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Card. Müller: fondamentale sinergia tra movimenti e istituzione

Il cardinale Mueller - REUTERS

Il cardinale Mueller - 

14/06/2016 

Un documento positivo per rinnovare il valore dei doni carismatici nella vita della Chiesa. Questo in estrema sintesi quanto emerso dalla conferenza stampa di presentazione del documento Iuvenescit Ecclesia. Tra i relatori, che si sono succeduti in Sala Stampa Vaticana, il cardinale Gerhard Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, e il prefetto della Congregazione per i Vescovi, cardinale Marc Ouellet. Il servizio diAlessandro Gisotti:

Un documento che viene da lontano, da un’intuizione di San Giovanni Paolo II, ispirata al Concilio Vaticano II, e che ora, significativamente, arriva alla pubblicazione con Papa Francesco.

Card. Müller: favorire l’ordinata comunione dei doni carismatici

Iuvenescit Ecclesia, ha sottolineato il cardinale Müller, si concentra su problematiche teologiche più che pastorali, riprendendo il principio elaborato da Papa Wojtyla della “coessenzialità” tra doni gerarchici e carismatici:

“Scopo del presente documento è quello di favorire - attraverso una approfondita consapevolezza degli elementi essenziali relativi a doni gerarchici e carismatici, e al di là di ogni sterile contrapposizione o giustapposizione - una loro ordinata comunione, relazione e sinergia, in vista di un rinnovato slancio missionario ecclesiale e di quella ‘conversione pastorale’ a cui in continuazione ci chiama Papa Francesco”.

Il prefetto della Dottrina della Fede ha sottolineato la capacità della Chiesa di essere rinnovata dallo Spirito santo anche in tempi difficili. Quindi, ha ribadito che non esiste una “Chiesa dello Spirito” contrapposta ad una “Chiesa dell’Istituzione” perché “doni gerarchici e carismatici” sono sempre relazionati gli uni agli altri. E ha messo l’accento sul ruolo dei Pontefici del dopo il Concilio nell’accogliere e valorizzare i doni delle diverse forme di movimenti ecclesiali:

Nei fatti è stato proprio il Successore di Pietro a favorire una comunicazione e comunione fra doni gerarchici e carismatici a livello della Chiesa universale, valorizzando la diffusione missionaria dei movimenti e delle nuove comunità ecclesiali all’interno delle diverse Chiese particolari, specialmente in quelle che necessitavano di una nuova evangelizzazione”.

Card. Ouellet: movimenti non si contrappongano ai vescovi

Dal canto suo, il cardinale Ouellet ha ribadito il grande ruolo che il Concilio e poi in particolare San Giovanni Paolo II hanno attribuito ai Movimenti come “nuove forme di testimonianza della fede” che potessero “rispondere alla sfida di una nuova evangelizzazione delle società secolarizzate”. Dal canto suo, ha commentato il porporato canadese, Francesco aiuta i pastori ad essere più acuti nel discernimento dei carismi, in un momento in cui si sottolinea fortemente la dimensione missionaria della Chiesa. Per questo, ha detto, va visto positivamente il nuovo documento Iuvenescit Ecclesia:

“Non si tratta nella prassi di livellare le differenze tra i doni gerarchici e quelli carismatici, ma di integrare meglio i carismi variegati della vita consacrata nelle Chiese particolari sotto la guida dei vescovi, i quali hanno il compito di discernere, accogliere e accompagnare le realtà carismatiche suscitate dall’azione dello Spirito Santo nella comunità ecclesiale”.

I cardinali Müller e Ouellet non hanno infine mancato di evidenziare l’importanza della dimensione sociale tra i criteri di discernimento dei movimenti. Per Francesco, ha detto il prefetto del dicastero per i vescovi, è fondamentale che i carismi siano al servizio della Chiesa locale e mai in contrapposizione rispetto ai pastori. Alla conferenza stampa hanno preso parte anche il teologo mons. Piero Coda, che ha messo l’accento sulla “convergenza” degli ultimi Papi rispetto ai Movimenti e sul respiro positivo del nuovo documento, e la prof.ssa Maria del Carmen Aparicio Valls, che ha parlato della dinamica istituzione-carismi a partire dalla sua esperienza personale di membro dell’Istituzione teresiana.





CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE
Lettera Iuvenescit Ecclesia 
ai Vescovi della Chiesa cattolica
sulla relazione tra doni gerarchici e carismatici 
per la vita e la missione della Chiesa

 

Introduzione

 

I doni dello Spirito Santo nella Chiesa in missione

1. La Chiesa ringiovanisce in forza del Vangelo e lo Spirito continuamente la rinnova, edificandola e guidandola «con diversi doni gerarchici e carismatici» [1]. Il Concilio Vaticano II ha ripetutamente messo in rilievo l’opera meravigliosa dello Spirito Santo che santifica il Popolo di Dio, lo guida, lo adorna di virtù e lo arricchisce di grazie speciali per la sua edificazione. Multiforme è l’azione del divino Paraclito nella Chiesa, come amano evidenziare i Padri. Scrive Giovanni Crisostomo: «Quali grazie che operano la nostra salvezza non ci sono elargite dallo Spirito Santo? Per suo mezzo siamo liberati dalla schiavitù e chiamati alla libertà, siamo condotti all’adozione a figli e, per così dire, formati di nuovo, dopo aver deposto il pesante e odioso fardello dei nostri peccati. Per lo Spirito Santo vediamo assemblee di sacerdoti e possediamo schiere di dottori; da questa sorgente scaturiscono doni di rivelazioni, grazie di guarigioni e tutti gli altri carismi che decorano la Chiesa di Dio» [2]. Grazie alla stessa vita della Chiesa, ai numerosi interventi del Magistero e alla ricerca teologica, è felicemente cresciuta la consapevolezza della multiforme azione dello Spirito Santo nella Chiesa, destando così un’attenzione particolare ai doni carismatici, di cui in ogni tempo il Popolo di Dio è arricchito per lo svolgimento della sua missione.

