00 14/08/2015 12:19
Il Direttorio afferma che il termine è usato «con una certa larghezza e improprietà». L'esempio citato è tratto da una Lettera della Congregazione per il Culto con cui si danno degli orientamenti per la celebrazione dell'anno mariano del 1987. In verità, ci si sarebbe aspettati un esempio più consistente a sostegno della critica sull'uso largo e improprio del termine consacrazione. Non sembra, in effetti, che il devoto gesto delle mamme che "consacrano" i figli alla Madonna dopo il Battesimo, possa rappresentare in modo esaustivo e probante l'errata comprensione della "consacrazione" a Maria; né, d'altra parte si possono tacciare tali mamme di essere antibibliche, antiliturgiche e antidogmatiche.

Anche perché se, forse, molte mamme compiono la "consacrazione" dei loro piccoli alla Madonna solo per chiedere la protezione della Vergine per essi, ciò non toglie la possibilità che qualcuna faccia un vero e proprio atto di consacrazione o dedicazione totale dei figli a Maria. A questo punto il Direttorio "suggerisce" di usare invece del termine "consacrazione" quello di "affidamento" o "donazione", e di riservare il primo solo all'offerta a Dio, fondando questo suggerimento sui recenti progressi della teologia liturgica: «Si comprende anche il suggerimento proveniente da più parti di utilizzare al posto di "consacrazione" altri termini, quali "affidamento" o "donazione". Infatti, nel nostro tempo, i progressi compiuti dalla teologia liturgica e la conseguente esigenza di un uso rigoroso dei termini suggeriscono di riservare il termine consacrazione all'offerta di se stessi che ha come termine Dio, come caratteristiche la totalità e la perpetuità, come garanzia l'intervento della Chiesa, come fondamento i sacramenti del Battesimo e della Confermazione».
 
Come si è visto, si tratta solo di un "suggerimento". Il documento, non annulla né condanna, però, l'uso corretto del termine "consacrazione". Il fatto stesso che il Direttorio stesso abbia usato la formula "consacrazione-affidamento", significa che, ponendosi in una posizione mediana, esso lascia aperta la possibilità dell'uso del termine consacrazione riferito a Maria. Di fatto oggigiorno i termini "consacrazione" e "affidamento" sono usati entrambi, a volte anche come sinonimi, in riferimento a Maria, anche in Atti Ufficiali della Chiesa (cf Atto di consacrazione dei Sacerdoti di tutto il mondo a Maria, fatto da Benedetto XVI al termine  dell'Anno Sacerdotale).
 
Pur non negando la validità dell'uso del termine  "consacrazione", tuttavia il Direttorio dà delle indicazioni perché i fedeli siano istruiti sul  corretto modo di concepirla: «In ogni caso,  relativamente a tale pratica è necessario  istruire i fedeli sulla sua natura. Essa, pur  presentando le caratteristiche di dono totale e  perenne, è solo analogica nei confronti della  "consacrazione a Dio"; deve essere frutto non di  un'emozione passeggera, ma di una decisione  personale, libera, maturata nell'ambito di una visione esatta del dinamismo della grazia; deve  essere espressa in modo corretto, in una linea, per così dire, liturgica: al Padre per Cristo nello  Spirito Santo, implorando l'intercessione gloriosa  di Maria, alla quale ci si affida totalmente, per  osservare con fedeltà gli impegni battesimali e vivere in atteggiamento filiale nei suoi  confronti»[24].
 
Dunque i due termini consacrazione-affidamento si possono usare entrambi, anche se il primo va colto in senso analogico rispetto alla consacrazione fondamentale del Battesimo[25]. Il contributo più importante del Direttorio è l'aver individuato nel ruolo singolare di Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa, come è rivelato dal testamento di Gesù sulla Croce (Gv 19,25-27), il fondamento di questo atto del credente.
 
Va in ogni caso detto che il termine affidamento sembra meno preciso del termine consacrazione e sembra non esprimere esattamente ciò che il secondo fa in un senso molto più profondo. Tuttavia, i due concetti non si escludono ma vanno presi insieme, come fanno i pontefici. Benedetto XVI, il 12 maggio 2010, nella preghiera fatta ai piedi dell'effige della Madonna della Cappellina delle apparizioni usa l'espressione: "affido e consacro a te"[26].

