00 23/11/2010 19:52
 
 Amici,
con la
Festa di Cristo Re termina l'Anno Liturgico, ci prepariamo per l'Avvento, il santo Natale di Nostro Signore, la Sua Epifania..... e dunque cominciamo anche un nuovo ciclo per l'Anno Liturgico che si appresta....

Prima di inserire nuove riflessioni vi ricordiamo questi altri Thread ricchi di meditazione e Preghiera che continueremo ad usare in questo Tempo:

Dal 16 al 24 Dicembre Novena per il Santo Natale (PREPARIAMO IL PRESEPE)

8 Dicembre Festa dell'Immacolata

L'Avvento con sant'Agostino

Meditazioni per l'Avvento-Natale 2009 fino all'Epifania



Per l'inizio dell'anno liturgico

La corona
che plasma il tempo


di mons. Inos Biffi


L'anno liturgico è tra le più originali e preziose creazioni della Chiesa, "un poema - come diceva il cardinale Ildefonso Schuster di tutta la liturgia - al quale veramente hanno posto mano e cielo e terra".

Esso è la trama dei misteri di Gesù nell'ordito del tempo. Così, lungo il corso di ogni anno, la Chiesa rievoca gli eventi della sua nascita, della sua morte e della sua risurrezione, così che il susseguirsi dei giorni sia tutto improntato e sostenuto dalla memoria di lui. Una memoria d'altronde che, se fa volgere lo sguardo a quando quegli eventi si sono compiuti, subito fa tendere lo sguardo sul Presente, cioè sul Cristo vivente, che sovrasta e include in se stesso tutta la storia.

Facendosi uomo, il Figlio di Dio si ritrova, come ognuno di noi, "datato" e coinvolto nei confini della cronologia e, perciò, di un passato irreversibile. È l'aspetto temporale e irripetibile dei suoi misteri, che divengono l'oggetto del ricordo che li rievoca. Così nell'anno liturgico, con immensa pietà, ripassano i diversi momenti rievocati nei vangeli, e di cui è stata intessuta l'esistenza di Gesù e che non si rinnovano. E tuttavia ognuno di essi era una mediazione di grazia e concorreva a "creare" il Signore e la sua opera di salvezza.

Gesù non rinasce storicamente ogni volta che la Chiesa ne rievoca il Natale, ma quella natività fu una mediazione e un avvenimento di grazia. Come lo furono tutte le altre manifestazioni della vita terrena del Figlio di Dio:  ossia, come direbbe Tommaso d'Aquino (Summa Theologiae, III, 27, prologo), "tutto quello che il Figlio di Dio incarnato fece o patì nella natura umana a lui unita" (ea quae Filius Dei incarnatus in natura humana sibi unita  fecit  vel  passus  est):   tutto  quello che concorse a formare il Cristo redentore.

Nello svolgimento dell'anno liturgico rimeditiamo su quei misteri, miriamo ad averne un'intelligenza più profonda, e soprattutto li ritroviamo col loro senso e con il loro valore nel Signore vivente glorioso, sul quale sono fissati gli occhi della fede e l'ardore del cuore. E in questo senso si può affermare che, narrati e tramandati d'anno in anno, non invecchiano e non si consumano mai.
 
Ecco perché è giusto ritenere che, mentre si dispongono e si uniscono a formare la suggestiva "corona della benignità dell'anno di Dio" - corona benignitatis anni Dei, come Paul Claudel intitola il suo splendido poema sull'anno liturgico - essi sono destinati in certo modo a rinnovarsi nella Chiesa. L'anno liturgico - scriveva il cardinale Schuster - "rappresenta come l'unità di misura della vita della Chiesa sulla terra. Questa vita a sua volta è la continuazione della vita di Gesù Cristo". Vale per esso quel che egli diceva della preghiera liturgica:  "Direttamente sgorga dal cuore della Chiesa orante". I giorni che lo formano sorgono dall'amore della Chiesa ininterrottamente assorta a contemplare e a incontrare il suo Signore, istituendo con lui una cronologia o un corso annuale nuovo e inedito, a servizio di Cristo, per mezzo del quale, nel quale e per il quale tutto è stato creato.

In tal modo il tempo è riscattato dalla noia della monotonia e dall'angoscia che può incombere di fronte all'ignoto. La liturgia ambrosiana parla di "paura del tempo" (metus temporis). In realtà la Chiesa, "pellegrina sulla terra", lo vive e lo trascorre in compagnia di Gesù, che del tempo stesso è il significato e il fine. Essa è sempre in "attesa della sua venuta", sicura d'altronde che egli è già venuto ed è sempre il Veniente, convinta perciò che nessuna disgrazia o nessun incidente, per quanto possano apparire gravi, saranno mai capaci di strapparla all'amore onnipotente e provvidente del Signore.

E, con Cristo, anche i santi, di giorno in giorno, fanno compagnia alla Chiesa, a cominciare dalla Vergine Maria, che continua nella Chiesa la sua premurosa missione materna. Così, accanto al Proprio del tempo e al Tempo per annum, tutti dedicati alla contemplazione dei misteri di Cristo, ci imbattiamo felicemente nel Santorale:  una luminosa ghirlanda di amici di Dio e di amici nostri, che adesso si accompagnano con noi, dopo avere prima di noi compiuto il "santo viaggio", e avervi attinto la grazia in esso celata e ora maturata nella gloria.

Senza dubbio, in questo tragitto non siamo sottratti al tempo cronologico, che da ogni parte ci avvolge. Esso non è abrogato o soppresso, ma perdura sia come fautore di crescita terrena, sia come coefficiente di declino quando nella sua implacabile corsa logora e debilita il corpo, e insieme estenua e dissipa, talora fino a devastarle, le energie dello spirito.

E, tuttavia, non dubitiamo che proprio a questo trascorrere del tempo il Signore provveda a conferire un'energia inattesa e che lo ammanti di benedizioni:  lui che ha trasformato l'acqua in vino, e ridato vita ai corpi infermi o già pervasi dalla morte, e superato i limiti dello spazio, apparendo a porte chiuse; lo stesso che sa continuamente trasmutare la materia delle nostre offerte e rendercela come Eucaristia.

Allo stesso modo, egli sa convertire e plasmare anche il tempo, che si china docile al comando di Gesù, chiamato da sant'Ambrogio (De fide, i, 9, 58) "autore e creatore del tempo" (temporis auctor et creator). Non sarebbe allora fuori luogo denominare l'anno liturgico il sacramento dei "tempi beati" (beata tempora):  quelli che lo stesso vescovo di Milano vedeva iniziare dall'Ora di Terza, quando Cristo "ascese sulla croce" (ascendit crucem). Ecco perché - usando le parole di Davide nel salmo 84 - si può affermare che chi percorre l'anno liturgico "passa per la valle del pianto, e la cambia in una sorgente", e che lungo il cammino "cresce il suo vigore, finché compare davanti a Dio in Sion".


(©L'Osservatore Romano - 24 novembre 2010)


                                         


                                                                                
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)