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PONTIFICIO COMITATO
PER I CONGRESSI EUCARISTICI INTERNAZIONALI

Assemblea Plenaria
9-11 novembre 2010

Intervento sul tema:

«I Congressi Eucaristici e la dimensione salvifica dell’Eucaristia 
a servizio dell’uomo e della società»

Conferenza di 
S.E. Mons. Ernesto Vecchi, Vescovo Ausiliare di Bologna

 

 

INDICE

 

1. Alle radici dei Congressi  Eucaristici
2. I Congressi Eucaristici e il «regno sociale» di Cristo.
3. Il «regno sociale» frutto della nuova spiritualità cristocentrica.
4. Il movimento congressuale e il movimento liturgico si intersecano.
5. Le «ragioni» dei Congressi Eucaristici e la missione della Chiesa.
6. L’Eucaristia: via d’accesso ai misteri principali della fede.
7. Inculturare l’Eucaristia per inculturare la fede.
8. Il dinamismo trasformante del sacramento pasquale.
9. La domenica: festa “primordiale” ricolma di gioia.
10. Benedetto XVI e la «sfida» della nuova evangelizzazione.

  

1. Alle radici dei Congressi Eucaristici

La complessità del tema all’ordine del giorno non ci permette di esporre in modo esauriente la storia dei Congressi Eucaristici, che resta, comunque, disponibile in varie pubblicazioni[1]. Pertanto, ricorderemo solo i dati essenziali direttamente connessi con la nostra riflessione. L’idea dei Congressi Eucaristici è nata in Francia, nella seconda metà del XIX secolo, dall’intuizione di una donna, Emilia Tamisier[2] (1834-1910), intuizione maturata nel contesto del movimento eucaristico animato da San Pierre-Julien Eymard (1811-1868), fondatore della Congregazione dei Sacerdoti del SS. Sacramento (Sacramentini) e da altre eminenti figure[3]. Questo movimento ha dato concretezza operativa all’urgenza di introdurre la dimensione salvifica dell’Eucaristia nel contesto sociale, per animare cristianamente le realtà temporali e costruire il Regno di Dio[4].

Il culto eucaristico in Francia, infatti, nella seconda metà dell’ottocento, ritorna al centro dell’attenzione e diviene il comune denominatore di tutte le forme di spiritualità più vive in quel momento, attraverso due attenzioni primarie: il recupero antigiansenista della comunione frequente e la pluriforme dilatazione dell’adorazione del SS. Sacramento, entrambe finalizzate alla diffusione dell’amore di Cristo per l’edificazione del suo «regno sociale».

È in questo contesto che Emilia Tamisier svolge la sua opera di promozione e coinvolgimento a tutti i livelli a favore delle Opere eucaristiche. Ed è proprio «coram Sanctissimo», a Paray-le-Monial (1873), che fiorisce in lei un forte convincimento: la «salvezza sociale» integrale ha la sua sorgente indispensabile nell’Eucaristia, portata anche ai «crocicchi delle strade» (Cfr. Mt 22,9), attraverso il metodo dei Congressi, adottato su larga scala nel secolo XIX, per promuovere le scienze, le arti, le lettere, l’azione sociale, l’azione economica[5]

 

2. I Congressi Eucaristici e il «regno sociale» di Cristo

Appare dunque evidente che, ai loro esordi, i Congressi Eucaristici sono legati al tema della dilatazione del «regno sociale» di Cristo nella vita personale e collettiva, ma non è affatto dimostrato – come qualche storico nostro contemporaneo sostiene – che l’obiettivo della «regalità sociale», nel suo complesso, avesse mire teocratiche attraverso la politicizzazione della devozione[6]. Infatti, nel fiorire della spiritualità francese di questo periodo, l’aggancio tra contemplazione e azione è sempre preminente nella sua intenzionalità evangelizzatrice e salvifica, anche quando si esprime in forme intransigenti ed estreme.

