È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!

DIFENDERE LA VERA FEDE

29 Aprile: S.Caterina da Siena Patrona d'Italia

  • Messaggi
  • OFFLINE
    Caterina63
    Post: 39.989
    Sesso: Femminile
    00 15/12/2008 14:23
    e...Compatrona d'Europa


    Segnalandovi il thread nel quale abbiamo postato la Dottrina Cattolica di Santa Caterina:
    S.Caterina da Siena Dottore della Chiesa

    qui procediamo con un racconto molto particolare che ricostruisce la sua vita....e che ricordiamo Liturgicamente il 29 Aprile....

    Avevo trovato un bellissimo sito di una persona appassionata alla vita di S.Caterina da Siena....e conservai, grazie al cielo, alcune pagine....
    Ora, pur facendo la ricerca con google il sito non risulta più attivo e di questo ne sono veramente triste.... Crying or Very sad
    Se l'autore, tuttavia, passano per queste pagine si dovesse riconoscere nel testo che segue, mi contatti e con somma gioia potrò inserire qui il suo link...
    Wink

    Storie di Caterina

    Introduzione: Perché Caterina?

    Caterina nacque a Siena il 25 marzo 1348 nella famiglia numerosa del tintore di panni Jacopo Benincasa. L'anno è quello della peste descritta nel Decamerone di Giovanni Boccaccio; il periodo storico quello comunale, ricco di conflitti e di rapidi mutamenti.

    Ella visse in una città fiera, prospera senza eccessivi lussi, in cui alcune famiglie, arricchitesi, lottavano per il predominio ed erano spesso rissose anche nel privato e nel quotidiano; altre famiglie, come i Benincasa, avevano raggiunto una certa agiatezza; ma una parte della popolazione continuava a lottare per il pane ed era afflitta spesso da malattie dovute alla malnutrizione ed alla scarsa igiene. La miseria, insomma, era assai diffusa.

    Una donna della sua condizione poteva aspirare ad un conveniente matrimonio (come la famiglia aveva progettato per lei), oppure ad una tranquilla sistemazione in un vicino monastero: soluzione, questa, nient'affatto singolare, come invece può apparire ai giorni nostri. Ma Caterina volle essere ricevuta in una pia associazione di vedove, che si appoggiava all'Ordine Domenicano e ne vestiva i colori; e vi fu accettata, lei ancora fanciulla, in via eccezionale.

    Se per un certo periodo della sua vita stette ritirata in casa - ancor più di quanto usassero allora le giovani non ancora sposate - per dedicare la giornata alla preghiera, in seguito condusse una vita assai attiva e numerosi furono i suoi viaggi. Nel 1374 andò a Firenze, poi tornò a Siena per assistervi gli ammalati di peste; nel 1375 andò a Pisa; nel 1376 fu a Firenze per riconciliare la città col Papa; di qui ad Avignone, città della Francia dove il Papa risiedeva, e sulla via del ritorno a Tolone, a Varazze, a Genova. Nell'estate del 1377 è in Val d'Orcia per pacificare le famiglie rivali, che ne abitavano i castelli; nel dicembre dello stesso anno a Roma. Nell'estate del 1378 è ancora a Firenze, nel novembre a Roma, nel dicembre a Ostia. Nel 1379 è a Roma, dove morirà il 29 aprile del 1380.

    Durante l'epidemia di peste che colpì Siena nel 1374 lavorò senza sosta ad assistere gli ammalati nell'ospedale della Misericordia; e nell'assistenza agli ammalati fu sempre molto attiva.


    Intorno a lei si riunì una brigata di giovani che Siena chiamava i caterinati, che si consideravano i suoi figli spirituali e che la chiamavano Mamma. Di essi dirà: "A non piccolo prezzo li ho comperati, poiché per essi io sono separata dal Signore", alludendo alla sua rinunzia ad una vita puramente contemplativa.

    Chi vuole leggere una sua biografia può rivolgersi a quella scritta dal suo confessore, fra' Raimondo da Capua, vent'anni dopo la sua morte, oppure a quella di Igino Giordani, datata 1954, o ad altre ancora, adatte a diverse esigenze.

    Qui non è dunque il luogo di una biografia, ma piuttosto di brevi storie, tratte dalla biografia di fra' Raimondo e dalle lettere di lei: storie dalle quali la sua figura si sbalza in netto rilievo - non in pietra gotica, ma in romanico umanissimo affresco. Figura semplice e femminile; figura di asceta medievale e di madre per tutti i tempi.

    Anche le storie della sua vita sono semplici; anche i fatti che sanno di prodigio ci appaiono, come apparivano a lei, semplici della semplicità di Dio.

    Caterina può riempire, per la sua pienezza, i nostri vuoti: metta ella nella nostra vita convulsa, ricca di tutto quanto non è essenziale, il desiderio dell'Unico Necessario, che dette il senso alla sua vita.

    Lo Sposo

    Per seguire Caterina nell'avventura della sua vita, bisogna comprendere innanzitutto quale molla la spinse a restare e ad andare, a pregare e a viaggiare, a mangiare e a digiunare...

    In genere si pensa ad una persona non sposata come a un single, ad un solo. Niente di più lontano dalla realtà di Caterina. Infatti, fin dall'infanzia ella aveva sentito l'attrattiva della persona di Gesù, poi crescendo l'aveva desiderato come sposo; e da innamorata si era dedicata a cercare come potesse piacergli.

    Così prese ad imitare i santi, le cui vite si

    leggevano la sera, nelle famiglie riunite a veglia: imitò le penitenze dei Padri del deserto, gli eremiti antichi, e le gesta delle sante penitenti...

    Era ancora bambina quando si allontanò di casa con una pagnotta sottobraccio, per cercare nella campagna una grotta dove fare l'eremita; la trovò e vi si trattenne a pregare, ma, trascorso il giorno, prese la via del ritorno, così che sua madre pensò che fosse andata a trovare una sorella sposata, cui era molto affezionata...

    Un sogno che non tentò mai di attuare, ma che deve essere stato importante per lei, perché da adulta lo confidò ai più intimi, fu quello di andare in terre lontane vestita da uomo, per essere ricevuta tra i monaci e condurre la loro vita, dalle regole severissime.

    Ciò che spiega tutto è appunto l'amore di Caterina per Gesù, sposo spirituale, che si faceva cercare e trovare da lei perché non rifiuta nessuno che lo ami, anzi è il primo ad andarne in cerca. Se intendiamo questo intenso amore tra Gesù e Caterina, non ci sembrerà strano il tenore di vita di questa ragazza senese vissuta tanto tempo fa: Gesù e Caterina avendo un cuore solo, ella vive la vita del suo sposo... e tutte le sorprese sono possibili.

    Gesù, sua Madre e i Santi vivevano con lei anche sensibilmente, perché la sua sensibilità era tutta volta allo Sposo amato come unico amore.

    La storia di questo amore è ricca di episodi, che lei stessa raccontò a fra' Tommaso della Fonte o a fra' Raimondo da Capua.

    Spesso Caterina recitava le sue preghiere passeggiando su e giù per la sua stanza con Gesù o con qualcuno dei santi a lei cari: san Giovanni, san Paolo, san Domenico... E accadde che la santa martire Lucia le mostrasse, un 13 dicembre, il gioiello luminosissimo che Gesù le aveva regalato per il suo compleanno; che lavorasse il pane con la Madre di Dio...

