00 17/12/2008 23:34
Amici....dopo aver letto la presentazione del Libro dedicato ai SACERDOTI:

CARI SACERDOTI Lettera del card. Arinze sull'OBBEDIENZA

attraverso il quale il card. Ainze si è praticamente congedato dalla guida della Congregazione per il Culto Divino e la disciplina dei Sacramenti, per raggiunti limiti di età....ci sembra doveroso, ma anche un piacere, dedicargli uno spazio attraverso il quale non semplicemente o solamente ringraziarlo, ma poter fare di più, divulgare il Suo prezioso contributo a servizio della Chesa...
I Ringraziamenti per noi Cattolici vanno ben oltre la forma convenzionale della buona educazione....servono proprio per far conoscere la Persona e il CONTRIBUTO di Colui che è un dovere e un piacere portare a conoscenza di molti e, attraverso i suoi testi, aiutare gli altri ad una Comunione vera cn i Pastori della Chiesa...

Quanto segue è estratto dal Libro sopra citato....un Libro che, essendo a Natale, SUGGERIAMO DI ACQUISTARE e di regalare e farne dono ai propri Parroci, ai propri Sacerdoti... [SM=g1740721]

Martedì 16 vengono presentati presso la Sala Marconi della Radio Vaticana i volumi dei cardinali Angelo Sodano Verso le origini, una genealogia episcopale (pagine 70, euro 8 ) e Francis Arinze Riflessioni sul sacerdozio, lettera a un giovane sacerdote (pagine 138, euro 12), entrambi appena pubblicati dalla Libreria Editrice Vaticana.

Anticipiamo ampi stralci del capitolo intitolato Il sacerdote e lo stile evangelico di vita tratto dal libro del prefetto emerito della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.

di Francis Arinze



Per la biografia del card. Arinze, cliccate qui






Caro fratello sacerdote, è giusto tenere a mente che il presbitero ha come Maestro il Cristo. Non è certo possibile imitare l'agire di Cristo in ogni minimo dettaglio, ma ciò non ci esime dal seguirlo nel modo più vicino possibile. (...) Tra le tante cose che Gesù "fece e insegnò", scegliamo tre consigli evangelici a cui ogni sacerdote è chiamato a dare particolare attenzione:  l'obbedienza, la povertà e la castità nel seguire Cristo Maestro.
Il sacerdote sa che la costituzione gerarchica della Chiesa deriva dal suo divino Fondatore. Il carisma e il ministero del Papa e del vescovo sono di istituzione divina. Gesù ha inviato gli apostoli come egli stesso è stato inviato dal Padre (cfr. Giovanni, 20, 21):  "Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me" (Luca, 10, 16).

 L'obbedienza che il presbitero dà al Santo Padre, al vescovo e ai loro rappresentanti, si basa sulla fede. Mediante questa obbedienza il sacerdote dà a Dio la possibilità di servirsi pienamente di lui nell'attuare la missione della Chiesa. L'obbedienza non ha lo scopo di sminuire il ruolo del prete, o di trattarlo come inferiore o di impedirgli la propria crescita personale.





Anche il sacerdote partecipa dell'esercizio dell'autorità nella Chiesa. Da quanti hanno autorità nella Chiesa ci si attende l'impegno di esercitare questo potere nel nome di Cristo. Un vescovo o un sacerdote deve fare il proprio dovere con tutta umiltà e coraggio. Non dimostra certo umiltà se abbandona la responsabilità pastorale:  questo danneggerebbe solo il gregge. (...) D'altra parte, il sacerdote non deve tentare di introdurre una specie di democrazia secolare che non si accorda con la natura divina dell'istituzione gerarchica della Chiesa. Una cosa è la virtù dell'umiltà, tutt'altra è cercare di clericalizzare il laicato o laicizzare il clero.
La Chiesa non ha nulla da guadagnare, ma tutto da perdere, da simili dissennate iniziative.

In tema di obbedienza del presbitero, è degno di speciale attenzione il suo atteggiamento verso i compiti affidatigli dal vescovo. Certamente da parte del vescovo ci si deve aspettare amore, attenta considerazione delle capacità di ciascun presbitero, apertura al dialogo, equità, giustizia e una chiara visione della missione della Chiesa nella diocesi. Se si trattasse di una lettera rivolta ai vescovi, potremmo scendere in maggiori dettagli sulle loro responsabilità. Ma qui stiamo esaminando il ruolo del sacerdote. Questi deve lasciare al vescovo e ai suoi collaboratori piena libertà nelle nomine riguardanti i preti.

Dal presbitero bisogna attendersi un amorevole e leale atteggiamento di collaborazione e obbedienza. Se tuttavia un sacerdote reputa che una particolare nomina o incarico datogli dal vescovo possa danneggiare lui o altre persone, allora ha il diritto, e talvolta il dovere, di chiedere un dialogo con il vescovo per esporre ciò che pensa. Dopodiché, in tutta semplicità, il sacerdote accetti la decisione ultima del vescovo; anche nello scenario peggiore che il vescovo assegni un incarico che supera le capacità del presbitero o che possa farlo soffrire e danneggiarlo, Dio non mancherà certo di proteggere il sacerdote che obbedisce. Il giudizio di Dio nei riguardi del vescovo è altra cosa e Dio non ha bisogno di consigli dal sacerdote per questo!



(continua con altre foto ed altri stralci della Lettera ai Sacerdoti)
[Modificato da Caterina63 17/12/2008 23:38]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)