00 14/12/2008 16:44
Chiarimenti su una dottrina NON dogmatica


Exclamation Attenzione: Il Testo Ufficiale Sul Limbo



Il tema della sorte dei bambini che muoiono senza aver ricevuto il Battesimo è stato affrontato, tenendo conto del principio della gerarchia delle verità, nel contesto del disegno salvifico universale di Dio, dell’unicità e della insuperabilità della mediazione di Cristo, della sacramentalità della Chiesa in ordine alla salvezza e della realtà del peccato originale. Nell’odierna stagione di relativismo culturale e di pluralismo religioso, il numero dei bambini non battezzati aumenta considerevolmente. In tale situazione, appare più urgente la riflessione sulla possibilità di salvezza anche per questi bambini. La Chiesa è consapevole che essa è unicamente raggiungibile in Cristo per mezzo dello Spirito. Ma non può rinunciare a riflettere, in quanto madre e maestra, sulla sorte di tutti gli esseri umani creati a immagine di Dio, e in modo particolare dei più deboli e di coloro che non sono ancora in possesso dell’uso della ragione e della libertà.

È noto che l’insegnamento tradizionale ricorreva alla teoria del limbo, inteso come stato in cui le anime dei bambini che muoiono senza Battesimo non meritano il premio della visione beatifica, a causa del peccato originale, ma non subiscono nessuna punizione, poiché non hanno commesso peccati personali. Questa teoria, elaborata da teologi a partire dal Medioevo, non è mai entrata nelle definizioni dogmatiche del Magistero, anche se lo stesso Magistero l’ha menzionata nel suo insegnamento fino al Concilio Vaticano II.

Essa rimane quindi un’ipotesi teologica possibile.

Tuttavia nel Catechismo della Chiesa Cattolica (1992) la teoria del limbo non viene menzionata, ed è invece insegnato che, quantoai bambini morti senza Battesimo, la Chiesa non può che affidarli alla misericordia di Dio, come appunto fa nel rito specifico dei funerali per loro. Il principio che Dio vuole la salvezza di tutti gli esseri umani consente di sperare che vi sia una via di salvezza per i bambini morti senza Battesimo (cfr
CCC 1261). Tale affermazione invita la riflessione teologica a trovare una connessione logica e coerente tra i diversi enunciati della fede cattolica: la volontà salvifica universale di Dio / l’unicità della mediazione di Cristo / la necessità del Battesimo per la salvezza / l’azione universale della grazia in rapporto ai sacramenti / il legame tra peccato originale e privazione della visione beatifica / la creazione dell’essere umano «in Cristo».

La conclusione dello studio è che vi sono ragioni teologiche e liturgiche per motivare la speranza che i bambini morti senza Battesimo possano essere salvati e introdotti nella beatitudine eterna, sebbene su questo problema non ci sia un insegnamento esplicito della Rivelazione. Nessuna delle considerazioni che il testo propone per motivare un nuovo approccio alla questione, può essere addotta per negare la necessità del Battesimo né per ritardare il rito della sua amministrazione. Piuttosto vi sono ragioni per sperare che Dio salverà questi bambini, poiché non si è potuto fare ciò che si sarebbe desiderato fare per loro, cioè battezzarli nella fede della Chiesa e inserirli visibilmente nel Corpo di Cristo.

Infine un’osservazione di carattere metodologico. La trattazione di questo tema ben si giustifica all’interno di quello sviluppo della storia dell’intelligenza della fede, di cui parla la Dei Verbum (n. 8), e i cui fattori sono la riflessione e lo studio dei credenti, l’esperienza delle cose spirituali e la predicazione del Magistero. Quando nella storia del pensiero cristiano si è cominciato a percepire la domanda sulla sorte dei bambini morti senza Battesimo, forse non si conosceva esattamente la natura e tutta la portata dottrinale implicita in questa domanda.

Soltanto nello sviluppo storico e teologico avvenuto nel corso dei secoli e fino al Concilio Vaticano II, ci si è resi conto che tale specifica domanda meritava di essere considerata in un orizzonte sempre più ampio delle dottrine di fede, e che il problema può essere ripensato, mettendo in rapporto esplicito il punto in questione nel contesto globale della fede cattolica e osservando il principio della gerarchia delle verità, menzionato nel decreto del Concilio Vaticano II Unitatis redintegratio. Il Documento, sia dal punto di vista teologico speculativo sia dal punto di vista pratico-spirituale, costituisce uno strumento esplicativo utile ed efficace per la comprensione e l’approfondimento di questa problematica, che non è soltanto dottrinale, ma incontra urgenze pastorali di non poco rilievo.

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* NOTA PRELIMINARE.

