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DIFENDERE LA VERA FEDE

I medici la danno per spacciata la madre le fa dare il Battesimo la figlia si risveglia

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    Caterina63
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    00 13/09/2015 23:54

     

    Il miracolo accaduto a Lucy Hussey-Bergonzi sta stupendo l’Inghilterra

    I quotidiani inglesi si sono soffermati più volte in questi giorni sull’incredibile storia di Lucy Hussey-Bergonzi, una ragazzina di 15 anni. Gli eventi che la riguardano iniziano nel 2009.

    Dopo aver registrato una scena come comparsa in una delle puntate di Harry Potter, ha subito un collasso che ha costretto il suo ricovero al Great Ormond Street Hospital di Londra. I medici hanno parlato di emorragia cerebrale, una prognosi fatale, e hanno tenuto in vita la ragazzina attraverso delle macchine di supporto vitale per cinque giorni.

    La causa era unamalformazione artero-venosa congenita (AVM). Un team di chirurghi ha proceduto a due operazioni, rivelatesi inutili. I medici hanno così dichiarato ai genitori che Lucy non sarebbe sopravvissuta e di trovare il coraggio per radunare la famiglia e dirle “addio”.

    Denise, la madre, ha espresso allora il desiderio di battezzare secondo il rito cattolico la figlia. Durante la cerimonia, dopo un momento di preghiera davanti al suo letto, dove Lucy era intubata e circondata da macchine, il sacerdote ha appoggiato qualche goccia d’acqua santa sulla testa della ragazzina. La madre racconta: «In quel momento Lucy ha immediatamente avuto un sussulto e ha alzato un braccio. In un primo momento ho pensato che stesse avendo un attacco epilettico, ma…dopo 24 ore dal battesimo le avevano tolto tutti i tubi e avevano staccato tutte le macchine».

    Le infermiere che hanno assistito alla scena, riporta il Dailymail, parlano di miracolo. I medici, anche loro presenti, non riescono ancora oggi a capacitarsi di come sia potuta avvenire l’incredibile ripresa, sopratutto resta misteriosa la modalità in cui si sono svolti gli eventi.

    Oggi Lucy ha 17 anni ed ha ripreso normalmente gli studi, anche grazie al supporto di un logopedista. Lei stessa commenta«I medici hanno detto che è stato un miracolo. Lo penso anch’io. non riesco a trovare un’altra spiegazione».






    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
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    00 11/11/2015 12:25

    «Non c’è più niente da fare». Ma Giorgio dopo cinque anni si è svegliato dallo stato vegetativo



     


    Novembre 11, 2015 Leone Grotti


    «Merito della famiglia: trattare queste persone come esseri umani e non come tronchi è fondamentale». Intervista a Guizzetti, primario del centro Don Orione di Bergamo



     


     

     


    giorgio-grena-facebook


    «Sei una rompicoglioni». Da cinque anni Rosa Vigani, 58 anni, aspettava che suo figlio Giorgio le parlasse così. Sì, perché il 15 maggio il figlio 22enne in seguito a un trauma cranico dovuto a un incidente autostradale è entrato in stato vegetativo. Il 31 marzo Giorgio Grena si è risvegliato, ha ricominciato a capire e parlare dopo essere stato accudito in casa dalla famiglia a prezzo di sacrifici (anche economici) enormi. «I risvegli come quello di Giorgio sono rarissimi», spiega a tempi.it Giovanbattista Guizzetti, primario del centro specializzato Don Orione di Bergamo.


    Ci sono altri tipi di risveglio?
    Se si intende una ritrovata capacità di relazionarsi in qualche modo con l’ambiente con cenni del capo o pianti e sorrisi, allora questi sono molto più frequenti.

    Perché alcuni pazienti si risvegliano?
    La prognosi di uno stato vegetativo dipende dalla causa che l’ha determinato. Essere giovani poi aiuta ed è un fattore positivo. Inoltre, più lo stato vegetativo dura e minori sono le possibilità di un recupero di coscienza. Che però non si azzerano mai del tutto.

    Se dovesse azzardare un’ipotesi nel caso di Giorgio?
    Forse la causa del suo recupero è una relazione, perché in questi casi non c’è una terapia medica. Ma questo ragazzo viveva in casa con la famiglia, in un ambiente confortevole con relazioni affettive forti. Questo è sicuramente stato determinante: anche i risvegli che abbiamo avuto nel nostro centro sono legati al modo in cui trattiamo queste persone.

