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Da: Soprannome MSNcristiano-cattolico  (Messaggio originale) Inviato: 10/06/2003 12.37
Che cosa significa memoriale?
 
La Cena del Signore è semplice ricordo, o qualcosa di più grande?
 
Perchè Lutero non ebbe il coraggio di negare nettamente la presenza reale di Cristo nell'Eucaristia, e parlò di Consustanziazione?
 
Perchè Lutero, Calvino e Zwingli, i tre grandi principi del protestantesimo non erano d'accordo sull'Eucaristia?
 
Perchè si contraddicevano a vicenda?
 
Perchè quando torna comodo i pentecostali citano Lutero, e altre volte invece lo calpestano la sua dottrina, dicendo che sono i pentecostali (ma quali?) ad essere nelal verità?
 
Possibile che lo Spirito Santo cambiasse Chiesa a seconda del periodo?
 
La Chiesa che partì dagli apostoli che fine fece?
 
Morì per poi rinascere col protestantesimo?
 
Perchè anche Lutero (seppure in forma diversa) parla di presenza reale di Cristo nell'Eucaristia, e i pentecostali la considerano un semplice ricordo del sacrificio di Gesù?
 
Perchè nelle comunità pentecostali non si la Cena del Signore tutte le domeniche, ma solo quando il pastore decide di farlo?
 
Le prime comunità cristiane come e quando celebravano l'Eucaristia?
 
Ma le prime comunità cristiane celebravano l'Eucaristia o la Cena del Signore (intesa come semplice ricordo)?
 
In Atti 20,7 Luca ci ricorda che le prime comunità la domenica si riunivano per spezzare il pane, il chè lascia supporre che ogni domenica i primi cristiani usassero celebrare l'Eucaristia, e ciò trova conferma negli scritti di Giustino martire, e di altri padri della Chiesa.
 
Per chi non ha fede sufficiente, e non crede nella presenza reale di Cristo nell'Eucaristia, quest'ultima non è cibo spirituale, ma semplice cibo per il corpo.
 
1. “Tra i molteplici aspetti dell’Eucaristia spicca quello di “memoriale”, che sta in rapporto con un tema biblico di primaria importanza. Leggiamo, ad esempio, nel libro dell’Esodo: “Dio si ricordò della sua alleanza con Abramo e Giacobbe” (Es 2,24). Nel Deuteronomio invece è detto: “Ricordati del Signore tuo Dio” (8,18). “Ricordati di quello che il Signore tuo Dio fece…” (7,18). Nella Bibbia il ricordo di Dio e il ricordo dell’uomo s’intrecciano e costituiscono una componente fondamentale della vita del popolo di Dio. Non si tratta, però, della pura commemorazione di un passato ormai estinto, bensì di uno zikkarôn, cioè un “memoriale”. Questo “non è soltanto il ricordo degli avvenimenti del passato, ma la proclamazione delle meraviglie che Dio ha compiuto per gli uomini. La celebrazione liturgica di questi eventi, li rende in certo modo presenti e attuali” (CCC 1363). Il memoriale richiama un legame di alleanza che non viene mai meno: “Il Signore si ricorda di noi e ci benedice” (Sal 115,12). La fede biblica implica quindi il ricordo efficace delle opere meravigliose di salvezza. Esse sono professate nel “Grande Hallel”, il Salmo 136, che - dopo aver proclamato la creazione e la salvezza offerta a Israele nell’Esodo - conclude: «Nella nostra umiliazione si è ricordato di noi perché eterno è il suo amore (…). Ci ha liberati (…), ha dato il cibo a ogni vivente, perché eterno è il suo amore» (Sal 136,23-25). Simili parole troveremo nel Vangelo sulle labbra di Maria e Zaccaria: “Egli ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia (…). Egli si è ricordato della sua santa alleanza” (Lc 1,54.72).
2. Nell’Antico Testamento il “memoriale” per eccellenza delle opere di Dio nella storia era la liturgia pasquale dell’Esodo: ogni volta che il popolo di Israele celebrava la Pasqua, Dio gli offriva in modo efficace il dono della libertà e della salvezza. Nel rito pasquale, si incrociavano pertanto i due ricordi, quello divino e quello umano, cioè la grazia salvifica e la fede riconoscente: «Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore (…). Sarà per te segno sulla tua mano e ricordo fra i tuoi occhi, perché la legge del Signore sia sulla tua bocca. Con mano potente infatti il Signore ti ha fatto uscire dall’Egitto» (Es 12,14; 13,9). In forza di questo evento, come affermava un filosofo ebreo, Israele sarà sempre «una comunità basata sul ricordo» (M. Buber). "
 