Il Padre Jean-Leon Dehon (1843-1925)[7], per esempio,conterraneo e contemporaneo del movimento spirituale messo sotto accusa, era ben consapevole che l’obiettivo degli apostoli della «regalità sociale» e della stessa Chiesa non era la «restaurazione del potere cristiano», ma la riparazione dei guasti prodotti nella società dai movimenti anticristiani post-rivoluzionari ispirati dall’illuminismo positivista, dal socialismo e dalla massoneria, attraverso la diffusione del Regno spirituale del S. Cuore, nei singoli, nelle famiglie, nelle nazioni. Infatti, il 17 febbraio 1877, Pio IX stesso gli parlò «con calore della tempesta suscitata dalla definizione dell’infallibilità pontificia, come se si dovesse riconoscere al Papa il potere di deporre i re o rivoluzionare l’ordine civile»[8].

Pertanto, separare, nel movimento spirituale francese, l’obiettivo della santificazione individuale dalla diffusione del «regno sociale», interpretandolo come volontà di «ricostruire uno Stato cristiano» in mano alla gerarchia, perché fissasse le regole fondamentali della vita associata[9], significa scrutare i fatti con un’«ottica prevalentemente politica e ideologica, più che spirituale e pastorale»[10]. Ciò denuncia il ricorso a metodologie distorte dalla precomprensione e viziate dall’errore di prospettiva storica[11] che, purtroppo, stanno alla base anche dell’attuale disimpegno di tanti cattolici nei confronti dell’animazione cristiana delle realtà temporali. 

 

3. Il «regno sociale» frutto della nuova spiritualità cristocentrica

Il risveglio spirituale francese della seconda metà dell’ottocento si innesta nella svolta registrata agli inizi del pontificato di Pio IX (1846-1878): da una forma di pietà austera, influenzata sia dal giansenismo sia dall’illuminismo razionalista, si passò ad una pietà più aperta al sentimento, meno rigorista, ispirata dalla nuova cultura romantica. Emerse, così, l’esigenza di una frequenza più assidua ai sacramenti, accanto al moltiplicarsi dei pii esercizi e delle devozioni, anche in un contesto associativo e movimentista[12].

Al centro ritorna la figura di Cristo e il suo amore misericordioso, in reazione ad un cristianesimo di stampo deista, in auge a partire dalla seconda metà del settecento, sotto l’influsso dell’Enciclopedismo francese. Il nuovo corso spirituale, nonostante alcune forme devozionali malcombinate, talvolta espresse in forme poco felici, raggiunse l’essenza del cristianesimo: «Gesù Cristo vero Dio e vero uomo, incarnazione dell’amore infinito di Dio nei nostri riguardi, veramente presente – per amore – nella SS.ma Eucaristia[13].

Soprattutto in occasione della beatificazione di S. Margherita Maria Alacoque da parte di Pio IX (18 settembre 1864), gli ambienti cattolici francesi ultramontani misero in forte evidenza l’aspetto sociale del messaggio della beata, con l’intento di far riconoscere dovunque la sovranità del Sacro Cuore di Gesù e il dovere di cooperare all’attuazione del suo regno sociale. È con questo spirito, tra l’altro, che viene incrementata la diffusione della lode regia: «Christus vincit, Christus regnat, Christus imperat»[14].

L’idea dei Congressi Eucaristici, dunque, si innesta nel cuore di un movimento spirituale che riporta Gesù Cristo al centro dell’attenzione[15], in un’ottica in cui le grandi devozioni si esprimono in un contesto di assoluta fedeltà al Papa e di un forte senso di appartenenza alla Chiesa[16].

L’opera di tutti i grandi protagonisti di questa straordinaria fioritura spirituale, vera e propria «trasformazione interiore del cattolicesimo»[17], al di là delle loro simpatie liberali o intransigenti, democratiche o nostalgiche dell’ancien régime, gallicane o ultramontane, in ultima analisi finisce per convergere su un obiettivo comune: la diffusione del Regno di Cristo sulla terra.