    Come può una persona in stato vegetativo accorgersi di chi ha intorno se non è cosciente?
    Chi ha detto che non è cosciente? Questo lo presupponiamo noi perché queste persone non comunicano con i canali soliti, quello gestuale e verbale, ma non sappiamo se davvero non capiscono. Però è chiaro che è diverso se una persona è da sola o se è circondata, come nel nostro centro, da operatori che si relazionano bene.

    Come lavorate nel vostro centro?
    Noi consideriamo sempre le persone come se capissero. I nostri operatori, quindi, prima di entrare in camera bussano, chiedono permesso, salutano, spiegano quello che stanno per fare, parlano, accarezzano i nostri ospiti. Insomma, li trattano come esseri umani, non come tronchi. Qui il 95 per cento del lavoro viene fatto dagli operatori, non certo da me.

    La madre di Giorgio lamenta di non essere stata aiutata dall’Asl in Lombardia.
    Purtroppo chi si prende cura in casa di persone in stato vegetativo ha a disposizione solo 500 euro al mese, più l’assistenza infermieristica. Ma bisogna anche dire che la Lombardia è la prima regione, e forse tuttora l’unica, ad aver messo in piedi un percorso di cura per queste persone. Ci sono nuclei dedicati dove possono essere ospitate e la Regione paga per loro 180 euro al giorno. Ci sono alcuni che si trovano in cura nel nostro centro da 15 anni, senza che le famiglie abbiano sborsato una lira. E sono 7-800 le persone che ricevono un simile aiuto. È stato il governo Formigoni ad introdurre questa novità nel 2002 o nel 2004. E non è affatto poco.

    Perché ci sono medici che nel caso di Giorgio hanno detto alla madre: «Suo figlio è gravissimo. Non c’è più niente da fare»?
    La stragrande maggioranza dei medici la pensa così. Ma chi vive accanto a queste persone sa che c’è sempre qualcosa da fare. Poi spesso i recuperi sono micro-miglioramenti, ma è sbagliato dire che non succederà mai niente. E poi non dovremmo parlare mai di stato vegetativo.

    Perché?
    Perché lo “stato” si dice di persone in una situazione sempre uguale e non modificabile nel tempo. Io preferisco parlare di condizione vegetativa, perché si può cambiare ogni mese.

    Ma in certi casi, non sarebbe meglio l’eutanasia?
    Da quando sono qui, dal 1996, chiunque sia venuto qui a lavorare ha considerato i nostri ospiti persone umane a pieno titolo. Non è che perché sono senza coscienza, allora sono meno uomini o meno degni di cura. Grazie a questa concezione, tra l’altro, abbiamo di gran lunga migliorato la nostra assistenza: noi dobbiamo offrire il maggior comfort possibile.








    Fraternamente CaterinaLD

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    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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    00 23/04/2016 21:27

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      Si sveglia dallo “stato vegetativo” dopo 12 anni e rivela: “Ero consapevole di tutto.”

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    La storia che stiamo per raccontarti ha dell’incredibile… A Martin Pistorius, un bambino di appena 12 anni, gli venne diagnosticata una meningite criptococcica, un’infezione fungina delle membrane che avvolgono il cervello e il midollo spinale (le meningi) causata dal fungo Cryptococcus Neoformans. Le sue condizioni peggiorarono a vista d’occhio, fino a quando entrò in uno stato vegetativo. Perse le sue abilità motorie, la parola e non fu più in grado di svolgere le semplici funzioni quotidiane.

    I medici avvisarono i parenti che portandolo a casa, con ogni probabilità, il bambino sarebbe morto di lì a poco, ma con grande sorpresa i genitori furono in grado di prendersi cura di Martin per oltre dieci anni. Durante questo periodo di tempo, tuttavia, non videro nessun miglioramento delle sue condizioni di salute, poi accadde il miracolo…

    Ecco alcuni estratti della sua storia presi dai siti internet Life News e NPR:

    “Rodney, il padre, si alzava tutte le mattine alle 5, lo vestiva, lo caricava in macchina e lo portava al centro di cura dove lo lasciava per la fisioterapia. Rodney ha spiegato in un’intervista: “Otto ore dopo andavo a prenderlo, gli facevo il bagno, gli davo da mangiare e lo mettevo a letto. Mettevo la sveglia ogni due ore per svegliarmi e andare a girarlo, in modo da non fargli venire le piaghe da decubito.”