    Lo Sposo stesso a volte si divertiva a chiederle qualche prova del suo amore, compensandola poi con un nuovo regalo. Ecco un esempio:

    Una mattina, mentre Caterina usciva dalla chiesa di san Domenico, le si fece incontro un mendicante che le chiese qualcosa da mettersi addosso.

    - Aspetta un pochino qui, carissimo.

    Caterina tornò nella cappella dove pregava con le sue compagne e si sfilò dai piedi la tunica di lana senza maniche che portava come sottoveste; poi tornò dal povero e gliela diede.

    - Signora, dopo le vesti di lana, non mi dareste anche le vesti di lino?

    - Seguimi sino a casa e ti darò ciò che mi domandi.

    Dopo la biancheria di lino, il povero chiese ed ebbe le maniche mancanti alla tunica di lana.

    - Vi benedica Dio per quanto mi avete dato! Ma vedete, io ho un amico, che è ricoverato in ospedale: non avreste qualcosa anche per lui?

    Ma Caterina non poteva prender più nulla da casa - già i suoi fratelli brontolavano per la sua eccessiva generosità - e di suo non aveva che l'abito che portava.

    - Perdonami: se mi fosse lecito restar senza la tunica, te la darei volentieri.

    - Lo so, che mi daresti volentieri tutto quel che potresti.

    E il povero se ne andò.

    La notte, mentre pregava, le si mostrò Gesù, tenendo in mano la tunica di lana di cui s'era privata per darla al mendicante; ma ora essa era trapunta di perle.

    - Figlia mia, conosci questa tunica?

    - Certo che la conosco, ma quando te l'ho data non era così bella.

    - Per l'amore con cui me l'hai data, ora trarrò io dal mio corpo una veste per te, come pegno della veste di gloria che ti darò in cielo.

    E Gesù trasse dalla ferita del suo petto una veste color del sangue, luminosa, e gliela mise indosso.

    Da allora Caterina non sentì più la necessità di portare abiti pesanti, perché quella tunica, invisibile a tutti ma a lei ben sensibile, la riparava dal freddo.

    Il pane di Caterina

    A Siena vi fu una carestia, durante la quale i senesi si rassegnarono a fare il pane con farina vecchia e ammuffita. Così aveva fatto anche Alessia, amica intima di Caterina. Quando finalmente comparve sul mercato il grano nuovo, Alessia ne comprò quanto poté e disse a Caterina, che considerava la sua mamma in Spirito:

    - Mamma, penserei di buttar via quel poco di farina muffita che c'è rimasta nella madia.

    - Vorresti buttar via ciò che Dio ha fatto per darci da mangiare? Piuttosto, se non vuoi mangiarne tu, almeno danne ai poveri!

    - Mi rimorde la coscienza, mamma, a dare ai poveri ciò che io non voglio mangiare...

    - Basta. Prepara l'acqua e dammi la farina, il pane lo faccio io.

    Caterina si rimboccò le larghe maniche, raccolse il velo sulle spalle e immerse le mani nella farina.


    Alessia e la donna che l'aiutava in cucina rimasero a guardare, meravigliate dalla sveltezza con cui l'impasto veniva lavorato.

    Rapida, Caterina porgeva i pani ad Alessia perché li infornasse. E i pani uscirono dal forno soffici e profumati, molto diversi da quelli che s'erano fatti fino allora con quella farina. E tanti, tanti che si riempì la madia.

    Giunta l'ora di mettersi a tavola, la numerosa brigata che costituiva la famiglia di Caterina ne mangiò in abbondanza e tutti dichiararono che non avevano mai mangiato un pane così saporito.

    - Portatene molto ai frati - raccomandò Caterina - e regalatene in abbondanza ai poveri.

    Così fu fatto, e la madia era ancora quasi piena. Alessia, piena di stupore, raccontò l'accaduto a fra' Tommaso della Fonte, che era un fratello adottivo di Caterina e il suo confessore. Appena poté, questi chiamò in disparte Caterina.

    - Spiegami com'è andata la faccenda dei pani, per piacere - le chiese. Caterina, arrossendo, gli rispose:

    - Padre mio, mi dispiaceva tanto che si buttasse via ciò che il Si­gnore ci ha dato! E poi ho pensato che sono tanti i poveri che hanno fame. Allora sono andata svelta alla cassa della farina e subito mi sono trovata di fronte la mia dolcissima Signora, Maria, che mi incoraggiava a fare ciò che avevo in mente. E fu tanta la sua cortesia e la sua pietà, che subito cominciò a fare il pane con me, e per virtù di quelle sante mani i piccoli pani si moltiplicarono. Lei stessa mi dava i pani via via che li faceva, e io li davo ad Alessia ed alla sua domestica.

    - Allora, mamma, nessuna meraviglia - le disse fra' Tommaso - se quel pane è così buono! Lo ha lavorato Colei che ha preparato in se', per noi, il Pane disceso dal Cielo.

    Il beato Raimondo da Capua ci racconta questa graziosa storia nella biografia di Caterina che scrisse vent'anni più tardi. E credo che an­che noi possiamo trovarvi qualche insegnamento utile. Intanto, ci ricorda che Dio provvede ai suoi figli con tenerezza paterna, se essi hanno abbastanza fiducia in Lui da permettergli d'intervenire concre­tamente nella loro vita. Poi ci richiama alla generosità: il pane è di Dio, perciò è dei poveri. Si trova sempre qualcosa da dare a chi è più povero di noi. Dio provvede a noi affinché noi provvediamo agli altri. Essere generosi del nostro, semplificando le nostre esigenze per avere di che dare, non è che farci partecipi del desiderio di Dio.



                                          


    Il condannato a morte

    Caterina venne a sapere che un giovane di Perugia, Niccolò di Tuldo, era stato condannato a morte ed era disperato, in prigione. Solo, straniero; per la giustizia del tempo, impossibile ogni difesa. Non ci voleva di più perché ella desiderasse di andarlo a trovare, per condurlo per mano fino alla soglia della vita durabile.

    Non sappiamo come e quando si incontrarono, ma certamente il cuore materno di Caterina si aprì per il ragazzo condannato, perché egli ne traesse forza.

    - Quando mi uccideranno, tu aspettami sul luogo dell'esecuzione, non abbandonarmi. - le diceva il ragazzo tenendo la testa sulla sua spalla.

    Caterina stessa scrisse a fra' Raimondo, in una lettera, una relazione fedele di quanto avvenne la mattina dell'esecuzione capitale.

    Quel mattino, Caterina andò alla prigione prima dell'alba e parlò con Niccolò. Lo condusse a Messa ed egli ricevette la Comunione dopo tanto tempo...

    - Resta con me e io avrò coraggio di morire bene...

    Caterina era piena di gioia perché conduceva a Gesù quella creatura rasserenata; e come avrebbe voluto accompagnarlo fino alla casa dello Sposo!

    - Coraggio, fratello mio dolce, ché presto giungeremo al luogo delle nozze! Io ti aspetterò là.

