00 18/07/2010 16:46
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Da: Soprannome MSN7978Pergamena  (Messaggio originale) Inviato: 26/01/2002 16.47
Bibbia = Parola di Fede che cammina al passo dell'uomo!
 
Per comprendere la Bibbia bisogna per forza passare da un modo di vedere scritturale e giudicare scientifico-storico, ad una visione di FEDE, poichè è, in defenitiva quanto ci chiederà Dio al ritorno trionfale nel giorno del Giudizio: "Quando il Figlio dell'uomo tornerà sulla terra, troverà ancora la fede nell'uomo?", "Tommaso, perchè hai veduto hai creduto? Beati coloro che crederanno pur non avendo visto".
 
Non è stata scritta per insegnarci un finale di morale e di scienza  o altro, ma più semplicemente per trasmetterci l'amore sconfinato di Dio, che per Amore dell'uomo, per la fede che Dio ripone nel cuore dell'uomo (libero arbitrio), Incarna in una Donna il Suo Verbo affinchè sullo strazio della Croce "ci attirasse tutti a Sè".
 
Credi di affermare giusto dicendo, per esempio che i racconti dell'Annunciazione, degli Angeli sulla grotta di Betlemme o il messaggio della Risurrezione di Gesù sono fatti di cronaca tali da creare uno scoop giornalistico e da essere fotografati in prima pagina? O non sono forse piuttosto messaggi ( con visioni reali ovviamente) ma con visioni in clichès biblici, per espirmere ciò che Dio donava all'uomo: una identità all'uomo e l'identità Sua stessa nella glorificazione del Suo Figlio Unigenito? Perciò avanziamo verso questa Rivelazione per FEDE e non tanto per gridi propagandistici che possono infondere curiosità, tuttavia essi danno una distorsione della Verità e alla Verità stessa!
 
Lo scrittore sacro non è un cronista stipendiato distaccato dai fatti che deve narrare, e perciò scrive in modo oggettivo, piuttosto è un uomo di FEDE, un "tifoso", un innamorato che spesse volte eccede anche nel racconto tanta può essere la sua passione che lo coinvolge, egli rende vivo ciò che scrive, perchè è lo "scrittore di Dio"...perciò egli vede  e scrive con gli occhi della FEDE anche quello che tu non vedi!
 
Nella Bibbia non abbiamo fotografie, eppure basta chiudere gli occhi per aprire immensi scenari....Dio ha lasciato all'uomo la libertà di sprigionare la sua fantasia...in questo rapporto d'Amore filiale...tante opere d'arte ci dimostrano come uomini anche non credenti, abbiano saputo trarre immagini meravigliose dalla Bibbia e questo lo si deve non tanto alla loro bravura, quanto a Dio che nell'arte ha permesso all'uomo di esprimere la Sua storia d'Amore e di FEDE, un continuo rapporto filiale, un pò come quando un figlio vuole fare la foto al padre o alla madre, o scrivere ad essi una poesia, un canto, un grazie!
 
Non si può comprendere la Scrittura se la mortifichiamo fermandoci a contemplare soltanto singole storie e singoli brani o singoli episodi...se non sappiamo estrarre le perle in essa contenute! Se ci atteniamo ostinatamente alle narrazioni senza penetrare che essi nascondono il messaggio di salvezza e che esso va a pari passo con l'uomo di ogni generazione, rispettando il tempo in cui vive, rischiamo di adorare soltanto la "larva del Cristo" e limitiamo l'opera feconda dello Spirito Santo che ad ogni generazione dona nuovi stimoli per entrare dentro il Mistero di Dio!
 
E' necessario, quindi, passare da una visione statica ad una più dinamica e progressiva della Scrittura...Dobbiamo imparare a capire che essa ha un suo sviluppo storico nella Parola stessa, come per esempio il Gesù storico, la sua personalità che "cresceva in età e sapienza e grazia presso Dio e gli uomini"(Lc.2,52)
Molti episodi biblici dimostrano inesattezze e lacune scientifiche, morali e perfino religiose....ma ciò non toglie che Essa sia vera....e questo è possibile perchè molti episodi segnano i passi del progressivo evolversi della Parola stessa che termina, quanto allo scritto, con il compiersi dei fatti di Gesù Cristo, ma che da lì continua la sua progressione attraverso gli uomini che ora hanno ricevuto la Lieta Novella e che pieni di Spirito Santo, possono continuare a farla evolvere....e così sempre, fino alla fine dei tempi quando ci verrà chiesto se...."abbiamo ancora la FEDE"
E...perchè no! se abbiamo ancora la forza di scrivere, di pregare, di parlare ancora del Figlio di Dio fatto Uomo per noi!
 