    1-Martin-Pistorius

    Martin Pistorius tra il 1990 e il 1994, quando non era in grado di comunicare.

    “Per dodici anni, la famiglia di Martin si prese cura di lui, senza vedere alcun segno di miglioramento. La mamma, Joan, ha iniziato a disperare e un giorno è arrivata a dire a suo figlio: “Spero che tu muoia”. Oggi riconosce di aver detto una cosa orribile, ma dice che avrebbe voluto solo dare una sorta di “sollievo” al figlio. Sorprendentemente, ora Martin ha 39 anni e dice di essere stato sempre e totalmente consapevole di tutto ciò che succedeva intorno a lui.”

    2-Martin-Pistorius

    Questa foto del 1987 è l’ultima foto che mostra la famiglia al completo prima che Martin si ammalò. E’ il bambino a destra.

    Oggi, Martin può parlare della sua esperienza, e ha rivelato qualcosa di incredibilmente sorprendente. Non era in uno stato così vegetativo come sembrava…Egli era “solo” intrappolato in un corpo che non collaborava! 

    Ha spiegato in una dichiarazione: “Sì, ci sono stato, non dall’inizio, ma dopo circa due anni del mio stato vegetativo ho iniziato a svegliarmi. Ero consapevole di tutto, proprio come qualsiasi persona normale. Tutti erano così abituati a vedermi assente che non si sono accorti di quando ho cominciato a essere nuovamente presente. Quella “cruda” realtà mi ha ferito profondamente perché ho preso consapevolezza che avrei passato il resto della mia vita così – totalmente da solo.”

    3-Martin Pistorius

    Martin al centro riabilitativo.

     

    Purtroppo Martin era anche consapevole delle dure parole di sua madre e cominciò a credere che nessuno sarebbe mai riuscito ad amarlo. Martin trascorse i suoi giorni presso un centro di cura dove i suoi badanti lo facevano giocare più e più volte a Barney.

    Ovviamente facevano questo perché pensavano che lui fosse un vegetale. Ha detto: “Non riuscivo ad esprimermi e a fargli capire quanto odiavo Barney.”

    Martin divenne sempre più frustrato per essere intrappolato nel suo corpo e iniziò a cercare di prendere il controllo della sua vita. Ha imparato a contare il tempo attraverso il sorgere e il tramontare del sole e imparò anche a ridimensionare il più brutto dei pensieri che lo ossessionavano, come il desiderio di sua madre per lui morisse.

    4-Martin-Pistorius

    Martin e suo padre Rodney, nel 1990.

    “Col passare del tempo, ho gradualmente imparato a capire la disperazione di mia madre. Ogni volta che lei mi guardava, lei poteva vedere solo una parodia crudele del bambino sano che una volta aveva amato immensamente”, ha spiegato Martin.

    Ora Martin è sposato e ha pubblicato un libro di memorie “Ghost Boy” (tradotto letteralmente “Ragazzo Fantasma” – il libro lo trovi qui oppure qui), nel quale parla di com’è stato invisibile per oltre un decennio. Egli ha acquisito il controllo del suo corpo e nel suo libro scrive: “La mia mente era intrappolata all’interno di un corpo inutile, non avevo il controllo delle mie braccia e delle mie gambe e non riuscivo a fare uscire la mia voce. Non potevo fare segni o suoni per avvisare il mio stato di coscienza. Ero invisibile, il ragazzo fantasma.”

    5-Martin-Pistorius

    Martin e sua moglie Joanna.

    Se vuoi saperne di più sulla storia di Martin puoi visitare il suo sito internet ufficiale: http://www.martinpistorius.com/.

    Questa storia dovrebbe essere di esempio per cambiare completamente il nostro modo di vedere le persone mentalmente disabili. Le loro menti sono attente e ricettive, le loro anime sono vive e i loro cuori sono sensibili. Esse sono semplicemente persone “intrappolate” all’interno dei loro corpi.

