00 25/09/2009 16:57
Amici lettori

www.stpauls.it/madre/0802md/0802md02.htm

Maria come arca della nuova alleanza

** Caro direttore, sono da anni una lettrice affezionata alla sua rivista e la fiducia che nutro nel suo umile ma necessario servizio dato alla Chiesa mi spinge a domandarle un chiarimento in merito alla figura della Beata Vergine. Mi capita spesso di ascoltare Radio Maria: non molto tempo fa un mariologo invitato come ospite in una delle sue trasmissioni ha più volte fatto riferimento a Maria come "Arca della nuova alleanza" sottolineando alcuni parallelismi tra l’Antico Testamento e il Nuovo che ne attesterebbero le ragioni. Potrebbe spendere qualche parola di più su questo? La ringrazio.

Maria Luisa
insegnante di Campi Salentina (Lecce)


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In effetti le tradizioni anticotestamentarie sull’arca dell’alleanza trovano una singolare convergenza in Maria. Soprattutto l’evangelista Luca ci guida in questa rilettura mariana del simbolismo connesso all’arca. A titolo di esempio citerò due accostamenti significativi.

Il primo è tra l’episodio di Esodo 40,34-35 («…la nube adombrava la tenda del convegno e la gloria del Signore riempiva la dimora») e l’episodio dell’Annunciazione in Luca 1,35, in cui è riportato che la nube dello Spirito verrà a posarsi su Maria e come effetto di questo essere "adombrata" il grembo della Vergine sarà riempito della presenza di un essere divino: il Figlio di Dio.

Il secondo è tra un episodio del secondo libro di Samuele (2 Sam 6,1-2), dove si racconta del trasferimento dell’arca dell’alleanza da Baalà di Giuda a Gerusalemme per ordine di Davide, e la visita di Maria ad Elisabetta (Lc 1,39). Ecco alcune somiglianze tra le due narrazioni: 1) entrambi gli episodi hanno luogo nella regione di Giuda; 2) ambedue i viaggi sono caratterizzati da una manifestazione di gioia: del popolo e di Davide, che danza davanti all’arca, e di Elisabetta e di Giovanni Battista, che "sussulta" (lett. "saltella") nel seno materno; 3) Davide esclama «Come potrà venire da me l’arca del Signore?», ed Eisabetta «A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?». Colpisce nei due testi il parallelismo tra «arca del Signore» e «madre del mio Signore»; 4) l’arca rimase in casa di Obed Edom tre mesi e Maria si trattenne presso Elisabetta circa tre mesi.

Da questo rapido confronto si può concludere che con il suo "si" all’annuncio di Dio Maria accoglie la proposta dell’alleanza nuova che il Signore le rivela mediante l’angelo. Chiaramente con Gesù nel suo grembo Maria appare come l’arca dove riposa il Dio fatto uomo.


Davide suona e danza davanti all’arca santa, miniatura da un Salterio (XI sec.).
A questa scena allude Luca (1,44) quando scrive che, al saluto di Maria, Giovanni "saltellò" nel grembo di Elisabetta.



Le apparizioni di Kibeho

** Su Madre di Dio sono state pubblicate in questi anni le storie di molti santuari. Ultimamente quelli delle diverse nazioni europee. Ringrazio vivamente il curatore, mi sembra Bruno Simonetto, per averci dato una panoramica così ricca anche di immagini e di foto di santuari. Avete dato ampio spazio ai 90 anni delle apparizioni di Fatima e, ora, ai 150 di Lourdes. Avete parlato della Madonna in America: Aparecida, Guadalupe. Anche dell’India. Ma dell’Africa niente. Come mai?

Alessio Bertani


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La ringraziamo, caro lettore, per l’attenzione e l’apprezzamento. Oltre ai santuari europei abbiamo dato risalto a quelli mondiali più noti e frequentati, come anche alle apparizioni (Fatima, Lourdes, Guadalupe). Dell’Africa abbiamo parlato ricordando l’Egitto, l’Etiopia e la presenza cristiana nei secoli. Ma anche di Notre Dame de la Paix, il "San Pietro" (è quasi uguale) della Costa d’Avorio, consacrato nel 1990 da Giovanni Paolo II. Luogo di pellegrinaggi soprattutto dall’Africa occidentale francofona. Ma abbiamo ospitato in passato lunghi articoli anche sulle apparizioni di Kibeho, le uniche ufficialmente riconosciute dall’autorità ecclesiastica in Africa.

Kibeho è un villaggio del Ruanda (repubblica a ridosso dello Zaire e del Burundi). Questa nazione di soli 26.000 kilometri quadrati, grande quindi poco più della Sicilia, è stata teatro di terribili lotte tribali tra popolazioni tutsi e hutu alla fine degli anni ’80. La Vergine vi è apparsa come la Madre dei dolori. Tragica profezia di quanto sarebbe accaduto anni dopo. Apparve nel novembre di venticinque anni fa (1982). Le tre ragazze veggenti (Alphonsine di 17 anni, Nathalie di 20, Marie-Claire di 21) testimoniarono la tenerezza della Vergine, che invitava alla preghiera per la pace e la concordia.