Papa Giovanni Paolo II nel suo abbondante magistero  mariano usa tutti e due i termini. In effetti tutti e due i termini esprimono il riconoscimento della fede nel singolare ruolo svolto da Maria Santissima nell'Opera di salvezza, che si concretizza nella sua mediazione materna e universale. Affidarsi e consacrarsi a Maria significa chiedere a Lei che intervenga ancora più efficacemente nella propria vita per realizzare la più perfetta unione con Dio. In ciò consiste la santità. Perciò la consacrazione e l'affidamento a Maria tendono ad incrementare l'impegno del cristiano nel cammino di santificazione per obbedire alla volontà di Dio. San Pietro scrive: «Come il Santo che vi ha chiamati, diventate santi anche voi in tutta la vostra condotta. Poiché sta scritto: Sarete santi, perché io sono santo» (1Pt 1,15-16). E san Paolo afferma: «Questa è la volontà di Dio: la vostra santificazione» (1Ts 4,3). Riconoscendo che Maria, in conformità ad una "disposizione di Dio" (LG 60), svolge una funzione, subordinata, di mediazione, la santa Chiesa dunque spinge i fedeli ad amare intensamente Maria Vergine come loro Madre nell'ordine della grazia, perché siano da Lei aiutati e facilitati a essere "intimamente congiunti" con il Signore (LG 62). Poco sopra è stato accennato al fatto che il Santo Padre Benedetto XVI, il 12 maggio 2010 abbia consacrato al Cuore Immacolato di Maria tutti i Sacerdoti del mondo. Ebbene, in quell'atto di affidamento e consacrazione il Papa fa esplicito accenno alla Mediazione di Maria. Subito dopo cita anche un fatto tratto dalla Scrittura, che prova tale funzione, ossia l'intervento di Maria alle nozze di Cana:
«Avvocata e Mediatrice della grazia, tu che sei tutta immersa nell'unica mediazione universale di Cristo, invoca da Dio, per noi, un cuore completamente rinnovato, che ami Dio con tutte le proprie forze e serva l'umanità come hai fatto tu. Ripeti al Signore l'efficace tua parola: «non hanno più vino» (Gv 2,3), affinché il Padre e il Figlio riversino su di noi, come in una nuova effusione, lo Spirito Santo»[27].
La Lumen Gentium afferma anche che la  missione materna di Maria non è mai cessata, e durerà sino alla fine dei tempi: «E questa Maternità di Maria nell'economia della grazia perdura senza soste dal momento del consenso fedelmente prestato nell'Annunciazione e mantenuto senza esitazioni sotto la croce, fino al perpetuo coronamento di tutti gli eletti» (n. 62). Ciò significa che anche l'atteggiamento di amore filiale dei  fedeli deve durare per sempre, fino alla fine dei tempi.

Interessante notare come il documento conciliare faccia iniziare la Maternità spirituale di Maria dal momento dell'Annunciazione, ossia dal momento in cui Lei divenne Madre di Gesù. Questa Maternità spirituale è legata, perciò, al consenso dato da Maria all'Incarnazione del Verbo.
Il vocabolario della mediazione è applicato dal Concilio in senso proprio all' "unico mediatore", il Cristo, e in senso analogico alla Vergine  Maria, che è «generosamente associata alla sua opera a un titolo assolutamente unico» (LG n. 61). La consacrazione a Maria va compresa con le stesse categorie di LG (nn. 61- 62), in senso cioè analogico rispetto all'unica e fondamentale consacrazione a Dio. La consacrazione a Maria nulla toglie a questa, anzi la facilita e la porta a compimento. La distinzione tra le due consacrazioni è reale e va chiarita ai fedeli. La possibilità di confusione, circa il valore da dare alle due consacrazioni, sembra però molto remota e probabilmente così rara da non costituire affatto un pericolo per la retta fede, né da obbligare ad una sostituzione del termine consacrazione in riferimento alla Madonna[28]. La fede ha bisogno di essere annunciata, ma anche spiegata. In ogni suo aspetto. Necessariamente la fede è espressa mediante il linguaggio comune, cui viene dato, dalla Tradizione e dal Magistero, un senso più profondo, che richiede chiarimenti[29].
 
Come si vedrà, la Bibbia - chiamata in causa da alcuni teologi -, come tutta la rivelazione, non si oppone affatto all'uso del termine consacrazione riferito a Maria perché non si oppone al linguaggio analogico. Anzi, a partire dalla rivelazione biblica si è incoraggiati, sull'esempio stesso di Gesù, a instaurare un rapporto di unione filiale con Maria, che Gesù stesso ci ha comandato di accogliere come Madre (cf Gv 19,25 -27). Di fatto, la storia della mariologia dimostra che, a partire dalla rivelazione (Scrittura e Tradizione), l'amore fiducioso alla Vergine è andato crescendo nel popolo di Dio, sia tra i grandi dottori e teologi che tra la gente semplice[30]. E questo amore è andato crescendo man mano che la riflessione teologica, guidata dal magistero della Chiesa, ha messo in sempre maggiore rilievo lungo i secoli la singolare santità di Maria e il suo ruolo nell'opera di salvezza e di Redenzione[31].
Il nostro studio esaminerà anzitutto il linguaggio della consacrazione nella Scrittura. Poi esaminerà ciò che la Bibbia dice circa l'intervento di Maria nella storia della salvezza e nella vita di ciascun credente. Il Vangelo mostra, infatti, che tutti coloro che entrano in contatto con Maria sono santificati, vengono a trovarsi sotto l'influsso dello Spirito Santo e ricevono i doni messianici.





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)