    Quando dici di essere d'accordo per l'eutanasia, conta fino a cento, anche a mille, anzi, non smettere di contare perchè, mentre starai contando, il miracolo potrebbe anche accadere..... questi non sono casi unici. Invece di pensare ad uccidere, cerca di AMARE QUELL'ESSERE CHE HAI DAVANTI, è inerme nel corpo, ma non nell'anima....






    Fraternamente CaterinaLD

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    Caterina63
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    00 19/05/2016 10:34

      Nel 2011 è stata dichiarata cerebralmente morta. Lunedì ritirerà il diploma: «È stata la mano di Dio»


    Maggio 16, 2015 Benedetta Frigerio


    Taylor Hale, ragazzina dell’Iowa, è stata vittima a 14 anni di un gravissimo incidente e i medici l’hanno dichiarata morta. Ma si è miracolosamente risvegliata, e ha dovuto imparare di nuovo a vivere




     


    taylor-hale-screenshot


    Nel settembre 2011 i medici avevano dichiarato Taylor Hale cerebralmente morta, staccando i macchinari che la tenevano artificialmente in vita. Ma lunedì la ragazza camminerà sulle sue gambe per ricevere il diploma.


    L’INCIDENTE. Taylor, residente in Iowa, aveva 14 anni quando l’11 settembre 2011 si recò a casa di un amico con altri compagni dopo la partita di football della sua scuola, la Waukee High School. Quando uno dei ragazzi uscì per tornare a casa, Taylor e un’amica scherzando salirono sul cofano dell’auto per impedirgli di andarsene. Il ragazzo, sbadatamente, fece retromarcia e Taylor cadde all’indietro, sbattendo violentemente la testa sull’asfalto. Poiché non si riprendeva, i compagni chiamarono l’ambulanza


    MORTE CEREBRALE. «C’è stato un incidente», si sentì dire la madre, Stacy Henningsen. All’inizio i medici le spiegarono che il cervello della figlia era stato gravemente danneggiato e che le speranze di ripresa erano minime. Anche il coma farmacologico sembrava non servire a nulla, perché in una settimana Taylor non aveva dato il minimo segnale di ripresa. Medici e infermieri avevano lottato aiutando la ragazzina a respirare con i macchinari, ma alla fine parte del cervello della ragazza era sceso nel cavità spinale. «Nessuno si riprende quando accade», avevano spiegato i dottori alla famiglia. Dichiarata la morte celebrale, cominciarono quindi le pratiche per la rimozione dei sostegni vitali e per la donazione degli organi.


    LA PREGHIERA. Lo stesso giorno, Jeff Stickel, uno specialista chiropratico amico dei genitori, venne a trovarla affermando che si era sentito chiamato da Dio ad aiutare Taylor. Stacy e il marito Chuck gli spiegarono che era ormai troppo tardi. E anzi che era una pessima idea, visto che Stickel non aveva mai trattato un paziente in stato d’incoscienza. Il medico, direttore della clinica di chiropratica di Des Moines, capitale dell’Iowa, chiese allora ai genitori di pregare insieme al capezzale della ragazza. Stickel implorò il miracolo poggiando la mano sul collo di Taylor, poi salutò la famiglia.


    «È STATA LA MANO DI DIO». Qualche ora dopo i medici dovettero procedere allo spegnimento dei macchinari e accadde l’impossibile. Il cuore di Taylor non si fermò, la ragazza anzi cominciò a respirare affannosamente e vedendola reagire i dottori riaccesero immediatamente il respiratore. Gli occhi della ragazza si aprirono ed emise dei suoni cercando di parlare. «È stata la mano di Dio. Il fatto non può essere spiegato in altro modo», commentò il padre ai giornali locali.


    DIPLOMA E UNIVERSITÀ. Taylor dovette letteralmente rinascere: imparare di nuovo a deglutire, masticare, parlare, camminare, lavorando anche sulla memoria perduta. Lo studio divenne durissimo: «Dovetti imparare da capo la matematica e non è stato facile». Ma in soli quattro anni, accettando di farsi aiutare, la ragazza ha recuperato a pieno tutte le sue funzioni. Lunedì ritirerà il diploma, poi l’aspetta l’università: «Dio può salvare le persone. Sono grata a tutti i medici e le infermiere e i terapisti che mi hanno aiutato a riprendermi. Ma la maggior parte è merito di Dio».