"Stolti ancora quelli che disprezzano tutta l’economia di Dio e negano la salvezza della carne e spregiano la sua resurrezione dicendo che essa non è capace d’incorruttibilità. Ma se questa non ci salva, allora né il Signore ci redense davvero col suo sangue né il calice eucaristico è comunicazione del suo sangue, né il pane che spezziamo è la comunione del corpo.
Non c’è infatti sangue se non dalle vene e dalle carni e dalla rimanente sostanza dell’uomo, quale divenne davvero il Verbo di Dio. Ora col suo sangue ci redense, come dice l’Apostolo: “nel quale abbiamo la redenzione, remissione dei peccati mediante il suo sangue” (Col 1,14). E poiché siamo sue membra egli ci nutre per mezzo delle cose create: egli stesso mette a nostra disposizione le creature facendo sorgere il sole e piovere come vuole (cf Mt 5,45); egli ancora riconobbe come proprio sangue la bevanda presa dalla natura creata e lo versò nel suo sangue ed affermò essere suo proprio corpo il pane preso dalla natura creata e col quale fa crescere i nostri corpi.
Dal momento che la bevanda mista e il pane ricevendo la parola di Dio diventa Eucaristia, sangue e corpo di Cristo e con questi cresce e si compone la sostanza della nostra carne, come possono negare che carne, nutrita con del sangue e del corpo di Cristo e suo membro, sia incapace di ricevere il dono di Dio che è la vita eterna? Anche il beato Apostolo dice nella lettera agli Efesini: “Siamo membra del suo corpo, della sua carne e delle sue ossa” (Ef 5,30): egli non parla di un uomo spirituale e invisibile “che lo spirito non ha ossa né carne” (Lc 24,39), ma della struttura dell’uomo vero che è fatto di carne, nervi ed ossa, che è nutrito della sua bevanda che è il suo sangue e del suo pane che è il suo corpo.”
Fratelli qui vediamo chiaramente che S. Ireneo crede nella presenza reale del corpo e del sangue di Gesù nel pane e nel vino, dopo la consacrazione (preghiera di benedizione), cioè dopo l’invocazione dello Spirito Santo, avviene la trasformazione del pane e vino, in vero corpo e vero sangue di Gesù, e teniamo presente che Ireneo visse intorno al 170 d.C. quindi aveva bene in mente gli insegnamenti degli apostoli, sicuramente molto più di quanto li possiamo avere noi a distanza di 2000 anni.
 
I pentecostali hanno il grande demerito di non considerare il corpo e il sangue di Cristo sotto le specie Eucaristiche, e addirittura di giudicare "idolatra" chi adora l'Eucaristia.
 
Ma se l'Eucaristia è il mio Gesù quale idolo starei adorando?
 
Pace
Salvatore


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Da: nylus Inviato: 10/06/2003 13.25
 
non capisco cosa cambia.
che sia realmente il corpo di Gesù o no, cosa cambia?
posso forse adorarlo meno o di più?
 
lo adorerei di più se si materializzasse davanti a me?
no.  e allora?
 
qualunque pignoleria è fuori luogo.
inchinarmi in adorazione davanti all'ostensorio o inchinarmi in qualunque luogo davanti all'onnipresenza di Gesù, cosa cambia?
 
 
 

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Da: Soprannome MSNcristiano-cattolico Inviato: 10/06/2003 17.28
Caro fratello Nylus,
se tu adori Gesù in qualsiasi altro posto, lo stai adorando lo stesso, ma capirai che non è ammissibile che alcuni protestanti accusino noi cattolici di idolatria anche quando adoriamo Gesù Eucaristia, non è pignoleria, ma questione di precisione.
 
Poi è anche una questione di completezza di fede, le prime comunità cristiane sicuramente avevano molto più vivi gli insegnamenti degli apostoli, ed esse celebravano l'Eucaristia proprio come fa adesso la Chiesa, e direi che non si è mai inventato nulla di nuovo in merito, ma tutto si è trasmesso da generazione in generazione.
 
