00 31/08/2009 13:10

Amici....da dopo il Concilio Vaticano II e a causa di false interpretazioni, sono sorti come contrasto i termini quali:
- progressismo, per indicare la parte cattolica modernista;
- tradizionalisti, per indicare la parte di cattolici conservatori...

ma nel concetto di Tradizionalismo si è infiltrato un veleno pericoloso essere, infatti, con la Tradizione della Chiesa che include la Chiesa IERI, OGGI E SEMPRE, è cosa buona, ma essere tradizionalisti per contestare la Chiesa oggi, non è cosa buona...

Sulla scia di questi argomenti già trattati:

Un Concilio Ecumenico ha più valore di un NON ecumenico? Cosa significa?

CONCILIO ED ANTI-CONCILIO: le false interpretazioni

J.Ratzinger, Benedetto XVI, spiega il Concilio Vaticano II

Dialoghi UFFICIALI fra la Chiesa e la FSSPX (informazione e aggiornamenti)

Lettera del Papa ai Vescovi sull'Unità della Chiesa e la revoca alla FSSPX

vediamo di approfondire maggiormente...
Propongo un eccellente lavoro dell'amico Alessandro...
si eviti di estrapolare i contenuti, ma di assumerne il senso in termine INTEGRALE....


Il "tradizionalismo": azione di Satana contro la Chiesa di Cristo
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Saggio sul tradizionalismo scismatico (Attenzione: non si parla della FSSPX ma dei Sedevacantisti, ossia di coloro che sostengono che il papato sarebbe finito con Pio XII)
La chiesa, come porzione della società, vive il travaglio che l'umano consorzio ha subito almeno dal 900 ad oggi, proprio in quanto porzione di esso. Come l'uomo ha vissuto l'apostasia silenziosa, il secolarismo, fascismo e nazismo, comunismo, “68”, rivoluzione culturale, movimenti studenteschi, contestazioni, pensiero debole, ateismo di massa, scientismo positivista nella sua fase pessimista (non esiste altra realtà oltre la scienza, e ciononostante, la cosa non basta all'uomo, che non può pretendere comunque di meglio), così gli uomini che hanno vissuto queste cose, e hanno incarnato teoreticamente tali ideali, in parte hanno vestito (o svestito) la veste talare, e gli uomini che erano giovani nei ‘70, sono i preti, i vescovi ed i teologi di oggi. Non si può pretendere che un fenomeno si compia in se stesso, senza che porti uno strascico nelle persone stesse che lo hanno incarnato. Le persone possono più o meno migliorare (o peggiorare), ma un asino non diventa un bue, e perciò chi faceva le barricate e sparava ai camerati 30 anni fa, ha la stessa mente di allora, poiché il suo pensiero è vincolato al suo dato empirico, e dunque anche alle barricate, al piombo, all'eskimo, ecc.

Ora ci troviamo ad avere a che fare con gente di questa risma e non possiamo permetterci di fare un confronto che sia onesto, con altri che hanno passato la gioventù nell'ascesi, nella vicinanza con Cristo, ad esempio nel mondo rurale, coi suoi valori di fede o in generale nella società cristiana: ovviamente hanno seguito il loro portato empirico, migliore di quello sessantottino e pertanto sono stati cattolici migliori. In ogni modo, viviamo il presente e con esso dobbiamo fare i nostri conti: non vivere di rimpianti, né piangersi addosso, né crearci una realtà illusoria in cui essere felici, poiché ciò è una irrealtà e non esiste. Tale è la chiesetta mentale (o il salottino mentale) dei tradizionalisti, in cui tutto è come lo si immagina e lo si vuole far funzionare: un mondo ideale a nostro giudizio, un’inversione satanica, però, poiché porta l'uomo a farsi demiurgo della propria realtà, secondo la propria volontà, scalzando Iddio. Ebbene, tornando all’analisi sul tempo presente, è logico che con tali premesse ci siano stati e permangano abusi teologici gravi, che pervertono le coscienze, sempre che non siano già più pervertite dei pervertitori! Giova ricordare che anche un bieco modernista, non farà mai l'elogio della pornografia, della sessualità bestializzata, dell'ateismo e del consumismo, della violenza, come il mondo propone al popolo e come il popolo spesso e volentieri accetta. Spesso il popolo è ben peggiore di certi cattivi maestri, i quali, anche volendo, non riuscirebbero di certo a pervertirlo, ideologicamente, di più di quanto non lo sia già. Pertanto un modernismo gaio, come se ne vede spesso in parrocchie e diocesi, è pur sempre meno peggio di un “mondanismo”, senza in ciò, nulla togliere al fatto che tale orientamento teologico modernista sia satanico e deleterio.
 
Noi non dobbiamo, pertanto, porci nell'ottica di condannare ed anatematizzare tutti coloro che sbagliano, al momento in cui ce ne rendiamo conto, anche perché non siamo l'autorità e non possiamo farlo. Dobbiamo testimoniare la verità “opportune et importune”: soprattutto “opportune”, ovvero evitando di dare ostentazione delle nostre conoscenze, o di scandalizzare gli altri, poiché ciò che conta è sempre il risultato. “Importune”, oltretutto, giova ricordarlo, non si riferisce tanto a quanto ciò sia inopportuno per gli altri, quanto per noi stessi, non avere il timore di perdere la faccia o di fare brutta figura, nella testimonianza della fede.
Se il risultato è quello che conta, allora è da evitarsi l’inopportunità controproducente, affettata. Andare da un “catto parrocchiano” e dirgli "sei modernista, comunista, brucerai all'inferno, e io me la riderò", non giova né a lui, perché per reazione continuerebbe nell'errore, né a noi, perché, oltre ad avere non solo mancato al compito missionario di evangelizzazione, ma anche di aver contribuito a “pervertire”, avremmo fatto come il fariseo che da pubblicità di sé, e in quello ottiene già il suo compenso. La carità prima di tutto, senza la quale la fede stessa è vuota.

