00 16/08/2015 23:30

PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA 

FAMIGLIA, MATRIMONIO E "UNIONI DI FATTO"

 

Presentazione

Uno dei fenomeni oggi più diffusi e che interpellano fortemente la coscienza della comunità cristiana, è il numero crescente delle unioni di fatto nell’insieme della società, con la conseguente disaffezione per la stabilità del matrimonio che ne deriva. Nel suo discernimento dei “segni dei tempi”, la Chiesa non poteva dunque mancare di prestare attenzione a questa realtà.

Consapevole delle gravi ripercussioni sociali e pastorali di questa situazione, il Pontificio Consiglio per la Famiglia ha organizzato, nel corso del 1999 e nei primi mesi del 2000, una serie di riunioni di studio cui hanno partecipato eminenti personalità e prestigiosi esperti di tutto il mondo, al fine di analizzare adeguatamente questo delicato problema, di così vasta portata per la Chiesa e per il mondo.

Il presente documento è frutto di questo lavoro. Esso affronta una problematica attuale e difficile, che tocca da vicino il nucleo centrale delle relazioni umane, la questione più delicata dell’intima unione tra famiglia e vita, le zone più sensibili del cuore umano. Allo stesso tempo, di fronte all’innegabile portata pubblica dell’attuale congiuntura politica internazionale, si rende necessaria e urgente una parola di orientamento, diretta soprattutto a quanti hanno responsabilità in questa materia. Sono loro, in effetti, che, nelle loro attività legislative, possono dare consistenza giuridica all’istituzione matrimoniale o, al contrario, diminuire la consistenza del bene comune che questa istituzione naturale protegge, partendo da una visione dei problemi personali che non corrisponde alla realtà.

Queste riflessioni sono dirette altresì ai pastori d’anime, che devono accogliere e guidare tanti cristiani d'oggi, e accompagnarli in un itinerario di apprezzamento del valore naturale, protetto dall’istituto matrimoniale e confermato dal sacramento cristiano. La famiglia fondata sul matrimonio corrisponde al disegno del Creatore “fin da principio” (Mt 19,4). Nel Regno di Dio non può essere seminato altro seme di quello della verità già iscritta nel cuore umano, l’unica capace di “produrre frutto con la perseveranza” (Lc 8,15); una verità che si fa misericordia, comprensione e invito a riconoscere in Gesù la “luce del mondo” (Gv 8,12) e la forza che libera dai vincoli del male.

Questo documento intende inoltre contribuire in modo positivo al dialogo al fine di mettere in luce la verità delle cose e le esigenze che procedono dallo stesso ordine naturale, partecipando al dibattito socio-politico e alla responsabilità verso il bene comune.

Voglia Dio che queste considerazioni, serene e responsabili, condivise da tanti uomini di buona volontà, siano di beneficio per quella comunità di vita, necessaria per la Chiesa e per il mondo, che è la famiglia.

 

Città del Vaticano, 26 luglio 2000
Festa di San Gioacchino e Sant’Anna, Genitori della S.ma Vergine Maria

 

Card. Alfonso López Trujillo
Presidente

S.E.Mons. Francisco Gil Hellín
Segretario





Introduzione

 

(1) In questi ultimi anni le cosiddette "unioni di fatto" hanno acquisito un rilievo particolare nella società. Ci sono iniziative che reclamano il loro riconoscimento istituzionale e perfino la loro equiparazione alle famiglie nate dall'impegno matrimoniale. Di fronte a una questione di una tale importanza, che può avere tante ripercussioni future sull'intera comunità umana, il Pontificio Consiglio per la Famiglia si propone, attraverso le riflessioni che seguono, di attirare l'attenzione sui pericoli che scaturirebbero da un tale riconoscimento ed equiparazione per l'identità dell'unione matrimoniale e sul grave deterioramento che ne deriverebbe per la famiglia e per il bene comune della società. 

