Se un giorno qualche parroco chiede al suo vescovo di celebrare sull’antico altare monumentale della propria parrocchia, e di riutilizzarlo per le celebrazioni eucaristiche nella modalità, diciamo antica (con le spalle al popolo), non si perde tempo a riunire commissioni liturgiche per valutare l’opportunità teologica e pastorale di tale prassi. E, dopo varie sedute e commissioni, forse si può rientrare in una sorta di “tolleranza”; ma dopo aver subito non pochi contrasti e giudizi di diffidenza: “...Personalmente preferisco celebrare rivolto verso il popolo e non dando le spalle...” ; “...Credo che il sentire della Chiesa dopo il Concilio Vaticano II sia quello di celebrare verso il popolo...” ;
“...Che in alcune parrocchie si celebri verso il popolo e in altre versus Deum potrebbe causare confusione tra il popolo di Dio, che vede fare cose diverse...” ;
“...Prima di prendere una decisione del genere bisogna sentire il parere del popolo...”;
“...Ma i bambini non saranno educati bene nel partecipare ad una celebrazione dove il sacerdote da a loro le spalle ...”;
“..Non si può accettare una tale celebrazione perchè Gesù nell’ultima cena non ha dato le spalle agli apostoli....”; “...la messa è più partecipata quando il sacerdote è rivolto verso il popolo...”; “...Non mi sentirei a mio agio celebrando con le spalle al popolo...anche se questa è la prassi del S. Padre”;
“...La prassi di celebrare versus Deum è tipicamente medievale e non ha nulla a che vedere con la prassi tradizionale e antica della Chiesa...L’altare ad Deum è stato giustamente definito “mensolina” e non ha la dignità di un altare per la celebrazione... La dimensione della convivialità, della mensa, della comunione, è un aspetto fondamentale della celebrazione eucaristica che si era dimenticata prima del Vaticano II e che la Riforma liturgica ha riscoperto con la celebrazione verso il popolo...”;
“...La celebrazione versus Deum nasconde questa dimensione comunionale esaltando unicamente la dimensione sacrificale della celebrazione liturgica...”
(...)
Ho voluto sintetizzare in queste frasi (realmente pronunciate e non
ipotetiche), quelle obiezioni che ricorrono spesso ogni qual volta ci si trova
fra sacerdoti- ma anche con vescovi- e con laici (impegnati) a confrontarsi
su alcune questioni di liturgia. In questo caso (lo avrete intuito) si tratta
della possibilità di poter legittimamente celebrare versus Deum (in gergo
comune, purtroppo, “con le spalle al popolo”).
É inveterata, oramai, la convinzione che l’unico modo legittimo di celebrare
la divina eucaristia sia quello in cui il sacerdote è rivolto verso il popolo,
dando le spalle alla croce. L’antica modalità (il Vetus Ordo) con cui il
sacerdote celebrava la parte eucaristica rivolto verso la Croce (versus Deum)
è, in alcuni casi, tollerata e spesso considerata non “adatta” ai canoni
previsti dalla Riforma liturgica del Vaticano II, quindi da doversi tralasciare.
Questo è nei fatti! Chiunque si rechi a Messa potrà, nella stragrande
maggioranza dei casi, trovare conferma di quanto appena affermato! Sia che
ci si trovi in chiese di nuova costruzione o all’interno di antiche basiliche,
ovunque troverà un “altare nuovo”; e in quelle antiche posto davanti a
quello monumentale (spesso di discutibile forma e dignità). Insomma la
celebrazione versus deum di fatto nelle chiese, siano esse antiche o
moderne, è interdetta! Tutte le operazioni di adeguamento sono
indiscutibilmente in questo senso in nome del nuovo spirito liturgico del
Vaticano II.
Ma quanti sono a conoscenza che la Congregazione per il Culto Divino
prevede e non proibisce tale possibilità, -tra l’altro mai vietata e nè
impedita,- nè dal Concilio, nè dalla rispettiva Riforma liturgica del Vaticano
II (come vedremo in seguito)? Inoltre, tale modalità è, attualmente,
suffragata dalla prassi liturgica del S. Padre che, credo, non debba essere
ritenuta solo come un mero “ suo gusto personale” (come, invece, qualche
vescovo mi ha fatto “paternamente” notare!).
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