La Rivelazione di Dio cresce, ed essa cresce con la crescita del popolo ebraico nel quale ha voluto Incarnarsi, cioè, fino a quando è giunta la "pienezza del tempo". Nell'A.T. Dio comanda stragi, razzie, condanne...la Bibbia ce lo presenta come un Dio crudele per chi non accetta la Rivelazione ultima, per chi, cioè, non segue "IL TEMPO": Dio non è in realtà rappresentato come Egli è realmente e come poi si manifesterà, ma viene descritto come gli scrittori lo comprendono con mente e cuore a Lui rivolti cioè, ancora socialmente e civilmenti imperfetti perchè non hanno ancora ricevuto in pieno la rivelazione del Cristo.....
 
Da quel momento in poi altri scrittori ispirati ci descrivono di un Dio buono, amorevole, grande, immenso, che dona la sua vita per tutti gli uomini, che ci apre le porte dei Cieli prima precluse dal peccato, che sconfigge la morte, che pone un freno al dominatore del mondo....eppure stiamo parlando dello stesso DIO! Forse gli scrittori del passato avevano meno FEDE, oppure non avevano lo Spirito Santo? no! Avevano la FEDE e avevano lo Spirito, ma essi erano stati destinati a scrivere altro....Nella Chiesa Dio ha sempre ispirato nuovi scrittori che sapessero descrivere chi Egli fosse realmente e guidati dallo Spirito, tutti essi parlano dello stesso Dio dell'A.T.
 
La visione di Dio, perciò, si è sempre manifestata più perfetta quanto l'uomo più si è perfezionato culturalmente, civilmente e nel progresso della sua condizione storica....Più andremo avanti, più Dio sarà manifestato in modi sempre più grandi e celebrato e lodato sempre più in forme nuove e ricche, affinchè ogni progresso civile e culturale dell'uomo, lo adoperi per rendere degna testimonianza al suo Creatore!
 
E l'Icona perfetta del Creatore la troviamo soltanto in Gesù Cristo suo Unigenito!
 
La Bibbia, non è semplicemente e solo "ispirata"...perciò è un errore e pericoloso avvicinarsi ad Essa soltanto con questo spirito...Essa và gustata, masticata, digerita....si, digerita perchè è Parola di Dio che vive e si muove con l'uomo, va incontro alle sue esigenze, lo rispetta, lo anima, gli sviluppa la fantasia, lo rende poeta, scultore, studioso, bambino, umile, gioioso, santo, martire, incompreso da chi non riesce a comprendere Che Dio stesso è la Parola che si è fatta Carne e che perciò ha preso vita e l'ha presa dentro di noi, l'ha presa servondosi di una cratura umana.....la Bibbia è soprattutto "ISPIRANTE", se non comprendiamo questo, essa resterà soltanto un meraviglio romanzo d'Amore tra l'uomo e Dio e come tale avrà la parola FINE, mentre invece la sua fine è quando il Cristo tornerà e ci chiederà se avremo avuto Fede e quanto l'avremo fatta fruttare, la sua fine sarà quando Dio tornerà per giudicare i vivi e i morti e quando il Regno suo non avrà più fine....
 
(Gruppo di studi ecumenico, risoluzione concorde e unanime,"Settimana della comprensione-Beati i costruttori di Pace" Roma, Maggio 1995) 
 
 
Fraternamente C.


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Da: Teofilo Inviato: 27/01/2002 23.13
La cosa più importante che ho rilevato in questo documento del topic, è il gruppo che lo ha sottoscritto.
Se lo avesse fatto la comunità cattolica, la cosa mi sarebbe apparsa del tutto ovvia;
ma fatto da un gruppo ecumenico, acquista tutto un altro valore.
E' un altro segno che lo Spirito lavora, nonostante tutti i nostri momenti di umana sfiducia.
La preghiera, l'umiltà reciproca possono fare molto secondo me, nell'avvicinarci gli uni agli altri, ed insieme al Signore che ci ha salvati.
Con affetto

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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 28/01/2002 11.26
 
Guardate come siamo utili gli uni agli altri....i miei interventi spesse volte nascono dai vostri interventi.....leggendo voi medito....e affiorano nuovi pensieri che non si discostano dai vostri...."Tutti siamo utili e nessuno è indispensabile"...cosa che non possiamo dire dello Spirito Santo che agisce col potere di Dio essendo Egli stesso Dio, perciò indispensabile..., e che soffia sulla Chiesa rendendola indispensabile per la crescita nostra spirituale....
Nelle Letture della XVI Domenica del T.O. ciclo A, ho trovato queste meditazioni sull'azione dello Spirito Santo e sulla parabola della....zizzania....
lascio a voi il farle fruttare....
 

