Vediamo ora quali sono i criteri per il riconoscimento dei testi sicuri.
Occorre sapere come, quando e chi soprattutto ha provveduto a riconoscere, riunire insieme, conservare e difendere la Bibbia quale essa è e come noi oggi la possediamo, cioè come sacra e ispirata Parola di Dio.
A tal fine è necessario fare alcune precisazioni:
- In nessun libro della Bibbia vi è un elenco dei libri che sarebbero stati ispirati.
- Gli autori dei vari libri biblici non hanno detto di ritenere sacri e ispirati i loro scritti.
- Ammesso che gli autori degli scritti sacri avessero anche scritto di essere ispirati da Dio a scrivere (AP: 1.3), se ne sarebbe potuto avere il dubbio, considerato quanti si sono fregiati dei nomi autorevoli degli Apostoli scrivendo libri ritenuti invece apocrifi e perciò non ispirati. (vedi 2 Tess. 2,2)
- Non tutti gli scritti del N.T. sono stati composti proprio dagli Apostoli o sono stati da essi dettati.
- Non tutte le primitive chiese cristiane ritenevano sacri tutti gli attuali libri che compongono il N.T.
- In particolare erano ritenuti dubbi nel 3° e 4° sec. in diverse chiese alcune lettere apostoliche come quella di Giuda, di Giacomo, la 2^ e la 3^ di Giovanni, agli Ebrei e l'Apocalisse (che sono denominati ancora oggi "deuterocanonici" del N.T.).
- Alcune Chiese ritenevano ispirate, la Didachè, oppure la Lettera di Clemente Romano ai Corinti; altre Chiese ammettevano il Pastore di Erma, o qualche testo apocrifo. Anche nella lettera di Giuda vi è contenuta una citazione tratta dal libro apocrifo di Enoch.
Vi era quindi una certa diversità nelle varie chiese nel considerare come testi sacri, normativi della fede, parte del N.T., almeno fino al termine del IV° sec. riguardanti soprattutto appunto i libri sopra citati. Occorre comunque notare che la trasmissione, la conservazione e la difesa dei Vangeli, degli Atti degli Apostoli e delle lettere di S. Paolo, era attentamente curata da tutte le chiese sin dal sorgere del cristianesimo. Diventarono punto di riferimento e strumento per combattere le prime eresie come il docetismo e lo gnosticismo. Questa setta riconosceva solo parte del Vangelo di Luca e parte delle lettere paoline mentre propagandava una serie di vangeli apocrifi spacciati col nome di Tommaso, Pietro, Ebrei, Verità ecc. e che la Chiesa delle origini dovette combattere strenuamente dimostrandone la non autenticità e la discordanza rispetto ai testi di origine apostolica che essa possedeva.
Di questi fatti troviamo una documentazione soprattutto negli scritti di Ireneo, di Tertulliano, di Origene e di Clemente Alessandrino ed altri Padri della Chiesa che hanno contribuito a farci conoscere appunto quali erano gli scritti che erano ritenuti sacri ed ispirati nel loro tempo e nelle loro chiese ed in tal modo hanno quindi contribuito notevolmente alla fissazione definitiva del canone: questo è solo uno dei motivi della importanza dei Padri della Chiesa e quindi della tradizione.
Un elenco completo dei libri che compongono il N.T. così come lo abbiamo oggi, lo troviamo in S. Girolamo e in una lettera di papa Innocenzo I scritto nel 405 D.C. E’ possibile tuttavia ricostruire anche attraverso le citazioni sparse degli scrittori cristiani dei primi due secoli che tutti quei libri erano citati come sacri. Dall’inizio del V° sec. quasi nessuno ha più messo in discussione i libri sacri così elencati, fino a quando i riformatori del XVI sec. rimisero in discussione il carattere ispirato dei deuterocanonici del Nuovo Testamento, oltre che del Vecchio T.
Lutero, ad esempio chiamava lettera "di paglia" la lettera di S.Giacomo e nella sua traduzione della Bibbia in tedesco, metteva in appendice agli altri libri sacri, i cosiddetti deuterocanonici, sia del Vecchio che del Nuovo Testamento, affermando che questi "erano più sicuri". In tal modo poneva al lettore un atroce dubbio circa l’autenticità degli altri libri posti in appendice.
A quel punto vi è stato un intervento unificatore ed autorevole del concilio di Trento nel 1546 che ha definito in modo esplicito e chiaro, una volta per sempre l’elenco dei libri da ritenere sacri ed ispirati, ed oggi quasi più nessuna confessione cristiana mette in dubbio alcun libro del N.T. compreso i luterani.
