00 03/01/2024 11:53

UDIENZA GENERALE

Aula Paolo VI
Mercoledì, 3 gennaio 2024

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Il testo qui di seguito include anche le parti non lette che sono date ugualmente come pronunciate:
 

Catechesi. I vizi e le virtù. 2. Il Combattimento spirituale

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

La scorsa settimana ci siamo introdotti nel tema dei vizi e delle virtù. Esso richiama alla lotta spirituale del cristiano. Infatti, la vita spirituale del cristiano non è pacifica, lineare e priva di sfide; al contrario, la vita cristiana esige un continuo combattimento: il combattimento cristiano per conservare la fede, per arricchire i doni della fede in noi. Non a caso, la prima unzione che ogni cristiano riceve nel sacramento del Battesimo – l’unzione catecumenale – è senza alcun profumo e annuncia simbolicamente che la vita è una lotta. Infatti, nell’antichità, i lottatori, prima della gara, venivano completamente unti, sia per tonificare i muscoli, sia per rendere il corpo sfuggente alla presa dell’avversario. L’unzione dei catecumeni mette subito in chiaro che al cristiano non è risparmiata la lotta, che un cristiano deve lottare: anche la sua esistenza, come quella di tutti, dovrà scendere nell’arena, perché la vita è un avvicendarsi di prove e di tentazioni.

Un celebre detto attribuito ad Abba Antonio, il primo grande padre del monachesimo, recita così: “Togli le tentazioni e nessuno sarà salvato”. I santi non sono uomini a cui è stata risparmiata la tentazione, bensì persone ben coscienti del fatto che nella vita si affacciano ripetutamente le seduzioni del male, da smascherare e da respingere. Tutti noi abbiamo esperienza di questo, tutti noi: che ti viene un cattivo pensiero, che ti viene un desiderio di fare questo o di sparlare dell’altro… Tutti, tutti siamo tentati, e dobbiamo lottare per non cadere in queste tentazioni. Se qualcuno di voi non ha tentazioni lo dica, perché sarebbe una cosa straordinaria! Tutti abbiamo tentazioni, e tutti dobbiamo imparare come comportarci in queste situazioni.

Ci sono tante persone che si autoassolvono, che reputano di essere “a posto” – “No, io sono bravo, sono brava, io non ho questi problemi”. Ma nessuno di noi è a posto; se qualcuno si sente a posto, sta sognando; ognuno di noi ha tante cose da aggiustare, e ha pure da vigilare. E a volte succede che andiamo al sacramento della Riconciliazione e diciamo, con sincerità: “Padre, io non ricordo, non so se ho dei peccati…”. Ma questo è mancanza di conoscenza di ciò che succede nel cuore. Tutti siamo peccatori, tutti. E un po’ di esame di coscienza, un po’ di sguardo interiore ci farà bene. Altrimenti rischiamo di vivere nelle tenebre, perché ormai ci siamo assuefatti al buio e non sappiamo più distinguere il bene dal male. Isacco di Ninive diceva che nella Chiesa chi conosce i propri peccati e li piange è più grande di chi risuscita un morto. Tutti dobbiamo chiedere a Dio la grazia di riconoscerci poveri peccatori, bisognosi di conversione, conservando nel cuore la fiducia che nessun peccato è troppo grande per l’infinita misericordia di Dio Padre. Questa è la lezione inaugurale che Gesù ci regala.

