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CCXXXII |
A Sano di Maco in Siena |
CCXXXIII |
A Gregorio XI |
CCXXXIV |
A Buonaccorso di Lapo in Firenze, essendo la Santa in Avignone |
CCXXXV |
Al Re di Francia |
CCXXXVI |
A Bartolo Usimbardi in Firenze |
CCXXXVII |
Al Duca d'Angio |
CCXXXVIII |
A Gregorio XI |
CCXXXIX |
A Gregorio XV |
CCXL |
A monna Lapa sua madre, pria iche tornasse da Vignone |
CCXLI |
A monna Giovanna di Corrado |
CCXLII |
Ad Angelo da Ricasoli |
CCXLIII |
All'Arcivescovo di Pisa |
CCXLIV |
A maestro Francesco, di maestro Bartolomeo, medico di Siena di gran fama |
CCXLV |
A un genovese del terzo ordine di San Francesco, che aveva preso una conversazione spirituale con una donna; per lo che pativa molte pene |
CCXLVI |
Al Priore di Cervaja, presso Genova |
CCXLVII |
A monna Giovanna di Corrado |
CCXLVIII |
A Bartolo Usimbardi, e a monna Orsa sua donna, e a Francesco di Pipino sarto e a monna Agnesa sua donna, da Firenze |
CCXLIX |
A Francesco di Pipino sarto in Firenze e a monna Agnesa sua donna |
CCL |
All'abbate di Sant'Antimo |
CCLI |
A monna Agnesa, donna di Francesco di Pipino sarto |
CCLII |
A Gregorio XI, essendo a Cornelo |
CCLIII |
A misser Trincio de' Trinci da Fuligno, e a Corrado suo fratello |
CCLIV |
A Pietro di missere Jacomo Attacusi de' Tolomei, da Siena |
CCLV |
A Gregorio XI |
CCLVI |
A M. Niccolo, Priore della Provincia di Toscana |
CCLVII |
A Conte di monna Agnola, e compagni in Firenze |
CCLVIII |
A misser Ristoro di Pietro Canigiani in Firenze |
CCLIX |
A Tommaso d'Alviano |
CCLX |
A' prigioni il giovedi Santo in Siena |
CCLXI |
A M. Mariano, prete della misericordia, essendo a Monticchiello |
CCLXII |
A monna Tora, figliuola di misser Pietro Gambacorti da Pisa |
CCLXIII |
A monna Montagna, gran serva di Dio, nel contado di Narni, in Capitona |
CCLXIV |
A monna Jacoma di misser Trinci da Fuligno |
CCLXV |
A Francesco di Pipino sarto da Firenze, e a monna Agnesa sua donna |
CCLXVI |
A misser Ristoro Canigiani |
CCLXVII |
A frate Raimondo da Capua dell'ordine de' predicatori |
CCLXVIII |
Agli anziani e consoli gonfalonieri di Bologna |
CCLXIX |
A Neri di Landoccio |
CCLXX |
A Gregorio XI |
CCLXXI |
A monna Alessa |
CCLXXII |
A frate Raimondo da Capua dell'ordine de' predicatori |
CCLXXIII |
A frate Raimondo da Capua dell'ordine de' predicatori |
CCLXXIV |
A Francesco di Pipino sarto in Firenze, e a monna Agnesa sua donna |
CCLXXV |
A frate Raimondo da Capua dell'ordine de' predicatori |
CCLXXVI |
A una meretrice in Perugia, a petizione d'un suo fratello |
CCLXXVII |
A monna Alessa, essendo la Santa a Fiorenza |
CCLXXVIII |
A monna Bartolomea di Domenico, in Roma |
CCLXXIX |
A misser Ristoro Canigiani |
CCLXXX |
A frate Raimondo da Capua de' frati predicatori |
CCLXXXI |
A Neri di Landoccio |
CCLXXXII |
A Niccolo da Osimo |
CCLXXXIII |
A Frate Tommaso della Fonte dell'ordine de' predicatori |
CCLXXXIV |
A Pietro Cardinale di Luna |
CCLXXXV |
A Gregorio XI |
CCLXXXVI |
A monna Alessia e a certe altre sue figliuole da Sana, il di della conversione di San Paolo |
CCLXXXVII |
A frate Niccolo di Nanni dell'ordine di Monte Oliveto, e a don Pietro di Giovanni di Viva monaco della Certosa a Maggiano presso a Siena |
CCLXXXVIII |
A monna Agnesa donna di Francesco di Pipino sarto da Firenze |
CCLXXXIX |
A Francesco di Pipino sarto da Firenze |
CCXC |
A Francesco di Pipino sarto da Firenze, e a monna Agnesa sua donna |
CCXCI |
A Urbano VI |
CCXCII |
A frate Guglielmo, e a missere Matteo Rettore della Misericordia, e a frate Santi, e agli altri figliuoli |
CCXCIII |
A Pietro Cardinale di Luna |
CCXCIV |
A Sano di Maco, e a tutti gli altri figliuoli in Siena |