Noi dobbiamo cercare di essere di aiuto ai nostri pastori e lavorare come la formica, cercando di ottenere piccoli progressi, nel tempo, sopportando tanto - ma è la via della croce -, cercando appunto di migliorare e di migliorarci poco per volta, senza avere l’intenzione di fare miracoli, che non ci competono.

Comprendiamo, alla luce di questo stato di umanità desolata e disperata, anche il Concilio Vaticano II. GAUDET MATER ECCLESIA, è un documento fondamentale, senza il quale non si può pretendere di capire il concilio. Dico che è pazzo chi sostiene che il concilio è una ventata di lieto rinnovamento, che è una gioiosa svolta, che la chiesa riparte libera, giovane, sincera, senza i legacci del passato, pronta al matrimonio con la modernità. Giovanni XXIII ci ammonisce severamente dicendo che il mondo si è perduto, poiché ha rifiutato Cristo, la salvezza che viene dal verbo incarnato e ha rifiutato la Chiesa. Il mondo si è evoluto (o deevoluto) e si è posto in contraddizione con la chiesa, e non il contrario.

Ma la Chiesa, ha anzitutto missione pastorale e quindi di amministrare il mondo, e il servizio pastorale è un compromesso per sua definizione, poiché è una condiscendenza –SYNCATABASIS-, un abbassamento dall'alto: a che serve ricordare, come fanno i tradizionalisti, che la Chiesa era dalla parte della ragione, mentre il mondo da quella del torto, e il fatto che la Chiesa si sia rivolta al mondo, costituisce un “perdere la ragione, per abbracciare l’errore”? Se le pecore fossero tutte sempre ligie ed ordinate, non servirebbe il pastore: dal momento in cui Cristo lo ha “inventato”, lo ha fatto perché facesse di tutto, anche sacrificarsi per il gregge, ovvero anche scendere a patti, a compromesso, NON DOTTRINALE, ma di linguaggio, di atteggiamento, di presentazione. Gaudium et spes al n°3, mi pare dica una cosa bellissima, che il concilio è al servizio dell'UOMO: ANTROPOCENTRISMO CRISTIANO. La religione serve all'uomo, non a Dio: è questo che il tradizionalismo non capisce.

Loro pensano che la religione sia rito, che serve a Dio e perciò, se cambia, è male, poiché non cambiando Dio, non Cambierebbero nemmeno le sue richieste rituali. ERRORE: a Dio non servono nè i sacramenti, né le messe, né i preti: servono a noi; a Dio non serve il concilio, lui è sussistente per se, “che gliene frega”? Il concilio serve a noi, ALL’UOMO, poiché come il concilio stesso dice, l'uomo si realizza in Cristo, e dunque servire l'uomo non è altro che aiutarlo ad arrivare a Cristo. Altro che “culto dell'uomo” massonico!

Il concilio è un faro, ma in una tempesta: il tradizionalismo è invece un idolo e l'idolatria è peccato mortale, poiché il tradizionalismo nega l'uomo, nega la sua dignità che viene dalla libertà, la dignità dell'uomo viene dall’essere stati creati a immagine e somiglianza di Dio e dal fatto che Cristo si è incarnato nell'uomo: non solo in un uomo, in un corpo, ma ha assunto la natura umana e l'ha redenta. L'uomo può ben vantare un primato di dignità che è superiore anche a quello degli angeli(dignità, non essenza), poiché Cristo si è fatto uomo, non angelo. Ora capiamo bene che la libertà è la caratteristica di Dio: in Cristo noi conosceremo la Verità, ed essa ci renderà liberi come Lui, anzi, ci renderà Cristo, perché l'uomo ha come fine, diventare Cristo.

 Infatti lo stesso corpo mistico è Cristo, le membra appartengono al corpo, e sono comunque corpo. Anche questo negano i tradizionalisti, osando bollarlo come pancristismo o tehilardismo, non capendo che negano la stessa visione beatifica, la comunione dei santi, il cielo, e dunque l'escaton, e quindi sono come gli atei: anzi peggio degli atei, poiché essi ( i tradizionalisti) sono contraddittori, non hanno un fine, ma pongono un codice di comportamento che lo presuppone, e assai duro, oltretutto, vivono cioè una vita di privazioni, senza una logica esplicazione finale (che è diventare Cristo, che essi negano).

Gli atei invece applicano il satanistico “fa ciò che vuoi”: se si deve morire, e dopo non c'è nulla, tanto vale divertirsi, piuttosto che menarsela, o meglio, è indifferente qualunque atteggiamento: il sesso, l'omicidio, il suicidio, il bene, il male, nulla ha senso, è il nichilismo totale, la contraddittorietà del mondo sensibile, l'abbandono all'angoscia di fronte al nulla, come in Heidegger, che muove l’uomo ad agire secondo il proprio utile meccanico e ed immediato. Ebbene la libertà ci rende degni di essere uomini, come lo fu Cristo.


continua.............


[Modificato da Caterina63 31/08/2009 13:12]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)