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Consiglia (2 suggerimenti finora)Elimina    Messaggio 1 di 37 nella discussione 
Da: Soprannome MSNIreneo81  (Messaggio originale)Inviato: 01/05/2004 2.56
La Pace di Cristo!
Intervengo con questa nuova discussione dopo aver letto il dialogo portato avanti con Stefano ed il tema del Sola Scriptura, che Caterina tanto avversa...
Ed inizio proprio spiegando l'oggetto di questa discussione. Cioè: sia da parte dei cattolici che da parte dello sfaccetatissimo mondo riformato (ed ha ragione Stefano a sottolineare le profonde differenze tra i nuovi movimenti evangelici/pentecostali, e le chiese protestanti storiche), è diffusa una profonda ignoranza sulle motivazioni forti che hanno fatto sorgere la Riforma.
In genere, sia da parte Cattolica che protestante non si fa altro che sottolineare l'imperativo morale che spinse Lutero ad intraprendere quel poderoso processo che portò a comunità ecclesiali fuori dalla comunione romana anche nell'Occidente.
La questione è ben diversa; e la cosa è ormai molto chiara agli studiosi di Storia della Chiesa, anche se non è passata ancora al grande pubblico.
Le motivazioni dei movimenti di riforma in occidente, presenti sin dall'epoca medievale, portavano con se, come loro nucleo vitale, un desiderio di rinnovamento teologico.
Si chiede di recuperare quella tradizione patristica che si era persa, ridotta allo studio di sentenze dei padri, e non delle loro opere; si chiedeva di smetterla con un sistema teologico complicatissimo per ritornare alla semplicità della dottrina cristiana, così come espressa chiaramente da Paolo:
"Chiunque professerà con la sua bocca che Gesù è il Signore e crederà nel suo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarà salvo!"
Ora, su cosa allora non ci capiamo? Caterina probabilmente dirà "E' questo il punto, non basta solo questo a fare il cristianesimo!".
Ed ecco invece la mia risposta: capire la riforma è tutta una questione di termini!
Proprio per la sua volontà di riforma teologica, le chiese della riforma non utlizzano più termini comuni in area cattolica, pur magari conservandone il significato; od invece utilizzano alcuni termini con significati differenti.
E' questo il caso ad esempio della parola Sacramento, conservata nel mondo protestante solo per quelle azioni della Chiesa che "formano", costituiscono il cristiano, e cioè per quelli che da noi si chiamano "Sacramenti dell'Iniziazione".
Basta intendersi sui termini... Anche per noi cattolici le azioni della Chiesa che formano il cristiano sono Battesimo ed Eucarestia (scusate se metto momentaneamente da parte la Crismazione, ma complicherei troppo il discorso ed in questo momento non è funzionale per farvi capire a cosa miro).
Per contro, da parte protestante, non si nega che penitenza, matrimonio, ordinazione, preghiera sugli infermi siano azioni che manifestano il mistero di grazia di Dio per noi (è infatti questo il significato semantico del termine latino Sacramentum).
Quindi, si faccia attenzione: se un protestante dice che il Matrimonio non è un sacramento, non intende con la parola "sacramento" quello che intende un cattolico. Egli dice solo che il Matrimonio non forma/costituisce il cristiano, e questo lo crede anche la Chiesa cattolica.
Così, quando un cattolico dice che l'Ordinazione è un sacramento, non usa questo termine in modo "riformato": il cattolico vuole dire che l'Ordine è un azione per mezzo della quale la chiesa rende manifesto il mistero di grazia da Dio operato in Cristo per il bene del mondo, con tutto ciò che esso comporta.
Lo stesso dicasi per la transustanzazione cattolica, la consustanzazione luterana e l'impanazione calvinista: sono termini per indicare una realtà che nessuna delle tre nega: che Cristo si renda presente nei segni/specie del pane e del vino durante la Celebrazione.
Certo, poi le varie chiese traggono diverse conseguenze, comportamenti e prassi, ma spesso tali prassi, più che da motivi teologici, sono state causate da motivi storici di contrapposizione.
Concentrandoci solo sulle due dottrine della transustanzazione e della consustanzazione, ci sarebbe da chiedersi:
1) dato che anche da parte cattolica si è chiaramente affermato che non era intenzione del concilio tridentino rendere dogmatico un termine filosofico, ma solo usarlo per esprimere una verità (vedi i recenti articoli della Civiltà Cattolica al riguardo)
2)  e assodato, grazie a tutti gli studi scientifici attuali, che nella composizione della materia non esiste reale distinzione tra sostanza e accidenti, che è solo una distinzione mentale umana di origine aristotelica per indicare ciò che una cosa deve necessariamente avere per essere se stessa, in contrapposizione a ciò che ha ma non la caratterizza,
3) Il significato di queste due dottrine non risulta infine identico? E che cioè per mezzo delle parole di consacrazione avviene un reale cambiamento del pane e del vino che da quel momento rendono presente in mezzo a noi il Corpo e Sangue di Cristo?
Ritorno a dire: se ognuno di noi perdesse un po' di tempo a capire cosa veramente intende dire il fratello prima di cercare il modo di controbatterlo, forse magari ci renderemmo conto che stiamo guardando due faccie distinte della stessa medaglia!
Concludo con il tanto caro tema del Sola Scriptura.