CCXCV |
A frate Raimondo da Capua dell'ordine de' predicatori |
CCXCVI |
A don Giovanni dalle celle di Valle Ombrosa |
CCXCVII |
A Niccolo Soderini in Firenze |
CCXCVIII |
A Stefano di Corrado Maconi poverello d'ogni virtu, essendo essa a Firenze |
CCXCIX |
A misser Ristoro Canigiani |
CCC |
A monna Agnesa di Francesco sarto da Firenze |
CCCI |
A misser Ristoro Canigiani da Firenze in Pistoia |
CCCII |
A Urbano VI |
CCCIII |
A Sano di Maco, e agli altri figliuoli in Cristo, essendo essa in Firenze |
CCCIV |
A monna Lodovica di Granello |
CCCV |
A Urbano VI |
CCCVI |
A Urbano VI |
CCCVII |
A una donna che mormorava |
CCCVIII |
A suor Daniella da Orvieto |
CCCIX |
A Giovanni da Parma in Roma |
CCCX |
A tre cardinali italiani |
CCXXXII (232) - A Sano di Maco in Siena
Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo fratello e figliuolo in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi,e confortovi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi unito e fondato nel vero fondamento, cioè Cristo crocifisso. Il quale è pietra viva, nel quale fondandosi ogni edifizio, è stabile e sicuro; e senza lui nullo puote avere fermezza veruna. Così diceva quello innamorato di Paolo: «Neuno può con sicurtà fondarsi in altro fondamento che nella pietra viva, la quale è Cristo crocifisso; imperocchè non è posto da Dio veruno altro fondamento che egli». E veramente, fratello e figliuolo carissimo in Cristo Gesù, a me pare che così sia la verità; perocchè, se l'anima è fondata veramente in Cristo, neuno vento di superbia o di vanagloria il può cacciare a terra; però che ella è fondata in umiltà profonda, la quale vede Dio umiliato all'uomo per salvarlo. Così ancora neuna acqua d'avarizia e diletti mondani e carnali, quantunque sia grande la piena, può cacciare a terra quest'anima; imperocch'ell'è stabilita e fermata in quella pietra, nella quale non fu nulla mollizie di diletti o consolazioni corporali, ma tutta fermezza in pene e dolori.
Onde l'anima innamorata di lui non può volere altro, che sempre patire con lui obbrobri, scherni, fame e sete, caldo,ingiurie e infamazioni, e all'ultimo ancora con gran diletto ponere e dare la vita corporale per amore di lui. Anco, allora l'anima gode e ingrassa, quando si vede fatta degna di sostenere strazii e derisioni e beffe dal mondo per amore del dolce e buono Gesù. Così si legge degli Apostoli santi, che eglino allora godevano, quando cominciarono a essere spregiati e villaneggiati per lo nome di Gesù.
In questo modo desidera l'anima mia di vederci fondati in Cristo crocifisso, sì e per siffatto modo che nè acqua di tribolazioni, nè vento di tentazioni, nè anco il dimonio con le sue astuzie, nè il mondo con le sue lusinghe, nè la carne con le sue immondizie mai ci possano separare dalla carità di Cristo e da quella del prossimo. E non vi movesse parole seminate dal dimonio per mezzo delle creature, per conturbare la mente vostra o degli altri miei dolci figliuoli e figliuole in Cristo Gesù. Imperocchè questa è l'arte sua antica, di fare suo strumento delle lingue de' cattivi. E alcuna volta, per permissione di Dio, delle lingue de' servi di Dio ne fa suo strumento, per conturbare Ai altri servi di Dio.
Per la grazia del nostro dolce Salvatore, noi giugnemmo qui a Vignone già venti sei dì: e ho parlato col santo Padre e con alquanti cardinali e altri signori temporali. E èssi molto adoperata la Grazia del nostro dolce Salvatore nelli fatti per li quali venimmo qua... Godete e esultate in Domino nostro Jesu Cristo. Confortatevi... Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore. A di 18 giugno 1376 giugnemmo in Vignone.