    Dalla prigione Caterina si affrettò a raggiungere quello che Niccolò aveva chiamato il luogo santo della giustizia; e lì pregò intensamente Maria perché gli desse luce e pace, così che lei potesse vederlo tornare al Padre.

    Giunse il giovane e Caterina prese tra le mani la testa di lui e la distese sul ceppo, dopo averlo benedetto col segno della croce.

    - Giù, alle nozze, fratello mio dolce!

    La testa di Niccolò, recisa dal boia, le rimase in mano ed ella fu tutta bagnata del suo sangue. Alzò lo sguardo verso il cielo, come a cercare il suo spirito, e lo vide: nella ferita del petto di Gesù il sangue di Niccolò si confuse con quello del Salvatore, e poi egli stesso vi entrò, non prima di essersi voltato a salutarla, come una sposa che saluta e ringrazia il corteo che l'ha accompagnata a casa dello sposo.

    A lungo Caterina non volle levarsi di dosso quel sangue, che aveva visto unirsi al Sangue di Gesù. A fra' Raimondo dirà:

    - Rimasi sulla terra con grandissima invidia.


                               
    La camera di Santa Caterina da Siena, che é stata trasportata alla Basilica di Santa Maria Sopra Minerva.

    ________________

    Il Libro

    Si dice che Caterina, come molte donne del suo tempo, non imparasse mai a leggere e a scrivere; ma che gliel'insegnassero gli Angeli affinché potesse leggere l'Ufficio Divino (noi diremmo la Liturgia delle Ore). Narra fra' Raimondo che, se le si chiedeva di leggere più adagio, o di sillabare, s'inceppava.

    Ciò non ha impedito a questa donna sorprendente di lasciarci molte lettere, una raccolta di preghiere e, soprattutto, Il Libro. Così si designa spesso, senz'altre specificazioni, la sua opera più importante, il cui titolo in realtà è Dialogo della Divina Provvidenza.


    Secondo l'uso di tutta l'età antica e del medioevo, Caterina non scrive, ma detta le sue lettere; i segretari sono, di volta in volta, Stefano, Barduccio, Alessia, Giovanna... E spesso essi scrivono anche mentre la mamma prega ad alta voce: nascono così le preghiere che l'editore noterà dettate in astrazione dalla beata vergine senese.

    Un bel giorno ella raccomanda che essi scrivano tutto quello che dirà nella preghiera; così nasce questo Libro, nel più puro stile cateriniano: Caterina non è che una voce orante che si fa via alla premura del Padre per le sue creature. Infatti esso si presenta esattamente come un dialogo tra il Padre e la carissima figliola che ascolta e risponde e ancora domanda, definendo se stessa un'anima assetata dell'onore di Dio e salute dell'anime. Le domande della figliola danno modo al Padre di effondere in lei il suo Cuore, confidandole i suoi segreti che solo chi l'ama può comprendere. Un teologo dirà che l'opera risponde al sistema filosofico e teologico creato da san Tommaso d'Aquino; ma la dottrina che vi scorre è semplice, sgorga spontaneamente dal dialogo tra Padre e figlia.

    Perché spesso i grandi peccatori hanno una vita lunga e prospera, nonostante si beffino di Dio? Perché, risponde il Padre, essi avranno per la loro malvagità la pena eterna; ma anche nella loro disgraziata vita c'è qualche brandello di bene, poiché soltanto le scelte del demonio sono integralmente cattive; e dato che il Padre non potrà compensare questo poco bene con la vita eterna, dà loro, per la sua infinita giustizia, quel tanto di felicità che possono godere in terra. È dunque oggetto di compassione un uomo cattivo e felice, giacché lo aspetta una misera fine!

    Perché abbiamo dei doveri verso gli altri uomini? Perché al Padre, che ci ama fino a darci la vita, nulla possiamo restituire, essendo Egli la fonte di ogni pienezza: dunque, il bene che Egli ci dà in dono, e che perciò dobbiamo a lui per debito, dobbiamo restituirlo in dono ai fratelli, i quali come noi ne hanno bisogno.

    Ecco qualche assaggio della dottrina per la quale Caterina è un Dottore della Chiesa: pietre preziose incastonate in un cammino d'oro percorrendo il quale la figliola impara a procedere fino a rifugiarsi nella bottiga aperta del costato di Cristo, dove si compra e si vende senza denari il Sangue preziosissimo. Caterina ha un'immaginazione vivissima e originalissima, procede da un'immagine all'altra più che da un'idea all'altra. Ella si vede vestita di quel Sangue, ne beve, se ne fa bagno; quel Sangue è come fuoco, e Caterina dice di se stessa: "la mia natura è fuoco".

    Il Libro è il viaggio di Caterina, attraverso il Figlio, verso il Cuore del Padre; viaggio che ella ha voluto condividere, dettando le parole della sua preghiera estatica, con i figlioli che Dio le dava nella sua vita terrena e con quanti, nella Chiesa, ascoltano la sua voce.


    Non è più tempo di dormire!

    Durante l'epidemia di peste bubbonica del 1374, Caterina e la sua famiglia si impegnarono a fondo nella cura dei malati: il centro della loro attività era lo Spedale di Santa Maria della Misericordia.

    Questa istituzione - che ospitava in tempi normali i pellegrini (cioè i viaggiatori), i poveri, i malati senz'altra assistenza e tutti quelli che si trovassero soli e bisognosi di un punto d'appoggio - era stata creata da un mercante agiato, messer Matteo Cenni, il quale, rimasto vedovo in età ancor giovanile, dopo aver fatto una posizione a ciascuno dei figli, aveva deciso di dedicare a Dio e al suo prossimo se stesso e i suoi beni. Perciò aveva edificato lo Spedale e lo dirigeva, guadagnandosi grande stima tra i suoi concittadini. Conosciuta Caterina, era diventato un caterinato;cosicché in quell'anno sciagurato egli e lo Spedale furono il punto di riferimento di tutta


    la famiglia cateriniana nell'opera rischiosa di assistenza agli appestati. Il contagio non risparmiava nessuno e spesso il male faceva vittime anche tra i soccorritori. Un mattino lo stesso ser Matteo si svegliò con tutti i sintomi della peste: tumefazione dolorosissima all'inguine, febbre sempre più alta, forte dolore alla testa... c'era poco da sbagliarsi. Fra' Raimondo, giunto come sempre allo Spedale di primo mattino, lo confessò, poi gli chiese come si sentisse.

    - Ho un dolore all'inguine, come se mi si dovesse staccare il femore, e la testa mi si spacca in quattro...

    Fra' Raimondo fece portare un campione d'urina a un bravo medico, chiamato mastro Senso, che confermò tutti i timori:

    - Stanotte possiamo provare a dargli l'erba senna per purificare il sangue, ma il male è troppo grave: non fatevi illusioni.

    Quando Caterina seppe la nuova disgrazia, si precipitò allo Spedale: aveva l'aria d'essere in collera con la peste che colpiva un uomo tanto generoso e tanto necessario in quel momento difficile. Prima ancora di entrare nella stanza dove ser Matteo, in preda a una febbre altissima, non era più in grado di parlare e non riconosceva alcuno, Caterina gli gridò:

    - Levatevi, messer Matteo; ché non son questi i tempi, da riposar nel morbido del letto!