Il compito di comunicare efficacemente il Vangelo risulta essere particolarmente urgente nel nostro tempo. Il Santo Padre Francesco, nella sua Esortazione apostolica Evangelii gaudium, ricorda che «se qualcosa deve santamente inquietarci e preoccupare la nostra coscienza è che tanti nostri fratelli vivono senza la forza, la luce e la consolazione dell’amicizia con Gesù Cristo, senza una comunità di fede che li accolga, senza un orizzonte di senso e di vita» [3]. L’invito ad essere Chiesa “in uscita” porta a rileggere tutta la vita cristiana in chiave missionaria [4]. Il compito di evangelizzare riguarda tutti gli ambiti della Chiesa: la pastorale ordinaria, l’annuncio a coloro che hanno abbandonato la fede cristiana ed in particolare a coloro che non sono mai stati raggiunti dal Vangelo di Gesù o che lo hanno sempre rifiutato [5]. In questo compito imprescindibile di nuova evangelizzazione è più che mai necessario riconoscere e valorizzare i numerosi carismi capaci di risvegliare e alimentare la vita di fede del Popolo di Dio.

Le multiformi aggregazioni ecclesiali

2. Sia prima che dopo il Concilio Vaticano II sono sorte numerose aggregazioni ecclesiali che costituiscono una grande risorsa di rinnovamento per la Chiesa e per l’urgente «conversione pastorale e missionaria» [6] di tutta la vita ecclesiale. Al valore e alla ricchezza di tutte le realtà associative tradizionali, caratterizzate da scopi particolari, come anche degli Istituti di vita consacrata e delle Società di vita apostolica, si aggiungono quelle realtà più recenti che possono essere descritte come aggregazioni di fedeli, movimenti ecclesiali e nuove comunità, sulle quali si sofferma il presente documento. Esse non possono essere intese semplicemente come un volontario consociarsi di persone al fine di perseguire uno scopo peculiare di carattere religioso o sociale. Il carattere di «movimento» li distingue nel panorama ecclesiale in quanto realtà fortemente dinamiche, capaci di suscitare particolare attrattiva per il Vangelo e di suggerire una proposta di vita cristiana tendenzialmente globale, investendo ogni aspetto dell’esistenza umana. L’aggregarsi dei fedeli con una intensa condivisione della esistenza, al fine di incrementare la vita di fede, speranza e carità, esprime bene la dinamica ecclesiale come mistero di comunione per la missione e si manifesta come un segno di unità della Chiesa in Cristo. In tal senso, queste aggregazioni ecclesiali, sorte da un carisma condiviso, tendono ad avere come scopo «il fine apostolico generale della Chiesa» [7]. In questa prospettiva, aggregazioni di fedeli, movimenti ecclesiali e nuove comunità propongono forme rinnovate della sequela di Cristo in cui approfondire la communio cum Deo e la communio fidelium, portando nei nuovi contesti sociali il fascino dell’incontro con il Signore Gesù e la bellezza dell’esistenza cristiana vissuta nella sua integralità. In tali realtà si esprime anche una peculiare forma di missione e di testimonianza, volta a favorire e sviluppare sia una viva consapevolezza della propria vocazione cristiana, che itinerari stabili di formazione cristiana e percorsi di perfezione evangelica. A queste realtà aggregative, a seconda dei diversi carismi, possono partecipare fedeli di stati di vita differenti (laici, ministri ordinati e persone consacrate), manifestando così la pluriforme ricchezza della comunione ecclesiale. La forte capacità aggregativa di tali realtà rappresenta una significativa testimonianza di come la Chiesa non cresca «per proselitismo ma “per attrazione”» [8].

Giovanni Paolo II rivolgendosi ai rappresentanti dei movimenti e delle nuove comunità ebbe a riconoscere in essi una «risposta provvidenziale» [9] suscitata dallo Spirito Santo alla necessità di comunicare in modo persuasivo il Vangelo in tutto il mondo, considerando i grandi processi di cambiamento in atto a livello planetario, segnati spesso da una cultura fortemente secolarizzata. Tale fermento dello Spirito «ha recato nella vita della Chiesa una novità inattesa, e talora persino dirompente» [10]. Lo stesso Pontefice ha ricordato che per tutte queste aggregazioni ecclesiali si apre il tempo della «maturità ecclesiale», che comporta la loro piena valorizzazione e inserzione «nelle Chiese locali e nelle parrocchie, e sempre rimanendo in comunione con i Pastori ed attenti alle loro indicazioni» [11]. Queste nuove realtà, per la cui esistenza il cuore della Chiesa è colmo di gioia e gratitudine, sono chiamate a relazionarsi positivamente con tutti gli altri doni presenti nella vita ecclesiale.

scopo del presente documento

 

3. La Congregazione per la Dottrina della Fede con il presente documento intende richiamare, alla luce della relazione tra doni gerarchici e carismatici, quegli elementi teologici ed ecclesiologici la cui comprensione può favorire una feconda ed ordinata partecipazione delle nuove aggregazioni alla comunione ed alla missione della Chiesa. A tale scopo vengono presentati innanzitutto alcuni elementi chiave sia della dottrina sui carismi esposta nel Nuovo Testamento che della riflessione magisteriale su queste nuove realtà. Successivamente, a partire da alcuni principi di ordine teologico sistematico, si offrono elementi identitari dei doni gerarchici e carismatici, insieme ad alcuni criteri per il discernimento delle nuove aggregazioni ecclesiali.

 


[Modificato da Caterina63 14/06/2016 17:13]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)