CCXXXIII - A Gregorio XI
Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Santissimo e beatissimo padre in Cristo dolce Gesù, lavostra indegna e miserabile figliuola Caterina vi conforta nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi senza alcuno timore servile. Considerando me, che l'uomo timoroso taglia il vigore del santo proponimento e buon desiderio; e però io ho pregato e pregherò il dolce e buono Gesù, che vi tolla ogni timore servile, e rimanga solo il timore santo. Sia in voi uno ardore di carità, sì e per siffatto modo, che non vi lassi udire le vocide' dimonii incarnati, e non vi faccia tenere il consiglio de' perversi consiglieri fondati in amore proprio, che, secondo ch'io intendo, vi vogliono mettere paura per impedire l'avvenimento vostro per paura, dicendo: «voi sarete morto»: E io vi dico da parte di Cristo crocifisso, dolcissimo e santissimo padre, che voi non temiate per veruna cosa che sia. Venite sicuramente: confidatevi in Cristo dolce Gesù; chè, facendo quello che voi dovete, Dio sarà sopra di voi, e non sarà veruno che sia contra Voi.Su virilmente padre! Chè io vi dico che non vi bisogna temere. Se non faceste quello che doveste fare, avereste bisogno di temere. Voi dovete venire: venite dunque. Venite dolcemente senza verun timore. E se veruno dimestico vi vuole impedire, dite a loro arditamente, come disse Cristo a San Pietro, quando per tenerezza il voleva ritrare, che non andasse alla passione; Cristo si rivolle a lui, dicendo: «Và di pò' me, Satanas. Tu mi se' scandalo, cercando le cose che sono dagli uomini, e non quelle che sono da Dio. E non vuogli tu che io compia la volontà del Padre mio?». Così fate voi, dolcissimo Padre; seguitatelo come vicario suo, deliberando e fermando in voi medesimo, e dinanzi da loro dicendo: se n'andasse mille volte la vita, io voglio' adempire la volontà del Padre mio. Poniamochè vita non ne vada; anco, pigliate la vita, e la materia d'acquistare continuamente la vita della Grazia. Or vi confortate, e non temete; chè nonn vi bisogna Pigliate l'arme della santissima croce, che è la sicurtà e la vita de' Cristiani. Lassate dire,e tenete fermo il santo proponimento. Dissemi il padre mio, frate Raimondo, per vostra parte, ch'io pregasse Dio se doveste avere impedimento: e io già n'avea pregato, innanzi e dopo la Comunione santa; e non vedeva nè morte né pericolo neuno. Credete, e confidatevi in Cristo dolce Gesù. Io spero che Dio non dispregierà tante orazioni fatte con tanto ardentissimo desiderio, e con molte lagrime e sudori. Altro non dico. Perdonatemi nella santa e dolce dilezione di Dio. Perdonatemi, perdonatemi. Gesù Cristo crocifisso sia con voi.Gesù dolce, Gesù amore.
CCXXXIV - A Buonaccorso di Lapo in Firenze, essendo la Santa in Avignone
Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissmo fratello in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedere voi e gli altri vostri signori, pacificare il cuore e l'anima vostra neldolcissimo sangue suo, nel qual sangue si spegne ogni odio e guerra, e abbassasi ogni superbia dell'uomo. Però che nel sangue l'uomo vede Dio umiliato a sè, prendendo la nostra umanità. La quale umanità è aperta e confitta e chiavellata in croce, sì che per li forami del corpo di Cristo crocifisso esce, e versa il sangue sopra di noi: ed ècci ministrato da' ministri della santa Chiesa. Pregovi per l'amore di Cristo crocifisso che voi riceviate il tesorodel sangue, il quale v'è dato dalla sposa di Cristo. Pacificatevi, pacificatevi con lei nel sangue; cognoscete le colpe e l'offese vostre fatte contra lei. Perocchè chi cognosce la colpa sua, e mostra in effetto che si cognosca, e siaumiliato; riceve sempre misericordia. Ma chi 'l mostra solo con la parola, e non va più oltre con le operazioni, non la trova mai. Questo non dico tanto per voi, quanto per gli altri che in questo difetto cadessero.