Lo vediamo nelle prime pagine dei Vangeli, anzitutto quando ci viene raccontato il battesimo del Messia nelle acque del fiume Giordano. L’episodio ha in sé qualcosa di sconcertante: perché Gesù si sottomette a un simile rito di purificazione? Lui è Dio, è perfetto! Di quale peccato deve mai pentirsi Gesù? Nessuno! Anche il Battista è scandalizzato, al punto che il testo dice: «Giovanni voleva impedirglielo, dicendo: “Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?”» (Mt 3,15). Ma Gesù è un Messia molto diverso da come Giovanni lo aveva presentato e la gente lo immaginava: Egli non incarna il Dio adirato e non convoca per il giudizio, ma, al contrario, si mette in coda con i peccatori. Come mai? Sì, Gesù ci accompagna, tutti noi peccatori. Lui non è peccatore, ma è fra noi. E questa è una cosa bella. “Padre, ho tanti peccati!” – “Ma Gesù è con te: parlane, Lui ti aiuterà a uscirne”. Gesù mai ci lascia da soli, mai! Pensate bene questo. “Oh, Padre, io ne ho fatte delle grosse!” – “Ma Gesù ti capisce e ti accompagna: capisce il tuo peccato e lo perdona”. Mai dimenticare questo! Nei momenti più brutti, nei momenti in cui scivoliamo sui peccati, Gesù è accanto a noi per aiutarci a sollevarci. Questo dà consolazione. Non dobbiamo perdere questa certezza: Gesù è accanto a noi per aiutarci, per proteggerci, anche per rialzarci dopo il peccato. “Ma, Padre, è vero che Gesù perdona tutto?” – “Tutto. Lui è venuto per perdonare, per salvare. Soltanto, Gesù vuole il tuo cuore aperto”. Mai Lui si dimentica di perdonare: siamo noi, tante volte, che perdiamo la capacità di chiedere perdono. Riprendiamo questa capacità di chiedere perdono. Ognuno di noi ha tante cose per cui chiedere perdono: ognuno la pensi dentro di sé, e oggi ne parli con Gesù. Parli con Gesù su questo: “Signore, io non so se questo è vero o no, ma io sono certo che Tu non ti allontani da me. Sono certo che Tu mi perdoni. Signore, io sono peccatore, peccatrice, ma per favore non allontanarti”. Questa sarebbe oggi una bella preghiera a Gesù: “Signore, non allontanarti da me”.

E subito dopo l’episodio del battesimo, i Vangeli raccontano che Gesù si ritira nel deserto, dove viene tentato da Satana. Anche in questo caso ci si chiede: per quale ragione il Figlio di Dio deve conoscere la tentazione? Anche in questo caso, Gesù si mostra solidale con la nostra fragile natura umana e diventa il nostro grande exemplum: le tentazioni che attraversa e che vince tra le pietre aride del deserto sono la prima istruzione che consegna alla nostra vita di discepoli. Egli ha sperimentato ciò che anche noi dobbiamo sempre prepararci ad affrontare: la vita è fatta di sfide, di prove, di bivi, di visioni che si contrappongono, di seduzioni nascoste, di voci contraddittorie. Qualche voce è perfino suadente, tant’è vero che Satana tenta Gesù facendo ricorso alle parole della Scrittura. Bisogna custodire la lucidità interiore per scegliere la strada che ci conduce davvero alla felicità, e poi impegnarsi per non fermarsi lungo il cammino.

Ricordiamoci che siamo sempre combattuti tra estremi opposti: la superbia sfida l’umiltà; l’odio contrasta la carità; la tristezza osteggia la vera gioia dello Spirito; l’indurimento del cuore respinge la misericordia. I cristiani camminano di continuo su questi crinali. Perciò è importante riflettere sui vizi e sulle virtù: ci aiuta a vincere la cultura nichilista in cui i contorni tra il bene e il male rimangono sfumati e, al contempo, ci ricorda che l’essere umano, a differenza di ogni altra creatura, può sempre trascendere sé stesso, aprendosi a Dio e camminando verso la santità.

Il combattimento spirituale, allora, ci conduce a guardare da vicino quei vizi che ci incatenano e a camminare, con la grazia di Dio, verso quelle virtù che possono fiorire in noi, portando la primavera dello Spirito nella nostra vita.

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Saluti

Je salue cordialement les pèlerins de langue française. Je souhaite à chacun de vous et aux personnes qui vous sont chères une heureuse année riche de la présence du Seigneur Jésus, afin de mener une vie belle et bonne sous le regard de Dieu. Que Dieu vous bénisse.

[Porgo i miei più cordiali saluti ai pellegrini di lingua francese. Auguro a ciascuno di voi e ai vostri cari un felice anno nuovo, ricco della presenza del Signore Gesù per condurre una vita buona e bella al cospetto di Dio. Dio vi benedica.]

[Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. Fratelli e sorelle, alla soglia di un nuovo anno, doniamo la nostra vita a Dio. Preghiamo che ci conceda un cuore sensibile alle necessità dei poveri, rifugiati e vittime della guerra. Per intercessione di Maria, Madre di Dio, chiedo al Signore il dono della pace, e vi benedico di cuore!]