 

4. Il movimento congressuale e il movimento liturgico si intersecano

Oggi, anche in campo ecclesiale, prevale la tendenza a rimuovere in toto, l’esperienza movimentista del «regno sociale» di Cristo. Questo atteggiamento, dovuto più ad una visione ideologica che teologica del mistero della Chiesa, rischia di non applicare la necessaria distinzione tra la sostanza degli obiettivi perseguiti dal movimento per l’edificazione del «regno sociale» cristiano e gli elementi contingenti, connessi con le sensibilità e le circostanze mutevoli nel rapporto tra vita ecclesiale e dinamica socio-politica[18].

La Chiesa è sacramento del Regno [19], è realtà visibile e percepibile, e il suo annuncio evangelico «deve portare frutto e crescere» (Col 1,23), in ogni individuo e in tutto il mondo, come dimensione interiore ed esteriore, affinché «ogni uomo sia stabilito perfettamente in Cristo» (Col 1,27)[20]. In tale prospettiva, le forme storicamente assunte per realizzare il «regno sociale» di Cristo[21] non appartengono all’essenza del Regno e perciò, essendo mutevoli, non vanno giudicate col senno ideologico di poi, ma valutate con l’ausilio del dato biblico e patristico[22], alla luce di una sana teologia cattolica, in grado di scrutare con l’intelligenza della fede il mistero di Cristo e della Chiesa nella sua integralità [23], al fine di esercitare un autentico discernimento evangelico.

Nel movimento eucaristico e cristocentrico della Chiesa francese si intersecano alcune correnti spirituali che, praticate dapprima in ambiti ristretti (monasteri, santuari, ecc.), assumono progressivamente dimensioni più ampie e popolari, dentro un dinamismo spirituale che trova sempre il suo momento unificatore nell’Eucaristia, sacramento massimo di salvezza personale e sociale: il Culto al S. Cuore, l’Apostolato della Preghiera e la devozione mariana.

Confluiscono qui, oltre agli impulsi verso la devozione all’umanità di Cristo risalenti a S. Anselmo (1033-1109), S. Bernardo (1090-1153) e S. Bonaventura (1221-1272), anche i vivai di spiritualità del Cardinale Pietro de Bérulle (1575-1629), del Padre Carlo de Condrén (1588-1641), del venerabile Giovanni Giacomo Olier (1608-1657) e di S. Giovanni Eudes (1601-1680), tanto cari al Cardinale Giacomo Lercaro, che ne ha raccolto l’eredità spirituale nel suo testo “Metodo di orazione mentale” [24].

In definitiva, l’humus che ha generato i Congressi Eucaristici – nella prospettiva della promozione integrale del messaggio cristiano dentro la società – è lo stesso che ha dato vita al movimento liturgico. Infatti, l’amore a Cristo, alla Vergine, alla Chiesa, alla Tradizione e al Papa vissuti nella pietà popolare e devozionale si intersecano con la consapevolezza emergente del mistero liturgico, soprattutto per l’opera “intransigente” di Dom Guéranger (1805-1877), Abate di Solesmes, restauratore dell’Ordine benedettino in Francia e padre del movimento liturgico [25]

 

5. Le «ragioni» dei Congressi Eucaristici e la missione della Chiesa

Il pontificato di Giovanni Paolo II ha avuto nel passaggio millenario dell’anno 2000 uno dei momenti più significativi. L’ampia risonanza del Grande Giubileo, che il Papa ha definito “anno intensamente eucaristico” [26], ha fatto riemergere anche le “ragioni” del convenire straordinario delle Chiese attorno all’Eucaristia. Queste “ragioni” hanno bisogno oggi di essere riscoperte, dal momento che l’anno del Congresso Eucaristico Internazionale di Dublino (2012) coincide con il 50° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II (1962). Inoltre, Benedetto XVI ha convocato, sempre nel 2012, l’Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema: «La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana [27]», dopo aver istituito un nuovo organismo nella Curia romana: ilPontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione (21 settembre 2010)[28].