L'Eucaristia è cibo per il nostro spirito, se si ha la fede necessaria, altrimenti resta semplicemente cibo per il nostro corpo.
 
Devo dirti che io nel mio cuore ho sperimentato i benefici dell'Eucaristia, quando la prendo resisto meglio al peccato.
 
Pace
Salvatore

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Da: nylus Inviato: 11/06/2003 12.16
 
...i benefici dell'Eucaristia, quando la prendo resisto meglio al peccato
 
ecco, Salvatore,
quella è una fortificazione che chi non crede non potrà mai vivere.
Se provassero almeno una volta la stretta e intima comunione con Gesù tramite l'Eucarestia, forse non riuscirebbe più a rinunciarvi.
 
E non credo che serva andare a dimostrare ai miscredenti le ragioni della propria fede a chi non vuole sentirle.
 
 
 
 

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Consiglia Elimina    Messaggio 5 di 33 nella discussione 
Da: Soprannome MSNIreneo81 Inviato: 11/06/2003 17.41
PREGHIERA EUCARISTICA
IL PIU' BEL RICORDO!
 
 
A tutto il Gruppo,         La Pace di Cristo!
 
Ebbene si, sono ancora vivo... Ormai mi manca un esame e dunque ho pensato che potevo dedicare un oretta per scrivere un messaggio.
 
Ho scelto questo forum perchè proprio oggi, ripassando in mattinata per l'esame di Introduzione alla Sacra scrittura (l'ho dato oggi ed è andato benissimo! Gloria a Dio per ogni cosa!) ho letto una frase interessante di Fabris, in un capitolo del primo volume della collana Logos da lui curata, e che cioè uno dei problemi che ha portato la teologia protestante e quella cattolica a non comprendersi più è che, più che capire cosa una parola significasse nel contesto biblico, davano alle parole della bibbia il significato che avevano preso nei rispettivi sistemi teologici, che naturalmente non sempre coincidevano (millenni di evoluzione di linguaggi e concetti naturalmente non potevano permettere una così ingenua uguaglianza).
 
E penso che un discorso simile si può fare per quanto riguarda proprio il tema preso in esame in questo forum.
 
Allora, la parola memoria in riferimento all'Eucarestia, è stata letta da una parte come ricordo, in un'accezzione dinimutiva, dall'altra come memoriale, che però nell'essere esplicitato in linguaggio filosofico colto è divenuto sinonimo di transustanzazione, quasi legando alla parola e all'atto un pensiero magico.
 
Naturalmente queste sono estremizzazioni... si potrebbe dire che sono la comprensione protestante della teoria cattolica e la lettura cattolica della teoria protestante nell'ambito delle dispute sull'argomento.
 
Ma i metodi della critica letteraria oggi in nostro possesso ci possono far riscoprire cosa il concetto di memoria significasse nella scrittura. Ed in essa la parola ha senz'altro il significato di ricordo, ma cosa voleva dire ricordare nel contesto del pensiero ebraico? Questo è il nocciolo della questione!
 
Ricordo che Enzo Bianchi in breve ne dava una spiegazione, ma non sono riuscito a trovare il testo, che spero di proporvi al più presto. Cerco io di darne un'idea in breve.
 
Ricordare per l'ebreo è rendere presente, e non come siamo portati a pensare noi occidentali, eredi del pensiero dicotomico platonico (che oppone il sensibile allo spirituale) rendere presente alla mente, e dunque senza realtà. Il mondo ebraico conosce solo l'uomo, senza distinzione tra anima e corpo, che sono concetti di natura ellenistica. Ricordando l'uomo rende presente. E così ricordare l'esodo vuol dire veramente essere parte di quel popolo passato dalla schiavitù alla libertà. Ricordare la parola di Dio, vuol dire renderla attiva, viva, operante.
 
E questo naturalmente diventa ancora più forte nelle azioni liturgiche.
La liturgia ebraica è un rendere continuamente presente il Signore, tramite il suo ricordo, tramite la proclamazione della sua parola, tramite la richiesta della sua benedizione... per mezzo di tutto questo il popolo ebraico sa che Dio è presente.
 
