo; poichè chi lo saluta, partecipa delle sue opere perverse» [II Gv 11].

eretici giordano bruno
la celebre statua eretta in onore di Giordano Bruno in Campo dei Fiori a Roma dopo l’Unità d’Italia. Il Bruno subì un lungo processo a partire dal 1592. Nel 1599 il tribunale dell’inquisizione lo invitò ad abiurare sette proposizioni eretiche. Dopo la condanna fu fatto trascorrere un altro anno durante il quale l’invito fu più volte ripetuto. I giudici dell’inquisizione, oltre a condannare le sue eresie, per anni cercarono di salvarlo.

La Chiesa sin dagli inizi, nei decreti dei Papi e dei Concili, dopo un opportuno avvertimento all’eretico, se questi non si correggeva, si è sempre premurata di segnalare gli eretici alla comunità ed eventualmente di punirli, affinchè stesse in guardia ed evitasse il loro errore. Un provvedimento disciplinare canonico è la scomunica, il cosiddetto anàthema sit, la quale ha il compito di chiarire che l’eretico, a causa della sua eresia, non può essere considerato come membro di quella comunità, che è fondata su quella verità che egli rifiuta. Tuttavia la Chiesa, anche nel caso degli eretici, non sempre ricorre alla scomunica, ma possiede anche altri mezzi e modi per stimolare ed indurre il peccatore al pentimento e ad abbandonare il suo errore.

Mentre tuttavia una scomunica può essere tolta, quando la Chiesa condanna un’eresia, come è dimostrato dalla storia stessa [vedere QUI], non ritira mai la sua sentenza [vedere QUIQUI], perchè è da ritenersi che la Chiesa sia infallibile in questo tipo di giudizi, che toccano, sia pur sub contrario, la dottrina della fede.

Nel diritto canonico l’eresia si configura come un crimine o un delitto, che quindi può essere punito dietro regolare processo, avviato a seguito di denuncia sporta alla competente autorità giudiziaria ecclesiale, da quella episcopale a quella romana. Oggi i processi per eresia sono molto rari. I pastori preferiscono interventi meno formalizzati e più morbidi o duttili, a seconda dei casi, promovendo le buone qualità dell’eretico e mirando più che alla punizione, alla correzione. Questo stile più evangelico e più rispettoso della persona dell’eretico e fiducioso nelle capacità di autodifesa di un popolo di Dio dovutamente informato in quelle verità che sono negate dall’eretico, trae origine dalla riforma pastorale e canonica promossa dal Concilio Vaticano II, il quale, pur condannando gravi errori del mondo moderno, non pronuncia mai la parola “eresia” preferendo espressioni equivalenti. E neppure esistono i tradizionali canoni contro gli eretici.


  continua


 

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)