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Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. Con particolare affetto saluto i cresimandi e gli adolescenti della diocesi di Latina – ecco il Vescovo, lì –: cari ragazzi, come Maria, sappiate custodire, meditare e seguire il Verbo che a Betlemme si è fatto carne, per diffonderne tra i vostri amici e compagni il messaggio di bontà e di pace. Avete capito bene?

Saluto i sacerdoti di Modena che ricordano il 40° di ordinazione, incoraggiandoli a perseverare nel cammino di fedeltà al Signore.

Un pensiero speciale va poi ai vari gruppi parrocchiali, in particolare al Comitato festa della Madonna della Libera, di Pratola Peligna e ai fedeli di Vieste e Osteria Nuova.

E non dimentichiamo i popoli che sono in guerra. La guerra è una pazzia, sempre la guerra è una sconfitta! Preghiamo. Preghiamo per la gente in Palestina, in Israele, in Ucraina e in tanti altri posti dove c’è la guerra. E non dimentichiamo i nostri fratelli Rohingya, che sono perseguitati.

Mi rivolgo infine ai giovani, ai malati, agli anziani e agli sposi novelli: tutti esorto a proseguire nella fedele adesione a Cristo Gesù e nel generoso sostegno alla diffusione del suo Vangelo.

A tutti voi la mia Benedizione! Grazie.



UDIENZA GENERALE

Aula Paolo VI
Mercoledì, 10 gennaio 2024

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Il testo qui di seguito include anche parti non lette che sono date ugualmente come pronunciate:
 

Catechesi. I vizi e le virtù. 3. La gola

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

In questo nostro cammino di catechesi che stiamo facendo sui vizi e le virtù, oggi ci soffermiamo sul vizio della gola.

Cosa ci dice il Vangelo a questo riguardo? Guardiamo a Gesù. Il suo primo miracolo, alle nozze di Cana, rivela la sua simpatia nei confronti delle gioie umane: Egli si preoccupa che la festa finisca bene e regala agli sposi una gran quantità di vino buonissimo. In tutto il suo ministero Gesù appare come un profeta molto diverso dal Battista: se Giovanni è ricordato per la sua ascesi – mangiava quello che trovava nel deserto –, Gesù è invece il Messia che spesso vediamo a tavola. Il suo comportamento suscita scandalo in alcuni, perché non solo Egli è benevolo verso i peccatori, ma addirittura mangia con loro; e questo gesto dimostrava la sua volontà di comunione e vicinanza con tutti.

Ma c’è anche dell’altro. Mentre l’atteggiamento di Gesù nei confronti dei precetti ebraici ci rivela la sua piena sottomissione alla Legge, Egli però si dimostra comprensivo con i suoi discepoli: quando questi vengono colti in fallo, perché avendo fame colgono delle spighe di grano in giorno di sabato, Lui li giustifica, ricordando che anche il re Davide e i suoi compagni, trovandosi nel bisogno, avevano mangiato dei pani sacri (cfr Mc 2,23-26). E Gesù afferma un nuovo principio: gli invitati a nozze non possono digiunare quando lo sposo è con loro; digiuneranno quando lo sposo verrà loro tolto. Ormai tutto è relativo a Gesù. Quando Lui è in mezzo a noi, non possiamo essere in lutto; ma nell’ora della sua passione, allora sì, digiuniamo (cfr Mc 2,18-20). Gesù vuole che siamo nella gioia in sua compagnia – Lui è lo Sposo della Chiesa –; ma vuole anche che partecipiamo alle sue sofferenze, che sono anche le sofferenze dei piccoli e dei poveri.

Un altro aspetto importante. Gesù fa cadere la distinzione tra cibi puri e cibi impuri, che era una distinzione fatta dalla legge ebraica. In realtà – insegna Gesù – non è ciò che entra nell’uomo a contaminarlo, ma ciò che esce dal suo cuore. E così dicendo «rendeva puri tutti gli alimenti» (Mc 7,19). Per questo il cristianesimo non contempla cibi impuri. Ma l’attenzione che dobbiamo avere è quella interiore: dunque non sul cibo in sé, ma sulla nostra relazione con esso. E Gesù su questo dice chiaramente che quello che fa la bontà o la cattiveria, diciamo così, di un cibo, non è il cibo in sé ma la relazione che noi abbiamo con esso. E noi lo vediamo, quando una persona ha una relazione non ordinata con il cibo, guardiamo come mangia, mangia di fretta, come con la voglia di saziarsi e mai si sazia, non ha un rapporto buono con il cibo, è schiavo del cibo.

Questo rapporto sereno che Gesù ha stabilito nei confronti dell’alimentazione dovrebbe essere riscoperto e valorizzato, specialmente nelle società del cosiddetto benessere, dove si manifestano tanti squilibri e tante patologie. Si mangia troppo, oppure troppo poco. Spesso si mangia nella solitudine. Si diffondono i disturbi dell’alimentazione: anoressia, bulimia, obesità… E la medicina e la psicologia cercano di affrontare la cattiva relazione con il cibo. Una cattiva relazione con il cibo produce tutte queste malattie.

Si tratta di malattie, spesso dolorosissime, che per lo più sono legate ai tormenti della psiche e dell’anima. L’alimentazione è la manifestazione di qualcosa di interiore: la predisposizione all’equilibrio o la smodatezza; la capacità di ringraziare oppure l’arrogante pretesa di autonomia; l’empatia di chi sa condividere il cibo con il bisognoso, oppure l’egoismo di chi accumula tutto per sé. Questa domanda è tanto importante: dimmi come mangi, e ti dirò che anima possiedi. Nel modo di mangiare si rivela la nostra interiorità, le nostre abitudini, i nostri atteggiamenti psichici.

Gli antichi Padri chiamavano il vizio della gola con il nome di “gastrimargia”, termine che si può tradurre con “follia del ventre”. La gola è una “follia del ventre”. E c’è anche questo proverbio: che noi dobbiamo mangiare per vivere, non vivere per mangiare. La gola è un vizio che si innesta proprio in una nostra necessità vitale, come l’alimentazione. Stiamo attenti a questo.

Se lo leggiamo da un punto di vista sociale, la gola è forse il vizio più pericoloso, che sta uccidendo il pianeta. Perché il peccato di chi cede davanti ad una fetta di torta, tutto sommato non provoca grandi danni, ma la voracità con cui ci siamo scatenati, da qualche secolo a questa parte, verso i beni del pianeta sta compromettendo il futuro di tutti. Ci siamo avventati su tutto, per diventare padroni di ogni cosa, mentre ogni cosa era stata consegnata alla nostra custodia, non al nostro sfruttamento! Ecco dunque il grande peccato, la furia del ventre: abbiamo abiurato il nome di uomini, per assumerne un altro, “consumatori”. E oggi si dice così nella vita sociale: i “consumatori”. Non ci siamo nemmeno accorti che qualcuno ha cominciato a chiamarci così. Siamo fatti per essere uomini e donne “eucaristici”, capaci di ringraziamento, discreti nell’uso della terra, e invece il pericolo è di trasformarsi in predatori, e adesso ci stiamo rendendo conto che questa forma di “gola” ha fatto molto male al mondo. Chiediamo al Signore che ci aiuti nella strada della sobrietà, e che le varie forme di gola non si impadroniscano della nostra vita.

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Saluti

[Saluto cordialmente i polacchi. All'inizio del nuovo anno, è importante ricordare che la pace, tanto voluta da tutti, nasce nel cuore dell'uomo. Maria, Regina della Pace, vi sostenga affinché i vostri progetti e le vostre decisioni nascano dal desiderio di bene per voi stessi, per le vostre famiglie, per la vostra Patria e per il mondo intero. Vi benedico di cuore.]

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Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto i fedeli di Terracina, quelli di Canosa di Puglia e gli studenti di Frosinone.

Il mio pensiero va infine ai giovani, ai malati, agli anziani e agli sposi novelli - sono tanti! -: tutti invito ad operare sempre nella novità di vita che ci indica il Figlio di Dio, incarnatosi per salvare l’uomo.

Rinnoviamo la nostra vicinanza con la preghiera alla cara popolazione Ucraina così provata e a quanti soffrono l’orrore della guerra in Palestina e Israele, come pure in altre parti del mondo. Preghiamo, preghiamo per questa gente che è sotto la guerra e preghiamo il Signore perché semini nel cuore delle Autorità dei Paesi il seme della pace.

