00 24/04/2009 18:28
Il cardinale Bagnasco e il vescovo Crociata al meeting degli insegnanti di religione

Una proposta educativa
nell'interesse di tutti


Roma, 24. Nell'interesse di tutti. L'insegnamento della religione cattolica nelle scuole non è una minaccia, né un intralcio all'esercizio della laicità, bensì una ricchezza per tutto il Paese, per la cultura, per la convivenza e per l'integrazione. È quanto hanno ribadito il presidente e il segretario generale della Conferenza episcopale italiana (Cei) - rispettivamente il cardinale Angelo Bagnasco e il vescovo Mariano Crociata - intervenendo al meeting degli insegnanti di religione in corso a Roma.

L'incontro - che avrà sabato 25 aprile il suo momento più significativo con l'udienza di Benedetto XVI - intende favorire una riflessione sul contributo che la Chiesa italiana offre alla formazione delle giovani generazioni proprio attraverso l'insegnamento della religione nelle scuole. Un contributo che, pur rispettoso della libertà di tutti, non intende snaturare o offuscare l'identità cristiana. Concetto, questo, ripreso sin dal titolo del convegno, che trae spunto da un passo paolino:  ""Io non mi vergogno del Vangelo" (Lettera ai Romani, 1, 16). Per una cultura al servizio dell'uomo".

Nella mattina di venerdì 24 l'intervento di monsignor Crociata, per il quale "la tradizione cristiana è il codice culturale imprescindibile del nostro modo di essere qui in Italia e in Occidente". Se dunque si è liberi di rifiutare d'essere cristiani, al contrario "rifiutare di assimilare lo strumento fondamentale per vivere il proprio tempo, il proprio ambiente, è un varco aperto verso l'alienazione e l'autodistruzione, e questo non è un diritto, ma una decisione insensata, i cui effetti non è difficile immaginare e vedere".

In questo senso, ha rilevato Crociata, l'insegnamento della religione cattolica nelle scuole rappresenta "un interesse di tutti", credenti e non credenti, "un interesse del cittadino" per "poter acquisire gli strumenti per orientarsi nel leggere l'ambiente e nell'interpretare i segni della cultura e della tradizione".

Da parte sua il cardinale Bagnasco - aprendo nel pomeriggio di giovedì 23 i lavoro del convegno - ha sottolineato come la "dimensione religiosa" faccia parte dell'uomo e pertanto non vada intesa come una "sovrapposizione". Anzi, la "confessionalità" dell'ora di religione - questo il concetto espresso dal presidente della Cei - costituisce una "garanzia d'identità, un impegno per un insegnamento che non sia fuori contesto, ma al contrario radicato in una tradizione viva, in costante confronto con la realtà". Ed è questo, ha sottolineato il porporato, "che vogliono le famiglie italiane" come attestato dalle ultime statistiche diffuse dall'Osservatorio socio-religioso del Triveneto, che ha confermato che "il 91,1 per cento degli studenti italiani scelgono l'insegnamento della religione cattolica".

Dopo gli accordi di revisione del Concordato del 1984, l'insegnamento della religione - ha ricordato il cardinale - ha acquisito un "nuovo profilo", cessando di essere "semplicemente un'ora di storia delle religioni", ma diventando l'insegnamento di "quella religione che ha profondamente segnato la cultura italiana ed europea" arrivando a far "parte integrante del patrimonio storico del popolo italiano".

Un insegnamento che dà l'opportunità agli studenti di "interrogarsi su Dio, sull'interpretazione del mondo, sul significato e il valore della vita, sulla dimensione etica dell'agire umano". L'apprendimento degli obiettivi dell'ora di religione, in questa prospettiva, diventa "un obiettivo fondamentale per raggiungere le finalità formative della stessa scuola", postulando la necessità di "un incontro con la religione non solo a livello cognitivo, di informazioni", ma finalizzato ad aiutare gli alunni "a comprendere i valori e i significati che le persone che credono nel Dio di Gesù Cristo manifestano nelle loro scelte di vita".

L'insegnamento della religione cattolica, dunque - ha ricordato Bagnasco - "più che un problema nella laicità dello Stato", è "una risorsa per la scuola", che "realizza con la Chiesa una vera e propria alleanza educativa", ma anche per la società, in quanto capace di "promuovere una mentalità accogliente" e di garantire "una serena convivenza civile nel quadro di una società pluralista".

L'insegnamento della religione, ha precisato il cardinale, "non richiede di per sé che l'alunno aderisca personalmente al credo religioso cristiano, ma che conosca, studi e percepisca il significato dei valori che scaturiscono da questa fede, riconoscendo che si tratta di valori generalmente vissuti e condivisi e che nel nostro Paese sono parte integrante del patrimonio storico culturale, capace di sviluppare attraverso gli interrogativi di senso, nuove sensibilità, in ordine alla ricerca della giustizia e della verità, per tutti gli uomini". In quanto inserito "nel quadro delle finalità della scuola", l'insegnamento della religione concorre inoltre "al pieno sviluppo della personalità dell'alunno, in un scuola che sia in sintonia con i principi della Costituzione italiana".



(©L'Osservatore Romano - 25 aprile 2009)


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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)