Qui occorre sempre intendersi su cosa vogliamo dire per Sola Scriptura. E' certo, Caterina, che se con Sola Scriptura si potesse intendere solo quello che stigmatizzi tu nei tuoi interventi... tutti dovremmo spaventarci e a ben riguardo ripudiarla!
Ma non è l'unico modo... Nella dichiarazione comune sulla Giustificazione firmata dalla Chiesa Cattolica e dalla Federazione Luterna Mondiale nel 1999 ad Augusta, si afferma in maniera chiara che in sè il criterio del Sola Scripura è valido, ma che non può essere assolutizzato, e che cioè, se è vero che qualunque realtà deve passare il vaglio del confronto con la Scrittura, non è sufficente solo questo.
Anche il papa è stato molto chiaro: la Tradizione di per sè non è un monolito, è una serie di sforzi, alcuni riusciti di più altri di meno, per comprendere in maniera più profonda la Scrittura, ma è sempre questa la pietra immodificabile del nostro palazzo. Anche la stessa Tradizione deve sempre fare i conti con la Scrittura; nella Centesimus Annus, Capitolo V n. 50 il Papa dice che deve essere uno sforzo personale di ciascuno "rendere quei valori più vivi, attuali e personali, discernendo ciò che nella tradizione è valido da falsità ed errori o da forme invecchiate, che possono essere sostituite da altre più adeguate ai tempi".
Anche la Tradizione si basa sul fondamento stabile della Sacra Scrittura, anzi, essa deve essere compresa come quella serie di riflessioni sulla Scrittura che, condivise per i secoli dall'intero popolo dei credenti, ricevono proprio da questa credenza continuata e comune, quella validità e conferma necessarie; cioè ci dicono che quella riflessione non era un inganno, il miraggio di un singolo, ma che coglie il segno, una verità rivelata da Dio.
Anche qui, quando nascono le incomprensioni? Quando i protestanti percepiscono la Tradizione come una sorta di "seconda fonte di rivelazione". E purtroppo spesso siamo noi cattolici a dare questa idea.
La Dei Verbum al riguardo parla chiaro, e ancora di più possiamo capire dai dibattiti del Concilio sul tema. In essi infatti si afferma con chiarezza che la Tradizione non è qualcosa a parte rispetto alle Scritture, ma è proprio quel deposito della comprensione comune che delle Scritture la Chiesa ha avuto nei secoli.
Simile incomprensione per quello comunemente definito come "libero esame delle scritture". E' da stupidi infatti ritenere che questo voglia dire che io possa da solo capire tutto da un confronto immediato con le scritture. E questo per vari motivi:
1) Il mio rapporto con le scritture è sempre mediato: la più comune mediazione è quella della traduzione. Sappiamo infatti che ogni vocabolo può avere più significati ed essere tradotto in diversi modi. La scelta operata dal traduttore di cui ci avvaliamo già può spingere il lettore verso una riflessione piuttosto che verso un'altra.
2) Io che oggi ricevo in mano le Scritture, non le creo da me, ma appunto le ricevo, le ricevo da una Comunità, che le ha lette, e che prima di me le ha considerate come Sacre e autentiche.  Non posso prescidere dunque almeno da questa primo ed essenziale nucleo di Tradizione...
3) Quando mi accosto per la prima vola alle Scritture non lo faccio mai come lettore "neutro". La lettura è sempre preceduta da una comprensione previa di ciò che penso della Bibbia e da quelle idee religiose che possiedo da prima.
Premesso questo però, l'esame personale delle scritture è indispensabile. Come diceva già Girolamo, l'ingnoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo.
Ma come non mi dò le Scritture da me, ma le ricevo dalla comunità, anche la mia lettura non può prescindere dalla comunità.
La mia lettura sarà intelligente solo se si avvalerà degli strumenti che la comunità mi offre: le comprensioni degli altri presenti, di coloro che sono stati preposti alla guida della Chiesa, dei commentari curati da valenti studiosi che hanno potuto consultare il testo originale, di coloro che hanno letto il testo prima di me, anche molto tempo prima (e cioè della Tradizione).
Solo così il mio esame personale delle Scritture, illuminato dalla preghiera, potrà essere veramente portato a compimento in maniera intelligente.
Solo ciò che passa il vaglio delle Scritture può esser vero. Questo era presente già ai Padri, che hanno sempre avvalorato le loro dottrine ed esposizioni con passi della bibbia.
Basta che questo non voglia dire che tutto ciò che non è Scrittura non serve, perchè altrimenti sarebbe difficile spiegare il perchè dei sermoni, della predicazione, dell'annuncio, dell'esistenza stessa della Chiesa.
Io personalmente sono per l'esame libero della bibbia e per il criterio interpretativo del Sola Scriptura; non sono invece per niente convinto che tale principio debba necessariamente portare al rifiuto e abbattimento della Tradizione; anzi, a mio parere la conferma, la rafforza e ci può aiutare a vederla sotto una nuova luce.

Penso di aver dato a tutti esempio di quanto appena affermato con la rilettura della dottrina cattolica su Maria proprio passandola al vaglio del Sola Scriptura.
Prego Caterina, più avvezza di me a queste cose, di inserire qui, per facilitarne la consultazione, i link delle discussioni a cui mi riferisco.
Un saluto a tutti,
Ireneo