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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
AI PARTECIPANTI ALLA CONFERENZA INTERNAZIONALE 
SUL TEMA: "VITA, FAMIGLIA, SVILUPPO: 
IL RUOLO DELLE DONNE NELLA PROMOZIONE DEI DIRITTI UMANI" 
(VATICANO, 20-21 MARZO 2009)

 

Al mio venerato fratello
Cardinale 
Renato Raffaele Martino

Sono lieto di porgere i miei saluti cordiali a Lei e a quanti partecipano alla Conferenza Internazionale sul tema: "Vita, famiglia e sviluppo: il ruolo delle donne nella promozione dei diritti umani". Quest'evento, promosso dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, con la cooperazione dell'Alleanza mondiale delle Donne per la vita e per la famiglia, dell'Unione mondiale delle Organizzazioni femminili cattoliche e di altre associazioni, è una risposta esemplare all'esortazione del mio predecessore PapaGiovanni Paolo II a un nuovo "femminismo" in grado di trasformare la cultura, impregnandola di un rispetto risoluto per la vita (cfr.Evangelium vitae, n. 98-99). Ogni giorno apprendiamo nuovi modi per compromettere la vita, in particolare nelle sue fasi più vulnerabili. Sebbene la giustizia richieda che vengano denunciati come violazione dei diritti umani, essi devono anche suscitare una risposta positiva e fattiva. Il riconoscimento e l'apprezzamento del disegno di Dio per le donne nella trasmissione della vita e nell'educazione dei figli sono un passo costruttivo in questa direzione. Inoltre, data l'influenza notevole delle donne nella società, bisogna incoraggiarle a cogliere l'opportunità di sostenere la dignità della vita attraverso il loro coinvolgimento nell'educazione e la loro partecipazione alla vita politica e civile. Infatti, avendo ricevuto dal Creatore la "capacità" unica "per l'altro", le donne devono svolgere un ruolo cruciale nella promozione dei diritti umani perché senza la loro voce il tessuto sociale risulterebbe indebolito (cfr.Lettera ai Vescovi della Chiesa cattolica sulla collaborazione di uomini e donne nella Chiesa e nel Mondo, Congregazione per la Dottrina della Fede, n. 139).

Mentre riflettete sul ruolo delle donne nella promozione dei diritti umani, vi invito a ricordare un compito sul quale ho richiamato l'attenzione in diverse occasioni, ovvero quello di correggere qualsiasi malinteso secondo cui il cristianesimo sarebbe solo un insieme di comandamenti e di proibizioni. Il Vangelo è un messaggio di gioia che incoraggia uomini e donne a godere dell'amore sponsale. Lungi dal reprimerlo, la fede e l'etica cristiane lo rendono sano, forte e autenticamente libero. Questo è il significato esatto dei dieci comandamenti: non sono una serie di "no", ma un grande "sì" all'amore e alla vita (cfr. Discorso ai partecipanti all'Incontro ecclesiale della Diocesi di Roma, 5 giugno 2006).

Spero sinceramente che i vostri dibattiti in queste due giornate si tradurranno in iniziative concrete a salvaguardia del ruolo indispensabile della famiglia nello sviluppo integrale della persona umana e della società tutta.

Il genio femminile nel mobilitare e nell'organizzare dota le donne di abilità e motivazioni per sviluppare reti in continua espansione volte alla condivisione di esperienze e alla produzione di nuove idee. I risultati della WWALF e delle UMOFC/WUCWO ne sono un esempio eccezionale e incoraggio i loro membri a perseverare nel proprio generoso servizio alla società. Che la sfera della vostra influenza continui ad ampliarsi a livello regionale, nazionale e internazionale per la promozione di diritti umani basati sul fondamento saldo del matrimonio e della famiglia.

Formulo ancora una volta i miei migliori auspici per il successo di questa conferenza e offro le mie preghiere per la missione permanente delle organizzazioni che vi partecipano. Invocando l'intercessione di Maria, "la figura e la realizzazione più perfetta della Chiesa" (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 507), imparto di tutto cuore la mia benedizione apostolica. 
 