    Da figlio obbediente, ser Matteo si levò: erano scomparsi il dolore e la tumefazione all'inguine, era scomparsa la febbre. Seduto sul letto, discorreva dell'avvenuta guarigione con chi finora lo aveva assistito morente.

    Caterina, compiuta l'opera, fuggì via, ma sulle scale incrociò fra' Raimondo indaffarato e addolorato.

    - E tu, mamma, permetterai che un uomo tanto buono e tanto utile se ne muoia?

    - Son codeste parole da dirmi, padre mio? Son forse io Dio, da poter strappare i mortali dalla morte?

    - Coteste parole dille a chi tu vuoi, non a me, che conosco i tuoi segreti, e so che ciò che chiedi, Dio te lo concede!

    E Caterina sorridendo:

    - State di buon animo, via, ché per questa volta egli non morrà.

    Fra' Raimondo tornò al lavoro. Giunta l'ora di pranzo, non fu neppure troppo stupito di vedere ser Matteo mangiare alla tavola comune, con il robusto appetito di un sano, un bel minestrone di ceci con le cipolle.

    Come la chiamereste? Una guarigione di lavoro?

    Caterina, donna antica e moderna, dottore della Chiesa, madre affettuosa e severo asceta medievale...

    Nel dichiarare Dottore della Chiesa Teresa di Lisieux, Giovanni Paolo II ha citato le parole che Paolo VI aveva dedicato a Caterina:

    "Possiamo applicare a Teresa di Lisieux quanto ebbe a dire il mio Predecessore Paolo VI di un'altra giovane santa, Dottore della Chiesa, Caterina da Siena: «Ciò che più colpisce nella Santa è la sapienza infusa, cioè la lucida, profonda e inebriante assimilazione delle verità divine e dei misteri della fede [...]: una assimilazione, favorita, sì, da doti naturali singolarissime, ma evidentemente prodigiosa, dovuta ad un carisma di sapienza dello Spirito Santo»" (dalla Lettera Apostolica Divini Amoris Scientia - AAS 62 (1970) p. 675).



    Due sante sorelle, dunque, assai lontane nei secoli ma unite dall'infinito desiderio di Dio.

    Wink

    Un grazie all'autore che spero possa in qualche modo ritrovare questo suo lavoro prezioso e appassionato...


    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
  • OFFLINE
    Caterina63
    Post: 39.989
    Sesso: Femminile
    00 21/04/2009 18:10




    Amici.... Sorriso
    sono molto legata a questa Santa non soltanto perchè sono una Terziaria Domenicana e porto (indegnamente) il suo nome nella Professione da 16 anni, ma anche perchè S.Caterina da Siena è di una grande attualità che nel conoscerla non rischi di rimanere deluso!
    Vi suggerisco, se volete, due tascabili usciti di recente:
    Lettere ai Papi e ai Vescovi; Lettere ai Politici, delle Ed.Paoline...

    Si, S.Caterina scriveva molto  Occhiolino o meglio, dettava perchè lei era illetterata, non sapeva nè leggere ne scrivere, eppure ben presto dimostrò di possedere una Scienza infusa per la quale, ancora oggi, i suoi scritti sono di una profonda attualità da lasciare noi (scrivani dell'era tecnologica!) senza parole...
    Non so se avete avuto la possibilità di leggere il suo: "Dialogo della Divina Provvidenza" per il quale venne iscritta nell'Albo dei Dottori della Chiesa, ve lo consiglio, in questo Dialogo l'attualità di ciò che spiegava nel 1300 Caterina, apre davvero la mente e ti inoltra in ragionamenti e pensieri impensabili alla cultura nostrana, eppure si parla di NOI  Sorriso

    Santa Caterina quando scriveva ai Papi del suo tempo, ai Vescovi, ai Politici e Imperatori, soleva iniziare le sue Lettere con queste parole:
    "Io, Caterina, serva dei servi di Gesù, ti scrivo nel suo sangue prezioso, desiderosa che ti alimenti dell’amore di Dio e ti nutri di esso, come al seno di una dolce madre. Nessuno, infatti, può vivere senza questo latte!"
    altre volte invece, quando doveva rivolgersi per chiedere qualcosa o per chiedere  al Papa: "Io, Caterina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo: VOGLIO....!"   meraviglioso questo "VOGLIO" anche se praticamente non otteneva nulla per sè, ma riusciva a convincere spesso i suoi destinatari....

    Santa Caterina è Patrona d'Italia con san Francesco come ben sappiamo...ed è inutile nascondere che san Francesco batte santa Caterina in popolarità, ma grazie a Dio in Cielo non fanno queste distinzioni  Felice la gara che fanno da lassù è per vedere noi, comuni mortali, sulla via della vera felicità. I Santi sono tali perchè seppur per strade diverse essi hanno alla fine parlato con un CUOR SOLO ED UN ANIMA SOLA e per un unico scopo...

    Tra l'altro ciò che unisce san Francesco e Santa Caterina è che entrambi hanno vissuto il sacerdozio comune dei laici Battezzati poichè san Francesco NON era un sacerdote e santa Caterina, proprio perchè Donna, non era neppure una monaca come molti confondono  Occhi al cielo era Terziaria, una Laica seppur consacrata Vergine...davvero due Figure importanti per la nostra Italia e per la nostra vita di Laici impegnati nel mondo....non potevamo avere modelli e Patroni migliori di questi, ma Amici, davvero seguiamo queste orme?

    Quanti modelli vogliamo seguire oggi che non ci appagano, non ci soddisfano, al contrario, ci mettono inquietudine, da dove deriva questa malattia del secolo che chiamiamo DEPRESSIONE, ANSIA, STRESS? Quanto siamo capaci davvero di FERMARCI per un momento per verificare se siamo davvero felici e in cosa consiste la nostra felicità? Non si tratta certo di semplificare certi problemi attuali, ma quanto ci prodighiamo davvero per cercare la vera ed autentica medicina a certi mali che ci affliggono?
    E si faccia ben attenzione che stiamo parlando di Santi che non hanno avuto a schifio la vita eh!
    Hanno amato la vita che hanno vissuto, ma non si sono fermati a ciò che avevano o a quello che la vita dava loro, hanno cercato di colmare quel senso di inquietudine che anch'essi provavano ed hanno sperimentato....non si nasce santi e tutti siamo destinati a diventarlo.... solo che il chiasso della vita stordisce e ci fa perdere di vista questi traguardi giudicati, troppo in fretta, una perdita di tempo, o peggio giudicati come una castrazione per la nostra libertà...nulla di tutto ciò è più falso  Occhiolino

    Come potremo mai pensare ad un Dio che volesse imprigionare la nostra libertà e la nostra autentica felicità?
    Qualcuno dice: ma i Santi sono passati di moda, a Dorotè, e piantala!
    Piantarla si, ma poi non mi si spiega il perchè dovrei piantarla...perchè i Santi sarebbero passati di moda, chi lo avrebbe deciso? chi lo dice?
    Bè, ma io sono ateo non ci credo...oibò, anche l'ateismo è ua scelta: scelgo di NON credere e ti rispetto, non ti impongo nulla, ma davvero si è fatta la scelta più giusta? se non si conosce questa strada dei Santi, come si fa a giudicare e a scegliere ciò che non si conosce? anzi, come si fa a criticare ciò che si rifiuta di conoscere?
    Ok. allora sono indifferente, va bene?
    bè certo, è un altra scelta rispettabile, ma fondata sempre sulla NON conoscenza  Sorriso

    Questi miei sono pensieri sparsi che ho voluto condividervi perchè non ho altro da offrirvi ciò che mi è stato regalato....e a piene mani voglio (ecco il VOGLIO cateriniano) regalarlo a tutti voi...senza alcuna pretesa, senza chiedervi nulla in cambio.
    Si, forse è un dono insolito, ma non è inutile...sono piccoli semi di verità che una volta sparsi, seminati nei vostri meravigliosi cuori, sarà compito di Gesù Cristo innaffiare e far crescere (cfr san Paolo).

    Perdonatemi se continuo e vi racconto una mia testimonianza che in parte conoscete, ma ben si collega a questa ricorrenza....
    Come alcuni di voi sanno un anno fa ho rischiato grosso, come vedete amo la vita anch'io eh!  Occhiolino ....ho avuto tre infarti in una settimana solo che nessun dottore capiva cosa mi stesse accadendo, al terzo infarto sono corsa in ospedale con mio marito (più spaventato di me) a seguito di una semi paralisi agli arti superiori ed ho trascorso la notte al PS perchè non riuscivano a capire ancora cosa avessi, o meglio, il sospetto l'avevano, ma sembra che quella fosse la prassi....durante la notte (una delle più lunghe della mia vita fino ad oggi) pensavo a mia madre ricoverata anch'essa...ed alla quale non potevo confidare ciò che stavo vivendo, ho pensato ai miei cari lassù in Paradiso, a quanti mi avevano amato su questa terra ed ora mi avevano preceduta, e stringendo la corona del Rosario pensavo agli amici che sapevo essere in difficoltà qui sulla terra, pensavo ad una carissima amica, mamma di tre figlie con una malattia sospetta di forma grave...pensavo a quanti si erano sempre raccomandati alle mie preghiere, agli amici che seppur non la pensano come me mi hanno sempe dimostrato affetto ed amicizia sincera, pensavo a quante persone avrei dovuto chiedere scusa prima di andarmene davvero...."rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori", pensavo alle vocazioni Sacerdotali e Domenicane che mi stanno tanto a cuore....naturalmente pensavo ai miei figli, a mio marito chiedendomi se avessi avuto modo di rivederli....mi chiedevo e avessi fatto in tempo a confessarmi e magari anche a comunicarmi... e cominciai a sentirmi una PRIVILEGIATA....e durante la notte più il dolore si intensificava più sentivo la vera Pace, una Pace mai provata prima implodermi dentro....pensando al Papa in viaggio in America, lo affidai al Signore, il BABBO MIO DOLCE, IL DOLCE VICARIO DI CRISTO IN TERRA come diceva santa Caterina da Siena...

    Ma perchè vi racconto tutto questo?

    Perchè mi sono sentita una privilegiata, una persona che ha ricevuto molto più di quanto meritassi (semmai si potesse parlare di meriti!), la sofferenza, la Croce, non sono disgrazie....la vera disgrazia è NON compredere la Croce....
    Qualcuno una volta ha detto: La Croce: se la scansi essa ti cade addosso, ma se la prendi essa diventa leggera perchè sotto di lei c'è la spalla del Cristo che porta il peso maggiore...
    Ecco, accogliete il tutto che vi dono, perchè gratuitamente ho ricevuto e gratuitamente vi do....

    Vi lascio allora con questa Lettera che santa Caterina scrisse ad una sua amica sposata....ed è davvero immenso l'affetto con il quale io la giro a VOI, l'affido ad ognuno di voi ringraziandovi per questa Amicizia che voglio associare al 29 Aprile, Festa della nostra Patrona d'Italia e Compatrona d'Europa....in un legame che pur rispettando ognuno di voi come la pensa, ci terrà legati ora e per sempre....

    " Vivendo in Dio, dunque, non si può avere alcuna amarezza, perché Dio è delizia, dolcezza e gioia infinita!
    È questa la ragione per cui gli amici di Dio sono sempre felici! Anche se malati, indigenti, afflitti, tribolati, perseguitati, noi siamo nella gioia.
    Abbraccia, dunque, Gesù crocifisso, elevando a lui lo sguardo del tuo desiderio! Considera l’infuocato amore per te, che ha portato Gesù a versare sangue da ogni parte del suo corpo!
    Abbraccia Gesù crocifisso, amante ed amato, e in lui troverai la vita vera, perché è Dio che si è fatto uomo. Arda il tuo cuore e l’anima tua per il fuoco d’amore attinto a Gesù confitto in croce!
    Devi, poi, divenire amore, guardando l’amore di Dio, che ti ha così tanto amata, non per qualche obbligo che avesse con te, ma per puro dono, spinto soltanto dal suo ineffabile amore.
    Non avrai altro desiderio che quello di seguire Gesù! Come inebriata dall’Amore, non farai più caso se ti troverai sola o in compagnia: non preoccuparti di tante cose, ma solo di trovare Gesù e andargli dietro!
    Corri, Bartolomea, e non star più a dormire, perché il tempo corre e non aspetta un solo attimo!
    Rimani nel dolce amore di Dio.
    Gesù dolce, Gesù amore."

    Dalle “Lettere” di Santa Caterina da Siena (1347-1380) (lettera n. 165 a Bartolomea, moglie di Salviato da Lucca)

    Fraternamente Caterina O.P.




    L'Inno che si cantava una volta.....e che oggi potremo riprendere....


    O Fortissima Donna d'Italia
    della stirpe bellissimo fiore.
    Caterina che in nozze d'Amor,
    meritasti impalmare il Signor.

    Te cui Siena, città della vergine,
    diè soave potenza d'amare;

    noi dall'Alpi alla cinta del Mare
    salutiamo Patrona ed onor. (rip.)

    Tu che nunzia alla sponda del Rodano,
    Avignone turrita scuotesti;
    con accenti di fuoco e potesti
    all'Eterna il Pastor ridonar.

    Fa che il dolce di CristoVicario
    vegli sempre sull'itale genti

    e conservi nel cuor, nelle menti
    quella fede che i padri onorar (rip.)


    [SM=g1740717] [SM=g1740720] [SM=g1740717]
    [SM=g1740734]

    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
  • OFFLINE
    Caterina63
    Post: 39.989
    Sesso: Femminile
    00 27/04/2009 11:37

    CLICCATE qui per una diffusione completa dei Testi cateriniani:

    Santa Caterina da Siena
    Patrona d'Italia, Compatrona d'Europa e Dottore della Chiesa

    [SM=g1740734]


    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
  • OFFLINE
    Caterina63
    Post: 39.989
    Sesso: Femminile
    00 29/04/2009 08:51
    29 Aprile
    S. Caterina da Siena, vergine e dottore della Chiesa, Patrona d’Italia

    Ufficio delle Letture[SM=g1740720]

    V. Signore, apri le mie labbra
    R. e la mia bocca proclami la tua lode

    Gloria al Padre e al Figlio *
      e allo Spirito Santo.

    Come era nel principio, e ora e sempre, *
      nei secoli dei secoli. Amen. Alleluia.

    INNO

           Gerusalemme nuova,
    immagine di pace,
    costruita per sempre
    nell'amore del Padre.