Oimè, oimè, carissimo fratello! Io mi doglio de' modi che sono tenati in dimandare la pace al santissimo Padre; che s'è mostrato più la parola che l'effetto. Questo dico perché, quand'io venni costà a voi e a' vostri Signori, mostrando nelle parole che fossero emendati della colpa commessa, parendo che si volesse umiliare, chiedendo misericordia al santo Padre; dicendo io a loro: «Vedete, Signori! se voi avete intenzione d'usare ogni umiltà in fatto e in detto, e che io v'offeri come figliuolimorti dinanzi al padre vostro, io m'affadigherò in quanto questo vogliate fare. Per altro modo io non v'anderei; «ed egli mi risposero che erano contenti. Oimnè, omimè, carissimi fratelli, questa era la via, e la porta perla quale vi conveniva entrare; e verun'altra ce n'è. E se fosse seguitata questa via in effetto, come con la parola; voi avereste avuta la più gloriosa pace che avesse mai persona. E non dico questo senza cagione, però che io so la disposizione del santo Padre, come ella era fatta: ma poichè noi cominciammo a escire della via, seguitando i modi astuti del mondo, facendo altro in effetto che pria non s'era porto con la parola, ha dato materia al santo Padre non di pace, ma di più turbazione. Però che venendo di qua i vostri ambasciatori, non tennero quel modo debito, che li era fatto tenere per li servi di Dio. Voi sete andati con modi vostri. E mai con loro non potei conferire, siccome diceste a me che direste a loro quando chiesi la lettera della credenzia cioè che noi conferissimo insieme d'ogni cosa, dicendo: «Noi non crediamo che questo si faccia mai per altra mano che de' servi di Dio». E si è fatto tutto il contrario. Tutto è perché non ci è anco il vero cognoscimento de' difetti nostri. E avveggomi che le parole umili procedevano più per timore e per bisogno, che per effetto d'amore o di virtù; però che se fosse stato in verità il cognoscimento della colpa commessa, averebbe risposto l'operazione al suono della parola; e i vostri bisogni, e quello che volevate dal santo Padre, avereste posto nelle mani de' veri servi di Dio. I quali sarebbero stati quei mezzi che averebbe sì dirizzati li mandati vostri e quelli del santo Padre, che voi avereste avuta buona concordia. Non l'avete fatto; della qual cosa ho avuta grande amaritudine, per l'offesa di Dio, e danno nostro.
Ma voi non vedete quanto male e quanti inconvenienti ne vengono per la vostra ostinazione, e per lo stare fermo nel vostro proponimento. Oimè, oimè, scioglietevi del legame della superbia, e legatevi coll'umile Agnello; e non vogliate spregiare nè fare contra il Vicario suo. Non più così! Per l'amore di Cristo crocifisso. Non tenete a vile il sangue suo. Quello che non s'è fatto per lo tempo passato, fatelo per lo presente. Non pigliate amaritudine nè sdegno, se vi paresse che il Padre santo dimandasse quello che vi paresse molto duro e impossibile a fare. Egli non vorrà però altro che la vostra possibilità.Ma egli fa come vero padre, che batte il figliuolo quando offende; fagli gran reprensione per farlo umiliare, e cognoscere la colpa sua; e il buono figliuolo non si sdegna contr'al padre, perché vede che ciò che fa, fa per amor suo; e però quanto più 'l caccia, più torna a lui, chiedendo misericordia sempre. Così dico a voi da parte di Cristo crocifisso, che tante volte quante foste spregiati dal nostro padre Cristo in terra, tante volte fuggite a lui. Lassatelo fare; chè egli ha ragione
Ecco che ora ne viene alla sposa sua, cioè al luogo di san Pietro e di san Paolo. Fate che subito corriate a lui con vera umiltà di cuore ed emendazione delle colpe vostre, seguitando il santo principio con lo quale cominciaste. Facendo così, averete pace spirituale e corporale. E tenendo altro modo, i nostri antichi non ebbero mai tanti guai, quanti averemo noi; perocchè chiameremo l'ira di Dio sopra di noi, e non parteciperemo il sangue dell'Agnello.
Non dico più. Sollecitate quanto potete ora che il santo Padre sarà a Roma. Io ho fatto, e farò, ciò che potrò, infino alla morte, per onore di Dio e per pace vostra, e perché si levi via questo mezzo, perché impedisce 'l santo e dolce passaggio. Che se non n'escisse altro male, siamo degni di ille inferni. Confortatevi in Cristo nostro dolce Gesù; che io spero per la sua bontà, che se vorrete tenere quel modo che dovete, voi averete buona pace. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.
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Fraternamente CaterinaLD
"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)