00 21/09/2009 11:33
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Da: Soprannome MSN°Teofilo  (Messaggio originale)Inviato: 04/11/2002 21.28

VIZI E VIRTU’

Il peccato possiamo considerarlo come un atto transitorio, ma se esso è ripetuto produce nell'anima una ferita profonda, creando l'abitudine al male, cioè al vizio.

Il vizio quindi è l'abitudine a fare il male, acquistata ripetendo atti cattivi.

Tra i tanti vizi, sette si dicono capitali, perché ciascuno di essi è capo e origine degli altri. Essi sono: la superbia, l'avarizia, la lussuria, l'ira, la gola, l'invidia e l'accidia.



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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 04/11/2002 21.30

Superbia e umiltà

II primo dei sette vizi capitali è la superbia. E il peccato di Lucifero e dei progenitori. È il primo della categoria perché fa parte di ogni peccato. La superbia è l'esaltazione eccessiva di se stesso, disprezzando gli altri. Da questo vizio che è il più grave nasce l'ambizione, la vanagloria, la disubbidienza, l'ostinazione, la presunzione, ecc..

Il superbo si mostra orgoglioso di quello che ha, dimenticando che tutto ha ricevuto da Dio e che di tutto dovrà rendere conto a Lui. San Paolo chiede al superbo: "Cosa hai che tu non abbia ricevuto? E se lo hai ricevuto, perché tè ne vanti come se non lo avessi ricevuto?^.

Il superbo si attribuisce doti che non ha, per questo diventa bugiardo e vuole soltanto apparire. Egli, inoltre, abbassa le doti altrui e spesso maschera il proprio orgoglio perfino sotto la veste di una falsa umiltà.

Dio detesta la superbia e l'ha punita severamente. Lucifero, l'Angelo più bello, proprio per la sua superbia divenne il primo demonio. Adamo ed Èva per l'ambizione di voler essere simili a Dio, peccarono trascinando nella rovina l'intero genere umano.

Dice la Sacra Scrittura: ^Odiosa al Signore è la superbia... Perché mai si insuperbisce l'uomo che è terra e cenere? Principio della superbia umana è allontanarsi dal Signore, tenere il proprio cuore lontano da chi lo ha creato "(Sir 10,7.9,12).

Il rimedio alla superbia è l'umiltà. Essa è la virtù che, dandoci l'esatta conoscenza di noi stessi ci fa stimare secondo il giusto valore. Perciò l'umiltà è innanzitutto verità, perché ci convince che da soli siamo nulla, ma con Dio possiamo tutto. La Madonna quando le fu annunciata la straordinaria missione per la quale Dio l'aveva scelta, rispose: "Ecco la serva del Signore" (Le 1,38). Ecco la vera umiltà: riconoscere che siamo di Dio e tutto dobbiamo a Lui.

La vita di Gesù poi è stata tutta un atto di umiltà. L'umiltà più grande non è stata, come si potrebbe credere la crocifissione ma l'Incarnazione.

Il demonio stesso, pieno di rabbia, lo riconobbe: "Ah! Non doveva umiliarsi a tal punto l'Altissimo...".

E nell'Eucaristia? Lui, Colui che l'universo non può contenere, si chiude in una piccola Ostia consacrata, tanto ci ama! Eppure non Lo si vede, non Lo si sente... vive nel nascondimento più profondo. Ma perché tutto questo? " Vi ho dato l'esempio, perché come ho fatto Io facciate anche voi" (Gvl3,15).

Non si possono esercitare le altre virtù se non c'è l'umiltà, perché tutte le presuppongono. Solo chi è umile crede davvero in Dio e gli ubbidisce. Solo chi è umile, sa perdonare, è cortese, si presta ad aiutare il prossimo senza pretesa... Un saggio proverbio dice infatti: "Un carro pieno di virtù, guidato dalla superbia porta all'inferno; un carro pieno di vizi, guidato dall'umiltà porta in Paradiso".


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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 04/11/2002 21.32

Avarizia e liberalità

L'avarizia è l'avidità, cioè l'attaccamento sfrenato al denaro e ai beni della terra, al punto che ad essi si sacrifica ogni cosa e diventano il fine della vita. In queste persone il denaro prende il posto di Dio! Al ricco che aveva ammassato tanta ricchezza e pensava di godersela, Dio disse: "Stolto, questa notte stessa tu morirai. E quello che hai accumulato di chi sarà? Cosi capita a chi accumula tesori sulla terra e non pensa di arricchire davanti a Dio! " (Le 12,20).

Padre Pio diceva che questa gente "fa come il maiale: si ingrassa per gli altri"...

L'avaro pensa solo al denaro e ad accumulare sempre più a qualsiasi costo. Perso Dio, teme enormemente la morte perché non vuole separarsi dai suoi beni. Giustamente un bei proverbio dice: "// denaro è il miglior servo, ma il peggior padrone! ".