Il tema «La speranza della salvezza per i bambini che muoiono senza Battesimo» è stato sottoposto allo studio della Commissione Teologica Internazionale. Per preparare questo studio venne formata una Sottocommissione composta dagli ecc.mi mons. Ignazio Sanna e mons. Basil Kyu-Man Cho, dai rev.mi professori Peter Damian Akpunonu, Adalbert Denaux, p. Gilles Emery O.P., mons. Ricardo Ferrara, István Ivancsó, Paul McPartlan, don Dominic Veliath S.D.B. (presidente della Sottocommissione) e dalla prof.ssa sr. Sara Butler M.S.B.T., con la collaborazione di p. Luis Ladaria S.I., segretario generale, e di mons. Guido Pozzo, segretario aggiunto della suddetta Commissione Teologica, nonché con i contributi degli altri suoi Membri. La discussione generale si è svolta in occasione delle Sessioni Plenarie della stessa CTI, tenutesi a Roma nel dicembre 2005 e nell’ottobre 2006. Il presente testo è stato approvato in forma specifica dalla Commissione, ed è stato poi sottoposto al suo presidente, il cardinale William J. Levada, il quale, ricevuto il consenso del Santo Padre nell’Udienza concessa il 19 gennaio 2007, ha dato la sua approvazione per la pubblicazione.



Introduzione

1. San Pietro esorta i cristiani ad essere sempre pronti a dare ragione della speranza che è in loro (cfr 1 Pt 3,15-16) 1. Questo documento affronta il tema della speranza che i cristiani possono avere circa la salvezza dei bambini che muoiono senza avere ricevuto il Battesimo. Illustra come si è sviluppata questa speranza negli ultimi decenni, e su quali basi poggia, in modo che di tale speranza si possa dare ragione. Nonostante che a prima vista questo tema possa sembrare marginale rispetto ad altre questioni teologiche, una sua giusta soluzione, resa oggi necessaria da pressanti motivi di ordine pastorale, solleva invece interrogativi di grande spessore e profondità.
2. In questi nostri tempi sta crescendo sensibilmente il numero di bambini che muoiono senza essere stati battezzati. Spesso i genitori, influenzati dal relativismo culturale e dal pluralismo religioso, non sono praticanti, ma questo fenomeno è anche in parte conseguenza della fecondazione in vitro e dell’aborto. Alla luce di questi sviluppi si ripropone con nuova urgenza l’interrogativo sulla sorte di questi bambini. In una situazione del genere le vie attraverso le quali può essere conseguita la salvezza appaiono ancora più complesse e problematiche.

La Chiesa, custode fedele della via della salvezza, sa che questa può essere conseguita soltanto in Cristo, per mezzo dello Spirito Santo. Ma essa non può rinunciare a riflettere, in quanto madre e maestra, sulla sorte di tutti gli esseri umani creati a immagine di Dio
2, in particolare dei più deboli. Gli adulti, essendo stati dotati di ragione, coscienza e libertà, sono responsabili del proprio destino, nella misura in cui accolgono o respingono la grazia di Dio. I bambini tuttavia, non avendo ancora l’uso della ragione, della coscienza e della libertà, non possono decidere per se stessi. I genitori provano un grande dolore e un senso di colpa quando non hanno la certezza morale della salvezza dei loro figli, e le persone trovano sempre più difficile accettare che Dio sia giusto e misericordioso se poi esclude dalla felicità eterna i bambini, siano essi cristiani o meno, che non hanno peccati personali. Da un punto di vista teologico, lo sviluppo di una teologia della speranza e di una ecclesiologia della comunione, insieme al riconoscimento della grandezza della misericordia divina, mettono in discussione un’interpretazione eccessivamente restrittiva della salvezza.

Di fatto la volontà salvifica universale di Dio e l’altrettanto universale mediazione di Cristo fanno ritenere inadeguata qualsiasi concezione teologica che in ultima analisi metta in dubbio l’onnipotenza stessa di Dio, e in particolare la sua misericordia.

3. La teoria del limbo, cui ha fatto ricorso per molti secoli la Chiesa per indicare la sorte dei bambini che muoiono senza Battesimo, non trova nessun fondamento esplicito nella rivelazione, nonostante sia entrata da lungo tempo nell’insegnamento teologico tradizionale. Inoltre il concetto che i bambini che muoiono senza Battesimo sono privati della visione beatifica, concetto che così a lungo è stato considerato come dottrina comune della Chiesa, solleva numerosi problemi pastorali, a tal punto che molti pastori di anime hanno chiesto una riflessione più approfondita sulle vie della salvezza. La doverosa riconsiderazione di tali questioni teologiche non può ignorare le tragiche conseguenze del peccato originale. Il peccato originale comporta uno stato di separazione da Cristo, il che esclude la possibilità della visione di Dio per coloro che muoiono in questo stato.

