“Il Libro di Tobia è sicuramente il più maltrattato. Le accuse sono essenzialmente due:
- l’angelo ha mentito sul suo nome e un inviato da Dio non può mentire perché significherebbe che Dio stesse mente.
- L’angelo ha insegnato a Tobi una magia
Un inviato di Dio non può mentire.
Nell' AT ci sono molti esempi di persone che mentono o tradiscono per far sì che il proposito di Dio venga attuato. Citiamo Raab,Giuditta e le levatrici egiziane che mentono al faraone per salvare i figli degli ebrei prigionieri.
Anche se la Bibbia stessa ci dice che queste persone sono benedette da Dio per gli evangelici questo non conta. Non conta ciò che Dio ha fatto, conta ciò che loro pensano. E' l'applicazione del metodo cui ho accennato in precedenza. Si parte dal presupposto che una cosa è sbagliata e se ne cercano le prove.
Leggiamo allora quanto succede in questo episodio: Michea disse: “Per questo, ascolta la parola del Signore. Io ho visto il Signore seduto sul trono; tutto l’esercito del cielo gli stava intorno, a destra e a sinistra. Il Signore ha domandato: Chi ingannerà Acab perché muova contro Ramot di Gàlaad e vi perisca? Chi ha risposto in un modo e chi in un altro. Si è fatto avanti uno spirito che - postosi davanti al Signore - ha detto: Lo ingannerò io. Il Signore gli ha domandato: Come? Ha risposto: Andrò e diventerò spirito di menzogna sulla bocca di tutti i suoi profeti. Quegli ha detto: Lo ingannerai senz’altro; ci riuscirai; và e fà così. Ecco, dunque, il Signore ha messo uno spirito di menzogna sulla bocca di tutti questi tuoi profeti; ma il Signore a tuo riguardo preannunzia una sciagura”. 1 Re 22,20-22
L’episodio mostra Dio seduto sul Suo trono e gli angeli (l’esercito del cielo) che stanno ai suoi lati. Uno di essi ( è sicuramente un angelo perché in precedenza non si è detto che vi fossero altri oltre a loro) si offre volontario per ingannare Acab e Dio lo invia ad ingannare i Suoi profeti (i profeti sono coloro che parlano a nome di Dio) che a seguito di questo intervento dicono menzogne.
Un angelo è inviato ad ingannare coloro che devono parlare a nome di Dio. Come risultato i profeti (profeta è colui che parla a nome di Dio) profetizzano falsità. Cosa facciamo? Perché non consideriamo apocrifo anche il Primo Libro dei Re?
Vediamo anche quello che fa il profeta Natan con Davide:
ll Signore mandò il profeta Natan a Davide e Natan andò da lui e gli disse: “Vi erano due uomini nella stessa città, uno ricco e l’altro povero. Il ricco aveva bestiame minuto e grosso in gran numero; ma il povero non aveva nulla, se non una sola pecorella piccina che egli aveva comprata e allevata; essa gli era cresciuta in casa insieme con i figli, mangiando il pane di lui, bevendo alla sua coppa e dormendo sul suo seno; era per lui come una figlia. Un ospite di passaggio arrivò dall’uomo ricco e questi, risparmiando di prendere dal suo bestiame minuto e grosso, per preparare una vivanda al viaggiatore che era capitato da lui portò via la pecora di quell’uomo povero e ne preparò una vivanda per l’ospite venuto da lui”. Allora l’ira di Davide si scatenò contro quell’uomo e disse a Natan: “Per la vita del Signore, chi ha fatto questo merita la morte. Pagherà quattro volte il valore della pecora, per aver fatto una tal cosa e non aver avuto pietà”. Allora Natan disse a Davide: “Tu sei quell’uomo! (2 Sam 12,1-7)
L’episodio è molto conosciuto: Davide si era invaghito di Betsabea che però era sposata con Hurìa che era il comandante dei mercenari Ittiti. Davide avrebbe potuto avere Betsabea semplicemente perché lui era il re ma temeva l’ovvia reazione di Hurìa che avrebbe potuto scherarsi con i nemici di Israele. Allora progettò un piano per far sì che Hurìa rimanesse ucciso in battaglia. Un omicidio, insomma. Il piano di Davide funzionò e così lui potè avere Betsabea senza complicazioni spiacevoli. Ma Dio gli manò il profeta Natan che gli racconta una storia inventata (una menzogna) per costringere Davide a prendere coscienza del suo peccato. Anche qui Dio manda un suo messaggero, in questo caso un profeta, per fargli raccontare una menzogna. Cosa facciamo? Perché non consideriamo apocrifo anche il Secondo Libro di Samuele.
