00 24/09/2009 17:50
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16/09/2009 18.24

Carissimi,
a volte mi capita di ripensare al caso dei due disgraziati coniugi menzionati negli Atti degli Apostoli al cap.5 che riferisce quanto segue:

At 5,1 Un uomo di nome Anania con la moglie Saffira vendette un suo podere

2 e, tenuta per sé una parte dell'importo d'accordo con la moglie, consegnò l'altra parte deponendola ai piedi degli apostoli.

3 Ma Pietro gli disse: «Anania, perché mai satana si è così impossessato del tuo cuore che tu hai mentito allo Spirito Santo e ti sei trattenuto parte del prezzo del terreno?

4 Prima di venderlo, non era forse tua proprietà e, anche venduto, il ricavato non era sempre a tua disposizione? Perché hai pensato in cuor tuo a quest'azione? Tu non hai mentito agli uomini, ma a Dio».

5 All'udire queste parole, Anania cadde a terra e spirò. E un timore grande prese tutti quelli che ascoltavano.

6 Si alzarono allora i più giovani e, avvoltolo in un lenzuolo, lo portarono fuori e lo seppellirono.

7 Avvenne poi che, circa tre ore più tardi, entrò anche sua moglie, ignara dell'accaduto.

8 Pietro le chiese: «Dimmi: avete venduto il campo a tal prezzo?». Ed essa: «Sì, a tanto».

9 Allora Pietro le disse: «Perché vi siete accordati per tentare lo Spirito del Signore? Ecco qui alla porta i passi di coloro che hanno seppellito tuo marito e porteranno via anche te».

10 D'improvviso cadde ai piedi di Pietro e spirò. Quando i giovani entrarono, la trovarono morta e, portatala fuori, la seppellirono accanto a suo marito.

11 E un grande timore si diffuse in tutta la Chiesa e in quanti venivano a sapere queste cose.

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Ho letto diverse spiegazioni, ma finora confesso di non aver trovato una risposta che mi abbia del tutto soddisfatto. Questa vicenda infatti genera un certo disagio in noi credenti abituati al concetto di misericordia e di pazienza di Dio, concetto che tante volte ricorre nel Nuovo Testamento. Inoltre questo caso sembra essere l'unico del suo genere dopo la venuta di Cristo.

Mi piacerebbe avere un parere da parte anche dei partecipanti al gruppo per farmi una idea più chiara del fatto in questione. 
Con affetto



Il caso di Anania e Saffira


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16/09/2009 18.38

Effettivamente è un passo molto oscuro e particolare nel suo genere, alcuni studiosi sostengono che in realtà non sia un racconto prettamente storico ma più che altro simbolico, senza naturalmente escludere la storicità dei due personaggi citati da Luca.
Questo racconto, così facendo, altro non sarebbe che un ammonimento ai cristiani di rimanere fedeli a Dio e alla Chiesa.
Altri sostengono che da qui si evince una violazione di una prassi che era consolidata nella Chiesa Gerosolimitana, cioè la communio dei beni gestita dagli apostoli, quindi Anania e Saffira avrebbero violato tale regola, ma il testo biblico non sembra sostenere questo dato che non esisteva nessun obbligo a dare i propri beni alla comunità.

Ho trovato questo commento di Ravasi: http://www.sanpaolo.org/bibbia/archivio/bibbia0160.pdf

Su alcune cose ho idee diverse ma comunque è interessante il suo commento.



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16/09/2009 23.39

Ho letto l'articolo di Mons.Ravasi e forse la tua perplessità è la stessa che ho anch'io riguardo alla sua tesi. Che cioè il fatto sarebbe solo simbolico.
In questo caso si potrebbe mettere in dubbio l'autenticità storica di tutto il libro degli Atti se non anche di tutto il libro Sacro.
La vicenda di Anania e Saffira non si può assimilare a un racconto tipo parabola o simili. Viene presentata con connotati di fatti realmente accaduti.
Resta perciò la domanda iniziale, soprattutto tenendo conto che vi sono stati altri casi di grave comportamento da parte ad esempio di Simon mago e quanto si riferisce di Paolo

At 13,6 Attraversata tutta l'isola fino a Pafo, vi trovarono un tale, mago e falso profeta giudeo, di nome Bar-Iesus,

7 al seguito del proconsole Sergio Paolo, persona di senno, che aveva fatto chiamare a sé Barnaba e Saulo e desiderava ascoltare la parola di Dio.

8 Ma Elimas, il mago, - ciò infatti significa il suo nome - faceva loro opposizione cercando di distogliere il proconsole dalla fede.

9 Allora Saulo, detto anche Paolo, pieno di Spirito Santo, fissò gli occhi su di lui e disse:

10 «O uomo pieno di ogni frode e di ogni malizia, figlio del diavolo, nemico di ogni giustizia, quando cesserai di sconvolgere le vie diritte del Signore?

11 Ecco la mano del Signore è sopra di te: sarai cieco e per un certo tempo non vedrai il sole». Di colpo piombò su di lui oscurità e tenebra, e brancolando cercava chi lo guidasse per mano.