Gli studi operati dalla seconda guerra mondiale in qua ed incentivati dal Vaticano II, volti a riscoprire le radici ebraiche del mondo cristiano, hanno permesso di rivelare la profonda unità tra le reciproche liturgie: la stessa preghiera eucaristica, che forse è da tutti noi considerata come la più grande novità liturgica cristiana, è strutturata sulle preghiere di benedizione ebraiche, la liturgia delle ore, e le stesse ore canoniche, sono ricalcate su quelle ebraiche.
 
Dunque per comprendere appieno la liturgia cristiana, uno dei punti saldi è intendere la liturgia come il mondo giudaico intende liturgia, e cioè rendere presente il divino: questo è il memoriale liturgico, questo è il ricordo religioso.
 
La ricchezza del mistero eucaristico non si può ridurre in una unicità di linguaggio: proprio la sua sovrabbondanza non può permettere di legarlo in modo totalmente esplicativo ad un concetto; per quanto non condivida molte cose dell'ultima enciclica del papa (come molti hanno avuto modo di leggere) occorre però far notare che in essa Giovanni Paolo II, richiamandosi al magistero di Paolo VI, sottolinea che l'approfondimento del mistero eucaristico deve si tener presente la comprensione della chiesa nei secoli passati, ma che questo non preclude a nuove vie, ma solo a nuove vie che non vogliono ritenersi una maniera diversa di comprendere ma una maniera sostitutiva, che ritiene di poter correggere un pensiero erroneo.
 
In parole semplici: non si può negare che, nell'ambito delle categorie aristoteliche, si possa effettivamente parlare di transustanzazione, ma che la realtà con questo termine significata può essere anche detta nell'ambito di altri contesti filosofici e culturali. Ma questa ricerca deve tener presente che è un vedere lo stesso mistero da un'altra prospettiva, e che ciò non si sostituisce alla precedente.
 
Così, se pensiamo che dovremmo cercare di esprimere il mistero eucaristico in maniera biblica e rinunciare al contesto aristotelico, possiamo pure farlo, e così utilizzare la categoria del ricordo... ma non la categoria di ricordo delle nostre lingue attuali, ma la categoria biblica di ricordo!
 
Così io posso affermare anche da cattolico che l'Eucarestia è ricordo, e cioè il Rendere Presente il Divino nell'azione liturgica. Così il pane ed il vino, oggetti della Benedizione liturgica sono segni espliciti della presenza in mezzo a noi del Corpo e Sangue del Signore Gesù.
 
Ancora di più: Paolo nella lettera ai Romani ci avverte che "i doni di Dio sono irrevocabili": ciò che lui ha benedetto resta benedetto. Così è impossibile pensare che la realtà oggetto della benedizione possa divenire maledizione o perdere la benedizione.
 
Paolo parlava lì riferendosi al popolo della Prima Alleanza, che rimane comunque il popolo di Dio perchè "a loro appartengono la legge, le promesse, il culto e i profeti, da essi viene Cristo secondo la carne" (cito a memoria, dunque scusate se i termini non corrispondono esattamente alle traduzioni che potrete controllare).
 
Comunque il discorso per i doni eucaristici è identico: se essi sono santificati da Dio, non possono perdere il loro statuto di ierofanie (manifestazioni del sacro) dopo la liturgia ("Ciò che io ho santificato, tu non chiamarlo immondo", dice lo Spirito a Pietro in una visione che ci riporta Luca negli Atti degli apostoli).
 
Così, anche possiamo affermare che ciò che Tommaso ed il Concilio di Trento hanno detto con linguaggio greco, non è estraneo al linguaggio biblico e che è possibile anche sulla base del pensiero biblico affermare che Gesù si fa presente realmente nel pane e nel vino, e che lo resta anche dopo la celebrazione, e lo possiamo fare tramite le due categorie della memoria/ricordo/memoriale e della irrevocabilità della promessa e benedizione di Jhwh.
 
Spero che queste parole possano essere di aiuto ad una reciproca comprensione e che presto si possa giungere alla medesima comprensione di quel Sacramento di unità che è la Cena del Signore, affinche sia appianata la strada verso la piena comunione tra le Chiese.
 
Un salutone a tutti, ed in particolare a SweetHawk (l'ho scritto bene?).
 
Ireneo.