Dobbiamo servirci del denaro non essere schiavi del denaro. A questo ci aiuta la virtù opposta all'avarizia, cioè la liberalità.

Essa è il distacco del cuore dai beni materiali, per cui si cercano solo quelli necessari e li usiamo anche per elemosine ed opere buone, perché Gesù ci ha detto che il superfluo dobbiamo darlo ai poveri.

La liberalità ci ricorda le splendide parole di Gesù: "Non accumulate tesori sulla terra dove i ladri sfondano e rubano. Accumulate tesori in cielo, dove nessuno ve li potrà rubare" (Mt 6, 19-21).


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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 04/11/2002 21.34

Lussuria e castità

La lussuria è il vizio impuro che degrada gli uomini e li fa somigliare alle bestie. Gesù ha detto esplicitamente: "Beati i puri di cuore perché vedranno Dio" (Mt 5,8). Nel sesto e nono Comandamento abbiamo già visto il vizio dell'impurità. Alla lussuria si contrappone la castità.

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Ira e mansuetudine L'ira è un moto impetuoso dell'anima che ci porta alla vendetta. Generalmente deriva dalla superbia, che si crede offesa e vuole vendicarsi; ma può derivare anche dal temperamento.

Vi può essere un'ira legittima e buona, quando è uno sdegno santo e moderato contro il male per correggerlo o detestarlo. È lo sdegno avuto da Gesù nel cacciare i profanatori del Tempio (Mt 21,12); lo sdegno che possono avere i genitori nel correggere iproprifigli.

Certo, chi si adira e mantiene l'odio contro il prossimo pecca, perché la legge di Dio impone il perdono, come Gesù ha perdonato i crocifissori: "Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno" (Le 23,34). L'ira vera e propria è un male, perché si oppone a Dio, che è amore; porta con facilità ad imprecazioni, ingiurie e liti, e qualche volta fa perdere, anche solo momentaneamente, l'uso di' ragione.

Il rimedio è la MANSUETUDINE, virtù che modera e regola l'ira. Gesù ha detto (Mt 5,5): "Beati i miti perché erediteranno la terra (cioè la terra promessa del Paradiso).

La mansuetudine reprime il desiderio della vendetta. Gesù infatti ha detto: "Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe" (Mt 6,14-15). Gesù poi ci ha esortato ad imparare da lui, mite ed umile di cuore.


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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 04/11/2002 21.36

Gola e temperanza

II vizio della gola è ;'/ desiderio smodato di mangiare e bere che rende l'uomo schiavo dei cibi e delle bevande. Il Signore ha messo un piacere unito all'azione del nutrirsi, proprio per invogliare a farlo. Il male sta nell'abuso. Tale abuso fa attaccare al piacere del cibo, tanto che non si bada più alle necessità altrui come fece il ricco Epulone col povero Lazzaro (Le 16,19-31 ); porta con facilità a rifuggire il lavoro ed il sacrifìcio, con conseguenze gravi sulla famiglia e sui figli, soprattutto per l'ubriachezza.

Il rimedio è la sobrietà. Il Signore non proibisce che si faccia festa in qualche circostanza. Tanto che Gesù stesso ha partecipato al pranzo di nozze a Cana ed ha anche cambiato l'acqua in vino (Gv 2,1-11), ma pensiamo come si sarà comportato Gesù e avremo l'esempio della temperanza che dobbiamo usare anche noi.


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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 04/11/2002 21.37

Accidia e spirito di sacrificio

L'accidia è la pigrizia dell'anima che ci fa trascurare l'adempimento dei nostri doveri. Non è accidia la ripugnanza naturale al sacrifìcio, qualora si cerchi di superarla e neppure Y aridità di spirito (cioè la mancanza di gusto e soddisfazione nelle cose spirituali) che il Signore può permettere come prò va.

Gesù ha descritto l'accidia nella parabola dei talenti. A chi furono dati cinque talenti, a chi due, a chi uno.

Quest'ultimo invece di raddoppiarli con diligenza e buona volontà come fecero gli altri due, nascose il talento per pigrizia e meritò 'il giusto rimprovero del padrone: "Servo malvagio! Toglietegli il suo talento e datelo a chi ne ha dieci, poiché a chi ha sarà dato; a chi non ha sarà tolto anche quel poco che ha. E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di ^^•"(Mt25,14-30).

L'accidia può portare a conseguenze gravi: l'abbandono del lavoro, mentre è sacrosanto dovere imposto da Dio, l'abbandono dei doveri religiosi, che ha come conseguenza la rovina etema, il rimedio è lo spirito di sacrificio^ cioè l'accettazione coraggiosa di quello che si oppone ali' adempimento dei nostri doveri quotidiani, pensando che anche quelhi è volontà di Dio, e anche al premio che Egli ci ha preparato. Gesù stesso nel Getsemani sentì il peso e la nausea della sofferenza, ma si rivolse al Padre e gli disse: "Non sia fatta la mia volontà, ma la tua" (Le 22,42).