00 30/04/2016 13:50

  L’enigmatico caso di padre Riccardo Lombardi.

La dimostrazione più vistosa della dilacerante mutazione «culturale» conciliare si è palesata nel comportamento del clero cattolico.
Migliaia di preti lasciarono la Chiesa, molti si sposarono, e quelli rimasti hanno subìto, in gradi diversi, sollecitazioni di fedeltà della propria coscienza, tra la Chiesa in cui furono formati e la nuova chiesa ecumenista conciliare.
Questo fatto perdura da quasi mezzo secolo.
La verità è che essi furono attratti dalla più insidiosa forma di rivoluzione «culturale» d’ogni tempo,
quella semantica, che aliena il senso d’ogni cosa venuta dall’Alto, a causa di un «aggiornamento» dall’«alto» (o altro).
Come si è visto essa mirava a convertire i «consacrati» a un nuovo ordine sociale, i cui «operatori» si sentissero i nuovi salvatori del mondo.
Si trattava d’instaurare un nuovo sacerdozio per una nuova religione «socialistoide».
L’esempio scelto qui per illustrare questa rivoluzione paradossale, questa prassi distruttiva dell’identità del sacerdote cattolico, è quello del padre gesuita Riccardo Lombardi, tanto vicino a Pio XII e alla sua attività pastorale da essere chiamato «microfono di Dio».
Egli fu anche legato da vicino all’Evento di Fatima, ma con quale contributo?
La domanda è d’obbligo per le ragioni che si discuteranno in seguito; infatti lui è di certo il «tipo» più diretto del «profeta di sventure» di roncalliana memoria.

La resistenza cattolica alla «rivoluzione culturale»

L’illuminismo rivoluzionario ha abbagliato da subito un intero mondo cristiano che si vergognava di non essere abbastanza aggiornato con i tempi.
Pochi furono i cattolici capaci d’individuare i metodi dell’operazione d’inganno che funziona a tutt’oggi.
Uno di questi fu Augustin Cochin, che descrisse i centri di potere dei «maître à penser» della Francia repubblicana nella sua opera «Groupes réducteurs et noyaux dirigeants».
Cochin scrisse sulla manipolazione delle discussioni nelle assemblee, metodo che è stato applicato dai modernisti nel Vaticano II per prendere il controllo dei lavori.
L’altro fu il grande pensatore cattolico spagnolo dell’Ottocento, Juan Donoso Cortés, che predisse: «Nel passato gli errori stavano nei libri, in tal modo che se non si cercasse in essi, non si potevano incontrare da nessuna parte, mentre ai nostri giorni l’errore non si limita ai soli libri, ma anche fuori dei libri; nelle istituzioni, nelle leggi, nei giornali, nei discorsi, nei dialoghi, nelle aule, nei circoli, nei focolari, nel foro, tanto in ciò che si dice come in ciò che si tace» (1).
E in quel tempo non c’era ancora né cinema, né TV, né internet.
Già da allora la intellighenzia rivoluzionaria sapeva esattamente che musica suonare per deviare i cattolici.

Da noi Gramsci ha fatto scuola, ma ancora più insidiosa per la vita mentale del mondo è stata quella scuola di Francoforte che contava con Adorno, Marcuse, ecc.
Pio XII era consapevole che l’errore stava ovunque e ovunque andava affrontato.
Ma per combatterlo alla fonte, nelle scuole, nelle università, nei mezzi di comunicazione sociale, la Chiesa doveva mobilitare coraggiosi maestri, professori, comunicatori capaci perché in quel momento storico l’errore comunista imperversava scatenato nel mondo con una potente macchina di inculturazione sociale, minacciando ogni cultura, ma specialmente il clero cattolico minato dal misero buonismo modernista.
Allora il Papa disponeva ancora di una forte elite culturale nei Gesuiti, e tra questi un padre che era un eccellente oratore, capace d’impressionare con la sua eloquenza anche i più tiepidi.
Si trattava di padre Riccardo Lombardi, noto negli anni Quaranta e Cinquanta per la grande stima avuta dal Papa.
E Lombardi - col soprannome di «microfono di Dio» - corrispondeva a tanto privilegio alzando la voce specialmente contro il pericolo comunista degli «atei senza Cristo, senza Dio, senz’anima, figli del demonio con le mani sporche di sangue», i quali avrebbero trascinato nel conflitto e nella miseria la società umana.

Occorreva, quindi, una «mobilitazione generale» dei cattolici, in seguito alle parole d’ordine del Papa.
«Il ‘microfono di Dio’, al di là del linguaggio, affrontava qui un autentico problema pastorale, in seguito eluso: ciò che si potrebbe chiamare apostolato dell’intelligenza e che oggi, ben mezzo secolo dopo, è evidentissimamente il nodo più decisivo che i cattolici debbano risolvere: e stavolta al più presto, poiché ne va della salvezza delle anime in una società che di giorno in giorno si fa più confusa e sbalestrata» (2).

Progetti contrapposti per un Mondo Migliore

Con Pio XII si poteva dire che era stato offerto alla Chiesa nel nostro secolo un piano celeste per un mondo migliore nella pace di Gesù Cristo.
A questo punto si deve confrontare il piano per la pace offerto alla Chiesa a Fatima con i piani elaborati a Roma da uomini della Chiesa miranti ad un mondo migliore senza troppo affidarsi ad aiuti celesti.
E’ bene ricordare ancora che per i cristiani nel campo ideale vi sono due tipi di piani: uno che si fonda sulle verità rivelate da Dio, che devono plasmare il pensiero; l’altro che mira alla scelta e alla promozione di una direttiva clericale su cui fondarsi. Ora, se nel Messaggio di Fatima ci sono tutti i segni di un piano divino, come crediamo, esso avrebbe dovuto modellare i progetti della Chiesa e la vita dei credenti, altrimenti sarebbe stato un piano umano a mettere a suo servizio il messaggio divino.
Sono due piani che possono assomigliarsi, ma che hanno provenienze opposte: uno da Dio all’uomo, dall’Essere al divenire; l’altro dall’uomo a quel che idealizza per adattarsi ai tempi.
Tale è la differenza tra il pensiero cristiano e l’ideologia utopica.
Tale si dimostrò la differenza tra Pio XII e il suo portavoce Lombardi, che usò in sostanza le parole papali per il suo progetto di mondo futuro.
Quindi, anche preti cattolici, non modernisti, erano coinvolti in questo dilemma.

Qui si vedrà che padre Lombardi era anche lui un riformatore; come mai allora questo suo aspetto lo ha reso ancora più inviso al velato riformista e modernista Roncalli?
E’ chiaro che a questo punto si può parlare di un dilemma nel dilemma del riformismo clericale, che si spiega soltanto nella differenza di scopi: uno voleva superare le deviazioni della vita civile e ecclesiastica, l’altro cambiarne la visione.
Il piano del «mondo migliore» di padre Lombardi era tra i primi, ma a differenza dei pensieri di Pio XII, che versava su princìpi, seguiva soprattutto le nuove congiunture ecclesiali e mondiali.











[Modificato da Caterina63 30/04/2016 14:59]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)