Queste provvidenziali coincidenze offrono l’occasione per rimettere in luce lo spessore eucaristico del magistero conciliare, in particolare un’affermazione ricca di potenzialità teologico-pastorale: “Nella Santissima Eucaristia è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo nostra Pasqua e pane vivo che dà la vita agli uomini... Per questo l’Eucaristia si presenta come fonte e culmine di tutta l’evangelizzazione” [29]. In tale prospettiva, Giovanni Paolo II disse ai Vescovi europei (1982) che l’Eucaristia è il «luogo teologico» in cui situarci per interpretare, alla luce dello Spirito, l’«oggi» della storia della salvezza in Europa, proprio in vista di una rinnovata evangelizzazione [30].

Nel post-Concilio si è registrato un notevole oscuramento dell’idea originaria soggiacente ai Congressi Eucaristici, idea connessa all’Eucaristia come «sacramento di ogni salvezza» e perciò rimedio radicale contro i mali presenti nella società e alimento di ogni vitalità nel mondo (Cfr. Gv 6,51). Tale oscuramento ha talvolta ridimensionato il fervore partecipativo ai Congressi stessi, compromettendo la piena accoglienza della «particolare grazia del Signore» connessa a questi eventi [31]. Il Cardinale Paul Poupard, nella prospettiva del terzo millennio, sottolineava che i Congressi Eucaristici svolgono un ruolo decisivo di fronte alla «sfida» della nuova evangelizzazione[32], specialmente dopo i nuovi orientamenti dati dalla Chiesa per la celebrazione di questi eventi ecclesiali[33].

Pertanto, è necessario recuperare la sapienza pastorale che animò Leone XIII (1810-1903) al momento di approvare l’Opera dei Congressi Eucaristici Internazionali e la celebrazione del 1º Congresso Eucaristico Internazionale di Lille nel 1881. In questa iniziativa egli vide la possibilità della riscoperta dell’evento cristiano nella sua integralità divino-umana e l’occasione per incrementare la spinta aggregativa dei cattolici, in continuità con il risveglio dell’associazionismo laicale in atto in tutta Europa. Fu il tentativo di rinsaldare, anche sul piano sociale, la comunione tra i cattolici (spesso divisi sul piano politico), per una presenza più incisiva nel vecchio continente [34]. Così, dieci anni dopo, nel 1891, analoghi intenti animarono lo stesso Pontefice quando stimolò e approvò la celebrazione del 1º Congresso Eucaristico Nazionale Italiano a Napoli[35], nello stesso anno in cui pubblicò l’Enciclica «Rerum Novarum» (1891), che confermò e diede un impulso decisivo all’impegno dei cattolici nella società [36].

Oggi, all’inizio del secondo decennio del XXI secolo, la Chiesa, davanti alla necessità dei cattolici di ritrovare un ruolo attivo nelle dinamiche sociali, è chiamata a rivalutare e a ridefinire, tra l’altro, le potenzialità dei Congressi Eucaristici, di fronte alle sfide della postmodernità. Ciò può avvenire attraverso il recupero pieno di una persuasione, emersa in questi ultimi decenni, come un “leit motiv”, nel magistero eucaristico del Cardinale Giacomo Biffi, cioè la persuasione che da sempre accompagna il cammino della Chiesa tra le alterne vicende della storia, indipendentemente dal grado della sua consapevolezza teologica: cioé, la persuasione di aver ricevuto col dono dell’Eucaristia il codice genetico della sua identità e l’inesauribile sorgente della sua potenzialità, cioè un dono pieno ed esclusivo, che la pone di fronte al mondo come sacramento di «salvezza sociale» integrale.

Di conseguenza, l’Eucaristia, nella sua identità reale con Gesù Cristo, si pone come riferimento primo per giudicare, modellare, rivitalizzare, orientare ogni scelta e azione pastorale[37]. Infatti, uno degli scopi principali dei Congressi Eucaristici è di far sì che le Chiese periodicamente coinvolte, abbiano a ricevere un impulso nuovo per dare vivacità alla loro azione pastorale, mettendo a frutto la speciale “grazia congressuale[38].

 



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)