    Lettera di una mamma di una bimba Down al medico che voleva farla abortire

    «Questa è Emmy, che spedisce la nostra lettera allo specialista prenatale che non voleva farla vivere, suggerendomi ripetutamente di abortire»

    emmy-down

    «Questa è Emmy, che spedisce la nostra lettera allo specialista prenatale che non voleva farla vivere, suggerendomi ripetutamente di abortire». È questa la didascalia scelta da Courtney Baker, madre americana di tre bambine, in una foto nella quale si vede la figlia di un anno con la sindrome di Down sorridente e la lettera in mano.

    IL PRIMO INCONTRO. La foto e il contenuto della lettera sono stati originariamente pubblicati da Parker Myles, blog che si batte contro la discriminazione dei bambini Down, e poi ripresi dai media americani. Baker ricorda nella lettera il primo incontro con il medico, quando aveva bisogno di capire che cosa avrebbe significato avere una figlia Down: «Sono venuto da te nel momento più difficile della mia vita. Ero terrorizzata, ansiosa e disperata. Non sapevo ancora la verità sulla mia bambina, questo è ciò di cui avevo disperatamente bisogno da lei».

    ABORTO. «Invece di sostenermi e incoraggiarmi», si legge nella missiva, «mi hai suggerito di terminare la vita della nostra bambina. Io ti ho detto il nome [che avevamo scelto per lei] e tu mi hai chiesto di nuovo se avevo capito quanto bassa sarebbe stata la nostra qualità della vita con un figlio con la sindrome di Down. Ci hai suggerito di riconsiderare la decisione di andare avanti con la gravidanza. Da quella prima visita, abbiamo temuto le successive. Mi hai reso il momento più difficile della mia vita quasi insopportabile, perché non mi hai mai detto la verità. Che la mia bambina era perfetta».

    QUALITÀ DELLA VITA. La madre si dice non «arrabbiata, ma triste» e «mi si spezza il cuore all’idea che potresti aver ripetuto a un’altra mamma oggi che un bambino con la sindrome di Down diminuisce la qualità della vita. Ma soprattutto sono triste perché non avrai mai il privilegio di conoscere mia figlia, Emersyn, che non ha solo aumentato la nostra qualità di vita, ma a toccato il cuore di migliaia di persone».

    «IL TUO BAMBINO È PERFETTO». Infatti, «lei ci dà uno scopo e una gioia impossibili da esprimere. Ci ha aperto gli occhi alla vera bellezza e all’amore puro. La mia preghiera», conclude la lettera, «è che nessun altra mamma passi quello che ho passato io. (…) Prego anche che tu, quando vedrai il prossimo bambino con la sindrome di Down tutto avvolto nell’utero della madre, possa guardare a quella mamma e, vedendomi, dirle la verità: “Il tuo bambino è perfetto”».





    [Modificato da Caterina63 11/06/2016 11:59]
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    Caterina63
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    00 14/06/2016 10:27
      Bimbo nasce dopo quasi tre mesi
    dalla “morte cerebrale” della madre


    Pubblichiamo questa notizia a sempre attuale monito e a futura memoria circa la ormai diffusa e accettata pratica della vivisezione delle persone dichiarate morte a cuore battente e sottoposte al prelievo di organi.

    Per quanto si sia dibattuto tanto in questi anni sulla questione, soprattutto dal punto di vista cattolico, la cosiddetta scienza non riesce a dare una sensata spiegazione del perché una persona supposta morta possa dare alla luce una persona viva, sia pure grazie ai mezzi artificiali usati della tecnologia medica.
    La questione che la scienza non riesce ad affrontare, per la sua strutturale incapacità di comprensione del mistero della vita, non è relativa alla permanenza della vita in un corpo supposto morto, ma relativa al senso profondo della trasmissione umana dell'esistenza e della sua permanenza anche in presenza dei casi in cui si azzera la funzione cerebrale - secondo il responso delle apparecchiature mediche - mentre continua a pulsare il cuore, che in tempi normali veniva considerato il centro motore dell'esistenza in vita.