12 Quando vide l'accaduto, il proconsole credette, colpito dalla dottrina del Signore.

In entrambi i casi non vi è stata però una punizione tanto immediata e severa quanto nel caso di Anania e Saffira, il cui comportamento ai nostri occhi potrebbe apparire meno grave dei due casi citati.
Resta quindi la domanda iniziale.





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17/09/2009 17.46

Personalmente credo alla storicità dell'evento narrato da Luca, nulla comunque toglie che può darsi, come avveniva comunemente nelle narrazioni antiche, che Luca abbia potuto trasformare questo evento, come dice Mons. Ravasi, impregnandolo di un significato spirituale più ampio e più forte nei contenuti, questo non credo possa inficiare la credibilità sia degli Atti sia dell'intero testo Sacro, l'A.T. ad esempio ampiamente narra degli eventi che con molta probabilità sono molto enfatizzati, se non adirittura, non sono mai avvenuti.
Ciò che mi lascia dubbioso è questa idea comune che la Chiesa Gerosolimitana in un certo qual modo operasse un comunismo sociale tra gli adepti, forzando questa idea si potrebbe contestare il possedere la proprietà privata da parte dei singoli credenti, ma ritornando sul testo, ciò che obietto al Ravasi è che il testo biblico non mi pare dica che la condanna è dovuta alla violazione di quella norma, la piena comunione dei beni, che reggeva la Chiesa gerosolimitana.
In primis c'è da chiedersi se era una norma o una comune abitudine della maggior parte dei credenti gerosolomitani, dal testo sembra che era una buona abitudine ma non una norma particolare di quella chiesa, difatti nessuno obbliga Anania e consorte ne a vendere il proprio terreno ne a donarlo agli apostoli, costoro lo fecero di propria volontà.
Quindi, secondo me, la condanna per la violazione di questa norma non regge.
Se leggiamo gli interrogativi di Pietro (vv. 3-4) fanno comprendere che il vendere i propri beni e donarne il suo ricavato era un azione libera del singolo, non una richiesta da parte della comunità, quindi nessuno chiese nulla a Anania, il testo purtroppo tace sugli eventi precedenti, quindi dobbiamo dedurne che Anania pubblicamente promise alla comunità di vendere i propri possedimenti e di donare l'intero importo alla comunità, evidentemente fece una promessa a nome di Dio.
Promessa che non mantenne imbrogliando sulla somma del ricavato, Pietro, o illuminato dal Signore o per vie traverse, venne a conoscenza dell'esatta somma ricavata dalla vendita dei possedimenti di Anania, Pietro rimarca che, non ha mentito agli uomini, ma a Dio (vv. 4), evidentemente perchè Anania fece una promessa a nome di Dio.
Il suo comportamente introduceva la menzogna all'interno della comunità, lo spergiuro, un peccato mortale, ora è di difficile accettazione la condanna a morte subita dai due coniugi, è molto più veterotestamentaria che neotestamentaria, d'altronde Gesù proprio a Pietro disse di perdonare settantasette volte, qui invece i coniugi non hanno nemmeno la facoltà di spiegare il perchè del loro gesto.
Ecco perchè non escludo che in realtà i due non morirono in quella occasione ma che furono solo scomunicati, Luca quindi, in base anche a ciò che ha ricavato da testimonianze posteriori di decenni, ha probabilmente enfatizzato l'evento con caratteri che contraddistinguono la lotta tra il bene e il male, tra lo Spirito Santo e Satana, dandone un insegnamento spirituale.
Concludendo, il testo secondo me palesa una condanna severa verso l'egoismo e la menzogna
.



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17/09/2009 22.45

ciò che obietto al Ravasi è che il testo biblico non mi pare dica che la condanna è dovuta alla violazione di quella norma, la piena comunione dei beni, che reggeva la Chiesa gerosolimitana.
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Concordo pienamente con te su questo.
Mi è piaciuta nel suo complesso la tua ricostruzione fatta con molta attenzione. Ti ringrazio della risposta. Nulla vieta che se vi sono altri contributi li accoglierò volentieri


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17/09/2009 23.13

Non c'è nessuna condanna e nessuna sentenza per Anania.

Ma solo delle domande

Delle domande e una costatazione per Zaffira.




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19/09/2009 14.54


Non c'è nessuna condanna e nessuna sentenza per Anania.



Nessuna condanna?
Hai letto bene il testo?
Pietro dice: Tu non hai mentito agli uomini, ma a Dio.
Questo è un giudizio di condanna anche se non formula una condanna in termini giuridici, ma è una condanna, che, secondo il testo, viene eseguita immediatamente dopo con la morte di Anania.


Ma solo delle domande



Ma le domande di Pietro sono retoriche e non informative, difatti non richiede alcuna risposta all'imputato, le sue frasi, per così dire, hanno come unico scopo il far capire che non aveva bisogno di compiere quei gesti dato che nessuno aveva avuto pretese sul suo conto, non sono domande atte a conoscere la verità e in tal caso scagionarlo dalla grave accusa che pendeva su Anania, sono solo delle affermazioni formulate tramite domande in un contesto di giudizio sull'operato di Anania.





CONTINUA..................

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)