A tutti la mia Benedizione!

 
 

UDIENZA GENERALE

Aula Paolo VI
Mercoledì, 17 gennaio 2024

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Il testo qui di seguito include anche parti non lette che sono date ugualmente come pronunciate.

Catechesi. I vizi e le virtù. 4. La lussuria 

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Oggi ascoltiamo bene la catechesi perché dopo avremo il circo che farà qualche cosa qui per divertirci.

Proseguiamo il nostro itinerario sui vizi e le virtù; e gli antichi Padri ci insegnano che, dopo la gola, il secondo “demone” , cioè vizio, che sta sempre accovacciato alla porta del cuore è quello della lussuria. Mentre la gola è la voracità nei confronti del cibo, questo secondo vizio è una sorta di “voracità” verso un’altra persona, cioè il legame avvelenato che gli esseri umani intrattengono tra di loro, specialmente nella sfera della sessualità.

Si badi bene: nel cristianesimo non c’è una condanna dell’istinto sessuale. Un libro della Bibbia, il Cantico dei Cantici, è uno stupendo poema d’amore tra due fidanzati. Tuttavia, questa dimensione così bella della nostra umanità, la dimensione sessuale, la dimensione dell’amore, non è esente da pericoli, tanto che già San Paolo deve affrontare la questione nella prima Lettera ai Corinzi. Scrive così: «Si sente da per tutto parlare di immoralità tra voi, e di una immoralità tale che non si riscontra neanche tra i pagani” (5,1). Il rimprovero dell’Apostolo riguarda proprio una gestione malsana della sessualità da parte di alcuni cristiani.

Ma guardiamo all’esperienza umana, all’esperienza dell’innamoramento. Qui ci sono tanti sposi novelli, voi potete parlare di questo! Perché questo mistero accada, e perché sia un’esperienza così sconvolgente nella vita delle persone, nessuno di noi lo sa. Una persona si innamora di un’altra, l’innamoramento viene. È una delle realtà più sorprendenti dell’esistenza. Buona parte delle canzoni che si ascoltano alla radio riguardano questo: amori che si illuminano, amori sempre ricercati e mai raggiunti, amori carichi di gioia, o che tormentano fino alle lacrime.

Se non viene inquinato dal vizio, l’innamoramento è uno dei sentimenti più puri. Una persona innamorata diventa generosa, gode nel fare regali, scrive lettere e poesie. Smette di pensare a sé stessa per essere completamente proiettata verso l’altro, è bello questo. E se chiedete a un innamorato: “per quale motivo tu ami?”, non troverà una risposta: per tanti versi il suo è un amore incondizionato, senza nessuna ragione. Pazienza se quell’amore, tanto potente, è anche un po’ ingenuo: l’innamorato non conosce veramente il volto dell’altro, tende a idealizzarlo, è pronto a pronunciare promesse di cui non coglie subito il peso. Questo “giardino” dove si moltiplicano meraviglie non è però al riparo del male. Esso viene deturpato dal demone della lussuria, e questo vizio è particolarmente odioso, almeno per due motivi.

Anzitutto perché devasta le relazioni tra le persone. Per documentare una realtà del genere è sufficiente purtroppo la cronaca di tutti giorni. Quante relazioni iniziate nel migliore dei modi si sono poi mutate in relazioni tossiche, di possesso dell’altro, prive di rispetto e del senso del limite? Sono amori in cui è mancata la castità: virtù che non va confusa con l’astinenza sessuale – la castità è più che l’astinenza sessuale –, bensì va connessa con la volontà di non possedere mai l’altro. Amare è rispettare l’altro, ricercare la sua felicità, coltivare empatia per i suoi sentimenti, disporsi nella conoscenza di un corpo, di una psicologia e di un’anima che non sono i nostri, e che devono essere contemplati per la bellezza di cui sono portatori. Amare è questo, e l’amore è bello.
La lussuria, invece, si fa beffe di tutto questo: la lussuria depreda, rapina, consuma in tutta fretta, non vuole ascoltare l’altro ma solo il proprio bisogno e il proprio piacere; la lussuria giudica una noia ogni corteggiamento, non cerca quella sintesi tra ragione, pulsione e sentimento che ci aiuterebbe a condurre l’esistenza con saggezza. Il lussurioso cerca solo scorciatoie: non capisce che la strada dell’amore va percorsa con lentezza, e questa pazienza, lungi dall’essere sinonimo di noia, permette di rendere felici i nostri rapporti amorosi.