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Perché non esiste una festa a Maria Madre della Chiesa?

** Come mai tra le tante ricorrenze nelle quali lungo l’anno liturgico celebriamo la Vergine Maria non è presente quella di Madre della Chiesa? Grazie.

Anastasia (Modena)


Cara Anastasia, credo che alla tua domanda si possa rispondere semplicemente che non ne è stato riscontrato il bisogno, dal momento che il primo gennaio di ogni anno, festeggiando Maria Madre di Dio, la ricordiamo di fatto anche come Madre della Chiesa.

Nel bel capitolo conclusivo della Constituzione conciliare sulla Chiesa, la Lumen gentium, dedicato alla Vergine Maria, infatti leggiamo: «Così anche la beata Vergine avanzò nella peregrinazione della fede e serbò fedelmente la sua unione col Figlio sino alla croce, dove, non senza un disegno divino, se ne stette (Gv 19,25), soffrendo profondamente col suo Unigenito e associandosi con animo materno al suo sacrificio, amorosamente consenziente all’immolazione della vittima da lei generata; e finalmente dallo stesso Gesù morente in croce fu data quale madre al discepolo con queste parole: "Donna, ecco tuo figlio" (Gv 19, 26-27)» (n. 58).

Queste linee di grande intensità sono l’eco di una lunga tradizione autenticata dal Magistero. La Madre del Figlio di Dio fatto uomo è consacrata, sotto la croce, Madre del suo corpo che è la Chiesa. Sarà proclamata Madre della Chiesa da Paolo VI. Questo titolo illumina il senso dell’«intima unione» di Maria con la Chiesa, dove occupa, «in modo eminente e singolare» il «primo posto» (cf n. 63). È nella sua persona che la Chiesa ha già raggiunto quella perfezione che la rende senza macchia e senza ruga (cf Ef 5,27). Della Chiesa Maria è il modello (typus). Due sono le cose da ritenere: Maria non è fuori dalla Chiesa, dal momento che è il suo membro eminente ed esemplare; ella esercita sulla Chiesa una funzione materna. Il mistero della Chiesa e il mistero di Maria s’includono e s’illuminano reciprocamente.

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Perché Pio XII non andò a Lourdes?

Papa Pio XII ritratto nel suo studio. Aveva progettato di presenziare a Lourdes
per il centenario delle apparizioni, nel 1958, ma ne fu impedito dalla malattia.


** Caro direttore, leggendo la storia della Chiesa negli anni prima e dopo il Concilio, ho notato che il primo Papa a recarsi "fuori" Roma dopo Pio IX (1792-1878) è stato Giovanni XXIII, che si è recato a Loreto e ad Assisi alla vigilia del Vaticano II. Ma per i viaggi all’estero bisogna attendere Paolo VI, col suo pellegrinaggio in Terra Santa. Paolo VI andò anche a Fatima nel 1967 per il 50o delle apparizioni. Mi sono chiesto perché non a Lourdes.

Gian Mario Biazzini



La cosa non è risaputa, ma a Lourdes voleva andarci Pio XII nel 1958 (per i cento anni delle apparizioni), un mese prima della morte. Lo sostituì di fatto il patriarca di Venezia, Angelo Roncalli, il futuro Giovanni XXIII. Così ne parla lo storico di Lourdes, René Laurentin: «Pio XII s’era proposto di intervenire in aereo nel giorno dell’Assunta per celebrare la messa in occasione del pellegrinaggio dell’Azione Cattolica Operaia. Il progetto del Papa era tenuto segreto [...]. La vigilia della solennità i pochissimi che ne erano al corrente seppero che l’archiatra dott. Galeazzi non poteva permettere lo spostamento all’augusto malato; un mese dopo papa Pacelli moriva» (citato in Nuovo dizionario di mariologia, alla voce "Lourdes", p. 796).


[SM=g1740734] Auguri dalla Terra santaMaria come arca della nuova alleanza

** Buon Natale e felice anno 2008! Grazie della vostra bellissima rivista mariana che ricevo ogni mese. Maria entra nella mia povera casa e la abbellisce con il suo fascino e il suo splendore. Madre di Dio è un miracolo straordinario! Con affetto.

Salim Giacaman
(Nazareth)


È una sorpresa veramente inaspettata anche per noi della redazione questa cartolina da un lettore che scrive addirittura da Nazareth. Non sapevamo, a dire il vero, di avere lettori originari della terra di Gesù. È una gioia anche per noi! Ricambiamo con pari affetto e gratitudine gli auguri anche a te, caro Salim, e ai tuoi cari! Ricordaci nelle tue preghiere alla Santa Vergine, che immaginiamo essere felicissima del tuo entusiasmo e della tua particolare devozione.

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Culto a Dio, alla Madonna, ai santi: quale differenza?

** Gentile direttore, qualche tempo fa, un sacerdote ospite del parroco, venuto a celebrare in parrocchia, durante l’omelia, ha puntualizzato (senza però approfondire) come il culto che dobbiamo alla Madonna è particolare e si distingue da quello a Dio e da quello ai santi. Sono anziana ma ancora piena d’interessi e di curiosità… potrebbe spiegarmi meglio questa differenza ? Grazie.

Lodovica
(Arezzo)


Tradizionalmente il culto religioso si differenzia secondo una gerarchia di valori ben precisa. Tale differenziazione è stata espressa con la triplice distinzione di: a) latria, o vera adorazione, dovuta a Dio solo, al Verbo incarnato e allo Spirito Santo; b) dulia, o semplice venerazione, dovuta ai santi in quanto amici, immagini e manifestazioni di Dio, che vengono riveriti, amati e invocati in riferimento a Dio; c) iperdulia, o venerazione speciale, dovuta a Maria per la sua singolarità di Madre del Verbo incarnato e di sua cooperatrice specialissima nella redenzione, per cui la si onora con un particolare sentimento di riverenza, di fiducia e di amore, a lei si ricorre, in lei si confida, in quanto Madre di Gesù e Madre nostra. Il culto dovuto a Maria supera dunque quello dovuto a qualsiasi altra creatura, fino al più sublime dei serafini. Ella è infatti Regina anche degli angeli.

Il Concilio afferma chiaramente questa verità: «Maria, perché Madre santissima di Dio, presente ai misteri di Cristo, per grazia di Dio esaltata, al di sotto del Figlio, sopra tutti gli angeli e gli uomini, viene dalla Chiesa giustamente onorata con un culto speciale [...]. Questo culto, quale sempre è esistito nella Chiesa sebbene del tutto singolare, differisce essenzialmente dal culto di adorazione prestato al Verbo incarnato così come al Padre e allo Spirito Santo» (Lumen gentium 66). Viene così fissato dal Concilio il senso teologico del culto mariano, come risultato dell’insegnamento mariologico precedente: culto di «iperdulia» (anche se il Concilio non fa uso di questo termine) verso la creatura più vicina a Dio, eletta fra tutte a essere la Madre e la cooperatrice singolare del Verbo incarnato; ma viene anche aperta la via a una considerazione più ampia, cosa che farà Paolo VI nella Marialis cultus (1974).

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Le origini dell’Angelus

** Caro direttore, sono un giovane catechista impegnato da qualche anno nella mia parrocchia. Qualche giorno fa uno dei miei ragazzi, fra i più svegli, mi ha chiesto quale sia l’origine della preghiera dell’Angelus che sente recitare dal Papa ogni domenica dalla sua finestra su piazza San Pietro. Potrebbe aiutarmi a dare una risposta? Grazie.

Leopoldo
(Monza)

La preghiera dell’Angelus nasce dalla devozione al mistero dell’incarnazione del Verbo nel seno di Maria e ha la sua gestazione fin dal primo Medioevo, quando, al suono della campana del "coprifuoco", si usava fare una genuflessione in ricordo dell’incarnazione pronunciando le parole: «Verbum caro factum est». Nel basso Medioevo (e anche prima) si introdusse nei monasteri l’usanza di un ossequio alla Vergine dopo compieta, all’imbrunire: generalmente il canto di un’antifona mariana. In questo contesto si inserì, con una forza originale che proveniva dalla Terra santa, un’elaborazione francescana della pratica di salutare la Vergine, sempre al tramonto, con apposite preghiere che rievocavano l’annuncio dell’angelo e il mistero dell’incarnazione.

Questa pratica si consolidò quando nel 1349 i francescani ebbero a custodire il luogo dell’incarnazione a Nazaret; si estese poi anche nei conventi italiani con l’appoggio zelante di san Bonaventura.

Il capitolo generale di Pisa, dei francescani, stabilì che nella predicazione i fedeli fossero esortati a salutare la Vergine Maria al suono di compieta. Nel capitolo provinciale di Padova del 1295 si dispose che in ogni convento si suonasse tre volte a breve intervallo la campana, mentre i religiosi in ginocchio salutavano la Vergine santissima per tre volte. Nel secolo successivo l’usanza fu estesa anche al mattino e a mezzogiorno.

Giovanni XXII (1334) convalidò per la Chiesa l’uso di recitare tre Ave Maria al suono delle campane nell’ora del tramonto e al mattino. Callisto III (1458), introducendo il suono delle campane a mezzogiorno, estese a quell’ora la recita della salutazione. L’ossequio mariano, che era stato promosso dal contatto vivo con la Terra santa, trovò poi, dal secolo XVII, la sua formulazione attuale e la sua affermazione universale.


Il Direttore


Cari amici lettori, in occasione del trasferimento della redazione di Madre di Dio ad Alba, vi ricordiamo che potete inviare le vostre lettere, con le domande relative a Maria e più in generale alla nostra vita di fede, al seguente indirizzo: Redazione Madre di Dio – Piazza San Paolo 12 – 12051 Alba (Cn), o al seguente indirizzo e-mail: mdd@stpauls.it


Per la storia dell'Angelus, leggasi anche qui:
difenderelafede.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd...

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[Modificato da Caterina63 25/09/2009 17:38]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)