    Questo caso che segnaliamo non è una novità assoluta, perché in questi ultimi vent'anni si sono verificati tanti casi del genere, senza che però sia venuta meno la supponenza della scienza circa la dichiarata totale legittimità tecnico-scientifica e “morale” della pratica del prelevamento degli organi da un corpo ancora col cuore battente.
    Si dice che tale ultima condizione sia solo il prodotto“asettico” di un artificio tecnologico, ma si trascura di considerare il prevalente aspetto morale e “umano” e le relative implicazioni legate al fatto che un tale artificio tecnologico possa portare fino al concepimento di una nuova vita, com'è il caso che segnaliamo.

    Ancora a mo' di monito ricordiamo uno degli ultimi casi simili verificatosi in Italia l'anno scorso.
    Una società si dovrebbe supporre “civile” solo quando agisca tenendo primariamente presenti le esigenze legate al mistero dell'esistenza, che tale rimane anche in presenza delle successive ipotesi di lavoro della moderna speculazione scientifica, e non quanto inverta il processo intellettivo e privilegi le compiacenze tecnico-scientifiche scaturite da aprioristiche sperimentazioni medico-tecnologiche offerte a posteriori come “conquiste” della scienza atte a perpetuare l'esistenza in vita… come se si potesse arrivare a non morire mai!

    Ma in questo nostro mondo moderno sembra non ci sia più posto per riflessioni che vadano al di là del mero sopravvivere e del relativo godimento terreno, tale che si rimane solo in pochi a richiamare l'attenzione sulla primaria importanza di riflettere sulle profonde motivazioni dell'esistenza terrena e sulle sue prospettive ultraterrene. 
    Ma questo è un altro discorso, perché attiene a Dio, e il mondo moderno conosce Dio solo per muovere illusoriamente guerra a Lui e per agire proditoriamente contro tutto quello che a Lui si richiami: dalla morale alla religione.

    Non affrontiamo qui la questione semplice eppure complessa del prelievo di organi perché ne abbiamo già parlato più volte:

    A proposito degli organi umani e del loro viaggiare da un corpo all'altro
    A proposito di espianti e di trapianti
    Espianti/trapianti: l'anima non conta più nulla?
    Sui trapianti
    Terza giornata nazionale dei trapianti
    In bilico tra scienza e fede
    La morte cerebrale: finalmente smascherata?
    Lettera al cardinale Giovanni Saldarini sui trapianti
     Usa: salvato in extremis dall’espianto d’organi 



    Le due notizie
    Portogallo

    Nato bimbo a quasi 3 mesi dalla morte cerebrale della madre

    8 Giugno, 2016 - 10:04

    Un bimbo è nato in Portogallo dalla madre dichiarata morta quasi tre mesi fa. Lo riporta la Bbc. I medici hanno annunciato che il piccolo è venuto alla luce con taglio cesareo a Lisbona, sta bene, e pesa di 2,35 chilogrammi.
    Il padre aveva dato il consenso alla continuazione della gravidanza quando i medici, il 20 febbraio scorso, avevano constatato la morte cerebrale della mamma, colpita da emoraggia cerebrale, ma anche le buone condizioni del feto. A gennaio un bimbo era nato in Polonia in simili condizioni, dopo 55 giorni nel grembo della madre uccisa da un tumore al cervello: pesava solo un chilogrammo ed è stato dimesso dall'ospedale solo nel mese di aprile.



    Mamma in morte cerebrale,
 ma la gravidanza continua

    Attaccata alle macchine per raggiungere la ventottesima settimana dopo un’emorragia cerebrale. Decisiva è stata la volontà dei familiari della vittima.
    La madre è morta, ma i medici stanno tentando di tenere in vita il bambino che porta in grembo. Succede all’ospedale San Raffaele di Milano ed è un caso con pochi precedenti nel mondo.

    Corriere della Sera, 30 ottobre 2014

    Torna a casa il bimbo nato dalla madre morta: "La storia di un miracolo"

    Torna a casa il bimbo nato dalla madre morta: "La storia di un miracolo"
    Dopo poco più di un mese è stato dimesso dal San Raffaele di Milano il bimbo nato da una donna morta cerebralmente. Un'equipe medica competente e diversificata ha seguito il caso ed è arrivato il "lieto fine"

    22 gennaio 2015 14:13

    http://www.today.it/cronaca/dimesso-bimbo-nato-mamma-morta-milano.html



    giugno 2016

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