Ma c’è una seconda ragione per cui la lussuria è un vizio pericoloso. Tra tutti i piaceri dell’uomo, la sessualità ha una voce potente. Coinvolge tutti i sensi, dimora sia nel corpo che nella psiche, e questo è bellissimo, ma se non è disciplinata con pazienza, se non è inscritta in una relazione e in una storia dove due individui la trasformano in una danza amorosa, essa si muta in una catena che priva l’uomo di libertà. Il piacere sessuale, che è un dono di Dio, è minato dalla pornografia: soddisfacimento senza relazione che può generare forme di dipendenza. Dobbiamo difendere l’amore, l’amore del cuore, della mente, del corpo, amore puro nel donarsi uno all’altro. E questa è la bellezza del rapporto sessuale.

Vincere la battaglia contro la lussuria, contro la “cosificazione” dell’altro, può essere un’impresa che dura tutta una vita. Però il premio di questa battaglia è il più importante in assoluto, perché si tratta di preservare quella bellezza che Dio ha scritto nella sua creazione quando ha immaginato l’amore tra l’uomo e la donna, che non è per usarsi l’un l’altro, ma per amarsi. Quella bellezza che ci fa credere che costruire una storia insieme è meglio che andare a caccia di avventure – ci sono tanti don Giovanni! –, coltivare tenerezza è meglio che piegarsi al demone del possesso – il vero amore non possiede, si dona –, servire è meglio che conquistare. Perché se non c’è l’amore, la vita è triste, è triste solitudine. Grazie.

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Saluti

[Saluto cordialmente i polacchi. La catechesi di oggi è un incoraggiamento ad affrontare la lussuria. La lotta contro questo vizio può durare tutta la vita, la ricompensa però è incomparabile: il perseverare quella bellezza che Dio ha scritto nella sua creazione, quando ha immaginato l’amore tra l’uomo e la donna. Vi aiutino in questo l'intercessione e l'insegnamento di San Giovanni Paolo II, che con grande devozione educava i giovani all'amore maturo. Vi benedico di cuore.]

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APPELLO

Esprimo la mia vicinanza e solidarietà alle vittime, tutte civili, dell’attacco missilistico che ha colpito una zona urbana di Erbil, capitale della Regione Autonoma del Kurdistan Iracheno. Le buone relazioni tra vicini non si costruiscono con simili azioni, ma con il dialogo e la collaborazione. A tutti chiedo di evitare ogni passo che aumenti la tensione in Medio Oriente e negli altri scenari di guerra.

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Domani inizia la Settimana di preghiera per l’Unità dei cristiani, che quest’anno ha per tema: «Ama il Signore Dio tuo… e ama il prossimo come te stesso» (cfr. Lc 10,27). Vi invito a pregare, affinché i cristiani raggiungano la piena comunione e rendano una unanime testimonianza di amore verso tutti, specialmente verso i più fragili.

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto i fedeli di Bellizzi, il gruppo FederCasa, l’Istituto Pio IX-La Salle di Roma e la Scuola Highlands Institute di Roma.

Il mio pensiero va infine ai giovani, ai malati, agli anziani e agli sposi novelli. Oggi la liturgia fa memoria di Sant'Antonio Abate, uno dei padri fondatori del monachesimo. Il suo esempio vi incoraggi ad accogliere il Vangelo senza compromessi.

E non dimentichiamo i Paesi che sono in guerra, non dimentichiamo l’Ucraina, non dimentichiamo la Palestina, Israele, non dimentichiamo gli abitanti della Striscia di Gaza che soffrono tanto. Preghiamo per tante vittime della guerra, tante vittime. La guerra distrugge sempre, la guerra non semina amore, semina odio. La guerra è una vera sconfitta umana. Preghiamo per la gente che soffre nella guerra.

A tutti la mia Benedizione! 



[Modificato da Caterina63 17/01/2024 15:59]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)