 

BENEDETTO PP. XVI

   





LETTERA AI VESCOVI 
DELLA CHIESA CATTOLICA 
SULLA COLLABORAZIONE DELL'UOMO E DELLA DONNA 
NELLA CHIESA E NEL MONDO

 

 

INTRODUZIONE

1. Esperta in umanità, la Chiesa è sempre interessata a ciò che riguarda l'uomo e la donna. In questi ultimi tempi si è riflettuto molto sulla dignità della donna, sui suoi diritti e doveri nei diversi settori della comunità civile ed ecclesiale. Avendo contribuito all'approfondimento di questa fondamentale tematica, in particolare con l'insegnamento di Giovanni Paolo II,1 la Chiesa è oggi interpellata da alcune correnti di pensiero, le cui tesi spesso non coincidono con le finalità genuine della promozione della donna.

Il presente documento, dopo una breve presentazione e valutazione critica di alcune concezioni antropologiche odierne, intende proporre riflessioni ispirate dai dati dottrinali dell'antropologia biblica — indispensabili per salvaguardare l'identità della persona umana — circa alcuni presupposti per una retta comprensione della collaborazione attiva, nel riconoscimento della loro stessa differenza, tra uomo e donna nella Chiesa e nel mondo. Queste riflessioni, inoltre, vogliono proporsi come punto di partenza per un cammino di approfondimento all'interno della Chiesa e per instaurare un dialogo con tutti gli uomini e le donne di buona volontà, nella sincera ricerca della verità e nel comune impegno a sviluppare relazioni sempre più autentiche.

 

I. IL PROBLEMA

2. In questi ultimi anni si sono delineate nuove tendenze nell'affrontare la questione femminile. Una prima tendenza sottolinea fortemente la condizione di subordinazione della donna, allo scopo di suscitare un atteggiamento di contestazione. La donna, per essere se stessa, si costituisce quale antagonista dell'uomo. Agli abusi di potere, essa risponde con una strategia di ricerca del potere. Questo processo porta ad una rivalità tra i sessi, in cui l'identità ed il ruolo dell'uno sono assunti a svantaggio dell'altro, con la conseguenza di introdurre nell'antropologia una confusione deleteria che ha il suo risvolto più immediato e nefasto nella struttura della famiglia.

Una seconda tendenza emerge sulla scia della prima. Per evitare ogni supremazia dell'uno o dell'altro sesso, si tende a cancellare le loro differenze, considerate come semplici effetti di un condizionamento storico-culturale. In questo livellamento, la differenza corporea, chiamata sesso, viene minimizzata, mentre la dimensione strettamente culturale, chiamatagenere, è sottolineata al massimo e ritenuta primaria. L'oscurarsi della differenza o dualità dei sessi produce conseguenze enormi a diversi livelli. Questa antropologia, che intendeva favorire prospettive egualitarie per la donna, liberandola da ogni determinismo biologico, di fatto ha ispirato ideologie che promuovono, ad esempio, la messa in questione della famiglia, per sua indole naturale bi-parentale, e cioè composta di padre e di madre, l'equiparazione dell'omosessualità all'eterosessualità, un modello nuovo di sessualità polimorfa.

3. La radice immediata della suddetta tendenza si colloca nel contesto della questione femminile, ma la sua motivazione più profonda va ricercata nel tentativo della persona umana di liberarsi dai propri condizionamenti biologici.2 Secondo questa prospettiva antropologica la natura umana non avrebbe in se stessa caratteristiche che si imporrebbero in maniera assoluta: ogni persona potrebbe o dovrebbe modellarsi a suo piacimento, dal momento che sarebbe libera da ogni predeterminazione legata alla sua costituzione essenziale.

Questa prospettiva ha molteplici conseguenze. Anzitutto si rafforza l'idea che la liberazione della donna comporti una critica alle Sacre Scritture che trasmetterebbero una concezione patriarcale di Dio, alimentata da una cultura essenzialmente maschilista. In secondo luogo tale tendenza considererebbe privo di importanza e ininfluente il fatto che il Figlio di Dio abbia assunto la natura umana nella sua forma maschile.

4. Dinanzi a queste correnti di pensiero, la Chiesa, illuminata dalla fede in Gesù Cristo, parla invece di collaborazione attiva, proprio nel riconoscimento della stessa differenza, tra uomo e donna.

Per comprendere meglio il fondamento, il senso e le conseguenze di questa risposta conviene tornare, sia pur brevemente, alla Sacra Scrittura, ricca anche di umana sapienza, in cui questa risposta si è manifestata progressivamente grazie all'intervento di Dio a favore dell'umanità.3



 




 

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)