"Il regno dei Cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò" (Mt 13, 24)

La prima lettura (Sap 12, 13.16-19) è tratta dal libro della Sapienza, che fu scritto in ambienti giudaici della Diaspora di Alessandria d’Egitto, tra gli anni 150 e 30 a.C. Nella parte conclusiva del libro, nei capitoli 10-19, ci viene offerta un’ampia riflessione, in forma di catechesi, sulla giustizia salvifica di Dio manifestata nei suoi grandi interventi liberatori nella storia. Si riflette sul modo in cui Dio castiga gli avversari del suo popolo, tanto gli egiziani (11,15-12,1), come i cananei (12, 2-27), due popoli che nel linguaggio biblico arrivarono a simbolizzare l’uomo ingiusto e peccatore: Dio castiga sempre con moderazione. Il brano, che oggi proclamiamo come prima lettura (Sap 12, 13.16-19), riassume molto bene l’atteggiamento di Dio che, anche essendo onnipotente, "giudica con mitezza e ci governa con molta indulgenza" (Sap 12,18). Nell’esercizio della giustizia, il Signore dell’universo dispone della pienezza del potere: " Chi potrebbe domandarti: che hai fatto?… Non c’è Dio fuori di te…" (Sap 12, 12-13), però "la tua forza infatti è principio di giustizia, il tuo dominio universale ti rende indulgente con tutti" (Sap 12, 16). Dio non abusa del suo potere. Egli anzi "giudica con clemenza e ci governa con molta indulgenza" (Sap 12, 18). Questo comportamento divino, secondo l’autore del Libro della Sapienza, deve arrivare a convertirsi in uno stimolo e in una norma umanitaria per ogni credente: "Con tale modo di agire hai insegnato al tuo popolo che il giusto deve amare gli uomini" (Sap 12, 19). Dio, che possiede un potere supremo su tutto il cosmo e che è superiore a qualsiasi altra creatura, insegna al credente che l’unico cammino che bisogna scegliere come norma di vita è quello dell’amore paziente e misericordioso.

La seconda lettura (Rm 8, 26-27) ci parla oggi dei "gemiti inesprimibili dello Spirito". All’anelo del parto della nuova creazione e dell’uomo nuovo si unisce il desiderio appassionato e ansioso dello Spirito nei nostri cuori. Lo Spirito del Signore è presentato come un mediatore efficace e potente. L’uomo, come un piccolo bambino che ancora non sa parlare bene, non riesce a formulare il suo desiderio più profondo in rapporto alla rinnovazione radicale di questo mondo. Lo Spirito si incarica di farlo, convertendosi non solo in principio e dinamismo dell’azione del credente, ma anche della sua stessa preghiera: lo Spirito rende possibile la supplica perfetta nei nostri cuori, la vera preghiera che non conosce la debolezza della nostra condizione umana che "neppure sa cosa sia conveniente domandare" (Rm 8, 26). Lo Spirito si rivela così come l’interprete e l’intercessore della preghiera del credente; della vera preghiera, di quella che è sostenuta dalla forza di Dio e che conduce a Lui, perché "Dio, che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello Spirito, poiché egli intercede per i credenti secondo i disegni di Dio" (Rm 8, 27). Quante preghiere inutili ed inefficaci perché non sono frutto dello Spirito, ne si mettono in sintonia con il progetto di salvezza di Dio! Il testo paolino è un autentico invito a vivere e pregare "nello Spirito", cioè, in sintonia interiore con lo Spirito di Dio "che viene in aiuto alla nostra debolezza" (Rm 8, 26) e che "scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio" (1Cor 2, 10).

Il vangelo (Mt 13, 24-43) ci presenta oggi un’altra sezione del discorso di Gesù in parabole contenuto nel capitolo 13 di Matteo, la cui lettura abbiamo iniziato la settimana scorsa. Gesù propone alla gente tre parabole: quella del grano e della zizzania, quella del granellino di senapa e quella del lievito (Mt 13, 24-33), alle quali Matteo aggiunge come conclusione una osservazione in rapporto alla finalità delle parabole (vv.34-35); segue la spiegazione della parabola della zizzania ai discepoli in casa (vv. 36-43). Per una maggiore chiarezza divideremo il nostro commento in due parti: prima, la parabola del grano e della zizzania con il suo commento (vv. 24-30.36-43); dopo, le altra due parabole, quella del granellino di senapa e quella del lievito (vv.31-35).