    Tu discendi dal cielo
    come vergine sposa,
    per congiungerti a Cristo
    nelle nozze eterne.

    Dentro le tue mura,
    risplendenti di luce,
    si raduna festante
    il corteo delle vergini:

    pietre vive e preziose,
    scolpite dallo Spirito
    con sapienza d'amore
    per la città dei santi.

    Sia onore al Padre e al Figlio
    e allo Spirito Santo,
    al Dio trino ed unico
    nei secoli sia gloria. Amen.


    1 ant. Tu splendi, vergine, di santità e sapienza,
    accanto al tuo Sposo,
    l'immacolato Verbo di Dio, alleluia.

    SALMO 118 A

    I cieli narrano la gloria di Dio, *
        e l'opera delle sue mani annunzia il firmamento.
    Il giorno al giorno ne affida il messaggio *
        e la notte alla notte ne trasmette notizia.

    Non è linguaggio e non sono parole, *
        di cui non si oda il suono.
    Per tutta la terra si diffonde la loro voce *
        e ai confini del mondo la loro parola.

    Là pose una tenda per il sole †
        che esce come sposo dalla stanza nuziale, *
        esulta come prode che percorre la via.

    Egli sorge da un estremo del cielo †
        e la sua corsa raggiunge l'altro estremo: *
        nulla si sottrae al suo calore.

    1 ant. Tu splendi, vergine, di santità e sapienza,
    accanto al tuo Sposo,
    l'immacolato Verbo di Dio, alleluia.

    2 ant. A tutta gloria del mondo
    ho preferito il mio Signore Gesù Cristo, alleluia.

    SALMO 44
    I (2-10)

    Effonde il mio cuore liete parole, †
        io canto al re il mio poema. *
        La mia lingua è stilo di scriba veloce.

    Tu sei il più bello tra i figli dell'uomo, †
        sulle tue labbra è diffusa la grazia, *
        ti ha benedetto Dio per sempre.

    Cingi, prode, la spada al tuo fianco, †
        nello splendore della tua maestà
            ti arrida la sorte, *
        avanza per la verità, la mitezza e la giustizia.

    La tua destra ti mostri prodigi: †
        le tue frecce acute
            colpiscono al cuore i tuoi nemici; *
        sotto di te cadono i popoli.

    Il tuo trono, Dio, dura per sempre; *
        è scettro giusto lo scettro del tuo regno.

    Ami la giustizia e l'empietà detesti: †
        Dio, il tuo Dio ti ha consacrato *
        con olio di letizia, a preferenza dei tuoi eguali.

    Le tue vesti son tutte mirra, aloè e cassia, *
        dai palazzi d'avorio ti allietano le cetre.
    Figlie di re stanno tra le tue predilette; *
        alla tua destra la regina in ori di Ofir.

    2 ant. A tutta gloria del mondo
    ho preferito il mio Signore Gesù Cristo, alleluia.

    3 ant. Al re è piaciuta la tua bellezza:
    il tuo Signore è Dio, alleluia.

    II (11-18)

    Ascolta, figlia, guarda, porgi l'orecchio, *
        dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre;
    al re piacerà la tua bellezza. *
        Egli è il tuo Signore: pròstrati a lui.

    Da Tiro vengono portando doni, *
        i più ricchi del popolo cercano il tuo volto.

    La figlia del re è tutta splendore, *
        gemme e tessuto d'oro è il suo vestito.

    È presentata al re in preziosi ricami; *
        con lei le vergini compagne a te sono condotte;
    guidate in gioia ed esultanza *
        entrano insieme nel palazzo regale.

    Ai tuoi padri succederanno i tuoi figli; *
        li farai capi di tutta la terra.

    Farò ricordare il tuo nome
            per tutte le generazioni, *
        e i popoli ti loderanno
            in eterno, per sempre.

    3 ant. Al re è piaciuta la tua bellezza:
    il tuo Signore è Dio, alleluia.

    VERSETTO

    V.
    Mi condurrai per il sentiero della vita, alleluia,
    R. accanto a te mi colmerai di gioia, alleluia.

    PRIMA LETTURA

    Dal libro della Sapienza 7,7-16.22-30 [SM=g1740733]

    I giusti trovano gioia nella conoscenza dei Signore
    Pregai e mi fu elargita la prudenza;
    implorai e venne in me lo spirito della sapienza.
    La preferii a scettri e a troni,
    stimai un nulla la ricchezza al suo confronto;
    non la paragonai neppure a una gemma inestimabile,
    perché tutto l'oro al suo confronto è un po' di sabbia
    e come fango sarà valutato di fronte ad essa l'argento.
    L'amai più della salute e della bellezza,
    preferii il suo possesso alla stessa luce,
    perché non tramonta lo splendore che ne promana.
    Insieme con essa mi sono venuti tutti i beni;
    nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile.
    Godetti di tutti questi beni, perché la sapienza li guida,
    ma ignoravo che di tutti essa è madre.
    Senza frode imparai e senza invidia io dono,
    non nascondo le sue ricchezze.
    Essa è un tesoro inesauribile per gli uomini;
    quanti se lo procurano si attirano l'amicizia di Dio,
    sono a lui raccomandati per i doni
    del suo insegnamento.
    Mi conceda Dio di parlare secondo conoscenza
    e di pensare in modo degno dei doni ricevuti,
    perché egli è guida della sapienza
    e i saggi ricevono da lui orientamento.
    In suo potere siamo noi e le nostre parole,
    ogni intelligenza e ogni nostra abilità.
    In essa c'è uno spirito intelligente, santo,
    unico, molteplice, sottile,
    mobile, penetrante, senza macchia,
    terso, inoffensivo, amante del bene, acuto,
    libero, benefico, amico dell'uomo,
    stabile, sicuro, senz'affanni,
    onnipotente, onniveggente
    e che pervade tutti gli spiriti
    intelligenti, puri, sottilissimi.
    La sapienza è il più agile di tutti i moti;
    per la sua purezza si diffonde e penetra in ogni cosa.
    È un'emanazione della potenza di Dio,
    un effluvio genuino della gloria dell'Onnipotente,
    per questo nulla di contaminato in essa s'infiltra.
    È un riflesso della luce perenne,
    uno specchio senza macchia dell'attività di Dio
    e un'immagine della sua bontà.
    Sebbene unica, essa può tutto;
    pur rimanendo in se stessa, tutto rinnova e
    attraverso le età, entrando nelle anime sante,
    forma amici di Dio e profeti.
    Nulla infatti Dio ama se non chi vive con la sapienza.
    Essa in realtà è più bella del sole
    e supera ogni costellazione di astri;
    paragonata alla luce, risulta superiore;
    a questa, infatti, succede la notte,
    ma contro la sapienza la malvagità non può prevalere.

    RESPONSORIO                     Sap 7,7-8; Gc 1,5

    R. Pregai, e mi fu elargita la prudenza; implorai, e venne in me lo spirito di sapienza; * io l'ho preferita agli onori e al potere, alleluia.
    V. Se qualcuno di voi manca di sapienza, la chieda a Dio, che dona a tutti generosamente, e gli sarà data:
    R. io l'ho preferita agli onori e al potere, alleluia.