Veniamo ai Vangeli e troviamo questo esempio:
[Gesù] Disse ancora: “Un uomo aveva due figli. ( Lc 15,11 e seg.)
Ci fermiamo qui perché la parabola del figliol prodigo ( o del padre misericordioso, se volete) è troppo conosciuta per essere riportata per intero.
Un momento.. ho detto “parabola”? Da nessuna parte c’è scritto che Gesù abbia detto ai suoi ascoltatori che si trattava di una parabola. Se prendiamo il testo alla lettera dobbiamo per forza di cose pensare che Gesù abbia ingannato la gente riportando come reale un avvenimento inventato. Cosa facciamo? Consideriamo apocrifo anche il Vangelo di S. Luca?
Certo, si potrebbe obiettare che comunque gli ascoltatori di Gesù erano in grado di riconoscere una parabola da un racconto reale.
Del resto anche noi siamo in grado di discernere se un racconto è simbolico o effettivamente avvenuto.
Se io dicessi “Il Grillo Parlante mi ha detto…” la sola presenza di questo personaggio della letteratura per ragazzi è un segnale che quello che sto per dire non è un racconto reale.
E allora è bene che si sappia che anche il Libro di Tobia è una parabola, solo che è più lunga.
Per capire meglio, leggiamo attentamente alcuni versetti del Libro di Tobia
Gli successe allora il figlio Assarhaddon. Egli nominò Achikar, figlio di mio fratello Anael, incaricato della contabilità del regno ed ebbe la direzione generale degli affari. Allora Achikar prese a cuore la mia causa e potei così ritornare a Ninive. Al tempo di Sennàcherib re degli Assiri, Achikar era stato gran coppiere, ministro della giustizia, amministratore e sovrintendente della contabilità e Assarhaddon l’aveva mantenuto in carica. Egli era mio nipote e uno della mia parentela. (Tb 1,21-22)
Notato nulla? Ovviamente no, ma questo è dovuto al fatto che noi abbiamo una scarsa cultura semitica. In effetti si dice che Tobia era zio di Achikar. Bene, il personaggio di Achikar era ben conosciuto in ambinte semitico. Ho detto “personaggio” perché la sua figura era paragonabile a quella di Aladino, di don Chisciotte o… del Grillo Parlante, quindi un personaggio simbolico, di fantasia.
Quindi un ebreo che leggeva questo Libro sapeva che si trovava di fronte ad un parabola (che era un metodo di insegnamento ben conosciuto dai rabbini) solo che era più lunga. Quindi così come era una parabola quella del Figliol Prodigo, così era una parabola la storia di Tobia.
In quest'ottica (una parabola è un racconto che contiene degli insegnamenti) leggiamo i versetti che spingono alcuni ad affermare che l'angelo ha mentito sulla sua identità.:
In quel medesimo momento la preghiera di tutti e due fu accolta davanti alla gloria di Dio e fu mandato Raffaele a guarire i due: a togliere le macchie bianche dagli occhi di Tobi, perché con gli occhi vedesse la luce di Dio; a dare Sara, figlia di Raguele, in sposa a Tobia, figlio di Tobi, e a liberarla dal cattivo demonio Asmodeo. Di diritto, infatti, spettava a Tobia di sposarla, prima che a tutti gli altri pretendenti. Proprio allora Tobi rientrava dal cortile in casa e Sara, figlia di Raguele, stava scendendo dalla camera. (Tb 3,16,17)
Rispose: “Sono Azaria, figlio di Anania il grande, uno dei tuoi fratelli”.(Tb 5,13)
Partendo dalla certezza che si tratti di una parabola, vediamo che i nomi citati dall'angelo significano “Yavè aiuta”, “Yahvè è misericordioso”, “Yavè ascolta” e quindi comprendiamo l’insegnamento che tutto il racconto ci vuole dare.
L’angelo insegna una magia
Ora vediamo invece alla seconda accusa, quella secondo la quale l’angelo Raffaele avrebbe insegnato una magia usando il cuore e il fegato di un pesce.
Anche Gesù ha adottato un comportamento simile.
Passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: “Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco? ”. Rispose Gesù: “Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio. Dobbiamo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare. Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo”. Detto questo sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: “Và a lavarti nella piscina di Sìloe (che significa Inviato)”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. (Gv 9,1-7)
Giunsero a Betsàida, dove gli condussero un cieco pregandolo di toccarlo. Allora preso il cieco per mano, lo condusse fuori del villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: “Vedi qualcosa? ”. Quegli, alzando gli occhi, disse: “Vedo gli uomini, poiché vedo come degli alberi che camminano”. Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente e fu sanato e vedeva a distanza ogni cosa. (Mc 7,31-35)
In questi due episodi Gesù ha utilizzato terra, acqua, fango e saliva per curare due ciechi quando avrebbe potuto guarirli semplicemente volendolo. Si è comportato nè più nè meno come l’angelo Raffaele. E non ha motivo di essere neppure l’eventuale obiezione che nel primo caso si trattava di un angelo e nel secondo di Gesù Cristo perché questa sarebbe addirittura un’aggravante.
Cosa facciamo, allora? Consideriamo apocrifi anche il Vangelo di San Marco e il Vangelo di San Giovanni?
Un altro Libro considerato apocrifo è quello di Giuditta. Il motivo? Al cap 4 si legge il nome di Nabucodonosor quando probabilmente avrebbero dovuto esserci i nomi di Seleuco Nicatore oppure di Antioco.
Leggiamo però questi versetti:
Un giorno di sabato Gesù passava per i campi di grano, e i discepoli, camminando, cominciarono a strappare le spighe I farisei gli dissero: “Vedi, perché essi fanno di sabato quel che non è permesso? ”. Ma egli rispose loro: “Non avete mai letto che cosa fece Davide quando si trovò nel bisogno ed ebbe fame, lui e i suoi compagni? Come entrò nella casa di Dio, sotto il sommo sacerdote Abiatàr, e mangiò i pani dell’offerta, che soltanto ai sacerdoti è lecito mangiare, e ne diede anche ai suoi compagni? ”. (Mc 2,23-26)
Mi dispiace ma qui c'è un errore, non era Abiatar ma Achimelec (1Sam 21,1-2)
Un grave errore, sicuramente più grave della confusione fra Nabuccodonosor e altri re, che sicuramente costituisce un ulteriore motivo per considerare apocrifo il Vangelo di San Marco!
Vediamo invece un’accusa rivolta al Secondo Libro dei Maccabei. L’accusa parte dai versetti finali:
Se la disposizione dei fatti è riuscita scritta bene e ben composta, era quello che volevo; se invece è riuscita di poco valore e mediocre, questo solo ho potuto fare. Come il bere solo vino e anche il bere solo acqua è dannoso e viceversa come il vino mescolato con acqua è amabile e procura un delizioso piacere, così l’arte di ben disporre l’argomento delizia gli orecchi di coloro a cui capita di leggere la composizione. E qui sia la fine.
Queste frasi non significano, ovviamente, che i fatti sono stati scritti in maniera mediocre. Significa semplicemente che l’autore ha fatto del suo meglio per descrivere ciò che è successo. Inoltre l’ eventuale mediocrità non va a toccare il contenuto ma soltanto “la disposizione dei fatti”. Almeno questo è quanto afferma l’autore.
C’è molta differenza con l’inizio del Vangelo di San Luca?:
Poiché molti han posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi tra di noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin da principio e divennero ministri della parola, così ho deciso anch’io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te un resoconto ordinato, illustre Teòfilo, perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.
In pratica no, in quanto anche l’evangelista dice di essersi impegnato in ricerche il più possibili accurate. Non si parla di Spirito Santo né di interventi divini. Si parla solo di uno sforzo umano. E’ riuscito sempre alla perfezione? Leggiamo questo passo:
Poiché il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: “Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Egli ha in mano il ventilabro per ripulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel granaio; ma la pula, la brucerà con fuoco inestinguibile”.
Con molte altre esortazioni annunziava al popolo la buona novella.
Ma il tetrarca Erode, biasimato da lui a causa di Erodìade, moglie di suo fratello, e per tutte le scelleratezze che aveva commesso, aggiunse alle altre anche questa: fece rinchiudere Giovanni in prigione.
Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba, e vi fu una voce dal cielo: “Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto”. (Lc 3,15-21)
Solitamente quando si legge questa pericope sfugge un’ incongruenza: Gesù viene battezzato nel Giordano da Giovanni dopo che quest’ultimo è stato arrestato.
Alla faccia dell’accuratezza delle ricerche!”
Rifletti fratello Alfonso
Pace
Salvatore