4. Riflettendo sul tema della sorte dei bambini che muoiono senza Battesimo, la comunità ecclesiale deve sempre ricordare che Dio è, a rigor di termini, il soggetto, più che l’oggetto, della teologia. Primo compito della teologia è quindi l’ascolto della Parola di Dio. La teologia ascolta la Parola di Dio espressa nelle Scritture, al fine di trasmetterla amorevolmente a ogni persona. Tuttavia sulla salvezza di coloro che muoiono senza Battesimo, la Parola di Dio dice poco o niente. È quindi necessario interpretare la reticenza della Scrittura su questo tema alla luce dei testi che trattano del piano universale di salvezza e delle vie della salvezza. In breve, il problema, sia per la teologia sia per la cura pastorale, è come salvaguardare e riconciliare due gruppi di affermazioni bibliche: quelle che si riferiscono alla volontà salvifica universale di Dio (cfr 1 Tm 2,4) e quelle che identificano nel Battesimo il mezzo necessario per essere liberati dal peccato ed essere resi conformi a Cristo (cfr Mc 16,16; Mt 28,18-19).

5. In secondo luogo, e in considerazione del principio lex orandi lex credendi, la comunità cristiana prende nota del fatto che nella liturgia non si fa alcun riferimento al limbo. In effetti la liturgia comprende la festa dei Santi Innocenti, che vengono venerati come martiri, nonostante non siano stati battezzati, perché sono stati uccisi «per Cristo»
3. Si è inoltre avuto un importante sviluppo liturgico con l’introduzione dei funerali per i bambini morti senza Battesimo. Non preghiamo per coloro che sono dannati. Il Messale Romano del 1970 ha introdotto una messa funebre per i bambini non battezzati, i cui genitori avrebbero desiderato presentarli per il Battesimo. La Chiesa affida alla misericordia di Dio quei bambini che muoiono senza Battesimo. Nell’Istruzione sul Battesimo dei bambini del 1980 la Congregazione per la Dottrina della Fede ha ribadito che, «quanto ai bambini morti senza Battesimo, la Chiesa non può che affidarli alla misericordia di Dio, come appunto fa nel rito dei funerali per loro» 4. Il Catechismo della Chiesa Cattolica (1992) aggiunge che «la grande misericordia di Dio che vuole salvi tutti gli uomini [1 Tm 2,4], e la tenerezza di Gesù verso i bambini, che gli ha fatto dire “Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite” (Mc 10,14), ci consentono di sperare che vi sia una via di salvezza per i bambini morti senza Battesimo» 5.

6. In terzo luogo, la Chiesa non può fare a meno di incoraggiare la speranza della salvezza per i bambini morti senza Battesimo per il fatto stesso che «essa prega perché nessuno si perda»
6, e prega nella speranza che «tutti gli uomini siano salvati» 7. Alla luce di un’antropologia della solidarietà 8, rafforzata da una concezione ecclesiale della personalità corporativa, la Chiesa ben conosce l’aiuto che può essere dato dalla fede dei credenti. Il Vangelo di Marco descrive proprio un episodio dove la fede di alcuni è stata efficace per la salvezza di un altro (cfr Mc 2,5). Pur consapevole che il mezzo normale per conseguire la salvezza è il Battesimo in re, la Chiesa spera quindi che esistano altre vie per conseguire il medesimo fine. Poiché, per mezzo della sua Incarnazione, il Figlio di Dio «si è unito in certo modo» a ogni essere umano, e poiché Cristo è morto per tutti e «la vocazione ultima dell’uomo è effettivamente una sola, quella divina», la Chiesa ritiene che «lo Spirito Santo dia a tutti la possibilità di venire associato, nel modo che Dio conosce, al mistero pasquale» (Gaudium et spes 22) 9.

7. Infine, nel riflettere teologicamente sulla salvezza dei bambini che muoiono senza Battesimo, la Chiesa rispetta la gerarchia delle verità e quindi comincia col riaffermare chiaramente il primato di Cristo e della sua grazia, che ha priorità su Adamo e il peccato. Cristo, nella sua esistenza per noi e nel potere redentore del suo sacrificio, è morto e risorto per tutti. Con tutta la sua vita e il suo insegnamento ha rivelato la paternità di Dio e il suo amore universale. Se la necessità del Battesimo è de fide, devono invece essere interpretati la tradizione e i documenti del Magistero che ne hanno riaffermato la necessità. È vero che la volontà salvifica universale di Dio non si oppone alla necessità del Battesimo, ma è anche vero che i bambini, da parte loro, non frappongono alcun ostacolo personale all’azione della grazia redentrice. D’altra parte il Battesimo viene amministrato ai bambini, che non hanno peccati personali, non solo per liberarli dal peccato originale, ma anche per inserirli nella comunione di salvezza che è la Chiesa, per mezzo della comunione nella morte e resurrezione di Cristo (cfr Rm 6,1-7). La grazia è totalmente gratuita, in quanto è sempre puro dono di Dio. La dannazione, invece, è meritata, perché è conseguenza della libera scelta umana
10. Il bambino che muore dopo essere stato battezzato è salvato dalla grazia di Dio e mediante l’intercessione della Chiesa, con o senza la sua cooperazione. Ci si può chiedere se il bambino che muore senza Battesimo, ma per il quale la Chiesa nella sua preghiera esprime il desiderio di salvezza, possa essere privato della visione di Dio anche senza la sua cooperazione.


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"Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in Italia e nel mondo intero" (Santa Caterina da Siena)

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)