Coloro dunque che rivendicano il monopolio sulla Bibbia dovrebbero chiedersi prima di tutto come fanno ad averla, come fanno ad avere proprio quegli scritti sacri e non altri, e poi conseguentemente come la osservano, come la interpretano e infine come la traducono, ricordando che 2PT.3.16 dice esplicitamente che nelle Sacre Scritture ci sono cose difficili da comprendere e gli uomini ignoranti ed instabili le travisano a loro perdizione.
E’ dunque necessario che ci si interroghi e si risponda in coscienza a queste precise domande al fine di chiarire meglio la propria posizione di fronte alla Scrittura, tenuto conto di quanto è stato detto sopra:
1) Chi ha avuto l'autorevolezza per considerare ispirati determinati libri?
2) In base a quale criterio sono stati ritenuti sacri quei libri e non altri?
3) Se si afferma che "solo la Scrittura" racchiude "tutto il consiglio di Dio", allora prima che fossero scritti tutti i libri del N.T. e anche dopo, quando ancora non veniva riconosciuto il carattere sacro di tutti i libri del N.T., chi garantiva ai cristiani di poter disporre di tutta la verità rivelata?
4) Se si è avuta la prerogativa così determinante da poter indicare con assoluta certezza i libri sacri del N.T., di difenderli da tutte le decurtazioni, manipolazioni e aggiunte e di conservarli intatti nel tempo, non si dovrebbe avere anche la prerogativa di dichiarare sacri i libri del V.T. detti anch’essi "deuterocanonici" , inclusi nella traduzione greca detta "dei Settanta" usata dagli stessi scrittori del N.T.?
5) Se Dio stesso ha ispirato gli scritti sacri, non avrebbe dovuto necessariamente vegliare che essi venissero conservati fedelmente, fedelmente tradotti e fedelmente interpretati per la salvezza di tutti i credenti, di tutte le generazioni, completando così la sua opera che altrimenti sarebbe risultata vana?
Le risposte sono evidenti, tuttavia per maggiore chiarezza, si precisa che:
1) La consapevolezza del carattere sacro ed ispirato degli scritti contenuti nel N.T. è stato trasmesso nell’ambito della Chiesa cattolica sin dagli inizi. La Chiesa è stata formata dagli scritti sacri e gli scritti sacri sono stati riconosciuti nel seno della Chiesa.
- La Chiesa ha riconosciuto carattere sacro solo agli scritti che sono stati trasmessi come tali per via di successione. Dalle citazioni scritturali fatte dai primi padri della Chiesa e lungo tutti i secoli successivi è possibile documentare con certezza quali scritti essi ritenevano sacri. Dunque senza la tradizione non potremmo conoscere a quali libri attribuire il carattere sacro e la Scrittura non sarebbe rimasta integra.
- L’insegnamento orale degli apostoli suppliva alla Scrittura quando ancora non era iniziata la sua redazione (nei primi trent’anni del cristianesimo) o anche quando non era completata (fino all’anno 100 circa); ma anche e soprattutto finché non fossero definiti i libri da ritenere sacri (fino al 400 circa). Era la perciò la predicazione orale che completava la rivelazione scritta secondo quando afferma anche Paolo in 2TES.2.15 dicendo: STATE SALDI E MANTENETE LE TRADIZIONI CHE AVETE APPRESO SIA DALLA NOSTRA PAROLA CHE DALLA NOSTRA LETTERA
- Se si accetta dalla Chiesa la definizione dei libri del N.T. che è fatta unicamente sulla base della sua tradizione, è un controsenso che non si accetti anche la definizione dei libri del V.T. sulla base della stessa tradizione.
- L’interpretazione della Scrittura non può dipendere dal capriccio umano. Dio stesso che ha guidato gli uomini del suo Popolo nella ispirazione ha anche guidato costantemente la retta interpretazione secondo la promessa di Cristo: "Lo Spirito Santo vi guiderà in ogni verità" (GV.16.12). Anche la retta interpretazione della Bibbia deve sempre tenere conto di quanto è stato trasmesso dalla tradizione apostolica (2TES.2.15), in modo da fare luce sui passi più oscuri della Scrittura e che talora sembrano essere in contraddizione con altri passi della stessa Scrittura. Quando qualcuno ha voluto assolutizzare talune espressioni bibliche senza tenere conto di altre espressioni bibliche, e soprattutto senza tenere conto di quanto la Chiesa ha ricevuto come deposito di fede, si è avuta la scissione e la ferita nel Corpo di Cristo.
Coloro che negano che il buon deposito della fede sia stato fedelmente conservato dalla Chiesa, dimenticano quanto afferma S. Paolo in 2 TIM.1.12 : "Sono convinto che egli (il Signore) ha il potere di custodire il mio deposito fino a quel giorno."
Il rispetto della Parola di Dio comporta oltre quanto detto sopra anche un altro aspetto importante: