Agostino dirà in un'omelia: "miei cari, venerate i martiri, lodateli, amateli, celebrateli, suonateli; ma è al Dio dei martiri che dovete rendere culto" (sermone 273,9). E specificherà meglio: "occorre dunque onorare i Santi sotto forma di imitazione, ma non adorateli sotto forma di religione" (La vera religione,55).
Questa venerazione può essere meglio compresa se si pensa che in essa era presente anche un elemento derivante dalla tradizione ebraica del culto delle tombe dei Santi. i cristiani ripeteranno quel culto verso le tombe dei martiri.
Se alcune volte, sembra che tale venerazione sia eccessiva, occorre che i pastori veglino sul gregge affinchè da una verità, che è quella espressa nel versetto di Eb.13,7, si passi ad una forma erronea di fede. Ma dobbiamo avere la pazienza di non mostrare tanto eccessivo zelo quanto altri ne hanno nel mostrare una forma di eccessivo affetto . Non dobbiamo dimenticare che anche un morboso ed errato attaccamento al Testo della Scrittura può produrre pericolosi fondamentalismi religiosi. Sempre, nel cammino della verità, vi sono pericoli, ed occorre una guida.
Vi sono fedeli che come dice Paolo "hanno ancora bisogno di latte", e perciò, da quegli affetti, correttamente guidati, potrà scaturire un conseguente maggiore affetto per Dio, che ha suscitato quella santità, e che il fedele arriva prima o poi a comprendere, appena sarà in grado di nutrirsi di cibo solido.
Solo a quel punto i credenti potranno considerare i santi come fratelli che ci hanno preceduto nella via dell'unione con Dio a cui siamo tutti chiamati, e che finchè siamo nel cammino dobbiamo appunto IMITARE.
Da questo impariamo anche a dare la nostra fiducia a coloro che ci guidano.
Aiutiamoli, se ne siamo capaci, con i nostri suggerimenti amorevoli, sapendo che tutti, anche chi è preposto alla casa del Signore, può sbagliare a volte, nell'amministrazione.
A tal proposito è pertinente la citazione di Eb 13,17 dove si raccomanda:
"Lasciatevi persuadere dai vostri capi e siate sottomessi: essi infatti vegliano per le vostre anime, dovendone rendere conto. Possano fare ciò con gioia e non gemendo: questo sarebbe svantaggioso per voi."
Questa raccomandazione dell'apostolo ci faccia essere più docili nei confronti dei nostri pastori.
La Chiesa, dà molta importanza alla intercessione dei Santi e la propone ai fedeli.
I Padri già affermavano, con Girolamo: "Se gli Apostoli e i martiri hanno potuto pregare per gli altri quando erano ancora nei loro corpi, quanto più ora che sono incoronati, vittoriosi, trionfanti" (contro Vigilanzio, 6).
La preghiera di quanti sono morti in Cristo, non è quindi una ipotesi arricchita.
La preghiera sulla terra trova continuità nella preghiera del cielo, nella liturgia celeste che la nube festiva celebra con Dio.
Così nei graffiti di S. Sebastiano in Roma, in data 9 Agosto 260, i cristiani testimoniano la loro fede nell'intercessione dei Santi. "Paolo e Pietro pregate per Nativo nell'eternità".
Così sono nate le invocazioni dei santi, che hanno trovato nella chiesa cattolica la formula litanica "prega per noi".
Tuttavia la preghiera dei Santi e della Madre del Signore, non può essere una istanza straordinaria sollecitata da noi, come se l'intercessione di Cristo facesse difetto. I Santi li raggiungiamo solo in Cristo, mediatore in senso assoluto: solo in Cristo, capo del corpo formato da tutti i Santi del cielo e della terra.