(a) La parabola del grano e della zizzania nel campo descrive simbolicamente la crescita del regno di Dio nella storia. Questa crescita non è esente da lotte e da opposizioni drammatiche. Nel campo della storia si affrontano il "padrone del campo" e il "nemico", il "grano" e la "zizzania". Appare però anche il contrasto tra due forme, due metodi, di trattare la semina: "raccogliere già la zizzania" o "lasciarla crescere insieme al grano fino al tempo della mietitura". I contrasti e le opposizioni che il Regno di Dio incontra, la presenza del male insieme al bene nella storia, formano parte del processo normale di crescita e di sviluppo del progetto di Dio. Il Regno di Dio è combattuto e rifiutato, non presenta uno sviluppo omogeneo e trionfale, la parola del vangelo non si presenta sempre efficace in modo necessario ed inesorabile. Dio in tutti i casi non distrugge il male, né attua con potere come un giudice inesorabile. Non possiamo cadere nella falsa illusione di credere che l’arrivo del Regno cancelli totalmente il male facendo sorgere automaticamente la giustizia e la pace. Il Regno va aprendosi un cammino nella storia all’ombra dell’ingiustizia e del peccato. Il Regno di Dio è accettazione di questa ombra misteriosa che è il male e la resistenza alla parola del vangelo. E’ necessario assumere l’ottimismo e la pazienza di Dio che agisce con una efficace superiore a quella del male, anche quando la sua azione nella storia si presenta come misteriosa e nascosta.

Naturalmente questo non significa ignorare la differenza radicale che c’è tra il grano e la zizzania, cioè, tra il bene e il male, tra il giusto e l’ingiusto, tra l’innocente e il malvagio, tra la vittima e i suoi torturatori. La parabola non è l’invito all’indifferenza e alla passività di fronte ai drammi della storia. E’ invece un’esortazione alla pazienza e alla fiducia. Il sogno antico di una comunità di "puri", chiamati a distruggere il male e a condannare senza appello gli ingiusti, è sempre stato presente in diverse forme nella storia dell’umanità. Per Gesù risulta pericoloso questo integralismo fanatico che potrebbe portare ad una specie di "fariseismo cristiano", intransigente e molte volte arrogante e violento. La Chiesa di Gesù non è una "comunità perfetta e separata". E’ necessario vivere nella storia con il male, senza pensare sempre e solamente in attaccarlo e distruggerlo. Gesù si è fatto "amico dei pubblicani e dei peccatori" (Mt 11, 19)e vuole essere più il "medico" che il giudice severo (Mt 9, 12-13). Il cammino più difficile è quello della fiducia infinita nella vittoria del regno, che è la vittoria della croce di Gesù, che ha fatto sbocciare la giustizia dall’ingiustizia è ha operato il bene passando attraverso il male. Il discepolo di Gesù vive con la speranza certa che la traiettoria della storia non sbocca nel nulla o nella rovina, ma nella trionfale "mietitura" di Dio che alla fine "riporrà il grano nel suo granaio" (Mt 13, 30); farà risplendere, cioè, tutto il bene seminato attraverso i secoli.

(b) Le parabole del granello di senapa e del lievito pongono l’accento nel contrasto che esiste tra il granellino microscopico e la poca quantità di lievito da una parte e l’immensità dell’albero e della massa fermentata che risultano alla fine. Così è il Regno di Dio: malgrado la piccolezza con la quale si presenta ai suoi inizi, esso giungerà infallibilmente. L’opera di Dio possiede una forza irresistibile, come quella del piccolo seme di senape e del lievito. Il bene, anche quando è nascosto ed umile, può fare fermentare la pasta dell’umanità e della storia, può convertirsi in un immenso albero. Questo è lo stile di Dio e di Gesù. Il Cardinale Carlo Maria Martini commenta a proposito: "Chi accoglie il Regno di Dio, questa realtà piccola e apparentemente debole in mezzo ad una umanità orientata verso il potere e il successo, sperimenterà la potenza della parola di Gesù: si renderà conto che la sua stessa vita sarà come un albero, feconda per se stessa e per gli altri; e vedrà come la propria esistenza, semplice come il lievito, può nutrire molti". Il Regno è ora una realtà nascosta e incipiente, nella storia e nei nostri cuori, però la sua forza trasformante è infinità. Il messaggio della liturgia della Parola, oggi, è un richiamo alla fiducia e alla speranza: anche camminando ancora nell’oscurità del presente, "è certo giunto tra voi il Regno di Dio" (Mt 12, 28).


I commenti sono tratti dal seguente sito:

 http://members.tripod.com/debarim/comentarios_italiano2002.htm