    SECONDA LETTURA[SM=g1740734]

    Dal «Dialogo della Divina Provvidenza» di santa Caterina da Siena, vergine
    (Cap. 167, Ringraziamento alla Trinità; libero adattamento; cfr. ed. I. Taurisano, Firenze, 1928, II, pp. 586-588)
                
    Ho guastato e veduto

        O Deità eterna, o eterna Trinità, che, per l'unione con la divina natura, hai fatto tanto valere il sangue del tuo Unigenito Figlio! Tu, Trinità eterna, sei come un mare profondo, in cui più cerco e più trovo; e quanto più trovo, più cresce la sete di cercarti. Tu sei insaziabile; e l'anima, saziandosi nel tuo abisso, non si sazia, perché permane nella fame di te, sempre più te brama, o Trinità eterna, desiderando di vederti con la luce della tua luce.
        Io ho gustato e veduto con la luce dell'intelletto nella tua luce il tuo abisso, o Trinità eterna, e la bellezza della tua creatura. Per questo, vedendo me in te, ho visto che sono tua immagine per quella intelligenza che mi vien donata della tua potenza, o Padre eterno, e della tua sapienza, che viene appropriata al tuo Unigenito Figlio. Lo Spirito Santo poi, che procede da te e dal tuo Figlio, mi ha dato la volontà con cui posso amarti.
        Tu infatti, Trinità eterna, sei creatore ed io creatura; ed ho conosciuto - perché tu me ne hai data l'intelligenza, quando mi hai ricreata con il sangue del tuo Figlio - che tu sei innamorato della bellezza della tua creatura.
        O abisso, o Trinità eterna, o Deità, o mare profondo! E che più potevi dare a me che te medesimo? Tu sei un fuoco che arde sempre e non si consuma. Sei tu che consumi col tuo calore ogni amor proprio dell'anima. Tu sei fuoco che toglie ogni freddezza, e illumini le menti con la tua luce, con quella luce con cui mi hai fatto conoscere la tua verità.
        Specchiandomi in questa luce ti conosco come sommo bene, bene sopra ogni bene, bene felice, bene incomprensibile, bene inestimabile. Bellezza sopra ogni bellezza. Sapienza sopra ogni sapienza. Anzi, tu sei la stessa sapienza. Tu cibo degli angeli, che con fuoco d'amore ti sei dato agli uomini.
        Tu vestimento che ricopre ogni mia nudità. Tu cibo che pasci gli affamati con la tua dolcezza. Tu sei dolce senza alcuna amarezza. O Trinità eterna!

    RESPONSORIO                    

    R. Aprimi il tuo cuore, sorella, erede con me dello stesso regno; amica mia, partecipe dei miei segreti pensieri; * ricca dei doni del mio Spirito, pura da ogni macchia per l'effusione del mio sangue, alleluia.
    V. Esci dalla quiete della contemplazione, e sii instancabile testimone della mia verità;
    R. ricca dei doni del mio Spirito, pura da ogni macchia per l'effusione del mio sangue, alleluia.

    Te Deum

    Noi ti lodiamo, Dio, *
    ti proclamiamo Signore.
    O eterno Padre, *
    tutta la terra ti adora.

    A te cantano gli angeli *
    e tutte le potenze dei cieli:
    Santo, Santo, Santo *
    il Signore Dio dell'universo.

    I cieli e la terra *
    sono pieni della tua gloria.
    Ti acclama il coro degli apostoli *
    e la candida schiera dei martiri;

    le voci dei profeti si uniscono nella tua lode; *
    la santa Chiesa proclama la tua gloria,
    adora il tuo unico Figlio, *
    lo Spirito Santo Paraclito.

    O Cristo, re della gloria, *
    eterno Figlio del Padre,
    tu nascesti dalla Vergine Madre *
    per la salvezza dell'uomo.

    Vincitore della morte, *
    hai aperto ai credenti il regno dei cieli.
    Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre. *
    Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi.

    Soccorri i tuoi figli, Signore, *
    che hai redento col tuo sangue prezioso.
    Accoglici nella tua gloria *
    nell'assemblea dei santi.

    Salva il tuo popolo, Signore, *
    guida e proteggi i tuoi figli.
    Ogni giorno ti benediciamo, *
    lodiamo il tuo nome per sempre.

    Degnati oggi, Signore, *
    di custodirci senza peccato.
    Sia sempre con noi la tua misericordia: *
    in te abbiamo sperato.

    Pietà di noi, Signore, *
    pietà di noi.
    Tu sei la nostra speranza, *
    non saremo confusi in eterno.

    ORAZIONE

        O Dio, che in santa Caterina da Siena, ardente del tuo Spirito di amore, hai unito la contemplazione di Cristo crocifisso e il servizio della Chiesa, per sua intercessione concedi a noi tuoi fedeli, partecipi del mistero di Cristo, di esultare nella rilevazione della sua gloria. Per il nostro Signore.


    [SM=g1740738]

    [Modificato da Caterina63 29/04/2009 09:06]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
  • OFFLINE
    Caterina63
    Post: 39.989
    Sesso: Femminile
    00 29/04/2009 18:23
    Udienza del Papa 29.4.2009

    La Liturgia celebra oggi santa Caterina da Siena, Vergine domenicana e Dottore della Chiesa, nonché Compatrona d'Italia insieme con san Francesco d'Assisi.
    Cari giovani, specialmente voi, ministranti della "Parrocchia dei Santi Antonio e Annibale Maria", di Roma, siate innamorati di Cristo, come lo fu Caterina, per seguirlo con slancio e fedeltà.
    Voi, cari ammalati, immergete le vostre sofferenze nel mistero d'amore del Sangue del Redentore, contemplato con speciale devozione dalla grande Santa senese.
    E voi, cari sposi novelli, col vostro reciproco e fedele amore siate segno eloquente dell'amore di Cristo per la Chiesa.






     















     

    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
  • OFFLINE
    Caterina63
    Post: 39.989
    Sesso: Femminile
    00 29/04/2010 19:20
    Caterina da Siena

    La prima donna
    dottore della Chiesa


    di Ludovico Cartotti Oddasso

    Invita a riflettere la concessione - nell'ottobre 2010 sarà il quarantesimo anniversario - della qualifica di dottore della Chiesa a una umile popolana illetterata, Caterina da Siena, vissuta il breve periodo di 33 anni. Infatti, nei pochi anni della sua vita terrena - morì il 29 aprile 1380 - essa raggiunse le più alte vette della santità e della dottrina, unitamente a straordinari e clamorosi interventi in campo politico per la protezione del papato e per la pace fra i popoli.

    Del tutto priva di educazione scolastica, popolana nel senso più schietto del termine, Caterina svolse, come noto, azioni di pace incisive e risolutive presso sovrani, uomini di governo, Pontefici. Inoltre, se si considera la sua condizione di donna nel Trecento - quando le donne non erano considerate al di fuori dei lavori domestici - l'operato della santa si configura come del tutto eccezionale. Basti pensare infatti ai clamorosi risultati ottenuti in campo politico, quali l'aver riportato a Roma da Avignone la sede papale, ponendo fine alla cosiddetta "cattività avignonese" (1308-1377) e l'aver ristabilito la pace tra Firenze e lo Stato Pontificio da tempo in guerra fra loro ed esortando alla pace i popoli europei, dilaniati dalle guerre fratricide, a unirsi nel nome di Cristo.