Dopo aver esaminato l'aspetto sociale delle unioni di fatto, i loro elementi costitutivi e le loro motivazioni esistenziali, il presente documento affronta il problema del loro riconoscimento e della loro equiparazione giuridica, rispetto alla famiglia fondata sul matrimonio e all'insieme della società. Considera poi la famiglia come bene sociale, insistendo sui valori oggettivi da stimolare e sul dovere di giustizia che la società ha di difendere e promuovere la famiglia fondata sul matrimonio. Esamina quindi in maniera approfondita alcuni aspetti di questa rivendicazione in rapporto al matrimonio cristiano. Presenta infine alcuni criteri generali di discernimento pastorale per orientare le comunità cristiane. 

Le considerazioni qui esposte non si rivolgono soltanto a quanti riconoscono espressamente nella Chiesa cattolica "la Chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità" (1 Tim3,15), ma a tutti i cristiani delle diverse Chiese e comunità cristiane, come pure a quanti sono sinceramente impegnati a favore del bene prezioso della famiglia, cellula fondamentale della società. Come insegna il Concilio Vaticano II, “la salvezza della persona e della società umana e cristiana è strettamente connessa con una felice situazione della comunità coniugale e familiare. Perciò i cristiani, assieme con quanti hanno alta stima di questa stessa comunità, si rallegrano sinceramente dei vari sussidi grazie ai quali gli uomini oggi progrediscono nel favorire questa comunità di amore e nel rispetto della vita: sussidi che sono di aiuto a coniugi e genitori nella loro preminente missione”[1].

 

I - Le "unioni di fatto" 

Aspetto sociale delle "unioni di fatto" 

(2) L'espressione "unione di fatto" abbraccia un insieme di realtà umane molteplici ed eterogenee, che hanno come elemento comune quello di essere delle convivenze (di tipo sessuale) senza matrimonio. Le unioni di fatto sono caratterizzate precisamente dal fatto che esse ignorano, rimandano o perfino rifiutano l'impegno coniugale. Da ciò derivano gravi conseguenze. 

Con il matrimonio si assumono pubblicamente, mediante il patto d'amore coniugale, tutte le responsabilità che derivano dal vincolo così stabilito. Da questa assunzione pubblica di responsabilità risulta un bene non solo per i coniugi e i figli nella loro crescita affettiva e formativa, bensì anche per gli altri membri della famiglia. La famiglia fondata sul matrimonio è così un bene fondamentale e prezioso per l'intera società, le cui fondamenta riposano solidamente sui valori che si concretizzano nei rapporti familiari e che trova la propria garanzia nel matrimonio stabile. Il bene generato dal matrimonio è ugualmente essenziale per la Chiesa, che riconosce nella famiglia la "Chiesa domestica"[2]. Tutto ciò si trova minacciato dall'abbandono dell'istituzione matrimoniale, abbandono implicito nelle unione di fatto. 

(3) Può succedere che si desideri fare o che si faccia un uso della sessualità diverso da quello iscritto da Dio nella natura umana e nella finalità specificamente umana dei suoi atti. In questo modo viene negato il linguaggio interpersonale dell'amore e gravemente compromesso, mediante un disordine oggettivo, il dialogo autentico di vita disposto dal Creatore e Redentore del genere umano. Essendo la dottrina della Chiesa cattolica ben conosciuta dall'opinione pubblica, non è necessario tornarvi in questa sede[3]. La dimensione sociale del problema richiede tuttavia uno sforzo supplementare di riflessione per mostrare, specialmente a coloro che detengono responsabilità pubbliche, la non auspicabilità di elevare queste situazioni private al rango di pubblico interesse. Con il pretesto di regolamentare un quadro di convivenza sociale e giuridica, si cerca di giustificare il riconoscimento istituzionale delle unioni di fatto, che diventano istituzioni sanzionate a livello legislativo da diritti e da doveri, a detrimento della famiglia fondata sul matrimonio. Le unioni di fatto vengono poste così ad un livello giuridico simile a quello del matrimonio. Una tale convivenza viene qualificata pubblicamente di "bene", elevandola ad una condizione simile, o perfino equiparandola al matrimonio, a pregiudizio della verità e della giustizia. In questo modo, si contribuisce fortemente al deterioramento di questa istituzione naturale, assolutamente vitale, fondamentale e necessaria all’insieme del corpo sociale, che è il matrimonio.







Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)