    Non possiamo pertanto non vedere nell'operato dell'umile Caterina l'intervento straordinario della Provvidenza divina la quale, come ha scritto Giovanni Paolo ii nella sua lettera apostolica Amantissima Providentia del 29 aprile 1980, per il sesto centenario del transito di Caterina, "si manifesta in vari modi protagonista della storia, accendendo sempre nuove luci sul cammino dell'uomo", scegliendo persone apparentemente incapaci o disadatte e ne eleva talmente le facoltà naturali, da renderle "capaci di azioni assolutamente superiori alla loro portata, non tanto per confondere la sapienza dei sapienti, quanto per mettere in luce la sua opera".

    Pur essendo certamente dotata di singolari doti naturali, Caterina comprendeva le verità divine e i misteri della fede in virtù del suo carisma di sapienza infusa dallo Spirito Santo, come riconosciuto da Pio ii nella bolla di canonizzazione del 29 giugno 1461, secondo cui la dottrina della santa fu infusa, non acquisita:  "Prius Magistra visa est quam discipula".

    Con l'insegnamento e la sua vita esemplare, Caterina assisteva tutti coloro che a lei ricorrevano e i discepoli, che sempre più numerosi la seguivano, costituivano la sua famiglia, la "bella brigata", come veniva anche definita. Ascoltavano le sue parole non solo la comune gente del popolo, ma illustri sapienti, teologi, sovrani, governatori di città o di Stati, Papi. Caterina amava il Papa, da lei definito "il dolce Cristo in terra" e lo consigliava, come testimoniano le sue numerose lettere. Oltre a Gregorio xi che trovò in Caterina l'angelo che l'accompagnava nei terribili momenti del ristabilimento della sede papale nel "loco suo proprio", Urbano vi la volle al suo fianco per infondere coraggio ai cardinali riuniti in concistoro, terrorizzati dagli attacchi e dalle violenze degli scismatici guidati dal sanguinario Robert de Genève, divenuto poi l'antipapa Clemente vii:  alla sua appassionata preghiera viene infatti attribuita la vittoria sugli attaccanti, costretti così a fuggire da Roma.

    Mirabilis in Ecclesia Deus, scriveva quarant'anni fa Paolo vi nella lettera apostolica del 4 ottobre 1970, con cui proclamava santa Caterina da Siena dottore della Chiesa:  "Egli, mentre tiene nascosti ai sapienti i suoi disegni, li rivela invece ai piccoli e suole anche chiamare semplici e modesti discepoli, con celesti ispirazioni e stimoli, a cose eccelse, per l'edificazione del Corpo di Cristo".

    Paolo vi, che ben conosceva le straordinarie doti di sapienza e i carismi di Caterina da Siena, unitamente alle alte vette di santità da lei raggiunte, parlò al terzo congresso mondiale per l'Apostolato dei laici del 15 ottobre 1967, manifestando di voler "riconoscere" alla santa senese, la quale era laica pur essendo terziaria domenicana, il titolo di dottore della Chiesa universale.

    Il Pontefice ha sottolineato di volersi limitare a "riconoscere" tale titolo, confermando con la sua autorità quanto già universalmente affermato fin da subito. Il termine "dottore" era già stato infatti spesso usato dai discepoli della santa, fra i quali non pochi erano noti maestri in teologia come il teologo agostiniano inglese Guglielmo Flete e il monaco vallombrosiano Giovanni dalle Celle. Tralasciando di soffermarci sul beato Raimondo da Capua e su Tommaso da Siena detto "il Caffarini", entrambi domenicani e suoi biografi, anche i laici che furono suoi discepoli lasciarono entusiastiche testimonianze sulla sapienza di lei, come il senese Stefano Maconi, di nobile famiglia, Francesco Malvolti, anch'egli di nobile famiglia senese, il notaio Cristoforo Guidini, che riteneva Caterina "migliore che niuno dottore", i poeti Nastagio da Montalcino, Giovanni da Montepulciano e Jacopo del Pecora. Anche nei secoli successivi alla morte di Caterina continuarono le testimonianze sulla di lei sapienza, dal famoso stampatore Aldo Manuzio al Capecelatro, al Tommaseo, per citarne alcuni, fino ad arrivare ai tempi a noi più vicini, a Giovanni xxiii che scolpì l'eccezionale figura della santa, nella sua lettera per il quinto centenario della canonizzazione (1961), con le parole "indocta docuit" o "quae praeclara doctrina excelluit".

    A tanto numerosi e qualificati riconoscimenti dell'ortodossia dell'insegnamento di Caterina da Siena, non possiamo non ricordare la copiosa testimonianza iconografica, che raffigura la santa con in mano il libro, simbolo di magistero, o con la colomba, simbolo dell'ispirazione dello Spirito divino e, non da ultimo, seduta in cattedra con atteggiamento di dottore e maestro.
    Tuttavia, pur essendo convinto del "dottorato" di Caterina, Paolo vi verso la fine degli anni Sessanta doveva ancora risolvere un problema, dato che tutti i trenta dottori della Chiesa fino ad allora proclamati erano solo uomini:  poteva una donna essere insignita di tale titolo? Il 20 dicembre 1967 la Sacra Congregazione dei Riti, interpellata dal Pontefice, accettava che anche una donna potesse essere proclamata dottore della Chiesa.

    Il giorno della proclamazione di Caterina da Siena dottore della Chiesa universale vide anche l'istituzione, da parte dell'arcivescovo di Siena, Mario Ismaele Castellano, dell'Associazione ecumenica dei caterinati, continuazione di una precedente confraternita ispirata a santa Caterina, esistente in Siena, con riferimento all'antica "famiglia spirituale" della santa i cui membri, i "caterinati", la veneravano come "mamma" e "maestra". L'associazione ottenne nel 1992 il riconoscimento da parte della Santa Sede, e da allora, con la nuova denominazione Associazione internazionale dei caterinati, ha continuato a svilupparsi in vari centri in Italia, tra cui Varazze, Genova, Milano, Trieste, Firenze, Siena, Roma, e in Belgio a Bruxelles e Astenet. Nel 2001 è stata tra i promotori del Movimento Anima europae costituito dalle famiglie religiose dei patroni del continente.

    I dottori della Chiesa non appartengono a una qualche università o accademia, ma fanno parte unicamente della Chiesa la quale sola, come scrisse monsignor Castellano, "li riconosce tali ed è a essi grata perché il loro insegnamento la arricchisce di sapienza e l'aiuta nella missione di salvezza. La loro dottrina nasce dalla Chiesa, si nutre della Chiesa, fa progredire la Chiesa (...) e santa Caterina da Siena ama la santa Chiesa di amore indicibile e si adopera per la sua riforma in alto e in basso, con preghiere, veglie, digiuni, lacrime e sudori. Per lei soffre unita alla passione di Gesù, fino a portarne le stimmate nel suo corpo. Poco prima di morire poté dire ai suoi discepoli:  "Ho consumato tutta la mia vita per la santa Chiesa e questo io credo per una grazia eccezionale che mi ha concesso il Signore"".


    (©L'Osservatore Romano - 30 aprile 2010)
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)